Minime. 524



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 524 del 22 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Dijana Pavlovic: Violetta, Cristina e gli indifferenti
2. Nadia Fusini: Simone Weil e l'Iliade
3. Eva Cantarella presenta "Noi e i greci" di Marcel Detienne
4. Livia Profeti presenta "Paura liquida" di Zygmunt Bauman
5. Edizioni Qualevita: Disponibile il diario scolastico 2008-2009 "A scuola
di pace"
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. DIJANA PAVLOVIC: VIOLETTA, CRISTINA E GLI INDIFFERENTI
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 21 luglio 2008 col titolo "Le bimbe rom
annegate. Violetta, Cristina e gli indifferenti".
Dijana Pavlovic (per contatti: dijana.pavlovic at fastwebnet.it) e' nata nel
1976 in Serbia, vi ha vissuto e studiato fino al '99, laureandosi a
Belgrado; dal 1999 vive e lavora a Milano; e' attrice drammatica, docente,
mediatrice culturale]

Violetta e Cristina Ebrehmovic, due bambine rom sono annegate a Napoli
vicino Pozzuoli. Avevano 12 e 11 anni ed erano di origine slava.
Ora queste due bambine non potranno piu' essere vendute come la loro
coetanea di Brescia e sposarsi a dodici anni, non potranno mai piu' essere
costrette a elemosinare o a commettere piccoli furti, non potranno piu'
rubare i bambini alle brave mamme napoletane, non saranno rappresentate nei
disegni dei bambini di Ponticelli come cattivi da bruciare.
Dunque va tutto bene. Non c'e' bisogno di agitarsi, di lasciarsi andare al
sentimentalismo o, peggio che mai, ai sensi di colpa per una morte che
poteva essere evitata se solo qualche bagnante in piu' si fosse distratto
dalle sue occupazioni. Questa volta nell'acqua non c'erano i bambini
italiani e fuori non c'era il solito extracomunitario generoso disposto a
morire pur di salvarli come e' successo spesso. Questa e' tutt'altra storia.
Questa volta dal mare vengono estratti due piccoli corpi dalla pelle scura,
che forse hanno pure infastidito gran parte dei bagnanti offrendo loro
qualche cianfrusaglia.
Fuori dal mare, vicino a chi e' intervenuto salvando due altre bambine del
piccolo gruppo, ci sono le persone "normali" che continuano a prendere il
sole, che sorseggiano una bibita fresca e chiamano i loro amici e parenti
con il loro cellulare ultimo modello a pochi metri dai corpi senza vita di
due piccole zingare che volevano fare un bagno in una calda giornata
d'estate e divertirsi come tutti i bambini del mondo.
Di fronte a questo fatto, come a tutti quelli che si sono succeduti in
questi ultimi mesi, io mi ripeto la stessa domanda, una domanda dolorosa:
l'indifferenza delle persone "normali" di fronte a questa tragedia a cosa e'
dovuta? E' possibile che sia dipesa dal fatto che erano annegate "solo" due
bambine rom? Oppure ormai questa societa' e' diventata un enorme tritacarne
che macina qualsiasi orrore? Di solito in questi casi ci si interroga sulle
responsabilita'. Di chi sono: della societa', della politica, dei media? Se
c'e' qualcuno che ancora lo vuole fare forse e' bene che pero' parta da se
stesso, perche' ciascuno di noi si deve interrogare sulla sua parte di
responsabilita', sulla sua indifferenza, sul suo egoismo, senza aspettare
che sia sempre un qualche ente esterno, in questo caso il portavoce
dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati che si indigni.
Nel frattempo Violetta e Cristina non potranno piu' subire gli sgomberi, i
roghi dei campi, i loro giocattoli non saranno piu' distrutti dalle ruspe,
non avranno piu' il terrore che i poliziotti vengano per accertare la loro
appartenenza religiosa ed etnica e a prendere le loro impronte digitali.

2. RIFLESSIONE. NADIA FUSINI: SIMONE WEIL E L'ILIADE
[Dal quotidiano "La Repubblica" del 15 luglio 2008 col titolo "Simone Weil
la guerriera. Il mito greco e l'orrore nazista" e il sommario "La filosofa
francese espresse le sue idee in un saggio sull'Iliade, scritto a pochi mesi
dall'occupazione tedesca di Parigi. Una riflessione al femminile sui temi
della forza e della ferocia. Tre esperienze diverse a contatto con la
brutalita' del Novecento. Leggere l'opera di Omero l'aiuto': nel passato
trovo' principi e valori con cui rispondere all'angoscia del presente. Il
culto della virilita' non e' solo una prerogativa di Hitler ma serpeggia nel
fondo ideologico delle politiche e delle societa' dell'Occidente".
