La nonviolenza e' in cammino. 1469



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1469 del 4 novembre 2006

Sommario di questo numero:
1. Gabriele Torsello e' libero
2. Maso Notarianni intervista Gabriele Torsello
3. Movimento Nonviolento: 4 novembre 2006. Non festa ma lutto
4. Maria G. Di Rienzo: Gli occhi di Alyssa
5. Movimento Nonviolento: Da Redipuglia un appello per i Corpi civili di
pace
6. "Fucina della nonviolenza" di Firenze: Giornata delle forze disarmate
7. Giorgio Fazio ricorda Marco Maria Olivetti
8. L'agenda "Giorni nonviolenti" 2007
9. Indice dei numeri 855-885 (marzo 2005) de "La nonviolenza e' in cammino"
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. GABRIELE TORSELLO E' LIBERO
[Gabriele Torsello, giornalista, fotografo e documentarista freelance,
collaboratore di movimenti umanitari, impegnato contro la guerra e contro le
violazioni dei diritti umani, e' stato rapito in Afghanistan il 12 ottobre
2006; e' stato liberato la mattina del 3 novembre: lo ha annunciato
Emergency con questo comunicato: "Oggi, venerdi' 3 novembre, intorno alle 10
ora italiana (le13,30 in Afghanistan) una telefonata all'ospedale di
Emergency a Lashkar-Gah ha indicato che sulla strada per Kandahar si sarebbe
potuto trovare Gabriele Torsello liberato. Un membro afgano dello staff di
Emergency, viaggiando nella direzione indicata, ha trovato Gabriele Torsello
e lo ha accompagnato da incaricati del governo italiano. Emergency ha
immediatamente avvertito i familiari, il ministero degli Esteri e
l'ambasciatore italiano a Kabul"]

Gabriele Torsello e' libero.
Il popolo afgano ancora no.
Cessi la guerra.
Vi e' una sola umanita'.

2. TESTIMONIANZE. MASO NOTARIANNI INTERVISTA GABRIELE TORSELLO
[Dal sito di Peacereporter (www.peacereporter.net). Maso Notarianni,
giornalista, e' impegnato nell'esperienza dell'organizzazione umanitaria
Emergency e dirige "Peacereporter"]

- Maso Notarianni: Come stai, Gabriele?
- Gabriele Torsello: Sono felice, sono felice. Sto bene.
*
- Maso Notarianni: Che cos'e' successo, in questi venti giorni? Come ti
hanno trattato?
- Gabriele Torsello: Non ho mai visto la luce, durante il mio sequestro.
Durante il primo periodo mi tenevano sempre incatenato, ma almeno avevo un
Corano e potevo leggerlo. Poi mi hanno spostato, e dopo che mi hanno
spostato non avevo piu' il Corano. Mi hanno tenuto ancora incatenato, chiuso
in una stanza. Ieri sera, per la prima volta ho visto la luna.
*
- Maso Notarianni: Come passavi le giornate?
- Gabriele Torsello: Pensavo sempre alla mia famiglia quando ero
prigioniero, tanto che per dei periodi riuscivo ad assentarmi e a immaginare
di essere altrove. Poi mi vedevo le catene ai piedi, e mi rendevo conto che
era solo un sogno. Ho sempre mangiato: patate oppure pane afgano bagnato in
una zuppa fatta con un pezzo grasso.
*
- Maso Notarianni: Hai avuto paura?
- Gabriele Torsello: Si'. Soprattutto una notte. Ero seduto nella mia
stanza, incatenato, aspettavo la cena. Sono arrivati e hanno aperto la
porta. Uno mi ha preso e mi ha portato fuori, senza farmi mettere le scarpe
e senza bendarmi, cosa che facevano sempre. Mi tirava forte, io avevo le
catene, non riuscivo a stargli dietro e dovevo saltare per seguirlo. Ho
pensato che mi avrebbero ucciso. Poi invece mi hanno messo in macchina e mi
hanno spostato.
*
- Maso Notarianni: Che cosa farai adesso?
- Gabriele Torsello: Voglio andare ad Alessano, dalla mia famiglia. Li
abbraccio tutti, ci vediamo la'.

3. EDITORIALE. MOVIMENTO NONVIOLENTO: 4 NOVEMBRE 2006. NON FESTA MA LUTTO
[Dal Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, Verona, tel.
0458009803, fax 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito:
www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo]

4 novembre 2006: non festa ma lutto.
Il 4 novembre, ancora una volta, si "festeggia" la "vittoria" della prima
guerra mondiale del 1918, e si "onorano" le Forze armate italiane. Una
festa, voluta dal fascismo, che si rinnova di epoca in epoca, con i governi
democristiani, della prima e nella seconda repubblica, con il centro-destra
e con il centro-sinistra. Ogni anno, in ogni citta', le autorita' civili,
militari, religiose, si ritrovano tutte unite a legittimare eserciti e
guerre.
Ma la realta' storica ci dice che i veri costi umani di quella guerra
furono: Italia: 680.071 morti; 1.050.000 feriti di cui 675.000 mutilati.
Austria-Ungheria: 1.200.000 morti; 3.620.000 feriti. I morti di tutti i
paesi coinvolti furono quasi 10 milioni.
Il risultato per l'Italia fu poi il ventennio fascista. Queste le
conseguenze di una folle decisione voluta dal re e dal governo contro la
volonta' del Parlamento (450 su 508 deputati erano contrari), il re e il
governo uccisero, ferirono, mutilarono 2.405.000 italiani, contadini poveri,
e 4.820.000 austriaci e ungheresi, per conquistare all'Italia non solo terre
di popolazione italiana (che si potevano ottenere per via diplomatica, come
voleva Giolitti) ma anche terre di popolazione tedesca, come il Sudtirol.
Dunque quelle del 4 novembre sono manifestazioni nostalgiche e patriottarde
per stringersi attorno alle Forze Armate, per proseguire la mistificazione
degli eserciti che vengono presentati come portatori di democrazia o di
pace. Stiamo assistendo ad un arretramento culturale. Le parole perdono il
loro significato. Non si dice piu' "carneficina di uomini", ma "intervento
militare per portare la pace". La guerra ormai e' entrata nelle coscienze di
molti, per annullarle.
Noi ricordiamo con rispetto e con pena profonda le vittime civili e militari
di tutte le guerre. Piangiamo tutti i morti delle guerre in Iraq, in
Afghanistan, in Libano, in Israele, in Palestina, in Cecenia, in Africa, in
Asia, siano essi civili o militari, uomini o donne, italiani o di qualsiasi
altra nazionalita'. Rende vero onore alle vittime soltanto chi lavora
tenacemente per rendere illegittima ogni guerra ed escluderla dai mezzi
della politica, per sciogliere tutti gli eserciti ed istituire i corpi
civili di pace per una polizia internazionale sotto comando dell'Onu.
Questo significa la nostra posizione ed iniziativa nonviolenta: che non gli
eserciti assassini hanno diritto a render omaggio alle loro vittime, ma chi
alle guerre si oppone e quelle vite avrebbe voluto salvare; che solo chi e'
costruttore di pace e si batte affinche' mai piu' si diano guerre puo'
ricordare le vittime delle guerre senza offenderle ancora. E nel ricordo
delle vittime delle guerre corroborare un impegno di pace e di nonviolenza.
Noi pensiamo che perseverando in questa azione rigorosamente nonviolenta
anno dopo anno riusciremo a rendere sempre piu' partecipate le nostre
iniziative di memoria, e rendere sempre piu' evidente l'ipocrisia e
l'immoralita' dei militari scandalosamente in festa innanzi alle tombe delle
vittime loro. Noi pensiamo che il 4 novembre possa e debba diventare, da
oscena festa delle forze armate assassine, giornata di memoria e di impegno
per la pace, e celebrazione infine del superamento e quindi dell'abolizione
dell'istituzione militare.
Una sola e' l'umanita', e solo la nonviolenza potra' salvarla.

