Minime. 157



NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 157 del 21 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Sommario di questo numero:
1. Aldo Liogolpi: Dialoghetto di Caligola e di un cavallo
2. Sergio Casali: Il pensiero e la critica letteraria femminista (parte
seconda)
3. Umberto Galimberti: Dall'Introduzione a "Psichiatria e fenomenologia"
4. Enzo Bianchi presenta "Lo spirito dell'ateismo" di Andre' Comte-Sponville
5. Riletture: Virginia Woolf, Three Guineas
6. Riedizioni: Giorgio Perlasca, L'impostore
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento
8. Per saperne di piu'

1. COMICA FINALE. ALDO LIOGOLPI: DIALOGHETTO DI CALIGOLA E DI UN CAVALLO
[Ringraziamo il nostro buon amico Monaldo Liogolpi per averci messo a
disposizione questa sua traduzione, o forse adattamento, da un saggio di
retorica di Cide Hamete Benengeli, comune maestro di noi tutti poveri
miserelli]

Prologo. Scena nuda, entra Caligola, poi il Cavallo. Lungo silenzio, poi:
- Caligola (a grandi passi, si ferma, rivolto al pubblico): Ditemi voi se
devo essere ridicolizzato al punto di farmi dialogare con un quadrupede...
Dopo Camus - ed anche prima, a dire il vero - nessuno mi ha piu' capito...
- Cavallo (e' entrato in silenzio restando sul fondo, rivolto a Caligola):
Ed io, allora, che dovrei dire? Solo Swift ci rese onore, e per il resto:
morso, speroni e macelleria... lasciamo perdere, andiamo.
- Caligola: Ma vorrei, mio caro, che non ti sfuggisse che tu non sei un vero
cavallo, come io non sono il vero Caligola; siamo solo due maschere, come si
dice nella lingua dei padri: dramatis personae. Persone: cioe' nessuno.
- Cavallo: E tuttavia siamo qui che parliamo, e poiche' parliamo per dire
gli altrui gravi pensamenti, suvvia, mettiamoci al lavoro, e lasciamo i
nostri rancori e le nostre disperazioni ad altri pirandelli.
- Caligola: E cosi' sia.
Sipario.
*
Atto primo ed unico. Palazzo Madama in Roma, ovunque telecamere, valigette
ventiquattr'ore, fasci di fotocopie, mazzette di banconote, mozziconi di
sigarette, involucri innominabili. Trillano in continuazione telefonini, il
presidente agita stancamente il campanello e cantilena nel brusio con voce
sorda "Onorevoli colleghi...".
- Caligola (entrando): Me ne venivo bel bello da una passeggiata, quando
sentii in lontananza come dei tuoni, c'e' qualcuno di voi senatori che sa
dirmi cosa accade? Un temporale estivo, forse? Nessuno ne sa nulla? (si
guarda intorno, silenzio) Neanche tu che ogni sera inventi al programma di
Svetonio tutti i pettegolezzi del giorno? (nessuno risponde, quindi sempre
piu' irritato) Ma insomma, un gatto vi ha mangiato la lingua?
- Cavallo: A dire il vero, a dire il vero, illustre principe...
- Caligola: Siamo alle solite, l'unico che ha un po' di fegato in questo
consesso e' questo adulatore che da quando l'ho fatto senatore mi sbava
dietro ancora piu' di prima. Numi, me ne fossi restato tra i legionari,
invece che venire in questa gabbia di matti...
- Cavallo: A dire il vero, principe preclaro, non tuoni sono, ma bombe.
- Caligola: Oh bella, bombe? Che bombe?
- Cavallo: Le bombe della Nato sugli afgani.
- Caligola: Della Nato? Sugli afgani? Ma la Nato, suvvia, non era
un'alleanza difensiva dei paesi occidentali contro possibili invasioni del
patto di Varsavia, per impedire che i sitibondi corsieri dei cosacchi
avessero ad attuffare il muso loro nelle pie fontane di Piazza San Pietro e
dintorni? E il paese degli afgani non e' forse in quella remota e misteriosa
Asia dei ginnosofisti ed altre meraviglie ancora? Che diamine vai
cianciando, bestia che non sei altro.
- Cavallo: La verita', o cesare, la pura verita'.
- Caligola: Che la verita' sia pura, raccontala a un altro, sarchiapone
della malora. Ma dimmi, dimmi dunque: la Nato sta facendo guerra agli
afgani?
- Cavallo: Cosi' e', mio buon signore.
- Caligola: E l'Italia non ha opposto il suo veto? E' ben noto che le
decisioni della Nato sono in realta' le decisioni dei governi dei paesi che
la compongono, ed e' ancor piu' noto che l'Italia non puo' in alcun modo
partecipare a una guerra che non sia meramente difensiva del proprio
territorio e popolo e giuridico ordinamento giacche' glielo proibisce
quell'articolo 11 che corona i principi fondamentali della Costituzione
della Repubblica Italiana.
- Cavallo: A dire il vero, illustre principe...
- Caligola: E dagli!
- Cavallo: Volevo dire, principe illustre, che in effetti l'Italia partecipa
alla guerra in violazione della sua Costituzione, e - per dirla tutta - in
violazione altresi' del diritto internazionale. E questo senato ha
ripetutamente votato a favore della guerra e delle stragi, della violazione
della legalita' costituzionale e di ogni principio di diritto. Ripetutamente
ha votato a favore della guerra, del terrore e delle stragi di cui essa
consiste.
- Caligola: Corbezzoli! Questi signori sono dunque dei fedifraghi e degli
assassini.
- Cavallo: Tu lo hai detto, non io. Lo dicessi io rischierei una querela, ma
tu, principe illustre, essendo il principe...
- Caligola: Lo dico e lo ripeto, per Ercole. E certo immagino le piazze
dell'urbe ribollano di manifestazioni popolari d'indignazione per questo
infame crimine, e ovunque si erigano barricate, e non solo i cupidi di cose
nuove ma ogni bennato ingegno chiami alla resistenza contro il colpo di
stato, contro la guerra terrorista e stragista...
- Cavallo: Ahime', mio buon signore...
- Caligola: Mio buon signore un corno, bestia di una bestia, che altro c'e'
di cosi' bieco che per dirlo fa mestieri di tante moine avvolgerlo?
- Cavallo: C'e' che nulla ribolle in piazza se non l'estiva calura, e della
strage della popolazione afgana dalla Nato condotta qui se ne infischiano
tutti, o quasi.
- Caligola: Perdindirindina, forse che tu mi prendi a gabbo?
- Cavallo: Signorno, signore.
- Caligola: E intendi dunque dire che io solo, io solo me ne sdegno e me ne
adonto di tale carneficina, di tale barbarie?
- Cavallo: Signor mio si'.
- Caligola: E dunque solo il folle Caligola vede l'orrore delle stragi
compiute dalla Nato, solo il folle Caligola denuncia il terrorismo di stato
deliberato dal governo e dal parlamento italiano, solo il folle Caligola...
- Cavallo: Solo il folle Caligola, si'. A tratti anche qualch'altro, invero,
nei di' di festa, e quando l'obolo o la prebenda ad arrivare tardano.
- Caligola: E' ora, direi, che questa commedia finisca.
- Cavallo: Direi anch'io.
Sipario

