Minime. 864



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 864 del 27 giugno 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Nostra maestra Aung San Suu Kyi
2. Magistrati e giuristi attestano che il "ddl sicurezza" e'
incostituzionale
3. Carlo Lania: Il governo perseguita le badanti
4. Carlo Lania: Il governo promuove le squadracce dei buttafuori
5. Luca Kocci: In nome di Dio
6. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
7. La newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di Torino
8. Massimo Ortalli: Leggere l'anarchismo 2. La storia, le storie, il
pensiero (parte quinta)
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. NOSTRA MAESTRA AUNG SAN SUU KYI

Che ci insegna ad opporci al fascismo.
Che ci insegna ad opporci alla guerra.
Che ci insegna ad opporci al razzismo.
Che ci insegna ad opporci all'ecocidio.
Che ci insegna che la nonviolenza e' piu' forte.
E che tutti i diritti umani ineriscono a tutti gli esseri umani.

2. UNA SOLA UMANITA'. MAGISTRATI E GIURISTI ATTESTANO CHE IL "DDL SICUREZZA"
E' INCOSTITUZIONALE
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 26 giugno 2009 col titolo
""Clandestinita', reato incostituzionale"]

Nel giorno in cui Di Pietro sale al Colle per chiedere a Napolitano di
fermare il ddl intercettazioni, due ex presidenti della Consulta, Valerio
Onida e Gustavo Zagrebelsky, firmano un appello per denunciare
l'incostituzionalita' del reato di immigrazione clandestina. Da martedi' il
ddl sicurezza sara' in aula al Senato per l'ultimo passaggio parlamentare.
Un gruppo di giuristi (Guido Neppi Modona, Stefano Rodota'), magistrati
(Armando Spataro), avvocati (Oreste Dominioni), consiglieri del Csm (Livio
Pepino) sostiene che il reato "presenta molteplici profili di illegittimita'
costituzionale". Oltre a essere "irragionevole" perche' si sovrappone alle
norme esistenti sulle espulsioni, contrasta con quanto affermato dalla
Corte: "Non ha fondamento giustificativo criminalizzare la condizione di
mera irregolarita' di uno straniero".

3. UNA SOLA UMANITA'. CARLO LANIA: IL GOVERNO PERSEGUITA LE BADANTI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 25 giugno 2009 col titolo "Ddl sicurezza.
Il governo si prepara a criminalizzare 600.000 badanti" e il sommario
"Bocciato l'emendamento che proponeva una sanatoria. Previste sanzioni anche
per le famiglie che le ospitano"]

Decine di migliaia di badanti "irregolari" che da anni vivono e lavorano nel
nostro paese rischiano adesso di ritrovarsi disoccupate e di precipitare
nella clandestinita'. Una situazione drammatica, che inevitabilmente finira'
per ripercuotersi - anche dal punto di vista penale - sulle famiglie che le
ospitano e che proprio alle loro mani hanno affidato la cura e l'assistenza
di anziani, familiari malati e bambini.
E' quanto accadra' tra pochi giorni, quando il Senato avra' definitivamente
approvato il disegno di legge sicurezza che, tra le altre cose, introduce
anche il reato di clandestinita'. Per scongiurare questa possibilita', che
da settimane angoscia migliaia di famiglie e di lavoratrici, nei giorni
scorsi il Pd aveva presentato un emendamento in cui si chiedeva una
sanatoria per le circa 600.000 persone, tra badanti, colf e baby sitter che
gia' oggi lavorano in Italia. Emendamento bocciato ieri dalle commissioni
Giustizia e Affari costituzionali al cui esame si trova il testo di legge, e
dove sull'esigenza di mettere fine a una situazione paradossale, visto che
riguarda persone fondamentali per l'assistenza familiare, ha prevalso quella
di procedere il piu' velocemente possibile all'approvazione del ddl tanto
caro alla Lega. Un voto favorevole alla sanatoria avrebbe infatti comportato
un nuovo passaggio alla Camera (il quarto) ritardando cosi' ulteriormente
l'approvazione del provvedimento. "Oggi si poteva compiere un primo passo
verso la legalita' - commenta la senatrice Emanuela Baio, presentatrice
dell'emendamento bocciato -, ma nonostante l'evidenza dei dati e
l'importanza anche economica che la regolarizzazione delle badanti avrebbe
comportato, la maggioranza preferisce il lavoro nero".
Le conseguenze, drammatiche per le lavoratrici straniere, non saranno
leggere neanche per le famiglie che le ospitano. Sempre secondo quanto
previsto dal ddl, infatti, chi ospita un immigrato irregolare rischia
l'arresto da 6 mesi e 3 anni e una multa fino a 5.000 euro. "Ironia della
sorte vuole che molte famiglie hanno chiesto ormai, una o due volte, di
regolarizzare la posizione di queste collaboratrici - conclude Baio - ma il
governo preferisce che siano clandestine".
Da settimane ormai ai centralini di associazioni come le Acli arrivano
telefonate di persone preoccupate per quanto potrebbe accadere. Sono 600.000
le lavoratrici domestiche iscritte all'Inps, e si calcola che almeno
altrettante siano in una situazione di irregolarita', pur lavorando
stabilmente presso una famiglia. "Le conseguenze di questa situazione
potrebbero essere drammatiche", spiega Raffaella Maioni, responsabile
nazionale delle Acli-Colf. "Stando alla nostra esperienza le famiglie non
rinunceranno comunque all'aiuto offerto da queste persone, ma e' chiaro che
il clima di terrore che si e' creato intorno agli stranieri potrebbe creare
reazioni difficili da prevedere. Stiamo pagando una gestione non
coscienziosa dei decreti di ingresso - prosegue Maioni - mentre servirebbe
la programmazione di un nuovo decreto flussi".
E dire che solo poche settimane fa era stata il ministro delle Pari
opportunita' Mara Carfagna a chiedere di non criminalizzare le badanti.
Richiesta accolta da Roberto Maroni, che aveva promesso un suo impegno in
tal senso. "Terremo conto - aveva detto alla festa della polizia il titolare
del Viminale - delle situazioni che hanno un forte impatto sociale come
quella delle badanti". Ma si trattava solo di promesse elettorali.

