Minime. 877



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 877 del 10 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Gianni Novelli: Al Presidente della Repubblica
2. Si e' svolto il 9 luglio a Viterbo un incontro a sostegno dell'appello al
Presidente della Repubblica affinche' non ratifichi un provvedimento
razzista ed incostituzionale
3. Chiara e Dino Biggio: Al Presidente della Repubblica
4. Andrea e Simona Cozzo: Al Presidente della Repubblica
5. Augusta De Piero: Al Presidente della Repubblica
6. Osvaldo Ercoli: Al Presidente della Repubblica
7. Giorgio Giannini: Al Presidente della Repubblica
8. Fulvio Cesare Manara: Al Presidente della Repubblica
9. Angela e Beppe Marasso: Al Presidente della Repubblica
10. Raffaella Mendolia: Al Presidente della Repubblica
11. Rosangela Pesenti: Al Presidente della Repubblica
12. Una preghiera ad alcune persone amiche
13. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista
14. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia
15. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e
soggiorno illegale dei migranti
16. Antonio Polito ricorda Ralf Dahrendorf
17. La "Carta" del Movimento Nonviolento
18. Per saperne di piu'

1. UNA SOLA UMANITA'. GIANNI NOVELLI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Onorevole signor Presidente,
mi rivolgo a Lei a nome mio personale e dell'associazione che dirigo, il
"Cipax - Centro interconfessionale per la pace", perche' abbia ad adoperarsi
con tutti i poteri di cui dispone perche' venga respinta la legge approvata
dal Parlamento il 2 luglio scorso con norme che sono chiaramente e
disumanamente razziste.
Altri, con grande moralita' e competenza giuridica, hanno dimostrato
l'assurdita' di quelle norme.
Io, da credente in quel Dio che nel Salmo 146 si presenta come "Il Signore
che protegge gli immigrati, sostiene l'orfano e la vedova, ma sovverte la
strada degli empi", esprimo dolore ed orrore.
"Ero straniero e mi avete accolto" dice Gesu' nel Vangelo (Matteo, 25,35),
imponendo ai suoi discepoli di non considerare nessuno come straniero. Non
si tratta solo di scelte personali ma di espressioni e direttive di fondo di
una societa' che si rifa' ai valori ed alla tradizione cristiana. Valori e
direttive che sono comuni ad ogni tradizione religiosa come espressi nella
"regola d'oro" di non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a
te.
Le saremo tutti grati per un intervento urgente secondo i modi che piu'
riterra' opportuni.
Con un grande augurio di pace e gioia, La saluto cordialmente.
Gianni Novelli, direttore del Cipax

2. INCONTRI. SI E' SVOLTO IL 9 LUGLIO A VITERBO UN INCONTRO A SOSTEGNO
DELL'APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AFFINCHE' NON RATIFICHI UN
PROVVEDIMENTO RAZZISTA ED INCOSTITUZIONALE

Si e' svolto giovedi' 9 luglio 2009 a Viterbo presso la sede del "Centro di
ricerca per la pace" un incontro a sostegno dell'appello al Presidente della
Repubblica affinche' non ratifichi un provvedimento razzista ed
incostituzionale.
Nel corso dell'incontro sono stati illustrati i principali profili di
incostituzionalita' delle misure razziste contenute nel cosiddetto
"pacchetto sicurezza" approvato al Senato il 2 luglio 2009 con un triplice
voto di fiducia al governo.
Da tutta Italia stanno pervenendo al Presidente della Repubblica lettere di
cittadini che gli chiedono di esercitare il potere previsto dall'art. 74,
comma 1, della Costituzione ("Il Presidente della Repubblica, prima di
promulgare la legge, puo' con messaggio motivato alle Camere chiedere una
nuova deliberazione"); sono gia' decine di migliaia le persone che hanno
aderito ai vari appelli affinche' le misure incostituzionali e razziste del
cosiddetto "pacchetto sicurezza" non vengano ratificate dal Capo dello Stato
e quindi non diventino legge.
Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e':
Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax:
0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e':
presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web:
https://servizi.quirinale.it/webmail/