2. MATERIALI. SERGIO CASALI: IL PENSIERO E LA CRITICA LETTERARIA FEMMINISTA
(PARTE SECONDA)
[Dal sito www.uniroma2.it riprendiamo la seguente dispensa predisposta
nell'aprile 2004 per il secondo semestre dell'anno accademico 2003/2004 del
corso su "Femminismo, studi di genere e letteratura latina".
Sergio Casali (Varazze, 1969) ha studiato alla Scuola Normale Superiore di
Pisa (corso ordinario e di perfezionamento) dal 1988 al 1997, con una
parentesi al St John's College di Oxford nel 1992/93; e' ricercatore
all'Universita' Roma Due "Tor Vergata" dal 1998, e professore associato di
Lingua e letteratura latina dal 2001. Si interessa soprattutto di poesia
augustea, in particolare Ovidio e Virgilio, della tradizione epica romana e
dell'esegesi antica dell'Eneide. Sta ultimando un sintetico commento a tutta
l'Eneide per la collana "Biblioteca della Pleiade" di Einaudi, e sta
lavorando a un commento in inglese al libro IV dell'Eneide per la collana
"giallo-verde" di Cambridge University Press. Ha tenuto conferenze e
partecipato a convegni su Ovidio e Virgilio in varie universita' italiane e
straniere, tra cui Harvard University, Columbia University, University of
Wisconsin at Madison, University of Colorado at Boulder, Keele University,
Bristol University, Institute of Classical Studies (London), Trinity College
(Dublin), University of Manchester, University of California at Los Angeles,
Cambridge University, University of Pennsylvania, University of Virginia.
Tra le opere di Sergio Casali: Publii Ovidii Nasonis Heroidum Epistula IX:
Deianira Herculi, a cura di Sergio Casali, Firenze: Le Monnier, 1995;
Commento a Virgilio: Eneide, in Virgilio: Opere, a cura di A. Barchiesi,
Torino: Einaudi (in preparazione); Virgil: Aeneid IV, ed. by S. C.,
Cambridge: Cambridge University Press (in preparazione)]

