La nonviolenza e' in cammino. 976



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 976 del 29 giugno 2005

Sommario di questo numero:
1. Pubblicata la raccolta di scritti di Alexander Langer "Fare la pace"
2. Appello per la quarta giornata del dialogo cristianoislamico
3. Lyn Gallacher intervista Susan George
4. Martin Luther King: Noi vi ameremo ancora
5. Bruna Peyrot: L'esperienza e l'elaborazione del "Partito dei lavoratori"
(Pt) brasiliano (parte quarta e conclusiva)
6. Con "Qualevita", la lezione di Oreste Benzi
7. Letture: Umberto Galimberti, Il tramondo dell'Occidente nella lettura di
Heidegger e Jaspers
8. Riletture: Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta
9. La "Carta" del Movimento Nonviolento
10. Per saperne di piu'

1. LIBRI. PUBBLICATA LA RACCOLTA DI SCRITTI DI ALEXANDER LANGER "FARE LA
PACE"
[Dagli amici del Movimento Nonviolento (per contatti: via Spagna 8, 37123
Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org) riceviamo e diffondiamo.
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e'
tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite
iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una
sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose
di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata
pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986
(poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie
di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua
scomparsa sono state pubblicate alcune belle raccolte di interventi: La
scelta della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero.
Scritti 1961-1995, Sellerio, Palermo 1996; Scritti sul Sudtirolo,
Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten, Wagenbach, Berlin
1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a "Notizie Verdi", Roma
1998; The Importance of Mediators, Bridge Builders, Wall Vaulters and
Frontier Crossers, Fondazione Alexander Langer Stiftung - Una Citta',
Bolzano-Forli' 2005; Fare la pace. Scritti su "Azione nonviolenta"
1984-1995, Cierre - Movimento Nonviolento, Verona, 2005. Opere su Alexander
Langer: Roberto Dall'Olio, Entro il limite. La resistenza mite di Alex
Langer, La meridiana, Molfetta 2000; AA. VV., Una vita piu' semplice.
Biografia e parole di Alexander Langer, Terre di mezzo - Altreconomia,
Milano 2005. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e
gli interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore
di iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai
variamente dispersa). Si vedano comunque almeno i fascicoli monografici di
"Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996, e di giugno 2005; l'opuscolo di
presentazione de La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una
citta'", Forli' (per richieste: tel. 054321422; fax 054330421, e-mail:
unacitta at unacitta.it, sito: www.unacitta.it), ed il nuovo fascicolo edito
dalla Fondazione nel maggio 2000; una nuova edizione ancora e' del 2004 (per
richieste: tel. e fax 00390471977691, e-mail: info at alexanderlanger.org,
sito: www.alexanderlanger.org); la Casa per la nonviolenza di Verona ha
pubblicato un cd-rom su Alex Langer (per informazioni: tel. 0458009803; fax
0458009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org).
Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer Stiftung, via Portici 49
Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax 00390471977691; e-mail:
info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org
Mao (Massimo) Valpiana e' una delle figure piu' belle della nonviolenza in
Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come assistente sociale
e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel Movimento Nonviolento
(si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come metodo innovativo di
intervento nel sociale"), e' membro del comitato di coordinamento nazionale
del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa della nonviolenza di
Verona e direttore della rivista mensile "Azione Nonviolenta", fondata nel
1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al servizio e alle spese
militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla campagna per il
riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione della Lega
obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario nazionale; durante
la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione diretta nonviolenta
per fermare un treno carico di armi (processato per "blocco ferroviario", e'
stato assolto); e' inoltre membro del consiglio direttivo della Fondazione
Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio della War Resisters
International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione di Coscienza); e'
stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato di sostegno alle
forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per la pace da
Trieste a Belgrado nel 1991; un suo profilo autobiografico, scritto con
grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 di questo notiziario]