4. UNA SOLA UMANITA'. CARLO LANIA: IL GOVERNO PROMUOVE LE SQUADRACCE DEI
BUTTAFUORI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 24 giugno 2009 col titolo "Ddl sicurezza.
In arrivo le 'ronde interne'"]

Il governo si prepara a dare maggiori poteri ai buttafuori delle discoteche,
che in futuro potrebbero contare piu' delle guardie giurate. La "promozione"
e' contenuta nel solito ddl sicurezza con cui il Viminale sta ridistribuendo
a proprio piacimento il compito di garantire l'ordine pubblico nel paese, e
che da ieri e' all'esame delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia
del Senato. Un articolo del provvedimento attribuisce infatti ai buttafuori,
ma piu' in generale a chiunque si occupi del controllo di locali privati e
pubblici (discoteche, night, bar, ma anche feste di piazza) la possibilita'
di tutelare anche l'incolumita' fisica delle persone. Un potere che oggi il
Testo unico di pubblica sicurezza non attribuisce neanche alla guardie
giurate, il cui compito e' limitato al semplice controllo dei beni mobili e
immobili (trasporto di valuta o sorveglianza di edifici).
Dopo le ronde che il ministro dell'Interno Roberto Maroni non vede l'ora di
far girare nelle strade, ecco che adesso arrivano anche le "ronde interne",
come le definisce il senatore del Pd Felice Casson che, intuendo i rischi
del progetto, ha chiesto al sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano di
intervenire in commissione prima del voto per chiarire le funzioni delle
nuove formazioni, cosa che dovrebbe avvenire oggi pomeriggio. "Rischiamo di
avere una nuova polizia privata, con poteri che aggirano quanto previsto
oggi dal testo unico di pubblica sicurezza", spiega Casson. Come per le
ronde, anche in questo caso le associazioni dovranno essere iscritte a uno
speciale registro ed essere autorizzate dal prefetto.
Intanto da ieri il ddl - che tra l'altro istituisce il reato di
clandestinita' e prolunga fino a 180 giorni il periodo di permanenza degli
immigrati nei Centri di identificazione ed espulsione - ha ripreso il suo
iter parlamentare che prevede l'arrivo nell'aula di palazzo Madama per
martedi'. Piu' di 120 gli emendamenti dell'opposizione, uno dei quali
prevede una sanatoria per le 600.000 badanti presenti nel nostro paese, ma
e' difficile che potranno essere discussi. "Di questo testo non cambiera'
neanche una virgola", ha detto ieri il leghista Sandro Mazzatorta
annunciando l'intenzione del governo di chiedere la fiducia.

5. UNA SOLA UMANITA'. LUCA KOCCI: IN NOME DI DIO
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 giugno 2009 col titolo "Castelvolturno
(Caserta). Quando il permesso di soggiorno lo firma Dio" e il sommario
"Iniziativa dei missionari comboniani contro il ddl sicurezza"]