Nadia Fusini, nata ad Orbetello nel 1946, acuta intellettuale, fine
saggista, narratrice, traduttrice e curatrice di edizioni di classici,
docente universitaria (laureata in lettere e filosofia all'Universita' La
Sapienza di Roma nel luglio 1972 con Agostino Lombardo e Giorgio Melchiori
con una tesi sul tema dell'iniziazione nella letteratura del Novecento; dopo
un periodo di studi nel campo della letteratura americana negli Stati Uniti
presso le universita' di Ann Arbor e di Harvard, ha studiato Shakespeare e
il teatro elisabettiano presso lo Shakespeare Institute di Birmingham, in
Gran Bretagna; e' stata nel 1978-'82 professore incaricato di lingua e
letteratura inglese all'Universita' di Bari e dal 1982 ha la cattedra di
lingua e letteratura inglese all'Universita' La Sapienza di Roma; dal
2000-2001 insegna, oltre letteratura inglese, critica shakespeariana), e'
impegnata nelle esperienze del movimento delle donne. Opere di Nadia Fusini:
segnaliamo particolarmente (a cura di, con Mariella Gramaglia), La poesia
femminista, Savelli, Roma 1974; La passione dell'origine. Studi sul tragico
shakespeariano e il romanzesco moderno, Dedalo, Bari 1981; Pensieri di pace
e di guerra, Centro Virginia Woolf, Roma 1984; Nomi. Dieci scritture
femminili, Feltrinelli, Milano 1986, nuova edizione Donzelli, Roma 1996;
Due. La passione del legame di Kafka, Feltrinelli, Milano 1988; La luminosa.
Genealogia di Fedra, Feltrinelli, Milano 1990; B e B. Beckett e Bacon,
Garzanti, Milano 1994; La bocca piu' di tutto mi piaceva, Donzelli, Roma
1996; Due volte la stessa carezza, Bompiani, Milano 1997; Uomini e donne.
Una fratellanza inquieta, Donzelli, Roma 1996; Il figlio negato, Mondadori,
Milano; L'amor vile, Mondadori, Milano 1999; Lo specchio di Elisabetta,
Mondadori, Milano 2001; I volti dell'amore, Mondadori, Milano 2003; La bocca
piu' di tutto mi piaceva, Mondadori, Milano 2004; Possiedo la mia anima. Il
segreto di Virginia Woolf, Mondadori, Milano 2006. Ha curato traduzioni e
edizioni, tra gli altri, di testi di Mary Shelley, Keats, Ford, Shakespeare,
Wallace, Virginia Woolf (di cui ha curato l'edizione delle opere nei
Meridiani Mondadori).
Angela Putino, filosofa femminista, saggista, impegnata nelle iniziative del
movimento e del pensiero delle donne, docente di bioetica all'Universita' di
Salerno, acutissima studiosa di Michel Foucault e di Simone Weil, promotrice
del sito www.adateoriafemminista.it , e' deceduta il 16 gennaio 2007. Tra le
opere di Angela Putino: (a cura di, con Sergio Sorrentino), Obbedire al
tempo. L'attesa nel pensiero filosofico, politico e religioso di Simone
Weil, Esi, 1995; Simone Weil e la passione di Dio. Il ritmo divino
nell'uomo, Edb, 1997, 1998; Amiche mie isteriche, Cronopio, 1998; Simone
Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, 2006.
Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa,
militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria,
operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti,
lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a
lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione,
sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna
come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della
Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna
1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina
(Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia,
Milano 1994]

Anni fa, Angela Putino, un'indimenticabile amica filosofa troppo presto
scomparsa, scriveva: "Simone Weil e' una donna e il significante che la
presenta al mondo degli altri e' precisamente quello di 'donna', che la pone
in un luogo che dice della sua esperienza come un esperire che non e' di
ognuno". A Simone Weil Angela ha dedicato negli anni un'attenzione fervida,
incarnata in interventi orali e in libri, si' che e' diventata il mio ponte
verso Simone.
