Coi piedi per terra. 212



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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 212 dell'8 luglio 2009

In questo numero:
1. Mao Valpiana: Al Presidente della Repubblica
2. Amnesty International: Compromessi i diritti umani dei migranti
3. Luciano Benini: Al Presidente della Repubblica
4. Michele Boato: Al Presidente della Repubblica
5. Chiara Casella: Un essere umano
6. Giuseppe Castronovo: Contro il colpo di stato razzista
7. Paolo Cento: Un volto razzista e disumano
8. Claudia Cernigoi: Resistendo
9. Giulietto Chiesa: Al Presidente della Repubblica
10. Giancarla Codrignani: Al Presidente della Repubblica
11. Giuliano Cora': Al Presidente della Repubblica
12. Tonio Dell'Olio: Tradita l'umanita'
13. Istituto di Cultura Sinta: Al Presidente della Repubblica
14. Giorgio Nebbia: Al Presidente della Repubblica
15. Luigi Piccioni: Al Presidente della Repubblica
16. Alessandro Pizzi: Al Presidente della Repubblica
17. Edi Rabini: Al Presidente della Repubblica
18. Una preghiera ad alcune persone amiche
19. Appello al Presidente della Repubblica contro il colpo di stato razzista
20. Appello degli intellettuali contro il ritorno delle leggi razziali in
Italia
21. Appello dei giuristi contro l'introduzione dei reati di ingresso e
soggiorno illegale dei migranti
22. Una lettera aperta ai consiglieri regionali del Lazio contro il
mega-aeroporto
23. Per contattare il comitato che si oppone al mega-aeroporto di Viterbo e
s'impegna per la riduzione del trasporto aereo

1. UNA SOLA UMANITA'. MAO VALPIANA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Presidente Napolitano,
sono un cittadino italiano, giornalista, segretario del Movimento
Nonviolento (la storica associazione fondata nel 1961 da Aldo Capitini,
filosofo "persuaso" della nonviolenza).
Le scrivo a proposito del cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato dal
Senato lo scorso 2 luglio. Gia' molte voci autorevoli si sono levate per
chiederLe di non ratificare tale normativa. Desidero aggiungere anche quella
del Movimento Nonviolento. Dice Capitini che la nonviolenza e' "apertura
all'esistenza, alla liberta', allo sviluppo del vivente". In questa
definizione c'e' il rifiuto della violenza diretta, quella che attenta
addirittura all'esistenza dell'altro, e in ogni caso ne nega la liberta' e
condiziona lo sviluppo. Le norme contenute nel "pacchetto sicurezza"
attentano all'esistenza, alla liberta', allo sviluppo di tutte quelle
persone che da altri paesi impoveriti cercano ospitalita' nel nostro paese e
che invece ora rischiano di trovarsi in una condizione di clandestinita'.
Ma senza scomodare la nonviolenza, a noi pare che alcune parti del
"pacchetto sicurezza" siano in palese contrasto con l'articolo 10 della
Costituzione italiana e con la Convenzione di Ginevra del 1951 recepita dal
nostro ordinamento.
Pur nel pieno rispetto della Sua autonomia, Signor Presidente, Le vogliamo
far conoscere il nostro ponderato parere. Le chiediamo, pertanto di rinviare
alle Camere il provvedimento chiedendone la modifica. La civilta' giuridica
del nostro paese non puo' essere calpestata da una pseudocultura razzista
che con preoccupazione vediamo emergere ed imporsi nel paese.
"Non vogliano un'Italia multietnica" (presidente del consiglio, Berlusconi);
con i clandestini "bisogna essere cattivi" (ministro dell'interno, Maroni);
sulla metropolitana di Milano "posti riservati ai milanesi ed alle persone
perbene" (deputato al parlamento, Salvini), perche' "Milano sembra una
citta' africana" (ancora Berlusconi): sono solo alcune delle formule
utilizzate dai vertici del potere italiano, in queste ultime settimane, per
delineare la costituzione materiale razzista del nostro paese - antitetica a
quella in vigore - incontrando il favore di una parte consistente della
"gente".
Ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente, nel Suo ruolo di custode ed
autentico interprete della Costituzione scritta e in vigore: tutti noi,
cittadini italiani, sigoli o associati, siamo tenuti a difenderla quando,
come in questo caso, essa sia minacciata da norme eversive e
anticostituzionali.
Ci affidiamo a Lei, signor Presidente Napolitano, certi di trovare attento
ascolto.
Cordiali saluti,
Mao Valpiana
Verona

