Nonviolenza. Femminile plurale. 127



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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Supplemento settimanale del giovedi' de "La nonviolenza e' in cammino"
Numero 127 del 20 settembre 2007

In questo numero:
1. Lea Melandri: Usciamo dal silenzio, note per il prossimo appuntamento
2. A che punto e' la campagna "50 e 50 ovunque si decide"
3. Uno spazio d'arte alla Casa internazionale delle donne
4. Adriana Cavarero: Gli inermi
5. Elena Ribet: La lotta di Marisela Ortiz Rivera a Ciudad Juarez
6. Giovanna Providenti presenta "Diana" di Marta Lonzi

1. EDITORIALE. LEA MELANDRI: USCIAMO DAL SILENZIO, NOTE PER IL PROSSIMO
APPUNTAMENTO
[Dal sito della Libera Universita' delle donne di Milano
(www.universitadelledonne.it) riprendiamo il seguente intervento di Lea
Melandri.
Lea Melandri, nata nel 1941, acutissima intellettuale, fine saggista,
redattrice della rivista "L'erba voglio" (1971-1975), direttrice della
rivista "Lapis", e' impegnata nel movimento femminista e nella riflessione
teorica delle donne. Opere di Lea Melandri: segnaliamo particolarmente
L'infamia originaria, L'erba voglio, Milano 1977, Manifestolibri, Roma 1997;
Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli, Milano 1988, Bollati Boringhieri,
Torino 2002; Lo strabismo della memoria, La Tartaruga, Milano 1991; La mappa
del cuore, Rubbettino, Soveria Mannelli 1992; Migliaia di foglietti, Moby
Dick 1996; Una visceralita' indicibile, Franco Angeli, Milano 2000; Le
passioni del corpo, Bollati Boringhieri, Torino 2001. Dal sito
www.universitadelledonne.it riprendiamo la seguente scheda: "Lea Melandri ha
insegnato in vari ordini di scuole e nei corsi per adulti. Attualmente tiene
corsi presso l'Associazione per una Libera Universita' delle Donne di
Milano, di cui e' stata promotrice insieme ad altre fin dal 1987. E' stata
redattrice, insieme allo psicanalista Elvio Fachinelli, della rivista L'erba
voglio (1971-1978), di cui ha curato l'antologia: L'erba voglio. Il
desiderio dissidente, Baldini & Castoldi 1998. Ha preso parte attiva al
movimento delle donne negli anni '70 e di questa ricerca sulla problematica
dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni:
L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997);
Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 ( ristampato da Bollati
Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991;
La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996;
Una visceralita' indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle
donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000;
Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati
Boringhieri 2001. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: 'Ragazza
In', 'Noi donne', 'Extra Manifesto', 'L'Unita''. Collaboratrice della
rivista 'Carnet' e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la
rivista 'Lapis. Percorsi della riflessione femminile', di cui ha curato,
insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista,
Manifestolibri 1998. Nel sito dell'Universita' delle donne scrive per le
rubriche 'Pensiamoci' e 'Femminismi'"]

