Voci e volti della nonviolenza. 232



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 232 del 20 settembre 2008

In questo numero:
1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose
(parte undicesima)
2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'ottobre 2006
3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del novembre 2006
4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del dicembre 2006
5. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del gennaio 2007

1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI
RELIGIOSE (PARTE UNDICESIMA)

Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla
rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso
teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture".

2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DELL'OTTOBRE
2006
[Dal mensile "Letture", n. 630, ottobre 2006, col titolo "Il Cantico che
celebra l'amore teofanico".
Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista,
ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura,
della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della
Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di
grande valore]

Sono solo 1.250 parole ebraiche distribuite in 117 versetti e 8 capitoli: un
breve poemetto, quindi, ma simile a un mirabile giardino (anzi, un
"paradiso", come si dice in 4,13) dell'amore al cui centro parlano e si
muovono Lei e Lui, la donna e l'uomo, la coppia innamorata di ogni tempo. E
tutto si riassume in quella celebre professione d'amore che Lei, la
protagonista sorprendente (in una cultura maschilista com'era quella
orientale), proclama: "Il mio amato e' mio e io sono sua [...]. Io sono del
mio amato e il mio amato e' mio" (2,16; 6,3). Tutti hanno capito che stiamo
parlando del Cantico dei Cantici biblico, che ha appena ricevuto una nuova
lettura spirituale da parte del gesuita Pino Stancari (Marietti 1820, 2006,
pp. 123, euro 10).
E' noto che il rischio ermeneutico a cui questo scritto biblico e' andato
incontro e' stato quello di inchiodarsi sull'estremo di un mero letteralismo
erotico oppure sull'opposto di un allegorismo mistico. In realta', e' nella
realta' esistenziale dell'amore, da non esalare in vaga metafora, che si
deve cogliere la presenza del divino. E' cio' che fa Stancari, in modo molto
semplice e trasparente (l'origine del suo libro e' legata a un corso tenuto
in una parrocchia romana), cercando di dimostrare che il Cantico e' "una
meditazione sapienziale sulla storia umana e sul senso di essa [...] nella
quale e' custodito, contemplato e illustrato il valore misterioso della
relazione fra Dio e noi".
Tutte le pagine del poema biblico sono cosi' lette nella loro realta'
simbolica che e' vincolata a un amore genuino umano, il quale di sua natura
e' teofanico, ossia rivelatore di un mistero piu' alto, come dira' san Paolo
(Efesini 5, 32).
*
"Investigare" il testo
Fondamentale e', dunque, la corretta ermeneutica. E a proposito di
interpretazione, di grande rilievo e' stato quell'approccio rabbinico che va
sotto il nome di Midrash (dalla radice drsh, "cercare, investigare"): cosi'
s'intitola un importante saggio di Guenter Stemberger che le Dehoniane
ripropongono in edizione economica (2006, pp. 336, euro 15). Si offre qui
tutta la strumentazione necessaria per varcare le soglie di una lettura
della Bibbia che intreccia filologia libera a narrazione creativa, per usare
l'espressione di uno studioso ebreo, J. Heinemann. Le tipologie sono
diverse, ma due predominano: il midrash "halakico", che punta su testi del
Pentateuco di indole normativa e legale, e il midrash omiletico, che ama il
taglio parenetico e indulge alla narrazione esemplare.
Si oscilla, cosi', in modo progressivo verso la Bibbia raccontata, in cui la
spiegazione e' implicita nella narrazione stessa, e il volume di Stemberger
e' importante e utile proprio perche', dopo l'ampia introduzione, si apre a
una vasta selezione esemplificata delle varie tipologie del midrash, un vero
e proprio viaggio testuale in un orizzonte a noi sostanzialmente estraneo.
Eppure esso avra' un certo influsso anche sul modello espressivo del Nuovo
Testamento che, come e' noto, si rivela ancorato saldamente alle sue radici
giudaiche. A questo proposito dobbiamo segnalare l'opera di un esegeta
padovano, Giuseppe Segalla, che alla questione ha dedicato vari studi,
raccolti ora in un libro omogeneo, Sulle tracce di Gesu' (Cittadella, 2006,
pp. 428, euro 27,50).
Egli illustra in modo articolato e documentato quella che convenzionalmente
e' definita, a partire dalla meta' degli anni '80, come "terza ricerca" (o
"Third Quest"). La prima ("Old Quest") si apri' nel 1778 con la
pubblicazione di un saggio del tedesco H. S. Reimarus e si sviluppo' fino al
1906, basandosi su un contrasto radicale tra il Gesu' storico e il Cristo
della fede: quest'ultimo oscurava la figura storica di Gesu', lasciando nei
Vangeli in primo piano quasi esclusivamente il dogma cristologico. A questo
punto si inseri' la potente obiezione di R. Bultmann che, allargando quel
fossato, si attesto' solo sul Cristo della fede, cancellando ogni necessita'
di ricerca sull'altro versante, quello storico, considerato irrilevante e
persino contraddittorio con la cristologia.
A partire dal 1953 fino al 1975 si delineo', invece, la "seconda ricerca"
("New Quest") che ripropose la legittimita' dell'affermazione di una
continuita' tra il Gesu' della storia e il Cristo del kerygma (ossia
dell'annunzio pasquale), affermazione sostenuta da un'intensa investigazione
storiografica. Ebbene, la "terza ricerca" consiste nell'isolare
l'ambientazione giudaica della figura di Gesu' non solo come ambito
"genetico" indiscutibile ma anche come criterio di plausibilita' storica di
molti detti e dati dello stesso Gesu' e della sua comunita'. L'ampia serie
di studi presenti nel volume di Segalla vagliano questo approccio, ne
attestano l'efficacia, ne segnalano i limiti.
