Minime. 479



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 479 del 7 giugno 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Elena Stancanelli: Dell'orrore
2. Resoconto dei lavori del Forum sociale antimafia "Felicia e Peppino
Impastato" svoltosi a Cinisi (Palermo) l'8-11 maggio 2008
3. La "Carta" del Movimento Nonviolento
4. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. ELENA STANCANELLI: DELL'ORRORE
[Dal quotidiano "L'Unita'" del 6 giugno 2008 col titolo "Girotondo
dell'orrore".
Elena Stancanelli (Firenze, 1965), scrittrice, collabora a vari quotidiani e
riviste. Tra le opere di Elena Stancanelli: Benzina, Einaudi, Torino 1998;
Le attrici, Einaudi, Torino 2001; Firenze da piccola, Laterza, Roma-Bari
2006; A immaginare una vita ce ne vuole un'altra, minimum fax, 2007]

La vicenda dell'italiano che stupra la ragazzina di quattordici anni
marocchina ci colpisce non tanto per il fatto in se', ma perche' i ruoli
sono ribaltati rispetto a quella che ci stiamo abituando a credere debba
essere la norma. L'uomo nero e' bianco e la vittima non sono io, o mia
sorella, o la figlia di un deputato leghista.
La vittima e' una ragazzina cresciuta tra persone che le avranno insegnato
cose diverse da quelle che impariamo e insegniamo noi nelle nostre famiglie.
Probabilmente. O forse questa ragazzina e' identica alle sue coetanee e
compagne di classe, prega lo stesso dio e veste gli stessi jeans a vita
bassa e le stesse canottiere, tiene in camera il poster di Vasco Rossi o dei
ballerini di Amici.
Non lo sappiamo, e non ci sembra nemmeno importante, oggi. Perche' si tratta
di una ragazzina di quattordici anni che un uomo, un mostro, ha portato in
una casa e ha violentato, mettendola incinta. Per noi, giustamente, che
porti il velo o no, vale quanto che si chiami Giulia o Federica. Nessuno si
sognerebbe mai di pensare che, in uno dei due casi, la violenza sarebbe
stata piu' dolorosa o piu' sopportabile. Un uomo di trent'anni che stupra
una ragazzina, comunque questa ragazzina si chiami o si vesta, commette lo
stesso reato e procura lo stesso immendicabile dolore nella vittima.
Nessuno, nemmeno un idiota, potrebbe affermare il contrario.
Perche' facendolo, giudicando un reato e le sue conseguenze in base alla
religione, al colore della pelle e al modo in cui veste o mangia la vittima
o il carnefice, produciamo uno slittamento che, piano piano, diventa
mostruoso e immendicabile quanto la violenza stessa: cancelliamo il reato.
Non esiste piu' la violenza sessuale di un uomo su una donna, una ragazzina,
ma un ipnotico affastellarsi di attenuanti o aggravanti, giochi di prestigio
per abili avvocati o politici senza scrupoli. Le chiacchiere si accumulano,
i commenti, le tirate per la giacchetta da una parte all'altra. Ma al
centro, immobile e nuda, sanguinante, rimane quella donna, quella ragazzina.
Io, mia sorella, la figlia del deputato leghista.
Non ce lo dobbiamo dimenticare. Perche' la cosa piu' complicata, nel caso
della violenza sulle donne, non e' mai stato trovare il colpevole, ma non
dimenticare mai che esiste una colpevolezza. Non dimenticare che la violenza
non confina con niente, non e' la conseguenza di qualcosa e non somiglia a
nulla, tantomeno all'amore. La violenza e' il marcio che sbuca da noi quando
la vita ci costringe dentro spazi troppo stretti, e non ci consente niente.
Non e' facile. Ci sono voluti molti anni prima che le donne riuscissero a
ottenere una legge che interpretasse lo stupro come una violenza vera e non
morale. Che imparassero a denunciarlo, a sopportare l'orrore dello scherno,
a scriverne e a parlarne. E' quindi intollerabile che xenofobia politici
dissennati e stupidita' senza aggettivi ci riportino in tempi nei quali si
voleva far credere che le donne andassero difese dalle aggressioni dei
barbari. In questo modo evitando di dover controllare cosa succedeva nelle
nostre case, tra padri e figlie, nei posti di lavoro. Rumeno violenta
italiana. Rumeno violenta rumena. Italiano violenta marocchina... Per quanto
vogliamo declinare questo girotondo dell'orrore prima di riuscire a dire che
si tratta della violenza di un uomo su una donna, e come tale e'
intollerabile?

2. INCONTRI. RESOCONTO DEI LAVORI DEL FORUM SOCIALE ANTIMAFIA "FELICIA E
PEPPINO IMPASTATO" SVOLTOSI A CINISI (PALERMO) L'8-11 MAGGIO 2008
[Dal sito www.centroimpastato.it riprendiamo il seguente resoconto dei
lavori del Forum sociale antimafia "Felicia e Peppino Impastato" svoltosi a
Cinisi (Palermo) l'8-11 maggio 2008.
Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato (1948-1978),
il militante antimafia di Cinisi (Pa) assassinato dalla mafia; Felicia
Bartolotta Impastato lo ha sostenuto nella sua lotta, che ha proseguito dopo
l'uccisione del figlio. E' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia
Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e
Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Opere su Felicia Bartolotta
Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A
Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe
Impastato, Palermo 2005; di lei ovviamente si parla ampiamente nei libri
dedicati alla figura di Peppino Impastato.
