Voci e volti della nonviolenza. 316



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 316 del 24 marzo 2009

In questo numero:
1. Contrastare l'apartheid e la schiavitu', riconoscere tutti i diritti
umani a tutti gli esseri umani
2. Mao Valpiana: Nella mia citta' nessuno e' straniero
3. Stefano Laffi presenta "Uomini e caporali" di Alessandro Leogrande
4. Lodovica Cima: Gianni Rodari

1. EDITORIALE. CONTRASTARE L'APARTHEID E LA SCHIAVITU', RICONOSCERE TUTTI I
DIRITTI UMANI A TUTTI GLI ESSERI UMANI

Contrastare l'apartheid e la schiavitu', riconoscere tutti i diritti umani a
tutti gli esseri umani.
Oggi. Qui.

2. INIZIATIVE. MAO VALPIANA: NELLA MIA CITTA' NESSUNO E' STRANIERO
[Ringraziamo Mao Valpiana (per contatti: c/o Movimento Nonviolento, via
Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail:
mao at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) per questo intervento]

La giornata mondiale contro il razzismo e' stata celebrata il 21 marzo a
Verona con un appuntamento in piazza Bra, su iniziativa del cartello "Nella
mia citta' nessuno e' straniero". Verso le 18 si sono riunite oltre 200
persone davanti all'Arena.
Ognuno di loro ha indossato il cartello con l'unica scritta "Nella mia
citta' nessuno e' straniero" e girando a coppie per le vie del centro hanno
distribuito cinquemila cartoline-ricordo della giornata mondiale contro il
razzismo. "Abbiamo raccolto l'invito che ha formulato il segretario generale
dell'Onu Ban Ki-Moon, il quale ha esortato tutte le nazioni e la societa'
civile a fare un uso costruttivo del tempo mobilitandosi contro il razzismo,
la xenofobia e l'intolleranza".
"Questa missione e' troppo importante", ha sottolineato uno dei
manifestanti, "e ogni giorno dev'essere un giorno contro le
discriminazioni".
Il 21 marzo Verona ha espresso il meglio di se stessa.

3. LIBRI. STEFANO LAFFI PRESENTA "UOMINI E CAPORALI" DI ALESSANDRO LEOGRANDE
[Dal mensile "Lo Straniero", n. 104, febbraio 2009, disponibile anche nel
sito (www.lostraniero.net) col titolo "Il nuovo caporalato, in Puglia e
altrove"]

La storia
E' una vicenda angosciante quella ritratta da Alessandro Leogrande in Uomini
e caporali (Mondadori 2008) perche' si parla di morte, di violenza, di
tortura, in un ordine di grandezza ancora da dimensionare, ma che ha i
tipici contorni di un fenomeno sommerso. In Polonia si perdono le tracce di
figli, figlie e mariti partiti per andare a lavorare in Italia, decine di
famiglie non ne sanno piu' nulla, ma molte delle "ultime" telefonate partono
dalla Puglia, dalla provincia di Foggia. Fra la ricostruzioni di quei
contatti e le prime denunce di chi riesce a scappare si comincia ad alzare
il coperchio e si scopre l'atrocita' del lavoro sotto caporalato della
raccolta di pomodori nel Tavoliere, della riduzione in schiavitu', dello
sfruttamento o della violenza fino al decesso di alcuni fra questi. In
proporzione pochi sono riusciti a raccontare, pochi sono i corpi ritrovati
senza vita, l'elenco degli scomparsi conta decine di persone. Le vicende si
svolgono fra il 2005 e il 2007.
*
Economia e lavoro
Forse mai come in questi anni si e' parlato tanto di economia, mai e' stato
cosi' evidente anche al senso comune quanto Marx avesse ragione nel far di
quella la lente per ragionare sul mondo, sui suoi rapporti di forza. Con
l'economia ci siamo abituati a pensare in termini globali e sistemici, tutti
abbiamo capito che dietro ogni guerra attuale c'e' una battaglia per le
risorse energetiche, che lo sviluppo di Cina e India cambia il prezzo della
nostra benzina e della nostra pasta, mai come ora il mondo ti cade addosso,
la geopolitica ti entra nel portafoglio, l'affitto e la spesa al mercato
sono il giornale che non puoi non leggere.
Ma l'economia non e' una disciplina semplice, chi la studia lo sa, il lavoro
e il consumo sono i nostri due radar, da li' ci accorgiamo cosa succede nel
mondo, da li' patiamo gli effetti micro di dinamiche e decisioni non sempre
intelligibili, lontane da noi. Per questo la politica ha scelto il consumo -
non i valori o le idee, non i diritti o i progetti - come chiave di dialogo
con i cittadini, come strumento di gratificazione immediata e generalizzata.
Mentre fatica a stabilire sul lavoro - che di quel consumo e' la premessa
non dichiarata, tanto dal marketing quanto dalla politica - altrettanta
complicita', e omette di parlarne nei termini in cui ciascuno possa misurare
la propria condizione. Perche' sul lavoro si misurano invece alcune delle
cose peggiori della contemporaneita': la violenza, lo sfruttamento, il
ricatto, il potere, la criminalita', l'insicurezza, piu' della realizzazione
personale, della valorizzazione del merito e del talento, della
gratificazione, del progetto e del prestigio, o di altre parole di una
retorica fuori tempo. Quando chiedi a un ragazzo cosa si aspetta dal lavoro,
dice soldi, per fare altro nella vita, perche' piu' o meno coscientemente ha
intuito che gli aspetti negativi stanno consumando le potenzialita' positive
di un impiego, e l'unita' di misura che resta e' il denaro.