4. EDITORIALE. MARIA G. DI RIENZO: GLI OCCHI DI ALYSSA
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
questo intervento.
Alyssa Peterson, militare statunitense in Iraq, si era opposta alle torture
sui prigionieri; si e' suicidata il 15 settembre 2003.
Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di questo foglio;
prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista, narratrice,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sydney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza. Tra le opere di Maria G. Di
Rienzo: con Monica Lanfranco (a cura di), Donne disarmanti, Edizioni Intra
Moenia, Napoli 2003; con Monica Lanfranco (a cura di), Senza velo. Donne
nell'islam contro l'integralismo, Edizioni Intra Moenia, Napoli 2005]

"Il giorno stesso in cui Alyssa mori', suo padre mi disse che era
preoccupato per questa figlia nell'esercito, all'altro capo del mondo",
racconta Mary W. Black, "Eravamo in ufficio, siamo colleghi. Il giorno dopo,
arrivarono due ufficiali proprio sul posto di lavoro, a notificargli il
decesso della ragazza. Non ho mai visto un uomo, un padre, andare in pezzi
in quel modo".
Di lei gli altri soldati ricordano la gentilezza, l'intelligenza schietta, e
l'immediatezza. Era dolce, ripetono, aveva un sorriso solare. Certo e'
facile, e a volte ipocrita, profondersi in lodi di qualcuno che non c'e'
piu'. Alyssa Peterson fini' nell'elenco degli "eroi caduti" in Iraq, anche
se la sua morte fu imputata ad un incidente, accaduto il 15 settembre 2003.
"Colpita da armi non ostili". Non inusuale in Iraq, pare. Poiche' era la
terza donna dell'esercito Usa a morire laggiu', la stampa le dedico' qualche
attenzione.
Com'era morta questa giovane, a 27 anni? L'esercito forni' diversi scenari
ai redattori dell'"Arizona Republic", i piu' interessati alla storia poiche'
Alyssa era originaria di quello stato: "Poteva essere un colpo partito dalle
sue stesse armi mentre le scaricava, oppure poteva essere stato il colpo
partito dal fucile di un altro soldato che stava compiendo la stessa
operazione, o l'uccisione accidentale della Peterson da parte di un civile
iracheno".
*
Oggi sappiamo che Alyssa si e' uccisa. Era una specialista dell'intelligence
che parlava arabo in modo fluente, ed era stata assegnata alla prigione
della base aerea a Tal-Afar, nell'Iraq nord-occidentale. Il primo novembre,
la radio locale di Flagstaff, sua citta' natale, ha cominciato cosi' un
servizio su di lei: "Alyssa Peterson si suicido' perche' si opponeva alle
tecniche di interrogatorio usate sui prigionieri. Rifiuto' di continuare a
partecipare agli interrogatori dopo due sole notti di lavoro in
quell'unita', che veniva chiamata 'la gabbia'. I portavoce dell'unita' si
sono rifiutati di specificare che cosa Alyssa rifiutava. Dicono che tutte le
registrazioni relative a quelle tecniche sono state distrutte".
Vedete, e' molto semplice. Se abbiamo distrutto tutte le registrazioni,
assieme ad esse se ne e' andata la nostra memoria. Cosa facevamo ai
prigionieri, tanto da indurre una testimone a togliersi la vita, soverchiata
dal dolore e dall'angoscia non meno che dalla sensazione di non poter
arrestare le nostre azioni? Non ce lo ricordiamo piu'.
La verita' la si deve alla tenacia di un giornalista, Kevin Elston, che dopo
centinaia di inutili telefonate e richieste a reticenti membri dell'esercito
ha intentato un'azione legale (inerente alla liberta' d'informazione) ed ha
ottenuto i documenti ufficiali relativi alla permanenza di Alyssa in Iraq ed
al suo decesso. Ora sappiamo che stante il suo rifiuto, ella venne assegnata
ad altro incarico, la supervisione delle guardie irachene al cancello della
base. Sappiamo che nello stesso periodo le furono date lezioni su come
prevenire il suicidio: lei stessa lo ricorda con triste ironia in un
biglietto che le e' stato trovato addosso: "Quelle lezioni mi hanno
insegnato come ammazzarmi", ha scritto.
I suoi ex commilitoni la ricordano, certo, la sua gentilezza, lo abbiamo
detto, la sua intelligenza. Ma aveva problemi, aggiungono. "Non riusciva a
separare i suoi sentimenti personali dai suoi doveri professionali". Cosa
non funzionava, nel suo lavoro, a cosa era contraria? Preferiscono non
rispondere, non lo sanno, i file sono stati cancellati.
*
Nell'Italia occupata dai nazisti, mia madre lavoro' per la Wehrmacht. Da
qualche mese riposa fra le braccia dei nostri comuni antenati e tutto quel
che so e' che all'epoca era una ragazzina miserabile ed affamata,
proveniente da una famiglia di convinti fascisti. Di quel periodo riusciva a
stento a dirmi che "la guerra e' brutta, spera di non vederla mai". Nessuno
fra i miei parenti, ne' lo zio miliziano, ne' lo zio partigiano, ne' quello
deportato in Germania ne parlavano volentieri. Di quando scavava trincee per
i tedeschi, mia madre mi racconto' un solo episodio. Quello del soldato
semplice, un ragazzino biondo di diciassette anni che si sparo' in testa a
poca distanza da lei. Si', c'erano stati i bombardamenti. Si', tornavano i
feriti e i mutilati, si sapeva del tale e del tal altro che erano caduti in
