Minime. 164



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 164 del 28 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Maria G. Di Rienzo: Qualche notizia
2. Gerard Lutte: Notizie dalla strada
3. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte
nona)
4. Comitato di opposizione all'aeroporto di Viterbo: Alcune proposte di
riflessione
5. Giovanni Falaschi presenta "Il costante piacere di vivere. Vita di Giaime
Pintor" di Maria Cecilia Calabri
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. MONDO. MARIA G. DI RIENZO: QUALCHE NOTIZIA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005. Un
piu' ampio profilo di Maria G. Di Rienzo in forma di intervista e' in
"Notizie minime della nonviolenza" n. 81]

La femminista turca Pinar Ilkkaracan ha ricevuto il Premio internazionale
per i diritti delle donne, assieme a due organizzazioni da lei fondate,
"Donne per i diritti umani delle donne" e "Coalizione per i diritti sessuali
e corporei nelle societa' musulmane". E' impossibile raccontare in breve
tutto quel che Pinar ha fatto per le donne durante la sua vita, e quanto il
suo lavoro per le riforme nelle leggi penali e nel diritto di famiglia conti
in Turchia: se qualcuna meritava un riconoscimento internazionale, e'
proprio lei.
*
Il Presidente delle Maldive ha nominato nel luglio 2007 le prime due donne
giudici del paese. Aisha Shujoon ha prestato giuramento per la corte civile,
e Huzaifa Mohamed per quella famigliare. Le nomine seguono da presso il
rapporto del rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani
Leandro Despouy, in cui si consigliava di mettere rimedio alla
discriminazione di genere nel sistema giudiziario. Le Maldive hanno un bel
po' da fare per raddrizzare i torti relativi agli arresti indiscriminati di
attivisti per i diritti civili e agli abusi sui detenuti, ma nel marzo 2006
il governo ha adottato una "roadmap" per le riforme che prevede di
migliorare la protezione dei diritti umani e i gruppi femministi glielo
ricordano ad oltranza. Buon lavoro, amici ed amiche.
*
Forse conoscete gia' la sorte di molte donne colpite da complicazioni post
parto nel mondo. Le fistole, che affliggono soprattutto madri molto giovani,
non permettono alle donne di controllare vescica ed intestini. Ci vuole un
intervento chirurgico, o piu' d'uno, per rimediare e molte donne non
riescono ad ottenere cure sanitarie. Si sono ormai formati interi villaggi
di "reiette" di questo tipo, in Africa, abbandonate dai mariti e cacciate
dalle famiglie. Ma finche' ci sono uomini come Omar Abdullah Al Bakar c'e'
speranza. Sua moglie Mecca Mohammed Ibrahim, a seguito di un aborto
spontaneo, si e' trovata nelle condizioni sopra descritte e nonostante le
tremende pressioni ricevute dalla propria famiglia e da quella della moglie,
affinche' divorziasse da lei, Omar (che e' cieco) ha sfidato usanze e
tradizioni e rischi. Ha preso con se' i figli, ha trasportato la moglie sul
suo carretto trainato da un asino ed e' riuscito ad arrivare all'ospedale
dopo tre giorni e dopo aver perso la maggior parte dei suoi averi durante il
viaggio, in seguito a un'aggressione di banditi. La famigliola, che vive nel
Darfur, ha dovuto aspettare quattro mesi prima che la donna fosse visitata,
e altri otto prima che fosse sottoposta all'intervento. Ora sono pronti a
tornare a casa. "Questa e' mia moglie, e io ho avuto una buona vita con lei,
ed ho bisogno di lei per crescere insieme i nostri due bambini", ha detto
Omar, "Ne' la mia famiglia ne' la sua ci hanno aiutato durante questo anno,
ma penso che era destino andasse cosi'. Non ho rancore per nessuno".
*
Cosa si puo' fare per arginare la diffusione di Hiv/Aids in India? La
ministra per lo sviluppo di donne e bambini, Renuka Chowdhury, ha dato una
scossettina al suo paese il 16 luglio scorso, rispondendo che come prima
misura le donne devono proteggersi dai loro mariti. "Comprateli voi, i
preservativi, non siate imbarazzate. Lasciate pure che i vostri uomini
sospettino. E' il comportamento sessuale degli uomini indiani, dei vostri
mariti, che sta contribuendo al diffondersi dell'epidemia. Mi scuso con gli
uomini presenti, ma non potete fidarvi di loro", ha detto Renuka al Forum
nazionale delle donne sieropositive e che vivono con l'Aids, "Se credete che
gli uomini staranno attenti, scordatevelo". L'India ha due milioni e mezzo
di persone sieropositive o ammalate di Aids: il 40% sono donne e la
stragrande maggioranza di esse ha contratto il virus dai propri mariti o
compagni. "Siamo degli ipocriti", ha aggiunto la ministra rispondendo alle
domande dei giornalisti, "Come popolazione siamo un miliardo e non vogliamo
parlare di sesso. E i governi regionali si rifiutano di finanziare
l'educazione sessuale perche' essa sarebbe contraria alla cultura indiana.
Questo devo cambiare". Averne in Italia, di ministre cosi'.
*
In Sierra Leone il Parlamento ha licenziato tre leggi che segnano un deciso
avanzamento per i diritti delle donne: ora potranno ereditare le proprieta',
la violenza domestica sara' perseguita e le giovani verranno protette dai
matrimoni forzati. Inoltre, la partecipazione politica femminile verra'
incoraggiata tramite un apposito programma. "Queste leggi daranno fiducia
alle donne", dice convinta la coordinatrice Christiana Wilson, "Se non hai
fiducia in te stessa non esci a prendere posizioni politiche". Sapete come
si chiama il programma coordinato da Christiana? 50 e 50 (ehi, donne
dell'Udi, non e' una soddisfazione?).