Martedi' 18 settembre, presso la Libera Universita' delle donne di Milano,
c'e' stato il primo incontro di "Usciamo dal silenzio" dopo l'estate. Il mio
non e' un resoconto ma una nota a margine, dettata dal bisogno di
raccogliere le idee, anche in vista del proseguimento della discussione che
si terra' mercoledi' prossimo, 26 settembre, alle ore 20 (esatte!) sempre
nella sede di corso Porta Nuova 32.
Parlando del "malessere" che si e' avvertito, nel corso di quest'anno, nei
laboratori e nelle assemblee di "Usciamo dal silenzio", Paola Redaelli lo
attribuiva principalmente alle difficolta' che insorgono quando si affronta
il problema della rappresentanza: un problema cruciale, che il femminismo
finora non ha affrontato e tanto meno risolto. Legato ad esso c'e' il
problema della cittadinanza e il rapporto col potere, altra questione
spinosa che si affronta di solito con la legge. E c'e' l'autoesclusione
delle donne, che non sempre e' "critica alla politica". Sono questi i temi
che non abbiamo analizzato abbastanza.
*
Altra ragione di incomprensione, divergenze, e' stata la campagna del "50 e
50" e il rapporto con l'Udi, che prevedeva, oltre all'adesione formale, la
raccolta delle firme per una legge di iniziativa popolare. Al di la' del
modo, che alcune hanno ritenuto non trasparente, e altre invece democratico,
con cui si e' deciso di mettere in piedi un comitato per la raccolta delle
firme, resta l'interrogativo politico se sia piu' efficace, per portare alla
coscienza di molti la storica esclusione delle donne dai luoghi decisionali
della vita pubblica, una campagna di idee (documenti come il "manifesto dei
perche'", articoli di giornale, interviste, dibattiti, ecc.), o impegnare
tante energie su una proposta di legge, che finisce per passare inosservata,
o travisata in senso riduttivo (quote, parita', ecc.). In altre parole,
dovremmo chiederci che cosa vuol dire incidere a livello istituzionale - e
agire nello spazio pubblico comporta anche questo - senza appiattirsi su
percorsi, pratiche istituzionali, quale e' appunto una legge.
Nel caso della legge 194 c'era alle spalle di tante manifestazioni e prese
di posizione la pratica di anni dei gruppi femministi su corpo, sessualita',
maternita', una parola sostanziata di esperienze e di pensiero collettivo
che modificava prima di tutto il nostro modo di viverci e rappresentarci il
corpo, la relazione con l'uomo, le altre donne, ecc.
Sono convinta che, sul 50 e 50, considerato un elementare principio di
civilta', come abbiamo detto piu' volte, si possa avviare un discorso sui
fondamenti della politica, sulla sua crisi attuale, che fa venire alla luce
una separazione dalla societa', dal quotidiano, dalle persone reali, a cui
non e' certo estranea la scissione originaria tra uomini e donne, cultura e
natura, pubblico e privato, ecc.
Modificare una rappresentazione del mondo che porta segni sempre piu' chiari
del dominio storico del sesso maschile e che tuttavia continua a celarsi
dietro la "neutralita'", e' gia' politica.
La contrapposizione mazziniana tra "pensiero" e "azione" lasciamola a chi
ragiona per dualismi e non ha preso come noi consapevolezza del legame
indistricabile tra pensiero e corpo, coscienza e inconscio.
*
Ma il malessere e' stato riportato anche alla delusione conseguente al fatto
di aver affrontato con profondita' di analisi, forza organizzativa,
interventi pubblici, grandi temi al centro oggi della vita sociale e delle
agende politiche  - come gli attacchi della Chiesa alla Legge 194, la
violenza contro le donne, le elezioni amministrative e politiche, il
rapporto con le elette - e di non averne poi seguito gli sviluppi, o fatto
le verifiche necessarie (Anita Sonego).
Sullo sfondo, come ha detto Susanna Camuso, c'e' una storia e un'esperienza
personale che molte di noi purtroppo gia' conoscono: i movimenti partono su
intuizioni, forti mobilitazioni, ma poi con facilita' scompaiono. Si parla
molto in questi giorni del V-day di Beppe Grillo, di un movimento nato in
rete; di "Usciamo dal silenzio", nato da una mail, e materializzatosi nelle
vie di Milano con una manifestazione di oltre duecentomila persone si parlo'
poco allora (rispetto a quello che significava), e poi lo si e' cancellato.
D'altro canto - dice sempre Susanna - oggi che la sinistra  nelle sue
diverse componenti si sta riorganizzando, le donne sono centrali, della loro
presenza nelle istituzioni si parla molto, ma non sono mai state cosi'
cancellate.
Proprio perche' condivide questa analisi sullo scenario cambiato che abbiamo
davanti, Assunta Sarlo ritiene che sia necessaria una pausa di riflessione,
un seminario per capire meglio che cosa e' "Usciamo dal silenzio", come si
colloca in questo contesto sociale e politico, quale e' la disponibilita' di
ognuna a farlo esistere, che cosa serve, anche come regole interne, per
evitare che si ripetano deleghe, passivita' di molte, partecipazione a
intermittenza. Potrebbe darsi - aggiunge - che molte di noi, gia' impegnate
in vari ambiti culturali e politici, vogliano concentrare la' loro energie,
per cui serve una verifica.
*
Io penso che questa verifica sia utile e che si possa trovare una giornata
per discuterne a lungo. Nel frattempo pero' e' importante a breve termine
dar seguito alla discussione appena avviata, affrontare il malessere e il
desiderio, espresso piu' o meno esplicitamente da tutte, di ripresa.
La mia convinzione - e in questo sono d'accordo con Susanna - e' che oggi ci
sia piu' che mai bisogno di un movimento di donne, proprio perche' stanno
avvenendo nell'ambito politico che ci interessa - quello del
centro-sinistra - cambiamenti che passano sopra la testa di molti, delle
donne in particolare, negoziazioni tra segreterie di partito (tutti
rigorosamente uomini), che possono sclerotizzare ancora di piu' la politica
istituzionale.
Un movimento di donne per me vuol dire il luogo in cui e' possibile
elaborare un pensiero autonomo da modelli precostituiti, saperi e linguaggi
segnati storicamente dal protagonismo di un sesso solo; l'opportunita' di
analizzare a fondo e senza paura le ragioni profonde dell'omologazione,
della seduzione che privilegi e poteri esercitano anche sulle donne. Nel
medesimo tempo, un movimento significa anche forza collettiva, capacita'
organizzativa, prontezza di risposta sulle questioni che piu' ci
interessano. Gli obiettivi, come ha detto Susanna, non mancano, a questo ci
pensa l'occhio vigilante del Vaticano che, come sappiamo, ha molto a cuore
la nostra sorte. Si tratta di ragionare su scelte, priorita', scadenze
immediate e tempi lunghi dell'elaborazione, alternando come abbiamo fatto
laboratori, dove fare analisi e proposte, e assemblee, per il momento
decisionale.
*
Importante, come e' stato detto da molte, e' coinvolgere in modo piu'
continuativo gruppi, associazioni o singole che operano in campi diversi, ma
che si riconoscono nel percorso collettivo allargato di "Usciamo dal
silenzio", tentare di definire modalita' di rapporto sulla rappresentanza
interna, presupponendo che la diversita' non voglia sempre dire "farsi la
guerra".
Arrivederci a mercoledi 26 settembre 2007, presso la Libera Universita'
delle donne, corso di Porta Nuova 32, alle ore 20.