Lasciamo l'orizzonte scritturistico non senza prima aver citato un bel
manuale di catechesi biblica preparato da uno dei maggiori esperti in questo
settore, Cesare Bissoli, col titolo Va' e annuncia (Elledici, 2006, pp. 308,
euro 25). Interessante e' la ricostruzione storica di questo particolare
approccio alla Parola di Dio, con un ritratto dell'attuale situazione che
e', da un lato, feconda e promettente, dall'altro non e' priva di
difficolta' e incertezze. Il cuore del libro e', comunque, orientato a
illustrare la metodologia corretta "perche' la Bibbia dica se stessa e
perche' parli all'uomo di oggi". In pratica si ha un movimento "centripeto",
di risalita esegetica al testo, e un movimento "centrifugo" di ritorno
all'esistenza del credente. Pagine molto suggestive sono poi riservate alla
didattica biblica e al catechista, questioni spesso affrontate in modo
approssimativo, abborracciato e sciatto nelle comunita' ecclesiali.
*
Padri africani e orientali
Eccoci ora di fronte alla grande Tradizione della Chiesa che ha un suo
cardine capitale nella letteratura dei primi secoli cristiani. Vorremmo
proporre ora, nella fitta serie di pubblicazioni recenti, due modelli. Il
primo ci permette di salutare con grande piacere una nuova collana, affidata
dall'editrice Citta' Nuova a un esperto di vaglia, Claudio Moreschini. E'
lui (con P. Podolak) a inaugurare la collana, intitolata "Scrittori
cristiani dell'Africa romana", con la  pubblicazione delle Opere
apologetiche (sono sei) di Tertulliano, figura straordinaria e provocatoria
della cristianita' del II-III secolo, aderente alla dottrina montanista,
espressione di un dissenso di taglio "popolare" nei confronti della Grande
Chiesa.
Non e' certo nel genere di questa rubrica seguire l'imponente analisi
condotta nell'introduzione generale e in quelle specifiche alle singole
opere tertullianee, qui offerte ovviamente con l'originale latino a fronte
(2006, pp. 620, euro 74). Vorremmo solo suggerire due note di indole
pratica. La prima e' per indicare al pubblico che anche in Italia si e'
ormai costituita un'eccezionale scuola di studiosi di letteratura cristiana
antica che non ha nulla da invidiare rispetto alle accademie straniere. La
seconda osservazione concerne proprio la collana: considerando il rilievo
che ebbe la cristianita' africana dei primi secoli e avendo ora a
disposizione un simile strumento di conoscenza, e' del tutto indispensabile
che questa collana entri nelle biblioteche (non solo religiose), come un
necessario complemento alla letteratura classica.
Parlavamo sopra di due modelli. L'altro che vogliamo segnalare ha ovviamente
caratteristiche differenti rispetto a questo appena descritto, e' di indole
piu' divulgativa, ma non per questo rinuncia alle esigenze della qualita' e
del rigore scientifico. Intendiamo riferirci alla collana "Padri orientali",
curata da quello straordinario cenobio moderno che e' la Comunita' monastica
di Bose (Biella), fondata da Enzo Bianchi. Proponiamo l'ultimo numero di
questa collana: sara' anche l'occasione per conoscere una figura ignota ai
piu', Teodoro Studita e le sue 134 brevi omelie rivolte ai membri del
monastero di Studio (donde il soprannome dell'autore) di Costantinopoli: si
tratta  di "piccole catechesi" pubblicate ora a cura di Luigi d'Ayala Valva
sotto il titolo Nelle prove, la fiducia (Qiqajon, 2006, pp. 632, euro 32).
Si', perche' la comunita' si trovava in quell'epoca in difficolta': sul
finire dell'VIII secolo e l'inizio del IX Teodoro era sottoposto a reiterati
provvedimenti di esilio a causa della sua fermezza nei confronti del potere
imperiale. Lo scoppio della crisi iconoclastica, che vede la comunita'
studita schierata in difesa del culto tradizionale delle immagini, rende
ancora piu' tesa la situazione ma alimenta in Teodoro la fortezza che si
esprime in queste omelie con passione e vigore, persino nell'adesione a un
eventuale martirio, segno di amore e di donazione totale. Ma da queste
pagine emerge anche il fascino di una comunita' che e' costituita da un
"corpo di fratelli che pregano, lavorano e vivono insieme la sequela di
Cristo" e che proprio per questo affrontano sereni l'incubo d'una
persecuzione e persino l'approdo al sacrificio estremo.
*
"Chicche" di spiritualita'
In appendice poniamo un libretto per certi versi incantevole, un vero e
proprio tascabile spirituale che permette una riflessione quotidiana  breve
ed essenziale. Lucio Coco ha raccolto una serie di Pensieri spirituali di
Benedetto XVI (Libreria Editrice Vaticana, 2006, pp. 111, euro 6,50). Si
tratta di una selezione veramente felice desunta dai discorsi o dagli
scritti del Papa, dalla sua elezione fino al marzo scorso, e allestita
tematicamente. Eccone un esempio, tratto dall'omelia inaugurale del
pontificato: "Vi sono tante forme di deserto. Vi e' il deserto della
poverta', il deserto della fame e della sete, vi e' il deserto
dell'abbandono, della solitudine, dell'amore distrutto. Vi e' il deserto
dell'oscurita' di Dio, dello svuotamento delle anime senza piu' coscienza
della dignita' dell'uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo,
perche' i deserti interiori sono diventati cosi' ampi".

