Vittoria al mondo. Si' all'umanita'. 8



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VITTORIA AL MONDO. SI' ALL'UMANITA'
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
a sostegno del si' al referendum brasiliano del prossimo 23 ottobre
per proibire il commercio delle armi, per salvare la vita delle persone
*
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
*
Numero 8 del 22 ottobre 2005

In questo numero:
1. Flavio Lotti: La via della pace e della nonviolenza
2. Leonardo Boff: Si'
3. Gianni Alioti: Si'
4. Associazione universitaria per la cooperazione allo sviluppo: Si'
5. "Gruppo Soter": Si'
6. "Gubbio per la pace": Si'
7. Arianna Marullo: Si'
8. Paolo Pinardi: Si'
9. Matteo Soccio: Si'
10. Da Brescia a sostegno del referendum brasiliano per la proibizione del
commercio delle armi da fuoco
11. Severino Vardacampi: In timore e tremore

1. EDITORIALE. FLAVIO LOTTI: LA VIA DELLA PACE E DELLA NONVIOLENZA
[Ringraziamo Flavio Lotti (per contatti: flaviolotti at tiscali.it) per questo
intervento. Flavio Lotti e' coordinatore della Tavola della pace, la
principale rete pacifista italiana, organizzatrice della marcia
Perugia-Assisi]

Domani i brasiliani si recheranno alle urne non per eleggere qualcuno ma per
partecipare al referendum contro le armi. Un fatto straordinario.
Probabilmente unico.
I nostri amici brasiliani che hanno speso le migliori energie per promuovere
il referendum sperano in un successo ma conoscono anche le difficolta' e la
potenza di coloro che vi si oppongono. Insieme a loro speriamo in un
sorprendente successo.
Un oceanico si' salverebbe la vita a tantissima gente innocente.
Ma, insieme a loro, sappiamo anche che se malauguratamente il risultato
fosse diverso, il nostro impegno contro le armi e la violenza proseguira',
piu' forte e determinato.
La via della pace e della nonviolenza e' lunga ma vittoriosa.

2. VOCI DAL BRASILE. LEONARDO BOFF: SI'
[Dal sito www.referendosim.com.br riprendiamo il seguente brano da un piu'
ampio intervento di Leonardo Boff. Leonardo Boff e' nato nel 1938 a
Concordia (Brasile). Tra i suoi maestri (ha studiato in Brasile e in
Germania) ha avuto Evaristo Arns, Karl Rahner e Wolfhart Pannenberg. E' tra
le figure piu' rappresentative della teologia della liberazione. Opere di
Leonardo Boff: Teologia della cattivita' e della liberazione, Queriniana,
Brescia; Chiesa: carisma e potere, Borla, Roma; Con la liberta' del vangelo,
La Piccola, Celleno (Vt); La fede nella periferia del mondo, Quando la
teologia ascolta il povero, Cinquecento anni di evangelizzazione, Ecologia,
mondialita', mistica, Grido della terra, grido dei poveri per un'ecologia
cosmica, Come fare teologia della liberazione (in collaborazione con il
fratello Clodovis Boff), Selezione di testi spirituali, Selezione di testi
militanti, tutti presso la Cittadella di Assisi (che ha pubblicato anche
altri volumi di Boff). Opere su Leonardo Boff: AA. VV., Il caso Boff, Emi]

Votare si' e proibire il commercio delle armi significa avanzare nella
costruzione di un nuovo paradigma centrato sulla vita, la nonviolenza attiva
e la pace.
Il diritto degli individui non puo' essere pensato al di fuori o in
violazione del piu' originario diritto della Terra come pianeta vivente, e
dell'umanita' come soggetto collettivo.
A nessuno deve essere dato il "diritto" o concessa la "liberta'" di
possedere uno strumento capace di togliere la vita a un figlio o una figlia
di Dio.
Fu questa convinzione che permise a Gandhi di liberare l'India senza far
ricorso alla violenza delle armi.

