La nonviolenza e' in cammino. 1309



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1309 del 28 maggio 2006

Sommario di questo numero:
1. "Via le bombe". Oggi a Pordenone
2. Lidia Menapace: Iraq, pace, trasparenza
3. Il 2 giugno senza armi
4. Umberto Santino: Voci per un dizionario antimafia: acqua
5. Enrico Peyretti presenta "Su anima e terra" di Elena Liotta
6. Letture: Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana
7. Letture: Paolo Prodi, Le parole della politica
8. La "Carta" del Movimento Nonviolento
9. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. "VIA LE BOMBE". OGGI A PORDENONE
[Da Tiziano Tissino (per contatti: t.tissino at itaca.coopsoc.it) riceviamo e
volentieri diffondiamo. Tiziano Tissino e' impegnato nel movimento
nonviolento dei "Beati i costruttori di pace" ed in numerose altre
esperienze ed iniziative nonviolente; e' tra i promotori dell'azione legale
contro la presenza delle bombe atomiche americane ad Aviano]

Domenica 28 maggio si costituisce ufficialmente il comitato "Via le bombe".
Tale comitato nasce con lo scopo di coinvolgere e sensibilizzare la
popolazione e le istituzioni sulla presenza di armi atomiche sul nostro
territorio. Tale presenza e' non solo pericolosa ed immorale, ma anche
illegale ai sensi del vigente diritto internazionale (in particolare, essa
viola il Trattato di non proliferazione, che - essendo stato ratificato
dall'Italia - e' legge dello Stato a tutti gli effetti), e trasforma
l'intera area circostante Aviano in obiettivo dichiarato di eventuali
attacchi.
Rifacendosi a queste considerazioni, nello scorso dicembre cinque pacifisti
pordenonesi hanno presentato un atto di citazione in Tribunale per chiedere
la rimozione delle atomiche presenti nella Base Usaf. La costituzione del
Comitato permettera' a tutti i cittadini di partecipare a questa iniziativa,
tramite il Comitato stesso che interverra' nell'azione legale a nome di
tutti i suoi aderenti.
*
L'assemblea costituente si svolgera' nell'oratorio della parrocchia di
Vallenoncello (Pordenone Sud), a partire dalle ore 9,30.
Verra' aperta con gli interventi dell'avvocato Joachim Lau, esponente di
Ialana (Associazione internazionale dei giuristi contro le armi nucleari),
che illustrera' le motivazioni giuridiche alla base dell'atto di citazione
contro il governo Usa, e dei promotori dell'azione legale, che si
soffermeranno invece sugli aspetti etici e politici di questa iniziativa.
Seguira' un dibattito e quindi la costituzione ufficiale del comitato, con
l'approvazione dello Statuto e l'elezione del primo Consiglio Direttivo.
*
Per informazioni: Tiziano Tissino, e-mail: tiziano at tissino.it, tel.
3492200890.

2. RIFLESSIONE. LIDIA MENAPACE: IRAQ, PACE, TRASPARENZA
[Ringraziamo Lidia Menapace (per contatti: lidiamenapace at aliceposta.it) per
averci messo a disposizione questo suo articolo. Lidia Menapace e' nata a
Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento
cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del
"Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle
donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino.
Nelle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La
maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa
in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi
libri cfr. Il futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968;
L'ermetismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un
movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La
Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della
differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con
Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma
1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la
luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto
Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004]

Purtroppo le commissioni parlamentari  non sono ancora state nominate e
percio' il Governo raccomanda il silenzio-stampa ai ministri, e a sua volta
si consulta, ma non consulta il parlamento. Forse e' l'ultimo "ingorgo
istituzionale". Speriamo.
*
A proposito di ritiro delle truppe dall'Iraq, la questione sarebbe
semplicissima: nel programma dell'Unione e' scritto che si conferma il
giudizio negativo gia' dato fin dal principio sulla spedizione e quindi
coerentemente si decide il ritiro immediato delle truppe con l'unico vincolo
dei "tempi tecnici".
Desidereremmo sapere se qualcuno li ha calcolati, perche' nella discussione
questo elemento e' importante. Abbiamo infatti un governo iracheno (che
comunque non entra nel discorso: infatti ritiro immediato significa "senza
condizioni", tranne i famosi "tempi tecnici"), abbiamo - dicevo - un governo
iracheno non ancora a ranghi completi, che ha di recente dichiarato a Bush
che prima di 18 mesi non si parla nemmeno della sua capacita' di tenere il
paese: i "nostri" tempi tecnici sono questi? certo che no, non possiamo
dipendere da un governo a sovranita' limitatissima in un paese che -
sembrerebbe - sta arrivando al Trattato di Westfalia (1648, se non ricordo
male), che dice in modo non molto liberale che "cuius regio, eius religio",
sicche' fino a quando non avranno deciso quale regione o ministero spetta a
sunniti sciiti curdi e altri non se ne fa nulla.
Dunque per l'Unione ritiro immediato significa che il governo deve
comunicarci quanto tempo in effetti ci vuole per portare a casa vivi i
nostri militari e prima che diventi necessario un nuovo finanziamento della
missione. Cosi' rimediamo anche a quella tremenda stortura per cui il
rifinanziamento ultimo uso' anche parte dell'otto per mile lasciato allo
stato, che il governo e' tenuto a stanziare per fini di assistenza e
umanitari, nei quali non possono rientrare gli stipendi, i salari, il soldo
di truppe in missione.
*
Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema soggiunge (ma si tratta di un'altra
distinta decisione, da prendere semmai dopo una secca e visibile
discontinuita', interruzione, taglio, cesura  rispetto alla spedizione a
Nassiriya) che l'Italia potrebbe essere interessata a prendere parte alla
ricostruzione del paese, e che stanti le condizioni di "sicurezza" come
stanno, e' impensabile che si possa fare senza una copertura militare.
A parte che decidere su questo aspetto toccherebbe al ministro della Difesa
Parisi o al presidente del Consiglio (a meno che non sia una delega a uno
dei vicepresidenti), vorrei sapere se D'Alema intende che lo stato italiano
deve impegnare soldi pubblici a tutela delle aziende che andrebbero la':
perche' se si tratta di ong o di cooperazione internazionale posso capire
che lo stato sia interessato a tenere al sicuro i nostri e le nostre
concittadine che andranno o andrebbero in Iraq con compiti lampantemente
umanitari e cooperativi: ma se si tratta dei pozzi che Saddam aveva promesso
all'Eni privatizzato ho i miei fondati dubbi che spetti allo stato italiano
pagare. Non vedo "interesse nazionale" in cio'. Le imprese americane e
britanniche (e di quanti altri fanno ancora parte della coalizione - e mi
piacerebbe sapere quanti sono - che lavorano in Iraq a spese degli Iracheni
per fare affari, hanno i loro contractors per difesa e se li pagano: si sa
del resto che i contractors sono molto odiati dai marines perche' pagati
meglio dei  soldati, ma questa e' un'altra faccenda.
*
Insomma le cose da sapere sono tante: il governo, in mancanza di commissioni
ad hoc si degni di rispondere ad alcune domande puramente informative.
Un buon modo di cominciare il lavoro e' di essere trasparenti e di fornire
alla popolazione tutte le informazioni utili a capire le decisioni. Abbiamo
o no detto che vogliamo una democrazia non formale ma partecipativa? dunque
facciamola.

