Minime. 471



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 471 del 30 maggio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. La ronda
2. "Tavolo Asilo": Difendere il diritto d'asilo
3. Hannah Arendt: Liberta'
4. Simone Weil: Il rovesciamento
5. Il 5 per mille al Movimento Nonviolento
6. Andrea Casazza intervista Alain Robbe-Grillet (2004)
7. Stefano Gallerani ricorda Alain Robbe-Grillet
8. Niva Lorenzini ricorda Alain Robbe-Grillet
9. Roberto Silvestri ricorda Alain Robbe-Grillet
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. SCENE DI VITA QUOTIDIANA. LA RONDA

Allora, ereme io, Cicorione e Pimpiripi' ar bar der Zozzone quanno
Pimpiripi' dice: "Volemo falla pure noi sta ronna?": E 'nnamo, dice
Cicorione. E 'nnamo, dico io pure. Se famo n'antra fojetta e partimo.
*
A ppiazza der Commune c'era uno tutto paino, cor corvattino, le scarpe de
coppale, e che rrajava ner telefonino in milanese: uhe pirla decqua', uhe
ppirla della'. Cicorione, lo sapete com'e', nun cia' vvisto ppiu'. "A mmorte
li longobbardi" attacca a strilla', e je zzompa addosso.
Pe' ffortuna (pe' fortuna der longobbardo) che c'era li' Cencio 'r cartonaro
che ppassava, e je fa': "Ah Cicorio', ma quello ade' Cicciotto de la
Nunziata che ffa ffinta d'esse diventato ricco". Porco cane, stavemo pe
ffaje sarta' 'r coperchio. Che sse lo meritava comunque a travestisse da
presidente der mila (o dell'intere, o de la juve, che ssempre la stessa
fogna ade').
*
Ce rimettemo a cammina', quanno a Pimpiripi' je vene 'n'idea: "Aho', ma pe
ffa' davero la ronna ce vole pure da canta 'na canzona, senno' paremo solo
tre 'mbrianchi che nun troveno la strada de casa". E cia' raggione pure lui.
Se mettemo a stroliga': e ttu la sai que', e ttu la sai quest'artra, nun se
trovava na canzona che la sapessimo tutt'e tre (e ppe fortuna ch'ereme 'n
tre ssoli): prova che te riprova ("famo Comannante Cegghevara" - che pero'
siccome le parole ereno 'n cubbano sapeveme solo la fine der ritornello e
pe' 'r resto toccava fischia', e allora nisba; "famo Celebrescio" - e che
tocca di'? - "famo Ner fosco fin der secolo morente" - e cchi cce capisce a
parla' ccosi', Dante Lichieri? - "famo Faccetta Nera" - e chi la sa? - "famo
Fratelli d'Itaja, daje" - ah nicoloccarosio, mica semo la nazzionale...) a
la fine c'ereno solo "Na nna nna" de Chili Minoghe, "Amore ritorna le
colline sono in fiore", "Mamma so' ttanto felice" o "La soceta' de'
magnaccioni" che quella la sanno propio tutti e si nu' la sanno fanno finta.
*
Eveme appena cominciato a canta' "Ce piaciono li polli, l'abbacchio e le
galline pecche' so' senza spine e nun so' come 'r baccala'" quanno riveno
du' volanti, poi n'antre ddue, e ce se bbeveno - a noi, er popolo soprano,
porca paletta. A nnoi, 'nvece de fa la guardia ma le case co' tutta 'sta
criminalita' stracommunitaria che dice la televisione, mannaggia a li
pescetti, aho'.
*
Quattr' ore 'n questura, quattr' ore. A spiegaje che stamme solo a ffa' er
pacchetto sicurezza, ch'eremo scese 'n campo pure noi pe ffa' contento 'r
governo, che ssi sse comincia a dda' ffastidio a li cittadini perbene come
nue se finiva ggiu' pe' lo scapicollo, su' pe' ll'arberi pinzuti, e irre e
orre.
Gnente, nun c'era verso de fasse sta' a ssenti', je pare che de bastona' la
ggente je piace solo a essi. Che monno.
*
Comunque domani ssera ciarifamo. E mme porto appresso pure er cricche
stavorta.
Aho', io so' 'n cittadino itajano, 'n'itajano vero.

2. APPELLI. "TAVOLO ASILO":  DIFENDERE IL DIRITTO D'ASILO
[Da varie persone ed associazioni amiche riceviamo e diffondiamo]

