Minime. 614



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 614 del 20 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Degli altri il sangue ed il silenzio nostro
2. Per contrastare il surriscaldamento del clima occorre anche ridurre il
trasporto aereo
3. Lorenzo Ferrero: Sergej Prokofiev
4. Riedizioni: Marta Boneschi, Quel che il cuore sapeva
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento
6. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. DEGLI ALTRI IL SANGUE ED IL SILENZIO NOSTRO

Si puo' uccidere anche assistendo inerti alle stragi che altri compiono.
Ma in Afghanistan e' in corso una guerra, una guerra terrorista e stragista.
Ma a quella guerra l'Italia prende parte, a quella guerra assassina e
assassina.
E l'Italia prende parte a quella guerra in violazione del diritto
internazionale e della legalita' costituzionale.
*
Perche' non c'e' un movimento di popolo contro la guerra, il terrorismo e le
stragi di cui essa consiste?
Perche' non scendiamo per le strade a chiedere che cessi la partecipazione
italiana alla guerra assassina, alla guerra cui l'Italia non avrebbe mai
dovuto prender parte giacche' glielo proibisce la sua legge fondamentale?
Perche' si accettano le stragi afgane?
Non e' uno stesso sentire razzista quello che ritiene insignificanti le
stragi degli afgani la' e le stragi dei migranti qui in terra e in mare?
Non dovremmo opporci alla guerra e alle stragi, al razzismo e al terrorismo?
Non dovremmo difendere l'umanita' nostra ed altrui, l'unica umanita' di
tutte e tutti?
*
Questo silenzio, il sangue degli altri.

2. AMBIENTE. PER CONTRASTARE IL SURRISCALDAMENTO DEL CLIMA OCCORRE ANCHE
RIDURRE IL TRASPORTO AEREO
[Riportiamo il seguente comunicato del 17 ottobre 2008 del comitato che si
oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto
aereo, in difesa della salute, dell'ambiente, della democrazia, dei diritti
di tutti (per contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito:
www.coipiediperterra.org, per contattare direttamente la portavoce del
comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail:
antonella.litta at libero.it)]

Tra le buone pratiche per fronteggiare l'emergenza globale del
surriscaldamento del clima vi e' la riduzione delle emissioni di gas serra.
Ed in questo ambito la riduzione del trasporto aereo si pone come esigenza
primaria.
Per questo sono irresponsabili le manovre affaristiche finalizzate a
realizzare nuovi devastanti mega-aeroporti o ad ampliare oltre ogni
ragionevole misura le dimensioni e l'uso dei sedimi aeroportuali esistenti.
Anche per questo la realizzazione a Viterbo di un nuovo devastante
mega-aeroporto per voli low cost del turismo "mordi e fuggi" per Roma e'
semplicemente insensata.
Nel Lazio occorre ridurre drasticamente i voli su Ciampino, non
"ciampinizzare" anche un'altra citta'.
Peraltro la realizzazione di un mega-aeroporto a Viterbo nel cuore dell'area
termale del Bulicame e' impossibile oltre che illegale: poiche' devasterebbe
fondamentali beni naturali, storico-culturali, terapeutici e sociali,
economici e scientifici; poiche' avrebbe effetti disastrosi sulla salute e
sulla qualita' della vita di cospicua parte della popolazione di Viterbo e
dell'Alto Lazio, un territorio gia' gravato da pesantissime velenosissime
servitu' ed aggressioni speculative; poiche' costituirebbe uno sperpero di
denaro pubblico immenso e scellerato; infine: poiche' violerebbe piani,
vincoli, regolamenti e leggi regionali, italiani ed europei.
Sic stantibus rebus, la mistificante propaganda della lobby
politico-affaristica che a danno della popolazione, del territorio e del
pubblico erario vuole realizzare un'opera speculativa, nociva e distruttiva
si qualifica - ovvero si squalifica - da se'.

3. PROFILI. LORENZO FERRERO: SERGEJ PROKOFIEV
[Dal mensile "Letture", n. 615, marzo 2005, col titolo "Sergej Prokofiev" e
il sommario "La produzione vastissima e in gran parte sconosciuta,
l'accostamento a diverse correnti musicali, l'ambiguo e difficile rapporto
col regime sovietico hanno spesso impedito una serena valutazione del
compositore russo]

Mentre molti compositori acclamati durante il Novecento vedono
assottigliarsi il numero di opere frequentemente eseguite (come Schoenberg e
Strawinsky), ve n'e' uno che riceve una crescente attenzione, e un interesse
sempre piu' profondo all'insieme del suo catalogo. A Pierino e il lupo, alle
Sonate per pianoforte, per violino, o flauto o violoncello e pianoforte,
all'opera L'amore delle tre melarance, al balletto Romeo e Giulietta, alla
cantata dal film Alexandr Nevskij, alla Prima (Classica) e Quinta sinfonia,
al Terzo concerto per pianoforte e orchestra, che restano le pagine piu'
note, si sono aggiunte le affermazioni della Seconda, Sesta e Settima
sinfonia, delle opere Il giocatore, L'angelo di fuoco, Il matrimonio al
convento, Guerra e pace, e molti altri lavori ancora.
Compositore troppo istintivo per lasciarsi incasellare in una singola
corrente culturale, puo' essere valutato e compreso appieno solo
conoscendone la vastissima produzione. E' appunto la condizione che si sta
verificando in questi anni, grazie a un'imponente, rinnovata discografia.