Io leggo Simone con Angela, mai senza di lei. Insieme ci eravamo piu' volte
interrogate sulla violenza; se e come, essendo per noi donne un'esperienza
di cui siamo spesso vittime, non si produca in noi per cio' stesso un
pensiero differente. Che contrasta, fessura, scarta rispetto ai luoghi
comuni, ai pregiudizi, alle convenzioni.
Chi si presenta al mondo vestita di quel significante che l'abbiglia di
certi carismi e doni, sa che tra quei doni e carismi c'e' la vulnerabilita'.
Nella donna, il genere umano si coglie nella sua propria nudita' di preda.
E' un sentimento di se' che una donna conosce bene; a volte, ci gioca. E fa
la preda; si atteggia, come la Lulu' di Wedekind, a meravigliosa belva. Ma
per lo piu', subisce. E ha paura.
Spesso e volentieri una donna convive con un sentimento di se', direi alla
Jane Austen, di un gentil sesso debole, quanto a equipaggiamento fisico. La
sua forza la depone come fosse un seme, o un uovo, altrove: la cova o la
coltiva nella sopportazione di dolori che l'uomo non conosce. E' lei a
partorire la vita e sempre lei al capezzale di chi muore.
Al contrario, l'esercizio della forza e' un compito da cui la cultura, la
civilta' l'hanno assolta. Non le chiedevano, almeno nel passato, di
combattere. Nella tradizione, se una donna andava in guerra era per curare i
feriti. Ora e' vero, ci sono donne-soldato, ma l'ipocrisia vuole che quegli
eserciti siano al servizio non della guerra, ma della pace. Per lo piu' e'
ancora vero che se si tratta di violare, penetrare, e' piuttosto l'uomo
maschio chiamato a farlo. Lui si e' specializzato nella performance. E nel
gusto.
Proprio per questo, tanto piu' interessante risulta che nel cuore del secolo
scorso tre donne diverse, lontane tra loro, si siano arrischiate in una
riflessione sulla violenza di un'altezza abissale. Di queste tre donne -
Simone Weil, Rachel Bespaloff, Hannah Arendt - vi raccontero'.
Mi direte: non solo delle donne si sono interrogate in quegli anni su che
cosa accadesse; anche degli uomini l'hanno fatto. E io rispondero' che
queste tre donne in particolare sono scese come palombare nelle tenebre del
male assoluto, della violenza smisurata che segno' il cuore dei loro anni.
Hitler e l'hitlerismo ponevano questioni alla mente, al cuore e alla carne,
che queste tre donne seppero sostenere. Per dirlo con una bravissima
studiosa di Simone Weil, Rita Fulco, seppero "corrispondere al limite". E
cioe', rispondere di contraddizioni strazianti, che mettevano il pensiero di
fronte all'impensabile.
Perche' donne? Lo seppero fare, intendo dire, proprio perche' donne?
Risponderei di si', e non per orgoglio femminista, ma perche' mi torna alla
mente una conversazione con un'amica psicoanalista argentina, Maria Elena
Petrilli, in cui mi diceva come da parte delle bambine vi sia una precoce
percezione del proprio corpo, tanto piu' misteriosa perche', al contrario
dei maschi, non possono verificare in modo semplice e diretto l'integrita'
di organi interni, invisibili.
E' per questo, mi chiedevo mentre la mia amica parlava, che il corpo per una
donna non e' mai mero oggetto, ma sempre vita? Per dirla con Husserl, mai
Koerper, sempre Leib? E cioe', essere vivente? Non e' cosi', evidentemente,
per un uomo maschio, se puo' violentare un corpo di donna. E se lo fa, e
puo' farlo, e' perche' il corpo dell'"altro", evidentemente, non lo sente,
ne' lo pensa come il "suo".
Ma chi non percepisce l'altro come essere vivente, chi addirittura arriva a
pensare che la violenza corrisponde a un fantasma di godimento, una
specifica joussance, o volupte' femminile; chi riesce a sottrarsi alla
percezione dell'altro come di se medesimo, chi non sperimenti in se'
l'estraneo, e' questo un uomo? "Sperimentazione dell'estraneo", chiama
Simone Weil la facolta' che piu' le interessa. E si chiede: perche' non si
interroga sul proprio perverso piacere chi nell'altro si diverte a suscitare
il grido di dolore? Finche' non si avra' il coraggio di andare a "vedere" lo
spazio cieco in cui nasce questa violenza, insiste, non si comprendera' lo
sfondo spettrale e cieco della violenza tout court. Ma chi puo' farlo? Non
certo chi la violenza la esercita. Perche' in chi provoca sventura c'e' una
voluta ignoranza della sofferenza che provoca. Ecco perche' la violenza e'
cieca.