combattimento. Si', aveva gia' visto persone morire accanto a lei. Ma quello
si configurava come il colmo dell'orrore, un episodio che restava inciso
nella sua memoria perche' un attimo prima quegli occhi azzurri la
guardavano, un attimo dopo il ragazzo "si sfilo' la pistola dal cinturone" e
quegli occhi sprofondarono nel buio. Fu come se la notte fosse calata
all'improvviso. Chissa' cosa avevano visto, quegli occhi azzurri, cosa
temevano di dover continuare a vedere, per decidere che la cecita' era
preferibile.
*
Possiamo raccontarci molte bugie. Anche molte amabili, confortevoli,
dolcissime bugie. Persino sulla guerra come male minore, come inevitabile
estrema difesa, come atto connaturato alla nostra stessa umanita'. Possiamo
inneggiare agli eroi. Al valore, al coraggio, allo sprezzo del pericolo che
hanno impiegato per uccidere altri esseri umani: possiamo persino metter
loro delle lucenti medaglie sul petto, per questo, che siano vivi o morti.
Possiamo fingere che non sia mai accaduto, che non stia accadendo, che non
accadra' certo a noi. Possiamo. Poi viene la notte. Anche in Iraq. Anche per
i soldati occupanti. Viene la notte del 15 settembre ed il cielo e' pieno di
stelle, ma Alyssa non riesce a vederne la bellezza, le sembra che per
reggersi, quella volta celeste, stia posando proprio sulle sue spalle. E'
pesante, e' orribile. Vorrebbe tornare a dormire, ma non riesce a togliersi
quelle urla dalle orecchie. Vorrebbe tornare a dormire ma lo sguardo le e'
caduto sulla camicia che indossava quel giorno, e anche se l'hanno lavata
lei continua a vederci uno schizzo di sangue. Vorrebbe dimenticare, e pero'
quegli occhi spalancati la inseguono, fissi nei suoi, era un altro essere
umano, le assomigliava troppo, quegli occhi, quegli occhi, cosi' simili...
no: identici ai suoi.
Cosa stara' succedendo, ora, in quella stanza? Alyssa e' sola, non sa come
fermarli. Le hanno detto che e' lei ad avere dei problemi. Le cose vanno
cosi'. Non ti aspetterai che confessino spontaneamente. Sono terroristi.
Forse e' meglio che vedi uno psicologo, che fai del training antisuicidio.
Saresti proprio in gamba, ragazza, sei intelligente, svelta, saresti
perfetta se solo riuscissi a non avere sentimenti sul lavoro. Ma non avere
sentimenti equivale ad essere morti.
*
Nella "gabbia" degli interrogatori a Tal-Afar, e' li' che Alyssa Peterson e'
stata uccisa, prima del 15 settembre 2003. "Colpita da armi non ostili".

5. APPELLI. MOVIMENTO NONVIOLENTO: DA REDIPUGLIA UN APPELLO PER I CORPI
CIVILI DI PACE
[Riceviamo e diffondiamo il documento che alcuni rappresentanti del
Movimento Nonviolento diffonderanno oggi al sacrario di Redipuglia, in
Friuli]

4 Novembre, quale festa?
Sabato 4 novembre 2006 a Redipuglia sara' presente come "massima autorita'"
il presidente del Senato.
*
Ai piedi della "bianca scalea" di questo cimitero di guerra, dove sono
sepolti centomila militari italiani (un centesimo dei dieci milioni di morti
che ha prodotto la Grande guerra 1915-1918), lui o qualcun altro fra canti,
preghiere e ordini del giorno di qualche generale con la presenza
inquietante dell'arco formato con una batteria di cannoni, leggera' un
discorso: esaltazione della Vittoria, del valore dei militari italiani nella
Grande guerra, delle Forze armate, oggi impegnate a mantenere la pace su
vari fronti (Iraq, Afghanistan...). Forze armate che oggi 4 novembre
celebrano la loro festa. Non ci e' chiaro cosa festeggino da piu' di
ottant'anni in questo giorno. Poi le Frecce tricolori sbucheranno da dietro
la sommita' del colle-cimitero lasciando la tradizionale scia di fumo
bianco-rosso-verde.
Le Forze armate sono composte da militari di professione che imparano a
uccidere per la difesa del Paese; la quota di bilancio dello Stato per la
cosiddetta difesa aumenta ogni anno a scapito di sanita', scuola, servizi
sociali, pensioni, cultura. Ora, sempre piu' spesso, queste Forze armate
vengono utilizzate all'estero per imporre la pace con la forza delle armi.
*
E' ora che la nonviolenza oltre che una scelta filosofico-etico-religiosa
delle singole persone diventi un patrimonio collettivo della comunita'. Ed
e' ora che le nazioni in pace non mandino negli stati in conflitto o
apertamente in guerra - anche sotto le insegne dell'Onu - truppe esperte
nell'ammazzare, che sono incapaci di produrre pace (come testimoniano i
fallimenti in Iraq, Afghanistan, Somalia, Palestina, Israele.
Bisogna preparare le forze di interposizione nonviolente, civili e disarmate
con i fondi tolti in maniera cospicua alle Forze armate ormai inutili.
Bisogna sollecitare la partecipazione volontaria in questi compiti difficili
e pericolosi, prima di tutto gli obiettori di coscienza, vecchi e nuovi,
mettendo a disposizione per i movimenti e le associazioni che da anni si
occupano seriamente di cio' gli archivi con i nominativi secretati dal
Ministero della difesa.
*
Al presidente del Senato, che torna a Roma, l'onore di mettere all'ordine
del giorno dei lavori del Senato la proposta di legge sui corpi civili di
pace, che e' in via di definizione, e il compito di farla approvare
celermente.