Giuseppe Impastato nato nel 1948, militante della nuova sinistra di Cinisi
(Pa), straordinaria figura della lotta contro la mafia, di quel nitido e
rigoroso impegno antimafia che Umberto Santino defini' "l'antimafia
difficile", fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978. Scritti di Peppino
Impastato: Lunga e' la notte. Poesie, scritti, documenti, Centro siciliano
di documentazione Giuseppe Impastato, seconda edizione Palermo 2003. Opere
su Peppino Impastato: Umberto Santino (a cura di), L'assassinio e il
depistaggio, Centro Impastato, Palermo 1998; Salvo Vitale, Nel cuore dei
coralli, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Felicia Bartolotta Impastato, La
mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1986; Claudio Fava, Cinque delitti
imperfetti, Mondadori, Milano 1994. Tra le pubblicazioni recenti: AA. VV.,
Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio, Editori Riuniti, Roma 2001,
2006 (pubblicazione della relazione della commissione parlamentare antimafia
presentata da Giovanni Russo Spena; con contributi di Giuseppe Lumia, Nichi
Vendola, Michele Figurelli, Gianfranco Donadio, Enzo Ciconte, Antonio
Maruccia, Umberto Santino); Marco Tullio Giordana, Claudio Fava, Monica
Zapelli, I cento passi, Feltrinelli, Milano 2001 (sceneggiatura del film
omonimo). Ma cfr. anche le molte altre ottime pubblicazioni del Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" (per contatti: Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", via Villa Sperlinga 15,
90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it).
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di), L'antimafia
difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza programmata. Omicidi e
guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli, Milano
1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa. Dall'Italia
agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio Chinnici, Umberto
Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio
a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda
edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie di
sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia mafiosa, Centro siciliano
di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia come soggetto
politico, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; La mafia
interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la
democrazia dal 1893 al 1994, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1995; La democrazia bloccata. La strage di Portella
della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli 1997; Oltre la legalita'. Appunti per un programma di lavoro in
terra di mafie, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato",
Palermo 1997; L'alleanza e il compromesso. Mafia e politica dai tempi di
Lima e Andreotti ai giorni nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli
1997; Storia del movimento antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e
il nome. Materiali per lo studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino,
Soveria Mannelli 2000; Dalla mafia alle mafie, Rubbettino, Soveria Mannelli
2006; Mafie e globalizzazione, Di Girolamo Editore, Trapani 2007. Su Umberto
Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve rassegna
di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su "La nonviolenza e' in
cammino" nei nn. 931-934]

8 maggio
I lavori del VII Forum sono cominciati il pomeriggio con il forum
"Obiettiamo gli obiettori. dalla legge 194 all'obiezione di coscienza", con
la partecipazione del Collettivo femminista M. C. e del Collettivo
Malefimmine.
Il forum ha visto una buona partecipazione e la discussione si e'
concentrata sull'attuale offensiva condotta dalla Chiesa cattolica e dalle
forze conservatrici contro le conquiste delle donne.
*
9 maggio
La mattina si e' svolto il forum sulla libera informazione e la
comunicazione dal basso, con una notevole partecipazione, coordinato da
Salvo Vitale, che ha richiamato l'attivita' di controinformazione svolta da
Peppino e dai suoi compagni, fino alla creazione di Radio Aut, sottolineando
in particolare l'attenzione con cui venivano preparati i notiziari, ora
pubblicati in volume.
Riccardo Orioles, collaboratore di Pippo Fava nella redazione prima del
"Giornale del Sud" e poi de "I Siciliani" e ora impegnato con la rivista
"Casablanca", ha parlato delle esperienze delle radio libere negli anni '70
e '80 (circa 250, in seguito quasi tutte chiuse) e delle televisioni locali
(6, in seguito vendute). Negli ultimi anni il canale piu' adoperato e'
Internet. Non ci sono, ne' in Sicilia ne' nel resto del Paese, giornali
popolari. Anche i giornali di sinistra, "L'Unita'", "il manifesto",
"Liberazione" sono illeggibili per i lettori non intellettuali; il
settimanale "Avvenimenti", con cui Orioles ha collaborato per anni, si e'
travasato in "Left" e ha cambiato radicalmente impostazione. In Sicilia, e
soprattutto a Catania, domina l'editore Ciancio, che stampa anche "la
Repubblica", il cui inserto sulla Sicilia non viene distribuito a Catania e
provincia per rispettare il monopolio di Ciancio. "Casablanca", che Orioles
ha fondato assieme a Graziella Proto, altra figura storica de "I Siciliani",
e' sommersa dai debiti e non si sa se avra' un futuro. Nessuno fa la
pubblicita' sulle sue pagine e i politici che hanno assunto qualche impegno
non li hanno mantenuti.
Interviene Vittorio Monteventi, negli anni '70 di Radio Alice di Bologna,
che parla di quegli anni e del quadro attuale della citta', dominato
dall'incubo sicurezza, con le ronde in giro per la citta', e delle
iniziative in corso sul terreno dell'informazione, e propone che si
realizzino forme di coordinamento.