*
Il fenomeno
Di lavoro si muore e ci si ammala. Non c'e' solo la disoccupazione e il
precariato nella pagina di economia, le morti bianche sono se non altro la
palestra quotidiana di una consapevolezza che esclude l'ignoranza sul fatto
che in fabbrica o sui campi ci si lascia la vita e la salute. Ma di una
vicenda del genere credo che pochi si fossero accorti, sui nostri giornali
e' appena affiorata; Leogrande pedina pazientemente la vicenda, e alla fine
ci da' tutto quello che serve per capire, e per restarne sconcertati.
Dalla Polonia si parte leggendo annunci su giornali o siti internet in
merito a opportunita' di lavoro in Italia nella raccolta di pomodori, per
paghe annunciate intorno a 80 euro al giorno, una vera sirena per chi vive
in quel paese, per chi ha 20 o 30 anni e non trova lavoro. Un contatto
telefonico, un esborso iniziale di 200 euro, poi a volte altri intermediari
e altri soldi, percorsi strani in furgone per arrivare in Italia evitando i
confini pericolosi, infine a destinazione si viene presi in consegna dal
caporale, la figura centrale dell'inchiesta. In baracche fatiscenti, prive
di tutto, inizia un incubo fatto di lavoro senza orario sui campi, di fame,
di violenze e di umiliazioni, di pestaggi e di persone scomparse, di soldi
promessi e mai ricevuti. I carcerieri sono i caporali, per lo piu' polacchi
anche essi, le carceri sono casolari in teoria aperti ma per i braccianti
polacchi di fatto chiusi a chiave, perche' da li' non si scappa facilmente,
in mezzo alla campagna, senza conoscere la lingua, senza sapere nemmeno dove
si e', senza telefono, senza soldi e documenti, col terrore delle vendette
in caso di ricattura, con l'angoscia dei compagni scomparsi. Ma qualcuno
riesce a fare di nascosto una telefonata alla madre, tre ragazzi riescono a
scappare ed esporre denuncia nell'agosto del 2005, il primo blitz dei
carabinieri a Orta Nova trova in poche ore 110 braccianti in quelle
condizioni, i giornali polacchi (non quelli italiani) e le autorita'
polacche denunciano e premono, il console polacco in Puglia diventa il
paladino dei loro diritti, si apre un'inchiesta, un primo caporale si pente
e racconta, il processo sul caporalato arriva a una sentenza di condanna in
primo grado nel febbraio del 2008.
*
Meccanismi
Alessandro Leogrande vuole capire prima che denunciare, il suo e' un
racconto razionale e dolente, ha la dignita' di chi li' ci e' nato, ha
visitato tutto cio' di cui parla, ha intervistato tutti, persino se stesso e
si vedra' in che modo, ha seguito il processo, ha raccolto chissa' quanti
appunti, ci ha messo anni, per avere le connessioni che servono, per
raggiungere la sua scoperta, che e' la comprensione di un fenomeno. Insomma
questo e' un nuovo caporalato, non italiano ma internazionale, che parla la
lingua degli sfruttati non degli sfruttatori. Gli sfruttati non sono
africani ma spesso neocomunitari, col progetto non di insediarsi ma di
guadagnare e quindi piu' ricattabili, con qualsiasi paga. E sono piu'
ingenui, credono a un'offerta di lavoro che inizia con l'estorsione di
denaro, non sanno che il sequestro del passaporto da parte del caporale non
blocca un neocomunitario. E la paga non arriva mai, perche' i caporali
promettono una cifra ma non pagano, o non subito, se non a loro discrezione,
rendendo impossibile l'accumulo e quindi spegnendo l'idea di un veloce
rientro o di una fuga. Eppure si lavora, anche oltre le proprie
possibilita', perche' i caporali vendono anche le anfetamine per riuscire a
resistere ai ritmi che loro stessi impongono. Mentre la fuga e' impossibile
quando non sai nulla di dove sei - la localizzazione geografica, il nome, la
lingua, come ci si arriva e come si parte - e non sai nulla di chi e'
accanto a te. Ma e' difficile anche intervenire, per le ragioni piu' varie:
a volte nemmeno si capisce la lingua nelle intercettazioni telefoniche, il
reato di caporalato in Italia non esiste (e infatti si e' costretti a usare
l'articolo di legge sulla riduzione in schiavitu') cosi' come non esiste lo
sconto di pena quando a pentirsi e' un caporale, e non si puo' ottenere
l'accusa di omicidio senza testimoni, per persone scomparse, senza
rinvenimenti recenti di corpi. E poi le connessioni: Leogrande affronta la
raccolta del pomodoro nella provincia di Foggia ma ritrova meccanismi di
sfruttamento analoghi nella raccolta delle olive in Calabria o in quelle
delle fragole in Inghilterra, s'imbatte nel flusso dei polacchi, ora in
estinzione, ma fa in tempo a scorgere i segnali della nuova leva di romeni,
confronta le tecniche di raccolta e capisce che la rinuncia locale alla
meccanizzazione e' il vero indice della diffusione del caporalato, il cui
lucro si basa sullo sfruttamento di braccia, non sulla produttivita' delle
macchine.