Troppo tipicamente russo, poi troppo sovietico in Occidente, e sospetto di
scarso entusiasmo ideologico ed eccessivo cosmopolitismo in patria, ha
costretto anche i critici piu' attenti e generosi a dare troppo peso a
valutazioni politiche, e nel caso degli esegeti sovietici a vere e proprie
revisioni purgate sotto l'occhio vigile della censura. In Occidente, al
contrario, le difficolta' della sua vita in Urss sono state il pretesto per
una disinvolta svalutazione di molti lavori, se non addirittura di
speculazioni propagandistiche. La fine del regime comunista ha segnato
l'attesa svolta, e i frutti, sia sul piano della piena affermazione di una
personalita' ricca, sfaccettata e complessa, sia sul piano di una seria
valutazione critica, non hanno tardato a venire. Emblematico il caso
dell'opera Guerra e pace, accusata di "facilita'" dettata dal regime, di
eccessiva retorica nazionalistica e staliniana anche dalla critica
occidentale di sinistra, nonche' osteggiata inizialmente in patria per
ragioni simmetricamente opposte, oggi si puo' considerare uno dei grandi
capolavori del secolo scorso.
*
Un talento precoce
Sergej Sergeevich Prokofiev nasce il 23 aprile 1891 da una famiglia che per
gli standard della Russia pre-rivoluzionaria potremmo definire del ceto
medio. Nasce in un villaggio che ora si trova in Ucraina, proprieta'
semifeudale della nobile famiglia dei Sontsov e affidata in gestione al
padre Sergej Alekseevich, laureato in agraria e di buona famiglia, costretto
ad accettare l'incarico per difficolta' economiche legate a cattive
speculazioni. La madre Marja Grigorevna Zhitkova era di origini meno
fortunate, discendendo da servi della gleba (liberati in Russia solo nel
1861). Ma suo padre lavorava dagli Sheremetiev, una delle piu' ricche
famiglie in epoca zarista, e l'intelligentissima, caparbia e disciplinata
Marja (di cui il compositore aveva ereditato anche i tratti somatici),
nonostante le umilissime premesse, era riuscita a studiare fino al liceo e a
crearsi ottime relazioni, grazie alle quali aveva fatto un matrimonio di cui
poteva ritenersi soddisfatta. Il padre, uomo di poche parole e non molto
capace di esprimere affetto, ma estremamente attento al futuro del figlio,
ne assicurava direttamente l'educazione scientifica e umanistica; la madre,
ottima pianista, quella musicale, in cui il piccolo Sergej otteneva
eccellenti risultati. Anche se le qualita' di bambino prodigio sono state
esagerate da qualche biografo, e' certo che verso i nove anni suonava Mozart
e qualcosa di Beethoven, componendo, sotto lo sguardo attento e compiaciuto
della madre, qualche breve pezzo per pianoforte.
Il piccolo Sergej fu portato in viaggio a Mosca, dove rimase affascinato dal
Faust di Gounod, e si accinse immediatamente alla composizione (libretto e
musica) di una propria opera, e a San Pietroburgo, dove ascolto' con
attenzione lavori come il Principe Igor di Borodin, La traviata di Verdi e
la Carmen di Bizet. Il suo talento non passo' inosservato nella cerchia
degli amici della madre, che consigliarono una visita all'autorevole Sergej
Ivanovich Taneev, professore al Conservatorio di Mosca. Taneev fu prodigo di
consigli e perfino di pasticcini per il precoce talento, e diede
un'indicazione decisiva: la famiglia Prokofiev doveva assumere a tempo pieno
un istruttore musicale. Fu raccomandato Reinhold Moritsevich Glihre, di
origine belga ma nato a Kiev (del cui Conservatorio fu piu' tardi
direttore): il giovane Prokofiev ebbe percio' una educazione musicale di
eccellente livello dal ventottenne compositore, pianista e violinista.
Ben presto, intorno ai tredici anni di Sergej, si pose il problema di un
ulteriore salto di qualita' nell'educazione musicale. Si trattava di
decidere se a Mosca o a San Pietroburgo. La scelta cadde su San Pietroburgo,
grazie anche ai lusinghieri giudizi di Alexandr Glazunov, professore e poi
direttore del conservatorio della capitale. Prokofiev fu e tuttora rimane il
piu' giovane studente ammesso a quel conservatorio (1904), impressionando la
commissione con un faldone comprendente pezzi vari e due sonate per
pianoforte, quattro opere, e una sinfonia. La presiedeva Rimskij-Korsakov,
all'apice della fama, che pare commentasse: "Ecco un allievo come piace a
me".
*
Tra conservatorio e rivoluzione
Al conservatorio il giovane Prokofiev non trova particolari stimoli
dall'insegnamento, piuttosto pedante e accademico, del pur valente Anatolij
Ljadov. Fa pero' numerosi incontri importanti con altri compositori, come
Nikolaj Mjaskovskij, di dieci anni piu' vecchio, che sara' l'amico, il
sostenitore e il corrispondente per una intera esistenza. Ma soprattutto
assiste agli anni che, per usare le parole del reporter americano John Reed,
avrebbero sconvolto il mondo. Il vento della rivoluzione del 1905 sconvolge
anche il conservatorio, dove gli studenti sono in rivolta, e il grande
Rimskij-Korsakov si schiera con gli studenti (con conseguente
licenziamento); le lezioni non riprenderanno regolarmente che nel 1906, con
la riassunzione dei professori licenziati. Peraltro il rapporto con
Rimskij-Korsakov non e' certo stretto come quello con Strawinsky.