2. UNA SOLA UMANITA'. AMNESTY INTERNATIONAL: COMPROMESSI I DIRITTI UMANI DEI
MIGRANTI
[Dal sito di Amnesty International (www.amnesty.it) riprendiamo il seguente
comunicato del 2 luglio 2009]

Il Senato ha approvato oggi l'ultima consistente parte delle riforme
legislative del "pacchetto sicurezza", pianificate dal governo nel maggio
2008, durante il primo consiglio dei Ministri tenutosi dopo l'insediamento.
Sin da quel momento, la sezione italiana di Amnesty International ha
dichiarato la propria preoccupazione per l'impatto di tali proposte e
dell'approccio che le ha accompagnate sui diritti umani di migranti e
richiedenti asilo.
Prevedere la natura penale dell'ingresso e della residenza irregolare in
Italia rende obbligatoria la denuncia del migrante che si trovi in tale
situazione da parte di ogni pubblico ufficiale o incaricato di pubblico
servizio che ne venga a conoscenza.
L'organizzazione per i diritti umani torna oggi a sottolineare che i
migranti, per timore di essere denunciati con conseguenze di rilievo penale,
saranno percio' indotti a sottrarsi al contatto con tutti gli uffici
pubblici, in qualunque ambito, piombando cosi' in un'allarmante situazione
di mancato accesso ai servizi e di compromissione dei loro diritti umani.
Questo stato di cose potra' colpire i migranti irregolari e i loro
familiari - siano essi migranti regolari o irregolari, o cittadini
italiani - in diversi campi, tra cui l'accesso alle cure mediche e
all'istruzione, la possibilita' di registrare i bambini e le bambine alla
nascita, di contrarre matrimonio, di denunciare alla polizia i reati subiti.
A queste norme, osserva con preoccupazione la sezione italiana di Amnesty
International, si affiancano quelle che prolungano sino a sei mesi i tempi
massimi di detenzione dei migranti nei Centri di identificazione ed
espulsione, le quali confermano l'utilizzo della detenzione dei migranti
come unica risposta e non come ultima risorsa, senza alcuna previsione di
misure alternative, come invece richiesto dagli standard internazionali sui
diritti umani.
Roma, 2 luglio 2009
*
Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty
International Italia, ufficio stampa: tel. 064490224, cell. 3486974361,
e-mail: press at amnesty.it

3. UNA SOLA UMANITA'. LUCIANO BENINI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Signor Presidente,
non firmi la legge sul pacchetto "sicurezza" che introduce il reato di
clandestinita' nel nostro paese. Non sarebbe degno della nostra storia di
migranti, della nostra civilta' giuridica, della nostra storia di paese
cristiano.
Lei sa bene, signor Presidente, che senza le materie prime e le fonti
energetiche che ogni giorno provengono dagli stessi paesi dei migranti, il
nostro sistema economico sarebbe in poche settimane al collasso. E sa bene
che quelle materie prime, quelle fonti energetiche, sono "depredate" a quei
paesi. Dunque materie prime e fonti energetiche possono entrare, e le
persone umane no?
Lei sa bene, signor Presidente, che le nostre politiche economiche,
commerciali, finanziarie, sono alla base delle miserevoli condizioni di
tantissimi paesi da cui provengono i migranti. Vengono da noi perche' gli
abbiamo preso tutto. Vengono da noi a cercare dignita', lavoro, possibilita'
di futuro per i propri figli.
Non firmi, signor Presidente, il decreto dell'infamia.
Il mio parroco ha detto che e' giusto che le forze dell'ordine applichino la
legge, ma lui continuera' ad applicare il Vangelo: "Ero forestiero e mi
avete accolto ...".
Anch'io, signor Presidente, continuero' ad applicare il Vangelo. Ma vorrei
anche rispettare la legge. Per questo, signor Presidente, non firmi quella
legge.
Luciano Benini

4. UNA SOLA UMANITA'. MICHELE BOATO: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Presidente della Repubblica,
le scrivo per segnalarLe, come supremo garante della Costituzione, che il
governo, col pretesto della sicurezza, ha di fatto imposto al Parlamento
l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali non
si vedevano dai tempi delle leggi razziali.
Ora al posto degli ebrei ci sono gli immigrati irregolari, centinaia di
migliaia di persone, ma rimane il divieto di matrimoni misti, con cui si
impedisce l'esercizio del diritto fondamentale di contrarre matrimonio senza
vincoli di etnia o di religione.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' umana e' stato introdotto il
divieto per le donne straniere "irregolari" di riconoscere i figli, che
diverrebbero figli di nessuno, sottratti alle madri e messi nelle mani dello
Stato: neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto.
Non mi rivolgerei a Lei, se la gravita' di queste misure non fosse tale da
superare ogni confine nazionale e non richiedesse una reazione responsabile
di tutte le persone che credono a una comune umanita', in primis il
Presidente della nostra Repubblica.
Non posso accettare che l'Italia regredisca a livelli primitivi di
convivenza, contraddicendo i principi di civilta' giuridica su cui si basano
la la nostra Costituzione, le leggi internazionali e l'Unione Europea.
Caro Presidente, confido in Lei, Rinvii alle Camera queste oscenita'.
Michele Boato,
gia' deputato alla Camera e consigliere regionale del Veneto
Venezia, 7 luglio 2009