6. APPELLI. "FUCINA DELLA NONVIOLENZA" DI FIRENZE: GIORNATA DELLE FORZE
DISARMATE
[Da Alberto L'Abate (per contatti: labate at unifi.it) riceviamo e diffondiamo
il seguente volantino della "Fucina della nonviolenza" di Firenze. Alberto
L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario di sociologia dei
conflitti e ricerca per la pace, promotore del corso di laurea in
"Operazioni di pace, gestione e mediazione dei conflitti" dell'Universita'
di Firenze, e' impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research,
nell'attivita' di addestramento alla nonviolenza, nelle attivita' della
diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti; amico e collaboratore di
Aldo Capitini, ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte
a numerose iniziative nonviolente; come ricercatore e programmatore
socio-sanitario e' stato anche un esperto dell'Onu, del Consiglio d'Europa e
dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'; ha promosso e condotto
l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, e si e' impegnato nella
"Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione"; e' portavoce dei
"Berretti Bianchi" e promotore dei Corpi civili di pace. Tra le opere di
Alberto L'Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza,
Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli,
Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997;
Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace,
Pangea, Torino 2001]

Dichiariamo il 4 novembre "Giornata delle forze disarmate".
Un'alternativa alle Forze Armate esiste: sono i Corpi Civili di Pace,
previsti dal testo della Costituzione europea e dal programma dell'Unione,
ma che tardano ad essere costituiti per l'opposizione dei militari.
Ma che cosa sono i Corpi Civili di Pace? Che cosa fanno?
I Corpi Civili di Pace sono gruppi di persone, con un'adeguata preparazione,
che svolgono attivita' tese a prevenire o risolvere situazioni di
pre-conflitto o di conflitto aperto, con diversi strumenti e modalita':
- appoggio ai gruppi locali che utilizzano gli strumenti della nonviolenza
per la difesa dei propri diritti;
- l'accompagnamento continuo di persone minacciate dagli "squadroni della
morte", o comunque a rischio;
- l'organizzazione di vere e proprie "Ambasciate di Pace" in quelle
localita' per studiare a fondo i problemi connessi alla possibile esplosione
del conflitto e per cercare di trovare delle vie per una soluzione pacifica
prevenendone l'esplosione;
- l'attivazione di incontri tra le parti in conflitto per cercare delle
soluzioni concordate;
- l'organizzazione di marce o di interventi di molte persone, per un periodo
di tempo limitato, per appoggiare iniziative di pace delle due parti, e
"drammatizzare" la situazione in modo da stimolare un intervento
responsabile della comunita' internazionale;
- l'osservazione della regolarita' di elezioni e del rispetto dei diritti
umani;
- la formazione alla nonviolenza, al rispetto dei diritti umani, al dialogo
interetnico e alla riconciliazione di membri attivi della societa' civile
dei contendenti, tentando di unirli anche nella fase della formazione, e
cercando, con loro, delle possibili soluzioni al conflitto stesso.
Invece le organizzazioni umanitarie tradizionali si occupano, normalmente,
di assistenza a fasce deboli della popolazione, aiuto alla ricostruzione di
case o di strutture di servizio (scuole, ospedali, centraline per la
potabilizzazione dell'acqua, ecc.), cura di malati o di feriti, la
distribuzione di viveri, l'aiuto a fasce deboli della popolazione per lo
sviluppo di attivita' che creino opportunita' di crescita sociale ed
economica. Tutte attivita' estremamente importanti, da non sottovalutare, ma
che rischiano molte volte di rendere le popolazioni dipendenti dagli aiuti
esterni e non aiutarle ad essere autonome.
I due tipi di attivita' hanno una differenza di fondo: i Corpi Civili di
Pace sono orientati alla prevenzione dei conflitti armati, alla ricerca di
soluzioni alternative alla guerra ed alla lotta armata; quelle umanitarie
alla difesa delle fasce pia' deboli della popolazione.
Questi due tipi di attivita' richiedono capacita' e conoscenze diverse; in
particolare per la previsione, la prevenzione dei conflitti armati, o per le
altre attivita' previste per i Corpi Civili di Pace, ci vuole una grande
preparazione umana e sociale, molte conoscenze sui modi per risolvere
nonviolentemente i conflitti, per mediarli o per trasformarli creativamente.
E queste competenze sono difficili a trovare e richiedono, oltre all'impegno
personale, anche una professionalita' specifica.
Se vogliamo un mondo senza guerra e senza violenze dobbiamo incrementare e
trovare fondi adeguati per i Corpi Civili di Pace.
Secondo studi approfonditi basterebbe ridurre del 30% le attuali spese
militari ed utilizzarle per attivita' alternative: potremmo risolvere, in
circa 20 o 30 anni, tutti gli attuali problemi del mondo, dalla fame,
all'analfabetismo, alla mancanza di risorse energetiche. Un altro mondo e'
possibile. Perche' non lo facciamo?