Insofferente per una classe troppo numerosa e un insegnamento troppo
accademico, il nostro passa per il rotto della cuffia l'esame di
strumentazione, che si mette poi a studiare per conto proprio. Al quinto
anno di conservatorio, Prokofiev continua gli studi rivolti soprattutto al
pianoforte, in cui si stava dimostrando un promettente e riconosciuto
talento, e di direzione d'orchestra, con risultati meno eclatanti.
Non sono tanto gli eventi rivoluzionari a impressionarlo (anche se lo
costringono a prendere tranquillanti per dormire). Soprattutto, cerca di
assorbire le vivaci influenze delle correnti musicali e culturali che si
agitano intorno a lui. Il cosiddetto gruppo dei Cinque (o circolo di
Balakirev), che contrapponeva al presunto occidentalismo di un Ciaikovskij
la ricerca delle radici nazionali slave, era ormai ampiamente
istituzionalizzato e aveva gia' prodotto i suoi epigoni (come Glazunov). Le
novita' maggiori giungevano dall'Europa, con qualche opera di Debussy (a
proposito del quale si registra uno dei pochi dissensi fra il giovane
Strawinsky e Rimskij-Korsakov) e perfino di Schoenberg, di cui Prokofiev
eseguira' in prima russa i Klavierstuecke op. 11, senza peraltro riceverne
particolari influssi. Estraneo al mondo pietroburghese, su cui torneremo,
emergeva da Mosca il visionario Alexandr Scrjabin, la cui tecnica pianistica
e la complessa armonia affascinavano Prokofiev, con grande scandalo dei suoi
insegnanti. Ma e' il clima culturale generale, legato alle arti visive, al
teatro e alla poesia, che influisce particolarmente sul giovane compositore.
Finita la grande stagione del realismo letterario e teatrale con il Giardino
dei ciliegi di Cechov (1904), alla scuola moscovita di Stanislavskij si
contrappongono le idee antirealiste di Vsevolod Mejerkhold. Il realismo in
pittura rivive col gruppo capitanato da Ilya Repin. Ma il movimento piu'
forte, da cui muovono in letteratura Alexandr Blok, Andrej Belij, Valerij
Brjusov, Konstantin Balmont, in pittura Mikhail Vrubel, il giovane Chagall e
altri, e' il simbolismo, arricchito in Russia di una potenza visionaria
senza precedenti. A certe pesantezze religioso-filosofiche del simbolismo,
si contrappone l'acmeismo, portatore di esigenze di chiarezza e immediatezza
verbale (Anna Akhmatova e Osip Mandelstam). Nel 1912 irrompe il manifesto
futurista di Vladimir Majakovskij, col suo seguito di pittori e poeti e con
una attesa sempre piu' esplicita di un mondo nuovo e antiborghese.
Se per molti aspetti il giovane Prokofiev, enfant terrible per i benpensanti
musicali e per i suoi rassegnati maestri, puo' essere avvicinato al
futurismo, certamente fu attratto piu' dalle singole personalita' che dai
movimenti e dai loro bagagli ideologici. Lungo tutto il suo percorso
creativo troveremo tracce piu' o meno accentuate, tratti piu' o meno
evidenti delle varie correnti culturali che attraversarono la sua
formazione, insieme ad amicizie e associazioni personali con Majakovskij,
Mejerkhold, Balmont e altri.
La sua fama di enfant terrible si consolida durante il conservatorio e nei
primi anni della carriera. Innanzitutto per il carattere di figlio unico fin
troppo amato. Scrive uno dei suoi piu' attendibili biografi, l'americano
Harlow Robinson: "Prokofiev era percio' cresciuto aspettandosi attenzione, e
pensando che poteva dire e fare praticamente qualsiasi cosa volesse...
Poteva essere notevolmente antipatico, e perfino crudele, con le persone
meno fortunate, dotate di minor talento o semplicemente meno interessanti"
(Harlow Robinson, Sergej Prokofiev, A biography, Northeastern University
Press, Boston 1987-2002). Le prime composizioni mature sono ritmicamente
molto dinamiche e percussive, ricche di dissonanze, e se vengono viste con
interesse nei circoli di avanguardia come le Serate di musica contemporanea,
suscitano scandalo ai compassati concerti presso il castello di Pavlovsk
(col Secondo concerto per pianoforte e orchestra).
Al Premio Rubinstein (una sorta di esame finale per i migliori allievi di
pianoforte del conservatorio) fra lo sconcerto generale si presenta con il
proprio Primo concerto per pianoforte, anziche' con un titolo classico. E
tuttavia la giuria delibera in suo favore, costringendo il recalcitrante
Glazunov a consegnargli il premio. In realta', vista nel suo insieme, la
produzione degli anni precedenti la rivoluzione non puo' essere assimilata
semplicemente alle tensioni motoristiche e iconoclaste del futurismo. La
Prima sonata per pianoforte, ad esempio, pare addirittura pacata e
conservatrice, mentre le tre successive sono comunque diversissime fra loro
(la Quarta sfiora quasi l'impressionismo). La sinfonia Classica, del 1917,
e' un rasserenante ritorno al Settecento, ispirato forse dalla linearita'
dell'acmeismo, come del resto il Primo concerto per violino e orchestra, e
ha qualcosa in comune col neoclassicismo posteriore alla prima guerra
mondiale, verso cui Prokofiev fu invece piuttosto tiepido. D'altra parte e'
il realismo di Dostoevskij ad attirarlo verso la composizione dell'opera Il
giocatore (1915-1917), in cui l'uso quasi espressionista della dissonanza
illustra perfettamente il delirio psichico del protagonista. Echi del
simbolismo si possono trovare, fin dal titolo tratto da Balmont, nelle
Visions fugitives per pianoforte dello stesso periodo.