*
Un'inchiesta "soggettiva"
Non puoi fare inchiesta se non chiarisci il tuo rapporto con la materia, non
esiste la neutralita' presunta dalla vulgata accademica ma solo la chiarezza
delle proprie posizioni. Leogrande lo fa in modo radicale, anzi forse parte
proprio da li'. Perche' un suo trisavolo fu in qualche modo parte in causa
nella strage di contadini che avvenne nel 1920 vicino a Gioia del Colle,
quando il padrone di un podere - d'accordo con altri padroni della zona -
ordino' a persone prezzolate raggruppate appostate e nascoste di sparare
contro un gruppo di braccianti, arrivati senza armi a reclamare la paga.
Leogrande svolge quindi un'inchiesta parallela, storica, non meno
avvincente, sul suo passato familiare, sulla complicita' che possa per
sangue legarlo a una forma antica della violenza che studia oggi. E
l'inquietudine personale da' probabilmente un colore particolare alla
storia, la anima piu' di un'inchiesta comune, lo costringe a un'urgenza non
scontata, alla necessita' di capire davvero per non lasciare conti in
sospeso.
I due piani temporali si intrecciano, e ne esce quasi un romanzo, in cui la
comprensione del fenomeno e' fatta non per teoremi ma attraverso l'umano in
tutte le sue forme, quindi ritratti, parole, descrizione minuziose di gesti
e situazioni. Leogrande racconta una vicenda troppo grave per essere
urlata - ci mette 50 pagine prima di usare la parola "schiavitu'", e con
molta discrezione ricorda quanto la vicenda evochi i lager nazisti e le
liste di desaparecidos - non addita colpevoli, ma ricostruisce la cronaca
dei fatti, salda il debito col passato, e con la nostra realta', che tutti
noi ignoravamo.

4. PROFILI. LODOVICA CIMA: GIANNI RODARI
[Dal mensile "Letture", n. 611, novembre 2004, col titolo "Gianni Rodari" e
il sommario "Con semplicita' di linguaggio e fantasia applicata al
quotidiano, ha rinnovato profondamente la letteratura per l'infanzia, tanto
che i suoi racconti sono diventati una sorta di istituzione per la scuola
primaria italiana"]

Moltissimi hanno delineato il profilo di questo autore e lo hanno definito
attribuendogli ogni volta caratteristiche e legami che ne limitano la
figura. Non vogliamo avventurarci in questa inutile fatica perche' sarebbe
sprecata. Dopo tanti studi critici, convegni, saggi e riflessioni su Gianni
Rodari, oggi resta da dire soltanto che si tratta di un vero e proprio
outsider della letteratura dell'infanzia che ha vissuto le inquietudini del
suo tempo e che ha lasciato una traccia indelebile nella memoria di tante
generazioni di bambini e scolari. Ancora oggi, a ventiquattro anni dalla sua
morte, quasi ogni testo scolastico o antologia riporta un suo racconto o una
filastrocca. Oseremmo dire che per un insegnante, un testo di Rodari e' una
garanzia e un riferimento, come per un legislatore il codice.
Per comprendere l'uomo Rodari, e' importante conoscere qualche dettaglio
della sua vita. Nacque a Omegna il 23 ottobre 1920 da padre fornaio.
Comincio' a frequentare le scuole a Omegna, ma, rimasto orfano di padre a
soli dieci anni, si trasferi' con la madre a Gavirate, un altro paese del
varesotto. Alla fine delle scuole elementari decide di entrare in seminario
a Seveso, per seguire il ginnasio. Fisicamente minuto, ma molto brillante
negli studi, il giovane Rodari arriva fino al terzo anno di seminario per
poi decidere di ritirarsi e terminare gli studi superiori a Varese. Cambia
rotta e lascia il liceo per diplomarsi alle scuole magistrali. Di qui la sua
profonda vocazione all'insegnamento e il suo temperamento curioso verso
l'universo dei bambini e la loro logica diretta. In questi anni, fino al
1937, Rodari milita nell'Azione cattolica e scrive anche un racconto per il
settimanale cattolico "L'azione giovanile". Si iscrive all'Universita'
Cattolica di Milano presso la facolta' di Lingue, ma, dopo solo qualche
esame, cambia direzione, dedicandosi all'insegnamento. La guerra lo tocca
negli affetti, perde due amici cari e un fratello, ma il processo di
cambiamento e di allontanamento dal mondo cattolico e' gia' stato innescato,
finche', nell'immediato dopoguerra, lo vediamo all'"Unita'": diventera'
prima cronista e poi capocronista e inviato speciale. Il lavoro di
giornalista lo accompagna a lungo: inviato speciale e corsivista di "Paese
sera" dal 1958 al 1980. Diviso tra il lavoro di giornalista impegnato
politicamente e insegnante particolarmente attento alla centralita' del
bambino nel processo educativo, Gianni Rodari dirigera' dal 1950 anche "Il
Pioniere", settimanale per ragazzi legato al Partito comunista. Poi sara' a
capo del "Giornale dei genitori" e nel 1970 vincera' il Premio Andersen, il
maggiore riconoscimento dedicato agli autori per ragazzi. Una vita insomma
al servizio della scrittura e delle idee. Il continuo dividersi tra
giornalismo, scrittura per l'infanzia e insegnamento, fa di lui una figura
nodale, che cattura e automaticamente scioglie alcune caratteristiche allora
stagnanti della letteratura italiana per ragazzi.