Per Radio Onda rossa interviene Marco Laurenzano che ricorda il ruolo della
radio nei giorni dell'assassinio di Peppino, il percorso successivo in un
quadro con poche presenze. Il problema dell'informazione e' diventato sempre
piu' grave e le iniziative che cercano di mantenere una fisionomia
alternativa sono troppo poche e troppo isolate.
Salvo Vitale ricorda che Peppino ha visitato Onda Rossa di Roma,
raccogliendo materiali per utilizzarli a Radio Aut.
Lirio Abbate, dell'Ansa e autore con Peter Gomez del volume I complici, per
cui ha ricevuto ripetute intimidazioni che lo costringono a vivere con la
scorta, ha cominciato ricordando l'attivita' pionieristica di Peppino
nell'informazione e documentazione sulle attivita' mafiose e sui rapporti
con il contesto sociale e politico e ha definito "malata" l'informazione
attuale, per cui il piu' delle volte i giornalisti dirottano quasi tutta
l'informazione e la documentazione nella scrittura di libri. Si e'
soffermato sulla vicenda di Peppino sostenendo che per farlo conoscere ci e'
voluto un film, per accertare il depistaggio c'e' voluta la relazione della
Commissione antimafia. Ha sottolineato il comportamento contraddittorio di
gran parte dei giovani palermitani che partecipano alle manifestazioni
antimafia ma la sera vanno in un locale notoriamente gestito da mafiosi.
Pino Maniaci di Telejato, recentemente aggredito dal figlio del mafioso
Vitale, ha descritto le grandi difficolta' in cui si svolge il suo lavoro,
con centinaia di querele per "diffamazione" da parte della signora
Bertolino, titolare della piu' grande distilleria d'Europa.
Lorenzo Frigerio, intervenuto in sostituzione di Roberto Morrione, assente
per motivi di salute, ha riportato l'esperienza di Libera informazione.
Lirio Abbate ha ripreso la parola per ricordare il ruolo di Peppino
Impastato nella denuncia di personaggi che sono riemersi recentemente. Per
esempio Maria Concetta Caldara, consigliera dell'ex ministro La Loggia, Pino
Lipari, di cui Peppino aveva abbondantemente parlato negli anni '70.
Umberto Santino ha ricordato che il film e la relazione della Commissione
antimafia sul depistaggio non sono venuti dal nulla, ma sono anch'essi il
frutto del lavoro quotidiano svolto dai familiari di Peppino, dai suoi
compagni e dal Centro siciliano di documentazione di Palermo, nato nel 1977
e successivamente dedicato a Peppino. Ha ricordato che al tempi
dell'assassinio di Peppino solo i quotidiani "Lotta continua" e "Il
Quotidiano dei lavoratori", ben presto chiusi, hanno dato un'informazione
corretta, che "Il manifesto" pubblico' una noticina, a firma G.R. (Gianni
Riotta), in cui si diceva: "I compagni dicono che si tratta di omicidio
mafioso" e in seguito non torno' sull'argomento. "L'editoriale pubblicato
sul 'Manifesto' di oggi viene dopo piu' di 30 anni che non scrivo sul
giornale" e su "Liberazione" il Centro ha dovuto pagare un inserto
pubblicitario per dare un'informazione corretta su dov'e', chi l'ha fondato,
cosa fa, quali sono i suoi recapiti, dopo un articolo disinformatissimo
firmato da Gemma Contin. Ricorda di avere piu' volte proposto di costituire
una redazione a Palermo di "Casablanca", propone la costituzione di una rete
tra i soggetti di informazione alternativa esistenti, per riuscire a drenare
risorse finanziarie pubbliche per sostenere iniziative di una certa
consistenza.
Antonella Mascali di Radio popolare sostiene che piu' che di
controinformazione bisogna parlare di informazione, tenendo conto che
nessuno la fa seriamente e continuativamente.
Graziella Proto rifiuta il luogo comune che non esista nulla, che si debba
sempre partire da zero, ricorda il suo impegno con "I Siciliani" fino a
"Casablanca" e denuncia l'isolamento che condanna alla sparizione le
iniziative serie che si e' cercato di mettere in piedi con grandi sacrifici
personali.
Anna Puglisi ricorda che ad eccezione del "Quotidiano dei lavoratori" e di
"Lotta continua" nessun giornale nazionale, compreso "Il manifesto", a suo
tempo parlo' della manifestazione nazionale contro la mafia del 1979 e che
in occasione della presentazione del film a Venezia si parlo' di "delitto
dimenticato", mentre erano in corso due processi ed era al lavoro la
Commissione parlamentare antimafia, frutto di un impegno oscurato dalla
grande stampa, pure da quella di sinistra.
Orioles riprende la parola per proporre che il 10% dei finanziamenti di cui
godono le testate di sinistra venga dato a chi cerca di fare informazione
seria dal basso.
Dario Riccobono del sito Kom Pa e di Radio resistor informa sull'attivita'
svolta e ricorda la fine di Indymedia.
Enzo Gerace parla dell'attivita' svolta nelle scuole per informare gli
studenti.
*
Nel pomeriggio si e' svolta la manifestazione nazionale, con la
partecipazione di migliaia di persone. Il corteo e' partito dalla sede di
Radio Aut a Terrasini, ha percorso le strade che ha percorso Peppino quando
e' stato sequestrato e ucciso, ha sostato davanti alla casa della madre di
Peppino, buona parte dei partecipanti ha proseguito fino alla piazza dove ci
sono stati gli interventi di Umberto Santino, Salvo Vitale e Giovanni
Impastato.