2. INIZIATIVE. A CHE PUNTO E' LA CAMPAGNA "50 E 50 OVUNQUE SI DECIDE"
[Dal sito www.noidonne.org riprendiamo il seguente articolo dal titolo
"50e50: a che punto siamo" e il sommario "In vista della manifestazione
nazionale del 13 ottobre ecco i risultati raggiunti dalla campagna, che si
chiudera' il 30 novembre 2007"]

Oltre 50 i centri di raccolta - di cui 26 dell'Udi - hanno avviato con
entusiasmo la raccolta delle firme, che e' nel pieno dell'attivita'. Sempre
a proposito di numeri, piace far sapere che sono stati spediti 15.490 moduli
in tutta Italia - dall'estremo nord all'estremo sud, isole comprese -
insieme a 2.980 locandine, 2.720 spille, 60 bandiere, 30.000 volantoni e 68
blocchetti di autofinanziamento "perche' chiediamo una sottoscrizione per le
spese di stampa e spedizione".
I commenti dalla "centrale operativa" sono all'insegna dell'ottimismo: "il
grande obiettivo che ci poniamo e' possibile grazie alla disponibilita' e
alla passione politica". Nella sede nazionale dell'Udi a Roma alcune donne
fanno i turni per rispondere tempestivamente alle richieste, le piu'
diverse.
"I Centri di raccolta sono la novita' politica di questa campagna perche'
sono diffusi sul territorio per iniziativa di donne motivate, perche' si
organizzano da soli, grazie anche al sito www.50e50.it, che aggiorna sui
vari appuntamenti". Sono davvero tante le donne che si sono attivate,
"ciascuna ha messo a frutto la proprie relazioni e competenze perche' sente
come ormai non piu' rimandabile il progetto, come fondamentale per il futuro
e per la democrazia - osserva Pina Nuzzo -. Donne dell'Udi, delle
organizzazioni piu' differenti che non avremmo conosciuto se non avessimo
avviato questa campagna, delle organizzazioni sindacali, delle commissioni
pari opportunita', le consigliere di parita', singole donne con storie e
appartenenze politiche diverse hanno investito in tempo ed energia oltre
ogni aspettativa".
Il prossimo impegno sara' per una grande manifestazione a Roma, il 13
ottobre 2007, promossa dai Centri di raccolta e dai Consigli delle donne
"50e50 ovunque si decide". Notizie piu' dettagliate saranno diffuse a
settembre. D'obbligo tenere d'occhio il sito.
*
Per informazioni: tel. 066865884, e-mail 50Ee50udinazionale at gmail.com, sito:
www.50e50.it

3. INIZIATIVE. UNO SPAZIO D'ARTE ALLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE
[Da Maria Palazzesi (per contatti: m.palaz at libero.it) riceviamo e
diffondiamo.
Maria Palazzesi e' responsabile per la cultura della Casa Internazionale
delle donne (www.casainternazionaledelledonne.org)]

Alla Casa internazionale delle donne, via della Lungara 19, Roma, giovedi'
27 settembre alle ore 19 si inaugura il primo spazio espositivo dedicato
alle giovani artiste d'arte contemporanea "La Magnolia" con la mostra
fotografica di Sara Spizzichino "Wolderland" fino al 17 ottobre.
La Magnolia e' una vetrina aperta alle esperienze artistiche di giovani
donne all'inizio della loro attivita'.
La Magnolia e' un anello di congiunzione tra il mondo dell'arte e le giovani
artiste.
La Magnolia e' una rete di scambi e di relazioni nel campo dell'arte e della
cultura.
La Magnolia e' un luogo per mostrare, mostrarsi e conoscere.
Organizza l'area cultura della Casa internazionale delle donne.
*
Per informazioni e contatti: Casa internazionale delle donne, via della
Lungara 19, Roma, tel. 0668401720, e-mail: cciddonne at tiscali.it, sito:
www.casainternazionaledelledonne.org