E' stato pubblicato il volume di scritti di Alexander Langer, Fare la pace,
Scritti su "Azione nonviolenta" 1984-1995, a cura di Mao Valpiana, collana
Percorsi della memoria, coedizione Cierre - Movimento Nonviolento, Verona,
2005, pp. 200, euro 11,50.
Il volume contiene una consistente raccolta dei piu' significativi articoli
di Alexander Langer pubblicati sul mensile "Azione nonviolenta" dal 1984 al
1995, raccolti in quattro capitoli:
1. Dal pacifismo alla nonviolenza: La novita' politica della vecchia Europa;
Ci disse: dovete abbandonare l'universita'; La causa della pace non puo'
essere separata da quella dell'ecologia; Ricerca e sviluppo della
nonviolenza; Giu' le armi!; Meglio un anno di trattativa che un giorno di
guerra; La nonviolenza e la guerra nella ex-Jugoslavia; Per la creazione dei
corpi civile di pace europei.
2. Nonviolenza e riconciliazione: La cultura della convivenza; Nuovo
federalismo; Diamo una mano alle forze e alle iniziative di pace in
Jugoslavia; Helsinki Citizens' Assembly II: nuovi muri in Europa; Il ruolo
dell'Europa nella crisi del Kosovo. Modello di nonviolenza o miccia di
nazionalismo?
3. Nonviolenza per la decrescita: Noi, fondamentalisti? A spasso per
l'Europa; Contro la logica sviluppista; La scelta e' tra espansione e
contrazione; Sviluppo? Basta! A tutto c'e' un limite...; Il comunismo e'
morto, il capitalismo uccide: quale sviluppo?
4. Nonviolenza e' politica: Attenzione: i centri creano le periferie; Contro
ogni ipocrita rimozione; Dopo le elezioni europee i verdi divisi: perche'?;
Tra realismo e realpolitik c'e' ancora un abisso; Il bisogno di trovare una
nuova sponda.
Dietro le sue prese di posizione, anche le piu' difficili, c'erano una
conoscenza e un'adesione profonda ed esplicita alla nonviolenza specifica,
incarnata nella sua particolare ed originale esperienza personale. La scelta
nonviolenta, laica e religiosa insieme, e' decisiva nella biografia di
Alexander Langer, non ideologica, ma sempre messa alla prova del confronto
con la realta' piu' complessa e contraddittoria.
Il lavoro e' stato curato da Massimo (Mao) Valpiana, direttore di "Azione
nonviolenta", membro del Movimento Nonviolento e della Fondazione Alexander
Langer Stiftung.
*
Gli sarebbe piaciuto essere un maestro elementare, invece ha fatto il
giornalista, il traduttore, l'insegnante, il politico. Alexander Langer
(1946-1995) e' stato un geniale intellettuale europeo che ha saputo varcare
frontiere, saltare muri, costruire ponti. Impegnato fin da giovanissimo per
la convivenza interetnica nella sua regione Alto Adige/Suedtirol, e' stato
promotore di infinite iniziative per la pace fra gli uomini e con la natura.
Consigliere provinciale dal 1978, deputato europeo dal 1989, si e' impegnato
soprattutto nella politica internazionale, per relazioni piu' giuste
Est-Ovest e Nord-Sud. Il suo motto e' stato "piu' lentamente, piu' in
profondita', con piu' dolcezza". Il suo ultimo messaggio "continuate in cio'
che era giusto".
"Occorre un forte progetto etico, politico e culturale, senza integralismi
ed egemonie, con la costruzione di un programma ed una leadership a partire
dal territorio e dai cittadini impegnati, non dai salotti televisivi o dalle
stanze dei partiti. Bisognera' fare intravedere l'alternativa di una
societa' piu' equa e piu' sobria, compatibile con i limiti della biosfera e
della giustizia, anche tra i popoli. Da molte parti si trovano oggi riserve
etiche da mobilitare che non devono restare confinate nelle 'chiese', e
tantomeno nelle sagrestie di schieramenti ed ideologie".
*
Il libro e' distribuito nelle migliori librerie, e puo' essere ordinato in
contrassegno anche con e-mail a: an at nonviolenti.org

2. APPELLI. APPELLO PER LA QUARTA GIORNATA DEL DIALOGO CRISTIANOISLAMICO
[Da Giovanni Sarubbi (per contatti: giovannisarubbi at aliceposta.it),
infaticabile animatore de "Il dialogo" e di numerose iniziative per la
convivialita' delle culture, riceviamo e diffondiamo l'appello ecumenico per
la quarta giornata del dialogo cristianoislamico del 28 ottobre 2005]

