Minime. 589



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 589 del 25 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Oggi a Viterbo
2. Il 2 ottobre si celebra la Giornata internazionale della nonviolenza
3. Tornado
4. Il 5 ottobre a Vicenza
5. Michele Boato: Il 5 ottobre a Vicenza un'occasione da non perdere
6. Pippo Magnaguagno: Il 5 ottobre a Vicenza per ripudiare la guerra
7. Giulio Vittorangeli: Un paese normale
8. Un appello contro il razzismo
9. Enrico Pugliese: Una strage di lavoratori
10. L'associazione "Punto rosso" ricorda Federico Ceratti
11. Lance Henson ricorda Abdul "Abba" Guibre
12. Silvana Silvestri ricorda Florestano Vancini
13. Letture: Maria Bettetini, Introduzione a Agostino
14. Letture: Manuela Fraire e Rossana Rossanda, La perdita
15. Letture: Fernanda Pivano, I miei amici cantautori
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. OGGI A VITERBO

Si tiene oggi, giovedi' 25 settembre 2008, con inizio alle ore 17,30, a
Viterbo, presso la sede dell'Arci, in via Garibaldi n. 34, l'assemblea del
comitato che si oppone al devastante mega-aeroporto a Viterbo e s'impegna
per la riduzione del trasporto aereo.
Per informazioni e contatti: e-mail: info at coipiediperterra.org, sito:
www.coipiediperterra.org
Per contattare direttamente la portavoce del comitato, la dottoressa
Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta at libero.it

2. INIZIATIVE. IL 2 OTTOBRE SI CELEBRA LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA
NONVIOLENZA

Il 2 ottobre, che dallo scorso anno l'assemblea generale dell'Onu ha
dichiarato "Giornata internazionale della nonviolenza", si svolgeranno molte
iniziative anche in varie citta' italiane. Ovunque possibile si promuovano
incontri, e particolarmente nelle scuole.

3. LE ULTIME COSE. TORNADO

Per i non meteorologi una volta Tornado era il cavallo di Zorro.
Poi venne la prima guerra del Golfo, quell'aereo da combattimento italiano
abbattuto, il volto del ragazzo in divisa italiano fatto prigioniero che
diceva il suo nome alle telecamere...
Quell'aereo da combattimento era un Tornado.
*
Il 23 settembre 2008 il Consiglio dei Ministri italiano ha deciso l'invio di
quattro aerei Tornado in Afghanistan. Per aumentare la potenza militare
italiana dispiegata in quella guerra. Perche' li' c'e' la guerra. Una guerra
terrorista e stragista. Una guerra imperialista e razzista. Una guerra
mafiosa e totalitaria. Una guerra alla quale la legge italiana proibisce
all'Italia di partecipare. Una guerra alla quale il diritto internazionale
proibisce all'Italia di partecipare. Ma l'Italia partecipa lo stesso, per
criminale decisione degli ultimi tre governi golpisti, degli ultimi tre
parlamenti golpisti, per decisione di partiti politici golpisti (tutti
quelli che sostengono il governo Berlusconi, ed e' ovvio che siano golpisti;
ma anche tutti quelli che hanno sostenuto il governo Prodi, alcuni dei quali
in passato si erano spacciati addirittura per pacifisti, ma giunti al potere
non hanno esitato a votare in favore della guerra e delle stragi di cui essa
consiste).
*
Cessi la partecipazione italiana alla guerra.
Si torni al rispetto del diritto internazionale e della legalita'
costituzionale.
Si contrastino tutte le stragi, tutti gli omicidi, tutti i poteri criminali.
Solo il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti salvano le vite.
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

4. INIZIATIVE. IL 5 OTTOBRE A VICENZA

Si svolgera' il 5 ottobre a Vicenza il referendum per impedire la
realizzazione della nuova base di guerra "Dal Molin". Per informazioni e
contatti: www.dalmolin5ottobre.it