Nel dopoguerra i libri per ragazzi venivano scritti sulla scia di De Amicis,
con obiettivi educativi palesati attraverso descrizioni lacrimose e
forzatamente edificanti. Si trattava di pubblicazioni noiose e molto
distanti dalla realta' di una nazione in piena rinascita e ricostruzione. In
un Paese annientato dalla guerra, pochi si potevano permettere di comprare
libri che non fossero testi scolastici, pochi erano attenti alle esigenze
quotidiane dei bambini. Molti i pedagogisti ed educatori che teorizzavano di
libri come strumenti di crescita, da costruire su obiettivi di istruzione
specifica, non c'era ancora spazio per la fantasia e il gioco. Fu appunto
Rodari, giornalista e maestro, che seppe dare la vera svolta alla
letteratura italiana per ragazzi, mantenendo un legame con la tradizione
educativa, ma rinnovandola profondamente e rendendola vera letteratura,
libera da intenti pedagogici troppo specifici e condizionanti.
La sua lezione stilistica e tematica ha lasciato un segno tanto profondo da
permettere alle nuove generazioni di scrittori per l'infanzia di dedicarsi
primariamente all'arte della scrittura per procurare il piacere di leggere e
non allo scrivere per educare o addirittura insegnare a tutti i costi
qualche cosa.
Rodari, grazie al continuo allenamento di scrittura dato dalla pratica
giornalistica, scrive scegliendo soggetti reali, utilizzando parole facili e
ripulendo da inutili fronzoli la lingua scritta. Grazie al suo impegno
politico invece egli sposta l'interesse verso nuovi temi: una particolare
attenzione viene dedicata alla vita delle classi sociali meno abbienti, alle
professioni umili, al quartiere e alle piccole esigenze quotidiane di
bambini comuni.
La sua opera e' vastissima, molto varia e ampiamente pubblicata in molte
versioni differenti. Tuttavia, quasi tutte le sue storie sono nate per
comparire sui periodici ai quali collaborava e, solo in seguito, sono state
raccolte in veri e propri volumi. Aveva un talento speciale per il racconto
breve, oltre che per la rima e la filastrocca. I racconti lunghi invece
appaiono meno sorprendenti e stilisticamente meno efficaci, ma con C'era due
volte il barone Lamberto, anche in questo genere, Rodari raggiunge livelli
da capolavoro e ci lascia un testamento letterario veramente grande.
*
Acrobazie di parole
Nel tentativo di trovare una sorta di possibile classificazione nella
ricchissima produzione di Rodari, abbiamo finito col convincerci che, nel
massimo rispetto del suo dono di ispirazione fantastica, sarebbe stato piu'
semplice parlare delle filastrocche e delle storie brevi da una parte, e di
riflettere invece sui racconti piu' lunghi e la prosa dall'altra.
Lo spirito innovativo della sua opera si coglie a piene mani nelle rime e
nella riscoperta della filastrocca in tutta la sua dignita'.
Ci sembra di poter riassumere in due grandi obiettivi il suo importantissimo
contributo alla crescita e alla valorizzazione della letteratura per ragazzi
in Italia: il primo e' la piena rivalutazione del valore della fantasia,
dell'immaginario e del meraviglioso, che cresce sempre piu' nella sua opera,
quando Rodari si allontana dalla militanza politica e, pur non rinnegando la
sua ideologia, instaura un rapporto piu' distaccato con il partito. In piu',
seguendo il flusso ricchissimo della sua fantasia, egli sa legarsi al mondo
reale, quello toccato quotidianamente dalla penna del cronista, ma che come
scrittore egli vede con nuovi occhi, un mondo completamente rinnovato: le
sue rime e le sue storie brevi offrono una carrellata di personaggi semplici
che si possono incontrare tutti i giorni, dalla portinaia al postino,
dall'operaio all'impiegato, dalla mamma massaia al direttore di fabbrica,
dal giornalaio al nonno. Potremmo chiamarla "fantasia applicata", una
tecnica decisamente inusuale in quegli anni. Un esempio che garba e' la
brevissima storia Ascensore per le stelle, in Favole al telefono, che
contiene tutti gli ingredienti per dimostrare la teoria della "fantasia
applicata": il protagonista e' l'aiutogarzone del Bar Italia che porta
vassoi di bevande e ristori a domicilio. L'antagonista e' il marchese
Venanzio, terrore dei fornitori, che pretende birre e te' ghiacciati in
tempi brevi, oltre alle portinaie romane, assai gelose dell'ascensore, che
costringono il garzone a percorrere chilometri di scale ogni giorno. Una
volta che il ragazzo riesce a prendere l'ascensore per la consegna al
marchese, viene trasportato nello spazio, in un'atmosfera di sogno che lo
stacca per qualche minuto dalla sua meschina realta' (e' da notare che noi
diciamo meschina, ma lui nemmeno lo sospetta) e gli da' una tale serenita'
da poter sopportare le piccole angherie del burbero Venanzio, con tanto di
sorriso. La storia e' calibrata a tal punto che perfino il marchese e le
portinaie risultano simpatiche al lettore e la vita di un garzone sembra
perfino interessante.