7. LUTTI. GIORGIO FAZIO RICORDA MARCO MARIA OLIVETTI
[Dal quotidiano "Liberazione" del primo novembre 2006. Marco Maria Olivetti,
filosofo e saggista, recentemente deceduto, e' stato docente di filosofia
della religione e preside della facolta' di filosofia dell'Universita' "La
Sapienza" di Roma]

L'etica al di la' della metafisica: cosi' si potrebbe riassumere il percorso
filosofico e umano di Marco Maria Olivetti, docente di filosofia della
religione scomparso venerdi' scorso all'eta' di 63 anni. Da sei anni
ricopriva la carica di preside della facolta' di filosofia dell'Universita'
"La Sapienza" di Roma.
A soli 25 anni e' gia' libero docente di filosofia a Roma, poi consegue la
cattedra di professore ordinario in filosofia della religione nella stessa
universita' nel 1979, dopo aver insegnato come professore straordinario
nelle universita' di Bari e Trieste. Si inscrive nella tradizione di studi
di filosofia della religione inaugurata a Roma da Enrico Castelli, di cui
con inflessibile costanza portera' avanti la tradizione dei colloqui
internazionali, convegni annuali su problemi di filosofia della religione
divenuti nel corso degli anni punto di raccolta di alcuni dei piu' grandi
pensatori europei della seconda meta' del '900. Olivetti si concentra
inizialmente su studi di impronta storico-ricostruttiva, come Il tempio
simbolo cosmico del 1967, e L'esito teologico della filosofia del linguaggio
di Jacobi del 1970.
*
E' con il volume del 1974 Filosofia della religione come problema storico,
che comincia a conquistare un profilo specificamente teoretico, delineando
la propria concezione della filosofia della religione. La tesi fondamentale
del volume e' che nelle vicende che vedono il costituirsi, a cavallo tra
'700 e '800, della filosofia della religione a disciplina filosofica
autonoma, si condensano anticipatamente tutti i problemi che esploderanno
nel pensiero filosofico successivo e piu' recente, passati sotto il nome di
crisi della metafisica e "morte di Dio".
La filosofia della religione nasce infatti, secondo l'autore, quando la
religione entra in crisi storicamente, in concomitanza con la critica
illuminista e con la sfiducia diffusasi nei confronti del modello di
pensiero metafisico, poi detto onto-teo-logico. L'effetto di questa crisi e'
tuttavia che i problemi nati in seno alla tradizione metafisica non vengono
semplicemente dal pensiero successivo accantonati ed eliminati, ma ben
diversamente riconfigurati e ridislocati su un piano diverso: quello della
storia. In questa operazione, in cui si brucia la parabola dell'idealismo
tedesco, si prende progressivamente coscienza del fatto che la consumazione
della pretesa fondativa inscritta nella metafisica tradizionale, apre una
nuova chance per il pensiero: quello di riconoscere l'etica come nuovo prius
e come nuovo ambito di accesso alla verita'.
Le vicende storiche del "problema filosofico religione" diventano cosi' il
banco di prova essenziale per seguire questo movimento al cui inizio sta
l'esaurimento dell'onto-teo-logia e al cui possibile termine l'innalzamento
dell'etica a nuova filosofia prima: sara' questa la prospettiva che
Olivetti, assumendo come filo conduttore fondamentale il pensiero di
Emmanuel Levinas, sviluppera' nella sua opera piu' matura e difficile,
Analogia del soggetto del 1992.
*
Facendo confluire in una sintesi originale tematiche fenomenologiche e di
teoria sociale, Olivetti nel volume mostra in che senso la fine della
metafisica rappresentativa e di ogni suo correlato, possa rappresentare la
condizione di apertura di una nuova antropologia, fondata sul valore
costitutivo della responsabilita' e su un'idea dell'essere come inter-esse.
All'illusione trascendentale del soggetto di poter fondare con le proprie
prestazioni identificanti la realta', si contrappone cosi' nel volume un io
radicalmente esposto e responsabile, interamente costituito nell'esperienza
intersoggettiva della comunicazione; in una inter-locuzione che,
caratterizzata da un vettore di asimmetria rispetto ad un Tu e al suo volto,
riapre lo spazio per un pensiero post-metafisico della trascendenza.
A partire da qui Olivetti prende le distanze tanto dal pensiero
heideggeriano, che in quanto non orientato sul momento etico, si fa carico
secondo lui di un'istanza ancora fondativa, quanto dall'etica della
comunicazione di Apel e Habermas, che, oscurando l'asimmetria che
caratterizza l'interlocuzione etica, finisce per non riconoscere lo spazio
in cui si genera l'eccedenza dell'individualita' sulle regole comunicative
e, con questa, l'ulteriorita' dell'etica rispetto al mondo della politica.
Negli ultimi anni l'impegno di ricerca e di studio di Olivetti e' passato in
subordine rispetto al lavoro istituzionale. Chi ha avuto la fortuna di
conoscerlo al di la' dei suoi scritti, sa che alla base di questo impegno,
svolto con dedizione e disinteresse personale, c'erano tuttavia gli stessi
principi che aveva trasmesso con passione nella sua attivita' didattica. Con
questa egli ha formato una generazione di studiosi, che hanno contratto nei
suoi confronti un debito difficilmente colmabile. La sua scomparsa lascia un
vuoto, non solo nella facolta' romana, ma in tutto il mondo della filosofia
italiana.

8. STRUMENTI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI" 2007

Come ogni anno le Edizioni Qualevita mettono a disposizione l'agenda-diario
"Giorni nonviolenti", un utilissimo strumento di lavoro per ogni giorno
dell'anno. Vivamente la raccomandiamo. Il costo di una copia e' di 9,50
euro, con sconti progressivi con l'aumento del numero delle copie richieste.
Per informazioni ed acquisti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (Aq), tel. e fax: 0864460006, cell. 3495843946, e-mail:
qualevita3 at tele2.it