2. Uguaglianza vs differenza nel periodo di riflusso (1918-1968)
Contenuto del capitolo
Dal primo dopoguerra alla fine degli anni Sessanta, il movimento femminista,
che ha ottenuto ormai le conquiste giuridiche piu' importanti, si appanna.
In questo periodo si segnalano pero' due personalita' di grande importanza,
Virginia Woolf e Simone de Beauvoir. Woolf nei suoi saggi getta le basi di
quella che diventera' la teoria della "differenza" sessuale (nonche' della
critica letteraria femminista), mentre de Beauvoir, affermando che "donna
non si nasce, lo si diventa", e' la prima teorica dell'identita' sessuale
come costruzione culturale.
Negli anni Sessanta, prima dell'esplosione del '68, vedremo come
particolarmente significative e influenti le personalita' di Betty Friedan
(La mistica della femminilita', 1963) e di Juliet Mitchell (Donne: la
rivoluzione piu' lunga, 1966).
*
2. 1. Uguaglianza e differenza: Virginia Woolf
All'indomani della prima guerra mondiale, almeno nel mondo anglo-americano e
nell'Unione Sovietica (ma non in Italia), le donne hanno ottenuto
importantissime vittorie, conquistando diritti fondamentali (il voto,
l'accesso all'istruzione superiore e alle libere professioni). Dopo queste
importanti conquiste, pero', si apre una fase di crisi per il movimento,
destinata a durare per cinquant'anni. In questa fase nel movimento delle
donne comincia a farsi strada la discussione, destinata a diventare di
importanza essenziale, sulla contraddizione tra "uguaglianza" e
"differenza".
Il raggiungimento dell'uguaglianza formale con gli uomini non soddisfa, per
esempio, la grande scrittrice Virginia Woolf (1882-1941), che analizza
criticamente la "nuova" condizione delle donne (colte e di classe media) in
due saggi, Una stanza tutta per se' (A Room of One's Own, 1929) e Tre ghinee
(Three Guineas, 1938), che sono anche i primi esempi di critica letteraria
femminista. La conquista dell'uguaglianza formale non deve far se' che le
donne facciano propri anche i valori etici e politici imposti dagli uomini.
I valori etici e politici delle donne sono "differenti" da quelli degli
uomini, e questa "differenza" deve essere affermata e praticata dalle donne
nella loro vita pubblica, in contrapposizione ai valori dominanti maschili,
che conducono alla guerra e allo sfruttamento.
Un passo da Una stanza tutta per se' basta per far capire come in Virginia
Woolf si trovino anticipati spunti che saranno poi sviluppati dal pensiero
della differenza: "Sarebbe un vero peccato se le donne scrivessero come gli
uomini, o somigliassero agli uomini, perche' se due sessi non bastano,
considerando la vastita' e la varieta' del mondo, come potremmo cavarcela
con uno solo? Non dovrebbe l'educazione evidenziare e rafforzare le
differenze, piuttosto che le somiglianze?".
*
2. 2. Simone de Beauvoir: "Donna non si nasce, lo si diventa"
Un'opera fondamentale per lo sviluppo del pensiero femminista e' il libro Il
secondo sesso (Le deuxieme sexe, 1949) di Simone de Beauvoir (1908-1985).
Simone de Beauvoir, compagna di Jean-Paul Sartre, parte da una prospettiva
esistenzialistica, e giunge ad inviduare una spiegazione della
subordinazione della donna che avra' un'importanza essenziale per il nuovo
femminismo: donna non si nasce, si diventa. La donna e' un essere umano
subordinato, il "secondo sesso" rispetto al "primo" (quello maschile), e'
l'"Altro" rispetto all'"Uno".
"Se io voglio definirmi, sono obbligata anzitutto a dichiarare: 'Sono una
donna'; questa verita' costituisce il fondo sul quale si ancorera' ogni
altra affermazione. Un uomo non comincia mai col classificarsi come un
individuo di un certo sesso: che sia uomo, e' sottinteso... Il rapporto dei
due sessi non e' quello di due elettricita', di due poli: l'uomo rappresenta
insieme il positivo e il negativo al punto che diciamo "gli uomini" per
indicare gli esseri umani, il senso singolare della parola vir essendosi
assimilato al senso generale della parola homo" (le parole di de Beauvoir ci
fanno capire quanto siano sessiste - discriminatorie in base al sesso -
pratiche ancora correnti oggi nella pratica accademica: per esempio
l'abitudine di citare gli autori delle opere cui si fa un riferimento
bibliografico con la sola iniziale - o iniziali - se si tratta di un autore
maschio, e con il nome per esteso se si tratta di una donna; appunto, per
far capire che non e', come ci si dovrebbe aspettare, un uomo, ma,
stranamente, una donna).
"Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico,
economico definisce l'aspetto che riveste in senso alla societa' la femmina
dell'uomo; e' l'insieme della storia e della civilta' a elaborare quel
prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna.
Unicamente la mediazione altrui puo' assegnare a un individuo la parte di
cio' che e' Altro. In quanto creatura che esiste in se', il bambino non
arriverebbe mai a cogliersi come differenziazione sessuale... Fino ai dodici
anni la giovinetta e' robusta quanto i suoi fratelli, e mostra identiche
capacita' intellettuali; non vi sono zone dove le sia vietato rivaleggiare
con loro. E, se molto prima della puberta', o qualche volta addirittura
dalla primissima infanzia, ci appare sessualmente gia' differenziata, non
dovremo risalire a misteriosi istinti destinati a farne una creatura
passiva, civetta e materna, ma dovremo ricordare che l'intervento altrui
nella vita infantile e' pressoche' originario e che fino da principio la sua
vocazione le viene imperiosamente imposta" (da Il secondo sesso, il
Saggiatore, Milano 1984, pp. 15, 325 = Cavarero-Restaino (2002) pp. 135-9).
Come si vede, in queste riflessioni di de Beauvoir e' presente la prima
teorizzazione dell'opposizione sesso-genere che avra' tanta importanza nel
secondo femminismo (vedi par. 3. 6).
*
2. 3. Betty Friedan: la "mistica della femminilita'"
La scrittrice statunitense Betty Friedan (nata Betty Naomi Goldstein, 1921)
segna la fase di passaggio tra l'epoca delle grandi scrittrici Woolf e de
Beauvoir e l'epoca della seconda ondata del femminismo (dal 1968 a oggi).
Laureatasi in psicologia allo Smith College (Illinois) nel 1942, dopo un
anno di perfezionamento a Berkeley, si sposto' a New York. Dopo avere svolto
diversi lavori, sposo' l'impresario teatrale Carl Friedan nel 1947. Per i
successivi dieci anni fu moglie e madre di tre figli, lavorando al contempo
come giornalista freelance per varie riviste. Nel 1957 mando' un
questionario alle sue coetanee che avevano studiato con lei allo Smith
College, in cui chiedeva loro se erano soddisfatte della loro vita. Solo una
ristretta minoranza espresse soddisfazione. Dopo avere allargato la ricerca
con altri questionari, interviste e discussioni con esperti, Friedan
pubblico' i risultati della sua indagine in un libro che ebbe immediatamente
grande successo, The Feminine Mystique (La mistica della femminilita',
1963). La sua tesi era che le donne venivano spinte a credere che la
felicita' risiedesse nella devozione alla casa e alla famiglia, mentre la
realta' era che cio' portava a uno stato di frustrazione e insoddisfazione
("the problem that has no name", "il problema che non ha nome"). Nel libro,
Friedan si limita a descrivere la situazione, senza proporre vie d'uscita
nell'azione collettiva delle donne. Ma entro pochi anni le condizioni
cambieranno.
Nel 1966 Friedan fonda, con altre donne, il Now (National Organization of
Women), un gruppo in difesa dei diritti civili che si proponeva di ottenere
uguaglianza di diritti e di opportunita' di lavoro per le donne. Come
presidente del Now, Friedan condusse campagne contro la pubblicita' che
rafforzava le rappresentazioni convenzionali della donna, per accrescere la
presenza femminile nel governo, per legalizzare l'aborto, e per estendere la
cura dei figli ai servizi sociali. Divorzia nel 1969. Anche dopo avere
lasciato la presidenza del Now (nel 1970), Friedan continuo' la sua
battaglia femminista: fu una delle principali promotrici del "Women's Strike
for Equality" del 26 agosto 1970 (il cinquantesimo anniversario del
suffragio femminile negli Usa), e lavoro' per la ratifica dell'"Equal Rights
Amendment" alla Costituzione americana. Il suo atteggiamento meno radicale e
piu' "riformista" nel libro The Second Stage (1981) provochera' un certo
sconcerto in molte femministe.
*
2. 4. Juliet Mitchell: "Donne: la rivoluzione piu' lunga"
Nata in Nuova Zelanda (1940), si sposto' con la famiglia in Gran Bretagna da
bambina. Dopo gli studi di inglese a Oxford, ha insegnato fino al 1970 nelle
Universita' di Leeds e Reading. Dal 1971 si e' dedicata all'attivita' di
saggista sui temi del femminismo e della psicoanalisi (vedi par. 4. 1).
In un articolo del 1966 in "New Left Review", "Women: the Longest
Revolution" ("Donne: la rivoluzione piu' lunga"), poi compreso nel volume
Women's Estate (La condizione della donna, 1971), Mitchell interpreta il
movimento femminista da un punto di vista marxista ortodosso. Mitchell
individua quattro elementi, sempre presenti in ogni epoca e societa', che
determinano la condizione di inferiorita' della donna: la produzione (cioe'
l'economia), la riproduzione (procreazione), il sesso, la socializzazione
dei figli. Anche se Mitchell, in coerenza con l'ortodossia marxista,
attribuisce l'importanza maggiore all'elemento della produzione, affianca
comunque all'elemento economico altri aspetti (la sessualita', la
riproduzione, la cura dei figli), la cui analisi impegnera' molto gli
sviluppi successivi del suo pensiero, e del pensiero femminista in genere.
(Parte seconda - segue)