3. 23 OTTOBRE. GIANNI ALIOTI: SI'
[Ringraziamo Gianni Alioti (per contatti: gianni_alioti at cisl.it) per questo
intervento. Gianni Alioti e' sindacalista, responsabile dell'Ufficio
Internazionale Fim-Cisl, tra i fondatori del Centro ligure di documentazione
per la pace]

Un ultimo si' contro i mulini a vento. Contro l'evidenza di certi ultimi
sondaggi che danno per certa la vittoria del no. Contro la demenza senile
del Pstu che in nome del diritto degli operai di armarsi contro la borghesia
e' schierato con il no.
Un si' per lo "slancio generoso, fosse anche un folle sogno" di tutti quei
brasiliani che non si rassegnano ad una societa' violenta.
Un si' condiviso, sin dal suo nascere, con quel processo di disarmo
volontario promosso dal governo Lula, che ha cominciato ad erodere
l'altissimo tasso di violenza endemica esistente in Brasile. Processo
destinato ad ampliarsi con la vittoria dei si', ma in ogni caso
irreversibile anche se vincessero i no.
Un si' all'amico Lula e alla sua convinta adesione al controllo del
commercio internazionale delle armi.
Un si' contro gli interessi economici e politici legati alla produzione e
alla vendita di armi "leggere e pesanti" nel Brasile e nel mondo.
Un si' da sindacalista, cosciente delle contraddizioni e contrapposizioni
che il si' fa esplodere in ambito sindacale e, in particolare, tra i
lavoratori metalmeccanici che lavorano nel settore degli armamenti in
Brasile, cosi' come in Italia.
Un si' affinche' non ci siano piu' persone che dipendano per il loro lavoro
e reddito da queste industrie, senza avere una liberta' di scelta (non solo
quando comprano al supermercato) di cosa produrre e per chi produrre.
Un ultimo si' per continuare a sperare e lottare.

4. 23 OTTOBRE. ASSOCIAZIONE UNIVERSITARIA PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO:
SI'
[Ringraziamo Mimmo Coletta (per contatti: dcoletta at libero.it) per questo
intervento a nome dell'Associazione universitaria per la cooperazione allo
sviluppo (in sigla: Aucs), ong da molti anni impegnata in un rapporto col
sud del mondo di solidarieta' e intervento concreti, ma anche di ascolto e
di amicizia autentici. Domenico Coletta e' da sempre impegnato nella
solidarieta' internazionale, nella formazione e nell'educazione alla
mondialita']

Piu' dell'arida statistica che tutto appiattisce, dell'impressionante numero
di morti per arma da fuoco in Brasile, colpiscono, come sempre, le immagini.
Una, in particolare, di Francesco Zizola, esposta all'interno della Biennale
internazionale di fotografia tenutasi recentemente a Viterbo.
San Paolo, commissariato di polizia, bianco e nero di luce artificiale, in
primo piano un poliziotto tiene nella mano una lastra in cui e' ben visibile
una pallottola conficcata nella nuca di un malcapitato vittima di una
rapina. In secondo piano seduto al di la' della scrivania un ragazzo - poco
piu' di un bambino per la verita' - ascolta, a testa bassa, con ogni
probabilita', l'irrimediabile accusa di omicidio.
E questo, scorrendo i dati di cui sopra, e' il quotidiano, la normalita'.
*
Allora, in questo quadro, cominciare a mettere fuori gioco le armi sul
mercato interno, pronunciando un si' al semplice quesito referendario - "Il
commercio delle armi da fuoco e delle munizioni deve essere proibito in
Brasile?" - cui saranno chiamati a rispondere 120 milioni di persone il
prossimo 23 ottobre, rappresenta non solo un inderogabile rimedio a una
piaga nazionale, ma un segnale che vale per l'umanita' intera e che allude a
quel mondo possibile nel quale la cultura della sopraffazione non abbia
posto e la pace possa cominciare davvero ad essere costruita a partire dalle
liberta' primarie.