Un compositore di tanto talento non poteva sfuggire all'attenzione di
Diaghilev e dei suoi Ballets Russes. Si erano incontrati a Londra nel 1914,
in uno dei vari viaggi che Prokofiev intraprese per farsi conoscere
all'estero e per conoscere la realta' europea. I loro rapporti furono ben
lungi dall'essere idilliaci come con Strawinsky. Secondo Diaghilev, i due
avevano in comune il solo fatto di essere nati in Russia, opinione che
dobbiamo riconoscere molto lungimirante e appropriata. Sperando di ripetere
il succes de scandale della Sagra della primavera (1913) Prokofiev propose
Ala e Lolli, ispirato all'antico e barbarico mondo dei mitici sciti. Ma il
progetto non piacque a Diaghilev, ed e' giunto a noi come Suite scita, uno
dei lavori piu' aggressivi e "modernisti" del giovane Prokofiev.
Alla prima esecuzione, come si dice di Saint-Saens per la prima della Sagra
della primavera, Glazunov abbandono' la sala. Tuttavia ne' Prokofiev ne'
Diaghilev disperarono. A quest'ultimo interessava la vena meno selvaggia di
Prokofiev, che forse aveva intravisto nei Sarcasmes per pianoforte
(1912-1914). In essi emergeva un ulteriore tratto caratteristico, in seguito
fin troppo spesso attribuito alla sua musica: il grottesco. Nacque cosi'
forse l'idea del balletto Chout (Il buffone, 1915), purtroppo eseguito, a
causa della guerra e di varie difficolta', soltanto nel 1921 in Francia, in
una mediocre coreografia, che non manco' tuttavia di assicurare al
compositore i favori della critica francese piu' a' la page, insieme alla
Suite scita e ad altri lavori.
*
Nostalgia della Madre Russia
Alla scelta di diventare pianista, oltre che compositore, contribuisce nel
1910 la morte del padre, che lo costringe a guadagnare da vivere per se' e
per la madre. Se da un lato la scelta gli assicura per molti anni
un'esistenza decorosa, si rivela un'arma a doppio taglio rispetto alla
speranza di raggiungere un'affermazione sicura come compositore. Su un
numero di "Musical America" del 1920 e' ritratto accanto a Strawinsky con la
didascalia: "Il compositore Strawinsky e il pianista Prokofiev". In America
approda nel 1918 dopo un lungo viaggio verso est, imbarcandosi da
Vladivostok verso il Giappone e poi verso gli Stati Uniti. Forse memore
dell'insegnamento paterno di tenersi lontano dalla politica, Prokofiev non
sembra particolarmente sensibile al richiamo ideologico della rivoluzione
bolscevica. Piuttosto si rende conto del fatto che alle crescenti
difficolta' economiche si accompagnano scarse possibilita' di diffusione
della produzione musicale. Nello stesso tempo la sua posizione rimane
piuttosto agnostica, e non si schiera esplicitamente contro. La lunga
permanenza lontano dalla Russia non sara' una scelta di campo, ma solo una
necessita', tanto che mantiene una intensa corrispondenza con gli amici
rimasti in patria, e occasionalmente vi ritorna. Negli Stati Uniti, dove
aveva qualche amico, fra cui il grande Sergej Kussevitzkij, sull'onda degli
eventi storici, gli viene appiccicata l'etichetta di "barbarico" e
"bolscevico". Il Terzo concerto per pianoforte e orchestra viene accolto con
entusiasmo a Chicago nel 1921 e da allora non e' piu' uscito dai repertori.
Non riesce a far eseguire Il giocatore, ma riceve una commissione per
L'amore delle tre melarance (1919), la sua opera piu' nota. La morte del
direttore dell'opera di Chicago Cleofonte Campanini determina, pero', la
posposizione della prima, che avverra', con enorme successo, nel 1921,
quando gia' Prokofiev, deluso, aveva deciso di stabilirsi in Francia. A New
York conosce Carolina Codina, una giovane cantante nota anche col nome
d'arte di Lina Llubera, che diventera' in seguito sua moglie. Sulla
decisione di partire per la Francia pochi mesi prima dell'incondizionato
successo de L'amore delle tre melarance, influisce anche la necessita' di
ricongiungersi con la madre, in difficolta' di salute. In Francia vede
finalmente la messa in scena di Chout e riceve buona accoglienza nel mondo
intellettuale. Conosce Matisse (che ne abbozza un ritratto), Picasso e
Ravel. Torna a Chicago per la prima de L'amore delle tre melarance, ma
l'opera non ha altrettanto successo a New York.