Santino ha ricordato l'impegno di antimafia integrata di Peppino, svolto su
vari piani: culturale, sociale e politico, sottolineato che dopo i grandi
delitti e le stragi Cosa nostra ha ricevuto dei colpi ma il sistema di
rapporti e' rimasto integro e l'esito elettorale dimostra che sul piano dei
rapporti tra mafia e politica la situazione e' peggiore rispetto al mezzo
secolo di dominio democristiano: la Dc aveva rapporti con la mafia, ma li
negava, il berlusconismo li ha e li ostenta, come ha fatto Dell'Utri
definendo "eroe" il capomafia Mangano che ha rispettato il codice
dell'omerta', non parlando di quel che accadeva ad Arcore. Ha sostenuto che
e' assolutamente inutile fare raccomandazioni perche' i partiti si
autoregolino escludendo dalle candidature condannati o rinviati a giudizio
per mafia e altri reati, come ha fatto l'ultima Commissione antimafia e per
giunta soltanto per le elezioni degli enti locali, e ha proposto che venga
stabilita per legge la loro incandidabilita'. Ma bisogna porsi il problema
del consenso di cui godono. Ha proposto che a Cinisi la casa di Badalamenti
venga usata come centro culturale e sociale.
Vitale ha sottolineato la gravita' del quadro politico, la persistenza della
mafia contro cui bisogna organizzare una resistenza di massa.
Impastato ha ringraziato i partecipanti e ribadito che a denigrare Cinisi
sono i mafiosi non chi lotta la mafia, come si continua ad insinuare.
*
10 maggio
La giornata e' stata dedicata al forum "Mafia e antimafia dagli anni '70 ad
oggi", che ha visto un'ottima partecipazione ed e' stato introdotto e
coordinato da Umberto Santino che nella relazione ha richiamato le idee di
mafia correnti (stereotipi: prima subcultura senza organizzazione, dopo
emergenza e antistato; paradigmi: associazione criminale tipica, impresa) e
le linee fondamentali dell'analisi del Centro Impastato (gruppi criminali,
sistema di rapporti, blocco sociale, borghesia mafiosa, storia come
intreccio di continuita' e innovazione). Soffermandosi sul quadro attuale ha
rilevato la sporadicita' dell'analisi, la scarsa scientificita' delle stime
sull'accumulazione, gli aspetti criminogeni della globalizzazione, la
repressione dopo il delitto Dalla Chiesa e le stragi degli anni '90, ma la
persistenza dei rapporti tra mafia e politica, ostentati dal berlusconismo.
Riprendendo l'intervento alla manifestazione ha ribadito che se si vuole
rompere questo rapporto occorre una legge che stabilisca l'incandidabilita'
di chi e' condannato o sotto processo per mafia e altri reati, ma il
problema e' il consenso di cui gode il centrodestra che assicura ottimi
affari alla borghesia mafiosa e distribuisce redditi di sussistenza agli
strati popolari. Le sinistre non hanno un progetto che risponda ai bisogni
di questi ultimi. Le esperienze di antimafia (scuole, antiracket, uso
sociale dei beni confiscati) sono minoritarie, mentre bisogna costruire un
blocco sociale alternativo. ponendo al centro i problemi della
disoccupazione, della precarieta', riprendendo il filo che fu dell'antimafia
di Peppino.
Al forum dovevano partecipare Francesco Forgione e Giuseppe Lumia ma nel
corso della manifestazione del 9 pomeriggio hanno annunciato che avevano
altri impegni.
Franca Imbergamo, pubblico ministero nei processi contro gli assassini di
Peppino, ha sottolineato che il problema della giustizia e della lotta alla
mafia in Italia piu' che un problema tecnico e' un problema politico. La
responsabilita' politica rimane sulla carta e opera una delega alla
magistratura che deve svolgere un ruolo non suo. Si e' istituito un doppio
binario per i procedimenti contro la mafia ma in realta' opera un doppio
binario al contrario, in cui, nell'incubo-sicurezza, i piccoli delinquenti e
gli immigrati sono il pericolo pubblico numero uno e le mafie, al di fuori
dei grandi delitti, sono considerate come normalita'. Ha fatto riferimento
alle esperienze degli ultimi anni a Caltanissetta e ha parlato di Gela, dove
chi si oppone al racket spesso rimane senza difese.
Rosario Crocetta, sindaco di Gela, ha portato la sua esperienza di
amministratore che si e' posto concretamente il problema della lotta alla
mafia, agendo sugli appalti di opere pubbliche, sui noli e sulle forniture,
in un contesto in cui le carenze legislative e i protocolli di legalita' che
rimangono sulla carta espongono a gravi rischi chi si impegna
quotidianamente. Fino ad oggi la cittadinanza di Gela lo ha sostenuto,
smentendo le voci di tanti che dicevano e dicono che gia' parlare di
antimafia significa allontanare l'elettorato.