3. UNA SOLA UMANITA'. CHIARA E DINO BIGGIO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Illustrissimo signor Presidente della Repubblica,
sentiamo il dovere morale e civile, come cittadini italiani, di scriverLe
per invocarLa di non ratificare le misure del cosiddetto "pacchetto
sicurezza" che il Senato ha approvato il 2 luglio scorso. Esse infatti sono
palesemente incompatibili con la nostra Costituzione e con le norme di
diritto internazionale recepite nell'ordinamento della Repubblica italiana.
Non possiamo tacere di fronte alla barbarie che investe il nostro Paese con
l'introduzione di leggi razziste, che calpestano i piu' elementari diritti
umani, incitano all'odio e alla violenza, con conseguenze disastrose
soprattutto per i piu' poveri della terra in cerca soltando di una speranza
di sopravvivenza.
Mentre i grandi della terra sono riuniti all'Aquila per "parlare" anche
delle misure da adottare per combattere la fame nel mondo - che essi stessi
hanno contribuito a creare nel corso dei secoli - un miliardo di persone
vivono sotto la soglia di poverta' e muoiono di fame. Queste leggi disumane
e ingiuste sono pensate, volute e promulgate dai governi di paesi che
rivendicano con forza le proprie radici cristiane. Poveri noi, a che punto
di degrado siamo arrivati!
Ci aiuti, Signor Presidente, a non vergognarci di sentirci italiani. Siamo
sicuramente la maggioranza del popolo italiano a confidare nella Sua
prudente saggezza.
Grazie per quello che fara'.
Chiara e Dino Biggio
Cagliari

4. UNA SOLA UMANITA'. ANDREA E SIMONA COZZO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Gentilissimo Presidente,
in quanto cittadini italiani, ed ancora piu' in generale, in quanto esseri
umani, Le chiediamo di non ratificare il cosiddetto "pacchetto sicurezza"
approvato al Senato in seconda lettura il 2 luglio 2009. Esso criminalizza,
per la loro stessa esistenza, persone gia' in serissime difficolta'. Il
reato di ingresso e soggiorno illegale, la schedatura dei senza fissa
dimora, l'eliminazione di fatto del diritto alla salute e alle cure
sanitarie degli immigrati "irregolari" non sono il rimedio al problema della
nostra sicurezza. Quei provvedimenti sono solo un ulteriore imbarbarimento
delle nostre norme giuridiche e del nostro modo di pensare che sempre piu'
scivola verso la logica dell'"homo homini lupus", laddove e' esattamente la
cultura della compartecipazione che puo' rivelarsi effettiva soluzione al
problema della criminalita', in quanto lo affronta a monte anziche' a valle.
Noi Le chiediamo di fare tutto cio' che e' in Suo potere per fermare la
barbarie e l'individualismo e reindirizzare la nostra cultura nel senso
della relazione umana.
Ci rivolgiamo alla Sua competenza giuridica e alla Sua coscienza: non firmi!
Simona e Andrea Cozzo

