Legalita' e' umanita'. 30



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LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 30 del 6 settembre 2009

In questo numero:
1. Ne' campi di concentramento, ne' deportazioni, ne' apartheid
2. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente varie
fattispecie di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio
2009, n. 94
3. Modello di esposto recante la notitia criminis concernente il
favoreggiamento dello squadrismo
4. Cosa fare
5. Giuseppe Culicchia: Il medico che accarezza i clandestini
6. Francesco Mezzapelle: Pescatori di uomini
7. Raffaele Nogaro: L'accoglienza non deve essere mai negata
8. Giulio Vittorangeli: Ripristinare la legalita' costituzionale
9. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia
10. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e
soggiorno illegale dei migranti

1. EDITORIALE. NE' CAMPI DI CONCENTRAMENTO, NE' DEPORTAZIONI, NE' APARTHEID

Al colpo di stato razzista dei campi di concentramento, delle deportazioni,
dell'apartheid occorre opporre la legalita' costituzionale, l'ordinamento
democratico, la civilta' giuridica, l'affermazione intransigente della
dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani.

2. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE VARIE FATTISPECIE DI REATO CONFIGURATE DA MISURE CONTENUTE NELLA
LEGGE 15 LUGLIO 2009, N. 94

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente varie fattispecie
di reato configurate da misure contenute nella legge 15 luglio 2009, n. 94
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", sono contenute varie misure, particolarmente all'art.
1 e passim, che configurano varie fattispecie di reato con specifico
riferimento a:
a) violazioni dei diritti umani e delle garanzie di essi sancite dalla
Costituzione della Repubblica Italiana;
b) violazione dei diritti dei bambini;
c) persecuzione di persone non per condotte illecite, ma per mera condizione
esistenziale;
d) violazione dell'obbligo di soccorso ed accoglienza delle persone di cui
all'art. 10 Cost.;
e) violazione del principio dell'eguaglianza dinanzi alla legge.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

3. UNA SOLA UMANITA'. MODELLO DI ESPOSTO RECANTE LA NOTITIA CRIMINIS
CONCERNENTE IL FAVOREGGIAMENTO DELLO SQUADRISMO

Alla Procura della Repubblica di ...
Al Presidente del Tribunale di ...
Al Presidente della Corte d'Appello di ...
Al Presidente della Corte di Cassazione
Al Presidente della Corte Costituzionale
Al Sindaco del Comune di ...
Al Presidente della Provincia di ...
Al Presidente della Regione ...
Al Questore di ...
Al Prefetto di ...
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera dei Deputati
Al Presidente del Senato della Repubblica
Al Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura
Al Presidente della Repubblica Italiana
Al Presidente del Parlamento Europeo
Al Presidente della Commissione Europea
Al Presidente del Consiglio d'Europa
Al Segretario generale delle Nazioni Unite
Oggetto: Esposto recante la notitia criminis concernente il favoreggiamento
dello squadrismo
Con il presente esposto si segnala alle istituzioni in indirizzo, al fine di
attivare tutti i provvedimenti di competenza cui l'ordinamento in vigore fa
obbligo ai pubblici ufficiali che le rappresentano, la notitia criminis
concernente il fatto che nella legge 15 luglio 2009, n. 94, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", e' contenuta una misura, quella di cui all'art. 3,
commi 40-44, istitutiva delle cosiddette "ronde", che palesemente configura
il favoreggiamento dello squadrismo (attivita' che integra varie fattispecie
di reato), anche alla luce di pregresse inquietanti esternazioni ed
iniziative di dirigenti rappresentativi del partito politico cui appartiene
il Ministro dell'Interno e di altri soggetti che non hanno fatto mistero ed
anzi hanno dato prova di voler far uso di tale istituto a fini di violenza
privata, intimidazione e persecuzione, con palese violazione della legalita'
e finanche intento di sovvertimento di caratteri e guarentigie fondamentali
dell'ordinamento giuridico vigente.
Si richiede il piu' sollecito intervento.
Alle magistrature giurisdizionalmente competenti si richiede in particolare
che esaminati i fatti di cui sopra procedano nelle forme previste nei
confronti di tutti coloro che risulteranno colpevoli per tutti i reati che
riterranno sussistere nella concreta fattispecie.
L'esponente richiede altresi' di essere avvisato in caso di archiviazione da
parte della Procura ex artt. 406 e 408 c. p. p.
Firma della persona e/o dell'associazione esponente
indirizzo
luogo e data

