Voci e volti della nonviolenza. 231



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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 231 del 19 settembre 2008

In questo numero:
1. Con la guida di Gianfranco Ravasi tra recenti pubblicazioni religiose
(parte decima)
2. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'aprile 2006
3. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del maggio 2006
4. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni del giugno-luglio
2006
5. Gianfranco Ravasi: I libri della fede. Segnalazioni dell'agosto-settembre
2006

1. EDITORIALE. CON LA GUIDA DI GIANFRANCO RAVASI TRA RECENTI PUBBLICAZIONI
RELIGIOSE (PARTE DECIMA)

Proponiamo di seguito alcune segnalazioni bibliografiche estratte dalla
rubrica "I libri della fede" tenuta negli scorsi anni dal prestigioso
teologo cattolico Gianfranco Ravasi sul mensile "Letture".

2. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DELL'APRILE
2006
[Dal mensile "Letture", n. 626, aprile 2006, col titolo "Tre studi biblici
uniti nella speranza".
Gianfranco Ravasi (Merate, 1942) arcivescovo cattolico, teologo, biblista,
ebraista e archeologo; presidente del Pontificio Consiglio della Cultura,
della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della
Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. E' autore di numerose opere di
grande valore]

Nel mese legato alla morte e risurrezione di Cristo iniziamo il nostro
itinerario nei libri della fede con un piccolo strumento di meditazione su
un grande testo biblico. Gianni Cappelletto dedica a Giobbe (Messaggero,
2005, pp. 173, euro 9,50), una guida di lettura secondo le tappe
caratteristiche della lectio divina: preparare il cuore all'ascolto,
ascoltare la parola nella sua testualita', approfondirne il senso per
comprenderlo e, infine, contemplare, condividere con gli altri il frutto
della parola meditata. Naturalmente Giobbe, che la tradizione cristiana ha
proposto come figura del Christus patiens, e' qui svelato nella sua vera
anima: non si vuole tanto risolvere il vortice di enigmi insiti al mistero
del male, quanto piuttosto far si' che uomo e Dio s'incontrino proprio la'
dove si celebrano apparentemente l'assenza divina e la ribellione umana.
La Pasqua, pero', e' il necessario e inscindibile approdo della passione di
Cristo. Quale occasione migliore per cogliere tutte le iridescenze
teologiche di quell'evento salvifico se non attraverso l'annunzio di san
Paolo? Ecco, allora, in un unico volume, simile a un breviario o messalino,
una lectio continua limpida, puntuale ed essenziale delle Lettere di Paolo a
cura di Bruno Maggioni e Franco Manzi (Cittadella, 2005, pp. 1717, euro 62).
Questo sussidio potrebbe veramente corrispondere a un genere diffuso nel
mondo anglosassone, quello del companion, ossia del libro che ti accompagna
nella conoscenza delle Scritture, offrendoti quadri introduttori
inappuntabili, esegesi testuali precise ma non troppo analitiche, risultati
tematici spogli da apparati critici (necessari invece nei commenti piu'
"tecnici"). Un "manuale" nel senso stretto del termine, ossia da tenere a
portata di mano quando si vuole, in modo piu' diretto e immediato,
comprendere e far fiorire nei suoi significati una pagina paolina (le
bibliografie aggiunte possono suggerire eventuali ulteriori sviluppi
esegetici).
Una delle opere anticotestamentarie che professano la speranza nella
risurrezione e' il Secondo Libro dei Maccabei, soprattutto in quel celebre
cap. 7 che dipinge la tragica vicenda del martirio di un'intera famiglia
ebraica sotto la repressione siro-ellenistica al tempo della rivolta dei
Maccabei. Luigi F. Pizzolato e Chiara Somenzi studiano in un saggio molto
suggestivo proprio I sette fratelli Maccabei nella Chiesa antica d'Occidente
(Vita e Pensiero, 2005, pp. 261, euro 20). Si tratta, quindi, di
un'investigazione nella tradizione, la quale assume l'evento del sacrificio
di quella madre e dei suoi sette figli secondo profili nuovi ora di taglio
spirituale, ora di finalita' teologica, altre volte con un'impronta
apologetica. Oltre a vari documenti e alla ricostruzione del fondale storico
che dalle origini si stende fino al V secolo, con un'attenzione particolare
alla tradizione romana, si offre il testo latino - con la relativa versione
e con un'ampia analisi critica - della Passio Sanctorum Machabaeorum, un
testo modellato sull'apocrifo Quarto Libro dei Maccabei, interessante per la
teologia che si intuisce in filigrana, legata alla polemica sul nesso tra
liberta' e grazia, intercorsa tra la corrente dipendente da sant'Agostino e
i semipelagiani.
*
Storia, cultura e politica
Lasciamo ora l'orizzonte pasquale e inoltriamoci in quella tradizione a cui
gia' apparteneva la Passio appena citata. Facciamo subito emergere un'opera
molto significativa del nostro maggior mariologo, Stefano De Fiores, Maria
sintesi di valori (San Paolo, 2005, pp. 580, euro 44). Il progetto
dell'opera e la sua originalita' sono illustrati gia' nel sottotitolo:
"Storia culturale della mariologia". Non siamo, quindi, di fronte a un
trattato teologico ma a un grandioso affresco storico-letterario-spirituale:
da esso si configura, pero', anche la teologia mariana ma dal punto di vista
diacronico della sua formulazione e rappresentazione. Si tratta di due
millenni che si aprono con la cultura mediterranea antica (fino al 604, anno
della morte di Gregorio Magno, considerata come fine dell'era patristica),
procedono con la civilta' medievale (fino al 1492) e si distendono non solo
alla cultura moderna ma anche a quella postmoderna (curiosa e' la sezione
riservata appunto agli anni che vanno dal 1989 in avanti). L'autore domina
una materia sterminata, anche perche' ogni anno si pubblicano almeno 1.300
titoli su Maria di Nazaret e perche' i temi, le prospettive e i profili sono
variegati e mutevoli. Eppure, nonostante questo orizzonte cosi' fluido e
quasi inesauribile, De Fiores riesce a offrire finalmente una vera e propria
storia della mariologia.