5. 23 OTTOBRE. "GRUPPO SOTER": SI'
[Ringraziamo Pasquale De Sole (per contatti: p.desole at rm.unicatt.it) per
averci inviato questo intervento del "gruppo Soter". Pasquale De Sole,
docente all'Universita' Cattolica di Roma, e' impegnato nel "gruppo Soter" e
in varie iniziative di pace e di solidarieta']

Il gruppo Soter (Solidarieta' terzo mondo - in greco "Salvatore") del
circolo "Pier Giorgio Frassati" della parrocchia S. Filippo Neri a Roma,
esprime il proprio appoggio al si' nel referendum brasiliano, e comunica che
domenica 23 ottobre invitera' la comunita' parrocchiale a pregare per la
vittoria del si'.

6. 23 OTTOBRE. "GUBBIO PER LA PACE": SI'
[Ringraziamo Domenico Barberio (per contatti: ciaramella76 at hotmail.com) per
averci inviato questo intervento del gruppo "Gubbio per la pace". Domenico
Barberio e' impegnato nell'esperienza del gruppo "Gubbio per la pace"
promotore di molte iniziative di pace, solidarieta' e nonviolenza, e
collabora alla rivista "L'altrapagina"]

La vittoria del si' al referendum in un paese come il Brasile, dove e'
ancora forte, nonostante Lula e la sinistra al governo, il ricatto dei
grandi proprietari terrieri che con l'arma ignobile della violenza
impediscono l'indispensabile riforma agraria, avrebbe certamente un effetto
assai positivo, capace anche di aprire e affrontare, ai fini di un'effettiva
risoluzione, una delle tante e irrisolte questioni che travagliano quel
paese. Un paese dai tanti volti, dall'irrefrenabile allegria e dalla
tremenda violenza, un paese che molto ci appassiona.
La vittoria del si' consegnerebbe una forza, un sostegno in piu' a quel
Brasile, fatto di brasiliani ma anche di non brasiliani, che quotidianameete
non cedono e non disperano di fronte allo spettacolo tragico di giovani
morti ammazzati per strada per niente.
Per questa Brasile vero e autentico noi speriamo, per il suo futuro, per il
fututo dell'intera America Latina, per il futuro del mondo.

7. 23 OTTOBRE. ARIANNA MARULLO: SI'
[Ringraziamo Arianna Marullo (per contatti: ariannamarullo at tiscali.it) per
questo intervento. Arianna Marullo e' una delle piu' autorevoli
collaboratrici del Centro di ricerca per la pace di Viterbo; dottoressa in
beni culturali, lungo un decennio e' stata fondamentale animatrice della
forse piu' rilevante, appassionante ed innovativa esperienza di solidarieta'
concreta, di convivenza delle differenze, e di promozione della dignita'
umana che ci sia stata a Viterbo negli ultimi decenni; negli ultimi anni
lavora a Roma nell'ambito della critica d'arte e dell'attivita' museale,
della valorizzazione di esperienze culturali e di artisti sovente negletti,
e dell'allestimento di rassegne e mostre, contribuendo anche - con la
perizia e l'acribia che le sono proprie - a ricerche e cataloghi]

Quando penso che tra pochi ore si potrebbe avverare il sogno di moltissimi,
per cui moltissimi hanno lottato e stanno ancora lottando, che venga scandit
o forte e chiaro un si' per il disarmo, per la sicurezza e l'integrita' di
molte vite umane, le parole vengono meno.
Ripetere ancora una volta quanto le armi siano strumento non di difesa e
salvezza, ma di morte e perdita, quanto piu' saggio e doveroso sarebbe
investire non in cio' che distrugge, ma in cio' che nutre e arricchisce il
mondo, ricordare ancora una volta l'unicita' ed insostituibilita' di ogni
vita umana, e quanto sul commercio delle armi si rafforzi e arricchisca la
malavita... tutto cio' potrebbe sembrare inutile, ma e' giusto e doveroso.
Domenica dunque saremo col cuore in Brasile, in attesa di sentire il nostro
si' echeggiare per tutto il pianeta, in attesa che si diffonda nella
migliore delle pandemie.