3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL NOVEMBRE
2006
[Dal mensile "Letture", n. 631, novembre 2006, col titolo "Alti profili
d'autore lungo la storia"]

Questa volta allestiremo una sorta di galleria di ritratti teologici
seguendo un percorso diacronico che conduca dall'era patristica sino ai
nostri giorni, naturalmente ricorrendo a pubblicazioni edite in quest'ultimo
periodo.
Il primo profilo e' di un personaggio considerato un po' come il custode che
chiude il portale dell'eta' dei Padri d'Oriente. Si tratta di Giovanni di
Damasco, il cui ritratto e' delineato a piu' mani attraverso i vari
interventi, ora pubblicati, di un convegno ecumenico di spiritualita'
ortodossa, tenutosi nella comunita' di Bose nel 2005 (Qiqajon, 2006, pp.
384, euro 23). Il sottotitolo del volume e' significativo, "Un padre al
sorgere dell'Islam": Giovanni, infatti, era nato da una famiglia
aristocratica damascena arabo-cristiana; egli era figlio nientemeno che del
ministro delle finanze del califfo 'Abd al-Malik e lui stesso inizio' la sua
carriera amministrativa come responsabile del fisco di Damasco col nome di
Ibn Mansur. Ma ben presto era apparso all'orizzonte lo spettro della
repressione anticristiana propugnata dal nuovo califfo Omar II.
Giovanni non ebbe esitazione ad abbandonare la carriera e a ritirarsi in
Terrasanta nel monastero di San Saba. Ordinato sacerdote, morira' nel 750,
dopo aver partecipato vivacemente al dibattito teologico di quel tempo,
soprattutto quando esso raggiunse un apice di tensione con l'irrompere
dell'iconoclasmo contro il quale il Damasceno compose un vigoroso testo in
difesa delle immagini, sulla base dell'"icona" primaria che e' il Cristo
incarnato, immagine del Dio invisibile.
Questo libro, pero', col contributo di vari studiosi, perlustra tutti i
campi in cui Giovanni si impegno', dalla teologia speculativa all'innologia,
dall'omiletica alla letteratura spirituale e liturgica. Non ci si dimentica
neppure di affrontare un argomento che rende ancor piu' attuale questo
monaco, proclamato Dottore della Chiesa nel 1890 da Leone XIII, quello del
dialogo tra islam e cristianesimo.
Procediamo ora verso il pieno Medioevo. Chi si reca in visita al Sacro Speco
di Subiaco s'imbatte in una lunetta con una solenne raffigurazione di un
Papa nel fulgore delle sue insegne. Si tratta di Innocenzo III, il laziale
Lotario di Segni, che resse la Chiesa dal 1198 al 1216 (sotto di lui si
celebro' l'importante Concilio Lateranense IV nel 1215). Per la prima volta
vengono offerti in traduzione italiana con testo latino a fronte i 79
Sermoni di questo pontefice a cura di Stanislao Fioravanti (Libreria
Editrice Vaticana, 2006, pp. 679, euro 39). E' l'occasione non solo per
ricomporre i tratti di una figura ecclesiale rilevante e del suo pensiero,
ma anche per ricostruire il fondale dell'epoca in cui egli opero',
attraverso la magistrale introduzione di Ottorino Pasquato.
Accanto a discorsi legati al calendario liturgico, ci si imbatte anche in
sermoni di genere piu' vario tra i quali spiccano quelli pronunciati in
occasione dell'apertura e chiusura del citato Concilio. Affiora, cosi', una
fisionomia complessa e talora quasi indecifrabile, capace comunque di
lasciare una traccia nella storia dell'Europa medievale.
*
Tre grandi del Novecento
Con un salto di secoli ci trasferiamo nel Novecento per far salire sulla
ribalta figure diverse tra loro ma tutte molto rilevanti e fin affascinanti.
Cominciamo con un personaggio veramente straordinario e per certi versi
irriducibile nell'abbozzo di un unico quadro: Pavel A. Florenskij, di cui
Silvano Tagliagambe ci offre una guida di lettura e di interpretazione
(Bompiani, 2006, pp. 246, euro 8), fu filosofo della scienza, teologo,
fisico, matematico, ingegnere elettronico, teorico di arte, di estetica e di
linguaggio, studioso di simbologia e mistico.
Nato nel 1882, autore di quel gioiello che e' La colonna e il fondamento
della verita' (Rusconi, 1998), dopo un'intensa attivita' di ricerca nei
campi piu' disparati ma sempre con un'originalita' indiscussa, fu internato
in un gulag sovietico terrificante su un'isola del Mar Bianco. Nel 1937 fu
condannato a morte come controrivoluzionario e fu fucilato in un bosco
presso Leningrado, ove era stato trasferito pochi giorni prima, con altre
500 vittime.
Le pagine di questo saggio a lui dedicato permettono di scoprire un vero e
proprio mondo di meraviglie di pensiero, di fede, di arte, di genialita',
nel quale si entra come pellegrini stupiti, soprattutto quando affiorano
temi come il simbolo, la verita', l'amore, la Sofia, la relazione
interpersonale che egli considera la "modalita' primitiva del reale".
Altrettanto gigantesca e' la figura di Hans Urs von Balthasar, il famoso
teologo svizzero, nato a Lucerna nel 1905 e morto a Basilea nel 1988, pochi
giorni prima di ricevere le insegne del cardinalato a cui l'aveva elevato
Giovanni Paolo II.