4. UNA SOLA UMANITA'. COSA FARE

Un esposto all'autorita' giudiziaria piu' essere presentato recandosi presso
gli uffici giudiziari o presso un commissariato di polizia o una stazione
dei carabinieri.
Puo' essere anche inviato per posta.
Deve essere firmato da una persona fisica, precisamente identificata, e deve
recare un indirizzo per ogni comunicazione.
*
Noi proponiamo alle persone che vogliono partecipare all'iniziativa di
presentare e/o inviare i due esposti che abbiamo preparato alla Procura
competente per il territorio in cui il firmatario (o i firmatari - gli
esposti possono essere anche sottoscritti da piu' persone) risiede, e ad
altre magistrature di grado superiore (la Corte d'appello e' nel capoluogo
di Regione, la Corte di Cassazione e' a Roma; sempre a Roma sono le altre
istituzioni statali centrali).
Proponiamo anche di inviare l'esposto al sindaco del Comune in cui si
risiede (idem per il presidente della Provincia, idem per il presidente
della Regione; ed analogamente per questore e prefetto che hanno sede nel
capoluogo di provincia).
Ovviamente i modelli di esposto da noi preparati possono essere resi piu'
dettagliati se lo si ritiene opportuno. Ed altrettanto ovviamente gli
esposti possono essere inviati anche ad ulteriori istituzioni.
*
Indirizzi cui inviare gli esposti:
Naturalmente gli indirizzi delle istituzioni territoriali variano da Comune
a Comune, da Provincia a Provincia e da Regione a Regione.
Comunque solitamente:
- l'indirizzo e-mail delle Procure e' composto secondo il seguente criterio:
procura.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail della
Procura della Repubblica ad Agrigento e' procura.agrigento at giustizia.it
(analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail dei Tribunali e' composto secondo il seguente criterio:
tribunale.citta'sede at giustizia.it, quindi ad esempio l'indirizzo e-mail del
Tribunale ad Agrigento e' tribunale.agrigento at giustizia.it (analogamente per
le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Prefetture e' composto secondo il seguente
criterio: prefettura.citta'sede at interno.it, quindi ad esempio l'indirizzo
e-mail della Prefettura di Agrigento e' prefettura.agrigento at interno.it
(analogamente per le altre province).
- Sempre per le prefetture e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio: urp.pref_citta'sede at interno.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento
e' urp.pref_agrigento at interno.it (analogamente per le altre province).
- L'indirizzo e-mail delle Questure e' composto secondo il seguente
criterio: uffgab.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad
esempio l'indirizzo e-mail della Questura di Agrigento e'
uffgab.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- Sempre per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per le relazioni con il pubblico (in sigla: urp),
composto secondo il seguente criterio:
urp.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it, quindi ad esempio
l'indirizzo e-mail dell'Urp della Prefettura di Agrigento e'
urp.ag at poliziadistato.it (analogamente per le altre province).
- E ancora per le questure e' opportuno inviare gli esposti per e-mail anche
all'indirizzo dell'Ufficio per gli immigrati, composto secondo il seguente
criterio: immigrazione.siglaautomobilisticacitta'sede at poliziadistato.it,