5. SI' ALLA PACE, SI' ALLA DEMOCRAZIA. MICHELE BOATO: IL 5 OTTOBRE A VICENZA
UN'OCCASIONE DA NON PERDERE
[Ringraziamo Michele Boato (per contatti: micheleboato at tin.it) per questo
intervento.
Michele Boato e' nato nel 1947, docente di economia, impegnato contro la
nocivita' dell'industria chimica dalla fine degli anni '60, e' impegnato da
sempre nei movimenti pacifisti, ecologisti, nonviolenti. Animatore di
numerose esperienze didattiche e di impegno civile, direttore della storica
rivista "Smog e dintorni", impegnato nell'Ecoistituto del Veneto "Alexander
Langer", animatore del bellissimo periodico "Gaia" e del foglio locale "Tera
e Aqua". Ha promosso la prima Universita' Verde in Italia. Parlamentare nel
1987 (e dimessosi per rotazione un anno dopo), ha promosso e fatto votare
importanti leggi contro l'inquinamento. Con significative campagne
nonviolente ottiene la pedonalizzazione del centro storico di Mestre,
contrasta i fanghi industriali di Marghera. E' impegnato nella campagna
"Meno rifiuti". E' stato anche presidente della FederConsumatori. Gia'
apprezzato assessore regionale del Veneto. Con Mao Valpiana e Maria G. Di
Rienzo ha promosso l'appello "Crisi politica. Cosa possiamo fare come donne
e uomini ecologisti e amici della nonviolenza?" da cui e' scaturita
l'assemblea di Bologna del 2 marzo 2008 e quindi il manifesto "Una rete di
donne e uomini per l'ecologia, il femminismo e la nonviolenza". E' una delle
figure piu' significative dell'impegno ecopacifista e nonviolento, che ha
saputo unire ampiezza di analisi e concretezza di risultati, ed un costante
atteggiamento di attenzione alle persone rispettandone e valorizzandone
dignita' e sensibilita'. Tra le opere di Michele Boato: ha curato diverse
pubblicazioni soprattutto in forma di strumenti di lavoro; cfr. ad esempio:
Conserva la carta, puoi salvare un albero (con Mario Breda); Ecologia a
scuola; Dopo Chernobyl (con Angelo Fodde); Adriatico, una catastrofe
annunciata; tutti nei "libri verdi", Mestre; nella collana "tam tam libri"
ha curato: Invece della tv rinverdire la scuola (con Marco Scacchetti); Erre
magica: riparare riusare riciclare (con Angelo Favalli); In laguna (con
Marina Stevenato); Verdi tra governo e opposizione (con Giovanna Ricoveri).
Un'ampia intervista a Michele Boato curata da Diana Napoli e' apparsa nei
nn. 157-158 di "Voci e volti della nonviolenza"]

Quella del 5 ottobre a Vicenza e' un'occasione da non perdere.
I referendum locali sono importantissimi per superare, in parte, il deficit
di democrazia reale che c'e' oggi in Italia.
Lo abbiamo sperimentato, per esempio, due anni fa a Venezia con la
consultazione (osteggiata persino da vari ministri del governo di allora, il
governo Prodi) sul permanere o meno a Marghera della chimica del cloro, la
chimica del fosgene e dei cancerogeni.
La partecipazione e' stata molto larga, pur essendosi tenuto in luglio (!) e
i risultati all'80 e piu' per cento a favore dell'eliminazione della chimica
di morte. L'anno dopo, agosto 2007, la multinazionale Dow Chemichal ha
chiuso l'impianto del fosgene per eccessiva "incompatibilita' ambientale"
nel senso dell'opposizione popolare.
Ora si va verso la chiusura del resto della filiera del cloro e, anche se
autorita', sindacati e industriali si guardano bene dall'ammetterlo, buona
parte del merito va proprio alla mobilitazione di base e al risultato della
consultazione (quasi) referendaria.
Quindi tutti a votare contro l'ennesima base militare e per un uso
intelligente e sano del nostro territorio.

6. SI' ALLA PACE, SI' ALLA DEMOCRAZIA. PIPPO MAGNAGUAGNO: IL 5 OTTOBRE A
VICENZA PER RIPUDIARE LA GUERRA
[Ringraziamo Pippo Magnaguagno (per contatti: pippomagna at lillinet.org) per
questo intervento.
Filippo (Pippo) Magnaguagno, amico della nonviolenza, e' tra gli animatori
della Rete Lilliput, del "Comitato piu' democrazia e partecipazione", di
varie altre esperienze di pace e di solidarieta', e del movimento che a
Vicenza si oppone alla nuova base militare straniera "Dal Molin"]