5. UNA SOLA UMANITA'. CHIARA CASELLA: UN ESSERE UMANO

Sono nata a Milano, cinquant'anni fa. Non so perche' proprio in Italia, ma
poteva essere in Togo, in Uruguay, ovunque. Ho avuto due genitori che mi
hanno amorevolmente accudita, educata, istruita, abbracciata d'amore. Ho
avuto la possibilita' di giocare, essere curata, mangiare e bere ogni volta
che mi veniva in mente, studiare, viaggiare, conoscere, discutere,
protestare, esprimere le mie opinioni.
Ma se "il caso" avesse voluto diversamente io non sarei qui ora a scrivere
queste righe. A gridare silenziosamente la vergogna che provo ogni giorno
che passa.
Vergogna, si', perche' il paese cui e' certificata la mia cittadinanza, ogni
giorno opera contro la giustizia, contro gli esseri umani "diversi" da me.
Ma in cui io non trovo nulla di diverso da me, se non, appunto, nel "caso".
Il diritto per sua natura dovrebbe essere giusto. Ma se il diritto, le leggi
non servono a garantire un minimo di giustizia, di equita', non sono uguali
per tutte/i, io non posso piu' riconoscerlo come tale.
Siamo responsabili, tutte e tutti, delle nostre azioni. Ma non possiamo
essere giudicati per il nostro "essere", solo per il nostro agire. Se non ho
commesso alcun danno verso altri, in nome di cosa dovrei essere condannata e
discriminata?
No, questo non mi appartiene. Delle mie azioni rispondo io in prima persona.
E quindi, ogni qualvolta si rendera' necessario, disobbediro' a leggi
ingiuste e contro gli esseri umani. Essere umani: questo e' quello che ci
accomuna tutte/i, e questo voglio restare: un essere umano.

6. UNA SOLA UMANITA'. GIUSEPPE CASTRONOVO: CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA

Desidero comunicare la mia adesione all'appello al Presidente della
Repubblica contro il colpo di stato razzista.
Beppe Castronovo,
presidente del Consiglio comunale di Torino

7. UNA SOLA UMANITA'. PAOLO CENTO: UN VOLTO RAZZISTA E DISUMANO

Con la legge sulla "sicurezza" l'Italia mostra un volto razzista e disumano.
Per questo ci vuole una campagna di disobbedienza civile.
Paolo Cento

8. UNA SOLA UMANITA'. CLAUDIA CERNIGOI: RESISTENDO

Ho inviato al Presidente della Repubblica la mia (e della redazione)
richiesta di non ratificare il decreto sicurezza.
Resistendo saluto.
Claudia Cernigoi e la redazione della "Nuova Alabarda"
Trieste

9. UNA SOLA UMANITA'. GIULIETTO CHIESA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Presidente,
il "pacchetto sicurezza" approvato dal Senato di questa ormai triste
Repubblica e' un'offesa alla Costituzione. Non lo firmi, quando arrivera'
nelle sue mani, per il suo onore e per quello del nostro paese.
Le sue prerogative le consentono, e le impongono, di non permettere questo
ulteriore insulto alla democrazia.
Giulietto Chiesa,
fino al 13 luglio 2007 parlamentare europeo.