*
Gli ulema (leader religiosi musulmani) indonesiani stanno per ricevere dallo
stato un libretto d'istruzioni sulla pianificazione familiare. Servira' loro
a fornire informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva ai/alle fedeli.
L'impegno degli ulema e' il risultato di un lungo processo di incontri con
il governo e con le ong del paese, comprese quelle delle donne.
*
Alle donne del Kurdistan iracheno non piacciono i loro nuovi passaporti. A
differenza di quelli del passato, ora per la loro validita' e' necessaria la
firma di un "tutore" maschio della donna, marito o padre eccetera. Rezan
Muhammad Ali se ne e' accorta quando qualche mese fa ha programmato un
viaggio in Gran Bretagna per andare a trovare una parente: "A momenti
urlavo. Io non sono una bambina, e non ho bisogno del permesso di un
guardiano". A Nazaneen Rasul, quarantacinquenne, un'esperienza analoga si e'
presentata in giugno: "Dovevo andare in visita dai parenti di mio marito.
Non capisco: io sono la tutrice legale dei miei bambini, ed ora ho bisogno
di un tutore legale che mi permetta di avere un passaporto, alla mia eta'?".
Sroosht Wahbi, avvocata, di anni ne ha 36. Per lavoro doveva recarsi in
Turchia e Arabia Saudita, ma non ha un padre, non ha un marito, non ha un
fratello e non e' in buoni rapporti con suo zio. Le e' stato impedito di
partire: "Non vi e' alcuna giustificazione, legale o sociale, per questo".
Ne sono tutte talmente convinte che si sono unite ai gruppi di femministe
che stanno contestando la legge: durante la sola prima settimana di campagna
hanno raccolto oltre mille firme. "La legge contraddice la Costituzione, che
garantisce ad ogni cittadino o cittadina di muoversi liberamente dentro e
fuori il paese. Non permetteremo mai che si degradino le donne, e
continueremo a criticare la legge fino a che non la cambieranno". Parola
dell'attivista Nasreen Muhammad.
*
Fonti: Reuters, Christian Science Monitor, India News, Jakarta Post,
Institute for War & Peace Reporting

2. TESTIMONIANZE. GERARD LUTTE: NOTIZIE DALLA STRADA
[Dall'associazione Amistrada, rete di amicizia con le ragazze ed i ragazzi
di strada di Citta' del Guatemala (per contatti: quetzalitas at gmail.com)
riceviamo e diffondiamo la seguente lettera di Gerard Lutte dal Guatemala.
Gerard Lutte, di origine belga, da molti anni in Italia, docente
universitario di psicologia dell'eta' evolutiva, ha partecipato a Roma alla
vita e alle lotte degli abitanti di una borgata di baraccati e di un
quartiere popolare e ad un lavoro sociale con i giovani piu' emarginati;
collabora con movimenti di solidarieta' ed esperienze di accoglienza; ha
promosso iniziative mirate e concrete di solidarieta' internazionale dal
basso e di auto-aiuto, con particolar riferimento alla situazione
centroamericana, di impegno di liberazione con i giovani e soprattutto le
bambine e i bambini di strada. Tra le opere di Gerard Lutte: Quando gli
adolescenti sono adulti... I giovani in Nicaragua, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1984; Sopprimere l'adolescenza?, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984;
Psicologia degli adolescenti e dei giovani, Il Mulino, Bologna 1987; Dalla
religione al vangelo, Kappa, Roma 1989; Cinquantanove ragazze e ragazzi di
strada con Gerard Lutte, Principesse e sognatori nelle strade in Guatemala,
Kappa, Roma 1994 (ne e' stata successivamente pubblicata una seconda
edizione aggiornata).
Il sito della Rete di amicizia con le ragazze e i ragazzi di strada del
Guatemala, che contiene progetti, testimonianze, ricerche, libri, bollettini
e centinaia di foto, sezioni francese, italiana, spagnola ed inglese, e'
www.reteamicizia.net]

Amarilis, 14 anni. Aveva 14 anni, e' morta sulla strada, falciata da un
pirata che e' fuggito dopo averla uccisa. L'avevo conosciuta meglio
all'inizio di quest'anno quando andava a trovare lei e Veronica, detta la
cinese, nel carcere minorile dove si trovavano per avere rubato uno o due
euro. Los Gorriones, "i colibri", un carcere per le ragazze, fuori della
citta', nel verde. Una splendida proprieta' del dittatore Ubico. Nessuno
andava a trovarle e Amarilis rifiutava l'aiuto della madre che poteva essere
utile per farla uscire dalla prigione. Diceva che sarebbe andata con
Veronica alla casa "Otto marzo" appena liberata. La direttrice del carcere
mi aveva detto che mi avrebbe avvisato del giorno in cui sarebbero state
liberate, cosi' sarei andato a cercarle con un taxi. Invece furono dei loro
compagni del gruppo della Bolivar a dirmi che erano andate direttamente dal
carcere alla strada.
Sono state le sue compagne a darsi da fare per riconoscere e recuperare il
corpo ed evitare che fosse seppelito in una fossa comune. L'hanno
accompagnata al cimitero generale. C'era anche la madre di Amarilis e un
pastore di non so quale diavolo che dicevano che preferivano saperla morta
che sulla strada. Le sue compagne e compagni, la sua vera famiglia, erano
indignati e protestarono.