8. 23 OTTOBRE. PAOLO PINARDI: SI'
[Ringraziamo Paolo Pinardi (per contatti: ilponte at ilponte.it) per questo
intervento. Paolo Pinardi e' impegnato nell'esperienza de "Il ponte"]

Gia' il fatto che si svolga questo referendum in Brasile, e' un fatto
positivo; se poi avesse un buon risultato, sarebbe un fatto storico di
grande rilevanza.

9. 23 OTTOBRE. MATTEO SOCCIO: SI'
[Ringraziamo Matteo Soccio (per contatti: socciom at libero.it) per questo
intervento. Matteo Soccio e' una delle piu' autorevoli figure dell'impegno
di pace e della riflessione nonviolenta; innumerevoli i suoi contributi a
vari volumi, e precipuo suo merito se hanno avuto introduzione, traduzione e
circolazione in Italia opere capitali della ricerca, della riflessione e
delle esperienze della nonviolenza in altri paesi, ed autori fondamentali.
Tra le sue opere recenti: (a cura di), Convertirsi alla nonviolenza?, Il
segno dei Gabrielli, Negarine di San Pietro in Cariano (Verona) 2003]

Il rifiuto delle armi e' naturale tra gli "amici della nonviolenza" e i
pacifisti, per i quali non si giustifica la violenza, non si giustifica la
"legittima difesa" armata.
Le armi (anche di difesa) sono strumenti assassini, non risparmiano nessuno,
neanche le persone miti e oneste, gli innocenti e neanche i bambini. E' vero
che in Brasile la grandissima parte dei morti per arma da fuoco sono
conseguenza degli incidenti provocati dal mero possesso di armi, contro una
minima parte di morti per volontario assassinio? e che molte delle vittime
sono bambini? E' vero che ogni anno muoiono circa 40.000 persone a causa del
facile possesso di armi da parte dei civili? e che a causa di questa
violenza quotidiana la vita nello spazio urbano e' del tutto precaria?
Allora la societa' civile brasiliana, i parenti delle vittime, hanno il
diritto di vincere questo referendum.
Sappiamo che la violenza non si combatte con la violenza e che un referendum
sulla questione delle armi che riesca a far sentire la voce di un popolo e'
un'autentica arma nonviolenta. E' un primo passo verso la nonviolenza: i
cittadini scelgono di disarmarsi. Ma e' anche un primo passo verso una piu'
vera democrazia, dove non sono ammissibili commerci criminali, dove si
disarmano i violenti.
*
Mi colpisce il fatto che si incominci in Brasile. In quel paese ben piu'
forte sarebbe la tentazione di chiedere armi, di prenderle per fare dal
basso la propria rivoluzione, per farsi giustizia contro la poverta',
l'esclusione, i soprusi, le forme di dominio, per liberarsi e affermare i
propri diritti fondamentali.  Ma l'umanita' ha incominciato a capire che le
armi non sono fatte per difendersi, non sono mezzi adatti per raggiungere
fini di liberazione o per "dire si' alla vita". Sono fatte solo per
offendere e distruggere, per sostenere con prepotenza vecchi e nuovi
privilegi. Le armi non difendono, non proteggono dalle minacce contro la
sicurezza: sono la minaccia. Lo sanno bene i parenti delle vittime anche in
Brasile. Chiedere il disarmo dei civili e' dunque la prima fonte di
sicurezza. E' evidente l'importanza politica di questa prova sia per la
societa' brasiliana che per il governo Lula.
Il si' e' contrastato da gruppi potentissimi: i ricchi di ogni genere, i
proprietari terrieri, le bande criminali, la grande finanza da sempre
imparentata con i fabbricanti e i commercianti di armi e proprietaria di
giornali e televisioni. E uno scontro duro, in cui i mezzi di propaganda non
sono distribuiti equamente. Speriamo che vinca il si', dal basso, con la
persuasione nonviolenta, con i mezzi messi a disposizione dalla democrazia.
*
Una vittoria del si' sara' una vittoria di tutti quelli, nel mondo, che
aspirano ad un mondo migliore. Un punto di partenza anche per noi.
Bisognera' estendere l'iniziativa ad altri paesi, a incominciare da quei
paesi che le armi le fabbricano e le vendono assicurandosi enormi profitti.
Ma non basta proibire. Bisogna che nasca un nuovo modo di pensare la
sicurezza, capire e far capire che essa affonda le radici nel rispetto
illimitato della vita, nella ricerca delle alternative nonviolente,
nell'impegno per la giustizia, la pace, la solidarieta', la riconciliazione.
Bisogna cogliere l'occasione per innescare (sollecitando anche gli organismi
internazionali) un processo globale di educazione al disarmo. Poi, dopo le
armi dei civili bisognera' passare a considerare anche le armi dei militari
e le loro politiche e strategie. Ma questo e' un impegno piu' titanico.