3. RIFLESSIONE. UMBERTO GALIMBERTI: DALL'INTRODUZIONE A "PSICHIATRIA E
FENOMENOLOGIA"
[Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo il primo paragrafo (pp. 9-3)
dell'Introduzione dell'autore a Psichiatria e fenomenologia, Feltrinelli,
Milano 2006 (nuova edizione riveduta e ampliata del testo apparso
originariamente nel 1979; ora pubblicato come volume IV delle Opere di
Umberto  Galimberti); sono state omesse le note. Nel sito il libro e'
presentato dalla seguente scheda editoriale: "L'apporto della fenomenologia
alla psicologia come scienza della comprensione dell'uomo. Il primo saggio
di Galimberti edito da Feltrinelli in una nuova edizione. I contributi di
Husserl e di Heidegger da un lato e quelli di Jaspers dall'altro vengono in
questo volume richiamati e ordinati per chiarire la posizione epistemologica
della psicologia nella serie di quelle scienze il cui intento e' la
'comprensione' dell'uomo e non la 'spiegazione' del suo comportamento.
Questa differenza non consente un'innocua trasposizione a livello umano dei
modelli concettuali e dei metodi che si sono rivelati idonei nelle scienze
della natura, a meno di ridurre l'uomo a evento naturale come hanno fatto la
psichiatria classica e la 'teoria' psicoanalitica in contraddizione con la
'prassi' terapeutica. Sostituendo il dualismo cartesiano con la visione
fenomenologica che si rifa' all'immediatezza del mondo della vita, la
psicologia non dovra' piu' spiegare i misteriosi rapporti che intercorrono
tra psiche e corporeita', ma descrivere le evidenti relazioni che
intercorrono tra il corpo e il mondo e le produzioni di significato che
queste relazioni esprimono. Per la psicologia fenomenologicamente fondata,
infatti, sia il 'sano' sia l''alienato' appartengono allo stesso mondo,
anche se l'alienato vi appartiene con una struttura di modelli percettivi e
comportamentali differenti, dove la differenza non ha piu' il significato
della 'dis-funzione' ma semplicemente quello della 'funzione' di una certa
strutturazione esistenziale, ossia di un certo modo di essere-nel-mondo e di
progettare, nonostante tutto, il mondo".
Umberto Galimberti, filosofo, saggista, docente universitario; materiali di
e su Galimberti sono nei siti http://venus.unive.it e www.feltrinelli.it
(che presenta molti suoi interventi sia scritti che audio e
videoregistrati). Dal sito www.feltrinelli.it riprendiamo la seguente scheda
aggiornata: "Umberto  Galimberti e' nato a Monza nel 1942, e' stato dal 1976
professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore
associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 e' professore ordinario
all'universita' Ca' Foscari di Venezia, titolare della cattedra di Filosofia
della Storia. Dal 1985 e' membro ordinario dell'international Association
for Analytical Psychology. Dal 1987 al 1995 ha collaborato con "Il Sole-24
ore" e dal 1995 a tutt'oggi con il quotidiano "la Repubblica". Dopo aver
compiuto studi di filosofia, di antropologia culturale e di psicologia, ha
tradotto e curato di Jaspers, di cui e' stato allievo durante i suoi
soggiorni in Germania: Sulla verita' (raccolta antologica), La Scuola,
Brescia, 1970; La fede filosofica, Marietti, Casale Monferrato, 1973;
Filosofia, Mursia, Milano, 1972-1978, e Utet, Torino, 1978; di Heidegger ha
tradotto e curato: Sull'essenza della verita', La Scuola, Brescia, 1973.
Opere di Umberto  Galimberti: Heidegger, Jaspers e il tramonto
dell'Occidente, Marietti, Casale Monferrato 1975 (Ristampa, Il Saggiatore,
Milano, 1994); Linguaggio e civilta', Mursia, Milano 1977 (II edizione
ampliata 1984); Psichiatria e Fenomenologia, Feltrinelli, Milano 1979; Il
corpo, Feltrinelli, Milano, 1983 (Premio internazionale S. Valentino d'oro,
Terni, 1983); La terra senza il male. Jung dall'inconscio al simbolo,
Feltrinelli, Milano 1984 (premio Fregene, 1984); Antropologia culturale, ne
Gli strumenti del sapere contemporaneo, Utet, Torino 1985; Invito al
pensiero di Heidegger, Mursia, Milano 1986; Gli equivoci dell'anima,
Feltrinelli, Milano 1987; La parodia dell'immaginario in W. Pasini, C.
Crepault, U. Galimberti, L'immaginario sessuale, Cortina, Milano 1988; Il
gioco delle opinioni, Feltrinelli, Milano 1989; Dizionario di psicologia,
Utet, Torino 1992 (nuova edizione: Enciclopedia di Psicologia, Garzanti,
Milano, 1999); Idee: il catalogo e' questo, Feltrinelli, Milano 1992; Parole
nomadi, Feltrinelli, Milano 1994; Paesaggi dell'anima, Mondadori, Milano
1996; Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica, Feltrinelli, Milano
1999; E ora? La dimensione umana e le sfide della scienza (opera dialogica
con Edoardo Boncinelli e Giovanni Maria Pace), Einaudi, Torino 2000; Orme
del sacro, Feltrinelli, Milano 2000 (premio Corrado Alvaro 2001); La lampada
di psiche, Casagrande, Bellinzona 2001; I vizi capitali e i nuovi vizi,
Feltrinelli, Milano 2003; Le cose dell'amore, Feltrinelli, Milano 2004; Il
tramonto dell'Occidente, Feltrinelli, Milano 2005; La casa di psiche. Dalla
psicoanalisi alla consulenza filosofica, Feltrinelli, Milano 2006. E' in
corso di ripubblicazione nell'Universale Economica Feltrinelli lí'intera sua
opera. Traduzioni all'estero: in francese: (Il corpo) Les raisons du corps,
Grasset Mollat, Paris, 1998; in tedesco: (Gli equivoci dell'anima) Die
Seele. Eine Kulturgeschichte der Innerlichkeit, Verlag Turia + Kant, Wien,
2003; (Le cose dell'amore) Liebe, Beck, Monaco, 2006; in greco: (Storia
dell'anima) Historia tes psyches, Apollon, Thessaloniki, 1989; (Paesaggi
dell'anima) Topia psyches, Itamos, Athina, 2001; (Gli equivoci dell'anima)
Parermeneies tes psyches, University Studio Press, Athina, 2004: in
spagnolo: (Dizionario di psicologia) Diccionario de psicologia, Siglo
Veintiuno Editores, Citta' del Messico 2002; (Le cose dell'amore), Las cosas
del amor, Imago mundi, Madrid, 2006; in portoghese: (Orme del sacro) Rastros
do sagrado, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2003; (I vizi capitali e i nuovi
vizi) Os vicios capitais e os novos vicios, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2004;
(Psiche e techne. L'uomo nell'eta' della tecnica) Psiche e techne. O homen
na idade da tecnica, Paulus, Sao Paulo, Brasil, 2005; in giapponese: I vizi
capitali e i nuovi vizi, Tokio, 2004"]