Nelle storie di Rodari tutti gli adulti sono visti con occhio bambino, in
technicolor, senza filtri di forma e con un obiettivo calibrato su una
serena ironia. Da questo modo di avvicinare la realta' si comprende l'altra
importante novita' di Rodari: a lui va il merito di aver dichiarato
chiaramente, in tutta la sua opera, che l'infanzia e' un'eta' da considerare
di pari dignita' a quella adulta, una fase della vita con delle sue
specificita' da conoscere e rispettare. E spesso il mondo dei bambini si
contrappone a quello degli adulti, mantenendo un tono di garbata ironia che
non cade mai nella denuncia piu' indelicata. I bambini di Rodari non
giudicano, vedono candidamente la realta' da un punto di vista piu' pulito,
meno condizionato. E' il caso della filastrocca Una nuova invenzione, da
Filastrocche per tutto l'anno, in cui l'autore dichiara di avere inventato
una macchina che legge nel cervello delle persone. Ogni strofa racconta di
che cosa c'e' nei pensieri di un vecchio, di una signora, di un giovanotto,
di un signore serioso, ognuno si concentra su un particolare della sua vita
e infine l'autore conclude sussurrando:
Vedo un bambino. E' piccolo.
Ce l'avra' almeno un pensiero?
Sorpresa! Guardate voi stessi:
sta pensando il mondo intero.
Divertentissimo poi il "drammatico telecaso" della filastrocca Teledramma,
in Filastrocche in cielo e in terra, dove un serio dottore che sta troppo
davanti al televisore non curandosi piu' di figli e parenti viene
risucchiato nel video e viene poi salvato dal suo bambino "svelto di mano e
di mente" che trova la maniera, spiritosa, di porre due televisori di fronte
in modo che il padre, vedendosi specchiato venga risucchiato. Il figlio,
prontamente spegne i televisori nel momento in cui il dottore e' per aria
tra i due e Rodari conclude:
Cade il dottor per terra,
e un bernoccolo si fa:
meglio cento bernoccoli
che perdere la liberta'.
Guardando poi allo stile, Rodari ha un gusto smisurato per la
sperimentazione linguistica e stilistica che viene associato al dono della
"fantasia applicata" dando cosi' risultati sempre sorprendenti e decisamente
efficaci dal punto di vista comunicativo.
Il grande traguardo raggiunto da Rodari e' l'alchimia della semplificazione
letteraria, che apre nuovi orizzonti ai linguaggi narrativi. L'italiano
scritto, fino ad allora, e siamo nel primo ventennio dopo la guerra, era
molto conservatore, quasi pigro: lento nelle trasformazioni e concentrato
sui virtuosismi linguistici, teso insomma a raggiungere i livelli piu'
aulici della lingua. Anche la letteratura per ragazzi viveva in questa scia
stilistica, tanto che il linguaggio di quegli anni '50 e '60 e' alquanto
distaccato dal mondo dei bambini, quasi una realta' a se', alla quale i
bambini dovevano diligentemente accostarsi per imparare. E fino a quel
momento era al pubblico che veniva richiesto lo sforzo di comprendere la
lingua della scrittura. Rodari invece inverte il processo: egli, da autore,
si dirige verso il suo pubblico, destrutturando il linguaggio e
ricomponendolo a partire da un modulo basic. Il risultato non e' quello di
banalizzare o semplificare, ma e' la creazione di un nuovo registro
letterario, comprensibile a tutti i bambini, anche a quelli privi di
background culturale. E non si tratta solo di questo, perche' il suo
linguaggio ha il potere di comunicare emozioni, suggerire sentimenti e
stimolare sogni: Rodari insomma raggiunge, partendo dal basso e cercando di
essere sempre compreso dal maggior numero possibile di persone, quella
funzione poetica spesso riservata alle forme di alta letteratura e, fino ad
allora, quasi sconosciuta nella produzione per ragazzi del nostro Paese.
Con Rodari, finalmente, possiamo dire che la letteratura italiana per
ragazzi, sorella minore di quella per adulti, goffa e provinciale, si
disincanta o si risveglia, spogliandosi di tutti i condizionamenti formali e
pedagogici che fino ad allora l'avevano frenata. Diviene arte, cioe'
letteratura. A celebrare questo fenomeno giunge, nel 1970, un fatto nuovo
per l'Italia: Gianni Rodari viene insignito del Premio Andersen, il Nobel
della letteratura per ragazzi.
La semplicita' stilistica diventa, nelle rime, abile gioco di parole e apre
la porta a temi scolastici visti con occhi nuovi. Tutta la lingua e' in
gioco e perfino le parole recitano una parte del tutto originale:
La botte piu' grossa non e' un bottone,
la mela piu' rossa non e' un melone...
e ancora un maestro che chiede ai suoi bambini:
trovate il perimetro dell'allegria,
la superficie della liberta',
il volume della felicita'...