10. UNA SOLA UMANITA'. GIANCARLA CODRIGNANI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro Presidente,
non avrei voluto scriverti questa lettera e tanto meno permettermi di
interferire con la tua alta responsabilita'. Ma proprio perche' in questo
momento mi sembra necessario che si valorizzi anche la responsabilita'
civica di ciascuno di noi in quanto cittadino, credo di dovermi rivolgere a
te per pregarti di non firmare le norme in materia di immigrazione approvate
in questi giorni.
Davvero, non avrei mai pensato che dal nostro Parlamento uscisse un'offesa
cosi' grande ai diritti di liberta'. Anche gli antichi, in diverso contesto,
onoravano lo ius migrandi che nei nostri tempi ha avuto collocazione sia
nell'art.13 della Dichiarazione universale dei diritti umani, sia nell'art.
35 della Costituzione italiana. Soprattutto, mi mortifica riandare ai
milioni di italiani che dalla fine del XIX secolo fino al secondo dopoguerra
sono emigrati nelle piu' diverse parti del mondo, soffrendo le stesse pene a
cui oggi questa legge condanna altri uomini e donne che, come i nostri
migranti, cercano di sfuggire alla miseria e all'oppressione. Con le nuove
norme neppure i rifugiati avranno garanzia di tutela, contro il dettato
dell'art. 10 della Costituzione che impone l'accoglimento di quanti non
godano nel loro paese i diritti di liberta', addirittura, secondo gli atti
della Costituente, senza reciprocita'. Non a caso, perche' tutti i partiti
che avevano redatto la Carta del '48 avevano avuto esuli dalle persecuzioni
fasciste.
Il nostro paese non puo' accettare che sia reato non la condotta, ma
l'identita' di una persona, ne' che si violi l'uguaglianza discriminando gli
esseri umani sulla base di criteri nazionalisti e razzisti, ne' che si
verifichino respingimenti in forma crudele e illegale dal territorio
nazionale (intendendo come tale anche la nave italiana che abbia raccolto i
profughi).
Non vorrei mai avere sentito un ministro della Repubblica dire che dobbiamo
essere "cattivi". Ma vorrei anche che non solo i cittadini informati, ma
anche quanti restano ancora ignari della sostanza dei problemi non
corressero il rischio di venire sospinti da false paure verso sponde
razziste. E come donna non vorrei mai che qualche bambino imparasse a non
ritenere cittadino come lui un bimbo nato da una mamma come la sua, ma
clandestina.
Caro presidente Napolitano,
abbiamo entrambi conosciuto l'esperienza del lavoro parlamentare in anni non
lontani, che hanno conosciuto anche eventi tragici, ma che mantenevano il
massimo rispetto delle garanzie istituzionali e che avevano rafforzato la
democrazia italiana nel contesto internazionale. Ti prego: aiuta il paese a
mantenere quella dignita'.
Giancarla Codrignani,
ex-parlamentare