3. APPELLI. IL 2 GIUGNO SENZA ARMI
[Presentiamo ancora - aggiungendo le ulteriori adesioni - l'appello per il 2
giugno festa della Costituzione, senza l'abusiva parata militare, scritto da
Enrico Peyretti (per contatti: e.pey at libero.it) e sottoscritto gia' da
numerose persone]

Signor Presidente della Repubblica,
insieme ai nostri vivi auguri per il Suo alto compito, Le rivolgiamo una
calda richiesta, che viene dal popolo della pace, di festeggiare il prossimo
2 giugno come vera festa della Costituzione, come festa del voto popolare
che ha voluto la Repubblica e eletto la Costituente, e niente affatto come
festa militare.
Ammessa, per amore di dialogo, e non concessa la necessita' dell'esercito -
che noi come tale discutiamo (tra esercito e polizia democratica la
differenza e' essenziale, come tra la violenza e la forza, la forza omicida
e la forza non omicida) - esso non e' assolutamente il simbolo piu' bello e
vero della patria, non e' l'esibizione giusta per il giorno della festa
della Repubblica: nell'ipotesi piu' benevola, e' soltanto una triste
necessita'.
La parata militare e' brutta tristezza e non e' festa. La parata delle armi
non festeggia la vita e le istituzioni civili del popolo, non dimostra
amicizia verso gli altri popoli, non e' saggezza politica. Non e' neppure un
vero rispetto per chi, sotto le armi, ha perso la vita.
Rispettando le diverse opinioni, e' un fatto inoppugnabile che l'esercito
non ha avuto alcuna parte nell'evento storico del 2 giugno 1946, quando
unico protagonista e' stato il popolo sovrano e l'azione democratica
disarmata: il voto.
Nella festa del 2 giugno l'esercito e' fuori luogo, occupa un posto che non
e' suo.
*
Primi firmatari: Enrico Peyretti, Lidia Menapace, Anna Bravo, Giancarla
Codrignani, Angela Dogliotti Marasso, Alberto L'Abate, Marco Revelli, Luigi
Sonnenfeld, Gianguido Crovetti, Michela Vitturi, Patrizia Rossi, Alessandra
Valle, Gennaro Varriale, Clara Reina, Enzo Arighi, Fabio Ragaini, Pasquale
Pugliese, Nella Ginatempo, Stefano Longagnani, Martina Pignatti Morano,
Ilaria Giglioli, Francesca Vidotto, Simone D'Alessandro, Carlo Corbellari,
Franca Maria Bagnoli, Mario Signorelli, Lucia Ceccato, Nandino Capovilla,
Maria G. Di Rienzo, Carlo Minnaja, Melo Franchina, Carmine Miccoli, Doriana
Goracci, Mariagrazia Campari, Stefano Dall'Agata, Enea Sansi, Alfredo Izeta,
Claudia Cernigoi, Michele de Pasquale, Antonio Sorrentino, Aldo e Brunella
Zanchetta, Roberto Fogagnoli, Franco Borghi, Enza Longo, Annalisa Frisina,
Alessandro Cicutto, Marcella Bravetti, Giuliana Beltrame, Giuliano Cora',
Mariangela Casalucci, Mao Valpiana, Margherita Del Bene, Sergio Giorni,
Claudia Marulo, Dario Cangelli, Carlo Ferraris, Danila Baldo, Gino Buratti,
Marco Tarantini, Elisabetta Donini, Francesco Cappello, Donato Zoppo,
Antonella Sapio, Franca Franchini, Franco Franchini, Francesco D'Antonio,
Maurizio Campisi, Letizia Lanza, Adriana Mascoli, Francesco Boriosi,
Agostino Regnicoli, Assunta Signorelli, Maria Edoarda Trillo', Giovanni
Sarubbi, Angela Lostia, Antonia Sani, Lidia Maggi, Renzo Craighero, Antonio
Campo, Franco Bardasi, Giancarlo Nonis, Maria Laura Massai, Piergiorgio
Acquistapace, Maria Teresa Pellegrini Raho, Tiziano Tissino, Antonio
Dargenio, Mirella Sartori, Pierpaolo Loi, Sergio Vergallito, Alessandra De
Michele, Luisa Gissi, Margherita Moles, Bortolo Domenighini, Norma
Bertullacelli, Giuseppe Pavan e Carla Galetto, Giorgio Grimaldi, Giovanni
Santoruvo, Paolo Rosa', Sashinka Gorguinpour, Alidina Marchettini, Luca
Bolognesi, Edoardo Daneo, Patrizia Parodi, Antonio Bianciardi, Francesco
Pavanello, Riccardo Borgioli, Leila d'Angelo, Alberto Procaccini, Giorgio
Gallo, Giuseppina Catalano, Pasquale Iannamorelli, Maria Rosaria Mariniello,
Luigi Pirelli, Osvaldo Ercoli, Rodolfo Carpigo, Pierluigi Ontanetti, Bruno
Fini, Marco A. Lion, Anna Maria Bruzzone, Massimo Dalla Giovanna, Bruno
(Alberto) Simoni, Fabio Corazzina, Sofia Del Curto, Sandra Cangemi, Giuseppe
Reitano, Katia Bouc, Lucilla Mancini, Giuliana Cupi, Tommaso Gamaleri,
Alberta Pongiglione, Alessandro Gamaleri, Daniele Dalmazzo, Daniela
Musumeci, Claudia Berton, Cristiano Rodighiero, Francesca Mele, Massimiliano
Carra, Luciano Ghirardello, Irene Campari, Gianluca Carmosino, Evelina
Savini, Maria Pia Simonetti, Giuliano Falco, Laura Picchi, Andrea Picchi,
Marcella Fasciolo, Carlo Olivieri, Gabriele Aquilina e Elena Dall'Acqua,
Carlo Schenone, Silvano Tartarini, Maria Stella Ruffini, Maurizio Berni,
Agnese Manca, Elisabetta Badessi, Francesco Fiordaliso, Vito Correddu,
Pierangelo Monti, Annamaria Rivera, Antonino Drago, Gianfranco Laccone,
Michele Stragapede, Giacomo Grasso, Floriana Lipparini, Chiara Cavallaro,
Albino Bizzotto, Marcello Storgato, Fabrizio Canaccini, Marta Giraudo,
Flavia Neri, Giusi Lauro, Paola Bientinesi, Andrea Maggi, Marco Giubbani,
Lucia Salemi, Marco Mamone Capria, Alberto Trevisan, Tiziana Bonora, Roberto
Varone, Maria Luisa Paroni, Chiara Pedersoli, Eugenio Lenardon, Paola
Vallatta, Davide Ballardini, Rosa Graziuso, Eleonora Parlanti, Antonio