Non che Simone Weil non veda la complicita' tra il fantasma della forza e
l'attitudine alla sottomissione, il nodo che aggioga vittima e carnefice
nella medesima anestesia del corpo e della mente. Simone anzi riconosce che
il culto della Forza non e' solo la tabe viriloide dell'hitlerismo, ma
serpeggia nel fondo ideale e ideologico delle politiche e delle societa'
d'Occidente.
Legge la sua drammatica potenza e tragica realta' nell'Iliade, che
ribattezza "il poema della forza". E proprio prima di partire per New York,
onde sfuggire alla persecuzione razzista, consegna alla rivista "Cahiers du
Sud" il saggio sull'Iliade, che comparira' a Marsiglia nel gennaio 1941, a
firma di Emile Novis, anagramma di Simone Weil.
Il saggio si apre con queste parole: "L'Iliade e' il poema della forza. Il
vero eroe, il vero argomento dell'Iliade e' la forza". E continua: "la forza
e' cio' che rende chiunque le sia sottomesso una cosa". Sono affermazioni
che risuonano nette come uno schiaffo, sonore, definitive. A conferma di una
condanna, a cui la spinge il pacifismo radicale che la ispira. La forza, sia
che la si possieda come Achille, sia che la si subisca come Ettore,
distrugge. Sono paurose, insiste Simone, le visioni di violenza che si
aprono nel poema omerico, dove l'essere coincide con l'essere-per-la-morte,
dove e' il pensiero della morte a dare agli eventi "il colore
dell'eternita'". La forza e' l'ingiustizia, la forza e' il male. Omero, ne'
dalla parte dei Greci, ne' dalla parte dei Troiani, la descrive con amarezza
e imparzialita'.
Con la sconfitta della Francia nel 1940, l'occupazione di Parigi, e la
montante barbarie nazista, inesorabile, tremenda, la storia imponeva non
solo a Simone di alzare la guardia. Leggere il grande libro l'aiuto'; in uno
scrigno del passato trovo' principi e valori con cui rispondere all'angoscia
del presente. Lesse di come la violenza tenda all'annientamento della
presenza umana, quanto la forza sia irreale, che cumulo di menzogne produca.
La forza "de-realizza", comprese Simone: "la violenza stritola quelli che
tocca", "uccidere e' sempre uccidersi". Tra le pieghe del grande libro colse
la visione dell'annullamento della presenza umana. Puo' forse il guerriero
desiderare che l'altro viva? si chiese. Evidentemente no. Pure, per lei, era
questo essere umani, l'unica forza a cui umanamente soccombere era quella di
Amore; solo Amore fa guerra alla guerra - proclamo' la "pensatrice
guerriera".
Non era certo facile in quegli anni violenti trovare la forza di rinnegare
ogni uso della forza ai fini della vita, proclamare la necessita' dell'amore
contro la necessita' della forza. Di fronte all'"irrealta'" che aveva in
quegli anni il nome di Hitler l'idea di giustizia guido' l'"impolitica"
Simone alla capriola finale: prese parte alla guerra, si fece per l'appunto
"guerriera". Torno' dagli Stati Uniti a Londra, chiese di essere
paracadutata oltre le linee nemiche. E alla fine, non potendo mettere fine
alla battaglia, se la conficco' come una croce nel suo proprio cuore, e ne
mori'.

3. LIBRI. EVA CANTARELLA PRESENTA "NOI E I GRECI" DI MARCEL DETIENNE
[Dal "Corriere della sera" del 24 novembre 2007 col titolo "Antica Grecia,
un mito da antropologi".
Eva Cantarella, docente universitaria di diritto romano e di diritto greco;
ha pubblicato molte opere sulla cultura antica ed e' autrice di fondamentali
ricerche sulla condizione della donna nelle culture antiche.