Se ci attestiamo, invece, alle origini cristiane, dobbiamo segnalare un
saggio ben piu' specifico ma anch'esso interessante. Eric Noffke analizza le
modalita' con cui ebrei e cristiani del I secolo reagirono alla sfida
dell'imperialismo romano: Cristo contro Cesare (Claudiana, 2006, pp. 319,
euro 22,50). L'autore, che e' ora pastore valdese a Roma, si colloca nella
linea del recente approccio socio-politico alle Scritture e cerca di
studiare un fenomeno molto complesso e non omogeneo. Da un lato, infatti,
c'e' l'ideologia imperiale augustea con la sua propaganda e coi mezzi anche
politico-militari di convincimento. D'altro lato, c'e' una diversificata
reazione da parte dell'ebraismo che in alcuni casi (Erode insegna) aderisce
e in altri reagisce (pensiamo alla resistenza intellettuale espressa da una
serie di testi apocrifi). Similmente, nel mondo cristiano ci imbattiamo
nell'atteggiamento di Cristo, "un pacifico rivoluzionario", in quello di
Paolo apparentemente ambiguo (conservatore o reattivo?) e nella palese
resistenza antiromana dell'Apocalisse ("E' caduta, e' caduta Babilonia la
grande!"). Si deve, percio', procedere con un'attenta calibratura dei dati,
tenendo conto della molteplicita' delle situazioni e delle sensibilita':
questa poliedricita' di comportamenti e di atteggiamenti puo' essere uno
spunto anche per i rapporti della Chiesa con un potere politico di altra
taratura e complessita' com'e' quello del mondo globalizzato attuale.
A questo proposito vogliamo segnalare un bel libretto che si legge d'un
fiato. Esso raccoglie i Dialoghi post-secolari tra un politico, Giuliano
Amato, e un vescovo, Vincenzo Paglia, (Marsilio, 2006, pp. 109, euro 7,50).
Il confronto non si esaurisce, pero', attorno al nodo tra fede e politica,
tra religione e societa', ma si allarga fino ad abbracciare l'intero
orizzonte dell'autentico dialogo. Cosi', non si teme di inoltrarsi anche
nella delicata interlocuzione tra etica laica e morale religiosa, nel nesso
tra ragione e fede, nella dialettica tra relativo e assoluto, nel
contrappunto tra amore laico e amore vissuto nella fede. I due interlocutori
rivelano una profondita' e una coerenza che allontana il rischio di
generiche concordanze; eppure il frutto del loro dialogo e' molto efficace e
positivo per "apprendere l'arte del convivere tra diversi: sarebbe
pericolosissimo, oltre che antistorico, se per vivere assieme fossimo
costretti ad abolire ogni differenza". Ma questa "civilta' del convivere"
non significa una mera coesistenza da tregua, bensi' una feconda interazione
e talora anche osmosi o critica.
Sempre stando in questo ambito, vogliamo riservare un cenno anche a un testo
didattico (e come tale molto chiaro e utile) di introduzione all'etica
sociale cristiana. Lo elaborano due teologi, Ernesto Combi ed Eros Monti col
titolo emblematico Fede e societa' (Centro Ambrosiano, 2005, pp. 361, euro
16,50). Il cuore dello strumento e' nella presentazione molto puntuale della
dottrina sociale della Chiesa nei suoi principi capitali: la persona, la
sussidiarieta', la solidarieta', il bene comune, la partecipazione e la
destinazione universale dei beni. Naturalmente il retroterra e' costituito
dalle radici tematiche bibliche. Ma l'opera si espande poi in una ricca
applicazione concreta sia nell'ambito politico (e qui si ricostruisce, anche
se soltanto per sommi capi, la vicenda storica del difficile rapporto tra
fede e politica), sia in quello economico, cercando appunto di declinare
nelle coordinate sociali quei principi costitutivi a cui prima si accennava.
*
Tra ragione e amore
A questo punto riserviamo un'appendice a due altri temi in connessione tra
loro, temi che gia' emergevano nelle ultime due opere evocate. Innanzitutto
il dialogo tra fede e ragione. E' cio' che e' illustrato in modo ampio e
profondo in un saggio di Antonio Stagliano' dal titolo evocativo Su due ali
(Lateran University Press, 2005, pp. 374, euro 20), evidente ammiccamento
alla famosa immagine di apertura dell'enciclica Fides et ratio di Giovanni
Paolo II. Non per nulla il sottotitolo ribadisce che di scena sono
"l'impegno della ragione e la responsabilita' della fede". Fondamentale e'
proprio quella congiunzione "e" che intreccia e non oppone o confonde fede e
ragione. Non e' possibile in poche battute riassumere la delicatezza e
l'ampiezza di questa connessione: le pagine di Stagliano' si muovono con
grande passione e rigore, attingendo alla storia ma anche procedendo nella
riflessione teoretica, senza dimenticare anche nodi scottanti, come quello
del "sinergismo" tra scienza e teologia.
Infine, un po' sulla scia della prima enciclica di Benedetto XVI, ecco
l'interrogazione sull'amore all'interno di una societa' paradossalmente
erotizzata e frigida. E' anch'esso un sussidio didattico il corso di morale
familiare che il padovano Giampaolo Dianin ha elaborato col titolo
Matrimonio, sessualita', fecondita' (Messaggero, 2006, pp. 575, euro 32).