Ariberti, Simone Mantia, Francesca Vecera, Osvaldo Dino del Savio, Barbara
Todaro, Costanza Vecera, Augusta De Piero, Renato Mirabile, Elena Malan,
Ronal Mirabile, Dina Losi, Michele Gramazio, Franco Verderi, Giuseppe
Gonella, Silvia Trombetta, Luca Giusti, Gigi Perrone, Silvia Vienni, Piero
Coltelli, Margherita Granero, Roberta Ronchi, Ezio Bertaina, Rosaria
Lombardi, Anna Culpo e Andrea Piazza, Andrea Montagner, Roberto Vignoli,
Marneo Serenelli, Giuliano Pontara, Sara Michieletto, Elvio Arancio, Luisa
Mondo, Carla Capella, Daniele Biagiotti, Attilio Aleotti, Gianpaolo
D'Errico, Silva Falaschi, Antonio Versari, Daniele Vasta, Cristina Ferrando,
Daniele Todesco, Renato Solmi, Alfredo Panerai, Giovanni Pellegrini Raho,
Tarcisio Alessandrini, Francesco Lo Cascio, Pio Russo Krauss, Alberto
Marcone, Tommasina Squadrito, Lucia Russo, Tiziano Cardosi, Maria Perino,
Stefano De Guido, Vincenzo Dipierro, Fabiola Campillo, Guy Fontanella,
Teresa Maria Sorrentino, Sante Gorini, Daniela Giammarco, Pina Garau,
Roberta Consilvio, Gaetano Pascoletti, Isabella Sardella Bergamini, Carla
Pellegrini Raho, Anna Maria Livierato, Franco Capelli, Beatrice Dolci,
Giovanni Zardi, Maurizio Peresani, Donatella Cortellini, Mauro Venturini,
Marisa Mantovani, Guido Cristini, Sergio Mandolesi, Cinzia Abramo, Simona
Venturoli, Francesca Ortali, Simona Morello, Silvia Munari, Paolo
Bertagnolli, Carla Guerra e Massimo Zesi, Carmine Ferrara, Maria Amalia
Girardi, Antonio Giuffre', Dario Scarpati, Claudia Tessaro, Illia
Martellini, Roberto Guelpa, Alessandro Pesci, Roberto Saba, Micol Dell'Oro,
Gisella Bordet, Stefano Montani, Maria Pia Cortellessa, Giuliano Spinelli,
Giovanni Mandorino, Antonio Peratoner, Susanna Neuhold, Alfredo Panerai,
Stefano Mazzucco, Alessio Di Florio, Caterina Lusuardi, Graciela De La Vega,
Giacomo Alessandroni, Mauro Migliazzi, Daniela Este, Davide Morano, Luca
Paseri, Roberto Benvenuti, Renato Moschetti, Romano Martinis, Francesco
Aroldi, Daniela Occelli, Modesta Colosso, Elena Cianci, Giorgio Beretta,
Alessandra Principini, Silvia Giamberini, Luca Agnelli e Samuela Bozzoni,
Claudio Dalla Mura, Elio Rindone, Giuliana Bertola Maero, Annamaria Pistoia,
Paolo Brentegani, Manuel Marabese, Norma Bertullacelli, Laura Caradonna,
Giovanni Russotto, Paolo Vitali, Tilde Giorgi, Andrea Maffei, Marino Renda,
Daniele Oian, Pino Ficarelli, Cosimo Magnelli, Antonio Mancini, Fiorella
Rambaudi, Cesira Lupo, Claudia Berlucchi, Fabrizio Bianchi, Lulu' Ortega
Madrigal, Roberto Gallo, Fulvio Cesare Manara, Salvino Franchina, Davide
Scaccianoce, Luca Kocci, Stefano Terzi e Stefania Vergnani, Giandomenico
Potestio; Sara Panzeri, Antonella Litta, Giovanni Fiorentini, Stefano
Barbacetto, Vittorio Di Munzio, Gabriella Grasso, Amedeo Tosi, Dorella
Battistella, Radesca Dominguel, Marco Gorini, Roberta Peyrot, Simone
Puggelli, Salvatore Nasca, Anna Castelnuovo e Elio Pianezzola, Barbara
Tozzi, Rossana Montecchiani, Secondo Ferioli, Anna M. Guantario, Fiamma
Negrini, Donatella Sacco, Igor Lazzarini, Pasquale De Sole, Luciano
Militello, Alberto Giannini, Luca Villa, Giustina Diligenza, Gianfranco
Frascione, Maria Margherita Gaetani di Laurenzana, Claudia Tessaro, Luisa
Morgantini, Edoardo Nucci, Artusa Maria Antonietta, Angela Nucci, Patrizio
E. Tressoldi, Mariella Lecchi, Giacomo Ambrosino, Mario Polizzi, Francesco
Gana, Sergio Dalmasso, Annarita Cardarelli, Marina Martignone, Livio
Miccoli, Paola Cotticelli, Nazzareno Gabrielli, Giuseppe Coscione, Maria
Caterina Cifatte, Danilo Bernardi, Francesco Anselmo, Andrea Baglioni,
Rosanna Burdisso, Fabiana Valpiani, Gianni Brianese, Sergio Parmentola,
Ghirardotti Domenico, Fantino Luciano, Simone Hardt, Alberto Maria Milazzo,
Giorgio Guzzetta e Cinzia Scicchitano, Paola Merlo, Gianni Alioti e Danila
Orlando, Antonella Prota Giurleo, Emiliano Piredda, Mina Ria, Gianmario
Campana e Claudia Aime, Angela Giuffrida, Giancarlo Saccani, Michele Citoni,
Caterina Di Francesco, Silvia Buonamico, Celeste Grossi, Paola Barassi, Juri
Bossuto, Alberto Deambrogio, Sergio Dalmasso, Gian Piero Clement, Matteo
Salvai, Silvia Cazzaniga, Maria Ausilia (Lilli) Marinello, Eliseo Politi,
Elisabetta Oliani, Ettore Miserocchi, Costanza Lerda, Lidia Nembrini,
Emanuele Fantini, Alberto Camata, Silvia Moiraghi, Mauro Castagnaro,
Stefania Dall'Aglio, Cristina Mocciola, Gaetano Bonifacio, Luigi Mazzocchio,
Chiara Casella, Anna Del Piano, Valerio Oddone, Manuela Romano', Raffaella
Grasso Salvadori, Stefano Jalla, Pierluigi Monaco, Teresa Ducci, Serena
Valenti, Mauro Carlo Zanella, Alessandro Romani, Luciano Corradini...
*
Per aderire all'iniziativa: scrivere lettere recanti il testo dell'appello
al Presidente della Repubblica (all'indirizzo di posta elettronica:
presidenza.repubblica at quirinale.it, ricordando che si deve firmare con il
proprio nome, cognome e indirizzo completo, altrimenti le lettere non
vengono prese in considerazione), e comunicare a "La nonviolenza e' in
cammino" (e-mail: nbawac at tin.it) di avere scritto al Presidente.