5. UNA SOLA UMANITA'. AUGUSTA DE PIERO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio Presidente,
come molte cittadine e cittadini sento il dovere di scriverLe a proposito
delle "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", legge che ha ottenuto
di recente il voto del Senato.
Non spetta certamente a me illustrarla a Lei ma ho il diritto di
rappresentarLe l'angoscia di una persona che ha avuto figli e che per molti
anni ha insegnato storia nei licei della Repubblica e mai ha mancato di
ricordare ai suoi studenti la vergogna delle leggi razziali del 1938.
Oggi ci viene chiesto di accettare che ci siano bambini alle cui madri
l'assenza di un pezzo di carta impedira' il riconoscimento.
Bambini inesistenti e il primo atto per ratificarne l'inesistenza avra'
luogo nei nostri comuni, rendera' complici i sindaci che abbiamo eletto.
L'assessore alla cultura del comune di Borgo Ticino (Novara) Le ha posto, in
una lettera che ho avuto l'opportunita' di leggere, la domanda essenziale:
"Che cosa diremo ai bambini?", e a quella domanda mi associo.
Non voglio aggiungere altro se non trascriverLe la nobile lettera inviataLe
da Bruno Segre.
Non voglio sovrapporre altre mie parole a quelle di Bruno: lo faccio in
omaggio alla sua storia che, spero, si faccia mezzo perche' l'orrore di cui
Segre soffri' non colpisca altri, in forme nuove ma altrettanto barbare.
La ringrazio per l'attenzione
Augusta De Piero
Udine
*
Allegato. Lettera di Bruno Segre al Presidente della Repubblica: "Caro
Presidente Napolitano, sono un vecchio italiano ebreo, figlio di
antifascisti, nato 79 anni fa nell'Italia fascista, bandito nel 1938 in
quanto ebreo da tutte le scuole del Regno d'Italia. Sull'atto integrale di
nascita a me intestato, che si conserva negli archivi dell'anagrafe di
Milano, sta ancora oggi scritto a chiare lettere 'di razza ebraica': una
dicitura che mi portero' appresso sino alla morte. Memore del fascismo e
delle sue aberrazioni razziste, mi permetto di rivolgermi a Lei per
chiederLe di non ratificare il cosiddetto 'pacchetto sicurezza' approvato in
via definitiva dal Senato il 2 luglio scorso, dopo ben tre voti di fiducia
imposti dal governo. Si tratta di un provvedimento che, in palese violazione
dei principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana,
introduce nei confronti dei gruppi sociali piu' deboli misure persecutorie e
discriminatorie che, per la loro gravita', superano persino le mostruosita'
previste dalle leggi razziali del 1938. Si pensi, per citare un unico
esempio, al divieto imposto alle madri immigrate 'irregolari' di fare
dichiarazioni di stato civile: un divieto che, inibendo alle genitrici il
riconoscimento della prole, fara' si' che i figli, sottratti alle madri che
li hanno generati, vengano confiscati dallo Stato che li dara'
successivamente in adozione. Per buona sorte, le garanzie previste dai
Costituenti Le consentono, caro Presidente, di correggere questo e altri
simili abusi. Anche in omaggio alla memoria delle migliaia di vittime
italiane del razzismo nazifascista Le chiedo di non promulgare un
provvedimento che, ispirato nel suo insieme a una percezione dello
straniero, del 'diverso', come nemico, mina alla radice la convivenza
civile, pacifica e reciprocamente proficua tra italiani e stranieri,
rischiando di alterare in modo irreversibile la natura stessa della nostra
Repubblica. Bruno Segre".

6. UNA SOLA UMANITA'. OSVALDO ERCOLI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

In data 2 luglio 2009 il Senato della Repubblica Italiana ha approvato un
insieme di misure legislative che vanno sotto il nome di "pacchetto
sicurezza".
Signor Presidente,
la invito e la prego con la dovuta deferenza a far si' che questa data non
rimanga ad oscurare la tradizione democratica del nostro paese, facendo
concorrenza per violenza e disumanita' alle nefande leggi razziali del 1938.
Non firmi.
Rimandi la legge alle Camere: gli elementi d'incostituzionalita' sono troppi
e troppo evidenti, e le danno il diritto e il dovere, quale custode della
Costituzione, di esercitare il suo mandato.
Nell'era della globalizzazione fare distinzione fra italiani e stranieri e'
frutto di piccineria ed egoismo, e questa legge che la dovrebbe
regolamentare e' immorale, incostituzionale e razzista.
Gli emigranti che sbarcano sulle nostre spiagge sono poveri in cerca di
condizioni di vita piu' umane. Ci siamo chiesti perche' sono poveri? Sono
poveri perche' li abbiamo sempre derubati e depredati e continuiamo a farlo.
Dovremmo ricordarci che quando giungono alle nostre spiagge vengono a
chiedere con dignita' quanto abbiamo loro sottratto da sempre con inganno,
violenze e guerre. Noi invece o li ributtiamo in mare, o per chi riesce a
sbarcare teniamo pronta a scattare l'accusa di reato penale di
clandestinita', con tutte le violenze, le prevaricazioni e la disumanita' di
cui e' infarcito.
Non rimane che sperare che i legislatori riacquistino il ben
dell'intelletto.
Con stima, rispetto e fiducia
prof. Osvaldo Ercoli
Viterbo