Per non parlare del felice matrimonio del Punto con la Virgola che genera la
famiglia Punto-e-Virgola. E dietro di lei storie di parentesi aperte e mai
chiuse, accenti dispersi e doppie capricciose. Un mondo bambino che risponde
non solo alla fantasia ma sempre e comunque anche ai valori piu' importanti,
la pace, la liberta', l'amicizia: un punto piccoletto che si dava arie da
dittatore, subisce la protesta delle parole:
tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso,
e il mondo continuo'
una riga piu' in basso.
Nel celebre Libro degli errori, sono raccolte brevi storie e filastrocche
sul tema della lingua. Un universo divertentissimo tutto da scoprire, che e'
diventato ormai una tradizione per i bambini italiani: ancora oggi in
classe, per capire l'uso della lettera acca, si legge la storia de L'Acca in
fuga, per approfondire la frase minima c'e' la storia de Le teste scambiate
e per gli aggettivi qualificativi niente di meglio che Il cielo e' maturo.
Anche nelle altre raccolte di filastrocche e rime l'ambiente scuola e'
spesso descritto dalla parte dei bambini, un luogo di scoperta che lascia
spazio al gioco e alla fantasia e che diventa ogni giorno terreno buono per
l'espressivita' creativa. Sul lavoro linguistico fatto in classe dal maestro
Rodari e su quello piu' letterario dello scrittore Rodari, l'autore
riflettera' con grande obiettivita' nel volume per adulti Grammatica della
fantasia, pubblicato nel 1973, e ancora oggi richiestissimo, perche'
ritenuto ormai bibliografia irrinunciabile per ogni insegnante o educatore.
Si tratta di un saggio densissimo di analisi tecniche e stilistiche in cui
líautore stesso prende i panni di un sapiente critico e analizza il suo
metodo, anzi dimostra poi come poterlo applicare con i bambini. E' la prima
volta che un autore si mette alla prova da solo analizzando i suoi scritti e
il suo modo di operare, un'opera unica nel suo genere che ha aperto le menti
degli educatori italiani sugli spazi da riservare all'espressivita' di
ognuno e sull'approccio educativo da scegliere per insegnare. Il maestro
Gianni Rodari, fin dai suoi primi anni di insegnamento, annota in un
quaderno le occasioni in cui nascevano le storie, il modo in cui si
sviluppavano e come parole e immagini prendevano a muoversi nel suo
immaginario e in quello dei suoi allievi. Dopo aver tenuto diversi incontri
di formazione con insegnanti decide di mostrare i ferri del mestiere in
tutto e per tutto, con questo volume che ha il sottotitolo di: Introduzione
all'arte di inventare storie.
Tutta la tecnica e la metodologia rodariana parte da una convinzione di
base: "Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si
allargano sulla sua superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze
diverse, con diversi effetti, la ninfea, la canna, la barchetta di carta e
il galleggiante del pescatore. [...]. Non diversamente una parola, gettata
nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondita', provoca una
serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e
immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che
interessa l'esperienza e la memoria, la fantasia e l'inconscio".
Di qui, capitolo dopo capitolo, Rodari confida i trucchi per trasformare un
errore in spunto creativo, un accostamento insensato di parole in "binomio
fantastico", un prefisso arbitrario in neologismo ricco di significati
fantastici fino a utilizzare le fiabe classiche come materia prima per nuove
storie. Ancora una volta appare chiaro l'atteggiamento dell'autore nei
confronti dell'infanzia alla quale ha dedicato la vita: rispetto infinito e
grande disponibilita' d'animo e di mente. Il mondo bambino e' per Rodari un
universo cosi' affascinante da non lasciare intentata nessuna possibile
occasione di sviluppo e di conoscenza. Un atteggiamento da pioniere che ora
e' richiesto ufficialmente ad ogni insegnante.
*
Storie lunghe e corte
Nelle storie lunghe la prosa e l'impianto narrativo di Rodari evolvono fino
a raggiungere il massimo, come abbiamo gia' accennato in C'era due volte il
barone Lamberto. Le prime prove narrative: Le avventure di Cipollino e
Gelsomino nel paese dei bugiardi si sviluppano in ambiente contadino e sono
un tentativo a tratti un poco forzato di rivendicare alcuni principi sociali
fondamentali per l'autore. Si avverte nel testo una marcata distinzione tra
i cattivi, sempre ricchi e padroni sfruttatori, e poveri buoni e sfortunati.
Si avverte gia' pero' la presenza dell'energia creativa dell'autore, che
nella prosa e' naturalmente celata nell'andamento meno sintetico e ritmato
del genere. Anche La freccia azzurra risente di questa eccessiva attenzione
al sociale del primo Rodari, l'atmosfera malinconica si riscatta solo nel
finale lieto e natalizio. Questo racconto lungo ha avuto piu' fortuna degli
altri perche' e' diventato un cartone animato di produzione italiana con i
disegni di Paolo Cardoni e la colonna sonora di Paolo Conte.