La consultazione del 5 ottobre a Vicenza sulla base "Dal Molin" e' la parte
piu' importante e innovativa di questa vicenda.
Gli stessi militari Usa danno estrema attenzione nei confronti di questo
strumento, che ha gia' prodotto risultati (negativi per i militari, positivi
per l'umanita') in Giappone e a Portorico.
*
Come sostenuto dal sindaco di Vicenza, un Paese amico dovrebbe tenere in
considerazione l'opinione della citta' che lo ospita nonche' quella degli
organi istituzionali. Naturalmente e' bene ricordare la differenza tra
"espressione" e "decisione", in quanto i detrattori locali e nazionali della
consultazione stanno cercando di confondere le acque: in termini procedurali
ovviamente la decisione ultima su questi temi spetta (qualora l'iter
legislativo fosse stato corretto) ai competenti organi istituzionali in base
alla legge 898/76; ma l'espressione della cittadinanza vicentina, in quanto
espressione della volonta' della popolazione, e' tutelata dall'articolo 21
della Costituzione (e nella gerarchia delle fonti di diritto nel nostro
ordinamento giuridico la Costituzione come e' noto ha la primazia) ed e'
quindi sempre legittima. Con la consultazione del 5 ottobre, i vicentini si
esprimeranno: tutto qui, ed e' significativo che proprio questo fatto di
democrazia - l'espressione della volonta' popolare - costituisca la piu'
grande preoccupazione dei sostenitori della base Setaf.
*
La consultazione si terra' il 5 di ottobre e, nonostante le resistenze di
settori politici filogovernativi che hanno tentato di annullarne
l'attuazione, si tratta di un momento storico in cui i cittadini saranno
chiamati ad esprimere un'opinione sull'utilizzo dell'area in questione: il
quesito del referendum consultivo infatti recita "E' Lei favorevole alla
adozione da parte del consiglio comunale di Vicenza, nella sua funzione di
organo di indirizzo politico-amministrativo, di una deliberazione per
l'avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa
sdemanializzazione, dell'area aeroportuale 'Dal Molin' - ove e' prevista la
realizzazione di una base militare statunitense - da destinare ad usi di
interesse collettivo salvaguardando l'integrita' ambientale del sito?".
I detrattori di tale momento di democrazia adducono obiezioni speciose e
mistificanti; e' invece del tutto evidente che si dovra' conto della
volonta' che verra' espressa dai cittadini (quale che essa sia).
Se questa volonta' sara' positiva si aggiungera' agli altri risultati
ottenuti in altre parti del mondo che testimoniano come le popolazioni non
vogliano le basi militari.
*
Ribadiamo che cio' che conta e' l'espressione popolare, dato anche che, da
un recente sondaggio apparso sul "Corriere veneto", l'80% dei cittadini di
Vicenza vuole la consultazione.
Comunque vada si tratta di un importantissimo precedente: la gente puo'
esprimersi (e lo fa) sulla presenza militare Usa sul suolo italiano; un
altro tassello di un intricatissimo percorso che dovrebbe anche portare alla
desecretazione degli accordi militari segreti del '48 e '54 dimostrandone
quindi l'intrinseca, se non palese, incostituzionalita'. Da quel momento in
poi il percorso dovrebbe essere piu' snello, ammesso che per quel giorno la
nostra Costituzione esista ancora o abbia conservato la maggior parte del
suo alto contenuto di ripudio alla guerra.

7. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: UN PAESE NORMALE
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento.
Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori di questo
notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da sempre
nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Siamo un Paese "normale", dove per un presunto furto di una scatola di
biscotti si puo' esseri normalmente uccisi, a sprangate, al grido di biechi
insulti razzisti.
Siamo un Paese "normale", dove in una tranquilla serata di settembre, si
puo' normalmente fare irruzione in una sartoria, sparare con mitra e pistole
all'impazzata, fino a fare una strage di poveri immigrati provenienti dal
Ghana, dal Togo, dalla Liberia...
Siamo un Paese "normale", che normalmente convive con la camorra, con la sua
attuale strategia dimostrativa di "propaganda armata". Salvo inviare, dopo
ogni strage, qualche poliziotto o carabiniere.
Siamo un Paese "normale", che normalmente convive con il razzismo quotidiano
e spicciolo che si coglie nei commenti ad alta voce sugli autobus o nei bar
contro i "diversi"; tanto che un insulto razzista non e' piu' considerato un
insulto razzista.
Quello che non e' normale, nel nostro Paese "normale", e' che ci si ribelli
a questa escalation d'odio che ha portato, oltre agli omicidi, ai
giornalieri maltrattamenti contro stranieri, rom, ed altri gruppi sociali
discriminati.
Cosi' fa scandalo la rivolta violenta degli immigrati che e' avvenuta a
Castelvolturno, dopo la strage di sei ragazzi africani da parte del clan
camorrista del casertano. Un centinaio di persone, tra cui donne e bambini,
e' scesa per strada bloccando la circolazione e danneggiando oggetti.
"Vogliamo giustizia - hanno gridato - non e' vero che i nostri amici
ammazzati spacciavano droga o erano camorristi. Sono state dette falsita'".
Certo e' l'esplosione di una rabbia "prepolitica", ma dovrebbe far
riflettere quella "politica" che ha ridotto il problema dell'immigrazione
semplicemente ad una questione di emergenza e di ordine pubblico,
alimentando un clima di paura e di violenza oggi dilagante.
Che poi, tutto questo sia abbastanza comune con quanto succede negli altri
Paese europei, non ci giustifica in nessun modo.
Criminalizzare i rifugiati della fame, trasformandoli in immigrati
clandestini, in ombre umane dei sobborghi di Londra, Madrid, Roma, Parigi e
Berlino, e' non solo un'oscenita', ma la strada maestra che ci portera'
inevitabilmente non solo all'odio reciproco, ma a riprodurre i mostri che
hanno generato, nel secolo scorso, autoritarismo e orrore.
Ha scritto Eduardo Galeano: "Proprio da poco, per esempio, L'Europa ha
approvato la legge che converte gli immigrati in criminali. Paradosso dei
paradossi: l'Europa, che per secoli ha invaso il mondo, sbatte le porte in
faccia a coloro che sono stati invasi quando questi gli ricambiano la
visita. Questa legge e' stata promulgata con una spaventosa impunita' che
risulterebbe inspiegabile se non fossimo abituati a venire mangiati e a
vivere con la paura. Paura di vivere, paura di dire, paura di essere".
Sappiamo che quanto piu' si affermera' la globalizzazione, con le sue guerre
economiche e militari, che sconvolgono mercati, produzioni, economie e
societa', tanto piu' ampie saranno le migrazioni dalle campagne verso le
citta', dalle nazioni povere e depredate a quelle ricche, dal sud al nord
del mondo.
E non serviranno a fermare un fenomeno inarrestabile ne' le chiusure
fittizie delle frontiere, ne' le difficolta' del viaggio, ne' le sterili
polemiche su chi fa della disperazione di tanta gente il trampolino di
lancio per far carriera. Non si puo' fermare chi e' pronto anche a morire
pur di partire.
Oltretutto la nostra economia ha estremamente bisogno di queste persone, del
loro lavoro; anche se poi tende essenzialmente (e non a caso) a renderlo
nero, precario, pericoloso, malpagato, denigrato, ricattabile e
supersfruttato.
E' quanto e' avvenuto ed avviene, per esempio, a Castelvolturno
nell'agricoltura, in particolare nella raccolta del pomodoro, con i
braccianti tutti neri, tutti in nero. Che poi i "datori di lavoro" siano dei
camorristi o dei non camorristi, cambia di poco la questione: restano sempre
orrendamente sfruttati, nell'indifferenza per le loro condizioni, condita
dal disprezzo di stampo razzista.
Qui si colloca (o dovrebbe collocarsi) la sfera della politica per
individuare le risposte piu' appropriate, per risolvere i problemi
dell'immigrazione; e la risposta non puo' essere nell'ossessione della
sicurezza o nella guerra ai poveri.