Pia Blandano, dirigente scolastica tra le piu' impegnate nelle attivita'
educative antimafia, ha parlato di attivita' troppo discontinue, del legame
scuola-territorio, delle esperienze in collaborazione con il Centro
Impastato che cercano di legare memoria, progetto, formazione degli
insegnanti e costruzione di modelli alternativi. Si e' soffermata sul ruolo
negativo delle fiction televisive che inducono un'immagine eroica dei
capimafia e sul cosiddetto bullismo che in contesti mafiosi assume
specificita' preoccupanti.
Rosa La Plena, responsabile nazionale per i beni confiscati di Italia
Lavoro, ha parlato in particolare delle imprese confiscate, spesso destinate
a chiudere, generando l'idea che l'antimafia produca disoccupazione. Alcune
esperienze sono positive, ma il contesto e' difficile, sia per le
possibilita' che hanno i mafiosi di creare altre attivita', annullando
l'effetto della confisca, sia per le carenze del quadro istituzionale, con i
problemi nati con l'abolizione del commissario e gli ostacoli frapposti
all'azione del Demanio.
Pietro Milazzo, impegnato politicamente e socialmente da decenni, ha
introdotto il tema delle lotte dei senzacasa di Palermo, richiamando la
figura e l'attivita' di Peppino, la sua radicalita' ma pure la sua
concretezza nel lavoro sul territorio. Le forze politiche hanno abbandonato
il terreno della lotta sociale, desertificando il territorio e
abbandonandolo al clientelismo.
*
Nel pomeriggio sulle lotte per la casa e' tornato Nino Rocca, da molti anni
impegnato in attivita' sociali,che ha ricostruito l'ultimo ciclo di lotte,
con la costituzione del "comitato 12 luglio", i risultati faticosamente
ottenuti con l'uso di case confiscate ai mafiosi, sottolineando
l'imprescindibilita' di un rapporto con le istituzioni, finora ottenuto
soltanto con iniziative di mobilitazione.
Tom Behan, studioso e docente universitario inglese che ha pubblicato un
volume su Peppino, ha fatto riferimento ai trionfi delle destre e invitato a
riportare l'impegno principale dal parlamentarismo alle lotte sociali.
A presentare il libro e' intervenuto Giuseppe Nobile, militante nella nuova
sinistra e gia' vicesindaco di Partinico, che ha sottolineato il ruolo
centrale delle testimonianze nella ricerca che ha portato alla scrittura del
libro.
Vittorio Greco, di Addiopizzo, ha introdotto il tema dell'antiracket,
parlando della necessita' di costruire un ampio blocco sociale, dei problemi
che esso pone, dello scarso numero di commercianti e imprenditori che hanno
costituito a Palermo l'associazione Liberofuturo, della quotidiana attivita'
per diffondere la cultura del consumo critico e della lotta al racket, della
ricerca spesso delusa di una borghesia illuminata.
Umberto Di Maggio, referente di Libera Palermo, ha tracciato un quadro
positivo delle attivita' svolte dalle cooperative per l'uso sociale dei beni
confiscati, 5 in Sicilia, della prossima costituzione di un consorzio, dei
campi di volontariato in cui vengono giovani di altre regioni e di altri
Paesi. Ha finito leggendo la lettera di un volontario che ha collaborato con
le cooperative siciliane.
Salvo Vitale ha parlato della mafia a Cinisi, da Badalamenti ad oggi,
soffermandosi sugli ultimi avvenimenti: l'arresto dei Lo Piccolo, il
contesto che ha favorito la loro latitanza, dell'attivita' di Peppino che
gia' allora aveva scoperto l'attivita' di personaggi come Pino Lipari. "La
scarsa partecipazione di cittadini di Cinisi si deve al fatto che parlavamo
e parliamo di cose scomode, facendo nomi e cognomi, come quelli della
famiglia Caldara o di Andrea Impastato, amministratore dei beni di
Provenzano e uno degli ultimi arrestati".
Pino Dicevi, dell'Associazione Impastato di Cinisi, ha parlato di temi
legati al territorio come quello dell'acqua che fu alla base delle
mobilitazioni ai tempi dei Fasci siciliani, con la strage di Giardinello del
10 dicembre 1893, e continua ad essere uno dei problemi centrali della zona.
Il problema dell'acqua e' stato piu' volte affrontato all'interno dei forum
degli ultimi anni.
Fabrizio Fasulo, dell'Associazione Radio Aut, ha toccato il tema della linea
di classe dell'antimafia sociale e indicato il pericolo di un revisionismo
che miri a comprendere imprenditori e commercianti, rappresentanti di una
improbabile borghesia illuminata. E' positivo che cerchino di liberarsi dal
pizzo ma i loro percorsi sono diversi da quelli dei proletari.
Giancarlo Consoli, del Gapa di Catania, un'associazione impegnata nel lavoro
con i giovani, ha proposto che la casa di Badalamenti diventi uno spazio
pubblico e un centro sociale.
Paolo Arena, dell'Associazione Impastato e del Circolo Metropolis di
Castellammare, ha informato sull'attivita' contro la speculazione edilizia
svolta negli ultimi anni e ha sottolineato la necessita' di partire dal
territorio e di costruire un progetto comune ma in continuita' con la
tradizione classista dell'antimafia siciliana.
Vittorio Greco ha chiesto la parola per invitare a riflettere e a
confrontarci serenamente, senza anatemi. Addiopizzo pone l'accento sulla
responsabilita' sociale dell'impresa e a un blocco mafioso transclassista
bisogna contrapporre un blocco antimafioso ampio, anch'esso transclassista.