quindi ad esempio l'indirizzo e-mail dell'Ufficio per gli immigrati della
Prefettura di Agrigento e' immigrazione.ag at poliziadistato.it (analogamente
per le altre province).
Quanto alle istituzioni nazionali:
- Presidente della Corte di Cassazione: Palazzo di Giustizia, Piazza Cavour,
00193 Roma; e-mail: cassazione at giustizia.it; sito: www.cortedicassazione.it
- Presidente della Corte Costituzionale: Piazza del Quirinale 41, 00187
Roma; tel. 0646981; fax: 064698916; e-mail: ccost at cortecostituzionale.it;
sito: www.cortecostituzionale.it
- Presidente del Consiglio dei Ministri: Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370,
00187 Roma; tel. 0667791; sito: www.governo.it
- Presidente della Camera dei Deputati: Palazzo Montecitorio, Piazza
Montecitorio, 00186 Roma; tel. 0667601; e-mail: fini_g at camera.it; sito:
www.camera.it
- Presidente del Senato della Repubblica: Piazza Madama, 00186 Roma; tel.
0667061; e-mail: schifani_r at posta.senato.it; sito: www.senato.it
- Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura: Piazza
dell'Indipendenza 6, 00185 Roma; tel. 06444911; e-mail: segvpres at cosmag.it;
sito: www.csm.it
- Presidente della Repubblica Italiana: piazza del Quirinale, 00187 Roma;
fax: 0646993125; e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it; sito:
www.quirinale.it
Quanto alle istituzioni sovranazionali:
- Presidente del Parlamento Europeo: rue Wiertz 60 - Wiertzstraat 60, B-1047
Bruxelles - B-1047 Brussel (Belgium); tel. +32(0)22842005 - +32(0)22307555;
sito: www.europarl.europa.eu
Al Presidente della Commissione Europea: 1049 Brussels (Belgium); sito:
http://ec.europa.eu/index_it.htm
- Presidente del Consiglio d'Europa: Avenue de l'Europe, 67075 Strasbourg
(France); tel. +33(0)388412000; e-mail: cm at coe.int; sito:
www.coe.int/DefaultIT.asp
- Segretario generale delle Nazioni Unite: United Nations Headquarters,
Between 42nd and 48th streets, First Avenue and the East River, New York
(Usa); sito: www.un.org
*
Gli invii per fax o per posta elettronica o attraverso gli spazi ad hoc nei
siti istituzionali possono non essere ritenuti dai destinatari equipollenti
all'invio postale dell'esposto: si suggerisce quindi, almeno per quanto
riguarda le Procure, di inviare comunque anche copia cartacea degli esposti
per posta ordinaria (preferenzialmente per raccomandata).
Ma poiche' ormai crediamo di aver gia' raggiunto con almeno un invio gran
parte delle Procure, chi non avesse tempo ed agio di procedere agli invii
cartacei per posta ordinaria puo' limitarsi all'invio per e-mail, che
costituira' comunque un sostegno visibile e rilevante all'iniziativa.
*
Ovviamente e' opportuno che gli esposti siano inviati anche a mezzi
d'informazione, movimenti democratici, persone interessate: una delle
funzioni dell'iniziativa e' anche quella di ampliare la mobilitazione contro
il colpo di stato razzista informandone l'opinione pubblica e coinvolgendo
piu' persone, piu' associazioni e piu' istituzioni che sia possibile
nell'impegno in difesa della legalita', della Costituzione della Repubblica
Italiana, dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
*
Infine preghiamo tutte le persone che presenteranno esposti di comunicarcelo
per e-mail all'indirizzo: nbawac at tin.it
Grazie a tutte e tutti, e buon lavoro.