Le associazioni ed enti di tutela del diritto d'asilo riunite a livello
nazionale nel "Tavolo Asilo", facendo seguito alle prese di posizione gia'
espresse dall'Unhcr, esprimono la propria profonda preoccupazione per le
proposte di modifica di alcune norme vigenti in materia di asilo e
immigrazione. L'Italia, dove manca tuttora una legge organica sull'asilo, ha
appena recepito, con l'emanazione di un decreto legislativo a marzo 2008 una
importante direttiva dell'Unione Europea colmando cosi' alcune gravi lacune
nella sua legislazione.
Tra le modifiche proposte tre sono gli aspetti che destano maggiore
perplessita':
a) La proposta che appare piu' allarmante e' quella che prevede che un
richiedente asilo la cui domanda sia stata respinta in prima istanza dalla
commissione territoriale competente venga subito espulso dal territorio
nazionale e rinviato nel Paese da cui e' fuggito, anche prima che
l'interessato possa presentare ricorso contro tale decisione al tribunale.
In tal modo lo straniero che lamenta di subire nel suo paese una
persecuzione o comunque di essere esposto a gravi rischi, verrebbe rinviato
in tale paese, ove rischia la morte, il carcere, la tortura, o di subire
trattamenti disumani o degradanti prima che l'autorita' giudiziaria abbia
emesso la propria decisione. La proposta di modifica alla normativa vigente,
che ha finalmente previsto con chiarezza un effetto sospensivo ai
provvedimenti di allontanamento in pendenza di giudizio si porrebbe cosi' in
netto contrasto con principi fondamentali del diritto interno ed
internazionale, tra cui la Convenzione Europea sui Diritti Umani e la stessa
normativa europea. In Italia vengono presentate ogni anno circa 15.000
domande d'asilo, un  numero molto modesto rispetto a quello di altri paesi
dell'Unione e comunque ben lontano dai timori agitati da chi parla di
"invasione". Delle domande presentate, oltre il 50% viene accolto in prima
istanza e circa 1/3 di quelle rigettate viene accolto in sede giudiziaria,
cosi' mostrando l'importanza di una seconda istanza.
b) Si propone di trattenere nei Cpt i richiedenti asilo che hanno presentato
la domanda di asilo dopo essere stati colpiti da un provvedimento di
respingimento alla frontiera o di espulsione. Nei Cpt i richiedenti asilo
sarebbero sottoposti allo stesso trattamento di tutti gli altri stranieri in
attesa di espulsione, e quindi potrebbero essere trattenuti in tali centri
fino a 18 mesi. Va ricordato che, sia a Lampedusa che sul resto del
territorio nazionale, a molti stranieri che stremati dal viaggio giungono
nel nostro paese dopo essere fuggiti dai loro paesi per motivi di
persecuzione o per sottrarsi a conflitti armati, viene spesso notificato un
provvedimento di respingimento e vengono abbandonati a se stessi.
c) Si propone di limitare fortemente il diritto alla circolazione dei
richiedenti asilo a determinate aree. Tale proposta, oltre a suscitare dubbi
sulla sua conformita' con le direttive Ue appare del tutto inutile tenuto
conto che gia' la norma vigente prevede un obbligo di residenza dei
richiedenti nei centri di accoglienza e potrebbe creare confusione e
disservizi anche nell'organizzazione dei sistema di accoglienza.
Gli enti e le associazioni del Tavolo Asilo chiedono al Governo di non
procedere a modifiche del D. lgs. 25/08, la cui efficacia non e' stata
neppure ancora sperimentata, provvedendo invece a dare tempestiva emanazione
del regolamento di attuazione di tale decreto, ferma restando la
possibilita' che possano essere successivamente adottate precise e
circostanziate misure integrative e correttive sulla base di quanto
emergera' concretamente dall'implementazione del testo vigente.
*
Amnesty International, Arci, Asgi, Caritas Italiana, Casa dei Diritti
Sociali - Cds Focus, Centro Astalli, Cfa Ex Canapificio Caserta, Comunita'
di Sant'Egidio, Consiglio Italiano per i Rifugiati, Federazione Chiese
Evangeliche in Italia - Fcei, Medici Senza Frontiere, Save the Children,
Senza confine
*
Per informazioni, adesioni e contatti: Centro Astalli, tel. 0669925099,
e-mail: astalli at jrs.net, sito: www.centroastalli.it

3. MAESTRE. HANNAH ARENDT: LIBERTA'
[Da Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Garzanti, Milano 1991, p. 199.
Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva
di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe
all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le
massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne
ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista
rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel
1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti
tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo
l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione
originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951),
Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Rahel Varnhagen
(1959), Il Saggiatore, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti,
Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli,
Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e'
apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di
brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano,
1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969.
Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra
amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975,
Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio
Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001; Archivio Arendt 2.
1950-1954, Feltrinelli, Milano 2003; cfr. anche la raccolta Responsabilita'
e giudizio, Einaudi, Torino 2004; la recente Antologia, Feltrinelli, Milano
2006; i recentissimi Diari, Neri Pozza, 2007. Opere su Hannah Arendt:
fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt,
Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella,
Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della
politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores
d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente
e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di),
Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro
sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann,
Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001; Julia Kristeva, Hannah Arendt,
Donzelli, Roma 2005. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie
divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang
Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg
Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000]

Percio', nonostante il notevole influsso esercitato sulla tradizione
culturale dall'idea di una liberta' interiore, distinta da quella politica,
sembra pacifico che l'uomo non potrebbe conoscere la liberta' interiore se
non avesse prima sperimentato l'essere libero come una realta' concreta
della vita nel mondo. Acquistiamo per la prima volta coscienza della
liberta' o del suo contrario nel nostro rapporto con gli altri, non nel
rapporto con noi stessi.