*
Dieci giovani donne, dodici bambine e bambini e uno in arrivo: la casa "8
marzo" fa il pieno. Penso che abbiamo ancora un letto libero. Ma le ragazze
sono solidali e molte altre potranno trovare rifugio e tenerezza nella casa.
Stiamo cercando una casa per i ragazzi e l'impresa e' piu' dufficile di
quanto pensavo. Esiste la possibilita' di avere in usufrutto per 25 anni una
casa abbandonata nel centro storico con l'obbligo di restaurarla. Tenteremo
di ottenere una casa in questo modo. Ma dovremo affittare un edificio almeno
per un anno.
*
Lanciare decine di microimprese: e' il nostro sogno per il prossimo anno, da
quando un amico italiano ha lanciato questa idea. Ragazze e ragazzi stanno
elaborando progetti.   Faremo studi di mercato. Creare lavoro sara' il tema
principale del nostro programma annuale.
*
Gli organismi che finanziano i nostri progetti ci chiedono sempre: ma qual
e' la sostenibilita' del vostro progetto? La risposta e' semplice: e' la
sostenibilita' della solidarieta', dell'amicizia, dell'amore.
Un abbraccio, Gerardo
*
Poscritto: Domenica ho participato al funerale di don Jorge, un funerale
pieno di allegria con mariachis (i famoso cantanti messicani) in un cimitero
su una collina. Molte e molti di quelli che sono venuto in Guatemala si
ricorderanno di don Giorgio che ci accompagnava con un microbus. Era una
persona giusta e faceva parte del consiglio pastorale del Limon. Era membro
della nostra associazione giuridica, amava le ragazze e ragazzi di strada e
sapeva parlare loro.

3. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA
(PARTE NONA)
[Dal sito www.uniroma2.it riprendiamo la seguente dispensa predisposta
nell'aprile 2004 per il secondo semestre dell'anno accademico 2003/2004 del
corso su "Femminismo, studi di genere e letteratura latina".
Sergio Casali (Varazze, 1969) ha studiato alla Scuola Normale Superiore di
Pisa (corso ordinario e di perfezionamento) dal 1988 al 1997, con una
parentesi al St John's College di Oxford nel 1992/93; e' ricercatore
all'Universita' Roma Due "Tor Vergata" dal 1998, e professore associato di
Lingua e letteratura latina dal 2001. Si interessa soprattutto di poesia
augustea, in particolare Ovidio e Virgilio, della tradizione epica romana e
dell'esegesi antica dell'Eneide. Sta ultimando un sintetico commento a tutta
l'Eneide per la collana "Biblioteca della Pleiade" di Einaudi, e sta
lavorando a un commento in inglese al libro IV dell'Eneide per la collana
"giallo-verde" di Cambridge University Press. Ha tenuto conferenze e
partecipato a convegni su Ovidio e Virgilio in varie universita' italiane e
straniere, tra cui Harvard University, Columbia University, University of
Wisconsin at Madison, University of Colorado at Boulder, Keele University,
Bristol University, Institute of Classical Studies (London), Trinity College
(Dublin), University of Manchester, University of California at Los Angeles,
Cambridge University, University of Pennsylvania, University of Virginia.
Tra le opere di Sergio Casali: Publii Ovidii Nasonis Heroidum Epistula IX:
Deianira Herculi, a cura di Sergio Casali, Firenze: Le Monnier, 1995;
Commento a Virgilio: Eneide, in Virgilio: Opere, a cura di A. Barchiesi,
Torino: Einaudi (in preparazione); Virgil: Aeneid IV, ed. by S. C.,
Cambridge: Cambridge University Press (in preparazione)]

9. La critica letteraria femminista
Contenuto del capitolo
In questo capitolo rivolgeremo la nostra attenzione in particolare alla
critica letteraria femminista, citando alcuni dei libri piu' significativi
in questo campo. Vedremo in particolare l'opera di Elaine Showalter, che
distingue tra "critica femminista" (studiare la letteratura maschile da un
punto di vista femminile) e "ginocritica" (studiare la letteratura prodotta
da donne), e un libro particolarmente significativo, La pazza in soffitta
(1979) di Sandra Gilbert e Susan Gubar. L'insistenza delle femministe sulla
questione della parzialita' dei punti di vista portera' come sua conseguenza
estrema l'elaborazione della critica della "voce personale", in cui la
studiosa di letteratura parla esplicitamente in prima persona e legge i
testi alla luce della propria esperienza autobiografica.
*
9. 1. La critica letteraria femminista: studi sulla letteratura
angloamericana e studi sul linguaggio
La critica letteraria femminista nasce nei primi anni Settanta negli
"English Departments" delle universita' inglesi e statunitensi.
Il 1970 e' una data importante per il femminismo "letterario", perche' in
quell'anno la poetessa Adrienne Rich (parr. 3. 5, 4. 2) e' incaricata dalla
"Modern Language Association" (Mla), un potente organo accademico, di
stendere un contributo per il forum sullo "status delle donne nelle
professioni". Il saggio di Rich, "When We Dead Awaken: Writing as Re-vision"
("Quando noi morte ci destiamo: la scrittura come re-visione", 1971, trad.
it. in A. Rich, Segreti, silenzi, bugie: il mondo comune delle donne, La
Tartaruga, Milano 1989) introduce il concetto di re-visione nei confronti di
un testo: in sostanza; si tratta di accostarsi a un vecchio testo, prodotto
della societa' degli uomini, con occhi nuovi, quelli delle donne. E' la
nascita di una nuova prospettiva nella critica letteraria, che trovera' il
suo pieno sviluppo nel corso degli anni Settanta con il duplice intento di
svelare i luoghi comuni sulle donne da parte dei grandi autori uomini del
passato, e di rivalutare la cultura e la scrittura delle donne.