Fermo restando che lo studio affronta la teologia cristiana del matrimonio,
largo spazio e' pero' riservato ai punti pastorali piu' incandescenti ai
nostri giorni: indissolubilita', legami spezzati, morale sessuale,
procreazione responsabile. Ma e' costante in Dianin l'impegno a inquadrarli
sempre nel contesto globale della visione cristiana dell'amore umano. E'
solo in questa armonia d'insieme e nella coerenza generale della proposta
che possono trovare collocazione le specifiche applicazioni e le eventuali
eccezioni. Non per nulla il riferimento fondamentale e' a due testi del
Concilio Vaticano II che fanno quasi da stella polare (Optatam totius n. 16
e Gaudium et spes n. 22): essi incrociano vocazione cristiana e scelta
morale, antropologia e cristologia, amore e fede.

3. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL MAGGIO
2006
[Dal mensile "Letture", n. 627, maggio 2006, col titolo "Tre strumenti utili
per approfondire"]

Lasceremo largo spazio in questa puntata della nostra rubrica a un trittico
di poderosi strumenti di ricerca che felicemente potrebbero essere ospitati
in una biblioteca personale o pubblica.
Il primo posto tocca di diritto al dizionario Le immagini bibliche a cura di
Leland Ryken, James C. Wilhoit e Tremper Logman III (ed. italiana a cura di
Marco Zappella, San Paolo, 2006, pp. 1.634, euro 120). Si tratta di un
grosso tomo di origine americana gestito da un plotone di oltre 150 esegeti
che non si sono fermati fino a quando hanno elaborato qualcosa come 833
voci, partendo dai simboli presenti nel libro di Abacuc e marciando fino a
spiegarci che lo "zolfo" infuocato "e' chiaramente uno strumento di meritata
punizione per i nemici di Dio", con un eventuale "riferimento alla
fumigazione dei malvagi" (chi non ricorda la fine di Sodoma e Gomorra?).
Che l'impresa sia ardua (e preziosa) e' indiscutibile perche' il testo
biblico e' simile a un manto tutto costellato di immagini, di metafore, di
simboli, di similitudini, di parabole che rendono l'orizzonte concreto un
incessante arsenale dal quale cavare significati trascendenti e
trasfiguranti. Basti solo pensare all'acqua, alla luce, alla vegetazione ma
anche all'agnello che diventa titolo di Cristo o a un manufatto storico come
la torre di Babele, o a un dato topografico come il monte Sion, o a
personaggi come Abele, Caino, Mose', Davide, Adamo (non c'e', pero', Giuda
il traditore per eccellenza). Si capisce, allora, come si possa arrivare a
quelle centinaia di voci, anche se a noi pare - sfogliando questo immenso
rosario di figure - che forse si eccede perche' alla fine in una Scrittura
religiosa si potrebbe sospettare che tutto e' passibile di traslazione
metaforica; quindi meriterebbe di concentrarsi maggiormente su categorie
specifiche e sulle relative costellazioni, lasciando stare voci che alla
fine risultano necessariamente vaghe e approssimative come "aiuto, bene,
immortalita', male, musica, storia" e cosi' via.
Sta di fatto, pero', che l'opera risulta non solo originale ma anche una
sorta di pellegrinaggio in un mondo di meraviglie, con alcune soste su
questioni metodologiche, come nel caso dell'importante spazio riservato alle
"figure retoriche" o ai "motivi letterari" (particolarmente interessante e'
l'attenzione rivolta al "monomito" e alle sue quattro possibili fasi
evolutive). Similmente e' rilevante l'ampia premessa che viene dedicata alla
classificazione degli archetipi secondo un suggestivo diagramma (pp.
XXVIII-XXXI) che vorrebbe temperare il rischio di dispersione fenomenica
delle immagini in uno sparpagliamento scoordinato e confusionario.
Fermiamoci qui e lasciamo al lettore il compito di continuare nella sua
navigazione nel mare simbolico delle Scritture, un oceano nel quale "se
descubren nuevos mares cuanto mas se navega", come diceva il mistico
spagnolo Fray Luis de Leon.
*
Le memorie di Gesu'
Proseguiamo la nostra navigazione nell'oceano letterario e spirituale delle
Scritture con un altro sussidio, questa volta frutto del lavoro indefesso di
un esegeta italiano, il padovano Giuseppe Segalla che da oltre trent'anni si
sta appassionando attorno al tema esplicitato dal titolo stesso dell'opera
che ora presentiamo: Teologia Biblica del Nuovo Testamento (Elledici, 2006,
pp. 616, euro 37). Si tratta di uno scritto che puo' essere appunto
considerato il succo di una lunga ricerca e il suggello di una collana,
"Logos", che attraverso otto volumi (l'ultimo articolato in due tomi) ha
offerto un "corso di studi biblici", elaborato da una cinquantina di esegeti
italiani.
La questione affrontata da Segalla e' tutt'altro che semplice, anche perche'
il Nuovo Testamento, oltre a essere composto da 27 scritti diversi, rivela
uno spettro piuttosto variegato di prospettive. E', quindi, indispensabile
isolare un eventuale principio coordinatore che costituisca quasi il nodo
d'oro che tenga insieme il contrappunto armonico e complesso della
molteplicita'. Sulla scia di una proposta metodologica generale elaborata in
un paio di saggi del 1992 e del 1999 dal tedesco A. Assmann, Segalla
suggerisce che l'asse portante di questa sintesi delle diversita' sia la
memoria storica, orale e scritta, della vicenda di Gesu' con la sua pretesa
teologica di essere la rivelazione ultima, escatologica di Dio all'uomo,
cosi' da costituire il cuore operativo e interpretativo dell'intero arco
della storia.