8. APPELLI. UN APPELLO CONTRO IL RAZZISMO
[Da varie persone amiche riceviamo e diffondiamo il seguente appello]

L'omicidio del cittadino italiano Abdul William Guibre non e' un episodio
isolato, poiche' e' stato favorito da chi - in primo luogo forze politiche e
mezzi d'informazione - in questi mesi ha attuato o incoraggiato,
consapevolmente e sistematicamente, discorsi, pulsioni e atti xenofobi e
razzisti. L'argomento, circolato grazie ad agenzie di stampa compiacenti,
secondo il quale all'origine del delitto vi sarebbe il furto di un pacco di
biscotti, se anche fosse fondato, non ne sminuisce la gravita' e la
connotazione razzista.
Le cronache degli ultimi diciotto mesi sono dense di "episodi isolati" come
questo. Che nessuno abbia perso la vita fino a oggi e' da considerarsi del
tutto fortuito. Solo per ricordare i fatti piu' recenti: il 13 maggio 2008
il campo rom di Ponticelli viene incendiato dalla popolazione del quartiere,
sull'onda della voce, diffusa ad arte, che imputa a una giovane descritta
come zingara il presunto tentativo di rapimento di una bambina; il 24 maggio
2008, a Roma nel quartiere Pigneto, la spedizione armata ai danni di negozi
gestiti da cittadini bengalesi e pakistani viene accolta dagli applausi dei
residenti; il 20 agosto 2008 Assuncao Bonvindo Mutemba, giovane angolano di
24 anni, viene picchiato a sangue all'uscita di una discoteca genovese
perche' la sua pelle e' nera. Intanto in molte citta' gruppi di residenti,
in preda alla sindrome da "insicurezza percepita", si autorganizzano in
ronde contro prostitute e transessuali.
Il vecchio teorema che tende ad assolvere la societa' italiana come immune
dal razzismo non aiuta a comprendere la portata di quanto sta avvenendo;
ugualmente fuorviante e' definire l'Italia come una societa' razzista.
Semmai va detto che l'uso strumentale e irresponsabile del tema della
sicurezza (e della presunta diffusione della sua percezione), operato da
esponenti politici di destra e di sinistra, sta rafforzando il razzismo e
incoraggiando l'uso sociale della violenza, soprattutto nei confronti dei
cittadini di origine straniera. Oggi l'idea e la pratica del "farsi
giustizia" da se'", per lo piu' contro innocenti e inermi, sembra essersi
saldata pericolosamente con la legittimazione politica, culturale e
normativa del razzismo: e' questa la novita' allarmante.
Restare in silenzio significa contribuire a legittimare il razzismo. Serve
subito una risposta pubblica. La fragilita' del movimento antirazzista e
delle forze di sinistra non possono costituire l'alibi per giustificare la
nostra inerzia. Serve una campagna nazionale contro il razzismo, il cui
avvio non puo' essere delegato a nessuno. Che tutti i cittadini democratici
organizzino iniziative di protesta a partire dai luoghi in cui operano:
scuole, universita', posti di lavoro, quartieri... Che si proclami una
giornata nazionale contro il razzismo, scendendo in piazza in ogni citta' e
paese. Che subito si esponga sui balconi delle nostre citta' la bandiera
della pace segnata a lutto, per dire no alla guerra contro estranei e
stranieri. La morte di Abdul serva almeno a ricordare che additare capri
espiatori e nemici interni non crea sicurezza ma ci toglie la pace.
*
Primi firmatari: Grazia Naletto, Annamaria Rivera, Giuseppe Faso, Alberto
Burgio, Maria Immacolata Macioti, Alessandro Dal Lago, Luciano Muhlbauer,
Clara Gallini, Daniela Consoli, Udo Enwereuzor, Pupa Garribba, Mercedes
Frias, Gianluca Gabrielli.

9. RIFLESSIONE. ENRICO PUGLIESE: UNA STRAGE DI LAVORATORI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 settembre 2009 col titolo "Una strage
di lavoratori".
Enrico Pugliese e' docente di sociologia del lavoro all'Universita' di
Napoli, e direttore dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le
politiche sociali del Cnr; gia' allievo e collaboratore di Manlio
Rossi-Doria presso il Centro di ricerche economico-agrarie per il
Mezzogiorno di Portici; ha insegnato presso numerose universita' straniere;
e' autore di diversi saggi che riguardano il lavoro, la disoccupazione e
l'immigrazione. Tra le opere recenti di Enrico Pugliese: Sociologia della
disoccupazione, Il Mulino, Bologna 1993; (con E. Rebeggiani), Occupazione e
disoccupazione in Italia (1945-1995), Edizioni Lavoro, Roma 1997; Diario
dell'immigrazione, Edizioni Associate, Roma 1997; (con M. I. Macioti), Gli
immigrati in Italia, Laterza, Roma-Bari 1998; Rapporto sull'immigrazione,
Ediesse, Roma 2000; (con E. Mingione), Il lavoro, Carocci, Roma 2002;
L'Italia tra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Il Mulino,
Bologna 2002; (con M. I. Macioti), L'esperienza migratoria: immigrati e
rifugiati in Italia, Laterza, Roma-Bari 2003]