10. 23 OTTOBRE. DA BRESCIA A SOSTEGNO DEL REFERENDUM BRASILIANO PER  LA
PROIBIZIONE DEL COMMERCIO DELLE ARMI DA FUOCO
[Ringraziamo Domenico Cortese (per contatti: domecort at tin.it) per averci
inviato il seguente documento sottoscritto da consiglieri comunali e
cittadini che da' notizia della presentazione al Comune di Brescia
dell'ordine del giorno a sostegno della Campagna per il disarmo brasiliana
gia' approvato in vari enti locali d'Italia, e per essere tra gli artefici
dell'iniziativa. L'ordine del giorno a sostegno della Campagna per il
disarmo brasiliana verra' messo ai voti dal Consiglio Comunale di Brescia
nella seduta di lunedi' 24 ottobre. Domenico (Mimmo) Cortese e' impegnato
nel Brescia social forum e nell'Osservatorio permanente sulle armi leggere
(Opal) nato a Brescia due anni fa; ha preso parte a importanti iniziative di
pace e di solidarieta'; tra le sue opere: (con Roberto Cucchini), La forza l
ieve, Edizioni la meridiana, Molfetta (Ba) 2001]

Il 23 ottobre 2005 si svolgera' in Brasile il primo referendum della storia
di quel paese, referendum in cui ai cittadini verra' posto il quesito: "Il
commercio di armi da fuoco e munizioni deve essere proibito in Brasile?".
Questo importante momento di partecipazione democratica e' lo sbocco di un
processo partito dall'approvazione dello Statuto per il disarmo nel dicembre
2003 da parte del governo Lula, che pone regole piu' ferre alla circolazione
di armi e accessori; passato dal lancio della campagna per il "disarmo
volontario" nel luglio 2004 che ha portato in un anno e mezzo alla consegna
di oltre 450.000 armi da fuoco in cambio di un compenso di 300 reali, fino
al Decreto legge che stabilisce il referendum approvato dalla Camera
Federale nel luglio 2005.
L'importanza di questa strategia e' stata subito confermata dai fatti: per
la prima volta in 13 anni il numero dei morti uccisi da armi da fuoco in
Brasile (nel solo 2003 39.325 persone sono morte uccise da armi da fuoco) e'
diminuito: rispetto ai dati del 2003 nel 2004 sono state salvate 3.234 vite
umane.
Cio' che conferma un dato diramato dall'Fbi nel 2001: "per ogni successo
nell'uso difensivo di un'arma da fuoco per legittima difesa, ci sono 185
morti per arma da fuoco tra omicidi, suicidi e incidenti".
*
L'ordine del giorno presentato dai consiglieri comunali bresciani e' stato
gia' approvato dal Consiglio Provinciale di Viterbo e dai Consigli Comunali
di Padova e Ladispoli. E' stato inoltre presentato anche nei Comuni di
Trento e Milano.
Nella speranza che un risultato affermativo sancisca questa grande prova di
civilta' cui si appresta il popolo brasiliano rileviamo come per un
richiesta assolutamente incomparabile - la modifica del regolamento di Exa -
proposta da alcuni consiglieri comunali, da un numero amplissimo di reti e
associazioni e sottoscritta in calce ad un appello da oltre 7.500 cittadini
gli organizzatori di quella rassegna e le autorita' cittadine non abbiano
dato a tutt'oggi nessuna risposta positiva.
Fiduciosi nelle buone notizie che potranno arrivare dal Brasile rilanceremo
quella proposta assieme ad ogni iniziativa che possa farci andare avanti
nella costruzione di un mondo senza armi e senza violenza basato
sull'equita', la giustizia e la solidarieta'.
*
I sottoscrittori dell'ordine del giorno e i sostenitori del referendum
brasiliano