11. UNA SOLA UMANITA'. GIULIANO CORA': AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Caro signor Presidente,
da molti anni ricevo con una certa regolarita' le visite di A. A., un
giovane africano (ha poco piu' di quarant'anni, e a me che ne ho quasi
sessanta sembra proprio un ragazzo), che lavora nella mia zona come corriere
per uno spedizioniere, e che dunque si trova a consegnarmi tutti i pacchi
che spesso ricevo. Dopo il primo timido "Lei" dei primi incontri, da tempo
eravamo passati al "tu". Gliel'avevo chiesto io, spinto dalla simpatia
naturale e dalla gentilezza di quella persona, curioso della sua vita, e di
come si potesse andare tanto lontano dalla propria terra per un lavoro.
Chiacchiera dopo chiacchiera, un po' ci siamo conosciuti, in questi anni,
qualcosa ci siamo raccontati, un giorno perfino ci siamo trovati seduti
nella stessa sala d'aspetto dell'Ospedale (lui e' diabetico), dove avevo
accompagnato mia madre.
Oggi ha suonato alla porta all'una. Mia moglie aveva appena messo in tavola
il pranzo, e la casa era tutta un profumo di cose buone. E' stato naturale
dirgli: "Se non sei troppo di corsa, fermati a mangiare". "Si' - mi ha
risposto -, aspetta che vado a chiamare il bambino". Sul momento non ho
capito cosa intendesse, ma subito e' rispuntato da dietro l'angolo col
figlioletto di sei anni, che oggi l'aveva accompagnato al lavoro. Ci siamo
seduti a mangiare, e subito ci ha confortato la constatazione che almeno i
bambini, bianchi, neri o gialli che siano, sono davvero tutti uguali: "La
scuola fa schifo!" ha sentenziato il piccolo B., rituffandosi subito nella
pastasciutta che ci aveva chiesto (casualmente, proprio oggi mia moglie
aveva messo in tavola del cous-cous, ma B. ha detto che non gli piace).
Abbiamo cominciato a mangiare, mentre A. A. ci raccontava della sua infanzia
al villaggio, di come "la' non si compra niente: ti serve la carne e vai a
caccia, la verdura la raccogli, e non si butta via niente, si cerca di far
durare la roba il piu' possibile", della sua prima migrazione nella
capitale, un lavoro in fabbrica, la fabbrica che chiude, il grande salto
verso l'Europa. "Eppure non e' stato negativo: si imparano tante cose". Ci
ha raccontato delle guerre del suo continente, della corruzione endemica dei
politici, della miseria delle campagne: "Chi abita in citta' non puo'
rendersi conto". Ci ha raccontato della sua vita qui, del suo lavoro che
mantiene tutta la famiglia e paga perfino un mutuo per la casa, delle
difficolta' e degli alti costi per tornare molto raramente in patria, a
rivedere i parenti. "La crisi ha colpito anche noi: siamo ostaggi del
sistema" ci ha detto, con una sintesi che ci ha lasciato di sasso per la sua
essenzialita'. Ci siamo salutati dandoci appuntamento ad agosto, durante le
sue vacanze: B., per la prossima volta ci ha chiesto la pasta coi
gamberetti, noi vorremmo assaggiare la polenta di miglio di sua moglie, col
sugo di pesce.
Tutta qua la mia giornata, signor Presidente, che altro vuole che le dica.
Mangiavo, parlavo, ascoltavo e pensavo. Pensavo che ieri un altro A. A. e'
stato inseguito e bastonato per le strade di Roma, al grido di: "Sporco
negro, tornatene a casa, noi stiamo facendo la volonta' del governo", e di
come poi il Sindaco di Roma abbia stigmatizzato l'episodio e si sia stupito
dell'ondata di xenofobia che sta spazzando la capitale. Mi son chiesto se ad
A. A. non sia mai capitato qualcosa di simile, suonando qualche campanello
per consegnare un pacco: una faccia nera fa sempre paura. Mi son chiesto
cosa prova al mattino, mandando a scuola i suoi figli, e se mai sono stati
insultati in questo senso dai compagni: io insegno alle elementari, e so che
succede.
Mi son guardato dentro, e attorno, e mi sono vergognato, signor Presidente.
Mi son vergognato di vivere in un Paese in cui nuove Leggi Razziali stanno
per trasformare in nemici, alieni e criminali non il mio amico A. A. -
immigrato da piu' di vent'anni, ormai sul punto di ottenere la
cittadinanza - ma tantissimi come lui. Mi sono vergognato di vivere in un
Paese che disprezza e vilipende proprio chi ci ha sostituito nei lavori che
noi non vogliamo piu' fare - siamo troppo "ricchi" per degnarci - e che se
non altro per quello dovremmo rispettare, se proprio vogliamo dimenticarci
dell'umanita'. Soprattutto, mi sono vergognato di vivere in un Paese che sta
per ufficializzare per legge lo sconcio del rifiuto dell'incontro con altre
culture, altre esperienze, altre sensibilita', altre vite. Un Paese che ha
dimenticato di esser nato dall'incrociarsi e sovrapporsi di innumerevoli
popoli, etnie, e culture, e che oggi s'inventa assurde e folli purezze
etniche, e criminogene identificiazioni tra stranieri e delinquenza.
Lei puo' fare qualcosa contro di cio', signor Presidente.
Puo' non ratificare le misure razziste ed anticostituzionali contenute nel
cosiddetto "pacchetto sicurezza", approvato dal Senato in seconda lettura il
2 luglio 2009; puo' rinviare alle Camere quel provvedimento, chiedendone la
modifica, perche' in gran parte palesemente incompatibile con la
Costituzione Italiana e con le norme del diritto internazionale recepite
nell'ordinamento della Repubblica Italiana.
Lei puo' farlo, Signor Presidente, perche' in Suo potere, ma soprattutto
perche' - moltissimi nel nostro Paese ne sono convinti - rappresentante di
quell'Italia ancora democratica e giusta, che ancora non si e' arresa alla
resistibile marea del razzismo, dell'intolleranza e della pura e semplice
cattiveria.
Ci confermi che e' cosi', signor Presidente.
Un cordiale e rispettoso saluto.
Giuliano Cora',
insegnante elementare, Barbarano (Vicenza)

12. UNA SOLA UMANITA'. TONIO DELL'OLIO: TRADITA L'UMANITA'
[Da Tonio Dell'Olio (per contatti: tondello6 at gmail.com) riceviamo e
diffondiamo]