E', dunque, chiaro quale sara' in queste pagine il nodo a cui si faceva
cenno, la struttura fondamentale dell'intero progetto, cioe' la memoria
storica di Gesu' che si presenta in un duplice e inscindibile profilo: e'
memoria della tradizione di Gesu' e memoria su Gesu'. In entrambe le sue
espressioni, essa rivela un'ulteriore inestricabile duplicita': da un lato,
ha una complessa configurazione storica e letteraria; d'altro lato, si
delinea come memoria unitaria canonica, sigillata dallo Spirito e quindi
norma della fede. Siamo, quindi, in presenza di una rivelazione "attestata",
fatta cioe' "testo" ma anche "testimonianza", cioe' storia e scrittura ma
anche Parola divina. Quello che abbiamo finora delineato e' solo il profilo
generale, guida di un percorso che poi si dipana all'interno dell'intero
orizzonte neotestamentario, seguendone tutte le articolazioni e quindi
divenendo a sorpresa anche una nuova presentazione di quel ricco e variegato
mondo, segnato appunto dalla memoria del Gesu' storico e da quella del
kerygma o annuncio cristiano.
*
Il vero induismo
Il terzo strumento di ricerca ci conduce lontano dal perimetro della cultura
ebraico-cristiana e occidentale. Appare, infatti, in quella monumentale
"Enciclopedia delle religioni" voluta dal grande Mircea Eliade (1907-1986)
il volume dedicato all'Induismo, curato nell'edizione "tematica europea" da
Dario M. Cosi, Luigi Saibene e Roberto Scagno e pubblicato in sinergia da
Citta' Nuova e Jaca Book (2006, pp. 507, euro 140). L'oggetto preso in
considerazione costituisce una sorta di stella che brilla e affascina molti
ai nostri giorni. Purtroppo il piu' delle volte si tratta di attrazioni
stimolate da conoscenze banali, da esotismi di maniera, da vagheggiamenti
misticoidi, da sincretismi approssimativi.
Ecco, allora, l'occasione per un sano antidoto che permetta in modo non
acritico e sentimentale di penetrare non solo nella cosmologia, nel culto,
nel diritto, nell'iconografia, nella filosofia, nella letteratura, nella
musica, nella poesia religiosa, nei riti di passaggio, nelle tradizioni
spirituali e nelle Scritture sacre dell'India, ma anche di puntualizzare
alcune categorie che sono entrate anche nel bagaglio ideale dell'Occidente,
spesso attraverso deformazioni o semplificazioni: penso, ad esempio,
all'ahimsa, sbrigativamente identificata con la "nonviolenza" gandhiana,
all'ayurveda, ossia al tradizionale sistema induista di medicina, alle
spesso equivocate nozioni di brahma, dharma, karman, mantra, om, samadhi
(piu' "enstasi" che "estasi"), samsara (la teoria della rinascita), fino
allo yoga, forse la categoria piu' banalizzata, ridotta com'e' in Occidente
a una sorta di ginnastica snob.
Ci sarebbe poi l'occasione per conoscere in modo non approssimativo
tipologie religiose indiane diverse dall'induismo come il jainismo, o
movimenti teologici che hanno inciso nell'induismo e nel buddhismo come il
tantrismo, una dottrina dai contorni molto fluidi, nonostante il vocabolo
che la origina significhi "trama, ordito, telaio". Ne' e' da sottovalutare
la possibilita' di avere ritratti accurati di personaggi rilevanti della
cultura e della spiritualita' indiana, come Abhinavagupta, Aurobindo, Kabir,
Krishnamurti, Radhakrishnan, Ramanuja, Tagore, Varuna, per non parlare poi
dei libri sacri come la Bhagavadgita o le Upanisad, i Veda e i Vedanta. Si
puo', dunque, ritagliare un suggestivo itinerario nell'induismo proprio
ricorrendo all'alfabeto dell'enciclopedia, le cui voci sono quasi sempre
minitrattati sul tema considerato.
*
Marco, Ambrogio e le altre
Lo spazio che ci rimane lo riserviamo a tre brevi segnalazioni. Quest'anno
liturgico e', come si sa, basato per quanto riguarda il lezionario festivo
sul Vangelo cronologicamente piu' antico, fonte degli altri evangelisti.
Nella collana "Sacra Pagina" appare Il Vangelo di Marco, commentato da John
R. Donahue e Daniel J. Harrington, due noti esegeti gesuiti americani
(traduzione di Giovanni Vischioni, Elledici, 2006, pp. 435, euro 32). Il
testo marciano, suddiviso in 62 paragrafi, e' analizzato secondo due
criteri, quello dell'"intratestualita'", ossia cercando di porsi all'interno
del progetto di Marco cosi' come egli lo fa emergere dal suo scritto, e
quello dell'"intertestualita'", cioe' tentando di identificare i legami con
l'Antico Testamento, il contesto giudaico-cristiano e con la provocazione
per il lettore attuale.
Provocatorio e' anche il libretto allestito da due eminenti latinisti,
Alfonso Traina e Ivano Dionigi, e dal filosofo Massimo Cacciari, mettendo a
confronto da un lato il sant'Ambrogio delle Epistole 17 e 18 e, d'altro
lato, il prefetto di Roma Simmaco con la sua Terza Relazione. Il titolo e'
emblematico, La maschera della tolleranza (con testo latino a fronte, Bur,
2006, pp. 148, euro 8,60): lo scontro verte sull'altare della Vittoria nel
Senato romano che Ambrogio vorrebbe censurare ed eliminare come un reperto
del passato religioso col quale non e' ammissibile alcun compromesso, mentre
Simmaco sarebbe incline a conservarlo come segno di pluralismo e tolleranza.