Gli anni 1922-23 vedono molte revisioni ma pochi nuovi lavori (nel frattempo
si era spostato a Ettal, sulle Alpi bavaresi). Nel 1923 si sposa con
Carolina (Lina). Nel 1924 nasce il primo figlio, ma muore anche la carissima
madre. E se la sua vita di viaggiatore instancabile si stabilizza, la sua
carriera di compositore continua a essere tormentata. Il pubblico, ma ancor
piu' la critica, sembrano aspettarsi da lui sempre lo stesso stile
"barbarico" e "modernista". Fin dal '19 concepisce un nuovo progetto
operistico, ispirato da una mistica novella del simbolista Valerij Brjusov,
L'angelo di fuoco che, nonostante vari rifacimenti, non riesce ad arrivare
sulle scene, mentre la Terza sinfonia che ne deriva viene ben accolta, come
pure, finalmente, Il giocatore, a Bruxelles (1929), senza pero' riprese da
altri teatri. Riannoda la difficile collaborazione con Diaghilev. Il primo
balletto, Il passo d'acciaio, del 1925, alquanto idilliaca e ingenua
descrizione della vita sovietica, viene accolto bene, ma il piu' lirico
Figliol prodigo arriva alla prima nel 1929 attraverso un mare di guai legati
alla produzione. Diaghilev muore lo stesso anno, lasciandolo orfano di un
contraddittorio ma pur generoso committente. Per i 50 anni della Boston
Symphony scrive la Quarta sinfonia, accolta tiepidamente e accusata di
riprendere con scarsa fantasia temi del Figliol prodigo.
Le alterne vicende artistiche non si riflettono tuttavia negativamente sul
suo benessere materiale. Le numerose esecuzioni, insieme alle apparizioni
come pianista, gli assicuravano un buon tenore di vita. La moglie Lina, che
nel 1928 gli dara' il secondo figlio, bella e sempre a suo agio in societa',
smussava gli effetti negativi e le numerose gaffes del carattere difficile e
poco condiscendente del marito. Le condizioni per non rimpiangere la Russia
c'erano quindi tutte, e certi segnali come il suicidio dell'amico
Majakovskij nel 1930 avrebbero dovuto consigliarlo di restare dov'era. Ma
nonostante qualche contrasto dovuto agli attacchi al balletto Il passo
d'acciaio da parte di un gruppo estremista di compositori (il Rapm, di cui
si parlera' piu' avanti), le sue tournees in patria lo rigeneravano
continuamente, i suoi lavori incontravano sincero e appassionato favore: il
nuovo pubblico "proletario" lo incantava. Non vedeva o non voleva vedere che
accanto a simili corroboranti successi, cresceva fra i colleghi l'invidia
per chi aveva tenuto i piedi in due staffe e non aveva partecipato agli anni
duri della rivoluzione. Con lo stesso spirito con cui era partito, convinto
di continuare a viaggiare liberamente fra Est e Ovest, nel 1936 Prokofiev,
dopo vari soggiorni d'assaggio, si trasferisce definitivamente a Mosca con
la famiglia. Tornera' ancora in Occidente fino al 1938, prima dei lunghi
anni infausti per l'Europa intera.
Difficile rimproverare a posteriori una scelta che a dir poco oggi
definiremmo rischiosa. Non furono solo i ponti d'oro offerti dal governo a
determinare una cosi' radicale decisione. Prokofiev sapeva di abbandonare
una buona misura di agi e di liberta'. Dagli amici russi era al corrente del
rovescio della medaglia. Ma artisticamente Prokofiev, stanco delle etichette
moderniste, e alla ricerca di una "nuova semplicita'", era convinto, in
parte con ragione, di trovare il clima e il pubblico giusto per la
trasformazione in senso piu' lirico e melodico della sua musica. Una
trasformazione non indotta dalle pressioni del regime, come una parte della
critica ha voluto far credere, ma gia' coltivata negli anni precedenti.
Prokofiev sfuggiva all'intellettualismo di buona parte del movimento
"modernista" di cui pure era stato un esponente di punta. Osserva acutamente
Harlow Robinson: "La difficolta' per Prokofiev di trovare questo nuovo stile
derivava, almeno in parte, dalla sua incapacita' di conciliare il suo
impulso naturale verso la semplicita' e la melodia con le richieste della
scena musicale parigina, che apprezzava soprattutto la complessita' e i
giochi intellettuali" (H. Robinson, op. cit.).
*
Un'importante digressione
Durante e dopo la rivoluzione il dibattito sull'arte, indicata come
sovrastruttura borghese della societa', era rovente. Il passato e'
riproposto come testimonianza storica, opportunamente riletta nella "luce
giusta". Gli artisti erano de facto arruolati nella costruzione del
socialismo, con compiti di intrattenimento, celebrativi, educativi e di
propaganda. Una buona parte degli artisti rimasti in patria accettarono con
entusiasmo il loro ruolo, sia perche' avevano coltivato simpatie
rivoluzionarie sia perche' in cambio si trovavano di fronte un pubblico
sterminato e praticamente vergine, che li teneva in grande considerazione.
Ministro sovietico dell'Educazione era Anatolij Lunacharskij, raffinato
intellettuale, che gia' nel 1918 aveva detto a Prokofiev: "Lei e' un
rivoluzionario in musica, noi lo siamo nella vita. Dovremmo lavorare
insieme". Fino agli anni Trenta il dibattito si svolgeva prevalentemente
nell'ambito di fazioni degli artisti stessi. L'Associazione per la musica
contemporanea (Acm), ad esempio, era favorevole a tutto cio' che era
"progressivo", inclusa la dodecafonia, mentre la Associazione russa dei
musicisti proletari (Rapm) sollecitava una creativita' puramente russa e
proletaria, priva delle influenze dell'Ovest capitalista.
Il partito comincia ad avere un ruolo piu' pronunciato a partire dagli anni
Trenta. E' fin troppo facile oggi cogliere solo l'aspetto illiberale
dell'intervento. In realta' si tratto' anche di una mediazione fra le
diverse fazioni, che rischiavano di disperdere troppe energie nelle
battaglie interne. Il partito quindi non si limitava piu' a indicare
genericamente il ruolo dell'artista, ma anche le caratteristiche dell'opera
d'arte. Nell'agosto del 1934 Andrej Zhdanov enuncia chiaramente la teoria
del Realismo socialista: "verita'" e concretezza storica devono essere
associate in uno stile piano e diretto, attraverso la creazione di eroi
positivi capaci di educare il popolo allo spirito del socialismo.