L'assassinio per mano della camorra di sei immigrati a Castelvolturno e le
successive manifestazioni hanno dato la stura a tutti i luoghi comuni sulla
situazione degli immigrati, sul loro ruolo e la loro condizione in
quell'area ricca devastata del litorale di Napoli e Caserta, teatro della
strage. Comincerei da qualche punto fermo. Non si e' trattato - sembra ormai
assodato - di un regolamento di conti. Questo e' invece quel che si e' detto
subito, quello che in tutti gli ambienti di destra (e in larghi ambienti di
sinistra) si e' pensato e si continua irresponsabilmente a scrivere.
Come ha ben mostrato ieri su "La Repubblica" Giuseppe D'Avanzo - che pure
non esclude che per uno o due ci possa essere stato un qualche
coinvolgimento in minori attivita' di spaccio - l'indifferenza per le
orribili condizioni di sfruttamento, la mancanza di rispetto della vita
umana, condita dal disprezzo di stampo razzista per questa gente, hanno reso
possibile quella situazione talche' non dovrebbe destare meraviglia il fatto
che una banda di camorristi possa "pensare di fare una strage di neri solo
per ammazzarne uno". Alla domanda retorica su quanto valga un nero la
risposta di D'Avanzo e' "niente". E percio' davvero non c'e' da
scandalizzarsi "se duecento di questi niente hanno gridato per il pomeriggio
la loro rabbia".
Basterebbe la lettura dell'editoriale di D'Avanzo, oltre che la buona
inchiesta a caldo del "Manifesto", e chiudere il discorso qui, se non ci
fosse una invasione di luoghi comuni anti-immigrati negli organi di
informazione, anche quelli piu' seri.
E allora e' necessario ancora qualche ulteriore chiarimento. Cosi', ad
esempio, la tesi del regolamento dei conti e' fatta propria dal vescovo di
Capua in una ineffabile intervista su "La Stampa". Il prelato ci informa del
fatto che trattasi di un regolamento di conti anche se "e' difficile dire di
che natura esso sia". Ma su altre cose il prelato non ha dubbi. Si tratta di
nigeriani che rappresentano il nucleo piu' consistente, a suo avviso, "del
litorale domizio da Ischitella a Pescopagano". E in molti hanno parlato di
nigeriani, per poi scoprire che tra le vittime della strage non ce ne erano.
Ma qualche responsabilita' - ci informa il prelato (e non e' il solo) - i
nigeriani ce l'hanno, eccome: "I nigeriani sono gente intelligente ma dedita
piuttosto alla droga e alla prostituzione". L'affermazione e' grossa e
l'intervistatore cerca di dare una possibilita' di chiarimento al vescovo.
Ma non c'e' nulla da fare: "Sono solo loro a darsi alla droga e alla
prostituzione". Amen. Dopo queste gravi affermazioni e tanto allarmismo il
vescovo ci spiega che gli immigrati - esclusi i cattivi di cui sopra -
"partono alle cinque del mattino dai casolari dell'entroterra dove abitano
in quattro in una stanza e vanno a cercare lavoro nelle piazze dei paesi". E
Guido Ruotolo nella pagina accanto ci illustra come si tratta di lavoratori
e fornisce informazioni sulle loro condizioni di vita e di lavoro. Insomma i
messaggi - su "La Stampa" come su altri giornali - appaiono largamente
contraddittori. Comunque, l'impressione che resta al lettore o al
telespettatore alla fine di tutto e' quella di una situazione orribile, dove
pero' orribili sono anche gli immigrati, come dimostrano le violenze alle
quali essi si sono dati. E le violenze sarebbero state appunto un indicatore
del fatto che - innocenti o no - si trattava di gentaglia.
I nemici degli immigrati - quelli che predicano contro l'immigrazione
clandestina (come se in Italia ce ne fosse mai stata altra) - comunicano
che, se non c'e' controllo, questi poveri disperati finiscono per ingrossare
le fila della criminalita' organizzata. In questo caso si e' visto pero' che
le vittime ingrossavano solo le fila del lavoro nero. E il lavoro nero c'e'
nelle aziende dei padroni, dei camorristi orrendamente sfruttatori e dei
padroni non camorristi parimenti sfruttatori. Ma perche' quegli immigrati
stanno li' per quei lavori e in quelle condizioni? Ce lo spiega un po'
proprio il prelato di cui sopra. "Il territorio e' stato devastato, le
paludi bonificate durante il fascismo sono diventate discariche abusive" e
cosi' via di seguito. Io ci andrei un po' piu' piano. La bonifica
(comprensoriale e aziendale) - prima, durante e dopo il fascismo - ha
cambiato il volto agricolo di quelle che una volta erano le terre dei
Mazzoni. La nuova agricoltura intensiva ortofrutticola in terre una volta
poco abitate richiede mano d'opera che deve venire per forza dall'esterno
(prima i caporali la portavano da altre zone della Campania). La mano
d'opera straniera migrante (con i suoi disperati bisogni) e' quella piu'
adeguata perche' piu' flessibile e meno costosa. Proprio come nella ricca
agricoltura della California che ha braccianti piu' poveri dei nostri.
Percio' a Castelvolturno o a Villa Literno o a Casal di Principe troviamo i
ganesi, gli ivoriani, oltre a qualche nordafricano, i nigeriani e tutti gli
altri lavoratori a giornata. Poi c'e' anche la camorra, le discariche
abusive e quant'altro. Ma quella e' un'altra storia. La povera gente che e'
stata uccisa - gli immigrati del Ghana, del Togo, etc. - era da noi per
lavorare punto e basta. E se - fatto grave e disperante - se la prende
genericamente con i bianchi, la cosa deve fare ulteriormente pensare: si sta
creando un solco gravissimo che si puo' colmare solo con la solidarieta' e
che invece si allarga con i pregiudizi.