Non sfugge il valore soprattutto attuale di tale confronto piuttosto aspro e
severo.
Infine segnaliamo una sorprendente ricostruzione della vita delle donne
religiose medievali effettuata da Vincenza Musardo Talo' nel libro Il
monachesimo femminile (San Paolo, 2006, pp. 430, euro 28). Le figure che
sfilano in queste pagine rivelano una straordinaria vitalita', creativita',
liberta' e originalita': Eloisa, Ildegarda di Bingen, Matilde di Magdeburgo,
Chiara, Caterina, Brigida. Ma accanto ad esse si muove un mondo femminile
che nel monachesimo riesce a ottenere un'autonomia che la societa' di allora
negava, inoltrandosi non solo in esperienze spesso "marginali" come le
beghine o le pinzochere ma anche esplorando percorsi inediti di
spiritualita', di arte e persino di scienza.
Il risultato e' quello di un grande affresco storico e culturale di un
orizzonte tutt'altro che secondario rispetto a quello maschile.

4. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI DEL
GIUGNO-LUGLIO 2006
[Dal mensile "Letture", n. 628, giugno-luglio 2006, col titolo "Quei
piccoli, bravi editori 'di nicchia'"]

Lo storico inglese secentesco Thomas Fuller asseriva nel suo Holy State che
"la cultura ha guadagnato soprattutto da quei libri con cui gli editori
hanno perso". Non e', in verita', questa una legge infallibile; tuttavia
vorremmo iniziare con due opere che sono pubblicate da editori di nicchia e
riguardano autori che non primeggiano neppure nelle classifiche settoriali.
Proponiamo innanzitutto un esegeta che offre un commento al Vangelo letto
nelle domeniche di quest'anno liturgico, attraverso una casa editrice che
vorremmo far conoscere ed esaltare per il suo catalogo ricco e qualificato.
Nello Casalini pubblica una Lettura di Marco per la Franciscan Printing
Press di Gerusalemme (2005, pp. 381, s.i.p.), collegata allo Studio biblico
della Flagellazione e all'attivita' non solo pastorale ma anche scientifica
che i francescani compiono in Terrasanta (per sostenere le iniziative di
questa editrice indichiamo ai nostri lettori l'e-mail: fpp at bezeqint.net).
Nello scorso numero della rivista avevamo segnalato il commento a Marco dei
gesuiti americani John R. Donahue e Daniel Harrington (Elledici); ora
suggeriamo questa Lettura perche' si rivela come un condensato essenziale
dei molteplici e piu' aggiornati commentari marciani, con un piano di
analisi molto semplice e progressivo. L'"annuncio in forma di racconto
biografico" o, se si vuole, la cristologia narrativa di Marco e' qui seguita
attraverso una trama in due grandi movimenti: il primo abbraccia la sostanza
dell'opera coi suoi primi 13 capitoli, ai quali subentra il secondo percorso
che affronta il culmine del Vangelo, ossia la narrazione della passione,
morte e risurrezione di Cristo (dal cap. 14 fino alla famosa finale tronca
di 16, 8), il tutto scandito in 28 paragrafi testuali.
Parlavamo di editori e autori di nicchia. L'altro esempio e' il robusto
"studio esegetico-pastorale sul quarto Vangelo" di un prete romano, Enrico
Ghezzi, Come abbiamo ascoltato Giovanni (2006, pp. 1343, euro 45). L'editore
e' Digigraf (di Pontecchio Marconi - Bologna, via Cartiera, 118: ne
indichiamo anche in questo caso il recapito, nonostante la distribuzione
dell'opera sia affidata alla piu' nota Dehoniana Libri). Leggendo le pagine
di questo itinerario testuale giovanneo, vengono spontanee due
considerazioni. Si ammira innanzitutto la serieta' dello studio di questo
sacerdote in cura d'anime, come si suol dire, che non esita a riservare ore
al vaglio dei piu' importanti commenti giovannei, accuratamente allegati a
supporto delle analisi delle singole pericopi. Si ha, quindi, una solida
base esegetica. Da essa viene fatta emergere l'altra dimensione che
caratterizza l'opera, ossia l'applicazione pastorale che, in tal modo,
risulta sempre pertinente e sobria, mai evanescente e allegorica, pur
svelando la ricchezza e le molteplici iridescenze che il testo giovanneo
contiene in germe.
*
Lazzaro e il prodigo
Stando all'orizzonte neotestamentario, ma rompendo il perimetro della
"marginalita'" editoriale, vorremmo segnalare due volumetti paralleli di una
collana originale che sta movendo i primi passi sotto il titolo "Itinerari
biblici". Si selezionano figure evangeliche come Lazzaro, delineato da Alain
Marchadour (traduzione di Fausto Savoldi, Queriniana, 2006, pp. 138, euro
10,50), o Il figlio prodigo studiato da Rene' Luneau (traduzione di Piero
Crespi, Queriniana, 2006, pp. 156, euro 13). Ma cio' che affascina in questi
ritratti non e' solo l'analisi narrativa, dotata di una sua originalita' e
freschezza, ma anche il coinvolgimento di tutte le letture che hanno puntato
sul testo evangelico da angolature talora sorprendenti, con esito e
applicazioni non scontate eppure pertinenti. Cosi', e' ovvio che per il
figlio prodigo entri in scena Gide (o Rilke o Peguy o Bloy) ma e' suggestivo
che si ascolti anche l'ermeneutica psicanalitica di una Dolto (o di
Beirnaert o Balmary), avanzando - dopo aver sogguardato l'odierna teologia -
fino ai figli prodighi di oggi, con tutta la gamma di problemi,
interrogativi e attese che essi sollecitano.