4. MAESTRE. ADRIANA CAVARERO: GLI INERMI
[Da Adriana Cavarero, Orrorismo, Feltrinelli, Milano 2007, p. 87.
Adriana Cavarero e' docente di filosofia politica all’Università di Verona;
dal sito "Feminist Theory Website: Zagreb Woman's Studies Center" ospitato
dal Center for Digital Discourse and Culture at Virginia Tech University
(www.cddc.vt.edu/feminism), copyright 1999 Kristin Switala, riportiamo
questa scheda bibliografica delle sue opere pubblicate in volume [che
abbiamo parzialmente aggiornato]: a) libri: Dialettica e politica in
Platone, Cedam, Padova 1974; Platone: il filosofo e il problema politico. La
Lettera VII e l'epistolario, Sei, Torino 1976; La teoria politica di John
Locke, Edizioni universitarie, Padova 1984; L'interpretazione hegeliana di
Parmenide, Quaderni di Verifiche, Trento 1984; Nonostante Platone, Editori
Riuniti, Roma1990 (traduzione tedesca: Platon zum Trotz, Rotbuch, Berlin
1992; traduzione inglese: In Spite of Plato, Polity, Cambridge 1995, e
Routledge, New York 1995); Corpo in figure, Feltrinelli, Milano 1995;
Platone. Lettera VII, Repubblica: libro VI, Sei, Torino 1995; Tu che mi
guardi, tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 1997; Adriana Cavarero e
Franco Restaino (a cura di), Le filosofie femministe, Paravia, Torino 1999;
A piu' voci. Filosofia dell'espressione vocale, Feltrinelli, Milano 2003;
Orrorismo, Feltrinelli, Milano 2007. b) saggi in volumi collettanei:
"Politica e ideologia dei partiti in Inghilterra secondo Hume", in Per una
storia del moderno concetto di politica, Cleup, Padova 1977, pp. 93-119;
"Giacomo I e il Parlamento: una lotta per la sovranita'", in Sovranita' e
teoria dello Stato all'epoca dell'Assolutismo, Istituto dell'Enciclopedia
Italiana, Roma 1980, pp. 47-89; "Hume: la politica come scienza", in Il
politico. Da Hobbes a Smith, a cura di Mario Tronti, Feltrinelli, Milano
1982, vol. II, pp. 705-715; "Il principio antropologico in Eraclito", in
Itinerari e prospettive del personalismo, Ipl, Milano 1987, pp. 311-323; "La
teoria contrattualistica nei Trattati sul Governo di John Locke", in Il
contratto sociale nella filosofia politica moderna, a cura di Giuseppe Duso,
Il Mulino, Bologna 1987, pp. 149-190; "Per una teoria della differenza
sessuale", in Diotima. Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga,
Milano 1987, pp. 43-79. (traduzioen tedesca: "Ansatze zu einer Theorie der
Geschlechterdifferenz", in Diotima. Der Mensch ist Zwei, Wiener
Frauenverlag, Wien 1989); "L'elaborazione filosofica della differenza
sessuale", in La ricerca delle donne, Rosenberg & Sellier, Torino 1987, pp.
173-187. (traduzione inglese: "The Need for a Sexed Thought", in Italian
Feminist Thought, ed. by S. Kemp and P. Bono, Blackwell, Oxford 1991);
"Platone e Hegel interpreti di Parmenide", in La scuola Eleatica,
Macchiaroli, Napoli 1988, pp. 81-99; "Dire la nascita", in Diotima. Mettere
al mondo il mondo, La Tartaruga, Milano 1990, pp. 96-131. (traduzione
spagnola: "Decir el nacimiento", in Diotima. Traer al mundo el mundo, Icaria
y Antrazyt, Barcelona 1996); "Die Perspective der Geschleterdifferenz", in
Differenz und Gleicheit, Ulrike Helmer Verlag, Frankfurt 1990, pp. 95-111;
"Equality and Sexual Difference: the Amnesias of Political Thought", in
Equality and Difference: Gender Dimensions of Political Thought, Justice and
Morality, edited by G. Bock and S. James, Routledge, London 1991, pp.
187-201; "Il moderno e le sue finzioni", in Logiche e crisi della modernita,
a cura di Carlo Galli, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 313-319; "La tirannia
dell'essere", in Metamorfosi del tragico fra classico e moderno, a cura di
Umberto Curi, Laterza, Rma-Bari 1991, pp. 107-122; "Introduzione" a: B.
Head, Una questione di potere, El, Roma 1994, pp. VII-XVIII; "Forme della
corporeita'", in Filosofia, Donne, Filosofie, Milella, Lecce 1994, pp.
15-28; "Figures de la corporeitat", Saviesa i perversitat: les dones a la
Grecia Antiga, coordinacio de M. Jufresa, Edicions Destino, Barcelona 1994,
pp. 85-111; "Un soggetto femminile oltre la metafisica della morte", in
Femminile e maschile tra pensiero e discorso, Labirinti 12, Trento, pp.
15-28; "La passione della differenza", in Storia delle passioni, a cura di
Silvia Vegetti Finzi, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 279-313; "Il corpo e il
segno. Un racconto di Karen Blixen", in Scrivere, vivere, pensare, a cura di
Francesca Pasini, La Tartaruga, Milano 1997, pp. 39-50; "Schauplatze der
Einzigartigkeit", in Phaenomenologie and Geschlechterdifferenz, edd. Silvia
Stoller und Helmuth Vetter, Wuv-Universitatsverlag, Wien 1997, pp. 207-226;
"Il pensiero femminista. Un approccio teoretico", in Le filosofie
femministe, a cura di Franco Restaino e Adriana Cavarero, Paravia, Torino
1999, pp. 111-164; "Note arendtiane sulla caverna di Platone", in Hannah
Arendt, a cura di Simona Forti, Bruno Mondadori, Milano 1999, pp. 205-225]

Colpiti, a uno a uno, nella singolarita' del loro corpo vulnerabile, gli
inermi stanno al centro della distruzione moderna e ne rivelano la deriva
orrorista. Il che li colloca in una posizione prospettica sull'orrore che,
quando si parla di guerra, nessuna trattazione dovrebbe piu' permettersi di
ignorare.