Il maggior conoscitore italiano di questo teologo, Elio Guerriero, ne
disegna la personalita' e l'opera in un saggio veramente esemplare
(Morcelliana, 2006, pp. 280, euro 20). Come per Florenskij, anche per von
Balthasar una sola classificazione e' riduttiva perche' nella sua produzione
convergono teologia e mistica, musica e poesia, filosofia e letteratura,
temi pastorali e analisi sferzanti e acute sulla societa' ecclesiale e su
certi suoi comportamenti. Anzi, come si intuisce leggendo questi capitoli
scritti con grande nitore e profondita' ma anche con un felice grado di
passione e di leggibilita', biografia e teologia s'intrecciano in questo
personaggio che ha saputo riportare il bello nel discorso teologico, che ha
incrociato ragione e intuizione, verita' e amore, creando quel monumentale
trittico-capolavoro che e' Gloria, Teodrammatica e Teologia.
Contemporaneo di von Balthasar era anche uno dei piu' alti rappresentanti di
una disciplina che ha sempre piu' cultori, la storia delle religioni. In
essa nessuno forse ha lasciato una traccia cosi' importante e visibile come
Mircea Eliade, nato a Bucarest nel 1907 e morto a Chicago nel 1986. Attorno
alla sua figura non si e' solo acceso un vivace dibattito scientifico - che,
comunque, non riesce a intaccare la validita' di molte sue tesi ne' puo'
sminuire il rilievo della sua eredita' bibliografica - ma si e' anche aperto
un contenzioso per alcune sue discutibili opzioni politiche giovanili.
Ora, Natale Spineto col saggio biografico Mircea Eliade storico delle
religioni (Morcelliana, 2006, pp. 301, euro 21,50) ricompone con grande
acribia documentaria e con acutezza ideale non solo l'itinerario personale
dello studioso rumeno ma soprattutto il suo progetto storico, individuando
anche alcuni snodi capitali, come quelli legati al soggiorno parigino e al
relativo dialogo con Dumezil, al periodo americano, punto piu' alto
dell'elaborazione teorica di Eliade, al dibattito col nostro maggior
esponente di questa disciplina, Raffaele Pettazzoni, e con gli esponenti del
cosiddetto "pensiero tradizionale" (Guenon, Evola, Coomaraswamy).
A render prezioso questo saggio, che ricostruisce anche l'interpretazione
dello studioso rumeno elaborata da tutta una folla di seguaci, di critici e
di fruitori delle sue dottrine, e' pure l'appendice che presenta per la
prima volta la corrispondenza di Eliade con Pettazzoni e Kerenyi, un altro
protagonista degli studi religiosi.
*
Un gesuita da riscoprire
Nello stesso orizzonte temporale e, per certi versi, tematico si e' mosso un
altro personaggio di altissima caratura intellettuale, anche se meno noto
rispetto alle figure finora citate. In occasione del ventennio della sua
morte, avvenuta a Parigi nel 1986 (era nato in Savoia nel 1925), si sono
riproposti alcuni scritti del gesuita Michel de Certeau, docente
universitario in Europa e in America, collaboratore di Lacan, precorritore
di molte proposte culturali successive. In particolare egli era stato capace
di abbattere gli steccati che isolavano e rendevano incomunicabili tra loro
storia e antropologia, mistica e quotidianita', psicoanalisi e religione o
filosofia.
Silvano Facioni ci offre, guidandoci attraverso un suo saggio introduttorio,
La scrittura della storia (Jaca Book, 2006, pp. 377, euro 34), una
poliedrica e sorprendente indagine di de Certeau sul "fare storia"
attraverso un triplice percorso.
La prima traiettoria e' definita di "archeologia religiosa", e si ancora al
passato del Seicento-Settecento con i suoi fermenti e coi ribaltamenti
registrati nell'impianto del pensare e del vivere religioso. Il secondo
movimento punta sul linguaggio, scritto e orale (occhio e orecchio,
documento e predicazione), mentre il terzo itinerario apre squarci
sull'applicazione del metodo freudiano alla questione storica e religiosa
(con un preciso rimando a Mose' e al monoteismo, cosi' come lo studioso
viennese li aveva interpretati).
Debolezza del credere e' l'altro testo di Michel de Certeau che viene curato
da Stella Morra (Citta' Aperta, 2006, pp. 302, euro 22), mentre in apertura
ci introduce all'opera un bel saggio che Luce Giard ha dedicato al gesuita
francese da lei ripetutamente studiato. Anche in questo caso si deve
sottolineare l'assoluta originalita' e creativita' del pensiero di un
autore, che, tra l'altro, aveva coniato un suo dettato ora rutilante ora
ammiccante, sempre sorprendente (ad esempio l'uomo in preghiera e' definito
un "albero di gesti").
Queste pagine toccano, invece, il cuore della fede, il suo intreccio con la
cultura del passato e la sua capacita' di assumere i rischi del presente
(non mancano riferimenti a vicende concrete come la dittatura in Brasile e
il pacifismo statunitense), fino a penetrare all'interno di un progetto,
quello di "pensare il cristianesimo" in modo nuovo, con due splendidi
capitoli finali sull'"estasi bianca" e appunto sulla "debolezza del
credere".