5. UNA SOLA UMANITA'. GIUSEPPE CULICCHIA: IL MEDICO CHE ACCAREZZA I
CLANDESTINI
[Dal quotidiano "La Stampa" del 6 settembre 2009 col titolo "Il medico che
accarezza i clandestini"]

"Noi i guanti non li usiamo. Quando sbarcano, stremati, disidratati, ancora
sotto choc, diamo loro una carezza su una guancia, cerchiamo di
rassicurarli. Poi, li' sul molo, facciamo una prima visita per capire se le
loro condizioni richiedono le cure del pronto soccorso, oppure un ricovero
ospedaliero. Molto spesso non ce n'e' bisogno: chi riesce ad arrivare vivo a
Lampedusa in realta' ha superato una selezione durissima, fin dalla
partenza. Le famiglie, i villaggi, scelgono chi affrontera' il viaggio della
speranza per l'Europa tra i membri piu' forti della comunita'. E a parte la
disidratazione, i problemi piu' comuni sono le scottature, le ustioni patite
durante la traversata. Magari, durante la seconda visita che si fa presso
l'ambulatorio del centro di accoglienza, scopriamo i parassiti con cui si e'
venuti in contatto mentre si stava pigiati in condizioni igieniche
disastrose sulla carretta di turno. Tutto li'. Molti italiani hanno paura di
chissa' quali malattie contagiose, e non sanno che la loro paura e'
immotivata".
Il professor Aldo Morrone, 55 anni, e' sposato e padre di due figli. Dopo
aver studiato alla Sapienza si e' specializzato alla North Western
University di Boston. Poi e' tornato a Roma, dove oggi e' direttore di un
ente dal nome lunghissimo, l'Istituto nazionale per la promozione della
salute delle popolazioni migranti.
Nella capitale lavora presso l'Ospedale San Gallicano, votato fin dal 1725
alla cura dei pellegrini, e oggi anche dei poveri. Ma da trent'anni si
occupa di immigrazione, e dopo aver aperto ospedali in Africa si e'
ritrovato ad accogliere con la sua task force di specialisti in malattie
infettive, dermatologi e ginecologhe i disperati che fino all'entrata in
vigore dei cosiddetti respingimenti sbarcavano quasi ogni giorno a
Lampedusa. "Nel 2008 si sono toccate le 32.000 unita'. Gente sana, nella
stragrande maggioranza dei casi: da questo punto di vista e' meglio evitare
le carceri libiche. E li' per li' si resta stupiti. Non di rado si tratta di
persone partite mesi prima, magari dal Pakistan o dal Bangladesh, e che
hanno fatto viaggi durissimi, perlopiu' a piedi. E ci sono molti minori, e
donne al settimo, all'ottavo, o perfino al nono mese di gravidanza. Le
guardi in volto e vedi quella straordinaria volonta' di far nascere i loro
bambini in quella che per loro e' una terra piena di speranza".
Tra i tanti bambini giunti in salvo sull'isola, Karim. "Avra' avuto dieci o
undici anni. Lo notavi subito, perche' aveva un atteggiamento molto
protettivo nei confronti della madre. All'inizio non voleva saperne di
parlare. Poi, poco per volta, si e' lasciato un po' andare. Parlava un
ottimo inglese. E' cosi' che abbiamo saputo che era fuggito da Asmara con i
genitori e il fratello, attraversando l'Eritrea, il Sudan e la Libia.
Durante il viaggio prima era morto il padre, poi il fratello. Un poliziotto
che l'aveva preso a cuore e lo faceva giocare a pallone un giorno mi ha
detto: dottore, guardi Karim, e' il piu' piccolo di tutto il centro di
accoglienza, ma sembra il piu' grande".
Per i nostri militari il professor Morrone ha parole di stima vera. "Spesso
anche loro all'inizio hanno paura di un contagio. Ma noi spieghiamo come
stanno le cose. Mi e' rimasto impresso in particolare il caso di un
marinaio: con la sua unita' aveva appena salvato circa 200 persone quando
una di queste, un uomo, ha avuto un infarto. Bene, questo marinaio ha fatto
di tutto per salvarlo, praticandogli anche la respirazione bocca a bocca, e
alla fine c'e' riuscito. Non poteva capacitarsi che un uomo sopravvissuto
fin li' dovesse morire in quel modo. Sulla motovedetta ci sono state urla di
gioia. Ecco, io credo che ragazzi cosi' siano la parte migliore dell'Italia:
non possiamo dimenticare quanti nostri connazionali sono sbarcati a Ellis
Island per essere tenuti in quarantena. Siciliani, veneti, piemontesi".
Alcuni dei volti passati per Lampedusa il professor Morrone li ha poi
rivisti a Roma. "Tranne casi eccezionali, sull'isola non si resta piu' di 24
o 48 ore. Pensi che al San Gallicano un giorno mi sono trovato davanti una
donna cui avevamo fatto la prima visita sul molo, giudicandola sana.
Purtroppo aveva un tumore al seno. Le ho chiesto come fosse possibile che a
Lampedusa nessuno se ne fosse accorto, e lei mi ha risposto che al momento
di effettuare la seconda visita si era nascosta: aveva paura che per quel
tumore l'avremmo rimandata indietro. Non sapeva, poveretta, che proprio il
suo male le avrebbe evitato l'espulsione per ragioni umanitarie". A
Lampedusa, dice il professor Morrone, e' sbarcato in questi anni appena il 6
o 7% degli immigrati oggi in Italia. Gli altri hanno preso altre rotte. "Ma
mi piace pensare che anche Roma e' stata fondata da un profugo, arrivato qui
dopo essere fuggito dalla sua citta' in fiamme, il padre sulle spalle e un
figlio tenuto per mano".