5. TESTIMONIANZE. ELENA RIBET: LA LOTTA DI MARISELA ORTIZ RIVERA A CIUDAD
JUAREZ
[Dal sito www.noidonne.org riprendiamo il seguente articolo apparso su "Noi
donne" di settembre 2007
Elena Ribet e' nata nel 1973 a Roma, dove attualmente vive e lavora
occupandosi della comunicazione per una onlus che promuove l'integrazione
delle persone con disabilita' intellettiva. Si interessa di ecumenismo,
teologia e integrazione culturale. Ha presieduto il convegno interreligioso
Religione, pace e violenza (5 e 6 aprile 2003, Mappano, Torino). Il suo
intervento "La Marialis Cultus: una lettura evangelica" e' inserito negli
atti del XV Colloquio Internazionale di Mariologia, Patti (Messina), 16 e 18
aprile 2004 (Edizioni Ami, Roma, 2005). Ha partecipato all(allestimento del
musical Israel, dove vai? di Daniel Lifschitz sulle vicende e contraddizioni
del popolo ebraico nella storia, curandone anche l'ufficio stampa. Collabora
con riviste e periodici fra cui il settimanale delle chiese evangeliche
battiste, metodiste e valdesi "Riforma" e il mensile "Noidonne". E'
vincitrice del quinto concorso Le donne pensano, le donne scrivono, sezione
poesia, promosso dalla Citta' di Torino, VI Circoscrizione, e dal Centro
Donna, ed e' stata pubblicata nell'antologia del premio. Opere di Elena
Ribet: Diario dei quattro nomi, Edizioni Joker, 2005.
Marisela Ortiz Rivera, psicologa e insegnante, e' tra le fondatrici di
"Nuestras hijas de regreso a casa", associazione di familiari e amici delle
giovani uccise a Ciudad Juarez, in Messico]

Dal 1993 a oggi sono oltre mille le donne e le bambine scomparse a Ciudad
Juarez, Messico; di queste, circa 460 sono state ritrovate morte dopo essere
state violentate e torturate. Marisela Ortiz Rivera, psicologa e insegnante,
e' tra le fondatrici di "Nuestras Hijas de Regreso a Casa" (Le nostre figlie
di ritorno a casa). L'associazione di familiari e amici delle giovani uccise
e desaparecidas e' nata dopo la sparizione e l'assassinio di Lilia Alejandra
Garcia Andrade, che dopo aver subito torture per cinque giorni, fu
strangolata e gettata in un campo.
Marisela Ortiz, accolta a Montecitorio a maggio, durante il suo viaggio in
Italia per denunciare il perpetrarsi dei femminicidi ha portato una tragica
testimonianza.
"E' triste e doloroso parlare di quello che avviene a Ciudad Juarez e di
cio' che abbiamo visto con i nostri occhi. La realta' che c'e' dietro i
femminicidi e' molto complessa. A Ciudad e' normale la violenza domestica,
ma qui non si tratta di questo. Provate a immaginare che state aspettando
vostra figlia che dovrebbe tornare da scuola o dal lavoro. E non arriva.
Subito la si cerca, con le amiche, chiedendo a tutti, ai vicini, sui posti
di lavoro: nessuno dice niente. Perche' hanno paura che accada anche a loro.
Quindi le madri si recano alla polizia; qui vengono ignorate, offese,
denigrate, interrogate e persino incolpate. Alla madre dicono 'Tua figlia e'
fuggita con un ragazzo, si droga, fa la bella vita' e le dicono di dover
aspettare 36 o 72 ore per la denuncia di scomparsa. In quelle ore, le madri
sanno che la loro figlia verra' torturata, seviziata, violentata e poi
morira' per le violenze subite".
Varieparlamentari italiane hanno invitato il Presidente del Consiglio dei
Ministri e il Ministro degli Esteri a sollecitare il presidente messicano
Calderon ad assicurare il rispetto dei diritti umani. Il Presidente del
Consiglio Prodi ha ribadito in una lettera l'impegno dell'Italia per i
diritti umani ed esortato le autorita' messicane ad azioni di contrasto nei
confronti della criminalita' organizzata, soprattutto alla luce
dell'incarico assunto dal Messico alla Presidenza del Consiglio dei Diritti
Umani dell'Onu.
*
Marisela Ortiz, che e' gia' stata minacciata di morte, al rientro
dall'Italia ha ricevuto nuovi messaggi di insulti e intimidazioni.
"La comunita' internazionale deve intervenire, dobbiamo far circolare
documenti, foto, testimonianze: non e' possibile che le madri aspettino in
casa che succedano queste cose, o che si ritengano fortunate se hanno
trovato il cadavere delle figlie abbastanza presto a significare che sono
state torturate meno a lungo. Le madri vengono chiamate dalla polizia e
viene detto loro che hanno trovato una ragazza, che forse e' la loro figlia,
che devono venire a prenderla; i funzionari le portano in obitorio a
identificare il cadavere, irriconoscibile per la violenza e la crudelta'
delle sevizie subite. Visi distrutti, con la pelle e i capelli rimossi,
violazioni sessuali, labbra staccate a morsi. Abbiamo visto cose terribili
fatte anche su bambine, una aveva solo 3 anni".
Si sono fatti molte ipotesi sulle ragioni di queste violenze: riti satanici,
orge, venditori di organi, sacrifici umani. Le opinioni di criminologi e
antropologi convergono sempre piu' sul fatto che si tratti di riti per
inserirsi in bande mafiose.
"Si e' cercato di mettere insieme i tasselli per capire questi crimini.
Abbiamo studiato i dossier e i casi, nomi, date, luoghi di sparizione,
ritrovamento, posizione dei cadaveri, tipo di torture subite. Ha cominciato
a delinearsi un quadro impressionante, c'erano analogie e corrispondenze,
gli stessi funzionari negligenti, dettagli che si ripetono. Tutte le vittime
sono giovani e belle, sono sequestrate per settimane, uccise, sfigurate e
mutilate con accanimento e sadismo disumani".
Secondo testimonianze e documenti, gli assassini sono protetti: si
moltiplicano coincidenze che sembrano stabilire un legame con narcotraffico,
polizia e militari. Prima del 2001 i cadaveri venivano sempre ritrovati; da
quando le inchieste si sono moltiplicate, i corpi hanno cominciato a
scomparire nel nulla. Coloro che hanno lavorato a questi casi hanno ricevuto
minacce di morte e alcuni sono stati assassinati.
*
"Il primo giovedi' di ogni mese organizziamo a Ciudad Juarez una marcia di
protesta silenziosa. Aderite a questa 'Giornata contro il femminicidio',
parlando di questo dramma affinche' i crimini non restino impuniti. Il
nostro dolore e l'indignazione ci danno il coraggio per affrontare la
corruzione, l'omerta' e l'indifferenza verso le morti assurde delle nostre
figlie".
*
Per informazioni: www.mujeresdejuarez.org