4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL DICEMBRE
2006
[Dal mensile "Letture", n. 632, dicembre 2006, col titolo "Strenne di Natale
si', ma con giudizio"]

S'affollano sui banchi delle librerie in questo mese tomi ponderosi che
spesso corrono il rischio di finire o riciclati o collocati come
suppellettili sugli scaffali del salotto buono. Questo vale anche per le
materie religiose. Vogliamo, allora, segnalare alcune strenne che sappiano
intrecciare la sontuosita' dell'iconografia, requisito indispensabile del
genere, alla qualita' dei testi cosi' da permettere lettura e
contemplazione, conoscenza e bellezza, contenuto e grafica. In questa
operazione in Italia si distingue soprattutto la Jaca Book che vanta le
migliori collane di strenne di cultura religiosa, edite durante tutto l'anno
e non solo in occasione del Natale. Ad esse attingeremo per suggerire
qualche scelta meno scontata e intellettualmente piu' godibile.
Partiamo con un'opera riguardante una terra che e' tragicamente in primo
piano ai nostri giorni per le sue strade costantemente insanguinate a causa
di una guerra insensata. E' quella Mesopotamia che fu non solo la patria di
Abramo ma anche la culla della civilta' coi Sumeri. S'intitola appunto Iraq.
L'arte dai Sumeri ai Califfi ed e' un volume curato da Giovanni Curatola,
introdotto dal direttore generale delle antichita' dell'Iraq, Donny George,
e affidato a un manipolo di esperti (Jaca Book, 2006, pp. 279, euro 96). Si
tratta di un affascinante viaggio che risale fino alle origini, mettendoci
davanti reperti straordinari come il cono di Urukagina in cui nel 2300 a.C.
questo sovrano menzionava i provvedimenti presi per ridurre le tasse e
combattere l'evasione fiscale (la storia e' costante nei suoi ritmi...). Ma
possiamo sostare anche davanti allo splendido "stendardo di Ur", la patria
di Abramo, un manufatto di conchiglie, lapislazzuli e calcare rosso; oppure
davanti alla mirabile e inquietante statuaria, alla stele del codice di
Hammurabi, alle varie ziggurat. In queste pagine passiamo sotto
all'incantevole porta di Ishtar, ora al Museo di Berlino; ma ci inoltriamo
anche, una volta varcato l'ellenismo e il periodo sasanide (224-636 d.C.),
nella grandiosa civilta' omayyade islamica: un esempio per tutti,
l'indimenticabile minareto elicoidale della Grande Moschea di Samarra.
Oppure, per procedere verso un'altra dinastia araba, il possente Palazzo
Abbaside di Bagdad. Un'occasione felice, percio', per "visitare" una terra
ora inaccessibile se non agli eserciti che a tutto pensano fuorche' alla
tutela dei grandi patrimoni di civilta' e di spiritualita'.
Possibile e', invece, accostare direttamente - anche se a costo di
molteplici trasferimenti - un'altra cultura, quella che ha avuto il suo
cuore in Bisanzio-Costantinopoli. Si puo', invece, compiere un viaggio
globale e simbolico in quell'orizzonte sfogliando le pagine di Tania
Velmans, dedicate all'Arte monumentale bizantina (traduzione di Andrea
Paribeni e Chiara Formis, Jaca Book, 2006, pp. 323, euro 98). Siamo di
fronte a un'espressione culturale cristiana di grande fascino, distribuita
in un arco cronologico che va dal VI secolo fino alla data fatidica del
1453, l'anno della caduta di Costantinopoli sotto il dominio turco. E'
un'arte che travalica gli stessi confini dell'impero bizantino perche' e'
dilagata fino a Ravenna, la capitale dell'Impero romano d'Occidente nel V
secolo (come non pensare alla basilica di Sant'Apollinare in Classe o di San
Vitale?), e' penetrata nel Sinai, ha raggiunto la Russia di Kiev e Novgorod,
ha occupato straordinari ambiti specifici in Cappadocia, Armenia, Georgia,
Siria e Palestina ed e' approdata sino all'Africa egiziana ed etiope,
mostrando capacita' uniche di nuove declinazioni.
I testi che accompagnano la monumentale sequenza iconografica di questo
libro, dovuti a una delle discepole maggiori di quel maestro che fu Andre'
Grabar, coprono integralmente l'arco storico dell'estetica bizantina
individuandone moduli e stili in evoluzione, permettendo di godere della
magnificenza di quest'arte in modo consapevole e secondo le sottese istanze
teologiche.
Nella fitta rappresentazione figurativa dell'arte cristiana acquistano un
rilievo particolare i santi, naturalmente a partire da Maria, la madre di
Cristo. Un'altra strenna potrebbe essere proprio l'Atlante storico dei
grandi santi e dei fondatori curato da Antonio M. Sicari (Jaca Book, 2006,
pp. 259, euro 83), ordinato cronologicamente, partendo da Maria, da
Giuseppe, dal Battista e da Pietro e Paolo per giungere sino a Madre Teresa
di Calcutta, naturalmente inglobando anche il beato Giovanni XXIII, san Pio
da Pietralcina, Edith Stein e Faustina Kowalska. Piu' di un centinaio di
soggetti sono qui presentati non solo con la loro storia personale ma anche
con un vivace apparato documentario di profili, mappe, luoghi, monumenti,
immagini cosi' da rendere "incarnata" la santita' nella quotidianita' della
nostra vicenda umana, senza farla decollare dalla realta' verso aureole
mitiche e leggendarie.