9. MATERIALI. INDICE DEI NUMERI 855-885 (MARZO 2005) DE "LA NONVIOLENZA E'
IN CAMMINO"

* Numero 855 del primo marzo 2005: 1. Giuliana, o della nonviolenza; 2.
Giobbe Santabarbara: Per Mario Luzi; 3. Angela Giuffrida: Le donne, la
politica e la guerra; 4. Monica Lanfranco: Sulla capacita' di identificare
la violenza; 5. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentaduesima); 6.
Umberto Santino: Nonviolenza, mafia e antimafia (parte seconda); 7. Per una
definizione critica e pluridimensionale della nonviolenza; 8. Angelo
Cavagna: Testimonianza al processo per il blocco nonviolento del treno della
morte; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* Numero 856 del 2 marzo 2005: 1. Fatema Mernissi: Con Giuliana; 2. Per una
bibliografia sulla Shoah (parte trentatreesima); 3. Umberto Santino:
Nonviolenza, mafia e antimafia (parte terza e conclusiva); 4. La nonviolenza
e' lotta; 5. "Nonviolenza. Femminile plurale"; 6. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 7. Per saperne di piu'.
* Numero 857 del 3 marzo 2005: 1. Enrico Peyretti: Giuliana; 2. Per
Giuliana. Un digiuno; 3. Peppe Sini: Angelino; 4. Maria G. Di Rienzo: Paura,
disistima, insicurezza. Che fare? 5. Mao Valpiana: Dichiarazione in aula a
nome di tutti gli imputati per il blocco nonviolento del treno della morte;
6. Giulio Vittorangeli: Quando lavorare significa avvelenarsi; 7. Ileana
Montini: Leila e noi; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per
saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 1 del 3 marzo 2005: 1. Maria G.
Di Rienzo: Donne e azione diretta nonviolenta; 2. Benito D'Ippolito: Dieci
parole della nonviolenza in dieci profili di costruttrici di pace; 3. Lea
Melandri: Il femminismo e' ancora in silenzio? 4. Ileana Montini: Il grande
silenzio; 5. Catrin Dingler: Nel vento infernale la parola dell'amore; 6.
Tommaso Losavio ricorda Franca Ongaro Basaglia; 7. Rocco Canosa ricorda
Franca Ongaro Basaglia.
* Numero 858 del 4 marzo 2005: 1. Giuliana; 2. Benoit Hopquin: Florence; 3.
Dal Forum sociale mondiale cinque proposte di azione nonviolenta; 4. Marina
Pignatti Morano: La forza della nonviolenza. Cinque proposte da Porto
Alegre; 5. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentaquattresima); 6.
Lidia Menapace: L'uomo dell'obbedienza; 7. Filippo Gentiloni: Don Giussani;
8. Severino Vardacampi: Dai loro frutti; 9. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* Numero 859 del 5 marzo 2005: 1. Peppe Sini: Nicola Calipari, uno di noi;
2. Giuliana e' libera; 3. Enrico Peyretti: L'introduzione di "Dov'e' la
vittoria?"; 4. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentacinquesima); 5.
Ida Dominijanni: Quella mediazione; 6. Zelie Pollon: Veli e liberta'; 7.
Un'intervista a Olena Suslova; 8. Il ritorno del Criticone: Sull'assenza in
Italia di un movimento per la pace; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento;
10. Per saperne di piu'.
* Numero 860 del 6 marzo 2005: 1. Giuliana, Nicola, Florence, l'umanita'; 2.
Patricia Lombroso intervista Jimmy Massey; 3. Daria Galateria intervista
Julia Kristeva; 4. Enrico Peyretti: La conclusione di "Dov'e' la vittoria?";
5. Per una bibliografia sulla Shoah (parte trentaseesima); 6. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 11 del 6 marzo 2005: 1. Maria G.
Di Rienzo: Un'altra visione e' possibile? 2. Giuliana Sgrena: La risposta;
3. Anna Santoro: Sull'attualita' delle "Tre ghinee" di Virginia Woolf; 4.
Sabato, a scuola.
* Numero 861 del 7 marzo 2005: 1. Benito D'Ippolito: Sulla strada
dell'aeroporto; 2. Giuliana Sgrena: Un altro risultato; 3. Per una
bibliografia sulla Shoah (parte trentasettesima e conclusiva); 4. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di piu'.
* Numero 862 dell'8 marzo 2005: 1. Giuliana Sgrena: La mia verita'; 2. Anna
Bravo: Noi e la violenza, trent'anni per pensarci (parte prima); 3. Tre note
sul saggio di Anna Bravo; 4. Edi Rabini: La scomparsa di Lisa Foa; 5. Anna
Achmatova: Nella notte vuota; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7.
Per saperne di piu'.
* Numero 863 del 9 marzo 2005: 1. Severino Vardacampi: Anni settanta; 2.
Anna Bravo: Noi e la violenza, trent'anni per pensarci (parte seconda); 3.
L'arte della nonviolenza. Un corso a Verona; 4. Antonio Papisca:
Testimonianza al processo per il blocco nonviolento del treno della morte;
5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'.
* Numero 864 del 10 marzo 2005: 1. Giulio Vittorangeli: Pietas; 2. Anna
Bravo: Noi e la violenza, trent'anni per pensarci (parte terza e
conclusiva); 3. Il "Cos in rete" di marzo; 4. Enrico Peyretti: Del vincere e
del perdere. Un film; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per
saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 2 del 10 marzo 2005: 1. Nello
Scardani: Ancora dieci parole della nonviolenza riflessi in dieci volti di
donne; 2. Anna Bravo e Giovanna Fiume: Gli anni Settanta, la violenza, i
movimenti, le donne; 3. Ida Dominijanni: Il taglio dimenticato; 4. L'indice
del numero tre di "Per amore del mondo".
* Numero 865 dell'11 marzo 2005: 1. Enrico Peyretti: 4 marzo 2005, i
sommersi e i salvati; 2. Donatella Di Cesare: Idee la cui essenza e' la
carne del mondo; 3. Bruno Segre: La memoria della Shoah; 4. Ileana Montini:
Levar la mano su di se'; 5. Maurizio Matteuzzi ricorda Gladys Marin; 6.
Marcelo Barros ricorda suor Dorothy Stang; 7. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 866 del 12 marzo 2005: 1. Enrico Peyretti: La nonviolenza e'
regola, le eccezioni sono fallimenti; 2. Di alcuni temi di un saggio di Anna