Dall'enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche riprendiamo la
seguente scheda: "Nata nel 1936 a Roma, Eva Cantarella si e' laureata in
giurisprudenza nel 1960 presso l'universita' di Milano. Ha compiuto la
propria formazione postuniversitaria negli Stati Uniti all'Universita' di
Berkeley e in Germania all'universita' di Heidelberg. Ha svolto attivita'
didattica e di ricerca in Italia presso le universita' di Camerino, Parma e
Pavia e all'estero all'Universita' del Texas ad Austin ed alla Global Law
School della New York University. E' professore ordinario di Istituzioni di
diritto romano presso la facolta' di giurisprudenza dell'universita' di
Milano, dove insegna anche diritto greco. Partendo dalla ricostruzione delle
regole giuridiche, le ricerche di Eva Cantarella, sia in campo romanistico
che grecistico, tendono da un lato a individuare la connessione tra le
vicende politiche ed economiche e la produzione normativa, e dall'altro a
verificare la effettivita' delle norme stesse, analizzando lo scarto tra
diritto e societa', la direzione di questo scarto e le ragioni di esso". Tra
le opere di Eva Cantarella: La fideiussione reciproca, Milano 1965; Studi
sull'omicidio in diritto greco e romano, Milano 1976; Norma e sanzione in
Omero. Contributo alla protostoria del diritto greco, Giuffre', Milano 1979;
L'ambiguo malanno. Condizione e immagine della donna nell'antichita' greca e
romana, Editori Riuniti, Roma 1981; Tacita Muta. La donna nella citta'
antica, Editori Riuniti, Roma 1985; Pandora's Daughters, Bpod, 1987; Secondo
natura. La bisessualita' nel mondo antico, Editori Riuniti, Roma 1988; I
supplizi capitali in Grecia e a Roma, Rizzoli, Milano 1991; Diritto greco,
Cuem 1994; Passato prossimo. Donne romane da Tacita a Sulpicia, Feltrinelli,
Milano 1996; (con Giulio Guidorizzi), Profilo di storia antica e medievale,
Einaudi Scuola, 1997; Pompei. I volti dell'amore, Mondadori, Milano 1998;
(con Luciana Jacobelli), Un giorno a Pompei. Vita quotidiana, cultura,
societa', Electa, Napoli 1999; Storia del diritto romano, Cuem, 1999;
Istituzioni di diritto romano, Cuem, 2001; (con Giulio Guidorizzi), Le
tracce della storia, Einaudi Scuola, 2001; Itaca. Eroi, donne, potere tra
vendetta e diritto, Feltrinelli, Milano 2002; (con Lorenzo Gagliardi,
Marxiano Melotti), Diritto e sessualita' in Grecia e a Roma, Cuem, 2003;
(con Giulio Guidorizzi), L'eredita' antica e medievale, Einaudi Scuola,
2005; L'amore e' un dio, Feltrinelli, Milano 2006; Il ritorno della
vendetta, Rizzoli, Milano 2007; altre opere a destinazione scolastica: (con
Giulio Guidorizzi), Corso di storia antica e medievale, Einaudi Scuola; (con
Giulio Guidorizzi), Il mondo antico e medievale, Einaudi Scuola; (con Giulio
Guidorizzi), La cultura della storia. Laboratorio, Einaudi Scuola; (con
Giulio Guidorizzi), Lo studio della storia. Laboratorio, Einaudi Scuola;
(con Giulio Guidorizzi), Storia antica e medievale, Einaudi Scuola; (con
Giulio Guidorizzi), Antologia latina, Einaudi Scuola; (con Giulio
Guidorizzi, Laura Pepe), Letteratura e storia di Roma antica. Antologia
degli autori latini, Einaudi Scuola; (con G. Martinotti), Cittadini si
diventa, Einaudi Scuola; (con E. Varni, Franco Della Peruta), La memoria
dell'uomo, Einaudi Scuola.