6. UNA SOLA UMANITA'. FRANCESCO MEZZAPELLE: PESCATORI DI UOMINI
[Da "Famiglia cristiana" n. 36 del 6 settembre 2009 col titolo "Pescatori di
uomini" e il sommario "Immigrati. Inchiesta tra i marinai di Mazara del
Vallo. Hanno salvato centinaia di persone, e continueranno a farlo. Ma lo
Stato non li risarcisce e ora temono il reato di favoreggiamento per via
della nuova legge"]

"Siamo consapevoli dei rischi che corriamo con la nuova legge sulla
sicurezza, ma se il barcone con i 73 immigrati avesse incrociato nella sua
rotta un peschereccio mazarese certamente adesso non staremmo qui a parlare
di cadaveri e tantomeno sarebbe scoppiato un caso diplomatico fra Italia e
Malta". E' perentorio Paolo Paliotti, 52 anni, capitano del motopesca
"Cesare Rustico" di Mazara del Vallo. Commenta cosi' la polemica scoppiata
dopo il soccorso prestato lo scorso 20 agosto da un pattugliatore della
Guardia di finanza a cinque eritrei che poi avrebbero raccontato che durante
la traversata, di oltre venti giorni, altri 73 boat people sarebbero morti a
causa del mancato soccorso di una motovedetta maltese; sul caso sta
indagando la Procura di Agrigento che ha annunciato una rogatoria
internazionale con Malta per omissione di soccorso. Paliotti e' l'ultimo
"angelo del mare", uno di quei capitani coraggiosi che, insieme con i loro
equipaggi, si sono reinventati, per innato senso di umanita', in "pescatori
di uomini".
*
Un cimitero sotto il mare
Teatro della nuova pesca e' il Canale di Sicilia, sempre piu' un immenso
cimitero per migliaia di poveri disgraziati che attirati dal sogno di un
mondo migliore e sfuggiti alle persecuzioni in patria, comprano a caro
prezzo un viaggio di sola andata a bordo di barconi fatiscenti che salpano
quotidianamente durante la bella stagione, nella maggior parte dei casi
dalla Libia. Paliotti non e' nuovo a salvataggi: "Gia' due anni fa abbiamo
assistito un barcone, assicurandone il passaggio a un'unita' militare. Poi
pero' siamo stati chiamati dalle forze dell'ordine per raccontare quanto
avvenuto, quasi avessimo commesso un reato".
Cosi' lo stesso capitano ricorda quanto avvenuto l'8 aprile di quest'anno.
"Quella mattina eravamo impegnati in una battuta di pesca a circa 40 miglia
a sud di Lampedusa quando ci siamo trovati sulla rotta un barcone di
disperati che stava puntando verso la stessa isola. Il barcone si e'
avvicinato al nostro peschereccio ma si e' parzialmente rovesciato con
diversi immigrati finiti in acqua nel tentativo di aggrapparsi ai cavi
d'acciaio per l'abbordaggio. Sono state due ore di grande panico e molta
apprensione per me e il mio equipaggio (composto da quattro italiani e
cinque tunisini) impegnato nelle operazioni di trasbordo dal barcone. Una
decina di persone sono finite in mare e poi subito recuperate, tranne tre
dispersi, una donna e due uomini mai piu' ritrovati".
Prosegue il capitano: "Quel giorno ci siamo distrutti dalla fatica, dovevamo
contemporaneamente controllare il peschereccio e tirare su le reti per avere