Introduzione
Il dualismo psicofisico e la questione del metodo

"A evitare ambiguita' e oscurita' impiegheremo sempre l'espressione
'comprendere' [verstehen] per la visione intuitiva dello spirito, dal di
dentro. Non chiameremo mai comprendere, ma 'spiegar' [erklaeren] il
conoscere i nessi causali oggettivi che sono sempre visti dal di fuori.
[...] E' dunque possibile spiegare qualcosa senza comprenderlo" (Karl
Jaspers, Psicopatologia generale (1913-1959), p. 30)

1. Il dualismo psicofisico in psichiatria e psicoanalisi e il metodo
esplicativo
La crisi della psichiatria e i sospetti che avvolgono la psicoanalisi non
sono del tutto infondati. Sia l'una che l'altra, infatti, derivano i loro
modelli concettuali da quello schema che Cartesio ha introdotto e che la
scienza ha fatto proprio quando, per i suoi scopi esplicativi, ha lacerato
l'uomo in anima (res cogitans) e corpo (res extensa), producendo quello che,
secondo Binswanger, e' "il cancro di ogni psicologia".
Questa divisione cosi' radicale non e' qualcosa di originario che si offra
all'evidenza fenomenologica, ma e' un prodotto della metodologia della
scienza la quale, consapevole che il suo potere e la sua efficacia si
estendono esclusivamente nell'ordine quantitativo e misurabile della res
extensa, e' costretta a ridurre lo psichico a epifenomeno del fisiologico
che in psichiatria Griesinger chiama "apparato cerebrale" e in psicoanalisi
Freud chiama "ordine istintuale". Cio' che ne nasce non e' una psicologia
che, direbbe Jaspers, "comprende" [verstehen] l'uomo per come si da', ma una
psico-fisiologia che lo "spiega" [erklaeren] come si spiega qualsiasi
fenomeno della natura.
Ma per spiegare l'uomo come fenomeno della natura occorre oggettivarlo e
considerare la psiche non come un atto intenzionale, ma come una cosa del
mondo da trattare secondo le metodiche oggettivanti che sono proprie delle
scienze naturali. Ora, se la psicologia oggettiva lo psichico e, come fa la
fisiologia con gli organi corporei, lo tratta come cosa in se' che non si
trascende in altro, la psicologia, per allinearsi al modello delle scienze
naturali, perde la specificita' dell'umano e quindi cio' a cui essa e'
naturalmente ordinata.
Il primo a rendersi conto che la psicologia deve abbandonare l'ideale
esplicativo perseguito nelle scienze naturali fu Jaspers che, nella sua
Psicopatologia generale del 1913, denuncio' il carattere riduttivo di ogni
spiegazione, la quale - a differenza della comprensione che si accosta a
cio' che ha da comprendere in modo da scorgere le strutture che emergono dal
suo versante e non dal versante di chi indaga - riduce cio' che appare a
cio' che essa considera le leggi ultime o la realta' ultima dei fenomeni che
appaiono. Per questo, precisa Jaspers: "E' possibile spiegare qualcosa senza
comprenderlo", perche' cio' che viene spiegato e' semplicemente ridotto a
cio' che e' stato anticipatamente presupposto.
Cosi' dicendo, Jaspers non nega che la spiegazione comprenda qualcosa, ma
siccome il valore della sua comprensione dipende dalla realta' e dalla
verita' delle ipotesi che sono state anticipate, cio' che e' stato supposto,
e a cui cio' che appare viene correlato, ricondotto, ridotto, trasformato, i
fenomeni spiegati sono "compresi come se" [als ob]. A questa comprensione
"come se" Jaspers riconduce sia le spiegazioni della psichiatria classica
che erano possibili solo supponendo il meccanicismo anatomico-fisiologico,
sia la psicoanalisi di Freud, il cui ordine di spiegazione e' comprensibile
solo supponendo, alle spalle dei fenomeni, la libido istintuale.
Nel tentativo di costruire una psicologia sul modello delle scienze
naturali, perche' convinto che solo la metodologia di queste scienze potesse
offrire intorno all'uomo un sapere rigoroso analogo a quello raggiunto
nell'ordine delle cose, Freud, sorretto da questa pre-cognizione che
dall'inizio alla fine guidera' la sua analisi psicologica, scrive che: "Il
compito consiste nello scoprire, dietro le proprieta' o qualita'
dell'oggetto d'indagine che immediatamente si offrono alla nostra
percezione, qualche altra cosa che sia piu' indipendente dalla particolare
capacita' recettiva dei nostri organi di senso e piu' si avvicini a quella
che riteniamo essere la vera realta' delle cose".
Assumendo l'ipotesi congetturata come piu' reale del fenomeno percepito,
Freud mostra chiaramente di attenersi all'ideale esplicativo delle scienze
naturali, dove la molteplicita' fenomenica e' ridotta allo schema anticipato
come chiave interpretativa per la lettura dei fenomeni. Lo schema poi che
lavora acriticamente alle spalle di Freud e' la concezione filosofica
cartesiana secondo cui la realta' ci e' nota solo in due modi: sotto il
profilo della res extensa e sotto il profilo della res cogitans.
Sempre nel Compendio, si legge: "Di cio' che chiamiamo la nostra psiche (o
vita psichica) ci sono note solo due cose: innanzitutto l'organo fisico e lo
scenario in cui quest'ultimo svolge la sua attivita': il cervello (o sistema