4. MAESTRE. SIMONE WEIL: IL ROVESCIAMENTO
[Da Simone Weil, Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione
sociale, Adelphi, Milano 1983, 1984, p. 112.
Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa,
militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria,
operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti,
lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a
lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione,
sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna
come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della
Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora:
radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del
1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe
imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli
o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come
vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil:
tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti
pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici
(e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti
le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione
italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La
condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita',
SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni
precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e
dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi),
Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali
i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo
Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone
Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr.
AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985;
Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone
Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie
Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, Edb, Bologna
1997; Eadem, Simone Weil. Un'intima estraneita', Citta' Aperta, Troina
(Enna) 2006; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia,
Milano 1994]

Il rovesciamento del rapporto tra mezzi e fini, rovesciamento che in una
certa misura e' la legge di ogni societa' oppressiva, diventa qui totale o
quasi, e si estende a quasi tutto. Lo scienziato non fa appello alla scienza
con lo scopo di arrivare a vedere piu' chiaro nel proprio pensiero, ma
aspira a conseguire dei risultati che possano aggiungersi alla scienza
costituita. Le macchine non funzionano per permettere agli uomini di vivere,
ma ci si rassegna a nutrire gli uomini affinche' servano le macchine.

5. PROPOSTE. IL 5 PER MILLE AL MOVIMENTO NONVIOLENTO
[Dal sito www.nonviolenti.org riprendiamo e diffondiamo]

Anche con la prossima dichiarazione dei redditi sara' possibile
sottoscrivere un versamento al Movimento Nonviolento (associazione di
promozione sociale).
Non si tratta di versare soldi in piu', ma solo di utilizzare diversamente
soldi gia' destinati allo Stato.
Destinare il 5 per mille delle proprie tasse al Movimento Nonviolento e'
facile: basta apporre la propria firma nell'apposito spazio e scrivere il
numero di codice fiscale dell'associazione.
Il codice fiscale del Movimento Nonviolento da trascrivere e': 93100500235.
Sono moltissime le associazioni cui e' possibile destinare il 5 mille. Per
molti di questi soggetti qualche centinaio di euro in piu' o in meno non
fara' nessuna differenza, mentre per il Movimento Nonviolento ogni piccola
quota sara' determinante perche' ci basiamo esclusivamente sul volontariato,
la gratuita', le donazioni.
I contributi raccolti verranno utilizzati a sostegno della attivita' del
Movimento Nonviolento ed in particolare per rendere operativa la "Casa per
la pace" di Ghilarza (Sardegna), un immobile di cui abbiamo accettato la
generosa donazione per farlo diventare un centro di iniziative per la
promozione della cultura della nonviolenza (seminari, convegni, campi
estivi, eccetera).
Vi proponiamo di sostenere il Movimento Nonviolento che da oltre
quarant'anni con coerenza lavora per la crescita e la diffusione della
nonviolenza.
Grazie.
Il Movimento Nonviolento
*
P. S.: se non fai la dichiarazione in proprio, ma ti avvali del
commercialista o di un Caf, consegna il numero di codice fiscale e di'
chiaramente che vuoi destinare il 5 per mille al Movimento Nonviolento.
Nel 2007 le opzioni a favore del Movimento Nonviolento sono state 261
(corrispondenti a circa 8.500 euro, non ancora versati dall'Agenzia delle
Entrate) con un piccolo incremento rispetto all'anno precedente. Un grazie a
tutti quelli che hanno fatto questa scelta, e che la confermeranno.
*
Per ulteriori informazioni e contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org