una capacita' di movimento e cercare di recuperare il piu' possibile persone
in mare. Ho notato che nel tentativo di salire a bordo questi disperati non
si preoccupavano gli uni degli altri, avevano paura che noi, una volta
issate le reti, saremmo andati via e quindi e' prevalsa in loro la logica
del 'si salvi chi puo'', e alla fine chi e' rimasto sotto e' stato
inghiottito dal mare in pochi minuti, una cosa da arrizzari li carni".
*
Il paradosso della legge
Sulla nuova normativa che introduce il rischio di essere accusati di
favoreggiamento di immigrazione clandestina, capitan Paliotti si dimostra
abbastanza perplesso: "La legge, seppur fatta da uomini, non puo' tener
conto delle circostanze che si vengono a creare in mare, qui prevale
un'altra legge, anche se non scritta, e che obbliga in maniera naturale noi
pescatori a non girarci dall'altra parte quando vediamo uomini, di qualunque
colore, in balia del mare ma a far tutto il possibile, anche rischiando in
prima persona, per salvare delle vite umane. Mi chiedo dove sia il reato.
Rifarei quanto ho fatto, e sono certo che la pensano cosi' tutti i pescatori
mazaresi".
Ma Paliotti aggiunge: «Per quell'intervento abbiamo perso sette ore di
lavoro, senza contare il dispendio di gasolio. Il paradosso sapete qual e'?
Non solo lo Stato non ci indennizza per farci recuperare quanto perso a
causa dell'interruzione dell'attivita' di pesca ma addirittura adotta una
legge per la quale rischiamo pure di essere processati". Non e' la prima
volta che pescherecci mazaresi si rendono protagonisti di salvataggi di
immigrati. Il caso piu' eclatante e' avvenuto nella notte fra il 27 e il 28
novembre scorso, quando cinque motopesca, con un mare in burrasca, salvarono
650 clandestini che stavano tentando la traversata del Canale di Sicilia a
bordo di due barconi alla deriva. Di quella notte, un'immagine
indimenticabile, e toccante, la porta il capitano del "Ghibli I", Pietro
Russo, forse il piu' famoso pescatore di uomini: "La prima a salire a bordo
e' stata una bambina di quattro mesi rimasta in mare tre giorni, insieme con
la madre. Era avvolta da una coperta. Ho aperto il fagotto e le ho fatto un
po' di smorfie. Lei rideva. Un sorriso che non dimentichero' mai. Il dubbio
passa immediatamente, altro che rischio di essere processati per
favoreggiamento dell'immigrazione".
Sulla stessa lunghezza d'onda Nicolo' Lisma, assessore alla Pesca e alle
politiche del mare della Provincia di Trapani, mazarese ed ex armatore: "E'
naturale che i pescatori mazaresi pur di trarre in salvo delle vite umane
mettano a repentaglio la propria vita e rinuncino, nonostante la grave crisi
del settore, a parte della battuta di pesca. Risulta invece innaturale che
finora a dare un contribuito agli equipaggi sia stato solo l'Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e non lo Stato. Anzi i
pescatori, oltre al danno dell'arresto della battuta di pesca rischiano la
beffa di finire davanti ai giudici. La norma va umanizzata".