nervoso), e in secondo luogo i nostri atti coscienti, che sono dati
immediatamente e che nessuna descrizione potrebbe farci comprendere piu' da
vicino".
Da questi due dati ultimi Freud ricava le due ipotesi che sono alla base
dell'intera teoria psicoanalitica. La prima consiste nell'assumere che "la
vita psichica e' la funzione di un apparato, al quale attribuiamo la
proprieta' di essere esteso nello spazio e composto di piu' parti"; la
seconda consiste nell'inferire, dalla constatata "lacunosita' nella serie
degli atti coscienti", che "lo psichico e' in se' inconscio".
Ma qui tanto il giudizio che c'e' una "lacunosita' nella serie degli atti
coscienti", quanto l'inferenza che "lo psichico e' in se' inconscio"
poggiano sull'accettazione indiscussa del presupposto scientifico secondo il
quale la realta' esiste sempre e soltanto nella forma di una causalita'
rigorosa e senza lacune, per cui, se non e' dato di constatare questa
causalita' a livello di coscienza, bisognera' affermarla a livello
inconscio.
Da tali premesse risulta evidente che l'inconscio non e' una realta'
psichica, ma e' un prodotto del metodo con cui Freud ha affrontato questa
realta'. Infatti, senza l'accettazione indiscussa dell'ipotesi causale, gli
sarebbe stato impossibile "constatare" la lacunosita' della vita cosciente e
"inferire" l'esistenza di un altro livello dove poter reperire i supposti
nessi privi di lacune.
Siccome l'inconscio, in quanto inconscio, e' per definizione inverificabile,
si possono supporre in esso tutti quei "nessi privi di lacune" richiesti
dall'ipotesi causale, e questo non tanto per "comprendere" la vita psichica,
quanto per "spiegarla" secondo l'ideale esplicativo delle scienze naturali.
Alla base poi della concezione che intende la vita psichica come "la
funzione di un apparato" c'e' l'accettazione acritica e inconsapevole del
dualismo cartesiano tra res cogitans e res extensa che, distruggendo
l'originaria unita' dell'uomo, porta a concepire come entita' in se',
appartenenti a un "apparato psichico" a sua volta chiuso in se stesso,
quelle che in realta' sono modalita' di relazione dell'originario rapporto
dell'uomo con il mondo, che gia' Brentano, di cui peraltro Freud aveva
seguito un corso universitario, e dopo di lui diffusamente Husserl avevano
indicato come intenzionalita' della coscienza.
Intesa la coscienza come una cosa (res cogitans) invece che come un atto
intenzionale, si comprende come Freud possa trattare le qualita' psichiche
quasi fossero oggetti fisici, fino a supporre per esempio che i sentimenti
possano essere spostati da una persona all'altra (transfert) come si
spostano le cose. In effetti il concetto di transfert, cosi' come quello di
proiezione, ci sono divenuti a tal punto familiari che rischiamo di non
vedere neppure le difficolta' teoriche implicite in essi. Come e' possibile,
infatti, che un'entita' psichica, quale per esempio un mio sentimento
ostile, appartenente quindi a uno spazio interiore, soggettivo e privato
quale e' appunto l'"apparato psichico", possa uscire da me e fissarsi su
uomini e cose, fino a fondersi con essi, al punto che gli elementi
costitutivi della mia psiche vengano percepiti come realta' esteriori?
In un contesto dualistico dove la res cogitans non e' un'originaria apertura
sul mondo, ma un "apparato" chiuso in se stesso, perche' costruito sui
modelli fisici della res extensa, e' impossibile spiegare il meccanismo
della proiezione se non ricorrendo a quell'elemento inverificabile
dell'apparato psichico che e' l'inconscio, la cui realta', ancora una volta,
non si impone per la sua evidenza, ma per una richiesta della metodologia
adottata.
Ora, siccome non esistono sentimenti in se' indipendenti dalle cose sentite
o dagli uomini percepiti, i concetti di proiezione e di transfert o vengono
riformulati all'interno dell'originaria apertura della coscienza all'essere,
o altrimenti, se si mantiene l'ipotesi dualistica, hanno un significato
chiaramente costruito sui modelli concettuali della fisica, per cui, finche'
mantengono questo legame, non sono concetti psicologici.
Lo stesso si puo' dire del concetto di conversione o somatizzazione, con cui
si cerca di spiegare il trasferimento di una malattia psichica agli organi
corporei. Anche alle spalle di questo concetto c'e' il dualismo cartesiano
di anima e corpo che Cartesio, dopo aver separato, ha cercato di unificare
con l'ipotesi della ghiandola pineale, che ancor oggi per molti versi e'
ritenuta un'ipotesi probabile.
Ora non si chiede a chi si occupa di scenari psichici di disporre di una
competenza filosofica, ma solo di essere consapevole che quando parla di
"conversione" o di "somatizzazione" egli considera risolti molti problemi in
realta' oscuri, solo perche' alle sue spalle funziona una teoria
presupposta, secondo cui l'uomo ha un corpo e un'anima misteriosamente in
rapporto tra loro. Quando la fenomenologia riuscira' a darci una piu'
plausibile definizione dell'uomo, il concetto di "conversione", cosi' come
quello di "transfert" e di "proiezione", perdera' il suo significato.