6. MEMORIA. ANDREA CASAZZA INTERVISTA ALAIN ROBBE-GRILLET (2004)
[Dal quotidiano "Il secolo XIX" del 17 ottobre 2004 col titolo
"Robbe-Grillet: Oggi gli scrittori pensano solo ai dati di vendita"
Andrea Casazza e' giornalista e scrittore. Tra le opere di Andrea Casazza:
(con Max Mauceri), Liguria criminale. Dieci casi insoluti di cronaca nera,
Frilli, 2005; (con Max Mauceri), Omicidio agli Erzelli, Frilli, 2006; (con
Max Mauceri), Ego te absolvo, Frilli, 2006; La fuga dei nazisti. Mengele,
Eichmann, Priebke, Pavelic da Genova all'impunita', Il Nuovo Melangolo,
2007; (con Max Mauceri), Basilico e sangue, Frilli, 2007.
Alain Robbe-Grillet (1922-2008), scrittore e regista francese. Dalla
Wikipedia, edizione italiana, riprendiamo per stralci la seguente scheda:
"Alain Robbe-Grillet (Brest, 18 agosto 1922 - Caen, 18 febbraio 2008) e'
stato uno scrittore e regista francese. Massimo teorico ed esponente del
gruppo del Nouveau Roman (Nuovo Romanzo), ha espresso una rigorosa e totale
alternativa allo psicologismo del romanzo moderno. Dopo essere stato
agronomo in Africa, esordi' nel 1953 con Le gomme. Fin da quest'opera,
eliminata ogni interiorita' psicologica, riducendo i personaggi alla pura
funzione percettiva (e questa limitata allo sguardo), egli faceva compiere
al romanzo una svolta che e' quasi un capovolgimento: l'attenzione non e'
piu' volta al personaggio ed alle sue azioni, ma alle cose; la trama (spesso
modellata su quella dei gialli o dei miti) serve solo a tenere unite le
notazioni percettive di per se' disgregate in una miriade di minuziosi
particolari. Dopo il secondo romanzo, Le voyeur (1955), ha affiancato
all'opera narrativa una serie di dichiarazioni poetiche, poi raccolte in Per
un nuovo romanzo (1963). Successivamente, come direttore letterario delle
Editions de Minuit, ha fatto conoscere scrittori come Michel Butor e Natalie
Sarraute, anche loro attenti piu' all'esterno che all'interno del
personaggio. Dopo aver pubblicato La gelosia (1957) e Nel labirinto (1959),
si dedico' al cinema. Scrive i dialoghi e la sceneggiatura di L'anno scorso
a Marienbad di Alain Resnais (1961) e dirige dieci film, tra cui
Trans-Europ-Express (1967) e Spostamenti progressivi del piacere (1974).
Membro dell'Academie francaise dal 2004, ha profondamente influenzato la
letteratura europea della seconda meta' del Novecento. Opere di Alain
Robvbe-Grillet: a) romanzi: Un Regicide (1949); Les Gommes (1953); Le Voyeur
(1955); La Jalousie (1957); Dans le labyrinthe (1959); La Maison de
rendez-vous (1965); Projet pour une revolution ‡ New York (1970); Topologie
d'une cite' fantome (1976); Souvenirs du Triangle d'Or (1978); Djinn (1981);
La Reprise (2001); b) saggi: Pour un Nouveau Roman (1963); Le Voyageur,
essais et entretiens (2001); c) filmografia: L'anno scorso a Marienbad
(L'Annee derniere a' Marienbad) (1961); L'immortale (L'Immortelle) (1963);
Trans-Europ-Express (1966); L'homme qui ment (1968); L'Eden et apres (1971);
Spostamenti progressivi del piacere (Glissements progressifs du plaisir)
(1974); Le Jeu avec le feu (1975); Un bruit qui rend fou (1995)"]

Non esiste intellettuale che come lui abbia scavalcato e ridisegnato,
nell'ultimo mezzo secolo, il confine fra cinema e letteratura. O, per dirla
con il sottotitolo scelto per il Festival Grinzane Cinema, altro autore che
possa spiegare meglio di lui "quando le parole diventano immagine". Oggi
Alain Robbe-Grillet, padre negli anni Cinquanta del nouveau roman francese,
e' uno splendido ottantaduenne con il viso segnato dalla vivacita' del
pensiero e dalla profondita' della cultura. E' lui che Giuliano Soria,
patron del festival di Stresa, ha chiamato a presiedere la giuria che ieri
ha premiato Dai Sijie (miglior libro per "Balzac e la piccola sarta
cinese"), Gianni Amelio (miglior film per "Le chiavi di casa") e il genovese
Claudio G. Fava (per la critica cinematografica). Di Robbe-Grillet, l'autore
di cui l'editore Gaston Gallimard diceva che "scriveva libri che non