11. 23 OTTOBRE. SEVERINO VARDACAMPI: IN TIMORE E TREMORE
[Severino Vardacampi e' uno dei collaboratori abituali del "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo]

Giungono dal Brasile notizie incerte e contraddittorie.
Quanto sara' stata capace di mordere, e sbranare, la campagna di oscena
menzogna e squallida manipolazione dei mercanti di morte?
Riuscira' il partito delle stragi ad imporre i suoi speciosissimi e infami
sofismi (l'elogio della barbarie del far west, l'ignobile mito del "vero
uomo" armato fino ai denti, l'occhio per occhio che rende tutti ciechi...) e
convincere la maggioranza della popolazione brasiliana che e' meglio far
morire quarantamila persone all'anno anziche' salvar loro la vita?
Riusciranno i trafficanti di armi con la loro strategia di depistaggi e
corruzione (il referendum costa, le armi danno lavoro, chi viene assassinato
se lo merita...) a persuadere la meta' dei brasiliani piu' uno a dire che e'
un piacere essere uccisi se serve a far incassare ingenti profitti - sia pur
lordi del sangue delle vittime - ai boss mafiosi e agli industriali armieri?
E' facile ipnotizzare la gente: noi italiani, noi europei, ne sappiamo
qualcosa. Meno di cento anni fa vi fu chi osanno' fino alla catastrofe
personaggi abominevoli e grotteschi come Mussolini e Hitler, e interi popoli
si affidarono a questi carnefici, e si lasciarono condurre al piu' orribile
dei macelli, ai crimini piu' efferati e aberranti cooperando. E' accaduto,
quindi puo' accadere di nuovo.
Che i grandi mass-media brasiliani abbiano fatto propri gli interessi dei
mercanti di morte rattrista ma non sorprende. Non e' accaduta la stessa cosa
qui da noi piu' volte, ancora negli ultimi quindici anni quando piu' volte
il nostro paese e' stato trascinato da governi sciagurati e fuorilegge a
partecipare a guerre stragiste in aperta violazione della nostra legge
fondamentale, la Costituzione della Repubbica Italiana che esplicitamente
proibiva e proibisce che l'Italia prenda parte a crimini scellerati come le
due guerre del Golfo e il massacro dei Balcani?
Con tutto cio' le nostre sorelle ed i nostri fratelli brasiliani si stanno
battendo, ancora in queste ultime ore, affinche' vinca la verita', la
verita' che salva le vite; affinche' vinca il si' al disarmo, alla
solidarieta', alla speranza, all'umanita'. Si stanno battendo anche per noi,
si stanno battendo contro le armi assassine per la vita dell'umanita'
intera. Con una generosita' che ci commuove.
*
E noi cosa stiamo facendo, cosa abbiamo fatto, cosa avremmo dovuto fare?
Certo, ne parleremo dopo. Adesso, quando mancano ormai poche ore al voto,
puo' sembrare poco elegante e forse finanche intempestivo voler dire quello
che pur va detto. E comunque, dunque, diciamolo; e diciamolo cosi', in tre
semplici proposte e tre penose considerazioni.
*
Le tre proposte.
La prima: chi tra noi puo' far sentire la sua voce presso persone amiche in
Brasile, alzi il telefono, scriva una e-mail, preghi ogni possibile elettore
di votare per salvare le vite, anziche' per sopprimerle.
La seconda: chi tra noi puo' richiamar l'attenzione dei media, o avere appo
essi ascolto, si faccia sentire, si pronunci affinche' sia messo in chiaro e
reso noto di cosa stiamo parlando, e cessi l'indifferenza che aiuta gli