Mai i diritti di un gruppo possono o devono essere branditi minacciosamente
come una clava contro i diritti di altri, ma il 2 luglio la violazione
dell'universalita' dei diritti umani si e' consacrata in legge.
Non s'era mai visto che in nome della presunta sicurezza di alcuni "si
gettassero a mare" il diritto d'asilo e il senso di umanita'.
In fondo al Mediterraneo giace inerte il buon senso che ha fatto ripetere a
intere generazioni che "dove mangiano quattro persone possono mangiare anche
cinque".
Ed era senso semplice di ospitalita'. Unita' di misura della convivenza.
Saggezza di chi sa che condividere il poco puo' rendere ricchi. Cifra di chi
e' consapevole che stiamo tutti sulla stessa barca. Contagio benefico di
gratuita' che si moltiplica in gratuita'.
Chi ha votato quella legge non riesce ne' a esprimere ne' a interpretare
questo sentimento antico, linfa che alimenta la coesione dei popoli e delle
comunita' e consente incontri tra le genti di altre terre e persino di altri
mari.
Chi ha votato al Senato di schedare i clochard, di respingere i poveri, di
denunciare gli stranieri ha tradito la sua stessa umanita'.
Qualcuno dice: "Siamo al capolinea". Fosse vero, dovremmo riprendere ora il
viaggio di ritorno.

13. UNA SOLA UMANITA'. ISTITUTO DI CULTURA SINTA: AL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
[Dall'Istituto di Cultura Sinta (per contatti: e-mail: ics at sucardrom.191.it,
sito: http://sucardrom.blogspot.com) riceviamo e diffondiamo]

Amnesty International invita il presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano a non controfirmare il ddl sicurezza appena approvato, che
secondo l'organizzazione "minaccia i diritti umani".
"Se entrera' in vigore, la legge rappresentera' una minaccia per i diritti
umani degli immigrati e dei richiedenti asilo e aumentera' la
discriminazione nei confronti dei Rom e dei Sinti", sottolinea in un
comunicato David Diaz-Jogeix, vicedirettore di Amnesty International per
l'Europa e l'Asia centrale.
L'organizzazione con sede a Londra invita il capo dello Stato a rinviare il
ddl, approvato giovedi' dal Senato, alle Camere. "Il presidente Napolitano
ha l'opportunita' di fermare questa legge che potrebbe violare i diritti
umani in Italia", spiega Diaz-Jogeix.
*
"U Velto", notiziario dell'Istituto di Cultura Sinta, invita tutti a
scrivere al Presidente della Repubblica il seguente messaggio:
Signor Presidente, nei giorni scorsi e' stato approvato dal Parlamento
italiano il ddl sicurezza. In questi giorni il dibattito e' molto aspro
perche' alcune norme contenute nel dispositivo legislativo discrimineranno i
cittadini italiani che appartengono alle minoranze sinte e rom perche'
abitano in beni mobili come roulotte, case mobili, carovane, e non solo
loro.
Inoltre, sempre nel dispositivo di legge sono presenti norme che minacciano
i diritti umani degli immigrati e dei richiedenti di asilo, come denunciato
da molte organizzazioni internazionali.
Per questa ragione Le chiediamo di non firmare il dispositivo di legge e di
conseguentemente chiedere al Parlamento un'ulteriore approfondimento per
modificare le norme contenute.
*
Il messaggio puo' essere inviato con
- una e-mail a questo indirizzo: https://servizi.quirinale.it/webmail/
- un fax a questo numero: 0646993125;
- una lettera a questo indirizzo: Presidente della Repubblica, Palazzo del
Quirinale, 00187 Roma.

14. UNA SOLA UMANITA'. GIORGIO NEBBIA: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Illustre signor Presidente,
nella mia qualita' di cittadino italiano e di ex-parlamentare (1983-1992)
della Sinistra Indipendente la prego di non firmare le norme del cosiddetto
"pacchetto sicurezza" che, oltre a contenere gravi violazioni di quella
Costituzione repubblicana di cui lei e' il massimo garante, offendono la
tradizione di civilta' e di ospitalita' dell'Italia e della grande
maggioranza dei suoi abitanti.
La ringrazio per l'attenzione e le invio molti rispettosi saluti.
Giorgio Nebbia

15. UNA SOLA UMANITA'. LUIGI PICCIONI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Gentile Presidente,
sta per arrivare alla Sua firma un provvedimento, il cosiddetto "decreto
sicurezza" che fa scivolare il nostro paese verso epoche buie e fuori dal
consorzio delle democrazie avanzate.
Il provvedimento, oltre ad essere in piu' punti incongruo e pericoloso, e'
foriero di gravi fratture sociali e di inaudite sofferenze non mancando
peraltro di diversi aspetti palesemente incostituzionali.
Confido nella Sua cultura e nella Sua sensibilita', oltre che nella Sua
capacita' di farsi corretto interprete del suo ruolo istituzionale,
affinche' dia il contributo che Le compete a fermare questo odioso atto di
barbarie.
Luigi Piccioni
docente universitario
Pisa