rispondevano alle esigenze di alcun pubblico", sono rimasti decine di
romanzi e una serie di film che hanno segnato la storia del cinema come
"Trans-Europ-Express" uscito nel 1966 o "Slittamenti progressivi del
piacere" del '74. "Gallimard - puo' dire oggi con un sorriso Robbe-Grillet -
si era sbagliato. Oggi i soli diritti d'autore del romanzo La gelosia (del
1957), valgono quanto lo stipendio di un operaio francese.
*
- Andrea Casazza: Come nasce l'avventura dell'ecole del nouveau roman?
- Alain Robbe-Grillet: Da un gruppo di scrittori e intellettuali che negli
anni Cinquanta a Parigi si mettono insieme con l'intenzione di porsi come
alternativa ai due filoni di narrativa dominanti, quello di una letteratura
all'insegna della leggerezza alla Sagan e quello dell'impegno politico
militante. Noi propugnavamo una letteratura di ricerca e d'avventura
stilistica; ognuno di noi ci aveva provato inutilmente da solo; come gruppo
hanno iniziato ad accorgersi che esistevamo. Tutto qui. Nessuna "ecole" in
senso stretto.
*
- Andrea Casazza: La critica si accorse di voi ma taccio' di
incomprensibilita' le vostre opere.
- Alain Robbe-Grillet: Ci accusavano di essere incomprensibili per il
semplice fatto che ci rifiutavamo di continuare a descrivere il mondo
secondo le regole di Balzac. Chi ci criticava, e lo facevano sia a destra
sia a sinistra, si opponeva al fatto che il mondo era cambiato e che la
letteratura non poteva che fare altrimenti. Tutto cio' era comico oltre che
assurdo. Nessuno chiede alla scienza di non sperimentare nuove vie.
*
- Andrea Casazza: Il pubblico dei lettori stento' comunque a seguirvi.
- Alain Robbe-Grillet: E' vero, ma noi ne eravamo consci. Non volevamo
scrivere per il pubblico che c'era. Scrivevamo per formarne uno nuovo. Non a
caso, oltre quello a Sartre, gli altri due Nobel francesi hanno le stigmate
del nouveau roman: Samuel Beckett e Claude Simon.
*
- Andrea Casazza: Meno difficolta' ebbe invece la vostra esperienza nel
cinema. Perche'?
- Alain Robbe-Grillet: Qui sta una delle grandi differenze fra cinema e
letteratura. In letteratura posso permettermi di scrivere prescindendo da
quanto il pubblico si aspetta. I miei libri sono stati tutti dei long
seller, mai dei best seller: La gelosia, quando usci', vendette sessanta
copie. I film che si girano, invece, devono essere visti se no vengono
ritirati dalle sale e spariscono. Personalmente ho mantenuto lo stesso
produttore per i primi cinque film. Il che vuol dire che incassavano quanto
basta.
*
- Andrea Casazza: Non crede pero' che negli anni Sessanta ci fosse anche
piu' curiosita' intellettuale da parte del pubblico sia dei libri che del
cinema?
- Alain Robbe-Grillet: Penso di si'. Penso che si stia assistendo a un
generale abbattimento del livello di intelligenza e che tutto cio' abbia a
che fare con un problema molto serio: quello dell'educazione dei giovani.
All'obbligo di apprendere sottoponendo il cervello a sfide sempre piu' alte
si e' sostituito il concetto che non si deve sovraccaricare la mente. Il
risultato e' che, ad esempio, nessuno sa piu' fare un'operazione matematica
a mano, nessuno impara piu' il greco o il latino, e si vive in una realta'
in cui il presidente degli Stati Uniti e' la persona piu' illetterata del
mondo. Il messaggio alle giovani generazioni e' terribile: potete mettere in
cantina il cervello e ingrassare davanti alla tv mangiando pop-corn. Potrete
comunque ambire a fare il calciatore, la rock-star o persino, perche' no, il
presidente dello stato piu' potente del mondo.
*
- Andrea Casazza: C'e' qualcosa di nuovo oggi in letteratura, qualcosa che
vada nelle direzione indicata dal nouveau roman?
- Alain Robbe-Grillet: No. Noi eravamo piu' ambiziosi, volevamo cambiare il
mondo. Oggi gli scrittori forse hanno meno orgoglio. Hanno obbiettivi piu'
modesti: la loro maggior preoccupazione e' quella di vendere libri.
*
- Andrea Casazza: E al cinema?
- Alain Robbe-Grillet: Beh, al cinema basta pensare a un film di Antonioni e
paragonarlo a uno di Moretti.