Giovanni Caruso, del Gapa di Catania, ha parlato del lavoro a Catania,
dell'attivita' di controinformazione in una citta' dove vige il monopolio di
Ciancio.
Giuseppe Nobile e' intervenuto di nuovo per ribadire la socialita' della
lotta alla mafia, ha richiamato i dati sugli occupati in Sicilia e posto
l'esigenza di una larga alleanza, in un contesto nazionale in cui e' sparita
la questione meridionale.
Daniele Moretto, poeta e insegnate, e' intervenuto brevemente leggendo una
sua poesia.
Umberto Santino ha concluso brevemente i lavori invitando a un'attenta
riflessione sulla storia (le lotte contadine riuscirono a coinvolgere
contadini poveri e medi, artigiani e altri soggetti perche' non prevalse la
linea bracciantilista) e sulla realta' attuale, dominata dalla
frammentazione e pulviscolarizzazione del lavoro: bisogna affrontare questi
problemi se si vuole costruire un progetto di antimafia non elitario.
*
11 maggio
Si e' svolto il forum sui movimenti antagonisti dal '68 ad oggi, coordinato
da Salvo Vitale e Umberto Santino, sempre con un'ottima partecipazione.
Renate Siebert ha parlato delle sue esperienze di militanza e di studio
all'Universita' di Francoforte, presso l'Istituto diretto da Adorno. Ha
cominciato con il richiamare la tragicita' della situazione che vivevano i
ragazzi e gli adolescenti in Germania negli anni '50 e '60, a pochi anni
dalla sconfitta del nazismo, quando non c'erano punti di riferimento tra gli
adulti, non si parlava degli orrori del nazismo e dell'Olocausto (ci si
limitava a sussurrare: "noi non lo sapevamo"). C'erano violentissime
discussioni con gli adulti, ci si vergognava di essere tedeschi. Lei e altri
della sua generazione hanno trovato una nuova famiglia nella scuola e
maestri tra i docenti, molti dei quali erano ebrei e venivano dall'esilio.
Lei faceva parte della Sds (Sozialistischer Deutscher Studentenbund),
organizzazione degli studenti prima legata alla Spd, il Partito
socialdemocratico, poi sempre piu' su posizioni critiche fino a rompere ogni
legame. La Repubblica federale tedesca viveva una lunga stagione di
autoritarismo e di feroce anticomunismo, coniugato con l'antifascismo, ma
tantissimi nazisti si erano riciclati nell'amministrazione pubblica. Gli
studenti avevano contatti con i sindacati soprattutto dei metalmeccanici e
le prime iniziative furono contro il riarmo nucleare, con qualche rapporto
con la Ddr, la Repubblica democratica tedesca. C'era razzismo verso gli
immigrati italiani, greci, poi turchi, intolleranza verso gli omosessuali.
Si studiavano i classici del marxismo con forte atteggiamento critico nei
confronti del marxismo pietrificato di marca sovietica, i testi di
psicoanalisi. Nasceva l'interesse per il cosiddetto Terzo mondo in una fase
di decolonizzazione, si mirava, senza riuscirci, alla costruzione di un
nuovo partito di sinistra. Il '68 e' il frutto delle attivita' degli anni
precedenti in cui si incontravano vari filoni: il femminismo, le comuni, le
Buergeriniative (le attivita' delle associazioni di cittadini). Una
minoranza scelse successivamente la strada del terrorismo, ma e' scorretto
identificare il '68 tedesco con il terrorismo.
Umberto Santino ricorda che Renate ha fatto una tesi di laurea su Frantz
Fanon, pubblicata in volume, e negli ultimi anni si e' occupata di mafia e
ha scritto Le donne, la mafia, uno dei pochi libri seri degli ultimi
decenni.
Salvo Vitale ricorda che Peppino e lui studiavano i testi della Scuola di
Francoforte, poi avvenne l'incontro con il maoismo. Arrivarono casse di
libretti di Mao e i contadini che lottavano contro la terza pista di Punta
Raisi li ostentavano durante le lotte. Racconta le prime esperienze
culturali e politiche di Peppino, prima e durante il '68, di cui il Pci non
capi' nulla.
Piero Bernocchi, protagonista delle lotte degli ultimi decenni e autore di
vari saggi, dice che l'interesse per Peppino e' cresciuto a livello
nazionale e internazionale ma i poteri mafiosi non sono ancora considerati
come uno dei terreni di scontro del movimento. La disfatta della Sinistra
Arcobaleno dev'essere l'occasione per un ripensamento radicale, a cominciare
dalla lettura del passato. In realta' il Pci capi' perfettamente che con il
'68 nasceva un grande movimento fuori degli schemi di partito con una prassi
anticapitalistica e ha fatto di tutto per stroncare quella prospettiva.
Negli anni piu' recenti Rifondazione ha avuto un buon rapporto con i
movimenti, poi ha scelto di puntare tutto sul terreno istituzionale,
impelagandosi nella coalizione di governo e votandosi alla sconfitta.