E la Bibbia? Anch'essa puo' diventare oggetto di strenna, in questo caso in
una forma meno opulenta rispetto al trittico finora presentato. E' il caso
della Vita di Gesu' in icone tratteggiata da p. Gabriele Bragantini (San
Paolo, 2006, pp. 144, euro 22) sulla base della "Bibbia di Tbilisi" in
Georgia, un testo che e' aperto solennemente sull'ambone della cattedrale di
Santa Maria Assunta di quella citta', e che e' accompagnato anche dalle 130
icone dell'Antico e Nuovo Testamento, collocate sulle pareti laterali di
quel tempio. Il volume e' molto semplice e popolare (rispetto ai precedenti
citati) cosi' come lo e' quest'arte, tipica di un ambito particolare
dell'orizzonte bizantino sopra descritto. Puo' essere l'occasione, comunque,
per seguire la vita di Cristo con lo sguardo puro e affascinato di questa
Biblia pauperum.
*
Idee per gli "under"
Ma a questo punto non vogliamo lasciare il genere delle strenne senza aver
pensato anche a un pubblico significativo, quello dei ragazzi. Cominciando
con l'accennare brevemente all'album a fumetti che ha per tema Gesu' di
Nazaret. La storia di un uomo scomodo (San Paolo, 2006, pp. 175, euro 24),
gia' recensito a pag. 60 di questo numero, passiamo a segnalare il
compimento della serie di testi "La Chiesa e la sua storia", curata da Juan
Maria Laboa. Il decimo volume, intitolato Ai nostri giorni, copre l'arco
storico che va dal 1917 a oggi (Jaca Book - Paoline, 2006, pp. 62, euro
13,80). Come nei precedenti album, iniziati con la comunita' cristiana delle
origini e proseguiti per tutti i venti secoli della storia del
cristianesimo, i testi molto ampi sono accompagnati da foto, disegni e mappe
cosi' da obbedire a una didattica chiara e documentata, pronta a mostrare
l'"incarnazione" della fede cristiana nelle vicende umane.
D'altro lato, vogliamo segnalare una vera e propria "chicca", sorprendente
gia' nel titolo: e' La storia dei filosofi da Epicuro a san Tommaso spiegata
ai ragazzi da Nicola e Saul Celoria (Ares, 2006, pp. 144, euro 18) con le
deliziose illustrazioni (ci sono anche suggestivi capilettera come nei
codici manoscritti antichi) di Stefania Bizzocchi e Benedetto Chieffo.
Questo volume, dal formato molto adatto pensando ai destinatari, vuole
essere la continuazione di un precedente album del 2004, apparso presso la
stessa editrice, che narrava la storia dei filosofi antichi. Provate a
leggere queste pagine e vedrete che non riuscirete a staccarvi, conquistando
voi prima ancora dei vostri ragazzi: stupisce, infatti, il modo con cui gli
autori riescono a trasporre idee e vicende, figure e movimenti filosofici in
un vero e proprio racconto, dimostrando che cosa sia "il sapere e il sapere"
(si veda a p. 113) per una corretta conoscenza.
A questo punto facciamo un passo in avanti e destiniamo ai ragazzi delle
superiori due ultime strenne. La prima lo e' nel senso anche formale del
termine. Si tratta, infatti, di un tomo corredato di una preziosa sequenza
fotografica di alta qualita' anche tecnica. Il tema e' di grande attualita'
nel dibattito culturale e riguarda Le origini dell'uomo e l'evoluzione
culturale: ad allestire il testo e' uno dei nostri maggiori esperti in
questo ambito, Fiorenzo Facchini, che al rigore della sua straordinaria
competenza sa unire il nitore della sua comunicazione e della sua didattica
(Jaca Book, 2006, pp. 240, euro 80). L'autore in queste pagine spreme,
infatti, il succo di una sua ormai lunga ricerca sul campo, confluita in
un'invidiabile bibliografia. In una cinquantina di brevi capitoletti,
confortati sempre dall'apparato iconografico parallelo, egli riesce a
proporre non solo l'arco complesso e variegato dell'evoluzione culturale
dell'uomo, dai primi segni, passando poi attraverso l'homo habilis e tutte
le altre tappe per approdare fino all'homo sapiens sapiens, ma aiuta il
lettore anche a isolare il filo rosso attorno al quale si annodano tante
ramificazioni e questioni (pensiamo solo al simbolismo, all'arte, alla
religiosita', alla cooperazione e alla competizione, e cosi' via), per
condurci alla fine a quei "dibattiti sterili" e ai "problemi importanti" che
oggi scuotono l'opinione pubblica attorno a questo tema complesso e
delicato. Un libro, quindi, utile anche agli adulti che vogliono farsi
un'idea chiara su argomenti coinvolgenti ma che non ammettono
semplificazioni o banalita' polemiche, da qualsiasi parte provengano.
Infine, un regalo adatto certo a studenti di scuole superiori e di
universita' ma, anche in questo caso, interessante per tutti. Possiamo solo
in questo spazio finale, segnalarlo: e' l'antologia dei Poeti cristiani del
Novecento, approntata da Pasquale Maffeo (Ares, 2006, pp. 488, euro 16).
Lasciando ai critici letterari il giudizio specifico, noi ci accontentiamo
solo di dire che nei quattordici capitoli iniziali di "ricognizione", forse
affidati a un dettato un po' sfarzoso, ma soprattutto nei dodici capitoli
dei testi antologici, si ha la felice occasione di ascoltare un coro di
voci, alcune celebri, altre meno note, che cantano con intensita' e
fragranza il mistero cristiano in tutte le sue iridescenze spirituali, umane
e divine.

5. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL GENNAIO
2007
[Dal mensile "Letture", n. 633, gennaio 2007, col titolo "L'ebraico: per
molti ma non per tutti..."]