4. LIBRI. ENZO BIANCHI PRESENTA "LO SPIRITO DELL'ATEISMO" DI ANDRE'
COMTE-SPONVILLE
[Dal supplemento librario settimanale "Tuttolibri" del quotidiano "La
stampa" del 7 luglio 2007 (disponibile anche nel sito www.lastampa.it)
riprendiamo la seguente recensione li' apparsa col titolo "La Pentecoste
degli atei" e il sommario "Cosa resta dell'Occidente cristiano ora che non
e' piu' cristiano, secondo il filosofo francese Comte-Sponville: non lo
Spirito che discende, ma lo spirito che si apre al mondo".
Enzo Bianchi e' animatore della comunita' di Bose. Dal sito
www.festivaletteratura.it riprendiamo questa scheda: "Enzo Bianchi e' nato a
Castel Foglione nel Monferrato nel 1943 ed e' fondatore e priore della
comunita' monastica di Bose. Nel 1966 ha infatti raggiunto il villaggio di
Bose a Magnano (Vercelli) e ha dato inizio a una comunita' monastica
ecumenica cui tuttora presiede. Enzo Bianchi e' direttore della rivista
biblica "Parola, Spirito e Vita", membro della redazione della rivista
internazionale "Concilium" ed autore di numerosi testi, tradotti in molte
lingue, sulla spiritualita' cristiana e sulla grande tradizione della
Chiesa, scritti tenendo sempre conto del vasto e multiforme mondo di oggi.
Collabora a "La stampa", "Avvenire" e "Luoghi dell'infinito"". Tra le opere
di Enzo Bianchi: Il radicalismo cristiano, Gribaudi, 1980; Lontano da chi,
Gribaudi, 1984; Un rabbi che amava i banchetti, Marietti, 1985; Il corvo di
Elia, Gribaudi, 1986; Amici del Signore, Gribaudi, 1990; Pregare la parola,
Gribaudi, 1990; Il profeta che raccontava Dio agli uomini, Marietti, 1990;
Apocalisse di Giovanni, Qiqajon, 1990; Magnificat, benedictus, nunc
dimittis, Qiqajon, 1990; Ricominciare, Marietti, 1991; Vivere la morte,
Gribaudi, 1992; Preghiere della tavola, Qiqajon, 1994; Adamo, dove sei,
Qiqajon, 1994; Il giorno del signore, giorno dell'uomo, Piemme, 1994; Da
forestiero, Piemme, 1995; Aids. Vivere e morire in comunione, Qiqajon, 1997;
Pregare i salmi, Gribaudi, 1997; Come evangelizzare oggi, Qiqajon, 1997;
Libro delle preghiere, Einaudi, 1997; Altrimenti. Credere e narrare il Dio,
Piemme, 1998; Poesie di Dio, Einaudi, 1999; Altrimenti. Credere e narrare il
Dio dei cristiani, Piemme, 1999; Da forestiero. Nella compagnia degli
uomini, Piemme, 1999; Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un
rinnovamento della domenica, Piemme, 1999; I paradossi della croce,
Morcelliana, 1999; Le parole della spiritualita'. Per un lessico della vita
interiore, Rizzoli, 1999; Ricominciare. Nell'anima, nella Chiesa, nel mondo,
Marietti, 1999; Accanto al malato. Riflessioni sul senso della malattia e
sull'accompagnamento dei malati, Qiqajon, 2000; L'Apocalisse di Giovanni.
Commento esegetico-spirituale, Qiqajon, 2000; Come vivere il Giubileo del
2000, Qiqajon, 2000; La lettura spirituale della Bibbia, Piemme, 2000; Non
siamo migliori. La vita religiosa nella Chiesa, tra gli uomini, Qiqajon,
2002; Quale fede?, Morcelliana, 2002; I Cristiani nella societa', Rizzoli,
2003; La differenza cristiana, Einaudi, 2006..
Andre' Comte-Sponville (1952) filosofo e accademico francese, ha pubblicato
diversi libri di divulgazione filosofica. Tra le opere di Andre'
Comte-Sponville: Piccolo trattato delle grandi virtu', Corbaccio, 1996; Lo
spirito dell'ateismo, Ponte alle Grazie, 2007]