10. LUTTI. L'ASSOCIAZIONE "PUNTO ROSSO" RICORDA FEDERICO CERATTI
[Dall'Associazione Culturale Punto Rosso (per contatti:
comunicazioni at puntorosso.it) riceviamo e diffondiamo]

Con profonda tristezza annunciamo la scomparsa di Federico Ceratti.
Federico Ceratti e' morto oggi a seguito di un grave incidente stradale. La
sua scomparsa ci priva di una persona preziosa che ha dato tanto al
movimento oggi chiamato altermondialista.
Instancabile animatore di tante iniziative in questi decenni, ultima
l'"Associazione per i consumi etici e alternativi", di cui era presidente.
Con Federico abbiamo lavorato assieme e collaborato in tante occasioni.
Alla sua compagna Cristina, al padre Roberto e alla madre Carla va il nostro
abbraccio forte.

11. LUTTI. LANCE HENSON RICORDA ABDUL "ABBA" GUIBRE
[Da Daniele Barbieri (per contatti: pkdick at fastmail.it) riceviamo e
diffondiamo nella traduzione di Silvana Fracasso il testo della poesia per
Abdul "Abba" Guibre, il ragazzo ucciso alcuni giorni fa a Milano, che il
grande poeta indiano d'America Lance Henson ha letto a Bologna il 19
settembre, alla "maratona di letture" organizzata con Gabriella Ghermandi e
la libreria Trame]

Ci riuniamo qui in questo posto d'autunno
in memoria di chi e' caduto
i cui occhi cercano ora profondi nei nostri cuori
domande
a cui nessuno puo' rispondere

politiche mitigate forzate su vite innocenti...
il puzzo di logore religioni e paure arcaiche
si palesa in insulti ignoranti su un mondo
piu' vecchio del linguaggio

nella terra sotto i nostri piedi
dove ne' cemento ne' torri a spirale dell'aristocrazia possono respirare
fratello silenzioso
noi respiriamo con te

rwandacongoamazzoniasandcreekwoundedkneegeorgia
questo messaggio da loro a voi:
il razzismo - e ogni legge che lo sostiene -
sia dannato...

12. LUTTI. SILVANA SILVESTRI RICORDA FLORESTANO VANCINI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 21 settembre 2009 col titolo "Scomparso
il regista della Lunga notte del '43" e il sommario "Maestri. Florestano
Vancini, la voce del cinema politico antifascista"]