Iniziamo l'anno con una curiosita'. E' sempre piu' facile - per chi, come
me, gira l'Italia tenendo conferenze spesso su temi biblici - sentire una
richiesta un po' sorprendente: "E' possibile anche a noi laici imparare
l'ebraico per leggere l'Antico Testamento nell'originale?". Siamo sinceri:
il piu' delle volte questa e' una velleita' non solo soggettiva ma tale
anche nella concretezza delle cose. Infatti, o si ha il tempo di frequentare
un corso accademico, oppure il ricorso a un manuale ti fa arenare gia' alla
seconda lezione quando ti trovi invischiato nella quindicina di vocali che i
Masoreti hanno allegato al testo consonantico basilare. E', quindi, cio' che
accadra' anche a chi ricorrera' al pur ottimo Corso di ebraico biblico di
Luciana Pepi e Filippo Serafini in due volumi, di grammatica e di esercizi,
con relativo cd-audio per la pronuncia (San Paolo, 2006, I vol., pp. 316,
euro 19,50; II vol., pp. 351, euro 19).
E allora questo duplice libro e' sostanzialmente inutile? No, anzi e'
prezioso proprio per chi avra' la possibilita' di frequentare un regolare
corso accademico, molto meno - nonostante la fiducia, in tal senso, degli
autori - per gli autodidatti. A nostro avviso, infatti, manca ancora una
grammatica di ebraico biblico "per principianti" che desiderano accostarsi
in modo semplificato ed essenziale all'originale dell'Antico Testamento
nelle sue pagine letterariamente piu' accessibili.
Ci vorrebbe, certo, una particolare genialita' didattica, pronta a lasciar
cadere il rigore accademico e a escogitare procedimenti e tecniche analoghe
a quelle adottate per le lingue moderne da apprendere solo in forma basic.
Detto questo, pero', ribadiamo il nostro apprezzamento caloroso al Corso di
Pepi e Serafini, nei limiti sopra indicati, e soprattutto al secondo autore
che ha curato il felicissimo secondo tomo dedicato agli esercizi, esemplare
non solo per la selezione testuale ma anche per la metodologia didattica
praticata.
*
La lettera e il senso
E da qui, ecco una piccola incursione nell'esegesi, passando, pero', nel
Nuovo Testamento con un sontuoso commento a La Seconda Lettera ai Corinzi,
curato da Antonio Pitta (Borla, 2006, pp. 629, euro 56).
Gli esegeti sanno la complessita' delle questioni che s'aggregano a grappolo
attorno a questo scritto che molti (e con loro anche Pitta) considerano come
il frutto redazionale della confluenza di almeno due scritti paolini, una
"lettera di riconciliazione" con la turbolenta comunita' cristiana di
Corinto (cc. 1-9) e una "lettera polemica" in cui l'Apostolo svela la vis
contestataria del suo animo nei confronti di una Chiesa che lo ha deluso e
persino offeso (cc. 10-13). Lo studioso campano, autore di questo commento,
e' ormai un noto specialista di Paolo, al cui capolavoro, la Lettera ai
Romani, ha dedicato gia' un'ampia analisi, giunta ora alla seconda edizione
(Paoline, 2001). Egli ama nelle sue analisi il ricorso a un particolare
approccio dell'esegesi contemporanea, quello "retorico-letterario",
presentato appunto nell'introduzione (pp. 49-69). In realta', pero',
l'esegesi condotta sul testo ricalca sostanzialmente la via classica del
metodo storico-critico, e quindi offre tutto quanto si possa desiderare per
comprendere appieno una pagina paolina di grande intensita' e persino di
incandescente passionalita'.
*
La storia dai grandi nomi
A questo punto facciamo una piccola incursione nel mondo degli apocrifi.
Mesi fa sui giornali di tutto il mondo e' apparsa la "sensazionale scoperta"
riguardante l'apocrifo Vangelo di Giuda con tutto un corollario di colpi di
scena prevalentemente fasulli, miscelati con l'ormai insopportabile effetto
"Codice da Vinci". A mettere ordine nella questione - peraltro l'esistenza
di questo documento copto era gia' nota da molti decenni - a illustrarne i
temi e le prospettive e a sciogliere anche tutte le legittime e serie
curiosita' provvede ora Enrico Giannetto con un commento al testo
dell'apocrifo, molto frammentario e lacunoso, e che ora e' da lui presentato
al grosso pubblico in un limpido libretto che spazza via le solite
giullarate mediatiche e introduce anche il profano nell'orizzonte gnostico
egiziano, terreno di coltura e fioritura di questo Vangelo di Giuda (Medusa,
2006, pp. 95, euro 9).
E', cosi', pronto il trapasso nell'orizzonte dei Padri della Chiesa, se
vogliamo continuare a seguire il percorso diacronico della religione
cristiana. Qui proporrei un tomo di grande impegno ma pure di forte
soddisfazione intellettuale, anch'esso sbocciato nella cristianita'
d'Egitto. Si tratta de Gli Stromati di Clemente d'Alessandria (morto pero'
in Asia Minore tra il 211 e il 215), presentati nella gia' nota ed efficace
traduzione di Giovanni Pini ma con una nuova e suggestiva introduzione di
Marco Rizzi (Paoline, 2006, pp. 952, euro 54). La prima domanda del lettore
non troppo aduso alla lettura dei Padri riguarda proprio quel titolo: in
greco stromata sono i "tappeti" da appendere come arazzi, divenuti pero' un
simbolo per designare le miscellanee erudite o grammaticali. E' per questo
che si appone, nell'edizione a cui ci riferiamo ora, il sottotitolo "Note di
vera filosofia".