4. RIFLESSIONE. UMBERTO SANTINO: VOCI PER UN DIZIONARIO ANTIMAFIA: ACQUA
[Dal sito del Centro Impastato (per contatti: via Villa Sperlinga 15, 90144
Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito:
www.centroimpastato.it) riprendiamo il seguente testo pubblicato su
"Narcomafie", n. 10, ottobre 2003. Umberto Santino ha fondato e dirige il
Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" di Palermo. Da
decenni e' uno dei militanti democratici piu' impegnati contro la mafia ed i
suoi complici. E' uno dei massimi studiosi a livello internazionale di
questioni concernenti i poteri criminali, i mercati illegali, i rapporti tra
economia, politica e criminalita'. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura
di), L'antimafia difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza
programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi,
Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa
mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio
Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote.
Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli,
Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro
la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra,
progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia
mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per
l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi,
paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti
nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La
democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione
delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la
legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e
il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni
nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento
antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo
studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Su
Umberto Santino cfr. la bibliografia ragionata "Contro la mafia. Una breve
rassegna di alcuni lavori di Umberto Santino" apparsa su questo stesso
foglio nei nn. 931-934]

Il controllo dell'acqua e' uno degli esempi piu' significativi di esercizio
della signoria territoriale mafiosa e di uso privato di una risorsa
pubblica. Cio' e' potuto avvenire per le carenze se non il vero e proprio
vuoto della regolamentazione istituzionale. Con la costituzione dello Stato
unitario, non c'e' stata in Italia una politica di gestione pubblica delle
acque e in Sicilia, in particolare nell'agro palermitano, si e' affermata la
pratica del controllo privato esercitato dai guardiani, i cosiddetti
"fontanieri", stipendiati dagli utenti. I fontanieri erano in maggioranza
legati alla mafia, e cosi' pure i "giardinieri", cioe' gli affittuari e gli
intermediari.
In tal modo si e' avviato e sedimentato nel tempo un monopolio mafioso
dell'acqua. Ma una risorsa cosi' preziosa, essenziale per la coltivazione
degli agrumi che venivano esportati sul mercato nazionale e internazionale,
ha innescato contrasti all'interno del mondo mafioso. Nel 1874, a Monreale,
il centro a pochi chilometri da Palermo sede del famoso duomo
arabo-normanno, viene ucciso il guardiano dell'acqua Felice Marchese. Il
delitto si inserisce nel conflitto tra due organizzazioni mafiose rivali, i
Giardinieri e gli Stoppaglieri, che e' la prima guerra di mafia documentata
(Cutrera 1900; Santino 1994; Crisantino 2000).
Nell'agosto del 1890 ci sara' un altro omicidio legato al controllo
dell'acqua. Viene ucciso il guardiano dell'acqua dell'Istituto psichiatrico
di Palermo, Baldassare La Mantia, che si era piu' volte rifiutato di
favorire i fratelli Vitale, gabelloti (affittuari) e capimafia della
frazione palermitana Altarello di Baida. Il questore di Palermo Ermanno
Sangiorgi cosi' interpretava l'assassinio di La Mantia: "E' noto come questa
delle usurpazioni destinate all'irrigazione dei giardini rappresenti una
delle fonti d'illecito guadagno della criminosa associazione, ed e' facile
intuire che la resistenza del La Mantia oltreche' offesa all'autorita' della
mafia costitui' grave minaccia agli interessi economici della setta, potendo
fare scuola agli altri guardiani dell'acqua non affiliati all'associazione.
Sicche' non deve sembrare strano che per questo motivo, in apparenza ed in
altro ambiente non abbastanza grave, i Vitale e consoci abbiano determinato,
come fecero, di uccidere" (in Lupo 1990, p. 55).
La lesione degli interessi economici e ancora di piu' il mancato rispetto
dell'autorita' mafiosa sono motivi piu' che sufficienti per ricorrere alla
sanzione piu' grave del codice criminale, con l'eliminazione fisica del
guardiano colpevole di non essersi piegato al volere dei capimafia e di dare
un esempio di indipendenza che potrebbe mettere in forse il potere mafioso.
Il controllo mafioso dell'acqua continuera' anche dopo e si fara' di nuovo
ricorso all'omicidio quando si incontreranno ostacoli per la sua
perpetuazione. Nel settembre del 1945, a Ficarazzi, in provincia di Palermo,
nella pianura coltivata ad agrumi, viene ucciso Agostino D'Alessandro,
segretario della Camera del lavoro, che aveva avviato una lotta contro il
monopolio mafioso dell'acqua, all'interno della mobilitazione dei contadini
che si scontra duramente con gli agrari e i mafiosi (Santino 2000, pp.
141-142).
I mafiosi esercitano un forte condizionamento sui consorzi di irrigazione.
L'esempio piu' noto e' quello del consorzio dell'Alto e Medio Belice,
istituito nel 1933, in pieno periodo fascista. Abbracciava un comprensorio
di 106.000 ettari e nei programmi era la realizzazione di una diga sul fiume
Belice. Per l'opposizione della mafia, che temeva di perdere il controllo
sulle risorse idriche, il consorzio rimase inattivo fino al 1944 (I boss
della mafia 1971, pp. 130-131). L'unica attivita' che i mafiosi non
ostacolano e' la costruzione di strade, con la raccolta e fornitura di
materiali alle imprese edili. Tra i mafiosi interessati c'era il giovane
Luciano Liggio, destinato a una delle carriere piu' sanguinarie, che
costituisce una societa' di autotrasporti ed e' favorevole alle attivita'
del consorzio, intuendo che esse possono offrire grandi opportunita'
(Chilanti-Farinella 1964, pp. 47-49). La costruzione di dighe infatti sara'
un ottimo affare per i mafiosi che sapranno inserirsi, accaparrandosi
porzioni consistenti di denaro pubblico. L'esempio piu' significativo e' la
diga Garcia sul fiume Belice, realizzata dopo anni di mobilitazione
popolare. Il capomafia Peppino Garda acquista i terreni, con finanziamenti
pubblici apporta miglioramenti alle coltivazioni e infine li rivende a un
prezzo superiore a quello d'acquisto agli enti pubblici interessati alla
costruzione della diga. Una speculazione orchestrata lucidamente, resa
possibile grazie alla complicita' delle istituzioni (Francese 2000, pp.
97-99, 175-197).
*
La sete di Palermo
Nella seconda meta' degli anni '70 la "sete di Palermo" stimolo' l'apertura
di un'inchiesta sulle fonti di approvvigionamento idrico, condotta
dall'allora pretore Giuseppe Di Lello. Vennero rispolverate vecchie carte,
tra cui la Carta delle irrigazioni siciliane, redatta nel 1940 dalla sezione
di Palermo del servizio idrografico del Ministero dei Lavori pubblici, che
individuava 114 sorgenti e 600 pozzi che prelevavano l'acqua dalla falda
freatica. Un documento piu' recente, del 1973, redatto dall'Esa (Ente
sviluppo agricolo), rilevava l'esistenza di 1.649 pozzi che attingevano alla
falda freatica della fascia costiera.
Queste acque sotterranee avrebbero dovuto essere inserite nell'elenco delle
acque pubbliche, invece vengono lasciate sfruttare dai privati e in
particolare dai piu' noti rappresentanti delle famiglie mafiose. Nel piano