A prima vista sembrano uguali a quelli rilasciati dall'amministrazione della
pubblica sicurezza del ministero dell'Interno, ma guardando meglio si legge:
"Amministrazione della pubblica giustizia - Dipartimento della pubblica
accoglienza". Sono i "Permessi di soggiorno in nome di Dio" che ieri,
Giornata mondiale del rifugiato, sono stati distribuiti nelle piazze di
oltre 30 citta' a centinaia di stranieri, uomini e donne immigrati in Italia
da mesi o da anni, lavoratori sommersi, stagionali e in nero, senza
documenti, clandestini, invisibili.
L'iniziativa e' stata lanciata un mese fa dai quattro missionari comboniani
di Castelvolturno - che gia' nel 2003 ne promossero una analoga -, e strada
facendo si sono aggiunti parrocchie e gruppi cattolici di base, le chiese
battiste, ma anche centri sociali, associazioni antirazziste e pacifiste,
comunita' di stranieri in Italia e, in qualche citta', la Cgil e i partiti
della sinistra extraparlamentare.
"Con questa azione abbiamo voluto riaffermare pubblicamente il diritto di
ogni persona ad esistere, a costruire un futuro per se' e per i propri figli
e ad essere rispettata nella sua umanita', nella sua ricerca di vita
democratica e liberta', e abbiamo voluto esprimere la nostra opposizione al
pacchetto sicurezza e alle politiche anti-immigrati del governo", spiega
padre Giorgio Poletti, dei comboniani di Castelvolturno: il reato di
immigrazione clandestina, la stretta sui ricongiungimenti e sui matrimoni
misti, l'allungamento del periodo di detenzione nei Cie (Centri di
identificazione ed espulsione) fino a sei mesi, il permesso di soggiorno "a
punti" e a pagamento, i respingimenti in mare verso la Libia e le campagne
stampa contro gli immigrati. Negli ultimi anni, dicono i comboniani, "la
situazione e' notevolmente peggiorata. L'avvento al governo di partiti e
forze eversive, come la Lega, ha creato un clima razzista e xenofobo. Stanno
giocando con le nostre paure, con quell'istinto che abbiamo nel piu'
profondo di proteggerci e di isolarci. Stanno costruendo una societa'
fondata sulla paura e stanno mettendo i loro eserciti e polizie a guardia
delle nostre false sicurezze. Ma i militari ci servono per fare la guardia
alle nostre paure, per darci l'ennesima illusione di una sicurezza per
pochi". Anche molti cattolici hanno rinunciato ai valori di giustizia e
condivisione, che invece sono propri della fede cristiana. E allora permessi
di soggiorno "in nome di Dio" - benche' l'iniziativa non aveva valore
confessionale - per ricordare, soprattutto ai credenti che "Dio sta sempre
dalla parte dei piu' deboli e indifesi".
Manifestazioni si sono svolte in tutta Italia, in oltre 30 citta': cortei,
dibattiti, concerti, proiezioni del docu-film Come un uomo sulla terra,
cucina etnica e poi i banchetti con la raccolta di firme "Io non respingo" -
petizione nazionale contro i respingimenti promossa dalla rete Fortress
Europe - e quelli dove venivano rilasciati i "Permessi di soggiorno in nome
di Dio".
Ad Agrigento le associazioni sono scese in piazza anche contro gli arresti
di alcuni immigrati ambulanti prima di una manifestazione lo scorso 10
giugno, giorno dell'arrivo di Gheddafi a Roma; a Catania c'era l'Anpi; a
Modena i "Permessi di soggiorno" sono stati distribuiti a piazza Mazzini e
nel ghetto ebraico; iniziative a Rosarno e a Reggio Calabria, "contro la
caccia all'uomo nero"; a Siracusa, davanti alla prefettura, dove hanno
parlato alcuni "non ancora italiani"; e poi Cosenza, Lamezia Terme, Ferrara,
Torino, la Lombardia con Lodi, Brescia, Varese, e ancora altre citta'. A
Caserta, con i giovani del Centro sociale Ex canapificio e i religiosi
sacramentini in prima fila insieme alla nutritissima comunita' dei migranti
e dei rifugiati che hanno scritto "l'emigrazione non deve essere la nuova
colonizzazione", i permessi di soggiorno li ha firmati, sotto un gazebo
nella centralissima corso Trieste, il vescovo della citta', monsignor
Raffele Nogaro, che ha chiamato "direttiva della vergogna" la recente
direttiva sui rimpatri firmata dai Paesi dell'Unione europea e ha detto: "il
meticciato e' la nuova costituzione della famiglia umana".

6. APPELLI. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) riprendiamo il
seguente appello]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il Codice Fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 per mille.
Per molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento e in particolare per rendere operativa la "Casa per la
Pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni, con coerenza, lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza. Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
Post scriptum: se non fate la dichiarazione in proprio, ma vi avvalete del
commercialista o di un Caf, consegnate il numero di Condice Fiscale e dite
chiaramente che volete destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per contattare il Movimento Nonviolento: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: redazione at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

7. STRUMENTI. LA NEWSLETTER SETTIMANALE DEL CENTRO STUDI "SERENO REGIS" DI
TORINO

Segnaliamo la newsletter settimanale del Centro studi "Sereno Regis" di
Torino, un utile strumeno di informazione, documentazione, approfondimento
curato da uno dei piu' importanti e piu' attivi centri studi di area
nonviolenta in Italia.
Per contatti e richieste: Centro Studi "Sereno Regis", via Garibaldi 13,
10122 Torino, tel. 011532824 e 011549004, fax: 0115158000, e-mail:
info at serenoregis.org, sito: www.serenoregis.org