Bravo; 3. Giancarla Codrignani: La violenza, le donne; 4. Costruttrici di
pace a Gerusalemme; 5. Alberto Conci presenta "Il sapore della liberta'" di
Marcelo Barros e Francesco Comina; 6. Pietro Montani presenta "Ermeneutica
della finitezza" di Donatella Di Cesare; 7. Diana Sartori: Presentazione
della rivista "Per amore del mondo"; 8. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 9. Per saperne di piu'.
* Numero 867 del 13 marzo 2005: 1. Ali Rashid: Aziz; 2. Angela Giuffrida:
Sul silenzio delle donne; 3. Sandro Provvisionato ricorda Nicola Calipari;
4. Enrico Peyretti: mezzi e fini. Nonviolenza violenta? 5. In digiuno contro
guerra e terrorismo; 6. Via crucis Pordenone-Aviano; 7. Donatella Di Cesare
intervista Juergen Habermas; 8. Letture: AA. VV., La fecondazione assistita;
9. Letture: Lisa Foa, E' andata cosi'; 10. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 11. Per saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 12 del 13 marzo 2005: 1. Stefania
Giorgi: Nascere all'inferno; 2. Simonetta Fiori intervista Anna Bravo; 3.
Simonetta Fiori intervista Dacia Maraini; 4. Simonetta Fiori intervista
Luciana Castellina; 5. Sandro Mezzadra presenta "Critica della ragione
postcoloniale" di Gayatri Chakravorty Spivak.
* Numero 868 del 14 marzo 2005: 1. Bolzaneto; 2. Anna Rossi-Doria: Una
storia non conclusa; 3. Anna Bravo: Quegli anni, queste domande; 4. Benito
D'Ippolito: Un omaggio a Maria G. Di Rienzo; 5. Accoglienza e diritti, non
campi di concentramento e violenza; 6. Enrico Peyretti: Pietas. Un commento;
7. Leonardo Boff: Per chi si avventura nel sapore della liberta'; 8. Daniela
Binello: Donne manifeste; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per
saperne di piu'.
* Numero 869 del 15 marzo 2005: 1. Ileana Montini: Violenza, aggressivita',
nonviolenza; 2. Severino Vardacampi: Alcune note sulla ricezione del saggio
di Anna Bravo; 3. Alessandro Pizzi: A scuola con Aldo Capitini, a Orte; 4.
Lisa Masier ricorda Hans Albrecht Bethe; 5. Giulia D'Agnolo Vallan ricorda
Morris Engel; 6. Arturo Di Corinto ricorda Jeff Raskin; 7. "La buona
educazione" di Francesco Codello; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento;
9. Per saperne di piu'.
* Numero 870 del 16 marzo 2005: 1. Peppe Sini: Una sentenza; 2. Anna Bravo:
Una precisazione; 3. Giobbe Santabarbara: Su di un tema del saggio di Anna
Bravo; 4. Adriana Zarri ricorda Pia Bruzzichelli; 5. Giulio Vittorangeli: In
memoria di Oscar Romero; 6. Marco Bertotto: Peter Benenson, il cavaliere
della coscienza; 7. Ottavio Di Grazia: Dietrich Bonhoeffer, la liberta' e
l'impotenza di Dio; 8. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 9. Per saperne
di piu'.
* Numero 871 del 17 marzo 2005: 1. Salvatore; 2. Maria G. Di Rienzo: Dov'e'
andata la bambina senza volto? 3. Angela Giuffrida: Come uscire dal vicolo
cieco; 4. Ileana Montini: Dietro la maschera l'antica e attuale violenza
maschile; 5. Haifa Zangana: Basta con le illusioni; 6. Percorsi nonviolenti
per il superamento del sistema mafioso; 7. "Azione nonviolenta" di marzo; 8.
Donatella Di Cesare: La vena anarchica di Jacob Taubes; 9. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 3 del 17 marzo 2005: 1. Angela
Dogliotti Marasso: Educare alla nonviolenza oggi. Uno sguardo d'insieme; 2.
Giobatta Corinzi: Ancora dieci parole riflesse in dieci volti; 3. Miriam
Mafai: Il tutto e la parte; 4. Maria Schiavo: Volevamo cambiare il mondo. A
partire da noi; 5. Lucetta Scaraffia: Tra esperienza e discorso pubblico; 6.
Lea Melandri: Della fragilita' della memoria; 7. Emma Fattorini: Una
violenza figlia di opposti integralismi; 8. Questioni di metodo (ed un
ringraziamento ad Anna Bravo).
* Numero 872 del 18 marzo 2005: 1. Normanna Albertini: La donna immolata; 2.
Valeria Ando': La donna planetaria; 3. Angela Dogliotti Marasso: Una storia
per la pace; 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 5. Per saperne di
piu'.
* Numero 873 del 19 marzo 2005: 1. Severino Vardacampi: In cammino; 2. Luisa
Muraro: Sul sequestro e la liberazione di Giuliana Sgrena; 3. Letizia
Tessicini: Il silenzio; 4. Lea Melandri: La domanda; 5. Alessandra Di
Pietro: La parola delle donne e il tritacarne della politica; 6. Ida
Dominijanni: Corpi che lottano; 7. Marina Forti: Un appello di Wangari
Maathai; 8. Un laboratorio nonviolento antimafia; 9. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di piu'.
* Numero 874 del 20 marzo 2005: 1. Mohandas K. Gandhi: Sarvodaya.
Un'economia a servizio degli ultimi (1908). Parte prima; 2. La Societa'
italiana delle storiche; 3. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 4. Per
saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 13 del 20 marzo 2005: 1. Francesco
Pistolato intervista Werner Wintersteiner sull'educazione alla pace; 2.
Rocco Altieri: Presentazione di "Satyagraha in Sudafrica" di Mohandas K.
Gandhi; 3. Eleonora Chiti: Mary Wollstonecraft.
* Numero 875 del 21 marzo 2005: 1. Raniero La Valle: L'obiettivo; 2. Alfredo
Galasso: La verita' storica e la verita' giudiziaria; 3. Mohandas K. Gandhi:
Sarvodaya. Un'economia a servizio degli ultimi (1908). Parte seconda e
conclusiva; 4. Alejandra Pizarnik: Segni; 5. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 6. Per saperne di piu'.
* Numero 876 del 22 marzo 2005: 1. Alfredo Galasso: Difendere la
Costituzione, la legalita', la democrazia; 2. Valeria Ando': Le donne tra
violenza e nonviolenza: a proposito del saggio di Anna Bravo; 3. Marina
D'Amelia: Il peso simbolico di questa contraddizione; 4. Guido Piccoli: Gli