6. LIBRI. GIOVANNA PROVIDENTI PRESENTA "DIANA" DI MARTA LONZI
[Dal sito www.noidonne.org riprendiamo il seguente articolo dal titolo "La
principessa femminista" e il sommario "A dieci anni dalla morte e
dall'infinito scorrere superficiale di molte parole sul fenomeno Diana
Spencer, puo' valere la pena aggiungere qualcosa per rivalutare la
personalita' e le scelte femministe di questa donna scomoda".
Giovanna Providenti e' ricercatrice nel campo dei peace studies e women's
and gender studies presso l'Universita' Roma Tre, saggista, si occupa di
nonviolenza, studi sulla pace e di genere, con particolare attenzione alla
prospettiva pedagogica. Ha due figli. Partecipa  al Circolo Bateson di Roma.
Scrive per la rivista "Noi donne". Ha curato il volume Spostando mattoni a
mani nude. Per pensare le differenze, Franco Angeli, Milano 2003, e il
volume La nonviolenza delle donne, "Quaderni satyagraha" - Libreria Editrice
Fiorentina, Pisa-Firenze 2006; ha pubblicato numerosi saggi su rivista e in
volume, tra cui: Cristianesimo sociale, democrazia e nonviolenza in Jane
Addams, in "Rassegna di Teologia", n. 45, dicembre 2004; Imparare ad amare
la madre leggendo romanzi. Riflessioni sul femminile nella formazione, in M.
Durst (a cura di), Identita' femminili in formazione. Generazioni e
genealogie delle memorie, Franco Angeli, Milano 2005; L'educazione come
progetto di pace. Maria Montessori e Jane Addams, in Attualita' di Maria
Montessori, Franco Angeli, Milano 2004. Scrive anche racconti; sta
preparando un libro dal titolo Donne per, sulle figure di Jane Addams, Mirra
Alfassa e Maria Montessori, e un libro su Goliarda Sapienza.
Marta Lonzi, nata a Firenze nel 1938, nella stessa citta' si laurea in
architettura con una tesi in urbanistica, sotto la guida di Ludovico
Quaroni, uno dei protagonisti delle vicende piu' significative
dell'architettura italiana. Tramite la sorella Carla Lonzi, caposcuola del
femminismo in Italia, critica d'arte e scopritrice dell'avanguardia
artistica degli anni Sessanta, Marta Lonzi entra in contatto con gli artisti
di quel periodo (Pinot Gallizio, Carla Accardi, Pietro Consagra, Mario
Nigro, Giulio Paolini, Luciano Fabro). Dal '67 al '74 Marta Lonzi e'
assistente alla cattedra di Composizione architettonica, con Alberto Samona'
e Ludovico Quaroni, all'Universita' di Roma. In questi anni inizia
l'elaborazione dei presupposti teorici del processo creativo reale e non
sublimato, approccio all'architettura che sara' poi sviluppato attraverso
conferenze e seminari, alla Hochschule der Kunste e all'Iba di Berlino,
all'Escuela Tecnica Superior de Arquitectura de la Universidad de La Coruna,
all'Ecole d'Architecture de Strasbourg e alla Scuola di Cultura
Contemporanea di Mantova. L'attivita' di ricerca sul processo creativo, che
si allarga alla crisi della citta' moderna, si traduce in numerose
pubblicazioni: L'architetto fuori di se', Prototipi, Milano 1982; Les Forums
et les architectes: un probleme eternel de sauvegarde, "Werk und Zeit",
Berlin 1985; Parchi urbani: l'ultima, vera, occasione per prendere coscienza
della periferia della citta', "Paesaggio urbano", 4-5, luglio-ottobre 1995;
"Un rifiuto incomprensibile", in Carla Lonzi, Rapporti tra la scena e le
arti figurative della fine dell'800, Leo S. Olschki editore, Firenze 1995;
Del sistema direzionale orientale, Prototipi, Milano 1997; Roma 2000: una
citta' senza periferia, "Il Manifesto" del 17 giugno 1998; Roma e' da
salvare, Pietralata New York Istanbul, Prototipi, Milano 1999; Addio citta'
belle... Le riflessioni teoriche si sono trasferite in una ricca esperienza
professionale, con la partecipazione a concorsi e la realizzazione di
edifici e ristrutturazioni d'interni. Marta Lonzi e' stata premiata per il
Concorso Premio Olivetti 1966 "La citta' nuova", il Concorso nazionale per
il nuovo palazzo della Camera dei Deputati nel 1967, e il Concorso
internazionale per la riqualificazione e sistemazione del Borghetto Flaminio
di Roma, nel 1994. Molti degli edifici realizzati da Marta Lonzi sono stati
pubblicati sulle principali riviste d'architettura e tra questi si segnalano
abitazioni civili, stabilimenti industriali, ville storiche e atelier
d'artisti in varie parti d'Italia e in Austria. Alcuni degli spazi interni
progettati da Marta Lonzi sono stati utilizzati da registi, come Ermanno
Olmi, Giuseppe Bertolucci, Ettore Scola e Donatella Maiorca, per girare
alcune scene dei loro film. Attualmente Marta Lonzi vive nel Chianti e
lavora a Roma, Siena e Cagliari. Tra le opere recenti di Marta Lonzi: Diana.
Una femminista a Buckingham Palace, Scritti di Rivolta Femminile, Milano
1998; (con Francesca Garavini), Roma e' da salvare, Scritti di Rivolta
Femminile, Milano 1999; Autenticita' e progetto, Jaca Book, Milano 2006]