8. LIBRI. MASSIMO ORTALLI: LEGGERE L'ANARCHISMO 2. LA STORIA, LE STORIE, IL
PENSIERO (PARTE QUINTA)
[Da "A. rivista anarchica", anno 39, n. 344, maggio 2009 (disponibile anche
nel sito www.arivista.org)]

Anarchici ed ebrei
I rapporti fra movimento anarchico e mondo ebraico sono stati, a piu'
riprese e in piu' occasioni, molto stretti. E alcune delle figure piu'
importanti dell'anarchismo internazionale appartengono alla cultura ebraica.
Ad esempio Bernard Lazare, intellettuale anarchico francese che ai tempi del
drammatico affaire Dreyfus, prima prova di antisemitismo organizzato
scientificamente dal cattolicesimo piu' tradizionalista, scrisse Contro
l'antisemitismo (Roma, Datanews, 2004). Uscito prima del famoso J'accuse di
Emile Zola, questo coraggioso pamphlet ripercorreva le drammatiche tappe del
celebre caso, mettendo in evidenza la matrice razzista delle false accuse al
capitano francese. Affiancano gli scritti di Lazare il breve Per gli ebrei
di Zola, e alcune note coeve sull'autore, scritte da Charles Peguy e da
Pierre Victor Stock, il famoso editore di Bakunin e Kropotkin. Un altro
pensatore e intellettuale ebreo e' il tedesco Gustav Landauer, di cui oggi
esce la seconda edizione italiana de La rivoluzione (Pescara, Samizdat,
2002), pubblicata in lingua originale nel 1907. Come scrive Giorgio
Sacchetti nell'introduzione, Landauer dapprima aderi' al Partito
socialdemocratico, poi fu militante anarchico e fondatore della Lega
socialista. Suoi, in Italia, erano usciti solo due opuscoli a cavallo fra
'800 e '900 (Da Zurigo a Londra del 1896 e Socialismo e parlamentarismo del
1919), eppure Landauer fu, con Johan Most, uno degli elementi piu' attivi e
determinati nel tentativo di sottrarre i lavoratori tedeschi all'egemonia
statalista e collaborazionista dell'Spd. Di Rudolf Rocker e' uscito,
nell'ormai lontano 1996, Artisti e ribelli. Scritti letterari e sociali,
forse l'ultima pubblicazione curata da Aurelio Chessa per le edizioni
Archivio Berneri di Cecina. Rimedio ora alla involontaria dimenticanza
occorsa nella precedente bibliografia. L'ebreo tedesco Rocker, autore, tra
l'altro, del fondamentale Nazionalismo e cultura, e' stato uno dei piu'
importanti esponenti della cultura anarchica internazionale, come
testimoniano la vastita' e profondita' degli interessi culturali e sociali
in questa raccolta di articoli. Particolarmente stimolanti i suoi contributi
su Tolstoi e sul rapporto fra socialdemocrazia e anarchismo. Arturo Schwarz,
figura eclettica e "grande vecchio" del mondo artistico milanese, ha
frequentato, nella sua lunga esperienza di impegno politico, anche
l'ambiente dell'anarchismo. La sua profonda identita' ebraica si coniuga con
quella anarchica, come lui stesso spiega in questo suo Sono ebreo, anche.
Riflessioni di un ateo anarchico (Milano, Garzanti, 2007), dove afferma che
"essere ebreo significa tentare d'essere degno di una tale eredita'
culturale e riconoscersi negli ideali dell'ebraismo, e quindi del sionismo e
dell'anarchia. Tutti questi ideali sono contenuti in una sola parola:
Rispetto".
*
Letteratura
Parecchie, anche in questa rassegna, le opere letterarie che vedono
protagonisti, a vario titolo, anarchici e anarchia.
Il risveglio d'interesse sul suo passato, rimosso durante il lungo regime
franchista, sta producendo in Spagna una copiosa produzione letteraria sulla
guerra civile e quindi, in tale contesto, non possono mancare storie e
racconti sulla massiccia presenza libertaria in quelle vicende. Antonio
Rabinad ha scritto La suora anarchica (S. Maria Capua Vetere, Spartaco,
2006), un avvincente e originale romanzo, diventato poi la sceneggiatura del
film Libertarias. Ispirandosi ad alcuni spunti offerti dalla lettura di
Mujeres Libres di Mary Nash, l'autore narra l'esperienza di Juana, una
giovane suora, costretta ad abbandonare il convento, che decide di unirsi al
gruppo libertario Donne Libere, con il quale partecipa agli avvenimenti
della guerra e della rivoluzione. Questo racconto si segnala anche per il
caldo affetto con il quale l'autore ricostruisce quelle tragiche e
irripetibili giornate. Uno dei piu' affermati scrittori catalani, Jaume
Cabre', ha scritto un bellissimo e complesso romanzo, Le voci del fiume
(Roma, La Nuova Frontiera, 2007), sulla Spagna appena uscita dalla guerra
fra fascismo e rivoluzione. Nonostante la macabra "pacificazione" imposta
dai franchisti, c'e' ancora chi si batte disperatamente, fra le montagne
pirenaiche, per contrastare il potere del nuovo Stato. In un'atmosfera di