Marcel Detienne (1935) e' un illustre storico e antropologo della Grecia
antica; con Jean-Pierre Vernant e Pierre Vidal-Naquet ha dato un grande
cotnributo al rinnovamento degli studi di antichistica; gia' directeur
d'etudes all'Ecole pratique des hautes etudes, attualmente insegna Storia
sociale e culturale della civilta' greca presso la John Hopkins University
di Baltimora; ha pubblicato numerosi saggi su mitologia, religione e sui
piu' vari aspetti della storia culturale del mondo greco, molti dei quali
tradotti in varie lingue. Tra le opere di Marcel Detienne: Homere, Hesiode
et Pythagore: poesie et philosophie dans le pythagorisme ancien, 1962; Crise
agraire et attitude religieuse chez Hesiode, 1963; De la pensee religieuse
a' la pensee philosophique, 1963; Les Maitres de verite' dans la Grece
archaique, 1967; Les Jardins d'Adonis, 1972; (con Jean-Pierre Vernant), Les
ruses de l'intelligence: la metis des Grecs, 1974; Dionysos mis a' mort,
1977; (con Jean-Pierre Vernant et al.), La cuisine du sacrifice en pays
grec, 1979; L'invention de la mythologie, 1981; Dionysos a' ciel ouvert,
1986; (con Georgio Camassa), Les savoirs de l'ecriture en Grece ancienne,
1988; L'ecriture d'Orphee, 1989; (con Giulia Sissa), La vie quotidienne des
dieux grecs, 1989; Apollon le couteau a' la main, 1998; Comparer
l'incomparable, 2002; Comment etre autochtone: du pur Athenien au Francais
racine', 2003; Qui veut prendre la parole? 2003; Les Grecs et nous, 2005;
come curatore: Transcrire les mythologies: tradition, ecriture,
historicite', 1994; Destin de Meurtriers, 1996. In italiano: (con
Jean-Pierre Vernant), La cucina del sacrificio in terra greca, Bollati
Boringhieri, 1982; I maestri di verit‡ nella Grecia arcaica, Laterza, 1983;
Dioniso a cielo aperto, Laterza, 1987; Dioniso e la pantera profumata,
Laterza, 1987; (con Giulia Sissa), La vita quotidiana degli dei greci,
Laterza, 1989; La scrittura di Orfeo, Laterza, 1990; I Giardini di Adone,
Einaudi, 1997; (con Jean-Pierre Vernant), Le astuzie dell'intelligenza
nell'antica Grecia, Laterza, 1999; L'invenzione della mitologia, Bollati
Boringhieri, 2000; Apollo con il coltello in mano. Un approccio sperimentale
al politeismo greco, Adelphi, 2002; Essere autoctoni. Come denazionalizzare
le storie nazionali, Sansoni, 2004; Noi e i greci, Raffaello Cortina
Editore, 2007]

La "nostra" storia e' cominciata in Grecia, o in tempo molto piu' lontani,
in quell'Oriente nei confronti del quale l'Occidente ha debiti per troppo
tempo negati? Perche', superata finalmente la fase della loro mitizzazione,
continuiamo a tornare ai greci ogni volta che riprendiamo a ragionare su
temi, ad esempio e in primo luogo, come la democrazia? Il piu' recente
intervento su Noi e i Greci (titolo del suo ultimo libro) e' di Marcel
Detienne, ed e' una proposta di metodo: scrivere "un'antropologia con i
greci". Studiare i greci da storici, ma anche da antropologi.
La scienza storica, quando si istallo' nelle Universita', in concomitanza
con la comparsa delle prime grandi nazioni, si diede come oggetto
privilegiato una storia "nazionale", superiore e dunque incomparabile con
ogni altra. L'antropologia, che e' comparazione, comincio' allora a essere
guardata con sufficienza: non era "scientifica", e ancora oggi sono pochi
gli storici che praticano i vastissimi territori della comparazione. Ma cosa
significa, esattamente, "antropologia con i greci"? Un esempio: "E' opinione
largamente condivisa negli Stati Uniti d'Europa e d'America che la
democrazia sia caduta dal cielo, una volta per tutte, in Grecia, anzi in una
sola citta' greca, l'Atene di Pericle".
Ma la democrazia ha esordi "multipli": per esempio, gli storici dell'Ucraina
e del mondo russo hanno riscoperto i modi cosi' stranamente "democratici"
dei cosacchi dal XV al XVII secolo, e gli antropologi, nell'Etiopia
meridionale, hanno rilevato la presenza di riunioni assembleari pari a veri
e propri "luoghi del politico". Uno fra i tanti esempi con i quali Detienne
mostra che "no, la nostra storia non comincia con i greci": e' infinitamente
piu' ampia. Senza diminuire la quantita' e la grandezza dei nostri debiti
verso la Grecia, e' bene che qualcuno ce lo ricordi.

4. LIBRI. LIVIA PROFETI PRESENTA "PAURA LIQUIDA" DI ZYGMUNT BAUMAN
[Dal quotidiano "Il riformista" del 26 gennaio 2008 col titolo "Bauman, la
nostra paura e' riciclata e non smaltita" e il sommario "Stati d'animo.
Uscito da Laterza l'ultimo saggio del sociologo. Un'epoca d'angoscia da
eventi naturali e culturali, dal terrorismo alle catastrofi. Viene
assorbita, indotta e non trova sfogo. La speranza va comunque tenuta viva".
Livia Profeti e' giornalista culturale e saggista.