16. UNA SOLA UMANITA'. ALESSANDRO PIZZI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Signor Presidente della Repubblica,
come cittadino che ha avuto la fortuna di giurare sulla Costituzione, prima
da insegnante negli anni Settanta e poi da sindaco negli anni Novanta, Le
chiedo di non promulgare la legge conosciuta come "pacchetto sicurezza". Le
norme contenute in tale legge negano i diritti umani piu' elementari, sono
palesemente  al di fuori e contro la Costituzione.
In difesa dell'umanita' contro il razzismo e le leggi razziali sostengo ed
invito a sostenere l'appello del Centro per la pace di Viterbo, che riporto
di seguito:
"Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la
complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere
respinto.
E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare
l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con
la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e
criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento
giuridico della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello
affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i
fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che
viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana".
Distinti saluti
Soriano nel Cimino, 7 luglio 2009
Alessandro Pizzi

17. UNA SOLA UMANITA'. EDI RABINI: AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Bolzano, 7 luglio 2009
Caro Presidente,
in questi giorni, successivi all'approvazione del "pacchetto sicurezza", ho
potuto constatare di persona, per via di un giovane nipote che da due anni
vive con una immigrata peruviana che ora sembra decisa a rifugiarsi in
Spagna, quanto siano malvagi gli effetti di questa legge, sia se verra'
applicata - come annunciano minacciosi i leghisti e gli ex missini - sia che
rimanga come un manganello alzato, ad ammonire migliaia di lavoratrici e
lavoratori che qui sono venuti a cercare lavoro e futuro, carichi di
speranza.
Non deluda la nostra di speranza, signor Presidente, che l'Italia non
imbocchi irrimediabilmente, per puri calcoli propagandistici, la strada
dell'intolleranza.
Con stima.
Edi Rabini
Bolzano

18. UNA SOLA UMANITA'. UNA PREGHIERA AD ALCUNE PERSONE AMICHE

Carissime e carissimi,
stiamo sollecitando persone e movimenti a scrivere al Presidente della
Repubblica affinche' non ratifichi le misure razziste, criminogene ed
incostituzionali contenute nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" approvato
dal Senato in seconda lettura il 2 luglio 2009, ovvero rinvii alle Camere
quel provvedimento chiedendone la modifica nelle parti palesemente
incompatibili con la Costituzione e le norme del diritto internazionale
recepite nell'ordinamento della Repubblica Italiana.
Vorremmo pregarvi:
a) di scrivere anche voi al Presidente della Repubblica in tal senso, e di
rendere pubblica tale iniziativa comunicandola a mezzi d'informazione ed
interlocutori vari;
b) di esortare altre persone a farlo, rendendo anch'esse pubblica la loro
iniziativa;
c) di inviarci un vostro intervento da pubblicare sul nostro notiziario
telematico quotidiano.
La tempestivita' e' decisiva, ed altrettanto decisiva e' la vastita' della
mobilitazione: sussistono i termini giuridici perche' il Presidente della
Repubblica possa rinviare alle Camere quell'atto, ma e' evidente che sara'
confortato in tale decisione dal visibile pronunciarsi di una vasta parte
del popolo italiano in difesa del diritto, della civilta', dell'umanita'.
Facciamo quanto e' in nostro potere perche' questo accada.
Per scrivere al Presidente della Repubblica l'indirizzo postale e':
Presidente della Repubblica, piazza del Quirinale, 00187 Roma; il fax:
0646993125; l'indirizzo di posta elettronica e':
presidenza.repubblica at quirinale.it ; nel web:
https://servizi.quirinale.it/webmail/
Un cordiale saluto,
il Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Viterbo, 7 luglio 2009

19. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL
COLPO DI STATO RAZZISTA

Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la
complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere
respinto.
E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare
l'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con
la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e
criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento
giuridico della Repubblica.
Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello
affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i
fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, che
viola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
Viterbo, 2 luglio 2009

20. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE
LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, una
straordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimento
italiano al fascismo.
Non sempre sono state pero' conosciute in tempo.
In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuni
aspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un
dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione
pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni
passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non si
riuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di far
arretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero.
Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto al
Parlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme
discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non si
vedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gli
ebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta
centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti
previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti.
Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di
un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senza
vincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene
sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.
Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita'
umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, in
condizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro
stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una
maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari"
diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madri
e messi nelle mani dello Stato.
Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi
razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei
loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro
bambini da parte dello Stato.
Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste
misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesse
una reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comune
umanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori
regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi
internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si
basa la stessa costruzione politica europea.
E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada.
La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia che
viene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa.
A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la
propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame,
Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio

21. UNA SOLA UMANITA'. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI
DI INGRESSO E SOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI

Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varie
innovazioni che suscitano rilievi critici.
In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione della
discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e
il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma
che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso
simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e
presenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.
La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la sua
sfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quella
dell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assoluta
irragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extrema
ratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,
nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altri
strumenti idonei al raggiungimento dello scopo.
Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuato
sulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione del
migrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infatti
gia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia
sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' la
criminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge si
rivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo.
L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque non
rappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,
ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione di
migrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato
discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio di
eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia
penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali.
L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnorme
di ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia di
ulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio'
alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione
della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali
criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale e
magistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da
un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore di
giurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema
complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza.
Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia
dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa
coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati"
(Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti il
legislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi
fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera di
discrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni di
razionalita' finalistica.
"Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu'
avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non si
puo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, o
anche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerare
le persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole
con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di
"mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)
offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella
dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria
complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla
Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009
Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano
Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,
Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, Valerio
Onida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,
Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo
Zagrebelsky

22. DOCUMENTI. UNA LETTERA APERTA AI CONSIGLIERI REGIONALI DEL LAZIO CONTRO
IL MEGA-AEROPORTO

Oggetto: appello affinche' il Consiglio regionale del Lazio revochi
l'insensato sostegno alla criminale devastazione dell'area archeologica e
termale del Bulicame a Viterbo, e si esprima quindi contro la realizzazione
del nocivo, distruttivo ed illegale mega-aeroporto.
Onorevoli consiglieri regionali,
ci permettiamo di inviarvi il seguente appello.
L'area archeologica e termale del Bulicame a Viterbo, un'area di preziose
emergenze e memorie storiche e culturali, e di altrettanto preziosi beni
naturalistici e risorse terapeutiche, e' minacciata di distruzione dalla
volonta' di una lobby speculativa di realizzarvi un mega-aeroporto.
La realizzazione del mega-aeroporto avrebbe come immediate conseguenze:
a) lo scempio dell'area del Bulicame e dei beni ambientali e culturali che
vi si trovano;
b) la devastazione dell'agricoltura della zona circostante;
c) l'impedimento alla valorizzazione terapeutica e sociale delle risorse
termali;
d) un pesantissimo inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico che
sara' di grave nocumento per la salute e la qualita' della vita della
popolazione locale (l'area e' peraltro nei pressi di popolosi quartieri
della citta');
e) il collasso della rete infrastrutturale dell'Alto Lazio, territorio gia'
gravato da pesanti servitu';
f) uno sperpero colossale di soldi pubblici;
g) una flagrante violazione di leggi italiane ed europee e dei vincoli di
salvaguardia presenti nel territorio.
Riteniamo opportuno, anzi: necessario ed urgente, che la Regione Lazio, dopo
aver assunto all'inizio del 2008 una posizione scandalosamente errata,
insipiente, irresponsabile ed insensata, alla luce di cio' che e' ormai
accertato, ovvero l'assoluta illegalita' e l'evidente irrealizzabilita' di
un mega-aeroporto nocivo e distruttivo nell'area archeologica e termale del
Bulicame a Viterbo, rivedesse quella sua posizione (ripetiamo:
scandalosamente errata, insipiente, irresponsabile ed insensata), ed
assumesse una nuova posizione in materia, finalmente ragionevole e
rispettosa delle leggi.
Persistere nel sostenere un'opera illegale e' evidentemente un atto di
complicita' con l'illegalita', ed e' condotta inammissibile soprattutto da
parte di chi e' investito di pubbliche responsabilita'.
Distinti saluti,
Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Viterbo, 6 luglio 2009

23. RIFERIMENTI. PER CONTATTARE IL COMITATO CHE SI OPPONE AL MEGA-AEROPORTO
DI VITERBO E S'IMPEGNA PER LA RIDUZIONE DEL TRASPORTO AEREO

Per informazioni e contatti: Comitato che si oppone al mega-aeroporto di
Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo, in difesa della
salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti di tutti: e-mail:
info at coipiediperterra.org , sito: www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it
Per ricevere questo notiziario: nbawac at tin.it

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COI PIEDI PER TERRA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 212 dell'8 luglio 2009

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