Occorre osservare che un simile "ritorno all'ordine" avveniva in tutte le
arti anche nel mondo capitalistico degli anni '30. Molta arte e architettura
pubblica americana di quegli anni, ad esempio, non sembra molto lontana dai
dettati del partito in Unione Sovietica. Lo specifico della pressione
sovietica sulla cultura era il suo carattere burocratico, ovvero il
controllo diffuso attraverso "uffici" che il piu' delle volte non avevano le
competenze per giudicare, e formulavano la famigerata accusa di "formalismo"
semplicemente su cio' che non capivano o non rientrava nei loro gusti.
Affidata la cultura a Zhdanov nel 1946, vediamo crescere la pressione sugli
intellettuali, che speravano invece in un dopoguerra meno rigoroso, e
vediamo dilagare gli arbitrii, le deportazioni, le morti misteriose, le
pressioni psicologiche. Dopo la morte di Stalin l'apparato di controllo, sia
pur alleggerito dal punto di vista delle pene, non e' affatto diminuito. In
assenza di liberta' economiche, la possibilita' di negare la pubblicazione
di un libro o un visto per una tournee all'estero e' rimasta una realta'
concreta fino agli ultimi giorni del governo di Gorbachev.
*
Il Prokofiev "sovietico"
Il periodo compreso fra il 1932 e la prematura morte il 5 marzo 1953, lo
stesso giorno della morte di Stalin, vede una straordinaria attivita'
produttiva, rallentata solo dal '45 in poi da crescenti difficolta' di
salute legate alla pressione alta. Scrive balletti come Romeo e Giulietta
(1935-36) e Cenerentola (1940-45), il celebre Pierino e il lupo (1936),
opere come Guerra e pace (1941-1952), Semyon Kotko (1939), Il matrimonio al
convento (1940), Storia di un vero uomo (1948), il Secondo concerto per
violino e orchestra (1935), la Sonata per flauto e pianoforte (1943), le
ultime quattro Sonate per pianoforte (per un totale di nove, dal 1939 al
1947), le ultime tre Sinfonie (per un totale di sette, 1944-1952), la Sonata
per violoncello e pianoforte (1949), il Concerto per violoncello e orchestra
(1933-38) e la Sinfonia concertante per violoncello e orchestra (1950-52).
Prokofiev non si nega all'arte applicata e si dedica al cinema col brillante
film Il luogotenente Kizhe (la cui Suite sinfonica op. 60 fruisce tuttora di
ampia circolazione). Durante uno dei suoi viaggi conosce Disney e si
interessa alle tecniche hollywoodiane. Collabora al capolavoro
cinematografico di Eisenstein Alexandr Nevskij (1939). Seguiranno varie
collaborazioni anche a film di propaganda bellica, e la ripresa della
collaborazione con Eisenstein per Ivan il terribile (1942-45). Collabora
anche a musiche di scena, in particolare per gli amici registi Mejerkhold e
Tairov.
Questo mirabolante elenco di lavori, molti dei quali entrati oggi nei
repertori internazionali, e cavalli di battaglia dei migliori virtuosi,
sembra smentire le difficili e talvolta proibitive condizioni in cui sono
stati scritti. Solo la tenace volonta' e la disciplina sul lavoro, che
conosciamo fin dalla prima gioventu', possono spiegare un simile risultato,
oltre alla proverbiale capacita' di lavorare a piu' composizioni
simultaneamente. Sul piano della vita privata, i primi anni sembrano
scorrere tranquilli, ma la moglie Lina, pur capace di esprimersi
perfettamente in russo, e' considerata dai piu' una estranea, per i modi
distanti e sofisticati. Il rapporto si deteriora lentamente, e una nuova
compagna, conosciuta nel Caucaso nel 1939, acquista un ruolo importante
nella vita del compositore: Marja Cecilia Abramova Mendelson, detta Mira, di
ventiquattr'anni piu' giovane, aspirante scrittrice. Non e' probabilmente la
sua mediocre bellezza ad attrarre Prokofiev (sulla natura dell'affetto di
Prokofiev per Mira, Maria Rosaria Boccuni riporta le opposte testimonianze
del figlio Svjatoslav e di Rostropovich in Sergej S. Prokof'ev, L'Epos,
Palermo 2003), ma la possibilita' di avere accanto una consigliera e
un'assistente nella scelta dei soggetti delle opere, un orientamento e un
sostegno nella difficile societa' sovietica (il padre di Mira era un
veterano del partito). Nel 1941 va a stare con lei, e con lei passera' gli
ultimi anni, compreso il difficile peregrinare della guerra, tra Caucaso,
Georgia e Kazakhstan, mentre la moglie restera' a Mosca con i figli. Nel
1948, nella crescente paranoia per complotti e spie, Stalin dichiara nulli i
matrimoni con gli stranieri. Ignaro delle conseguenze, Prokofiev sposa Mira
e poco dopo Lina viene arrestata come spia e mandata in campo di
concentramento, dove restera' fino al 1972. A partire dalla seconda guerra
mondiale il controllo sugli artisti viene esercitato con crudele violenza
psicologica.