Questi anni vedono la pubblicazione di vari lavori significativi, tra cui
sono da ricordare almeno Patricia Meyer Spacks, The Female Imagination,
Knopf, New York 1975; Ellen Moers, Literary Women: The Great Writers,
Doubleday, New York 1976 (trad. it. Grandi scrittrici, grandi letterate,
Milano, Edizioni di Comunita' 1979); Elaine Showalter, A Literature of Their
Own: British Women Novelists from Bronte to Lessing, Princeton University
Press, Princeton 1977 (2a ed. rivista e ampliata Virago, London 1999; trad.
it. Una letteratura tutta per se', Milano, La Salamandra 1984); Sandra
Gilbert e Susan Gubar, The Madwoman in the Attic. The Woman Writer in the
Nineteenth Century Imagination, Yale University Press, New Haven 1979; Toril
Moi, Sexual/Textual Politics: Feminist Literary Theory, Routledge, New
York - London 1985.
Importante e' il libro di Judith Fetterley The Resisting Reader: A Feminist
Approach to American Fiction, Bloomington, Indiana, Indiana University
Press, 1978, che analizza i modi in cui la lettrice donna, nella tradizione
americana, e' costretta dalla pragmatica testuale ad assumere
identificazioni profondamente antifemminili.
Uno dei temi che si iniziano ad affrontare alla fine degli anni Settanta e'
la comunicazione dal punto di vista femminile: in particolare la raccolta
curata da Deborah Cameron, The Feminist Critique of Language: A Reader,
London-New York, Routledge 1990, concentra l'attenzione sull'interesse per
il "silenzio" delle donne, la loro esclusione dalla voce del potere, la
differenza di genere nei modi dell'espressione linguistica, la ricerca di
una vera "voce femminile".
*
9. 2. Elaine Showalter e la "gynocritics"
Significativa, sempre in questi anni, e' la nascita della rivista femminista
americana "Signs", e l'inizio di un dibattito tra pensiero femminista e
mondo accademico, ad opera di Elaine Showalter con l'articolo "Women and the
Literary Curriculum", nella rivista "College English" (1970). Il contributo
di Showalter ha particolare valore perche' inaugura un nuovo modello di
critica letteraria, quello della "gynocritics". Showalter opera una
distinzione tra feminist critic, "critica femminista", che si concentra
sulla donna come lettrice e si propone di analizzare e decostruire i
presupposti ideologici patriarcali nella letteratura maschile, e, appunto,
quella che chiama "ginocritica", cioe' la critica che si occupa della donna
in quanto scrittrice.
Se il critico decostruzionista della "Yale School" Geoffrey Hartman aveva
usato la metafora del "criticism in the wilderness" (titolo di un suo libro
del 1980), Showalter la riprende per la critica femminista, nell'articolo
"Feminist Criticism in the Wilderness", "Critical Inquiry" 8 (1981) pp.
179-205, anche nel volume da lei curato The New Feminist Criticism: Essays
on Women, Literature, and Theory, Pantheon Books, New York 1985, pp. 243-70.
*
9. 3. Sandra Gilbert e Susan Gubar: la "pazza in soffitta"
L'approccio di Showalter non condivide il separatismo femminista, e punta
invece al confronto e al dialogo con la tradizione maschile. Questo
atteggiamento e' sostanzialmente fatto proprio anche da Gilbert e Gubar in
The Madwoman in the Attic (1979), che pongono al centro dell'attenzione il
duro processo che la donna scrittrice deve affrontare: all'"anxiety of
influence" (Harold Bloom) propria di ogni scrittore, che deve fare i conti
con la tradizione preesistente, si aggiunge per la donna l'"anxiety of
authorship", l'"angoscia di essere autrice" in un mondo condizionato da una
prospettiva maschile, che le impone inevitabilmente complicita' e
compromessi frustranti.
La "pazza in soffitta" del titolo di Gilbert e Gubar si riferisce al
personaggio di Bertha Mason in Jane Eyre (di Charlotte Bronte, 1847), la
moglie del signore di Rochester che, diventata pazza, viene tenuta segregata
da tutti nella soffitta del castello. Questa figura, vista come una sorta di
"doppio" della scrittrice, viene assunta dalle autrici come metafora
dell'irriducibile alterita' della condizione femminile. (Abbiamo visto sopra
come il tema della "pazzia" sia caratteristico anche del lavoro di Juliet
Mitchell: par. 9. 1).
*
9. 4. L'influenza del femminismo francese sulla critica americana
Le teorizzazioni di Cixous sull'ecriture feminine (par. 6. 3) e di Luce
Irigaray sul parler femme (par. 6. 2), nonche' l'opera di Kristeva (par. 6.
4; Kristeva, ricordiamo, e' invece scettica nei riguardi della "scrittura
femminile"), hanno esercitato notevole influenza non solo sulla riflessione
teorico-filosofica del femminismo americano, ma anche sulla critica
letteraria.
Tra i nomi che si possono accostare a questa tendenza, ricordiamo quelli di
Mary Jacobus, Alice Jardine, Jane Gallop, Nancy K. Miller, tutte variamente
impegnate nell'analisi delle relazioni esistenti tra genere, identita' e
linguaggio, e della loro influenza sulla scrittura femminile.