regolatore generale degli acquedotti, redatto dal Ministero dei Lavori
pubblici e approvato nel 1968, figuravano solo 13 pozzi, di cui due salini e
quattro in via di esaurimento, mentre non c'era traccia dei pozzi gestiti
dai Greco di Ciaculli, una delle dinastie mafiose piu' note, e da altre
famiglie mafiose: i Buffa, i Marceno', i Motisi, i Teresi. La falda freatica
andava impoverendosi per il saccheggio operato dai privati e in molti pozzi
era gia' in stato avanzato l'intrusione di acqua marina che ne rendeva
impossibile l'uso. L'Amap (Azienda municipale acquedotto di Palermo)
prendeva in affitto i pozzi dei privati e negli anni '70 il Comune pagava la
sua acqua circa 800 milioni l'anno. Per avere un'idea del ruolo degli enti
pubblici a tutela degli interessi privati, bastera' ricordare che i privati
per scavare i pozzi si servivano dei mezzi dell'Esa e l'Amap, alla ricerca
di nuove acque, trivellava le zone piu' povere d'acqua, lasciando le zone
piu' ricche ai privati (Pretura di Palermo 1979). La pretura invio' gli atti
alla Procura della Repubblica ma l'inchiesta non ebbe seguito. Un'altra
inchiesta del 1988 si concluse con il rinvio a giudizio di vari mafiosi, di
proprietari di pozzi e di alcuni tecnici, ma il processo si concluse con una
serie di assoluzioni.
Negli anni piu' recenti, con la nomina di un commissario straordinario, il
generale Roberto Jucci, nelle cinque provincie siciliane che soffrono la
sete (Palermo, Caltanissetta, Enna, Trapani, Agrigento) sono stati censiti
piu' di 20.000 pozzi privati, con una risorsa potenziale di circa un
miliardo di metri cubi. La provincia di Agrigento, la piu' assetata, conta
4.762 pozzi. La mappa dei pozzi sarebbe incompleta, perche' mancherebbero i
pozzi abusivi (Legambiente 2003, p. 236). Successivamente, nel 2002, e'
stato nominato commissario straordinario il Presidente della Regione.
Si e' pensato di poter risolvere il problema dell'acqua con la costruzione
di dighe. Si sono spese somme ingenti, lievitate con il ricorso a espedienti
speculativi, ma il risultato e' deludente. Ci sono dighe non completate o
non collaudate, che possono contenere solo una parte della capienza. Si
invoca la pioggia, si pregano i santi e si fanno processioni, ma se piove
troppo, le dighe debbono essere svuotate. Altre dighe mancano delle condotte
per l'utilizzazione dell'acqua. L'opera pubblica e' una grande occasione di
accaparramento dei fondi e attorno ad essa si forma un grappolo di interessi
che coinvolge imprenditori, amministratori, politici, mafiosi che
controllano la spartizione degli appalti, praticano i pizzi sulle imprese,
forniscono loro materiali e servizi, o sono impegnati direttamente
nell'attivita' imprenditoriale (Santino 2002, p. 136).
Per completare il quadro si aggiungano le condotte colabrodo, con perdite
anche del 50%, i furti d'acqua, gli allacciamenti abusivi, le condutture
parallele, gli invasi privati riforniti con l'acqua delle aziende
municipalizzate, i corsi di fiumi deviati per creare vasche di
approvvigionamento. Nel 2002 le proteste dei cittadini, con manifestazioni e
blocchi stradali, hanno attivato le forze dell'ordine che hanno fatto
arresti, denunciato qualche centinaio di persone, sequestrato pozzi. Per le
strade di Palermo assieme a 25 autobotti pubbliche circolavano 23 autobotti
private, che si approvvigionavano da pozzi abusivi, con acqua non potabile
(Legambiente 2003, pp. 235-243).
L'emergenza permanente, che in alcune zone e' drammatica, con l'acqua che
manca per settimane, e' il frutto di una politica delle acque insieme
dissennata e interessata, della grande frammentazione della gestione (si
dovrebbero occupare di acqua 3 enti regionali, 3 aziende municipalizzate, 2
societa' miste, 19 societa' private, 11 consorzi di bonifica, 284 gestioni
comunali, 400 consorzi fra utenti) e non di una carenza naturale. Anche se
sono in atto in alcune aree dell'isola processi di desertificazione, ogni
anno in media in Sicilia piovono 7 miliardi di metri cubi di acqua, quasi il
triplo del fabbisogno calcolato in 2 miliardi e 482 milioni di metri cubi:1
miliardo e 325 milioni per l'irrigazione dei campi, 727 milioni per i centri
abitati, 430 milioni per il fabbisogno industriale (Santino 2002, p. 136).
*
La privatizzazione dell'acqua
Il modello mafioso siciliano fondato sull'uso privato di una risorsa
pubblica non e' un caso isolato e irripetibile. Negli ultimi anni si sono
attuate politiche di privatizzazione delle risorse idriche gestite dalle
grandi multinazionali. L'acqua non viene considerata un bene pubblico,
indispensabile per ogni essere vivente, e quindi un diritto irrinunciabile,
ma un bene economico, una merce nelle mani di grandi gruppi industriali che
agiscono perseguendo la massimizzazione dei profitti, all'insegna del
neoliberismo. Gia' oggi un miliardo e quattrocento milioni di persone non
hanno accesso all'acqua e la cifra e' destinata ad aumentare: si prevede che
nel 2020 si arrivera' a quattro miliardi, cioe' la meta' della popolazione
mondiale (Petrella 2001, p. 20).
Per opporsi a questa politica di "petrolizzazione dell'acqua", una vera e
propria dittatura del mercato sull'acqua, che rilancia le grandi
speculazioni connesse alla costruzione di dighe gigantesche, con la
deportazione di milioni di persone e danni irreversibili all'ambiente, nel
1998 a Lisbona organizzazioni non governative e altri soggetti hanno
lanciato il "Manifesto dell'acqua" allo scopo di assicurare l'accesso per
ogni essere umano come diritto individuale e collettivo inalienabile. Anche
in Sicilia si cerca di andare oltre la protesta episodica ponendo le basi
per la costruzione di un movimento che si richiami ai principi del
"Manifesto dell'acqua": opporsi alla privatizzazione, dichiarare demanio
pubblico inalienabile le grandi infrastrutture (dighe, acquedotti ed altre
opere) costruite a carico della finanza pubblica, costituire un'autorita'
unica per tutta la regione e promuovere politiche di autogoverno del
territorio (Forum sociale siciliano 2001). Per avviare questa inversione di
tendenza occorre una mobilitazione adeguata, capace di esercitare la
necessaria vigilanza sulle ingerenze dei gruppi mafiosi interessati a
perpetuare il loro dominio.
*
Riferimenti bibliografici
- Chilanti Felice, Farinella Mario, Rapporto sulla mafia, Flaccovio, Palermo
1964.
- Crisantino Amelia, Della segreta e operosa associazione. Una setta
all'origine della mafia, Sellerio, Palermo 2000.
- Cutrera Antonio, La mafia e i mafiosi, Reber, Palermo 1900, ristampa
anastatica Forni, Sala Bolognese 1984.
- Forum sociale siciliano, Atti e documento conclusivo, Palermo luglio 2001.
- Francese Mario, L'escalation di don Peppino Garda; L'incredibile storia di
appalti e delitti per la diga Garcia, in Fiume Giovanna, Lo Nardo Salvo (a
cura di), Mario Francese una vita in cronaca, Gelka, Palermo 2000, pp.
97-99, 175-197.
- I boss della mafia, Editori Riuniti, Roma 1971.
- Legambiente, Rapporto Ecomafia 2003. L'illegalita' ambientale in Italia e
il ruolo della criminalita' organizzata, Roma 2003.
- Lupo Salvatore, Il giardino degli aranci, Marsilio, Venezia 1990.
- Petrella Riccardo, Il Manifesto dell'acqua. Il diritto alla vita per
tutti, Edizioni Gruppo Abele, Torino 2001.
- Pretura di Palermo, pretore G. Di Lello, Indagine sulla situazione dei
pozzi dell'agro palermitano, 7 maggio 1979.
- Santino Umberto, Il ruolo della mafia nel saccheggio del territorio, in
Idem, Casa Europa, Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato
(Centro Impastato), Palermo 1994, pp. 20-45; Storia del movimento antimafia.
Dalla lotta di classe all'impegno civile, Editori Riuniti, Roma 2000;
L'acqua rubata. Dalla mafia alle multinazionali, in Fondazione Franceschi,
Del diritto alla buona acqua, Milano 2002, pp. 133-139.