Cos'altro puo' esserci da dire su Diana Spencer, la donna che in vita e in
morte fa aumentare le tirature dei giornali, la cui immagine e' comparsa sul
maggior numero di copertine al mondo? Cos'altro puo' essere detto in
occasione del decimo anniversario dalla sua morte?
Eppure qualcosa c'e': al di la' delle parole e giudizi espressi sulla madre
del futuro re d'Inghilterra, molto amata dal popolo, come odiata nel suo
ambiente e disprezzata dalla elite di intellettuali che arricciano sempre il
naso di fronte ai fenomeni di massa, come quello spontaneo e inaspettato
verificatosi nei giorni successivi la sua morte e che - come recentemente
raccontato nel film "The Queen" - ha fatto traballare la monarchia inglese,
costretta a scendere in strada ad annusare fiori di fronte ai milioni di
seguaci di Diana, in maggioranza donne.
*
Sul motivo di tanto amore di popolo - definito da Eric Hobsbawm "privo di
ogni lucidita'" - per questa principessa indiscutibilmente interessante,
considerata buona e infelice da alcuni, incosciente, inopportuna,
opportunista e stratega da altri, sono state fatte molte ipotesi, ma quella
proposta da Marta Lonzi nel suo volume Diana: una femminista a Buckingam
Palace (Scritti di Rivolta Femminile, Prototipi, 1997), credo sia una delle
meno conosciute. Cio' che di diverso emerge dalle righe di questo volume e'
il coraggio di osare attraversare i rotocalchi strappalacrime, i freddi
giudizi di sociologi, psicologi e storici, per guardare piu' in profondita',
mettendosi in ascolto del comune sentire della gente, ed anche di se stessa.
Marta Lonzi, confessando di avere pianto per la morte di Diana di "un dolore
vero, come se avessi perso una compagna di vita", scrive: "ricordare gli
episodi salienti della sua giovane vita spezzata, il suo desiderio di non
mollare contro un estabilishment potente, era liberatorio. Assurdamente
liberatorio - pure nel dolore della morte presente. Credo che questo
sentimento sia uno dei valori segreti e piu' profondi che si nascondono
dietro la partecipazione di cordoglio alle sue esequie e che lo studioso,
Eric Hobsbawm, non provandolo, non e' in grado di comprendere. Piangere la
morte di Diana e' piangere la fine di un'avventura appassionante, perche' un
imprevisto aveva portato alla ribalta internazionale una donna che si era
rivelata scardinatrice di una cultura antica e patriarcale. Per questo e'
stata tanto amata, in particolare dalle donne".
Imbattendosi nella difficolta' di trattare di una donna ormai morta, non
espressasi scrivendo ma vivendo e compiendo scelte plateali, per "scoprire
la vera Diana" Lonzi, interessata a rivisitare il percorso imprevisto che ha
portato Diana non alla fama internazionale quanto a scegliere di essere se
stessa, la cerca in ogni "sua parola detta in prima persona": siano essi
discorsi ufficiali, registrazioni rubate, interviste e facendo largo uso
"dell'onestissimo libro di Andrew Morton", che, oltre alla famosa intervista
per la Bbc, comprende una parte autobiografica scritta da Diana.
*
Sin dagli inizi degli anni Ottanta quando Diana inizia ad apparire in
pubblico cio' che piu' piace alla gente non e' il suo fascino o il suo
futuro destino di regnante quanto il suo proporsi, al di la' delle
aspettative e delle necessita' di casta, come una donna in carne e ossa,
piena di timori e desideri, una donna qualsiasi che ha sposato un futuro re,
ma che si e' ritrovata in pastoie non diverse da quelle di una donna comune:
"migliaia di donne - scrive Lonzi - si sono appassionate alla lotta che
Diana ha dovuto sostenere con Carlo e la corte, per essere riconosciuta come
identita' distinta, incompatibile con i ruoli che una cultura patriarcale le
aveva predisposto e, quindi, contro gli aut aut e le strumentalizzazioni
finalizzate a farle perdere stima e coscienza di se', per ridurla a una
persona subalterna e complementare, una figura rassicurante per l'identita'
del principe".
Nell'intervista a Morton Diana racconta i 16 anni di vita a corte
esattamente per come li ha vissuti e le sue parole, intense e commoventi,
sono cosi' ben riuscite semplicemente perche' autentiche e non perche' opera
di una "abile manipolatrice dei media", come e' stata definita in una
recente intervista a Tina Brown su "Io donna". Diana davvero desiderava
amare ed essere amata e vivere un rapporto di reciproca sincerita'. Davvero
ha sofferto la fredda indifferenza del marito, il cinismo dell'ambiente di
corte, e ha tentato il suicidio tre volte. Davvero e' stata, in un primo
momento, l'ingenua ragazza spaventata di non essere all'altezza e che col