E' scomparso il 18 settembre il regista Florestano Vancini all'eta' di 82
anni. Famoso per i suoi film di impegno politico che raccontano episodi
della storia d'Italia da non dimenticare: come La lunga notte del '43,
Bronte cronaca di un massacro, Il delitto Matteotti. Ferrara, la sua citta'
natale gli rendera' omaggio pubblico e solenne nella Sala del Commiato della
Certosa mercoledi' alle 12.
La sua scuola, raccontava, fu assistere da ragazzo alla lavorazione di
Ossessione di Visconti sulle rive del Po, guardare i piani di ripresa,
curioso di movimenti di camera e direzione degli attori. Inizia come
critico, segue da cronista la Spal in trasferta, arriva a Roma per
l'universita', lavora prima come giornalista, ma inizia subito a girare
documentari, ne realizza circa ottanta.
Le prime opere di Vancini parlano della bassa padana (proprio sul delta lo
incontrammo durante un avventuroso festival dedicato alle acque, sapiente
affabulatore): Alluvione (1950) firmato con Adolfo Baruffi, Delta padano
('57), Tre canne e un soldo ('53) sulla raccolta delle canne palustri, e Via
Romea (1958) sulla importante via del litorale padano (direttore della
fotografia era il pioniere ferrarese Antonio Sturla). Dopo essere stato
aiuto-regista di Mario Soldati in La donna del fiume ('55) e di Zurlini in
Un'estate violenta, Vancini per realizzare il suo primo film, che fu poi
premiato al festival di Venezia come miglior esordio, si ispiro' a un altro
ferrarese come lui, Giorgio Bassani che nato a Bologna, visse a Ferrara fin
dagli anni della sua infanzia e ambiento' qui i suoi celebri romanzi Gli
occhiali d'oro e Il giardino dei Finzi Contini: lo conobbe e collaboro' con
lui gia' ai tempi dei suoi documentari e da una delle Cinque storie
ferraresi di Bassani e' tratto La lunga notte del '43, con Gabriele
Ferzetti, Enrico Maria Salerno, Gino Cervi, da una sceneggiatura di De
Concini e Pasolini.
Racconta il massacro di undici antifascisti ad opera dei repubblichini in
una nebbiosa Ferrara ricostruita in studio, film che vale la pena rivedere
per non lasciare che il recente passato subisca letture fantasiose come
avviene oggi (nella scena finale del film il responsabile dell'eccidio torna
in citta', riverito da tutti).
Tornera' ancora alle atmosfere ferraresi nel suo ultimo film E ridendo
l'uccise, melodramma ambientato nella vita di corte del Cinquecento tra il
Palazzo dei diamanti e la reggia degli Estensi. Dopo l'episodio Separazione
legale del film coordinato da Cesare Zavattini Le italiane e l'amore,
racconta la fine di un famoso bandito bolognese in La banda Casaroli (1962)
dimostrando una predisposizione al racconto d'azione e popolare. In La calda
vita ('63) mette in scena gli attori del momento Catherine Spaak, Jacques
Perrin e Fabrizio Capucci, una ragazza e due ragazzi, l'intreccio chiave
degli anni Sessanta, da Rohmer a Truffaut; torna alle tematiche di provincia
con Le stagioni del nostro amore ('65) premio della critica a Berlino, con
Enrico Maria Salerno quarantenne in crisi che torna nella sua cittadina
natale. Realizzera' anche un western all'italiana con lo pseudonimo di Stan
Vance: I lunghi giorni della vendetta girato in Almeria, scritto da Caminito
e Di Leo, con Giuliamo Gemma, Francisco Rabal e un cast spagnolo; e poi
Violenza al sole girato tra le isole Tremiti e Foggia, con Giuliamo Gemma, e
i bergmaniani Bibi Andersson e Gunnar Bjornstrand.
Dopo le incursioni geometriche dei rapporti a due, a tre, a quattro degli
anni Sessanta Vancini torna a importanti film storici come Bronte ('72) e Il
delitto Matteotti ('73) dove in realta' interviene nel dibattito politico
contemporaneo sulla rivoluzione e sulla vigilanza. Bronte, scritto con
Sciascia e Fabio Carpi, racconta della rivolta dei contadini siciliani nel
1860 contro il latifondo e la strage ad opera dell'esercito comandato da
Nino Bixio, una lezione sul fallimento delle rivoluzioni e i meccanismi del
potere. Il secondo e' il film su Matteotti, parlamentare antifascista che
dopo il suo famoso discorso alla camera del 1924 ("Contestiamo in questo
luogo e in tronco la validita' delle elezioni della maggioranza. L'elezione
secondo noi e' essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non e' valida in
tutte le circoscrizioni") fu ucciso dai fascisti, film sul clima che
instaurarono le squadracce negli anni Venti, una storia non affidata al
passato come vorrebbero alcuni.
Negli anni '80 Vancini lavora per la televisione, a cominciare da La neve
nel bicchiere, tre generazioni di contadini della bassa ferrarese da fine
ottocento al '27, La Piovra 2 con Michele Placido, lo sceneggiato Piazza di
Spagna e ancora un film politico su un medico in Salvador sconvolto dalla
guerra civile: Lettera dal Salvador ('88) con Bruno Cremer per la serie
Medecins des hommes a cui hanno partecipato firmando gli altri film della
serie anche Jacques Perrin, Laurent Heynemann, Yves Boisset, Haroun Bagdadi.

13. LETTURE. MARIA BETTETINI, INTRODUZIONE A AGOSTINO
Maria Bettetini, Introduzione a Agostino, Laterza, Roma-Bari 2008, pp. VI +
232, euro 12. Nella benemerita collana laterziana de "I filosofi", un'acuta
e preziosa monografia su Agostino di una delle sue attuali maggiori
studiose.

14. LETTURE. MANUELA FRAIRE E ROSSANA ROSSANDA: LA PERDITA
Manuela Fraire e Rossana Rossanda, La perdita, Bollati Boringhieri, Torino
2008, pp. 82, euro 6,50. A cura e con un'ampia postfazione di Lea Melandri,
la riedizione in volume di un colloquio sul concetto e l'esperienza della
perdita tra due acute e profonde intellettuali (colloquio originariamente
apparso nel 2004 nella "Rivista di psicologia analitica").

15. LETTURE. FERNANDA PIVANO: I MIEI AMICI CANTAUTORI
Fernanda Pivano, I miei amici cantautori, Mondadori, Milano 2005, 2006, pp.
210, euro 8,40. A cura e con un'intervista all'autrice di Sergio Sacchi e
Stefano Senardi, il volume raccoglie articoli e conversazioni di Fernanda
Pivano su e con amiche ed amici cantautori.

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

17. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 589 del 25 settembre 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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