Bisogna eliminare l'idea della centralita' del partito, come forma e gabbia
del movimento, progettando una lotta di lunga lena, plurale, mettendo
insieme le tessere di un mosaico anticapitalista. Le esperienze dell'America
latina sono un esempio di come l'impegno sul piano sociale possa avere
sbocchi anche sul piano istituzionale, come dimostra la Bolivia con
l'elezione a presidente della Repubblica di Evo Morales, dirigente dei
sindacati dei coltivatori di coca.
Vincenzo Miliucci, redattore storico di Radio Onda rossa, sostiene che la
mafia e' profondamente intrecciata con il capitalismo e che ancora
l'antimafia non e' stata assunta come problema fondamentale. C'e' un vuoto a
sinistra e la manifestazione di Cinisi e' uno dei primi atti contro il
nascente governo. Il movimento deve svilupparsi sulle linee della democrazia
diretta, ereditando gli esempi che vanno dalla Comune parigina ai consigli
territoriali, costruendo una larga comunita' di resistenze.
Umberto Santino parla brevemente del '68 a Palermo e in Sicilia e
dell'analisi sulla borghesia mafiosa che allora non fu capita neppure
all'interno del gruppo del Manifesto in cui militava e dagli altri gruppi di
nuova sinistra e che e' riemersa solo negli ultimi anni. Ricorda che il
"Progetto droga" [un rilevante studio scientifico condotto a livello
internazionale - ndr] del Centro Impastato e del Ciss e' stato condotto in
collaborazione con Organizzazioni non governative di tre continenti e con
dirigenti e militanti di sindacati di coltivatori di coca, tra cui Evo
Morales, e che nel 2000 il Centro con altri ha affrontato il tema dei
rapporti tra mafie e globalizzazione.
Toto' Cavaleri, del Laboratorio Zeta di Palermo, parla di esperienze piu'
recenti di democrazia partecipata, che mirano all'abbattimento dello stacco
tra mezzi e fini. Gli anni '80 e '90 sono stati un grande vuoto, le
manifestazioni di Genova durante il G8 sono state un'esperienza
significativa per tanti, in un contesto in cui si parla di postmodernita',
di liquidita' che dissolve ogni punto di riferimento. Bisognerebbe coniugare
territorialita' e flussi, partendo da un'analisi della citta', della
poverta' a Palermo, valorizzando ed estendendo esperienze come le lotte dei
senzacasa, non giocando alla proliferazione dei partitini comunisti,
rifondando la politica dal basso.
Conclusi gli interventi in programma, chiede la parola la studentessa Laura
Saja di Catania che pone due domande: il rapporto tra movimento e
rappresentanza, il ruolo dell'educazione alla legalita'.
Parla poi Sergio Riggio, militante da anni, che richiama il clima del 1978,
con l'assassinio di Peppino, di Fausto e Jaio. Eppure non ci ponevamo il
problema mafia e si deve dare atto a Umberto Santino di avere lavorato a
un'analisi di classe del fenomeno mafioso, andando controcorrente. Riporta
l'esperienza i lavoro con gli operai dell'Amia, l'azienda municipale per
l'igiene ambientale, che ha isolato i capiarea mafiosi.
Maria Di Carlo, impegnata in attivita' sociali, ricorda la sua esperienza a
Corleone con Nino Gennaro, militante, poeta, uomo di teatro, la denuncia del
padre che voleva relegarla in casa, l'incontro con femministe separatiste
che non capivano che in paese era una conquista uscire e operare con i
maschi; invita ad abbandonare le letture chiesastiche e ad operare
unitariamente.
Nino Rocca ribadisce la complessita' dei conflitti sociali, la
frammentazione degli strati popolari, la necessita' di un nuovo pensiero in
grado di cogliere la realta'.
Toto' Cavaleri parla di Addiopizzo e dice di aver seguito con interesse fin
dall'inizio quell'esperienza, senza prevenzioni.
*
Nel pomeriggio i lavori riprendono con gli interventi dei protagonisti di
alcune delle lotte piu' significative degli ultimi anni.
Antonella Cunico, del Comitato No Dal Molin, parla delle lotte contro
l'installazione della base militare americana che sorgerebbe in un'area di
grande sviluppo industriale e per giunta su una falda acquifera. Nelle
recenti elezioni Vicenza e' uno dei pochi casi in cui ha vinto il candidato
del centrosinistra per il suo legame con le lotte della popolazione, a
dimostrazione che la crisi di rappresentanza e la disfatta delle forze di
sinistra sono dovute alla mancanza di collegamento con il territorio.
Francesco Calabro' del Valsusa Film Fest, parla del lavoro culturale e
precisa che non si tratta, come spesso si rimprovera al movimento
ambientalista, di dire solo dei no, di opporsi sempre e comunque, ma di far
valere delle ragioni.
Alberto Castagno, del Comitato No Tav, parla delle caratteristiche delle
lotte in Valsusa. Ci sono 40 comitati popolari, con una composizione sociale
variegata e differenti orientamenti politici. L'operazione Tav costa 14
miliardi di euro, suscettibili di incremento, molto di piu' del Ponte di
Messina. Tra le iniziative recenti del movimento c'e' quella dell'acquisto
dei terreni dove dovrebbero svolgersi i lavori. Il 24 maggio a Riace, in
Calabria, si svolgera' un incontro nazionale per promuovere un Patto di
mutuo soccorso tra organizzazioni e comitati impegnati su vari fronti.