7. UNA SOLA UMANITA'. GIORGIO GIANNINI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio signor Presidente,
da studioso della Resistenza, della nonviolenza e dei diritti umani, mi
unisco ai molti che Le hanno richiesto di non promulgare il Disegno di legge
N. 733-B, approvato dal Senato della Repubblica il 2 luglio 2009, recante
"Disposizioni in materia di sicurezza pubblica", noto come "pacchetto
sicurezza".
Infatti, parte di queste norme sono ritenute da eminenti giuristi e
costituzionalisti non solo  ingiuste, ma anche anticostituzionali. Inoltre,
per alcuni aspetti sono  potenzialmente criminogene, per cui, anziche' piu'
sicurezza, produrrebbero piu' insicurezza.
Le chiedo pertanto, signor Presidente, con umilta' e con il massimo
rispetto, confidando nella Sua sensibilita' morale e civile e facendo
appello alla Sua autorevolezza politica e soprattutto al Suo ruolo di
Garante della Costituzione, di fare quanto e' nelle Sue possibilita' perche'
questa Legge venga modificata nelle sue parti piu' palesemente ingiuste e
anticostituzionali.
La ringrazio molto per quello che Lei potra' fare.
Con ossequio
prof. Giorgio Giannini
Roma

8. UNA SOLA UMANITA'. FULVIO CESARE MANARA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio signor Presidente,
come cittadino non posso tacere e, nella fiducia verso il dovere di prendere
la parola quando e' necessario, Le scrivo per sottoporLe il mio appello al
Suo ruolo di garante della Costituzione, e per chiederLe di non promulgare
il Disegno di legge N. 733-B, approvato dal Senato della Repubblica nella
seduta n. 232 del 2 luglio scorso, recante il titolo "Disposizioni in
materia di sicurezza pubblica".
Secondo quanto eminenti giuristi e costituzionalisti hanno gia' avuto modo
di argomentare, la norma che punisce come reato l'ingresso e il soggiorno
"irregolare" dello straniero nel territorio dello Stato e' una norma che
criminalizza mere condizioni personali e presenta chiari e svariati aspetti
di illegittimita' costituzionale.
Tali sanzioni penali, oltre che prive di fondamenti giustificativi, sono
altresi' irragionevoli sia nella forma che nella sostanza, e
controproducenti sul piano effettuale e dell'autentica legalita'. A
proposito della condizione di irregolarita', si e' gia' pronunciata anche la
Corte costituzionale (sent. 78 del 2007), escludendo che la condizione di
mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica della sua pericolosita'
sociale.
Ma, oltre a queste considerazioni sul piano del diritto, non posso non
ricordare le parole di Lorenzo Milani e della Scuola di Barbiana, che, a
proposito della stessa questione della "innaturalita'" della condizione di
straniero, scrissero: "Se voi avete il diritto di dividere il mondo in
italiani e stranieri allora vi diro' che nel vostro senso io non ho Patria e
reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato,
privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri
i miei stranieri".
L'attuale congiuntura planetaria ci dovrebbe spingere a mettere piu'
decisamente in discussione la legittimita' delle nostre frontiere, e di
un'idea di Patria che escluda e marginalizzi. Non solo: sono convinto che
questa congiuntura di crisi possa essere occasione per ripensare i modelli e
paradigmi stessi dell'economia, per ripensare drasticamente la nostra
"cooperazione internazionale" e per mettere in discussione anche i nostri
privilegi e la nostra ingiusta ricchezza.
E' paradossale che possiamo ritenere ingenuamente (ed erroneamente) che il
principio di giustizia possa oggi esprimersi nel difendere privilegi e
ricchezza, nel respingere indiscriminatamente i migranti, nel coltivare
un'idea della sicurezza centrata sull'egoismo e la chiusura. D'altra parte,
mentre nel nostro paese vengono partoriti disegni di legge di questo
registro e tono, sul piano delle grandi organizzazioni internazionali (cui
dovremmo peraltro ispirarci) gli studi sono orientati chiaramente nel
considerare la possibilita' di riconoscere le migrazioni "senza frontiere",
sostenendo la libera circolazione delle persone. A proposito del principio
di giustizia, a mio parere occorre riconoscere piuttosto, seguendo Simone
Weil, che il principio di giustizia piu' elevato si sostanzia nel sentire
l'urlo silenzioso di chi chiede "Perche' mi fai male?". E nell'operare
perche' la distruttivita' e la violenza, in ogni sua forma, venga ridotta.
Come ricercatore e docente universitario, e come semplice cittadino, Le
dichiaro fin d'ora e in ogni caso che se, per me personalmente, in qualche
modo, dovesse verificarsi l'esigenza di ottemperare al dettato di questo
iniquo decreto, la mia intenzione e' quella di disobbedire e di boicottarlo.
Spero piuttosto nella Sua saggezza costituzionale e nella Sua sensibilita'
etica.
Con viva cordialita',
Fulvio Cesare Manara
Albino (Bergamo)