5. LIBRI. ENRICO PEYRETTI PRESENTA "SU ANIMA E TERRA" DI ELENA LIOTTA
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti e.pey at libero.it) per questo
intervento.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei principali collaboratori di questo foglio,
ed uno dei maestri piu' nitidi della cultura e dell'impegno di pace e di
nonviolenza; ha insegnato nei licei storia e filosofia; ha fondato con
altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio",
che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nel Centro Studi
"Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research
Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi
per la Pace delle Universita' piemontesi, e dell'analogo comitato della
rivista "Quaderni Satyagraha", edita a Pisa in collaborazione col Centro
Interdipartimentale Studi per la Pace; e' membro del Movimento Nonviolento e
del Movimento Internazionale della Riconciliazione; collabora a varie
prestigiose riviste. Tra le sue opere: (a cura di), Al di la' del "non
uccidere", Cens, Liscate 1989; Dall'albero dei giorni, Servitium, Sotto il
Monte 1998; La politica e' pace, Cittadella, Assisi 1998; Per perdere la
guerra, Beppe Grande, Torino 1999; Dov'e' la vittoria?, Il segno dei
Gabrielli, Negarine (Verona) 2005; Esperimenti con la verita'. Saggezza e
politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; e' disponibile
nella rete telematica la sua fondamentale ricerca bibliografica Difesa senza
guerra. Bibliografia storica delle lotte nonarmate e nonviolente, ricerca di
cui una recente edizione a stampa e' in appendice al libro di Jean-Marie
Muller, Il principio nonviolenza, Plus, Pisa 2004 (libro di cui Enrico
Peyretti ha curato la traduzione italiana), e che e stata piu' volte
riproposta anche su questo foglio, da ultimo nei fascicoli 1093-1094; vari
suoi interventi sono anche nei siti: www.cssr-pas.org, www.ilfoglio.org e
alla pagina web http://db.peacelink.org/tools/author.php?l=peyretti Una piu'
ampia bibliografia dei principali scritti di Enrico Peyretti e' nel n. 731
del 15 novembre 2003 di questo notiziario.
Elena Liotta (per contatti: e_liotta at yahoo.it), nata a Buenos Aires il 25
settembre 1950, risiede a Orvieto, in Umbria; e' psicoterapeuta e psicologa
analista, membro dell'Ordine degli Psicologi dell'Umbria, membro dell'Aipa
(Associazione Italiana di Psicologia Analitica), dell'Iaap (International
Association Analytical Psychology), dell'Apa (American Psychological
Association), socia fondatrice del Pari Center for New Learning; oltre
all'attivita' psicoterapica, svolta prevalentemente con pazienti adulti, in
setting individuale, di coppia e di gruppo, ha svolto e svolge altre
attivita' culturali e organizzative sempre nel campo della psicologia e
della psicoanalisi; tra le sue esperienze didattiche: professoressa di
Psicologia presso la "American University of Rome"; docente in corsi di
formazione, e coordinatrice-organizzatrice di corsi di formazione a
carattere psicologico, per servizi pubblici e istituzioni pubbliche e
private; didatta presso l'Aipa, societa' analitica accreditata come scuola
di specializzazione post-laurea, per la formazione in psicoterapia e per la
formazione di psicologi analisti; tra le altre esperienze parallele alla
professione psicoterapica e didattica: attualmente svolge il ruolo di
Coordinatrice psicopedagogica e consulente dei servizi sociali per il Comune
di Orvieto, e di Coordinatrice tecnico-organizzativa di ambito territoriale
per la Regione Umbria nell'Ambito n. 12 di Orvieto (dodici Comuni), per la
ex- Legge 285, sul sostegno all'infanzia e adolescenza e alle famiglie,
occupandosi anche della formazione e monitoraggio dei nuovi servizi; e'
stata assessore alle politiche sociali presso il Comune di Orvieto; dopo la
prima laurea ha anche lavorato per alcuni anni in campo editoriale,
redazionale e bibliografico-biblioteconomico (per "L'Espresso", "Reporter",
Treccani, Istituti di ricerca e biblioteche). Autrice anche di molti saggi
apparsi in riviste specializzate e in volumi collettanei, tra le opere di
Elena Liotta segnaliamo particolarmente Educare al Se', Edizioni
Scientifiche Magi, Roma 2001; Le solitudini nella societa' globale, La
Piccola Editrice, Celleno (VT) 2003; con L. Dottarelli e L. Sebastiani, Le
ragioni della speranza in tempi di caos, La Piccola Editrice, Celleno (VT)
2004; Su Anima e Terra. Il valore psichico del luogo, Edizioni Scientifiche
Magi, Roma 2005]