Durante l'allestimento dell'opera volonterosamente nazionalista Semyon
Kotko, tratta da Sono un uomo del popolo lavoratore di Valentin Kataev e
realizzata con l'aiuto di Mejerkhold, quest'ultimo viene arrestato e la
moglie misteriosamente uccisa. L'opera avra' un effimero successo, e sara'
giudicata "non comprensibile per le masse". Nello stesso 1939 la cantata
Zdravitsa (una sorta di brindisi augurale) piace a Stalin, che ne ordina
l'esecuzione perfino nelle strade attraverso altoparlanti. Ma l'enorme e
impegnativa Cantata per il ventesimo anniversario di Ottobre (1936-37), su
testi di Marx, Lenin e Stalin era stata giudicata immeritevole di
esecuzione, perche' non sufficientemente eroica. Alexandr Nevskij fu
momentaneamente tolto dalla circolazione perche' l'immagine negativa dei
cavalieri teutonici mal si conciliava con la temporanea pace del patto
Molotov-Ribbentrop.
Con l'inizio della guerra concepisce insieme a Mira Guerra e pace, che non
verra' mai eseguita per intero, soprattutto per la seconda parte, nei cui
cori una parte della critica occidentale ha visto una smaccata esaltazione
di Stalin liberatore, ma in cui i burocrati vedevano "insufficiente
accuratezza storica". Nell'immediato dopoguerra non mancano le
soddisfazioni, come la copertina del "Times" nel 1945, che gli apre una
nuova stagione di fortune internazionali, l'ammirazione di giovani talenti
come Richter, Gilels, Oistrakh, Rostropovich, e soprattutto lo straordinario
successo della Quinta sinfonia, la cui prima fu salutata, per singolare
coincidenza, con colpi di cannone che annunciavano la fine della guerra. Ma
il '48 e' l'anno dell'attacco frontale di Zhdanov ai compositori
"formalisti", fra cui Mjaskovskij, Shostakovich, Khachaturian, e lo stesso
Prokofiev. La condanna arriva nonostante i vari Premi Stalin ricevuti fino
al 1946. La Sesta sinfonia viene prima apprezzata poi espulsa dai repertori,
come del resto tutti i suoi lavori. Sono anni difficili, anche di miseria.
La salute, irrimediabilmente compromessa da una caduta, non e' certo aiutata
dalle difficolta' della musica. Tuttavia continua a lavorare, dandoci
ancora, fra l'altro, la Settima sinfonia e la Sinfonia concertante per
violoncello e orchestra.
*
Un classico del Novecento
L'opera di Prokofiev e' quantitativamente monumentale. Per certi lavori
giovanili puo' essere collocato fra i modernisti vicini al bruitisme
futurista. Per opere come L'amore delle tre melarance il suo stile puo'
essere definito grottesco e parodistico; nelle ultime sinfonie melodico e
romantico. E' costante poi il legame con la tradizione, rappresentato oltre
che dall'attenzione al rigore formale e da espliciti tributi come la
sinfonia Classica, anche dall'attaccamento a modelli come la sonata, la
sinfonia, l'opera lirica. Ma altrettanto costante e' la componente moderna,
innovativa, giocata soprattutto sull'elaborazione contrappuntistica e
armonica. Come ha scritto Neil Minturn: "Per Prokofiev la componente lirica
caratterizza un compositore con importante e diversificato talento. Ma una
forte componente moderna mostra piu' di una semplice abilita' artigianale:
accredita la sua musica sul piano estetico" (Neil Minturn, The music of
Sergej Prokofiev, Yale University Press, New Haven). Tutto cio' fa di
Prokofiev un compositore indiscutibilmente attuale e insieme diretto erede
della grande musica romantica, il che spiega facilmente il suo crescente
successo. Per anni non l'abbiamo compreso appieno perche' non lo conoscevamo
bene, o semplicemente perche', nella sua complessita' e allo stesso tempo
apparente semplicita', era piu' difficile da capire di altri. Oggi e' un
classico del Novecento, senza ulteriori aggettivi.
*
L'essenziale tra biografia e musica
Monografie:
- Prokofiev by Prokofiev: A composer's memoir, Doubleday & Company, Garden
City, New York 1979.
- Harlow Robinson, Sergej Prokofiev, A biography, Northeastern University
Press, Boston 2002.
- Neil Minturn, The music of Sergej Prokofiev, Yale University Press, New
Haven, Ct, 1997.
- Daniel Jaffe', Sergej Prokofiev, Phaidon Press, London 1998.
- David Nice, From Russia to the West, 1891-1935 (primo volume di una
completa biografia di Prokofiev), Yale University Press, New Haven, Ct,
2003.
- Piero Rattalino, Sergej Prokofiev, Zecchini Editore, Varese 2003.
- Maria Rosaria Boccuni, Sergej S. Prokof'ev, L'Epos, Palermo 2003.
Internet:
www.prokofiev.org
Discografia essenziale:
I piu' grandi interpreti viventi (da Abbado a Argerich, da Ashkenazy a
Temirkanov, da Osawa a Rostropovich) hanno inciso lavori di Prokofiev per le
maggiori case discografiche. Numerose le incisioni storiche (Richter,
Oistrakh ecc.). Interessante anche Prokofiev plays Prokofiev (il Terzo
concerto per pianoforte e altri lavori), Naxos Historical (8.110670).
Valerij Gergev sta incidendo per l'etichetta Philips la maggior parte dei
lavori orchestrali e operistici di Prokofiev, coi complessi del Teatro
Marijnskij. Sono gia' usciti i concerti per pianoforte e orchestra, i
balletti e quasi tutte le opere liriche. L'opera Storia di un vero uomo si
trova su etichetta Chandos (10002(2)).