*
Il Gesu' che "sente"
Una particolare pista di ricerca neotestamentaria e', poi, quella suggerita
da un sorprendente saggio di Americo Miranda che, sulla scia di quella
"filosofia dei sentimenti" che da qualche tempo muove i suoi passi anche da
noi (si pensi al filosofo Salvatore Natoli), si e' consacrato all'analisi
dei verba affectuum presenti nei Vangeli: volere, desiderare, soffrire,
piangere, meravigliarsi, indignarsi, commuoversi, amare, essere contento,
sentire compassione, turbarsi e cosi' via. Ne e' nato, cosi', un profilo de
I sentimenti di Gesu' (Dehoniane, 2006, pp. 145, euro 13), un testo che
recupera l'umanita' di Cristo da un angolo visuale quasi inesplorato con
risultati suggestivi. In finale si ha, infatti, un'immagine di Cristo che
intreccia in se' alterita' ed esemplarita': egli svela una sua identita'
unica, ma al tempo stesso si propone come un paradigma esemplare e imitabile
("Imparate da me che sono mite e umile di cuore...", Matteo 11, 29).
*
Spiritualita', ma con stile
Ma, a questo punto, come sempre, inoltriamoci nella successiva tradizione
cristiana. Qui, tra i molti soggetti studiati in questi ultimi mesi, optiamo
per una figura quasi misteriosa (incerte sono le stesse date estreme della
sua vita, da collocarsi comunque nel XII secolo) eppur affascinante, Isacco
della Stella. Domenico Pezzini ci offre ora, in un primo tomo, la versione
commentata dei suoi Sermoni, dalla Settuagesima fino alla Pentecoste
(Paoline, 2006, pp. 390, euro 25). Questo monaco cistercense, di origine
inglese (anche se ironicamente confessa di sognare di non essere inglese e
di non incontrare inglesi!), divenne abate di un piccolo monastero francese
nel dipartimento di Vienne, La Stella appunto, ma alla fine lo troviamo in
un'isoletta desolata, Re', al largo di La Rochelle (allontanamento punitivo?
reclusione voluta? esilio "politico" per il sostegno a Thomas Becket o altro
ancora?). Continua anche in questo caso il mistero.
Mistero che, pero', si squarcia quando si vuole conoscere il suo pensiero e
non tanto attraverso i pur interessanti trattatelli sull'anima e sul canone
della Messa, quanto piuttosto con la lettura dei suoi sermoni. E' cio' che
fa appunto quest'ottima edizione, anche attraverso la splendida introduzione
di Pezzini. Egli, infatti, non si accontenta di indicare i temi che
scandiscono i vari tempi liturgici presi in considerazione da questi 30
discorsi (sui 55 a noi pervenuti), ma si impegna anche a studiarne le
modalita' retoriche perche' "i sermoni di Isacco sono non solo una scuola di
teologia e di spiritualita', ma anche una scuola di stile". Certo e' che la
dottrina di questo magister e monaco risulta particolarmente significativa,
tesa com'e' a penetrare nel mistero di Dio, nei soggetti teologici piu'
ardui come la predestinazione, la grazia e la redenzione, sempre pero' col
desiderio di non esaurire la ricerca in una collezione di teoremi sacri,
frutto della piu' lucida speculazione, ma di introdurre l'ascoltatore nel
riflesso esistenziale che questi temi generano attraverso la conversione, la
vita fraterna, l'esercizio corretto della liberta'.
*
Non fu solo censura
Se procediamo oltre nella storia della cristianita', un'epoca sempre feconda
per la ricerca storiografica risulta il Cinquecento, soprattutto a causa del
fermento impresso in quel secolo dalla Riforma e dalle reazioni cattoliche
generate proprio da quell'irruzione veemente. Cosi', ci sembra significativo
segnalare un ampio studio dello storico Vittorio Frajese dal titolo
emblematico, Nascita dell'Indice (Morcelliana, 2006, pp. 449, euro 32), un
fenomeno molto piu' complesso di quanto supponga lo stereotipo che ruota
attorno a questa istituzione ecclesiastica. Un fenomeno da collocare
all'interno della censura ecclesiastica, usata come strumento di governo ma
paradossalmente anche come mezzo di formazione, di approfondimento, di
riforma. In questa luce risulta molto stimolante la terza parte di questo
vasto saggio, che segue alle altre due riservate alla ricostruzione storica
del sorgere della censura e dell'Indice, ricostruzione peraltro favorita
dall'apertura dell'Archivio del Sant'Uffizio, a partire dal 1996.
Nell'ultima sezione dell'opera, infatti, si analizzano le modalita'
dell'esercizio della censura, le sue finalita', il modello culturale che ne
conseguiva, la concezione del libro sottesa a questa politica, le nuove
letture e la "controriforma" che si edificava proprio attraverso le
selezioni bibliografiche. Il tutto condotto da Frajese sempre con un attento
rimando alla documentazione a nostra disposizione per ricostruire questo
fenomeno che procedera' nei secoli successivi con alterne vicende e un
progressivo affievolirsi fino all'estinzione decretata da Paolo VI.
*
Bimbi "interreligiosi"
Avviamoci ora alla conclusione con una piccola appendice che ci conduce
fuori dal recinto solitamente visitato dalle nostre recensioni. Vorremmo,
infatti, segnalare - tra le mille pubblicazioni che vengono sfornate per
questi particolari fruitori - un testo per bambini. Abbiamo scelto il
prodotto di un'editrice che ha, al riguardo, un catalogo fittissimo di
titoli, la salesiana Elledici che ora, in collaborazione ecumenica con la
valdese Claudiana, propone un volume per il dialogo interreligioso. Katia
Mrowiec, Michael Kubler e Antoine Sfeir presentano i grandi interrogativi
sulle tre religioni monoteistiche in cento risposte destinate ai bambini:
Dio Iahve' Allah (traduzione di Marisa Patarino, 2006, pp. 188, euro 16,50).