Sul Ponte di Messina interviene Gino Sturniolo che precisa che non e' il
portavoce di un comitato e che per la lotta contro la costruzione del Ponte
non si sono formati comitati popolari come in Valsusa. I fondi destinati al
Ponte sono stati in gran parte distribuiti alle Regioni ma con il governo
Berlusconi e con il presidente della Regione Lombardo il Ponte ritorna come
la priorita' assoluta.
Umberto Santino pone una domanda: quale ruolo hanno le mafie in questa
programmazione di grandi opere pubbliche?
Alfonso Di Stefano, del Comitato contro l'ampliamento delle base militare di
Sigonella, risponde alla domanda richiamando le denunce degli interessi
mafiosi fatte piu' volte e descrive i programmi di ampliamento che
aggraverebbero la dipendenza dell'Italia dalle politiche di guerra degli
Stati Uniti e avrebbero anche pesanti conseguenze sul piano ambientale. Le
lotte del Comitato sono state isolate anche dalle forze politiche di
sinistra. Conclude proponendo delle iniziative che recuperino la memoria
storica, dai fatti di Avola, con l'uccisione, il 2 dicembre 1968, di due
braccianti durante uno sciopero contro le gabbie salariali, al movimento del
'68 e alle altre fasi di lotte popolari in Sicilia.
Umberto Santino ricorda che oggi si vogliono reintrodurre le gabbie
salariali e si dice personalmente disponibile per questo impegno di recupero
della memoria.
Sul movimento No Inc (contro gli inceneritori) in Sicilia interviene
Gianluigi Radaelli con la lettura di un documento in cui si parla delle
iniziative sul problema dei rifiuti, della costituzione dell'Associazione
"Decontaminazione Sicilia" che unisce vari comitati civici e della Rete dei
beni comuni. Il movimento non si limita a dire dei no ma si batte per la
raccolta differenziata, il riciclo e il riuso e per l'uso di sistemi non
inquinanti per la parte di rifiuti non riciclabile.
Chiudendo i lavori Umberto Santino propone che il documento unitario con cui
e' stato indetto il Forum 2008 sia il testo-base per il prosieguo
dell'attivita', che si rediga un verbale degli interventi ai vari forum, che
si raccolgano gli atti e che i rapporti avviati durante le giornate del
Forum trovino il modo per diventare stabili, anche attraverso strumenti di
informazione e comunicazione adeguati, cominciando dal potenziare e
collegare quelli gia' esistenti e formando gruppi di studio.
Salvo Vitale riprende la proposta di costituzione di gruppi di
documentazione e di studio.
Pietro Milazzo propone che ci si dia un primo appuntamento a un mese dal
Forum, per riprendere alcuni temi di fondo dell'analisi teorico-politica e
per dare vita a forme di coordinamento.
Le proposte vengono accolte.
*
Si decide anche di inviare la seguente lettera alla redazione del quotidiano
"Liberazione":
"Cara 'Liberazione',
abbiamo letto sul giornale del 10 maggio la cronaca della manifestazione
nazionale contro la mafia svoltasi a Cinisi il pomeriggio del 9 maggio, a
firma di Da.Va.
Francamente pensavamo che la manifestazione meritasse qualcosa di piu' e una
maggiore attenzione sui promotori, sui partecipanti e sui contenuti. I
promotori del Forum sociale antimafia Felicia e Peppino Impastato 2008 sono
stati: l'Associazione Peppino impastato - Casa Memoria di Cinisi
costituitasi nel 2001, il Centro siciliano di documentazione di Palermo nato
nel 1977 e successivamente dedicato a Giuseppe Impastato, l'Associazione
Radio Aut, il Circolo Metropolis di Castellammare del Golfo. Tra le migliaia
di partecipanti non c'erano solo ragazzi ma moltissimi altri. C'erano tante
associazioni, tra cui Libera (ma non c'era don Ciotti), c'erano sindacati,
sindaci di vari comuni, alcuni politici, e la manifestazione, dopo una sosta
davanti alla casa in cui abitava Felicia, la madre di Peppino, si e'
conclusa nella piazza del Municipio, con gli interventi di Umberto Santino,
fondatore e presidente del Centro Impastato di Palermo, che ha indicato le
linee di un'antimafia integrata capace di affrontare la complessita' del
fenomeno mafioso in una fase difficilissima in cui il rapporto
mafia-politica viene ostentato da personaggi come Dell'Utri e di avviare la
formazione di un blocco sociale alternativo; di Salvo Vitale, presidente
dell'Associazione di Cinisi, che ha invitato a una lotta contro la mafia
sulla linea di una resistenza di massa; di Giovanni Impastato, fratello di
Peppino, che ha ribadito che a denigrare Cinisi sono i mafiosi e non chi
lotta contro la mafia, come piu' d'uno continua a insinuare.
Questo, molto sinteticamente, e' avvenuto il pomeriggio del 9 maggio a
Cinisi, ma non se ne trova traccia nella cronachetta di 'Liberazione'. Ci
auguriamo che in futuro ci sia maggiore attenzione per i problemi delle
mafie e dell'antimafia, che sul giornale non hanno finora trovato
l'attenzione che meritano.
Gli organizzatori e i partecipanti al Forum sociale antimafia Felicia e
Peppino Impastato 2008".

3. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

4. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 479 del 7 giugno 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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