Ma il racconto lungo che piu' di tutti riassume le caratteristiche di Rodari
e' La torta in cielo, scritto piu' tardi, con la collaborazione di una
intera scuola di Roma e pubblicato nel 1966. In una borgata popolare di Roma
cresce l'agitazione perche' il cielo viene oscurato da un oggetto volante
non identificato. Le autorita' credono si tratti di marziani e si preparano
ad attaccare gli invasori, ma due bambini, prima di gridare "al lupo, al
lupo" guardano meglio e soprattutto assaggiano il misterioso oggetto e
comprendono che si tratta di una torta gigante. Ecco allora il mondo
bambino, ancora una volta contrapposto a quello adulto in una squisita
parodia che fa sorridere chiunque. La descrizione dettagliatissima della
vita del quartiere parte proprio dall'interesse dei bambini: la portiera del
palazzo di Rita e Paolo pesa 112 chili e il cane del vigile Meletti e'
ghiotto di maritozzi. Rodari fornisce informazioni precise sui personaggi e
racconta dei fatti, mai si dilunga in descrizioni tradizionali che poco
hanno a che fare con le cose che interessano i bambini. Il ritmo narrativo
e' veramente moderno e rincorre il ritmo brillante e sorprendente delle rime
e delle filastrocche. Le frasi sono brevi, l'utilizzo della punteggiatura e'
estremamente semplificato, i dialoghi sono serrati ed essenziali, le
descrizioni vengono rese con immaginifiche metafore che restano ben chiare
nella mente del piccolo lettore. La storia chiude con un finale contro la
violenza e invita gli adulti a prendersi meno sul serio: mentre i bambini
accorrono numerosi a leccare la torta adagiata nel parco sotto gli occhi
attoniti di militari e autorita', la voce fuori campo dell'autore conclude
ironicamente "e ce ne sara' per tutti quando si faranno torte al posto delle
bombe".
Da ultimo citiamo la raccolta delle Novelle fatte a macchina, del 1973 e
dedicata ai bambini piu' grandi. Il ritmo narrativo incalza e la volonta'
stilistica dell'autore e' piu' consapevole, tanto che nell'introduzione egli
spiega di suo pugno che le novelle nascono dall'enorme quantita' di "materia
prima" in suo possesso: spunti, parole, immagini ed esercizi provati e
riprovati durante la scrittura della Grammatica della fantasia. Questa volta
pero' il desiderio di Gianni e' quello di scrivere un gruppo di storie tutte
all'indicativo presente. Da questa decisione parte la costruzione dello
stile narrativo moderno che fara' scuola per le generazioni future di
scrittori: "Al presente non si possono fare periodi lunghi e complicati:
bisogna raccontare svelti svelti, evitare i fronzoli, saltare le
descrizioni. Il presente vuole un'azione continua. Il linguaggio e' sempre
in bilico tra logico e illogico, tra reale e assurdo, tra senso e nonsenso".
Tornano i giochi di parole tanto amati, i trucchi verbali, le sequenze
meccaniche e le associazioni inaspettate. Per esempio il Commendator
Mambretti della prima novella e' descritto ad arte e in perfetta sintesi in
queste pochissime parole: "Ha trenta automobili e trenta capelli". In tutta
questa modernita' e azione pero' non mancano momenti di poesia come questa
catena temporale: "Arriva il giovedi', spunta l'alba del venerdi' sera. Ecco
il sabato".
E' questa semplicita' che ancora oggi fa scuola.
*
Per conoscerlo meglio
Luciano Caimi e Federica Lucchini, Gianni Rodari a Gavirate: gli anni
giovanili, Nicolini Editore, 1995.
G. Diamanti (a cura di), Scritti di Gianni Rodari su quotidiani e periodici,
Centro studi Gianni Rodari, Orvieto 1991.
C. De Luca, Gianni Rodari. La gaia sapienza della fantasia, Abramo,
Catanzaro 1991.
M. Argilli, Gianni Rodari. Una biografia, Einaudi, Torino 1990.
L. Cerutti (a cura di), Rodari e la sua terra, Amministrazione comunale di
Omegna, 1984.
G. Bini (a cura di), Leggere Rodari, supplemento a "Educazione oggi",
Amministrazione provinciale di Pavia, Ufficio scuola, 1981.
P. Boero, Una storia. Tante storie, Einaudi, Torino 1992, pp. 289-295.
C. Bermani, Gli altri Rodari, su "Le Rive", 3-4, 1990.
R. Cicala e A. Lavatelli (a cura di), Rodari, le parole animate, Interlinea,
1993.
P. Boero, prefazione a G. Rodari, Il ragionierepesce del Cusio, con una nota
di L. Cerutti e tavole di M. Maulini, Interlinea, 1998.
*
Le iniziative
A Omegna (Vb) e' stato creato il "Parco della Fantasia Gianni Rodari", che
offre numerose iniziative sui temi cari all'autore. Ci sono percorsi
ispirati alle storie di Rodari, in cui e' possibile giocare, e in cui ci si
propone di avvicinare fantasia e natura. Il parco ospita inoltre un'ampia
ludoteca, dove vengono proposti ogni anno fitti programmi di attivita' e
laboratori aventi come filo conduttore le storie del grande maestro.