assassini.
La terza: chi tra noi ha persone amiche che potrebbero a loro volta dire una
parola buona a loro interlocutori in Brasile, o diffondere ancora altrimenti
l'informazione sul referendum brasiliano per il disarmo del 23 ottobre, le
chiami, o scriva loro. Non lasciamo nulla d'intentato.
Queste tre cose, se possibile, subito. Poi naturalmente si potranno fare
altre cose ancora: ma queste, o adesso o sara' troppo tardi.
*
E adesso le tre considerazioni, orsu'.
Che avremmo potuto dare una mano alle sorelle e ai fratelli brasiliani, ma
tanti di quelli che affollano le variopinte parate, le fumose sale di
riunione e chiassosi i salotti televisivi, tanti di quelli che di pace
cianciano e cianciano ma mai sanno cogliere la necessita' di un gesto
concreto e coerente sulla via della nonviolenza - e solo la nonviolenza
costruisce la pace -, ebbene, tanti, troppi, hanno snobbato questa sfida che
convocava invece l'umanita' intera. Stavano a pensare al piu' provinciale
dei teatrini politicanti, stavano a curare le proprie carriere ed immagini,
non si sono neppure accorti che in Brasile e' in atto uno scontro decisivo
tra il disarmo e la morte; ma forse per certuni il Brasile e' solo occasione
di turismo, e sia pure di turismo "militante" una volta all'anno in quel di
Porto Alegre, come l'anno scorso a Marienbad. E questa era la prima
considerazione.
Considerazione seconda: che avremmo dovuto suscitare - e per tempo -
l'attenzione dell'opinione pubblica internazionale sul referendum
brasiliano. Avremmo potuto, ne abbiamo gli strumenti, e il fatto e' di tale
rilevanza storica che se solo alcune organizzazioni ed alcuni mass-media
avessero cominciato a darne notizia adeguata, sarebbe stato non difficile
far emergere la decisivita' per l'umanita' intera di questa vicenda che ha
luogo in Brasile ma tutti ci riguarda e convoca. Invece e' stato il
silenzio. Fatta eccezione forse solo per questo povero foglio, diciamolo,
gli strumenti informativi a periodicita' quotidiana - giornali, radio e
televisioni, newsletter telematiche - poco o nulla hanno colto e hanno
detto. Speriamo che il loro mancato aiuto non faccia la differenza. (E se
una digressione qui e' concessa: mai come in questa circostanza si e'
manifestata e sentita la mancanza in Italia di un quotidiano cartaceo
specifico della e per la nonviolenza che raggiunga tutte le edicole: un
quotidiano di cui e' ormai diffusamente avvertita la necessita', e' del
tutto matura l'esigenza; un quotidiano stampato per cui esiste ampio un
bacino d'utenza, un'interlocuzione di massa, un orizzonte d'attesa concreto
e vivace; un quotidiano per cui esistono le competenze e le risorse, per cui
esiste una vasta e ricca, preziosa e variegata tradizione - anzi molte
tradizioni: le tante tradizioni anche specificamente italiane della
nonviolenza in cammino -, e un bisogno e uno spazio e un appello e
un'urgenza da adempiere).
E veniamo alla terza ed ultima considerazione: chi assortisce e reca in
tavola questo foglio telematico quotidiano proviene da una strana peculiare
storia. Negli ultimi trent'anni ci e' capitato piu' volte di impegnarci in
campagne che potevano apparire a tutta prima superiori alle forze
disponibili, ma che erano giuste e necessarie, e che se correttamente