9. UNA SOLA UMANITA'. ANGELA E BEPPE MARASSO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Presidente,
Le chiediamo, nel rispetto delle sue prerogative, di non ratificare con la
Sua firma le misure incivili contenute nel decreto sulla sicurezza.
Non firmi!
Angela e Giuseppe Marasso

10. UNA SOLA UMANITA'. RAFFAELLA MENDOLIA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio Presidente Napolitano,
mi rivolgo a Lei, con assoluta fiducia nel Suo ruolo di Garante della
Costituzione e Rappresentante dello Stato, affinche' intervenga urgentemente
per bloccare e rinviare alle Camere il Disegno di legge n. 733-B, approvato
dal Senato della Repubblica in data 2 luglio 2009 recante "Disposizioni in
materia di sicurezza pubblica".
Sono fermamente convinta che solo il Suo intervento, motivato da un giudizio
di valore prima che politico, possa ancora darci una speranza per arrestare
una legge che attenta non solo alla nostra Costituzione ma anche ai valori
fondamentali di uguaglianza e solidarieta' che dovrebbero essere sempre alla
base di una societa' civile.
Con il mio appello intendo dar voce a tutti i cittadini che come me si
sentono allarmati e intendono adoperarsi a favore di chi, migrante sul
nostro territorio, ma non criminale, paghera' ingiustamente le conseguenze
di questo disegno di legge, se si arrivera' all'approvazione. Parlo del
proliferante sospetto, della discriminazione, della repulsione verso
l'altro, che dovranno subire coloro che da tempo fanno parte della nostra
comunita', e che finiranno con lo spingere nell'ombra chi poteva fino ad
oggi aspirare ad una mano tesa, che fosse assistenza medica di base,
informazione, o un semplice parola di conforto. Questo e' il pensiero che ho
potuto riscontrare tra operatori e volontari che dedicano la loro vita al
servizio proprio dei migranti e che quindi colgono gia' il cambiamento in
atto.
Di fronte a cio' che sta accadendo non puo' che crescere tra noi cittadini
la sfiducia nel futuro e la percezione di una regressione inarrestabile nel
campo dei diritti umani.
So che gia' molti cittadini hanno espresso il loro pensiero richiedendole il
rinvio alle Camere del disegno di legge e io a loro mi unisco, diffondendo
ad altri il presente messaggio ed esortandoli a comunicarle il loro stesso
dissenso.
Auspicando che le nostre voci non rimangano inascoltate.
La ringrazio per l'attenzione,
Raffaella Mendolia
Movimento Nonviolento

11. UNA SOLA UMANITA'. ROSANGELA PESENTI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Egregio Signor Presidente,
molti, donne e uomini di valore Le hanno scritto in merito alla legge
liberticida definita, attraverso la manipolazione della realta' "sulla
sicurezza".
Sono piu' giovane di Lei, ma appartengo, come Lei, all'eta' della
responsabilita' e m'interrogo sui passi apparentemente innocenti che ci
hanno portato alla situazione attuale.
Lei ha avuto la possibilita' di fare passi che non sono in mio potere, ma si
tratta di una possibilita' che le e' stata offerta dall'insieme delle
procedure democratiche di questo paese quindi anche dal mio piccolo operato.
Molti al presente hanno perso la consapevolezza della successione dei passi
che ci hanno portato nella condizione attuale. Ora l'unico passo possibile
spetta a Lei, non farlo costringera' pero' tutti noi ad essere meno
cittadini e piu' sudditi. Al baratro si puo' arrivare piano piano, ma e'
l'ultimo passo che ci fa precipitare.
Rosangela Pesenti