Zygmunt Bauman, illustre sociologo, intellettuale democratico, ha insegnato
a Varsavia, a Tel Aviv e Haifa, a Leeds; e' il marito di Janina Bauman.
Opere di Zygmunt Bauman: segnaliamo almeno Cultura come prassi, Il Mulino,
Bologna 1976; Modernita' e olocausto, Il Mulino, Bologna 1992, 1999; La
decadenza degli intellettuali, Bollati Boringhieri, Torino 1992; Il teatro
dell'immortalita', Il Mulino, Bologna 1995; Le sfide dell'etica,
Feltrinelli, Milano 1996; La societa' dell'incertezza, Il Mulino, Bologna;
Dentro la globalizzazione, Laterza, Roma-Bari 1999; Voglia di comunita',
Laterza, Roma-Bari 2001; Modernita' liquida, Laterza, Roma-Bari 2002;
Intervista sull'identita', Laterza, Roma-Bari 2003; La societa' sotto
assedio, Laterza, Roma-Bari 2003; Vite di scarto, Laterza, Roma-Bari 2005;
Vita liquida, Laterza, Roma-Bari 2006; L'Europa e' un'avventura, Laterza,
Roma-Bari 2006; Lavoro, consumismo e nuove poverta', Citta' aperta, Troina
(Enna) 2007; Homo consumens, Erickson, Trento 2007; Modus vivendi, Laterza,
Roma-Bari 2007; Paura liquida, Laterza, Roma-Bari 2008]

"La paura piu' temibile e' la paura diffusa, sparsa, indistinta, libera,
disarticolata, fluttuante, priva di un indirizzo e di una causa chiari; la
paura che ci perseguita senza una ragione, la minaccia che dovremmo temere e
che si intravede ovunque, ma non si mostra mai chiaramente". Con queste
parole, che quasi descrivono uno stato d'animo delirante, il sociologo
Zygmunt Bauman introduce il suo Paura liquida appena tradotto in Italia da
Laterza (15 euro, pp. 220), ultimo capitolo della sua ricerca sulla societa'
postmoderna dopo Vita liquida e Amore liquido.
Bauman cita Lucien Febvre per evidenziare come nel Cinquecento la paura
invadesse tutti gli aspetti del vivere, a cui e' seguito un lungo cammino
per tentare di avviarsi "verso un mondo liberato dal fato cieco e
imperscrutabile, che e' la serra di tutte le paure". In realta' l'approdo si
e' rivelato ben diverso da quello che agli illuministi sembro' a portata di
mano, perche' "la nostra e', ancora una volta, un'epoca di paure".
Terrorismo, catastrofi naturali, padri e madri di famiglia che
improvvisamente sterminano i loro cari, assassinii di massa altrettanto
incomprensibili razionalmente: tutto cio' alimenta una paura che Bauman
definisce "riciclata", indipendente dalle minacce reali, che si autoalimenta
e pervade le vite di un senso di insicurezza, orientando "il comportamento
dell'essere umano dopo aver modificato la sua percezione del mondo e le
aspettative che ne guidano le scelte".
Ogni giorno i mass-media aggiornano l'inventario dei rischi che corriamo,
guardandosi bene dal definirlo come completo e sottolineando che non c'e'
modo di sapere quanti altri, sfuggiti alla nostra attenzione, si preparano a
colpirci all'improvviso. In realta' i pericoli che arrivano veramente sono
molto meno numerosi di quelli annunciati; infatti quanti computer conosciamo
che siano stati realmente preda del sinistro "millennium bug"? O quante
persone ci sono note per essere vittime degli acari sui tappeti o magari
aggredite "da qualcuno di quei perfidi e biechi soggetti che chiedono asilo
politico"? Bauman rileva pure che "l'opinione secondo la quale il mondo la'
fuori e' pericoloso ed e' meglio evitarlo" e' irrealisticamente molto piu'
diffusa tra quelli che non escono mai piuttosto che tra coloro che invece
amano uscire la sera.
Nell'ultimo capitolo del volume, dal titolo Il pensiero contro la paura, il
sociologo rifiuta la convinzione panglossiana secondo la quale si e' gia'
fatto tutto cio' che si poteva fare per migliorare l'esistenza umana, e
ricorda che "chi e' vivo ha il compito di tenere viva la speranza, o meglio
di farla rinascere in un mondo che cambia velocemente e si distingue per
modificare velocemente le condizioni in cui si svolge la lotta incessante
per renderlo piu' ospitale per l'umanita'".