tragedia, segnata dalla selvaggia bellezza dei luoghi, si svolge la vicenda
di un maestro venuto da Barcellona, paradossalmente santificato come martire
della "barbarie sovversiva", quando invece anch'egli combatte, all'insaputa
della comunita', a fianco dei ribelli e del maquis. Davvero un significativo
capolavoro della nuova narrativa sociale spagnola. Del galiziano Manuel
Rivas segnalo una raccolta di racconti brevi, La lingua delle farfalle
(Milano, Feltrinelli, 2005). Fra questi, due perle, che ne arricchiscono il
valore e ci portano all'anarchia. Il primo, "La lingua delle farfalle", e'
la drammatica storia del rapporto che ha con i suoi giovanissimi allievi un
maestro libertario, epigono della Scuola Moderna di Ferrer. Un educatore che
paghera' con la vita il suo amore per la liberta' (da questo racconto e'
stato tratto il bellissimo film omonimo). Il secondo racconto, "Verso le
montagne", narra la paradossale vicenda del pappagallo Pio IX, addestrato a
ripetere tutto cio' che gli si insegna. Ma quando, dopo aver ascoltato per
giorni un gruppo di operai che passa davanti al suo balcone, comincera' ad
esclamare "Viva l'anarchia!" di lui non si sapra' piu' niente. Probabilmente
sottratto agli occhi del mondo dalla bigotta padrona.
Giuse Alemanno ha scritto un sanguigno romanzo ambientato in una Puglia
arcaica e senza tempo, Terra nera. Romanzo perfido e paradossale di cafoni e
d'anarchia (Roma, Stampa Alternativa, 2005), dove la propaganda e la
diffusione del pensiero anarchico, portato in quelle lande da un immaginario
Malatesta, si intersecano con le vicende, e la conseguente ribellione, di
uno sfruttamento ancestrale e primitivo. Rino Gualtieri in Per quel sogno di
un mondo nuovo. I brevi anni di un anarchico lombardo (Milano, Euzelia,
2005) rievoca la figura di uno fra i piu' conosciuti personaggi
dell'anarchismo italiano, Sante Caserio, il giovane fornaio che uccise il
presidente della Repubblica francese Sadi Carnot. Attento conoscitore della
Milano ottocentesca, Gualtieri descrive l'atmosfera di una citta' al tempo
stesso ostile ed ospitale verso il giovane fornaio, e nella felice
invenzione della sua scarna biografia coglie con lucidita' le ragioni che
spinsero Caserio a immolare la sua giovane esistenza sull'altare del
riscatto dalla miseria e dall'oppressione. Restando in Lombardia, segnalo di
Marcello Zane Il caso Campo Fiera (Gavardo, Liberedizioni, 2003). A meta'
fra invenzione letteraria e indagine storica, l'autore ricostruisce una
tragica vicenda, la caduta mortale di un bimbo da un albero, avvenuta alla
fine della Grande guerra nel popolare quartiere bresciano di Campo Fiera. Il
protagonista, nello sforzo di venire a capo dei perche' di quell'incidente,
penetra gradualmente nella ricca storia sociale di quella compatta
comunita', imbattendosi nel folto gruppo di anarchici e libertari - tra cui
spicca la figura di Ettore Bonometti - che furono protagonisti, in quegli
anni, della tenace resistenza all'affermarsi del regime fascista. Si e'
abituati a pensare alla bergamasca solo come terra di bigotti ieri e di
leghisti oggi. Ma anche qui fiorisce il seme della ribellione, come narra
Roberto Trussardi nel suo bel romanzo La taverna del diavolo. I sette
omicidi dell'anarchico Simone Pianetti (Viterbo, Stampa Alternativa, 2007).
Il protagonista, fuggito dalle sue valli per emigrare in America, conosce e
aderisce all'anarchismo e conduce, con compagni come Gaetano Bresci, una
dura lotta contro mafiosi e padroni. Costretto a rientrare in Italia, si
scontra ripetutamente con la cultura ferocemente reazionaria e bigotta del
suo paese, tanto da essere ridotto in miseria a causa delle persecuzioni
morali ed economiche alle quali e' sottoposto, a causa delle sue idee e
della sua scelta di vita. Come dice il sottotitolo, sara' con sette omicidi
che si vendichera' dei suoi persecutori, riuscendo comunque a sfuggire alla
"giustizia" riparando nuovamente negli Stati Uniti. Il diavolo ricorre
ancora nel romanzo di Alessandro Bertante, Al Diavul (Venezia, Marsilio,
2008), dove il protagonista, Errico Nebbiascura, sfugge alla soffocante
repressione di una Italia soggiogata dal fascismo e porta il suo indomabile
spirito ribelle in Spagna, combattendo, al fianco di Marisol, nella mitica
Columna de Hierro durante la rivoluzione spagnola. Questo romanzo, scritto
con passione e pieno coinvolgimento per l'affascinante avventura umana del
suo protagonista, si fa davvero leggere tutto d'un fiato. Un'altra storia
sanguigna e terragna e' quella raccontata da Piero Chicca in Provenza e