impostate si sono rivelate poi sovente fin vittoriose. Bastava voler
guardare con sguardo onesto, bastava voler capire con cuore sincero, bastava
voler lottare senza paura e senza menzogna. Cosi' prendemmo parte alla lotta
per abolire i manicomi, alla lotta antinucleare, cosi' impedimmo alle
imprese legate al potere mafioso di metter le mani su grandi opere pubbliche
nella nostra regione, cosi' fermammo grandi opere pubbliche dall'impatto
ambientale devastante, cosi' promuovemmo la campagna di solidarieta' con
Nelson Mandela allora detenuto nelle carceri dell'apartheid, cosi' abbiamo
promosso una proposta legislativa come quella per la formazione alla
nonviolenza delle forze dell'ordine che se ancora non si e' tradotta in
legge dello stato dovra' diventarlo perche' e' logico e necessario che
questo avvenga. Cosi' abbiamo colto nel '79 che la rivoluzione sandinista in
Nicaragua era una speranza nuova. Cosi' abbiamo tematizzato il nesso tra
modello di sviluppo, sistema di potere politico-affaristico e penetrazione
mafiosa nell'alto Lazio. Cosi' abbiamo dimostrato che anche poche persone
con poche mongolfiere di carta - ma forti della nonviolenza dei forti -
possono bloccare i decolli dei bombardieri assassini della piu' forte
coalizione militare del mondo, perche' la nonviolenza e' piu' forte. Ma non
e' questa la sede e non e' questo il momento per fare la storia del "Centro
di ricerca per la pace" di Viterbo. Solo questo ci premeva qui dire: che le
uniche lotte che si perdono sempre sono quelle che non si combattono. La
nonviolenza e' lotta: la piu' nitidia e la piu' intransigente, contro tutte
le violenze, le ingiustizie, le oppressioni, le menzogne. La nonviolenza e'
opposizione a tutte le uccisioni. Se vi fosse stato nel nostro paese un
ascolto adeguato, autentico, persuaso, alle ragioni della nonviolenza, vi
sarebbe certo stato un movimento di massa a sostegno del referendum
brasiliano. Cosi', ahinoi, non e' stato. E' per lo stesso motivo che non
siamo riusciti a difendere la Costituzione italiana, che non siamo riusciti
a impedire che il nostro paese partecipasse alle guerre criminali e illegali
dal Golfo ai Balcani, che non siamo riusciti a impedire che il nostro paese
sia tra i principali mercanti di armi assassine nel mondo. Speriamo che il
popolo brasiliano vinca lo stesso anche per noi nel referendum di domenica
23 ottobre, e impegnamoci fin d'ora a far meglio la prossima volta.
*
Sorelle e fratelli brasiliani, noi vi preghiamo: domani vincete anche per
noi.
E se il nostro sostegno e' stato poca cosa, qui ve ne chiediamo venia:
abbiamo fatto quel poco che abbiamo saputo, troppo poco forse, anzi
certamente; ma abbiamo avuto piena contezza della giustezza e della
crucialita' della vostra iniziativa, e vi siamo vicini e ve ne siamo grati
con tutto il cuore.
Si' al disarmo, si' all'umanita', si' al diritto alla vita di tutti gli
esseri umani.
La nonviolenza e' in cammino.

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VITTORIA AL MONDO. SI' ALL'UMANITA'
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Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
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Numero 8 del 22 ottobre 2005

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