Alice A. Jardine. Esemplare di questo orientamento "francesizzante" della
critica statunitense e' Alice A. Jardine (Professor of Romance Languages and
Literatures, Harvard University), Gynesis: Configurations of Woman and
Modernity, Cornell University Press, Ithaca NY, 1985. "Gynesis" e' un altro
neologismo, formato da "donna" (in greco gyne) + "genesi", cioe' "il mettere
'la donna' nel discorso ("the putting into discourse of 'woman'") come quel
processo diagnosticato in Francia come la condizione della modernita'; anzi,
la valorizzazione del femminile, della donna, e le sue connotazioni
obbligatorie, cioe' storiche, come qualcosa di intriseco a nuovi e necessari
modi di pensare, di scrivere, di parlare" (p. 25). "Gynesis", in altri
termini, sta ad indicare il ruolo fondamentale svolto dal femminile nella
filosofia moderna da Nietzsche fino a Lacan, Derrida, Deleuze, in cui
"donna" e' diventato "un nuovo spazio retorico... inseparabile dai mementi
piu' radicali di gran parte delle discipline contemporanee", sinonimo di
"quei processi che sconvolgono le strutture simboliche dell'Occidente" (pp.
38, 42).
*
9. 5. Problemi della critica femminista
Il livello sempre crescente di astrazione e sottigliezza della teorizzazione
femminista sulla letteratura, ha portato recentemente a forme di disagio nei
confronti della "teoria" all'interno dello stesso ambito femminista.
Da un lato, varie studiose hanno sentito il bisogno di ammonire le colleghe
circa i potenziali rischi di impoverimento e stereotipizzazione dell'analisi
insiti nell'adozione talora superficiale di metodologie intepretative
precostituite. E' il caso di Sally Minogue, curatrice della raccolta
Problems for Feminist Criticism, Routledge, London-New York 1990.
Similmente, Janet Todd in Gender, Art and Death, Polity Press, Cambridge
1993, rivendica il proprio ruolo di critico letterario femminista di "prima
generazione", quella che univa l'ottica di genere all'attenzione
"tradizionale" al contesto socio-culturale delle opere letterarie.
*
9. 6. La critica della "voce personale"
D'altro canto, sempre come espressione di un certo scetticismo nei confronti
della teoria, altre studiose hanno sviluppato un approccio alla pratica
della critica letteraria di tipo "autobiografistico", preoccupate
dall'apparente insorgere di quello che e' stato definito un "femminismo
senza donne" (vedi Tania Modleski, Feminism without Women: Culture and
Criticism in a "Postfeminist" Age, Routledge, New York-London 1991). La
pratica del cosiddetto personal criticism o autobiographical criticism, o
"critica della voce personale", e' stata presentata e sostenuta da Nancy K.
Miller nel suo libro Getting Personal: Feminist Occasions and Other
Autobiographical Acts, Columbia University Press, New York 1992, e nella
raccolta di saggi curata da Gayle Greene e Coppelia Kahn, Changing Subjects:
The Making of Feminist Literary, Routledge, London-New York 1993.
La "critica personale" mette in primo piano la dimensione individuale,
autobiografica, della singola studiosa, in una sorta di tentativo di
recuperare le esperienze legate al vissuto della prima critica femminista.
Tuttavia, questo tipo di critica non e' solo legato allo scetticismo nei
confronti degli eccessi personalizzanti e alla fine desessualizzanti della
teorizzazione. Infatti, essa ha una sua propria motivazione teorica che
consiste nel portare avanti, fino alle estreme conseguenze, la
sottolineatura delle "differenze" e della particolarizzazione etnica,
politica e sociale che era un elemento essenziale della riflessione
femminista sull'identita' e sulla soggettivita'.
(Parte nona - segue)

4. RIFLESSIONE. COMITATO DI OPPOSIZIONE ALL'AEROPORTO DI VITERBO: ALCUNE
PROPOSTE DI RIFLESSIONE
[Volentieri diffondiamo il seguente comunicato del 25 luglio 2007 del
recentemente costituito Comitato di opposizione alla costruzione
dell'aeroporto di Viterbo (per contatti: info at comitatonepiperlapace.it) dal
titolo "Costituito a Viterbo un comitato di opposizione all'aeroporto.
Alcune proposte di riflessione per un dibattito pubblico"]

Il 24 luglio 2007 si e' costituito a Viterbo un comitato di opposizione al
progetto di costruzione del nuovo aeroporto.
Il comitato e' promosso da persone da anni impegnate in varie esperienze di
solidarieta', per i diritti umani e la pace, per l'ambiente e il diritto
alla salute, per un modello di sviluppo non distruttivo.
*
Proponiamo alla riflessione pubblica le seguenti preoccupazioni:
a) La realizzazione dell'aeroporto rappresenta un reale pericolo di
devastazione ambientale, di inquinamento della qualita' dell'aria e
acustico, con i conseguenti gravi danni per la salute, il benessere e la
sicurezza delle persone. Contribuisce a stravolgere la naturale vocazione
agricola e turistica di qualita' del territorio viterbese. Aggiunge una
nuova pressione su un'area gia' sottoposta, in gran parte, a servitu'
energetiche, militari e speculative - in particolare edilizia, che continua
la cementificazione di vaste aree dei comuni viterbesi.
b) Il modello di mobilita' cui questo progetto e' interno e' vecchio,
superato e pericoloso come dimostrano gli studi scientifici piu' recenti.