figlio (Pisa, Biblioteca Franco Serantini, 2005), una sorta di romanzo
sociale ambientato nel padule di Massaciuccoli, fra gli anni Trenta e quelli
della Liberazione. Un selvatico cacciatore, Ideale Libertario, e il figlio
Ferrero sono costretti, per sopravvivere alla quotidiana miseria, a fare le
guide di caccia per arroganti professionisti e gerarchi fascisti. Dopo
orgogliose rinunce e scelte dettate dalla necessita' materiale, eccoci al
tragico finale, segnato dalla morte di Ferrero, enigmatico e tenebroso
personaggio, ricco di contraddizioni. Finale reso ancora piu' efficace dal
linguaggio ricco e colorito, pieno di locuzioni toscane e dialettali.
Vincenzo Argenio ripercorre, nel suo Orme nella nebbia. Romanzo (Benevento,
Kat Edizioni, 2007), l'avventura malatestiana del Matese, quando Cafiero,
Malatesta e un pugno di audaci internazionalisti tentarono di portare la
rivoluzione nelle selvagge montagne fra Molise e Campania. Ricostruito con
particolare attenzione alla realta' storica, questo poderoso romanzo si
segnala anche per la partecipazione sincera con la quale l'autore descrive
non solo i fatti ma anche le emozioni e i pensieri, a tratti commoventi, di
quei protagonisti.
Da Mazas a Gerusalemme (Firenze, Gratis, s.d.) e' il romanzo autobiografico
di Zo d'Axa, pseudonimo di Alphonse Gallaud, uno dei personaggi piu'
estroversi ed originali della cultura sovversiva francese a cavallo fra Otto
e Novecento. Animatore de "L'endehors", l'irriverente periodico dagli
irriducibili contenuti anarchici al quale collaborano scrittori e
propagandisti quali Grave, Malato, Mirbeau, Darien e Descaves, e de "La
Feuille", sul quale disegneranno i migliori illustratori francesi, racconta
con una prosa straordinariamente fresca le peripezie giudiziarie alle quali
lo portarono le sue costanti prese di posizione contro il potere
ecclesiastico, militare ed economico del suo paese. Gian Carlo Fusco e'
stato un famoso scrittore e giornalista, ai vertici del successo letterario
soprattutto negli anni Sessanta. In questo sorprendente romanzo, Duri a
Marsiglia (Torino, Einaudi, 2005), ambientato in una Marsiglia dai tratti
romanticamente balordi e criminosi come si conviene a un giallo di maniera,
il protagonista e' un giovanissimo anarchico ligure che nei primi anni
Trenta fugge dall'Italia per sottrarsi al regime fascista. Giunto nella
"capitale morale" della mala, pur mantenendo l'amore per l'anarchia e per le
poesie di Baudelaire, non esita a introdursi nel milieu delle zone del
porto, diventando uno degli uomini piu' affidabili e "valenti" della cosca
dei calabresi. Un bel giallo d'ambiente con la curiosa scoperta di trovare
un anarchico impegnato nella lotta per il controllo del territorio
ingaggiata dalle bande marsigliesi. Restando in Francia, segnalo la seconda
edizione del romanzo di Jean-Patrick Manchette, Nada (Torino, Einaudi,
2000), gia' uscito in Italia nel pieno degli anni Settanta e della lotta
armata. Qui si tratta di una banda di anarchici parigini che sequestra
l'ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi, convinta con questo gesto di
portare un attacco "al cuore dello Stato". Il tragico finale, una sparatoria
feroce e drammatica, riproduce una stagione di lotte che sembra ormai
appartenere alla preistoria. Un grande scrittore per un romanzo, a mio
parere, tutto sommato, abbastanza mediocre: Georges Simenon, il famosissimo
creatore di Maigret, ha scritto, negli anni Trenta, Cargo (Milano, Adelphi,
2006), dove protagonista e' una giovane coppia di anarchici parigini in fuga
dalla capitale francese e dalla patria, in seguito a un sanguinoso attentato
commesso dal loro gruppo. L'ambiente degli anarchici parigini poteva essere
descritto con un po' piu' di precisione e anche le avventure esotiche e i
personaggi pittoreschi che accompagnano il loro peregrinare potevano essere,
volendo, un po' meno esotiche e un po' meno pittoreschi.
Di tutt'altro spessore Il maestro di Pietroburgo (Torino, Einaudi, 2005) del
premio Nobel per la letteratura J. M. Coetzee. Nella Pietroburgo del 1869,
Dostoevskij torna dall'esilio tedesco, cui e' costretto per sfuggire ai
creditori, per raccogliere le memorie del figliastro Pavel, morto in
circostanze misteriose alcuni mesi prima e gia' fervente seguace di Sergeij
Necaev, autore del Catechismo del Rivoluzionario che tanto influenzo', e non
sempre per il meglio, anche Bakunin. L'incontro fra lo scrittore e il
rivoluzionario, teso e affilato come la lama di un coltello, ci porta la'
dove si combatteva la spietata lotta fra i nichilisti votati alla morte e