tempo si e' accorta - per via di una propria "attitudine a giudicare in
maniera autonoma" - di trovarsi in un mondo finto e "privo di rapporti con
la vita e i problemi di oggi".
Diana era una donna viva e vera, in grado di provare sconcerto, ovvero lo
"sdegno apocalittico o attonito sbalordimento" che sperimenta la giovane
donna quando le crolla ogni fiducia nel patriarca, afferma Marta Lonzi
citando la sorella Carla, autrice di Sputiamo su Hegel nel 1971.
Il fatto di dare priorita' alla propria esigenza di autenticita',
annoiandosi palesemente alle cerimonie ufficiali e dicendo pubblicamente che
un uomo come il marito, privo di qualita' umane nella dimensione privata,
non puo' essere un buon re, fanno accostare la mancata regina d'Inghilterra
alla riformulazione della politica compiuta dal femminismo negli anni
Settanta per cui "il personale e' politico". Leggendo bene le parole della
stessa Diana ci accorgiamo di quanto siano disarmanti le sue prese di
posizione politica, dirompente la sua determinazione a cambiare lo stato di
cose: "Se noi, come societa', continuiamo a rendere inabili le donne
incoraggiandole a credere che debbano fare soltanto cio' che viene
considerato a beneficio della loro famiglia, persino quando queste donne
ricevono un danno nel fare questo, se sentono che non hanno mai il diritto
di fare qualche cosa solamente per se stesse, se sentono che devono
sacrificare tutto per i loro cari, persino a costo della loro salute, della
loro forza interiore e della stima di se', vivranno solamente all'ombra
degli altri e la loro salute mentale ne soffrira'". Come trovare parole piu'
concrete e immediate da rivolgere alle donne schiacciate da una cultura
oppressiva nei loro confronti?
Ma Diana, donna non ideologica, non voleva solo dire qualcosa, voleva anche
rendersi utile: "se la famiglia reale non cambia, e non cambiano i suoi
rapporti con il resto della societa', cessera' di svolgere qualsiasi
funzione utile... vogliamo che la famiglia reale sia riverita in virtu'
della sua posizione o non preferiamo piuttosto, vivendo in una societa'
moderna, che essa sia ammirata per come affronta i traumi della vita
quotidiana?".
Che altro ruolo puo' avere oggi una monarchia - rifletteva Diana - se non
quello di porsi in maniera moralmente esemplare al proprio popolo? E quale
avrebbe potuto essere il suo proprio modo per rendersi utile alla causa
delle donne se non trasformare se stessa in un modello femminile esemplare?
Nessuno e' prigioniero del proprio ruolo, rispondeva Diana alle giornaliste
a proposito di quello che avrebbe potuto fare Carlo: "tocca a lui definire
il suo ruolo. Potrebbe fare qualsiasi cosa. Del resto e' proprio quello che
ho cercato di fare io", rinunciando a corona e palazzo e diventando regina
nel cuore della gente, aggiungiamo noi.
Diana e' ancora oggi cosi' amata dalle donne di tutto il mondo perche'
rinunciando a una prigione d'oro e disincarnata ha permesso a se stessa di
vivere la sofferenza di una donna comune. E perche' non usava il linguaggio
retorico e distaccato della politica di palazzo, non anteponeva ideali
astratti alla soluzione concreta di problemi quotidiani, toccando
inconsciamente il desiderio di liberta' e integrita' di molte donne comuni.
Non a caso Diana e' piu' amata dalle casalinghe che dalle donne in carriera,
e non e' compresa da intellettuali e femministe di matrice ideologica.
*
Il paradosso Diana, la principessa che ha scelto di uscire dal ruolo perche'
voleva essere viva e vera, e' che invece la sua morte prematura l'ha
trasformata in una leggenda, senza piu' nessuna possibilita' di cambiare, di
uscire dalla gabbia finale in cui lei stessa si era posta, dando forse
troppa importanza al proprio ruolo, e ultimamente soffrendo molto gli
"effetti secondari" dell'eccessiva notorieta': perche' era una donna debole.
Se non fosse morta, sarebbe stata nominata "ambasciatrice umanitaria del
Regno Unito" da un uomo ambizioso e opportunista come Blair. E a noi piace
pensare che Diana avrebbe fatto di tutto per uscire da questa nuova gabbia,
o l'avrebbe saputa volgere in una forma tale da non intaccare la propria
salute mentale. Ma un incidente stradale, la causa piu' comune di morte dei
nostri tempi, l'ha trasformata da donna in leggenda, il 31 agosto 1997.

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NONVIOLENZA. FEMMINILE PLURALE
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Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 127 del 20 settembre 2007

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