Dovrebbe essere invece incrementato e migliorato il trasporto su rotaia
anche per le grandi distanze in quanto piu' sicuro e meno inquinante, cosi'
come, prima di tutto, dovrebbe essere fortemente potenziato il trasporto
ferroviario del viterbese.
c) La costruzione dell'aeroporto non rappresenta un'occasione di effettivo
sviluppo per la citta' di Viterbo poiche' essa diverrebbe per i viaggiatori
semplicemente un'area di transito per altre destinazioni, come avviene gia'
per le piccole citta' sedi di scali aerei, e la valorizzazione delle
preziose risorse culturali e ambientali della citta' di Viterbo passerebbe
in secondo piano rispetto a tale funzione di scalo aereo, il che potrebbe
implicare in prospettiva un possibile danno anche per il turismo e gli
ambiti occupazionali ad esso collegati.
d) Le ragioni che giustificano la necessita' di un terzo scalo aereo nella
Regione Lazio non sono ragionevoli ne' condivisibili poiche' ripropongono ed
amplificano un modello di mobilita', e particolarmente di viaggio e di
viaggiatore, in cui si privilegia unicamente la velocita' degli spostamenti
e il guadagno delle compagnie aeree a scapito della salute, della
salvaguardia ambientale e del viaggio inteso come esperienza e conoscenza
dei luoghi e delle persone.
*
Il comitato espone queste prime sommarie ragioni di preoccupazione che
motivano la sua opposizione al progetto aeroportuale, ad esse se ne
aggiungono altre legate a considerazioni piu' generali sulla necessita' di
un impegno urgente in difesa del clima e della biosfera: il trasporto aereo
e' fortemente inquinante; e piu' in generale e' necessario ed urgente
muovere verso scelte di modelli di sviluppo ecologicamente sostenibili,
autocentrati e con tecnologie appropriate, che si basino su criteri di
sobrieta' e condivisione responsabile, di primato della persona umana e di
rispetto della natura, rispetto a scelte distruttive e finalizzate
prevalentemente se non unicamente alla massimizzazione del profitto e ad uno
sfrenato consumismo incompatibile con i limiti della natura.
*
Il comitato intende promuovere un'ampia ed attenta discussione su questo
progetto in tutti i suoi aspetti, con particolar riferimento anche al
modello di mobilita' e al modello di sviluppo cui esso e' di fatto
collegato, ed alle sue decisive implicazioni economiche, ambientali,
tecnologiche, sociali e culturali.
Il comitato intende sollecitare una riflessione che coinvolga tutti i
cittadini, le comunita' locali, le esperienze associative e le istituzioni,
affinche' con l'esercizio della partecipazione democratica tutte le persone
possano essere protagoniste consapevoli di una scelta che in questa fase si
presenta  complessa, con molti aspetti da chiarire, e che richiede una
discussione ampia, approfondita, informata e consapevole, rispettosa delle
opinioni di tutti, democratica nel senso pieno del termine.
Una scelta che a nostro avviso richiede di attenersi a quel "principio di
precauzione" secondo il quale prima di prendere una decisione che puo'
essere irreversibile e che puo' avere effetti gravemente negativi nel lungo
periodo e in una logica sistemica, occorre una valutazione per quanto
possibile completa e obiettiva delle sue conseguenze, e qualora emerga che
vi siano esiti nocivi, o anche soltanto che restino delle zone d'ombra o vi
siano fondati motivi di preoccupazione, allora e' doveroso astenersi dalla
realizzazione di quel progetto.
Nell'Alto Lazio tutti ricordiamo le conseguenze nefaste di decisioni passate
che all'epoca venivano presentate come positive e dai benefici effetti, e
che invece hanno gravemente danneggiato la popolazione, aggredito il
territorio e sovente inibito la possibilita' di uno sviluppo corretto e
adeguato.
*
Il comitato si propone di promuovere anche un'attivita' di studio, di
documentazione e di sensibilizzazione sui temi sopra indicati.
Non abbiamo la pretesa di offrire delle risposte preconfezionate, ma
intendiamo formulare delle domande ed esporre delle preoccupazioni alle
quali e' interesse di tutti cercare insieme delle risposte nel confronto
pubblico, con il conforto della piu' rigorosa ed aggiornata riflessione
scientifica, e nella comune assunzione di responsabilita' in difesa della
biosfera e del diritto a una vita degna e sicura delle persone presenti e
delle generazioni future.

5. LIBRI. GIOVANNI FALASCHI PRESENTA "IL COSTANTE PIACERE DI VIVERE. VITA DI
GIAIME PINTOR" DI MARIA CECILIA CALABRI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 7 luglio 2007, col titolo "Sguardi
attuali su Giaime Pintor" e il sommario "Fuori dai luoghi comuni la
biografia di uno fra gli intellettuali piu' acuti della sua generazione nel
volume Il costante piacere di vivere di Maria Cecilia Calabri, appena uscito
per Utet".
Ci corre l'obbligo di segnalare il nostro dissenso dalle parole che Falaschi
usa nei riguardi di Fortini in questo articolo (p. s.).
Giovanni Falaschi e' docente di letteratura italiana all'Universita' di
Perugia; si e' occupato di autori cinquecenteschi (Aretino, G. Rucellai),
dell'Ottocento (Carducci, Giusti e altri) e del Novecento (Fenoglio,
Vittorini, Carlo Levi, Bianciardi e altri); collabora a diverse riviste, ed
e' autore di numerose introduzioni e curatele. Tra le opere di Giovanni
Falaschi: La resistenza armata nella narrativa italiana, Einaudi, Torino
1976; Carlo Levi, La Nuova Italia, Firenze 1978; Da Giusti a Calvino,
Bulzoni, Roma 1993; La favola di Rinaldo. Il codice fiabesco e la
"Gerusalemme liberata", Le Lettere, Firenze 1994; (a cura di), Giaime Pintor
e la sua generazione, Manifestolibri, Roma 2005.