l'autocrazia zarista.
Un altro corposo romanzo che merita senz'altro di essere letto e' Il collare
spezzato di Valerio Evangelisti (Milano, Mondadori, 2006). Ambientato nel
Messico rivoluzionario dei primi decenni del Novecento, racconta dell'epica,
gloriosa lotta del popolo messicano contro una casta politica e militare che
nulla vuole concedere sul piano delle liberta' civili ed economiche. Indios,
intellettuali, uomini e donne dal coraggio disperato e indomabile animano le
belle e coinvolgenti pagine di questo libro, e fra tutte spicca quella su
Ricardo Flores Magon, il pubblicista anarchico che dette un contributo
fondamentale nel mantenere la lotta rivoluzionaria nell'ambito libertario.
Dal Messico all'Argentina, con il breve racconto di Nico Francalanci,
L'anarchico che cade nelle mie mani deve aver litigato con la vita se
continua a essere anarchico (Roma, Robin edizioni, 2007). Siamo a Buenos
Aires e a Rosario, le citta' argentine dove si combatte, crudele, incessante
ed epica, la lotta mortale fra un gruppo di anarchici espropriatori ed
illegalisti, e le forze di polizia, legittimate a calpestare le stesse leggi
dello Stato pur di annientare gli irriducibili nemici dell'ordine borghese.
Attento a riportare con precisione cronachistica fatti e figure ormai
dimenticate, questo breve volumetto fa riemergere una realta' e un milieu
che segnarono la vita del grande paese sudamericano negli anni Venti.
Interessante l'aspetto dialettico, molto meno quello narrativo, un po'
confuso e superficiale a mio parere, di Istante propizio, 1855 (Palermo,
duepunti edizioni, 2007) di Patrik Ourednik. Ricalcando la storia della
Colonia Cecilia di Giovanni Rossi, impiantata in Brasile sul finire
dell'Ottocento, si narra di un gruppo di anarchici che parte dall'Italia e
dall'Europa per creare, nel nuovo mondo, una societa' di liberi e uguali
ispirata agli ideali anarchici. Le difficolta' e le contraddizioni che
segnarono, nella realta', l'esperienza comunitaria di Rossi, si ritrovano
tutte in questo Istante propizio.
Per finire l'originale, intrigante e avvincente racconto di Marco Sommariva,
Il venditore di pianeti (Ragusa, Sicilia Punto L, 2006 e Milano, Marco
Tropea, 2007). Un testo "strano", sperimentale nella struttura del testo e
"fantastico" nell'invenzione letteraria, con i personaggi che
interloquiscono nell'atmosfera surreale di una cittadina della Liguria.
*
Attualita' del pensiero anarchico e della pratica libertaria
Colin Ward e' una delle figure piu' importanti della cultura anarchica di
questi ultimi decenni, gia' autore di numerosi altri saggi pubblicati in
Italia sempre da Eleuthera. Qui abbiamo la seconda edizione di Anarchia come
organizzazione. La pratica della liberta' (Milano, Eleuthera, 2006), un
saggio davvero prezioso che si inserisce nel solco della migliore tradizione
pragmatica del pensiero anglosassone. Ward spiega come l'anarchia sia "una
efficace forma di organizzazione non gerarchica, e come tale... una vivente
realta' sociale". Inutile dire che ci trova perfettamente d'accordo.
Altrettanto stimolante un altro suo lavoro, L'anarchia. Un approccio
essenziale, sempre pubblicato dalla milanese Eleuthera nel 2008. Qui il
teorico britannico affronta l'argomento sia nella sua dimensione storica
ripercorsa a grandi passi sia in quella piu' propriamente teorica,
individuando, con ottime ragioni, l'universalita' temporale e spaziale
dell'approccio anarchico nella incessante ricerca della realizzazione di una
vita improntata a principi egualitari e solidaristici. Restando nel campo
della riflessione sul ruolo dell'anarchismo nella societa' postmoderna, che
ha visto cambiare radicalmente i suoi punti di riferimento e di
rappresentazione, un ottimo contributo e' offerto da Richard J. F. Day con
il suo Gramsci e' morto. Dall'egemonia all'affinita', pubblicato da
Eleuthera nel 2008: l'occasione per rivedere certezze assodate del
Novecento, rimesse in discussione nel nuovo millennio. Noam Chomsky e' uno
dei maggiori linguisti contemporanei, ma e' conosciuto anche come
stimatissimo autore di testi di filosofia politica fortemente impregnati
della solida cultura libertaria di formazione anglosassone. Ne abbiamo un
altro esempio nella bella antologia Anarchismo. Contro i modelli culturali
imposti (Milano, Marco Tropea, 2008), dove troviamo, in una decina di saggi
e interviste quanto mai attuali e stimolanti, una sorta di summa del suo
pensiero. Di Oscar Wilde si conoscono le snobistiche, ma anche tragiche