12. UNA SOLA UMANITA'. UNA PREGHIERA AD ALCUNE PERSONE AMICHE

Carissime e carissimi,
stiamo sollecitando persone e movimenti a scrivere al Presidente della
Repubblica affinche' non ratifichi le misure razziste, criminogene ed
incostituzionali contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato
dal Senato in seconda lettura il 2 luglio 2009, ovvero rinvii alle Camere
quel provvedimento chiedendone la modifica nelle parti palesemente
incompatibili con la Costituzione e le norme del diritto internazionale
recepite nell'ordinamento della Repubblica Italiana.
Vorremmo pregarvi:
a) di scrivere anche voi al Presidente della Repubblica in tal senso, e di
rendere pubblica tale iniziativa comunicandola a mezzi d'informazione ed
interlocutori vari;
b) di esortare altre persone a farlo, rendendo anch'esse pubblica la loro
iniziativa;
c) di inviarci un vostro intervento da pubblicare sul nostro notiziario
telematico quotidiano.
La tempestivita' e' decisiva, ed altrettanto decisiva e' la vastita' della
mobilitazione: sussistono i termini giuridici perche' il Presidente della
Repubblica possa rinviare alle Camere quell'atto, ma e' evidente che sara'
confortato in tale decisione dal visibile pronunciarsi di una vasta parte
del popolo italiano in difesa del diritto, della civilta', dell'umanita'.
Facciamo quanto e' in nostro potere perche' questo accada.
Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e':
Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax:
0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e':
presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web:
https://servizi.quirinale.it/webmail/
Un cordiale saluto,
il Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Viterbo, 7 luglio 2009

13. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL
COLPO DI STATO RAZZISTA

Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la
complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere
respinto.
E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare
l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con
la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e
criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento
giuridico della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello
affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i
fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che
viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 2 luglio 2009

14. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE
LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una
straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento
italiano al fascismo.
Non sempre sono state pero' conosciute in tempo.
In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni
aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un
dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni
passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si
riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far
arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al
Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme
discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si
vedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli
ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta
centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti
previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di
un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza
vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene
sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita'
umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in
condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro
stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una
maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari"
diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri
e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi
razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei
loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro
bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste
misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse
una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune
umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori
regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi
internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si
basa la stessa costruzione politica europea.
E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che
viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la
propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame,
Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

15. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI
DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI

Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie
innovazioni che suscitano rilievi critici.
In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della
discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e
il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma
che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso
simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e
presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.
La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua
sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella
dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta
irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema
ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,
nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri
strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato
sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del
migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti
gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia
sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la
criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si
rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non
rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,
ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di
migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato
discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di
eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali.
L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme
di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di
ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio'
alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione
della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali
criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e
magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da
un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di
giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema
complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza.
Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia
dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa
coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati"
(Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il
legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi
fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di
discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di
razionalita' finalistica.
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu'
avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si
puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o
anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare
le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole
con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di
"mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)
offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella
dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria
complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla
Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009
Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano
Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,
Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio
Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,
Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo
Zagrebelsky

16. MEMORIA. ANTONIO POLITO RICORDA RALF DAHRENDORF
[Dal quotidiano "Il Riformista" del 19 giugno 2009 col titolo "Ralf
Dahrendorf, Berlusconi e la post-democrazia"]