Dal tempo di Adamo sappiamo di essere terra, e anche anima. Anima e terra
vuol dire anima e corpo, anima e mondo. Io e l'altro, tutto l'altro. Ma chi
sono io, chi siamo noi? "L'uomo e' una parte di mondo e porta in se' il
mondo" (Jung). La terra e' il nostro corpo comune. Tanto e' vero che un
corpo non ci basta: nella compagnia, nella societa', nell'unione sessuale
cerchiamo il corpo ulteriore. La terra, ma l'universo intero e' l'orizzonte
di ogni nostra ricerca, dal camminare al filosofare. Chisse' che morire non
sia assumere come corpo l'universo intero, insieme a tutti i predecessori. E
la gran parte dell'umanita' ha sempre creduto e ascoltato Dio, comunque lo
chiami, entro e oltre l'universo, fino ad un orizzonte di essere e di tempo
in cui - come scrive Paolo ai Corinti (1, 15, 28) - "Dio sia tutto in
tutti".
Intorno al tema, gia' di Jung e di Hillman, Elena Liotta, psicoterapeuta e
analista junghiana, ha pubblicato il libro Su anima e terra. Il valore
psichico del luogo (Edizioni Scientifiche Magi, Roma 2005, pp. 422, euro
22). Con mio stupore, mi ha pregato di partecipare a presentarlo alla Fiera
del libro. Attratto da cio' che ignoro, la psicologia, (forse invitato
proprio per questo) e stuzzicato dal tema, ho accettato.
L'autrice spiega il perche' dell'attaccamento ai luoghi - che non e'
politico ma psicologico -, del senso dell'identita' culturale, dell'incontro
tra culture attraverso la migrazione, delle ambiguita' e pericoli di una
globalizzazione solo economica, dello sradicamento, dell'esilio, offrendo
sempre l'alternativa solidale e "pacifica". Il volume e' dedicato agli
emigranti per forza o per scelta. Attraverso citazioni, foto (bellissima la
copertina), poesie, testi e immagini varie, e' qui raccolta una specie di
enciclopedia sul tema, che e' un richiamo alla consapevolezza del comune
legame che  ci unisce tutti sul pianeta. La migrazione e' un trapianto, da
terra a terra, percio' un evento personale profondo, e al contempo un tema
ampiamente politico.
La terra ci plasma (divertente Jung sul carattere ctonio degli svizzeri, p.
55), perche' di terra siamo plasmati. I danni che facciamo alla terra sono
masochismo, perche' le apparteniamo. Siamo piante, un po' piu' mobili, con
le fronde in cielo. Anche le lingue, i dialetti (vedere Zanzotto, p. 108),
cose immateriali, appartengono alle terre. Viaggiando, le senti cambiare
insieme ai paesaggi di cui sono parte. Oppure oggi si stanno sradicando
anch'esse? Troveremo un linguaggio universale, senza perdere le lingue?
Conosciamo paesi reali, creiamo paesi immaginari (bel disegno a p. 128), e
abbiamo anche paesi perduti, non sai piu' dove siano, ma presenti in
memoria, se chiudi gli occhi, foto senza didascalia. Anch'essi sono terra
nostra, sono noi.
Il luogo delle origini, il genius loci, il viaggio, sono altri temi del
libro. Ma c'e' un viaggiare troppo veloce (piano, con l'alta velocita'!),
specie in aereo, in metropolitana, e quasi gia' in autostrada, sempre uguale
a se stessa. Accade che ti smaterializzi qui e ti rimaterializzi la', come
sanno fare i gatti. Da luogo a luogo, partenza e arrivo, senza luogo di
mezzo. Cambi corpo troppo repentinamente, e non ti riconosci piu'. Esci dal
mondo - ma dov'e' il non-mondo? -, esci dal corpo, e vi rientri, a rischio
di traumi: vedi la jet-society.
Soprattutto la migrazione - dunque esilio, nostalgia, ritorno, patologie
dell'essere straniero - e' tema del libro, che si avvale anche di vari
contributi. Uno dei piu' belli e toccanti, e' quello di Ali Rashid,
palestinese (ora parlamentare italiano), che racconta un ritorno alla sua
terra, dopo quasi quarant'anni. Deve parlare una lingua straniera per farsi
capire. Non riconosce i luoghi. Sente il bisogno di telefonare alla zia in
America per ritrovare qualcosa di casa. "Noi palestinesi, noi esiliati, non
abbiamo la terra sotto i piedi, abbiamo la terra dentro l'anima" (p. 216).
Ma chi non e' un po' straniero, sulla terra che e' noi e mai del tutto noi?
Un testo del secondo secolo dice del cristiano: "Ogni terra straniera e' sua
patria, in ogni patria e' straniero" (Lettera a Diogneto, V, 5). Torna in
mente Ernst Bloch: "La patria e' la' dove nessuno e' ancora stato".
Anime e terre, terre necessarie e insufficienti. Oppure, oggi, nella
globalizzazione livellatrice, un frullato di terre, che ne distrugge i
volti: delocalizzazione del lavoro,  del potere, anche delle lingue e delle
culture, persino dell'agricoltura. Una scorporazione, una frattura
antropologica. Senza terra-corpo diventiamo fantasmi.
Terra e pace: che ci siano terre differenti, come i corpi e le anime; ma
"convivialita' delle differenze"; che i confini siano ponti e non muri, che
siano passaggi sfumati, terre non tagliate da sbarre, ma con-giunte, perche'
ogni con-fine e' un nuovo inizio. Come quella piccola area di sosta che
ricordo tra Svezia e Norvegia: le due bandiere dipinte sul piano di un
tavolino di ferro. Un pic-nic come confine.
Che la Terra sia come una citta', dove abbiamo le case, il particolare e
l'intimo, ma unite da strade e piazze, casa di tutti, res-publica, e che lo
spazio privato non invada lo spazio di tutti, a cui ogni casa porta un
contributo e da cui riceve protezione.
Inutile dire della guerra, che uccide la terra, oggi sempre di piu', con
armi semi-atomiche, velenose, con le mine, che continuano a uccidere corpi e
ad affamarli per anni e anni. La terra stessa, da quando dovette bere il
sangue di Caino, grida in alto per avere giustizia e pace.
Ma chissa' che dalle troppe esperienze di esilio doloroso - i milioni di
rifugiati, deplaces, migranti - non impariamo ad amare la terra senza lo
spirito di possesso e conquista, a portarla dentro l'anima, meglio che nelle
grinfie. Gli antichi ebrei deportati a Babilonia scoprirono che il vero
tempio e' quello mobile, che abbiamo dentro di noi, dovunque, non quello
unico, distrutto, sorpassato perche' ormai adoriamo in spirito e verita'.
Pare che manchi in Jung, a proposito di terra, il simbolo dei piedi e del
camminare. Perche' non meditare su anima e piedi?