Nel porsi questo compito Bauman ripropone la questione "se le parole possono
cambiare il mondo", notando come gli intellettuali non abbiamo mai avuto
molta fiducia in questa possibilita', bensi' "hanno sempre avuto bisogno di
qualcuno che facesse il lavoro che esortavano a compiere", per ultima la
classe operaia. Ma egli rifiuta l'idea che le speranze che hanno animato il
socialismo debbano necessariamente "seguire nell'abisso il 'soggetto
storico' in via di estinzione, come chiedeva il capitano Achab ai suoi
marinai". Il secolo che ci aspetta puo' effettivamente avere esiti
catastrofici, ma al contrario potrebbe anche invertire la sua rotta se
sapra' essere "un'epoca in cui ci si stringera' e si dara' vita a un nuovo
patto tra intellettuali e popolo, inteso ormai come umanita'".
Nell'ambito della sua Lectio magistralis all'ultimo Festival di filosofia di
Modena, il sociologo ha sostenuto la tesi che l'esistenza umana e' basata su
due valori, entrambi imprescindibili sebbene in costante conflitto tra loro:
la sicurezza e la liberta'. Una condizione ambivalente che orienta il corso
della storia umana, che in questo senso puo' essere vista come un pendolo
oscillante tra i due poli: a volte si sposta verso la liberta' ma poi,
"ossessionati dalle questioni della sicurezza", gli uomini riportano il
pendolo verso il polo opposto, rischiando derive autoritarie. Paura liquida
e' un "inventario" delle paure della nostra societa' ma anche un tentativo
di individuarne le radici comuni: un contributo e una proposta intellettuale
per evitare una nuova oscillazione pericolosa del pendolo.

5. STRUMENTI. EDIZIONI QUALEVITA: DISPONIBILE IL DIARIO SCOLASTICO 2008-2009
"A SCUOLA DI PACE"
[Dalle Edizioni Qualevita (per contatti: Edizioni Qualevita, via
Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure
3495843946, e-mail: info at qualevita.it oppure qualevita3 at tele2.it, sito:
www.qualevita.it) riceviamo e diffondiamo]

E' pronto il diario scolastico 2008-2009 "A scuola di pace".
Se ogni mattina, quando i nostri ragazzi entrano in classe con i loro
insegnanti e compagni, potessero avere la percezione che, oltre che andare a
scuola di matematica, di italiano, di musica, di lingua straniera, vanno "a
scuola di pace", certamente la loro giornata diventerebbe piu' colorata,
piu' ricca, piu' appassionante, piu' felice.
Queste pagine di diario sono state pensate per fornire una pista leggera ma
precisa sulle vie della pace. Abbiamo sparso dei semi. Spetta a chi usa
queste pagine curarli, annaffiarli, aiutarli a nascere, crescere e poi
fruttificare. Tutti i giorni. Non bisogna stancarsi ne' spaventarsi di
fronte all'impegno di costruire una societa' piu' umana, in cui anche noi
vivremo sicuramente meglio.
Lo impariamo - giorno dopo giorno - a scuola di pace.
Preghiamo chi fosse intenzionato a mettere nelle mani dei propri figli,
nipoti, amici, questo strumento di pace che li accompagnera' lungo tutto
l'anno scolastico, di farne richiesta al piu' presto. Provvederemo entro
brevissimo tempo a spedire al vostro indirizzo le copie del diario. Grazie.
I prezzi sono uguali a quelli dell'agenda "Giorni nonviolenti" perche', a
fronte di un numero inferiore di pagine, trattandosi di ragazzi, la stampa
dovra' essere piu' rispondente alla loro sensibilita' (verranno usati i
colori) e pertanto piu' costosa.
Per ordini del diario scolastico 2008-2009:
- 1 copia: euro 10 (comprese spese di spedizione)
- 3 copie: euro 9,30 cad. (comprese spese di spedizione)
- 5 copie: euro 8,60 cad. (comprese spese di spedizione)
- 10 copie: euro 8,10 cad. (comprese spese di spedizione)
- Per ordini oltre le 10 copie il prezzo e' di euro 8: costo dovuto al fatto
che quest'anno ci limitiamo ad effettuarne una tiratura limitata.
Per informazioni e ordinazioni: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2,
67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 0864460006 oppure 3495843946, e-mail:
info at qualevita.it, sito: www.qualevita.it

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 524 del 22 luglio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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