Quest'anno le attivita' saranno dedicate alle Favole al telefono. Vedi il
sito Internet www.rodariparcofantasia.it
A Orvieto da anni opera un Centro studi Gianni Rodari, che organizza
convegni e ricerche nel campo della letteratura per l'infanzia e della
scuola. La citta' propone inoltre il Premio annuale Gianni Rodari dedicato
all'editoria per ragazzi.
Il sito ufficiale dello scrittore, www.giannirodari.it, aggiorna in tempo
reale sulle testimonianze e iniziative dedicate al personaggio, oltre a
fornire informazioni sull'opera e sulla vita.
*
Una valanga di racconti e filastrocche
Manuale del pioniere, Edizioni di cultura sociale, Roma 1951.
Il romanzo di Cipollino, Edizioni di cultura sociale, Roma 1951.
Il libro delle filastrocche, Toscana nuova, Firenze 1952.
Le carte parlanti, Toscana nuova, Firenze 1952.
Gli animali parlanti, versi di Esopino (pseudonimo di Gianni Rodari),
Edizioni di cultura sociale, Roma 1952.
Le avventure di Scarabocchio, Edizioni di cultura sociale, Roma 1952.
Cipollino e le bolle di sapone, testo di Giampiccolo (pseudonimo di Gianni
Rodari), Edizioni di cultura sociale, Roma 1952.
Il contafavole, testo di Esopino, Edizioni di cultura sociale, Roma 1952.
Le favole della volpe, versi di Esopino, Edizioni di cultura sociale, Roma
1952.
Il libro dei mesi, Edizioni di cultura sociale, Roma 1952.
Il treno delle filastrocche, Edizioni di cultura sociale, Roma 1952.
Il viaggio della freccia azzurra, Centro diffusione stampa, Firenze 1954.
Compagni fratelli Cervi, Tipografia popolare, Reggio Emilia 1955.
Una scuola grande come il mondo, Edizioni Potente Fgci, Firenze 1956.
Le avventure di Cipollino, Editori Riuniti, 1957.
Gelsomino nel paese dei bugiardi, Editori Riuniti, 1958.
Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi, 1960.
Favole al telefono, Einaudi, 1962.
Il pianeta degli alberi di Natale, Einaudi, 1962.
Gip nel televisore. Favola in orbita, Mursia, 1962.
Castello di carte, Mursia, 1963.
Il libro degli errori, Einaudi, 1964.
Il cantastorie. Storie a piedi e in automobile, Automobile Club d'Italia,
Milano 1964.
La freccia azzurra, Editori Riuniti, 1964.
La torta in cielo, Einaudi, 1966.
Gli indovinelli del professor Bp. E' nata prima l'auto o la benzina?,
Ufficio stampa della Bp italiana, Milano 1966.
Con Bip e Pip sul pianeta petrolio, Ufficio relazioni pubbliche della Bp
italiana, Milano 1967.
Venti storie piu' una, Editori Riuniti, 1969.
Le filastrocche del cavallo parlante, Emme Edizioni, 1970.
Tante storie per giocare, Editori Riuniti, 1971.
Gli affari del signor Gatto, Einaudi, 1972.
Novelle fatte a macchina, Einaudi, 1973.
Grammatica della fantasia. Introduzione all'arte di inventare storie,
Einaudi, 1973.
Marionette in liberta', Einaudi, 1974.
Turista in Cina, ne "I grandi servizi di Paese Sera", n. 7, introduzione di
Gianni Rodari, Editrice Il Rinnovamento, Roma 1974.
La filastrocca di Pinocchio, Editori Riuniti, 1974.
C'era due volte il barone Lamberto, ovvero i misteri dell'isola di San
Giulio, Einaudi, 1978.
La gondola fantasma. Gli affari del signor Gatto. I viaggi di Giovannino
Perdigiorno, Einaudi, 1978.
Parole per giocare, Manzuoli, Firenze 1979.
Bambolik, La Sorgente, Milano 1979.
Il gioco dei quattro cantoni, Einaudi, 1980.
I nani di Mantova, Lisciani & Giunti, Teramo-Firenze 1980.
Piccoli vagabondi, Editori Riuniti, 1981.
Esercizi di fantasia, a cura di Filippo Nibbi, Editori Riuniti, 1981.
Atalanta, a cura di M. Argilli, Editori Riuniti, 1982.
Il cane di Magonza, a cura di Carmine De Luca, Editori Riuniti, 1982.
Storie di re Mida, Einaudi, 1983.
Giochi nell'Urss. Appunti di viaggio, Einaudi, 1984.
Pensieri per i genitori. 7 piccoli spunti per grandi riflessioni, progetto
grafico di Chiara Caproni, Edizioni Doge, Roma, 1996.
Molte raccolte di fiabe e filastrocche sono state scorporate e rieditate a
piu' riprese, molte invece sono state accorpate in nuove raccolte con titoli
proposti dal curatore. A tutt'oggi le nuove proposte editoriali con testi di
Gianni Rodari sono assai numerose. Per questo motivo, si e' scelto di
elencare soltanto le prime uscite delle opere e delle raccolte. Gli editori
che mantengono i diritti di pubblicazione dell'opera sono principalmente
Editori Riuniti ed Einaudi.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento settimanale del martedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 316 del 24 marzo 2009

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