7. MEMORIA. STEFANO GALLERANI RICORDA ALAIN ROBBE-GRILLET
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 febbraio 2008, col titolo "Alain
Robbe-Grillet. Quell'occhio che vide tra le lame delle gelosie" e il
sommario "Romanziere e cineasta, Robbe-Grillet e' morto ieri a Caen.
Qualunque fosse il genere della scrittura che praticava, l'essenziale era
esorcizzare 'il cuore romantico delle cose'. Passera' alla storia della
letteratura per la sua equivocata teorizzazione del 'nouveau roman'".
Stefano Gallerani e' critico letterario e giornalista culturale]

Dunque il Viaggiatore, come Alain Robbe-Grillet intitolava una sua raccolta
di testi e interventi pubblicata da Christian Bourgois (Le voyager. Textes,
causeries et entretien, 2001) ha terminato la sua corsa. A pochi mesi
dall'uscita dell'ultimo e discusso libro, Un roman sentimental, lo scrittore
francese si era appena buttato alle spalle le polemiche suscitate dai
contenuti scabrosi cui si era dedicato, polemiche per giunta alimentate
dagli improperi che gli aveva rivolto Philippe Sollers nella sua
autobiografia, uscita in contemporanea. Tutto, in effetti, sembrava
preordinato per accendere i riflettori sull'ultima fatica di Robbe-Grillet:
il volume venne esposto ancora incellophanato, con le pagine da squinternare
e l'avvertenza che si trattava di una "invenzione fantasmatica" capace di
"urtare alcune sensibilita'". Che Un roman sentimental fosse riuscito o meno
non conto' per nulla.
Del resto, arrivava a coronamento di mezzo secolo in cui Robbe-Grillet non
aveva fatto che adempiere all'esercizio della coerenza estrema, senza mai
cedere alla tentazione di pacificarsi. Un merito che andra' ricordato, tra
gli altri, quando si tornera' a parlare di quell'imprevedibile ed elusivo
funambolo del pensiero e della parola che Robbe-Grillet e' stato.
Di formazione agronomo, professione esercitata fin quando la letteratura non
divenne la sua attivita' principale, Robbe-Grillet, che era nato a Brest nel
1922, si impose gia' con Les Gommes (1953) come uno tra i piu' interessanti
scrittori francesi del dopoguerra. Una fama presto consolidata, se non dai
numeri delle vendite, dall'attenzione di critici allora emergenti come
Roland Barthes, che di lui scrisse sulle pagine di "Critique", intitolando
Letteratura oggettiva il suo primo contributo. Da quel momento il crisma
dell'"oggettivita'" rimase come un marchio su tutta l'opera successiva di
Robbe-Grillet. Fu un equivoco alimentato da lui stesso con la pubblicazione,
nel 1963, degli scritti raccolti sotto il titolo di Pour un Nouveau Roman:
un pugno di saggi teorici e riflessioni su autori come Roussel, Svevo,
Bousquet, Beckett, Pinget, con cui l'autore della Gelosia (1957) e del
Voyeur (1955) prendeva sommariamente le distanze da "alcune nozioni
scadute", incapaci, a suo dire, di rendere il nuovo statuto di concetti come
il "personaggio" o il "romanzo" stesso.
Quel che soprattutto Robbe-Grillet sembrava mettere al bando era la pretesa
dei romanzieri tradizionali di rendere la dimensione psicologica dei
personaggi e la non coincidenza tra il loro realismo e la realta'. Una
posizione che si delineava, in definitiva, piu' attraverso affermazioni
negative che propositive, e che permise all'autore francese di riunire
intorno a se' scrittori che, come lui, cercavano nuove forme espressive.
Nacque cosi' l'altro celebre malinteso, quello relativo alla esistenza di
una cosiddetta scuola del nouveau roman, che vera scuola non fu mai, ne' mai
pretese di esserlo. Decisivo, a questo proposito, fu l'incontro con Jerome
Lindon, che insieme a Robbe-Grillet raggruppo' nella redazione di Minuit
alcuni scrittori tra cui Claude Simon, Nathalie Sarraute e Robert Pinget.
Scrittori molto diversi tra loro, uniti intorno a Samuel Beckett e
accomunati, eventualmente, dalla non classificabilita' secondo gli strumenti
di una critica letteraria che, a dire di Robbe-Grillet, non aveva assimilato
affatto la lezione di Flaubert ma era rimasta ferma alla monumentalita' di
Balzac. Chiuso il decennio con Nel labirinto (1959), negli anni '60 usci' Ca
sa d'appuntamenti, tramite ideale tra la prima fase e i testi che
Robbe-Grillet avrebbe pubblicato dal 1970 al 1978: Progetto per una
rivoluzione a New York, Topologia di una citta' fantasma e Ricordi del
triangolo d'oro. Tre "meccanismi" romanzeschi in cui le implicazioni e le
ossessioni sado-erotiche gia' contenute nei titoli precedenti, prendono
corpo esplicitamente, dando vita a un gioco di specchi in cui ogni libro
dialoga con l'altro lungo un andirivieni intricato e labirintico. Ancora una
volta, quello che conta si deve leggere tra le righe; tuttavia, molti
recensori si affannarono sui dettagli piu' scabrosi.
La parentesi romanzesca di Robbe-Grillet sembro' chiudersi con Djinn (1981),
ma la presenza dell'autore, che pubblicasse o meno, continuo' a farsi
sentire autorevolmente nell'ambiente letterario. Inoltre, tra la meta' degli
anni '80 e i 90, usciva il ciclo dei "Romanesques" (Lo specchio che ritorna,
Angelica o l'incanto e Les Derniers Jours de Corinthe), narrazioni
autobiografiche con cui Robbe-Grillet ripercorreva le tappe piu' importanti
della propria esistenza e della propria attivita' di scrittore,
dall'infanzia a Brest fino al matrimonio con la scrittrice Catherine
(divenuta celebre per essere stata, con il marito, al centro dello scandalo
suscitato dall'anonimato della Storia d'O); dai fraintendimenti sulla sua
opera fino ai processi intentati nei confronti dei suoi film.
La smania del pettegolezzo fece correre i lettori in libreria, ma chi
cercava nei "Romanesques" dettagli piccanti e squallide rivelazioni resto'
deluso. La scrittura in prima persona consenti' a Robbe-Grillet di scartare
la bagarre proprio dal momento in cui sembro' scatenarla. Con il francese
pulito ed esatto che sempre ha connotato la sua pagina, lo scrittore di
Brest smascherava i suoi detrattori solo fingendo di mettere se stesso sotto
la lente di ingrandimento. E via via metteva a punto quel procedimento che
fa sembrare il vero non coincidente con quanto e' reale. Ma come romanziere
la sua parabola non era affatto terminata: nel 2001 usci' La ripresa, un
romanzo ambientato nella Germania del 1949, tutto giocato su quello che e'
stato sempre il suo vero leitmotiv: il doppio.
Nonostante il varco degli ottant'anni Robbe-Grillet non perdeva agilita' ne'
scatto. Dalla Ripresa passarono sei anni prima che Robbe-Grillet pubblicasse
con Fayard il suo nuovo, ultimo romanzo. Ma nel frattempo, l'Academie
francaise aveva provveduto a eleggerlo tra i suoi "immortali".