7. UNA SOLA UMANITA'. RAFFAELE NOGARO: L'ACCOGLIENZA NON DEVE ESSERE MAI
NEGATA
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 4 settembre 2009 col titolo "Gli
immigrati e la vergogna" e la nota redazionale "Anticipiamo un brano da Ero
straniero e mi avete accolto, un libro-intervista di Raffaele Nogaro, fino
al 2008 arcivescovo di Caserta, curato da Orazio La Rocca"]

In nome di una fantomatica "sicurezza sociale" si sta costruendo in tutti i
paesi dell'Occidente, soprattutto nel nostro, la fabbrica della paura verso
tutto cio' che apparentemente puo' ledere la tranquillita' del cittadino.
Per questa prospettiva inquietante, gli incriminati di dovere sono
l'immigrato e il rom, considerati quasi naturalmente soggetti di reato,
portatori di criminalita', origine di violenze. Lo straniero, il diverso e
oggi l'immigrato hanno avuto sempre vita difficile da noi. Oggi, pero', si
sta formando un'opinione pubblica intollerante nei loro confronti. (...)
E' avvilente vedere che nel nostro paese si ripetono episodi di giustizia
sommaria, di discriminazione, di esclusione, di vera e propria xenofobia che
sconcertano e indignano. Ma che purtroppo avvengono sempre, malgrado le
condanne verbali di politici e opinione pubblica. La criminalizzazione dei
migranti e' motivo di amarezza e di indignazione per tutti coloro che
credono all'uguaglianza originaria e soprattutto all'originaria dignita'
dell'uomo. Tutto questo e' frutto di un clima, di un'artefatta e diffusa
paura dello straniero che trovano sponda anche in provvedimenti che non
aiutano a risolvere i problemi. Prendiamo, ad esempio, la cosiddetta
"Direttiva rimpatrio" varata dall'Unione Europea, la carta sui procedimenti
e sulle norme per il ritorno immediato dei cittadini extracomunitari che si
trovano illegalmente nei paesi europei, Italia compresa. Ebbene, per me
questa norma corre il serio rischio di diventare la Direttiva della vergogna
perche' comporta la rinuncia ai valori di solidarieta' e di accoglienza che
la stessa Europa si vanta di difendere. Questa Direttiva crea una categoria
di esseri umani inferiori, quella appunto degli immigrati. (...)
La risposta giusta non puo' arrivare da norme come questa e come la
conseguente politica dei "respingimenti". Mi pare che in linea generale
quando si affrontano queste tematiche non vengono prese in considerazione le
cause dei flussi migratori, ne' da parte dei politici, ne' da parte dei
gruppi di promozione sociale, ne' da parte degli intellettuali dei paesi
interessati. (...)
In piu' occasioni, specialmente di fronte a gravi tragedie che hanno colpito
immigrati presenti nel nostro paese, ho detto ad alta voce che la legge
Bossi-Fini andrebbe cambiata subito perche' offende i diritti della persona.
Questa legge, sostanzialmente, contiene articoli che attuano una restrizione
massacrante sulle persone che, alla fine, aumenta la clandestinita'. La
gente che deve scegliere tra la miseria nel proprio paese e una speranza di
vita migliore arrivera' lo stesso e quindi cerchera' in tutti i modi di
superare le barriere della legge in nome dell'elementare diritto alla vita,
che appartiene a tutta l'umanita'. Ecco quindi che proprio sulla scia della
Bossi-Fini c'e' il serio rischio che aumentino i gesti di disperazione.
Andrebbe rivisto in modo radicale, non solo in Italia, ma anche in sede
internazionale, l'istituto della clandestinita'. Non e' possibile che un
uomo sia condannato o perseguitato per principio, solo perche' e' alla
ricerca di una speranza di vita. L'accoglienza non deve essere mai negata.

8. UNA SOLA UMANITA'. GIULIO VITTORANGELI: RIPRISTINARE LA LEGALITA'
COSTITUZIONALE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento]