vicende che ne fecero uno dei piu' rappresentativi personaggi della societa'
vittoriana. Meno si conosce del suo spirito antiautoritario che ne fece un
ribelle cosciente e consapevole in lotta contro i moralismi e le ipocrisie
della sua epoca. Nel suo saggio L'individuo nella societa' socialista
(Ragusa, La Fiaccola, 2006), riproposto a distanza di alcuni decenni
dall'ultima edizione del 1982, sorprende la felice congiunzione fra
l'affermazione di uno spirito fortemente individualista e la fiducia nella
realizzazione di una societa' socialista. Anche il grande Lev Tolstoj ha
avuto una lunga contiguita' con l'anarchismo del suo tempo, confrontandosi
direttamente con il pensiero antiautoritario e antimilitarista dei
libertari. Una rondine fa primavera. Scritti sulla societa' senza governo
con i giudizi degli anarchici italiani (1891-1910) (S. Maria Capua Vetere,
Spartaco, 2006) e' un'altra delle intelligenti iniziative editoriali della
vivace casa editrice concittadina di Malatesta, alla continua ricerca di
testi tanto rari quanto ancora in grado di parlare al lettore di oggi.
Questa antologia, ottimamente curata da Piero Brunello e corredata dai
commenti, a volte anche salaci, di molti dei piu' importanti militanti
anarchici, da Pietro Gori a Luigi Fabbri, da Luigi Galleani a Errico
Malatesta, ci rivela una volta di piu' lo spirito profondamente libertario
del grandissimo scrittore russo. Fra i grandi intellettuali, liberi e
libertari, del secolo scorso, non si puo' dimenticare Albert Camus, autore
di straordinari romanzi e di un libro fondamentale del pensiero
antiautoritario quale L'uomo in rivolta. La milanese Eleuthera ha pubblicato
nel 2008 Mi rivolto dunque siamo, una sua bella antologia, curata da
Vittorio Giacopini, utile per riconoscere la ricchezza e l'originalita' di
un pensiero sempre contiguo all'anarchismo, di una delle menti piu' acute
della cultura francese. E' particolarmente tempestivo nell'affrontare il
problema della proprieta' intellettuale e del rifiuto del copyright, cosi'
diffuso negli ambienti della cultura alternativa e antagonista, l'agile
volumetto di Benjamin R. Tucker, Copia pure. Il diritto di copiare nei saggi
dell'anarchico Benjamin R. Tucker (Viterbo, Millelire Stampa Alternativa,
2000) corredato dall'introduzione di Alberto Mingardi e dalla postfazione di
Guglielmo Piombini. Non banale e in grado di offrire molti spunti alla
fantasia creatrice dei sovversivi e' il prontuario Ricette per il caos.
Manuale di resistenza urbana (Roma, Fazi Arcanalibri, 2006) del Collettivo
CrimethInc, interessante sommario di azioni volte a rendere piu' efficace la
sovversione antiistituzionale. Con un taglio decisamente nonviolento e
creativo, le metodologie proposte, pur mantenendo il necessario carattere di
illegalita', sono, al tempo stesso, praticabili ed utilizzabili da tutti e
non solo da "pericolosi estremisti". Da reclaim the streets a food not
bombs, dalle performance ai graffiti e ai cortei in bicicletta, ce n'e' per
tutti e per tutti i gusti. E sempre con spirito gioioso e solidale. Di John
Zerzan il "New York Times" scrive che e' l'anarchico piu' importante del
nostro tempo. Sicuramente un'esagerazione, resta comunque il fatto che il
teorico del primitivismo e del ritorno a un nuovo stato di natura non manca
certo di suscitare interrogativi e riflessioni molto importanti. E
soprattutto estremamente inquietanti nella loro drasticita'. Lo dimostra
anche questo Senza via di scampo. Riflessioni sulla fine del mondo, mandato
alle stampe nel 2007 dalla editrice romana Arcana. Persio Tincani ha curato
una interessante antologia di scritti rivoluzionari, che partono dalla
Rivoluzione francese con Robespierre per arrivare a quella cubana e alla
Essenza della lotta guerrigliera del Che. E in questo Viva la rivoluzione!
Come dire no al potere. Da Robespierre a Che Guevara (Milano, Rizzoli, 2006)
non potevano certo mancare gli anarchici. Ecco quindi Bakunin con Stato e
anarchia, Malatesta con articoli tratti da "Pensiero e volonta'" e brani di
Anarchia e comunismo di Carlo Cafiero. Felice la scelta di illustrare lo
spirito della rivoluzione spagnola con le parole di Abel Paz, che racconta
la Barcellona rivoluzionaria nel suo Spagna 1936. Un anarchico nella
rivoluzione.
(Parte quinta - segue)

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO

Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'

Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 864 del 27 giugno 2009

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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