amici della nonviolenza massacrati in Colombia; 5. Giulio Vittorangeli: Dal
punto di vista degli oppressi; 6. Ileana Montini: La guerra e le elezioni;
7. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 877 del 23 marzo 2005: 1. Anna Bravo: Resistenza civile; 2.
Letture: Franco Barbero, L'ultima ruota del carro; 3. Letture: Irshad Manji,
Quando abbiamo smesso di pensare? 4. La "Carta" del Movimento Nonviolento;
5. Per saperne di piu'.
* Numero 878 del 24 marzo 2005: 1. Peppe Sini: Ancora sulle parole e le
cose; 2. Testo per ragionare insieme sulla possibile depenalizzazione
dell'aborto (1989); 3. Benedetto Croce: Una nota sulla distinzione tra
ordinamento giuridico e vita morale; 4. Riletture: S. Teresa di Gesu',
Opere; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 6. Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 4 del 24 marzo 2005: 1. Maria G.
Di Rienzo: Buone notizie di primavera; 2. Lettera aperta di un gruppo di
giuriste sulla legge sulla procreazione assistita; 3. Tiziana Vettor:
Indicibile alla legge; 4. Chiara Zamboni: Una culla di parole per chi viene
al mondo; 5. Geremia Cattristi: Dieci parole e dieci volti ancora; 6. Monica
Lanfranco: La prima donna imam; 7. Letture: Elena Buccoliero, Marco Maggi,
Bullismo, bullismi; 8. Letture: Phyllis Chesler: Donna contro donna; 9.
Letture: Francoise Dolto, Adolescenza; 10. Letture: Anna Salvo, Perversioni
al femminile.
* Numero 879 del 25 marzo 2005: 1. Enrico Peyretti: Fede - poca fede - di
Pasqua; 2. Il vagone letto; 3. Chiara Cavallaro: Prosegue la campagna contro
la legge delega sui codici penali militari; 4. Silvia Pierosara: Note da un
seminario su "Il principio nonviolenza" di Jean-Marie Muller; 5. Elisabetta
D'Erme ricorda Lisa Fittko; 6. Quando il Criticone chiede scusa; 7. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 880 del 26 marzo 2005: 1. Benito D'Ippolito: Il naufragio; 2. Nando
dalla Chiesa: Il saccheggio; 3. Riccardo Orioles: Ancora una primavera; 4.
Liliana Moro presenta "Le guerre dell'acqua" di Vandana Shiva; 5. Giorgio
Rimondi presenta "Una filosofa innamorata" di Annarosa Buttarelli; 6.
Annarita Buttafuoco, una storica del femminismo tra teoria e prassi; 7. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 8. Per saperne di piu'.
* Numero 881 del 27 marzo 2005: 1. Cose che non pensavi che avremmo visto
ancora; 2. Aldo Antonelli: Pasqua; 3. Nicole Itano: Congo; 4. Ida
Dominijanni: Antigone, ancora; 5. Un convegno a Palermo sul contributo della
nonviolenza alla lotta contro la mafia; 6. Domenico Gallo: La Carta violata;
7. Chiara Rossignoli: Joan Robinson, la ribelle di Cambridge; 8. Cece'
Damiani: Vandana Shiva; 9. L'Associazione per una libera universita' delle
donne; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'.
* "La domenica della nonviolenza", numero 14 del 27 marzo 2005: 1. Benito
D'Ippoito: Litania dei morti in preghiera; 2. Benito D'Ippolito: Ballata per
una Regina morta; 3. Benito D'Ippolito: Cantata a contrasto del terrorista e
dell'uomo di pace; 4. Dino Frisullo: Cronaca nera; 5. Nadine Gordimer
ricorda Susan Sontag; 6. Luisa Muraro: Simili a donne (1976); 7. Lea
Melandri: Diritti, ma non solo.
* Numero 882 del 28 marzo 2005: 1. Giulio Vittorangeli: Il sapore
dell'utopia; 2. Ettore Masina: Due lettere; 3. Peppe Sini: Sistema di potere
andreottiano e penetrazione dei poteri criminali a Viterbo (1995); 4.
Letture: Anna Bravo, Il fotoromanzo; 5. Letture: Anna Bravo, Margherita
Pelaja, Alessandra Pescarolo, Lucetta Scaraffia, Storia sociale delle donne
nell'Italia contemporanea; 6. Letture: Anna Maria Bruzzone, Rachele Farina,
La Resistenza taciuta; 7. Letture: Enrico Peyretti, Dov'e' la vittoria? 8.
Letture: Lucetta Scaraffia, Rinnegati. Per una storia dell'identita'
occidentale; 9. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 10. Per saperne di
piu'.
* Numero 883 del 29 marzo 2005: 1. Maria Luigia Casieri: Programma del
seminario su "Il ruolo del bambino e dell'adulto nei processi di
alfabetizzazione iniziale"; 2. Roberto Vacca: Quattordici teoremi di Karl
Popper; 3. Lea Melandri: Insicurezza e utopia; 4. Carla Cohn: Il mio viaggio
di trasformazione; 5. Letture: Aldo Carotenuto, Oltre la terapia
psicologica; 6. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 7. Per saperne di
piu'.
* Numero 884 del 30 marzo 2005: 1. Luigi Ferrajoli: La Costituzione
stravolta; 2. Rosalie Gerut, Wilma Busse, Martina Emme, Tim Blunk:
L'esperienza di "One by One" (parte prima); 3. Luisa Muraro presenta
"Piccole donne" di Louisa May Alcott; 4. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 5. Per saperne di piu'.
* Numero 885 del 31 marzo 2005: 1. Rosalie Gerut, Wilma Busse, Martina Emme,
Tim Blunk: L'esperienza di "One by One" (parte seconda e conclusiva); 2.
Domenico Gallo: La Costituzione e l'antifascismo; 3. Patrizia Pasini:
Rompere le barriere, stracciare i veli; 4. Federica Sossi presenta "Come una
rana d'inverno" di Daniela Padoan; 5. La "Carta" del Movimento Nonviolento;
6. Per saperne di piu'.
* "Nonviolenza. Femminile plurale", numero 5 del 31 marzo 2005: 1.
Commissione pastorale della terra dell'Amapa': Suor Doroty; 2. Angela
Dogliotti Marasso: La comunicazione come antidoto ai conflitti; 3. Una
canzone per Marianella Garcia; 4. Un profilo di Evelyn Fox Keller; 5. Marina
Forti: Rivendicare i "beni comuni"; 6. Annamaria Medri presenta "La
differenza politica" di Maria Luisa Boccia.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1469 del 4 novembre 2006

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