Si va dai temi di fede a quelli cultici, dalle tradizioni ai simboli, dalla
prassi alle questioni piu' scottanti (fanatismo, integralismo, conversione,
diritti delle donne e cosi' via). Il tutto in un linguaggio limpido e con un
incessante apparato iconografico e un curioso calendario finale delle varie
religioni da allestire attraverso l'impegno del piccolo lettore.

5. LIBRI. GIANFRANCO RAVASI: I LIBRI DELLA FEDE. SEGNALAZIONI
DELL'AGOSTO-SETTEMBRE 2006
[Dal mensile "Letture", n. 629, agosto-settembre 2006, col titolo "Due
ottimi dizionari sulla fede dei Padri"]

In previsione del fatto che questo fascicolo della rivista si affaccia anche
alle soglie dell'anno accademico, iniziamo la nostra carrellata
bibliografica con un genere molto particolare, quello dei dizionari. Quasi
in contemporanea sono apparsi due poderosi strumenti enciclopedici
riguardanti l'antica letteratura cristiana. Parliamo innanzitutto
dell'edizione italiana curata da Celestino Noce del Dizionario di
letteratura cristiana antica (Urbaniana University Press - Citta' Nuova,
2006, pp. 914, euro 140).
Ben 122 studiosi tedeschi, sotto la guida di Siegmar Doepp e Wilhelm
Geerlings, allestiscono in quest'opera una vasta convocazione degli autori
cristiani che vanno dal I all'VIII secolo, adottando come confine estremo la
morte di Giovanni Damasceno (724) per l'Oriente e quella del Venerabile Beda
(735) per l'Occidente: da quella linea di demarcazione si procederebbe
infatti verso il Medio Evo.
La folla degli autori elencati non ha riscontro in nessun altro manuale,
anche perche' si inseguono, in schede sempre essenziali e bibliografie
puntuali, persino figure marginali ma pur necessarie per svelare quanto sia
variegato e ricco quell'orizzonte letterario e teologico, troppo spesso
abbandonato o ignorato della cultura moderna. Interessante e' anche
l'inserzione di voci che riguardano generi e forme letterarie, criteri
ermeneutici, metodi esegetici, fenomeni storici piu' generali.
A questo sussidio finora inedito in Italia (mentre in Germania e' gia' alla
terza edizione) accostiamo un testo parallelo, apparso nell'originale
italiano nel 1983 e ora riproposto in una seconda edizione aggiornata e
arricchita con l'aggiunta (meritata) nel titolo dell'aggettivo "nuovo". Si
tratta, dunque, del Nuovo Dizionario patristico e di antichita' cristiane,
diretto da Angelo Di Berardino e per ora fermo alla lettera E (Marietti
1820, 2006, coll. 1898, euro 80).
In questo caso di scena e' una legione di studiosi in prevalenza italiani,
ma non mancano i grandi nomi della ricerca internazionale. Diciamo subito
che si tratta di uno strumento gia' collaudato e che non puo' assolutamente
mancare in una biblioteca di scienze religiose. Le voci, infatti, sono ampie
e modulate con finezza, accompagnate da bibliografie preziose e aperte in
questa nuova edizione anche a soggetti inattesi eppur significativi, come
l'accusa di ateismo rivolta dai pagani ai cristiani, il giudaismo e il peso
che riveste nella prima letteratura cristiana, la figura di Omero riletta
dalla nuova religione, il valore teologico e apologetico del miracolo, ma
anche affiorano temi difficilmente considerati in analoghe opere, come
l'intolleranza, la metempsicosi, i sogni, il suicidio, la teologia negativa.
Tale, infatti, e' la promessa fatta nella presentazione di questa nuova
edizione: essa fa si' - con le riscritture di voci importanti (nel primo
volume, penso all'"agostinismo") - che si attenda un pronto completamento
del dizionario anche negli altri tomi alfabetici.
*
Terra e cielo
Proseguiamo questa incursione nel genere enciclopedico con un curioso
"dizionario teologico di spiritualita' del creato", intitolato L'albero
della vita di Michael Rosenberger (traduzione di Franco Bontempi, Dehoniane,
2006, pp. 300, euro 25). In questi ultimi decenni s'e', infatti, acceso
l'interesse per una sorta di "teologia ecologica", reagendo a quel distacco
acosmico che ha avuto matrici ora platoniche ora razionalistiche. Certo, in
agguato puo' esserci sempre il romanticismo naturalistico o l'esoterismo
panteistico. Ma sta di fatto che la religione ebraico-cristiana non puo'
prescindere dalla dimensione cosmica ampiamente attestata dalle Scritture,
anche se esse poi riservano un primato alla storia e al tempo.
La gamma delle voci e' molto variegata e va da una serie di soggetti
necessari come "animali", "corpo", "creazione", "sacrificio", "tecnica",
"vita" ad altri suggestivi e poco considerati, come "dignita' delle
creature", "liturgia come luogo di spiritualita' del creato" (ci stupiamo,
pero', dell'assenza di una voce esplicita dedicata al "tempio" cosmico),
"vegetarianesimo", "sabato della creazione", "governo della casa",
"alimentazione e digiuno" e cosi' via.
Interessante e' anche il fatto che ogni bibliografia ha un paragrafo
preliminare riservato ai documenti ecclesiali: si rivela, cosi', quanto sia
cresciuta l'attenzione ai temi del creato da parte non solo del magistero
universale cattolico ma anche di quello delle Chiese locali e di altre
istituzioni ecclesiali.