L'integrale delle Sonate per pianoforte si trova su etichetta Naxos
(8.553021, 8.554270 e 8.555030). Le Sonate per violino e pianoforte su
etichetta Harmonia Mundi (907237). L'integrale delle Sinfonie si trova su
etichetta Naxos (8.554058, 8.553053, 8.553054, 8.553055, 8.553056, 8.553069)
e su etichetta Deutsche Grammophon (431614, 463 761-2). L'integrale dei
Concerti per pianoforte si trova su etichetta Naxos (8.550565 e 8.550566),
Harmonia Mundi (907086.88) e Philips (452588). L'integrale dei Concerti per
violino e violoncello si trova su etichetta Naxos (8.553624 e 8.553494).
*
Presto' i suoi suoni al cinema
1891 Nasce a Sontsovka, oggi in Ucraina, il 23 aprile (11 aprile secondo il
vecchio calendario russo) da Marja Grigorevna Zhitkova e Sergej Alekseevich
Prokofiev.
1900 Primo viaggio a Mosca e primo contatto con l'opera. Prime composizioni.
1902 Incontro con Sergej Ivanovich Taneev a Mosca e inizio di studi musicali
approfonditi con Reinhold Moritsevich Glihre.
1904 Si iscrive al Conservatorio di San Pietroburgo, dove studiera' fra gli
altri con Anatolij Ljadov e Rimskij-Korsakov.
1906 Conosce Nikolaj Mjaskovskij.
1909 Finisce il primo ciclo di studi al conservatorio e scrive la Prima
sonata per pianoforte.
1910 Muore il padre.
1912 Esegue il Primo concerto per pianoforte a Mosca.
1913 Primo viaggio in Europa, con la madre.
1914 Secondo viaggio in Europa, dove a Londra conosce Diaghilev, che nel
1915 gli commissiona Chout (Il buffone).
1916 Conosce Mejerkhold.
1917 Rivoluzione russa. Compone la sinfonia Classica e il Primo concerto per
violino e orchestra.
1918 Abbandona Pietroburgo e si imbarca per gli Stati Uniti a Vladivostok.
Conosce la futura moglie Carolina Codina.
1921 Prima del Terzo concerto per pianoforte e orchestra e de L'amore delle
tre melarance.
1923 Sposa Carolina Codina.
1924 Nasce il figlio Svjatoslav.
1925 Kussevitzkij dirige la Seconda sinfonia a Parigi.
1927 Prima de Il passo d'acciaio. Tour dell'Unione Sovietica.
1928 Nasce il figlio Oleg, futuro scultore.
1929 Prima de Il giocatore a Bruxelles. Prima de Il figliol prodigo a
Parigi. Muore Diaghilev. Secondo tour dell'Unione Sovietica.
1932 E' invitato a scrivere la colonna sonora de Il luogotenente Kizhe.
1935 Compone Romeo e Giulietta e il Secondo concerto per violino e
orchestra. A dicembre prende residenza permanente in Unione Sovietica.
1936 E' raggiunto da Lina e dai figli. Scrive Pierino e il lupo.
1938 Scrive il Primo concerto per violoncello e orchestra. Prima di Romeo e
Giulietta a Brno.
1939 Colonna sonora di Alexandr Nevskij di Eisenstein. Arresto di
Mejerkhold. A Kislovodsk, nel Caucaso, incontra Marja Cecilia (Mira)
Abramova Mendelson.
1940 Prima sovietica di Romeo e Giulietta, e prima di Semyon Kotko.
1941 Va a vivere con Mira Mendelson. Hitler invade l'Unione Sovietica.
Inizia Guerra e pace. Evacuato a Nalchik (Caucaso) e poi a Tbilisi
(Georgia).
1942 Evacuato ad Alma-Ata dove collabora con Eisenstein a Ivan il Terribile.
1943 Riceve il Premio Stalin di seconda classe per la Settima sonata. In
ottobre ritorna a Mosca.
1945 Prima della Quinta sinfonia a Mosca. Caduta e ricovero in ospedale:
inizio delle cattive condizioni di salute.
1946 Riceve vari Premi Stalin. Prima de Il matrimonio al convento.
1948 Sposa Mira. Attacco di Zhdanov. L'ex moglie Lina e' arrestata.
1949-52 Salute sempre piu' malferma. Completa vari lavori, fra cui la
Settima sinfonia.
1953 Muore il 5 marzo a Mosca. Nello stesso giorno muore Stalin.

4. RIEDIZIONI. MARTA BONESCHI: QUEL CHE IL CUORE SAPEVA
Marta Boneschi, Quel che il cuore sapeva. Giulia Beccaria, i Verri, i
Manzoni, Mondadori, Milano 2004, "Il giornale", Milano s.d. ma 2008, pp. VI
+ 420, euro 6,90 (in supplemento al quotidiano "Il giornale"). Un'agile e
appassionata biografia di Giulia Beccaria, la figlia di Cesare Beccaria e
madre di Alessandro Manzoni, qui restituitaci in un vivace e talora fin
empatico ritratto che - in levita' e scioltezza di scrittura, senza
accademici rabeschi e burbanze ma su sode fondamenta documentarie - fa
giustizia di tante sciocchezze e calunnie che la tradizione patriarcale e
maschilista le ha scagliato contro lungo due secoli.

5. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

6. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 614 del 20 ottobre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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