"Cosa resta dell'Occidente cristiano ora che non e' piu' cristiano?". Se lo
chiedono in molti oggi, soprattutto perche' in contrasto con questo
smarrimento di identita' si devono registrare alcuni fenomeni che sovente
accompagnano la volonta' di rivincita del religioso: "dogmatismo,
oscurantismo, integralismo e talvolta fanatismo". Degenerazioni che
deturpano la spiritualita' e la fede da cui nascono, aggravano la perdita di
senso e innescano una spirale perversa in quanto suscitano reazioni uguali e
contrarie. Cosi' l'unica vittima di tanto contendere e' il buon senso
comune, la civile convivenza, la dignita' della vita.
"La battaglia per i Lumi continua - scrive Andre' Comte-Sponville, filosofo
e accademico francese, nel suo pregevole Lo spirito dell'ateismo.
Introduzione a una spiritualita' senza Dio (Ponte alle Grazie, pp. 176, euro
13) - raramente e' stata altrettanto urgente, ed e' una battaglia per la
liberta'". Ma attenzione, pensare che vada condotta "contro la religione
significherebbe sbagliare avversario", si tratta piuttosto di "una battaglia
per la tolleranza, per la laicita', per la liberta' di credere e di non
credere". Istanze che l'autore riconosce oggi particolarmente fragili e,
proprio per questo, bisognose di essere difese contro qualsiasi
integralismo.
In queste riflessioni pacate eppure esigenti l'autore cerca di andare
all'essenziale che, nell'ambito della spiritualita', egli raccoglie attorno
a tre quesiti fondamentali: "Possiamo fare a meno della religione? Dio
esiste? Quale spiritualita' per gli atei?". Domande cui non si addicono
risposte monosillabiche, ma piuttosto una riproposizione dialettica di
quanto sta dietro all'interrogativo. Cosi' verifichiamo che "possiamo fare a
meno della religione, ma non di senso della comunione, ne' della fedelta',
ne' dell'amore"; cosi' se anche dovessimo affermare con l'autore: "Dio
esiste? Non lo sappiamo. Non lo sapremo mai in questa vita", cio' nondimeno
"e' per questo che si pone la domanda se crederci o meno"; cosi' percepiamo
che anche per chi non crede la spiritualita' "e' il nostro rapporto finito
con l'infinito o l'immensita', la nostra esperienza temporale
dell'eternita', il nostro entrare relativo nell'assoluto".
Non per nulla l'autore puo' giungere a parlare di una "Pentecoste degli
atei, il vero spirito dell'ateismo: non lo Spirito che discende, ma lo
spirito che si apre (al mondo, agli altri, all'eternita' disponibile) e che
si rallegra". Si', forse questo e' rimasto di cristiano all'Occidente
scristianizzato: il saper cogliere, anche all'interno di un percorso che
prescinde dall'ipotesi Dio, che se "non e' l'assoluto a essere amore; e'
l'amore, talvolta, ad aprirci all'assoluto". Si', perche', credenti o non
credenti, percepiamo con tutte le nostre fibre che "l'amore e' piu' prezioso
della speranza e dalla disperazione". Allora, e' l'invito di
Comte-Sponville, "Non aspettiamo di essere salvati, per essere umani".

5. RILETTURE. VIRGINIA WOOLF: THREE GUINEAS
Virginia Woolf, Three Guineas, The Hogarth Press, 1938, Penguin Books,
Harmondsworth 1977, pp. 208 (piu' volte ristampato, e naturalmente
disponibile anche in tr. it. presso vari editori: ad esempio Le tre ghinee,
La Tartaruga, Milano 1975, poi Feltrinelli, Milano 1979 e successive
riedizioni). Sovente ci avviene di pensare che sia l'opera fondamentale del
pensiero politico del Novecento.

6. RIEDIZIONI. GIORGIO PERLASCA: L'IMPOSTORE
Giorgio Perlasca, L'impostore, Il Mulino, Bologna 1997, 2007, pp. XXIV +
196, euro 12. Leggendo e rileggendo queste pagine profonda una commozione ti
prende, e di tratto in tratto le lacrime ti appannano gli occhiali. Giorgio
Perlasca (1910-1992) salvo' migliaia di esseri umani nella Budapest occupata
dai nazisti. Un libro che vivamente raccomandiamo (insieme a quello di
Enrico Deaglio, la banalita' del bene. Storia di Giorgio Perlasca,
Feltrinelli, Milano 1991; e per chi volesse una piu' ampia
contestualizzazione Israel Gutman e Bracha Rivlin (a cura di), I giusti
d'Italia, Mondadori, Milano 2006, e Walter Laqueur (a cura di), Dizionario
dell'Olocausto, Einaudi, Torino 2004, 2007).

7. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

8. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 157 del 21 luglio 2007

Notizie minime della nonviolenza in cammino proposte dal Centro di ricerca
per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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