8. MEMORIA. NIVA LORENZINI RICORDA ALAIN ROBBE-GRILLET
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 febbraio 2008, col titolo "Sguardi da
un universo impratico" e il sommario "Uscito nel '56 e tradotto sul 'Verri'
nel '59, il suo scritto 'Une voie pour le roman futur' apri' nuove
prospettive agli esponenti della neoavanguardia che praticavano la via di un
rifiuto radicale del romanzo 'ben fatto'".
Niva Lorenzini, docente, saggista, insegna Letteratura italiana
contemporanea e Poesia italiana del '900 all'Universita' di Bologna; ha
tenuto lezioni e conferenze presso Universita' statunitensi (Brown, Yale,
Harvard) ed europee (presso il Trinity College di Dublino, a Londra,
Glasgow, Edimburgo, Parigi, Pecs, Bruxelles, Dubrovnik; e' socia fondatrice
del Centro di poesia contemporanea dell'Universita' di Bologna; fa parte
della redazione di numerose riviste, tra cui "Il verri" e "Poetiche"; e'
presidente del Corso di Laurea Dams. Tra le opere di Niva Lorenzini: a)
volumi; Il laboratorio della poesia, Roma, Bulzoni, 1978; Il segno del
corpo, Roma, Bulzoni, 1984; Il frammento infinito, Milano, Angeli, 1988; Il
presente della poesia (1960-1990), Bologna, Il Mulino, 1991; D'Annunzio,
Palermo, Palumbo, 1993; (con F. Curi), Mito e esperienza letteraria:
indagini, proposte, letture, Bologna, Pendragon, 1995; La poesia italiana
del Novecento, Bologna, Il Mulino, 1999; Le maschere di Felicita: pratiche
di riscrittura e travestimento da Leopardi a Gadda, Lecce, Manni, 2000;
Poesia del Novecento italiano, 2 voll., Roma, Carocci, 2002; Le parole
esposte, Milano, Crocetti, 2002; La poesia: tecniche di ascolto (Ungaretti,
Rosselli, Sereni, Porta, Zanzotto, Sanguineti), Lecce, Manni, 2003; b)
edizioni: G. D'Annunzio, Versi d'amore e di gloria, I, Milano, Mondadori,
1982; S. Quasimodo, Lirici greci, Milano, Mondadori, 1985; A. Porta,
Melusina: una ballata e un diario, Milano, Crocetti, 1987; G. D'Annunzio,
Prose di romanzi, II, Milano, Mondadori, 1989; A. Porta, Poesie (1956-1988),
Milano, Mondadori, 1998; A. Porta, Yellow, Milano, Mondadori, 2002; E.
Sanguineti, Faust. Un travestimento, Roma, Carocci, 2003; A. Rosselli,
Sonno-Sleep, Genova, San Marco dei Giustiniani, 2003]

Per generazioni di lettori il nome di Robbe-Grillet e' rimasto legato, nel
tempo, alla stagione del nouveau roman. Alla stagione, dunque, dei Butor e
dei Simon, e dei dibattiti di "Tel Quel", quando ci si interrogava sulla
litterature nouvelle, con appassionati confronti di posizioni: celebre, fra
tutti, quel Debat sur le roman diretto, nel 1964, da Michel Foucault, che
vide tra gli intervenuti, accanto a Sollers e Ollier, Faye e Thibaudeau, un
Sanguineti da poco reduce dalla personale esperienza di Capriccio italiano.
Per lui, come per quanti praticavano, all'inizio degli anni '60, la via di
un rifiuto radicale del romanzo "ben fatto", contestando la mimesi di un
naturalismo appiattito sul rispecchiamento del reale, Robbe-Grillet
significava un ribaltamento di prospettiva (era soprattutto il rifiuto della
metafora quello che interessava allora a Sanguineti, e la deshumanisation
perseguita da Robbe-Grillet nei confronti di una appropriazione riduttiva
del reale).
Il suo scritto teorico, Une voie pour le roman futur, pubblicato in Francia
nel '56 e tradotto da noi da Renato Barilli (il "Verri" ne ospitava alcune
pagine sul numero 2 del 1959), apriva d'un tratto una diversa via
percorribile. Era la scoperta dell'importanza decisiva del montaggio, che
dal cinema si estendeva alla scrittura, a delinearla, con la messa in crisi
della linearita' e della progressione del senso, e con la parallela
revisione della tecnica dello sguardo, che diveniva da quel momento estraneo
ed esterno al soggetto (era poi da noi un altro esponente della
neoavanguardia, il poeta Antonio Porta, ad applicare fino alle conseguenze
estreme una visualizzazione degli oggetti bloccati in istantanee ferme, come
se una luce radente li mettesse a fuoco).
Inseparabile, in Robbe-Grillet, l'esperienza del narratore da quella del
regista cinematografico: nella scrittura di Dans le labyrinthe come nella
sceneggiatura dell'Anno scorso a Marienbad, sino alla produzione piu'
recente, e passando per la sua anomala autobiografia (Le miroir qui revient
dell'85), si e' trattato in fondo sempre, per lui, di esorcizzare "il cuore
romantico delle cose", introducendo disordine nella concatenazione delle
sequenze, riducendo a frammenti tra loro irrelati il darsi della "storia".
Lo faceva, come precisava anni fa Guido Guglielmi in uno scritto di lucida
intelligenza che affrontava le Contestazioni di Alain Robbe-Grillet (lo si
legge in Letteratura come sistema e come funzione), optando per i modi della
"acausalita'", facendo esplodere l'ordine costituito da un sistema che
eterodirige e impone di rispettare gerarchie rigide. Esorcizzare il cuore
romantico delle cose significava, per Guglielmi, "demistificare gli oggetti
e liberare la scrittura". Questo il compito che Robbe-Grillet si e' imposto
a vita, rappresentando un universo "deliberatamente ed essenzialmente
impratico": in un mondo che assiste al trionfo dello strumentale, quella
lezione, con i sovrasensi tragici che comporta tanto piu' se riferita
all'oggi, resta un momento ineliminabile della coscienza critica del secolo
appena concluso.