Ralf Dahrendorf mi manchera' perche' era un amico e perche' era un liberale.
Uno dei pochi liberali sopravvissuti al Novecento, secolo dei partiti di
massa, di destra e di sinistra, per natura piu' attenti al consenso che alla
rule of law. Il punto intorno al quale e' sempre ruotata la sua riflessione
intellettuale era appunto questo: come combinare modernita' e democrazia,
come secolarizzare la democrazia. Come quadrare il cerchio, dal titolo del
suo piu' fortunato libro.
Dahrendorf seguiva da vicino il caso italiano. E non solo perche' e' stato
per dieci anni a capo del gruppo di lavoro italo-britannico divenuto noto
con il nome di Pontignano Conference. Nell'ascesa del berlusconismo, e nelle
trasformazioni profonde indotte dalla Seconda Repubblica, lui non vedeva
infatti - come spesso capita a noi - l'anomalia italiana, ma piuttosto il
tratto comune di una torsione planetaria. Non solo nelle nuove democrazie
dell'Est liberato dal comunismo e nei nuovi capitalismi asiatici, ma anche
nella vecchia Europa, la democrazia parlamentare di origine ottocentesca sta
degenerando in una forma di regime inedita, che non puo' definirsi
antidemocratica, ma che certo e' post-democratica.
Proprio "Post-democrazia" doveva intitolarsi il libro-intervista che facemmo
insieme per Laterza alla fine del 2000. Ma mentre ne discutevamo, usci' un
saggio di Colin Crouch con quello steso titolo, e allora virammo per una
formula piu' ellittica: "Dopo la democrazia".
Le vicende italiane di questi giorni, la evidente crisi democratica che si
e' aperta seguendo vie misteriose e infinite come sono quelle della
Provvidenza, lo avrebbero confermato nella sua analisi. Che, piu' o meno,
era questa. La democrazia si e' svuotata di demos, cioe' di popolo.
Il pericolo non e' il regime, o il fascismo, perche' quelle forme di governo
erano dense di demos, irreggimentato e messo in marcia, mentre queste
attuali sono vuote, sono "democrazie senza democratici", e si basano
sull'indifferenza e sull'acquiescenza dei cittadini. I capi assoluti che ne
emergono - da questo punto di vista per Dahrendorf Tony Blair non era molto
dissimile da Berlusconi nella sua ricerca di un rapporto diretto e non
mediato col demos - sono dunque il frutto prima ancora che la causa della
deriva post-democratica. La quale scaturisce da tre grandi novita' della
modernita'.
La prima e' la perdita di potere effettivo degli Stati-nazione, culle della
democrazia, erose verso l'alto dalle istituzioni internazionali e verso il
basso dal decentramento e la devolution. La seconda e' la crescita di ruolo
di intermediari "non responsabili", che cioe' non rispondono al popolo
sovrano ma pur tuttavia dominano la vita pubblica: come i media, le
rilevazioni demoscopiche, gli apparati di partiti completamente svuotati di
partecipazione democratica, divenute dunque vere e proprie nuove oligarchie.
La terza e' la continua concentrazione della ricchezza privata e la
crescente indistinzione tra interessi pubblici e privati, cui il pubblico si
e' ormai assuefatto.
In queste condizioni, la democrazia diventa post-democrazia. E' chiaramente
quello che e' successo in Italia, ma non solo. II presidenzialismo alla
Sarkozy e' certamente extracostituzionale, e il contraltare e' un parlamento
ridotto a burla. Il premierato alla Berlusconi e' certamente
extracostituzionale, e il parlamento italiano - ridotto a bivacco di
nominati - ormai approva soltanto decreti legge del governo.
Da questo punto di vista, se ne dovrebbe dedurre - e personalmente io lo
temo - che da una crisi politica grave, anche se non seria, come quella che
si sta dipanando davanti ai nostri occhi, la post-democrazia italiana puo'
uscirne ancora piu' post. Una fuoriuscita - si sarebbe detto un giorno - da
destra piuttosto che da sinistra. Non so se Gianfranco Fini, evocando il
clima da "Deserto dei tartari" in cui viviamo quest'altro crepuscolo della
Repubblica, voglia riferirsi a questo. So pero' che la metafora calza.
Magari i Tartari che corrodono la democrazia sono gia' entrati nella nostra
Fortezza Bastiani e non ce ne siamo neanche accorti. Di certo non abbiamo
un'idea alternativa, pronta e disponibile, per un reimpianto della
democrazia nelle mutate condizioni della societa' di massa (ed e' questa la
colpa maggiore dell'opposizione). Come la crisi traumatica della Prima
Repubblica ci porto' da Craxi a Berlusconi, la crisi della Seconda ci
potrebbe portare da Berlusconi a qualcosa di anche piu' autocratico e meno
democratico di lui. Lord Dahrendorf era piu' ottimista di me su questo
punto. Vorrei chiedergli la sua opinione. Ma non c'e' piu'.

17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

18. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 877 del 10 luglio 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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