Maria Cecilia Calabri, docente e saggista, ha curato l'edizione di un
carteggio di Pintor, ha collaborato al volume collettaneo a cura di Giovanni
Falaschi, Giaime Pintor e la sua generazione, Manifestolibri, Roma 2005, e'
autrice della biografia Il costante piacere di vivere. Vita di Giaime
Pintor, Utet, Torino 2007.
Giaime Pintor, intellettuale ed eroe della Resistenza, caduto nel 1943 a
ventiquattro anni in uno dei primi episodi della guerra partigiana; di
famiglia sarda era nato a Roma nel 1919, cresciuto a Cagliari, a Roma era
tornato nel 1935 per proseguirvi gli studi. Opere di Giaime Pintor:
fondamentale e' la raccolta degli scritti politici e letterari dal 1939 al
1943 curata da Valentino Gerratana: Il sangue d'Europa, Einaudi, Torino
1950, 1977; cfr. anche il Doppio diario. 1936-1943, Einaudi, Torino 1978; e
l'edizione del carteggio con Filomena D'Amico, C'era la guerra. Epistolario
1940-1943, Einaudi, Torino 2000. Tra le opere su Giaime Pintor: Giovanni
Falaschi (a cura di), Giaime Pintor e la sua generazione, Manifestolibri,
Roma 2005; Maria Cecilia Calabri, Il costante piacere di vivere. Vita di
Giaime Pintor, Utet, Torino 2007]

La fortuna di Giaime Pintor ha attraversato alti e bassi. Nell'immediato
dopoguerra e piu' o meno per tutti gli anni Settanta fu esaltato per quello
che effettivamente era: una personalita' straordinaria e forse
l'intellettuale piu' acuto e significativo della sua generazione (era nato
nel 1919 - in un periodo micidiale in cui tre o quattro anni valevano una
generazione, era "piu' vecchio" di Calvino e Fenoglio). Al punto che,
nonostante fosse morto nel dicembre 1943 e non avesse aderito a nessuna
organizzazione politica, tutti cercarono di tirarlo dalla propria parte.
Segnatamente gli intellettuali comunisti operarono piu' degli altri in tal
senso, addirittura "prevedendone" l'evoluzione. Insomma, una appropriazione
indebita, nonostante i rapporti di Pintor con molti di loro.
Negli anni Settanta poi, in occasione della pubblicazione del suo diario
insieme a molte lettere familiari e no (Doppio diario, 1978), un livoroso
intervento di Fortini cerco' di abbattere il monumento che gli era stato
costruito. Da Fortini ci si poteva aspettare di piu' e meglio, per esempio
una piu' acuta comprensione del rapporto fra intellettuali e fascismo, anche
con uno scritto che fosse allo stesso tempo un saggio e una testimonianza.
La' per la' la sua stroncatura non ebbe molto seguito, ma piu' tardi e'
stata il punto di riferimento del nostro misero "revisionismo", un
revisionismo che di fatto ha toccato ben poche questioni, fra cui questa,
arcinota: Pintor avrebbe aderito tardissimo all'antifascismo, senz'altro
dopo l'ottobre del 1942, quando partecipo' al Convegno degli scrittori a
Weimar. Problema affrontato in modo pretestuoso, a cui offre ora adeguata
risposta Maria Cecilia Calabri nel suo Il costante piacere di vivere. Vita
di Giaime Pintor (Utet 2007, pp. 640, euro 24) in cui ricostruisce in modo
eccellente la biografia di questo grande intellettuale.
Ma il problema-Pintor e' ben altro che questo, perche' nello studio della
sua generazione - quella che lui chiamava la "generazione perduta" - il vero
problema storiografico consiste nell'affrontare la vita di chi aveva tre
anni quando il fascismo prese il potere e dunque visse sempre sotto il
regime. Di fronte a casi simili le vecchie categorie di
fascismo/antifascismo non bastano piu' da un pezzo, e lo stesso Giaime aveva
offerto acutamente una chiave di lettura del senso storico della propria
generazione. Condivisa da Felice Balbo, suo amico e collega alla Einaudi,
poi tralasciata dagli storici, e' utilizzata appieno da Calabri nel suo bel
libro: capire una vita e un destino significa sempre ricostruirne
minuziosamente le tappe, tanto piu' per questa generazione che visse in quei
tempi micidiali. E Calabri segue il metodo giusto, l'unico possibile:
pazienza e costanza nel cercare tutti i documenti possibili, tenere presente
lo sfondo, vedere il biografato che si muove continuamente e
quotidianamente, crescendo, decidendo, rischiando.
Tanto piu' questo si puo' dire per Giaime che era iperattivo, detestava la
routine e comunque il fare le cose per obbligo - e quindi sia la scuola che
l'esercito - e odiava le gerarchie e i legami istituzionali.
Ne viene fuori l'immagine di una vita tesa, straordinariamente densa di
progetti, di interessi e di realizzazioni, vissuta da un giovane coltissimo,
dotato di grande eleganza mentale, di voglia di vivere e di lucida
comprensione del contesto; e che faceva anche una straordinaria impressione
di persona assolutamente non comune a quelli - e a quelle - che lo
incontravano. Chi sa, tanto per fare un esempio, quale personaggio
"difficile" e autoritario era Giulio Einaudi non puo' che stupirsi di fronte
alla sua cedevolezza nei riguardi dei progetti di Giaime. E chi, sempre
restando in quell'ambiente, conosce l'angolosita' e diffidenza di Pavese
resta stupito dalla confidenza che si indovina essere esistita fra i due.