E dalla terra passiamo al cielo con gli Inni sul Paradiso di quel grande
cantore della Chiesa sira che e' sant'Efrem (a cura di Ignazio De Francesco,
Paoline, 2006, pp. 358, euro 36). Si tratta di 15 composizioni che si
ancorano al testo biblico ma lo fanno poi fiorire in tante iridescenze
interpretative e teologiche. Nel primo inno, infatti, si esalta la Torah
come "scrigno delle rivelazioni, ove e' svelato il racconto del giardino,
descritto in cio' che e' visibile, glorioso in cio' che e' celato". Quello
proposto da Efrem, diacono della Chiesa di Edessa, morto nel 373 e
proclamato Dottore della Chiesa anche dalla cattolicita' (nel 1920 da
Benedetto XV), e' una sorta di pellegrinaggio mistico nello spazio
trascendente del "paradiso", termine di origine persiana entrato
nell'ebraico e nel greco delle Scritture per esaltare quel "giardino" di
meraviglie ove si consuma la visione beatifica comparata a un "pascolo" che
sazia e inebria, attraverso "torrenti di soavita' che fluiscono dallo
splendore del Padre mediante il suo Primogenito".
Rimaniamo ancora nell'oltrevita con la riedizione - accompagnata da una
bella premessa del filosofo Sergio Givone - di un saggio fondamentale: e' il
celebre scritto Psiche del filosofo tedesco Erwin Rohde, nato ad Amburgo nel
1845, amico di Nietzsche, morto a Heidelberg nel 1898 (traduzione di E.
Codignola e A. Oberdorfer, Laterza, 2006, pp. 634, euro 28). L'opera,
apparsa in due tomi nel 1890 e 1894, e' dedicata al culto dei morti e alla
fede nell'immortalita' presso i Greci. Parte dai poemi omerici che abbozzano
il ritratto di una sopravvivenza umbratile e snervata in un Ade inerte,
molto simile allo Sheol biblico. Le antiche credenze greche erano, pero',
piu' ottimistiche anche perche' per esse l'anima era dotata di un'energia
salvifica. Cosi', nella spiritualita' greca si e' sempre piu' accesa la fede
nell'immortalita', sia a livello colto (Platone) sia a livello popolare,
nelle varie tradizioni e nei culti locali. L'esito supremo di questa
avventura dell'anima, la psyche' appunto del titolo, e' - secondo Rohde -
nella concezione orfico-dionisiaca di netta impronta mistica.
*
Dirigere lo spirito
A condurci verso quella meta e' naturalmente la via della giustizia sulla
quale ci spinge la nostra liberta' ma anche il sostegno dei maestri dello
spirito. Ebbene, alla cosiddetta "direzione spirituale" sono stati
recentemente dedicati due testi. Il primo ha un titolo impegnativo, Storia
della direzione spirituale, e' curato da un noto storico del cristianesimo,
Giovanni Filoramo, e promette di svilupparsi in piu' volumi (il primo e'
riservato all'"eta' antica": Morcelliana, 2006, pp. 532, euro 40). L'idea di
una guida spirituale appare gia' nell'antichita' greca (Esiodo e la scuola
pitagorica), brilla nel cristianesimo con Gesu', circondato dai discepoli e
pronto a inviarli poi ad "ammaestrare tutte le nazioni" (Matteo 28, 19) e si
diffonde a raggiera nei Padri della Chiesa e soprattutto nel monachesimo
orientale. Il testo in questione e' elaborato da vari studiosi e quindi si
rivela piu' esemplificativo che sistematico, anche se riesce a delineare
l'orizzonte molto suggestivo in cui questa pratica spirituale si impone.
A proporre un analogo profilo, anche se in forma piu' sintetica e
onnicomprensiva e' l'altro volume curato da Michele Calafato, Maestri
(Franco Angeli, 2006, pp. 270, euro 26). In queste pagine si spazia in tutte
le culture, coinvolgendo percio' anche Laozi, Buddha, Confucio, l'ebraismo e
l'islam, naturalmente senza ignorare il cristianesimo e la sua secolare
tradizione di accompagnamento spirituale: esemplare e' la figura dello
starec Zosima dei Fratelli Karamazov di Dostoevskij. Curiosa in queste
pagine e' la tenebrosa icona del maestro perverso, ossia la rappresentazione
del "carisma malato", impersonato qui dall'educazione al terrore impartita
da Osama bin Laden. Sta di fatto, comunque, che - nonostante il tentativo
pudico di evitare un termine troppo "imperativo" come quello di "direttore
spirituale", sostituito dai piu' rispettosi "guida, accompagnamento,
colloquio, discernimento, dialogo spirituale" - questa esperienza rimane
capitale in una cultura priva di padri e apparentemente ribelle ai maestri.
*
Capolavoro del sufismo
Concludiamo il nostro sondaggio selettivo con un grande capolavoro mistico.
Appare, infatti, per la prima volta in versione italiana integrale quel
grandioso poema che e' il Mathnawi, un'opera persiana di 51.630 versi di
Jalal al Din Rumi (traduzione di Gabriele Mandel Khan e Nur-Carla
Cerati-Mandel, 6 voll., Tascabili Bompiani, 2006, pp. 399; 315; 412; 329;
398; 437; euro 46.
E' un'occasione assolutamente unica per conoscere questo gioiello
spirituale, un "Corano in versi", come fu definito, ma anche per incontrare
la figura che dette origine alla scuola del sufismo, divenuto popolare anche
in Occidente sotto il nome di "dervisci danzanti", a causa della sama', la
danza sacra di grande fascino.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 231 del 19 settembre 2008

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