"Non possiamo umanamente respingere l'umanita' che si sposta a piedi per
traversare il mondo per poi riversarsi da noi. Tutto questo nostro accanirci
e' vano, materialmente inutile. Possiamo fare di peggio, inasprirci,
incattivirci, trasformare le nostre forze dell'ordine in accaniti
persecutori di viaggiatori. Ma invano. Considero la migrazione di milioni di
esseri umani l'esempio piu' solenne e piu' grande del nostro tempo". Sono le
lucide parole di uno scrittore, decisamente condivisibili, che suonano come
dura critica della politica dominante nell'Italia attuale, dove e' scomparso
il senso etico-politico dell'indignazione sostituito dal reato di
clandestinita' e delle ronde.
Lo ripeteremo fino alla noia: la legge n. 94 del 15 luglio 2009 recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", volgarmente nota come
"pacchetto sicurezza", rappresenta una palese violazione dei diritti umani.
E prigionieri della logica securitaria, e' stata tranquillamente realizzata
per legge la privatizzazione dell'ordine pubblico con le cosiddette ronde,
quando spetta costituzionalmente solo allo Stato il monopolio e la tutela
dell'ordine pubblico.
Contro il razzismo, istituzionale e non, si vede finalmente qualche
iniziativa anche in ambito politico-istituzionale; e continua l'impegno dei
movimenti sociali e politici democratici contro il dilagare del un nuovo
razzismo che e', purtroppo, al governo. Sulle forme di resistenza popolare
attiva e nonviolenta, come quella degli esposti che chiede l'impegno della
magistratura e delle istituzioni contro le incivili e razziste misure
legislative, e' fondamentale anche l'impegno di tutti gli enti locali.
Valga l'esempio di quanto fatto dal piccolo Comune di Sicignano degli
Alburni (circa 3.000 abitanti, il 10% dei quali immigrati), della provincia
di Salerno, in cui le ronde sono "categoricamente vietate" grazie a
un'ordinanza emessa pochi giorni dopo l'approvazione del cosiddetto
"pacchetto sicurezza".
"Preso atto - recita l'ordinanza - che il Comune di Sicignano degli Alburni
si e' sempre distinto per l'assoluta civilta' dei suoi abitanti, non ha
bisogno alcuno ne' di ronde, ne' di delegare a privati l'imprescindibile
funzione di tutela della convivenza civile, si vieta per l'intero territorio
comunale ogni e qualsivoglia ricorso alle ronde e si stabilisce che ogni
violazione della presente ordinanza sara' punita a norma di legge".
L'ordinanza e' stata approvata assieme ad altre due delibere che
stabiliscono che le tasse imposte agli immigrati dalla nuova legge per la
richiesta o il rinnovo del permesso di soggiorno o l'acquisizione della
cittadinanza, saranno a carico della giunta comunale. "Faccio appello agli
altri sindaci perche' facciano la stessa cosa" ha detto Alfonso Amato,
sindaco del Comune di Sicignano, per il quale il reato di immigrazione
clandestina introdotto dalla legge "e' un'offesa alla cultura giuridica del
nostro paese. Pensare di incriminare una persona perche' e' nata in Africa
invece che in Italia, e' una bestialita'. E' fascismo, e' un ritorno al
1938".
Il riferimento alla vicenda storica del 1938 e' piu' che motivato. Certo,
alla luce dell'attuale situazione, non c'e' automatismo di equazione fra il
regime imposto dal "Piccolo Cesare" e il fascismo, anche se piu' passa il
tempo piu' trasparenti diventano certe parentele che non avremmo voluto
vedere.
Non e' solo la questione immigrazione, che pure resta la misura piu'
evidente del nostro abbrutimento con i barconi ferocemente respinti, ma e'
l'intero impianto della nostra fragile democrazia che e' sotto assedio, ad
iniziare dallo stravolgimento quotidiano (per la verita', non solo opera del
"Piccolo Cesare" e della sua parte politica) del dettato costituzionale.
Come non ricordare l'articolo 11 della Costituzione, che ripudia la guerra
come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali, mentre l'Italia e'
direttamente impegnati nella guerra in Afghanistan, con i bombardamenti sul
territorio che quotidianamente uccidono inermi civili. Tutti concordano nel
sostenere che i massacri dei civili aiutano solo i talebani, pochissimi
ricordano che ogni civile afgano ucciso dalle forze Nato e' anche nostra
responsabilita' diretta.
Ripristinare la legalita' costituzionale, contro lo smantellamento del
welfare, la guerra e la gestione razzista delle migrazioni, contro la forma
di governo che va pericolosamente prendendo corpo, autoritaria e oligarchica
(ricorda il progetto piduista), e' la sola possibilita' per un riscatto
sociale basato sul quel modello inclusivo ed egualitario al quale si sono
ispirati i nostri costituenti.

9. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE
LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una
straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento
italiano al fascismo.
Non sempre sono state pero' conosciute in tempo.
In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni
aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un
dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni
passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si
riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far
arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al
Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme
discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si
vedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli
ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta
centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti
previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di
un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza
vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene
sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita'
umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in
condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro
stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una
maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari"
diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri
e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi
razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei
loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro
bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste
misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse
una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune
umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori
regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi
internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si
basa la stessa costruzione politica europea.
E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che
viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la
propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame,
Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

10. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI
DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI

Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie
innovazioni che suscitano rilievi critici.
In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della
discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e
il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma
che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso
simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e
presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.
La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua
sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella
dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta
irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema
ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,
nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri
strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato
sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del
migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti
gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia
sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la
criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si
rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non
rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,
ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di
migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato
discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di
eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali.
L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme
di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di
ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio'
alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione
della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali
criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e
magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da
un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di
giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema
complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza.
Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia
dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa
coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati"
(Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il
legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi
fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di
discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di
razionalita' finalistica.
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu'
avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si
puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o
anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare
le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole
con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di
"mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)
offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella
dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria
complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla
Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009
Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano
Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,
Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio
Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,
Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo
Zagrebelsky

=====================
LEGALITA' E' UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 30 del 6 settembre 2009
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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