Pavese, a cui pur nella secchezza telegrafica delle annotazioni sul Diario
Giaime, estraneo a ogni sentimentalismo, dedica un ritratto di grande
umanita' e acutezza insieme: "In fondo l'uomo migliore qui a Torino... Il
suo umorismo sobrio di piemontese, la stessa dignita' e fierezza con cui
porta i vecchi abiti, le scarpe da povero, gli strani tic di un uomo solo".
*
In piu' di dieci anni di lavoro Maria Cecilia Calabri ha consultato tutto il
materiale archivistico disponibile (prima di tutto quello presso l'Archivio
Centrale dello Stato, inoltre l'Archivio del Gabinetto Vieusseux a Firenze e
l'archivio Einaudi; ma anche l'Archivio della Scuola Normale di Pisa per le
carte Cantimori, personaggio che desto' l'ammirazione di Pintor data la sua
conoscenza di cose tedesche; e l'archivio Fortini di Siena, e quello privato
di Geno Pampaloni). In piu' la studiosa ha cercato di incontrare tutte le
persone che ebbero comunque a che fare con Giaime, e a meta' degli anni
Novanta ha raccolto dodici importanti testimonianze che in questo volume
utilizza al momento opportuno (e che hanno costituito a suo tempo una
robusta appendice al volume Giaime Pintor e la sua generazione da me curato
per Manifestolibri). Fra queste testimonianze, bellissime sono in
particolare quelle di Aldo Natoli, Paolo Bufalini, ovviamente del fratello
Luigi e dei cugini Lia e Plinio Pinna Pintor, nonche' di due donne ancora:
Laura Lombardo Radice e Filomena D'Amico, protagonista quest'ultima anche di
un carteggio d'amore con Giaime edito col titolo di C'era la guerra
(Einaudi, 2000) per la cura della stessa Calabri.
In questo volume di oltre quattrocento pagine (corredate da altre duecento
di note mai esibizioniste, ma tutte funzionali al racconto) dedicato a un
giovane morto a ventiquattro anni, ogni problema e' visto aprendo le
necessarie finestre sul contesto: cosi' si studia la novita' della
traduzione da Rilke tenendo presente la sua fortuna negli anni Trenta, e si
sonda la tangenza ermetica nelle poesie scritte da Pintor come "poeta in
proprio". Si illustrano, con aperture sulla filosofia tedesca, gli
antecedenti del contraddittorio recupero di Nietzsche a proposito
dell'edizione einaudiana della seconda delle Considerazioni inattuali - che
Pintor recupera in chiave antistoricista. Si allarga il quadro
sull'esistenzialismo quando, a guerra ormai molto avanzata, la casa Einaudi
pensa di tradurre Jaspers e Heidegger. Ma a Pintor non sfuggiva neanche
l'importanza di Sartre. Esistenzialismo quale filosofia come strumento di
vita, per una generazione che sapeva di rischiare la vita e cercava - e'
Pintor che lo dice - di possedere il concreto, che significava allora non
discettare, ma vivere, e anche morire. (A un certo punto, stufo delle mene
routinieres nel lavoro alla Commissione Armistizio con la Francia di cui
faceva parte, chiede al generale Gerlich di essere mandato sul fronte
orientale). E si considera attentamente il recupero di Pisacane negli anni
Trenta: Pisacane, di cui Pintor si occupa per Einaudi e su cui forse esempla
la sua scelta partigiana e se ne sente piu' di un'eco nella famosissima
lettera al fratello Luigi. Quando si e' parlato per decenni dell'europeismo
sotteso al suo bel saggio eponimo Il sangue d'Europa non si e' colto che nel
titolo c'era anche la forte sensazione del "sangue".
*
Questa pero' non e' solo una biografia intellettuale, ma una vera biografia,
dove minuziosamente si indagano l'adolescenza in Sardegna, i rapporti
familiari (sia con il padre Giuseppe appassionato di musica sia con la madre
Adelaide, donna straordinaria, fiorentina d'origine, di buona cultura
letteraria e scrittrice in proprio per bambini; e coi fratelli; e
l'importanza dell'educazione avuta, dopo i 16 anni, nella casa romana degli
zii Francesca e Fortunato) e quelli amorosi. Se e' vero il detto "dimmi con
chi vai e ti diro' chi sei", il grande amore con la tedesca Ilse Bessel,
bella e libera in un mondo come quello degli anni Trenta in cui il
conformismo borghese indirizzava le ragazze al matrimonio (altra
istituzione, e Giaime non capiva come alcuni dei suoi amici potessero
sposarsi nella precarieta' della guerra), se dunque e' vero quel detto,
allora questo rapporto la dice lunga sulla liberta' - e se si vuole anche
sull'individualismo - di questo giovane che appariva sempre calmo, sicuro di
se', brillante, simpatico ma mai superficiale; "magnetico", come dice un
testimone suo amico. Questa biografia fa giustizia di tante
pseudointerpretazioni e ci restituisce un'immagine complessa di un periodo
chiave anche per comprendere i tempi attuali. Occorrerebbe che Einaudi
ristampasse un'edizione completa del Sangue d'Europa e finalmente
un'edizione ugualmente completa del Diario. E Maria Cecilia Calabri e'
evidentemente la persona che potrebbe curare i testi con la maggiore
sapienza.

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 164 del 28 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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