9. MEMORIA. ROBERTO SILVESTRI RICORDA ALAIN ROBBE-GRILLET
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 febbraio 2008, col titolo "E ora,
Oltre l'Eden, cosa ci combini?".
Roberto Silvestri, acuto studioso di cinema, di cinema scrive sul
"Manifesto"]

Per tutti Robbe-Grillet al cinema significa "opera aperta", ma, come
Monteiro e Ruiz, perversamente. A partire da L'anno scorso a Marienbad,
rebus visuale diretto da Alain Resnais ma di cui Robbe-Grillet, gia' docente
in sguardi scissi dall'Io, minuziosamente elaboro' il complesso decoupage,
senza scriverne una sola riga di copione. Sciolse i nessi causali, confuse
le continuita' spazio-temporali e imbasti' una narrazione circolare basata
sulle logiche non lineari dello sguardo, e mai sulle psicologie di
personaggi espressivamente "pieni". Uno shock per il pubblico affamato di
"perche' succede questo e quello?" se perfino Raffaele Pisu, in una
Canzonissima del 1960, gli dedico' una indimenticabile imitazione (che
effettivamente segno' la ricezione negativa, in Italia, del regista di
spiazzanti melo dada come Oltre l'Eden, Spostamenti progressivi del piacere,
Giochi di fuoco, La belle captive, Un bruit qui rend fou, Gradiva, amati
solo da "Filmcritica" e dalla piu' acuta critica mondiale).
Saltava in aria il realismo '800. Brecht avrebbe gradito. Il sesto senso, ma
decenni dopo, cerco' di sfruttare lo shock della messa in scena
contemporanea con vivi, morti e spettri. E Frank Tashlin, con Jerry Lewis,
spiego' al grande pubblico, nel '64, il movente che spingeva Robbe-Grillet
verso opere dodecafoniche per montaggio colore suono e immagine. Ovvero "il
disordine ordinato", o "l'ordine disordinato" (The desorderly orderly, gioco
di parole sull'"infermiere caotico", in Italia Pazzi, pupe e pillole). Il
disordine non e' l'antitesi dell'ordine, in polemica coi conservatori, ma
una serie di ordini che si scontrano tra loro. E proprio questo disordine
fertile, questo mettere caos nell'unico ordine consentito, e' stata
l'ossessione pratica e teorica del cineasta "nouveau roman", che affidava al
lettore e allo spettatore il finish di un'interpretazione piu' stratificata,
e contaminata dal sostrato libidinoso di tutta le arti.
Ad aprire le danze degli inediti meccanismi percettivi era stato il suo
romanzo La gomme (poi film), folgorante festival dell'oggettivita' dello
sguardo, inquietante come la luce delle persiane in un "noir", ma non
dell'atteggiamento di quello sguardo (come poi scoprirono alcune femministe,
criticando un residuale soggettivismo macho, o i cultural studies,
criticandone l'ideologia esotica). La scrittura puo' circoscrivere
oggettivamente la scrittura, ovvero come sono vere le cose scritte, puo'
molto meno descrivere come "sono veramente le cose", dentro, nelle
interiorita', nelle profondita', nelle scene primordiali, edipiche o
neolitiche, in quel pozzo senza fondo da cui fenomenologhi ed
esistenzialisti stavano proprio in quegli anni riesumando piu' d'una
complessita' rimossa (non c'e' ordine, ovviamente, senza complessita', se no
tutto e' noia).
Per questo, piu' dei colleghi Butor e Serraute, Robbe-Grillet, l'agronomo di
Brest che veniva dalla Martinica, si e' buttato con l'entusiasmo di un
gauchiste, macchina da presa in mano, sul raccordo tra ordine del discorso,
ordine della scrittura, ordine dei sentimenti e ordine dell'immagine. E,
progressivamente, a mano a mano che la complessita', anche della lingua
diventava sempre meno controllabile, si e' spostato verso territori esotici
sempre piu' fascinatori e visionari, nella fantasy estrema, debordando dal
giocoso sadoerotismo pop iniziale verso un misticismo allucinatorio. E
dall'iniziale (profezia di postmodernita') fredda scomposizione, quasi un
gioco interattivo della narrazione d'amore concentrata, che e' L'immortale
('63) o dalla satira del "noir" che e' Trans Europa Express ('66), e'
arrivato fino all'autoderisione, nella contemplazione sacra del corpo di
Arielle Dombasle in Gradiva (omaggio a Albertazzi: l'attore del Marienbad
firmo' da regista solo Gradiva), una donna di 195 anni, identica a quella
che Delacroix disegno' nei suoi carnet marocchini.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.miritalia.org; per contatti: mir at peacelink.it, luciano.benini at tin.it,
sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 471 del 30 maggio 2008

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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