Se si vuole, il punto di partenza e' anche in questo caso - come per
l'apocrifo di Giuda - la "gnosi", ma con ben diverso significato
sostanziale, anzi, in esplicita polemica con la dottrina gnostica
tradizionale. Clemente, infatti, vuole puntare all'autentica conoscenza che
si ancora alla gnoseologia classica greca ma che approda a un esito
trascendente, cioe' l'amore e l'homoiosis, l'assimilazione vitale a Dio. La
ricerca secondo la ragione, comprensiva della theoria, ossia della
"contemplazione" platonica, va percio' oltre e giunge all'incontro col Dio
amore giovanneo. L'interesse del percorso, piuttosto arduo, seguito da
questa figura del ceto intellettuale alessandrino sta proprio nel costante
confronto e nell'intersezione culturale del pensiero cristiano col mondo
greco (nei suoi scritti egli cita qualcosa come 348 autori classici,
naturalmente col primato di Platone evocato circa 600 volte!). Un programma
particolarmente significativo anche per i nostri giorni di dialogo
interreligioso e interculturale.
Alla poderosa traduzione dell'opera di Clemente vorrei associare un altro
soggetto patristico di genere diverso. La Morcelliana - il cui catalogo si
sta rivelando in questi ultimi anni una miniera di testi di alta qualita' -
ha imboccato la via della letteratura cristiana antica con una collana molto
variegata di studi, strumenti e profili. Ebbene, rimanendo sempre
nell'Africa cristiana, dopo aver dato l'avvio a un corpus degli scrittori
cristiani di quell'area, ora ci offre ad opera di Pietro Podolak
un'Introduzione a Tertulliano (Morcelliana, 2006, pp. 126, euro 14). Si
hanno qui tutte le coordinate necessarie, cronologiche, letterarie,
teologiche e bibliografiche per conoscere una delle personalita' in assoluto
tra le piu' originali e rilevanti del cristianesimo pre-agostiniano. Dalla
sua citta', Cartagine, nella sua lingua, il latino, questo personaggio
(forse avvocato) getta le basi lessicali, filosofiche e concettuali della
riflessione teologica occidentale, divenendo cosi' imprescindibile per la
comprensione del nostro stesso percorso culturale.
Proseguendo il nostro itinerario diacronico, facciamo ora una sola breve
sosta nel Medio Evo, ma con una sorpresa. Quello che consideriamo e',
infatti, l'ambito ebraico, con una figura imponente: Giuseppe Laras, gia'
rabbino capo di Milano, ci presenta, Immortalita' e Resurrezione, un
trattato che il grande Mose' Maimonide compose nel 1191 (Morcelliana, 2006,
pp. 200, euro 15). Cio' che sorprende in questo scritto e' soprattutto la
divaricazione tra "la vita del mondo a venire", che riguarda solo le nostre
anime (siamo, quindi, in un'antropologia di matrice greca), e la
risurrezione che ovviamente tocchera' ai corpi. Una divaricazione ancor piu'
sorprendente e' quella che Maimonide impone all'era e al mondo della
risurrezione rispetto alla venuta del Messia che la dottrina ebraica
tradizionale faceva coincidere. Ma - e questo e' ancor piu' inatteso - la
risurrezione non e' la meta ultima della storia: essa, invece, e' da
attendere proprio in quel "mondo a venire" a cui sono pero' destinate le
sole anime dei giusti, ancora una volta spogliate del loro corpo risorto.
*
Due titoli per l'oggi
Ma dopo tanta navigazione nel passato approdiamo, nella parte finale della
nostra rubrica, al presente.
Tra i tantissimi soggetti bibliografici disponibili vorrei scegliere due
generi diversi. Il primo e' quello della meditazione, un esercizio che,
ahime', comincia a latitare anche tra i credenti. Ecco, allora, uno
strumento dal titolo emblematico, Una Parola al giorno (Ave, 2006, pp. 413,
euro 17), laddove la maiuscola usata rivela una connotazione sacra: si
tratta, infatti, di brevi meditazioni modulate sui Vangeli feriali, curate
dal vescovo Francesco Lambiasi, Assistente generale dell'Azione cattolica
italiana, e da un gruppo di laici qualificati, teologi (e teologhe),
scrittori (c'e' anche Antonia Arslan), studiosi, cattedratici e politici.
Tutti gli spunti di riflessione sono, pero', semplici e luminosi, essenziali
e aperti al "ricamo" personale.
E a proposito di laici (nel senso originario del termine e non in quello
"secolarizzato" dell'odierna comune accezione) ecco l'altro testo,
appartenente invece al genere dei saggi brevi. Giuseppe Savagnone,
importante figura della cultura e dell'impegno ecclesiale italiano, affronta
il Dibattito sulla laicita' (Elledici, 2006, pp. 160, euro 8,50), tema sul
quale in questo ultimo periodo ci si e' accaniti da fronti opposti, con
esiti anche discutibili e fuorvianti. Col rigore che lo contraddistingue ma
anche col nitore di docente liceale, l'autore palermitano punta diritto al
nodo delle questioni nel suo duplice avvinghiarsi. Da un lato, infatti, c'e'
la discussione sulla laicita' e sul laicismo nella politica e nella cultura,
con tutte le mediazioni e le precisazioni del caso, qui offerte in sintesi
vivace ed esemplare. D'altro lato, c'e' invece lo specifico teologico, ossia
il significato della laicita' della Chiesa e nella Chiesa. Vorremmo
particolarmente raccomandare il capitolo sulla laicita' come componente
necessaria all'interno di ogni definizione di Chiesa e della sua struttura,
contro ogni riduzionismo ierocratico, alieno allo spirito autentico del
Vangelo.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 232 del 20 settembre 2008

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