6. LETTURE. UMBERTO ECO: LA MISTERIOSA FIAMMA DELLA REGINA LOANA
Umberto Eco, La misteriosa fiamma della regina Loana, Bompiani, Milano 2004,
2005, pp. 456, euro 6. "Romanzo illustrato" lo definisce l'autore, ma e' un
repertorio soavemente kitsch e struggente di nostalgie e di patrie da venire
(giusta il sogno e la speranza di Ernst Bloch), e - mascherata quanto basta
da riuscire piu' ammiccante - un'autobiografia generazionale di parte del
ceto intellettuale italiano - e per piu' versi la parte migliore (quantunque
non granche' meno alienata e forse, nonostante la massiccia terapia di
humour noir, un po' piu' nevrotica).

7. LETTURE. PAOLO PRODI: LE PAROLE DELLA POLITICA
Paolo Prodi, Le parole della politica. Vedi alla voce..., Nuova iniziativa
editoriale, Roma 2006, pp. 142, euro 5,90 (suppl. al quotidiano "L'Unita'").
Raccolti in volume e organizzati in guisa di voci di enciclopedia una serie
di articoli scritti tra 2004 e 2006 per il quotidiano che ora costi' li
ripropone dallo storico e cattedratico bolognese. Con prefazione di Furio
Colombo.

8. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

9. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1309 del 28 maggio 2006

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