Appello ecumenico per la quarta giornata del dialogo cristianoislamico del
28 ottobre 2005
*
"Chi ama Dio non ha nessuna religione, a meno dello stesso Dio". Cosi' si
esprimeva il grande Rumi, mistico dell'islam del tredicesimo secolo.
Parole altrettanto forti ritroviamo nel Vangelo di Giovanni nel dialogo fra
Gesu' e la samaritana quando le diceva: "Credimi, donna, e' giunto il
momento in cui ne' su questo monte, ne' in Gerusalemme adorerete il Padre.
Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo,
perche' la salvezza viene dagli Ebrei. Ma e' giunto il momento, ed e'
questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verita';
perche' il Padre cerca tali adoratori. Dio e' spirito, e quelli che lo
adorano devono adorarlo in spirito e verita'".
E oggi piu' che mai e' importante riandare a queste radici profonde dei
cristiani e dei musulmani per ridare slancio al dialogo fra credenti
nell'unico Dio ma di tradizioni diverse, per affermare con la vita in comune
il principio dell'unita' nella diversita'. Unita' dell'umanita' nel suo
essere immagine di Dio; diversita' che si manifesta nella diversita' di
culture, di lingue, di modi diversi di vivere il proprio rapporto con il
mistero di Dio di cui nessuno puo' dichiararsi padrone e di cui appena
possiamo balbettare qualcosa.
Non si tratta di rinunciare alla propria fede ma di viverla in relazione a
quella degli altri, mettendo l'accento sulla nostra comune umanita', sul
nostro essere tutti figli e figlie di Dio che ha dato a tutta l'umanita' il
comandamento dell'amore: non fare agli altri quello che non vorresti fosse
fatto a te.
E sono queste le idee di fondo che anche quest'anno ci spingono a riproporre
per la quarta volta consecutiva la celebrazione di una giornata di dialogo
fra cristiani e musulmani. Come negli altri anni indichiamo l'ultimo
venerdi' del prossimo ramadam che cadra' il 28 ottobre 2005.
Dalla scorsa edizione molte sono state le iniziative di dialogo fra le
religioni che si sono svolte. Le iniziative di dialogo cristinoislamico sono
proseguite a Torino, Bologna, Firenze, Verona, Greccio, Roma, Napoli. La
fiammella del dialogo non si e' mai spenta nonostante i venti impetuosi di
scontro fra le religioni che ancora soffiano con forza per produrre nuove
guerre, nuovi lutti e disastri per tutta l'umanita'.
Come negli altri anni questa iniziativa e' affidata unicamente alla volonta'
dei singoli che dal basso si mettano in movimento per cercare altri credenti
di altre fedi con cui parlare e dichiarare al mondo la propria volonta' di
pace.
Come negli altri anni non abbiamo grandi mezzi ed anzi non li vogliamo.
Vogliamo contare solo ed esclusivamente sulle debolezze di ognuno che quando
si unisce alle debolezze degli altri e' capace di produrre grandi
cambiamenti.
Vi invitiamo percio' a riproporre la tematica del dialogo cristianoislamico
in tutti i luoghi dove vivete la vostra vita religiosa, in tutti i convegni
a cui parteciperete, in tutte le associazioni che in qualche modo hanno a
che fare con l'immigrazione. Si tratta di un argomento vitale da cui dipende
la nostra stessa sopravvivenza.
Anche ques'íanno contiamo sull'appoggio di una serie di riviste, che di
seguito riportiamo. Ci auguriamo che altre se ne possano aggiungere alla
lista e che tutte riescano a riscoprire la forza del proprio essere "piccole
ma buone".
Ci auguriamo che le comunita' musulmane ed i singoli credenti rispondano
anche quest'anno con lo stesso slancio degli scorsi anni.
Entrambi, cristiani e musulmani, stiamo vivendo un attacco forsennato alle
nostre comuni radici abramitiche da parte di chi e' portatore di "valori"
quali lo sfruttamento dell'uomo sullíuomo, la corsa sfrenata agli armamenti,
la mercificazione della persona umana, l'affamamento di miliardi di esseri
umani mentre migliaia di miliardi di dollari vengono ogni anno spesi per
armamenti che possono distruggere il mondo molte volte.
Occorre una inversione di tendenza che parta dal cuore degli uomini e delle
donne di buona volonta', qualsiasi sia la religione a cui appartengono. Ci
auguriamo che anche quest'anno questo momento di dialogo fra cristiani e
musulmani possa essere foriero di un piu' vasto dialogo interreligioso.
Con un fraterno augurio di Shalom, Salaam, Pace.
Il comitato organizzatore
*
Sottoscrivono e promuovono l'appello le seguenti riviste e associazioni:
Adista, Confronti, Cem Mondialita', Forum Internazionale Civilta'
dell'Amore, Il dialogo, La nonviolenza e' in cammino, Missione Oggi, Mosaico
di Pace, Notam - Lettera agli Amici del Gruppo del Gallo di Milano, Qol -
una voce per il dialogo tra le religioni e le culture, Tempi di Fraternita',
Volontari per lo Sviluppo.
*
Per l'elenco completo dei firmatari dell'appello, per tutti i materiali ad
esso relativi e per le iniziative in corso si puo' visitare il sito:
www.ildialogo.org, per ulteriori infrmazioni e contatti: e-mail:
redazione at ildialogo.org

3. RIFLESSIONE. LYN GALLACHER INTERVISTA SUSAN GEORGE
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione questa intervista del 28
maggio 2005 di Lyn Gallacher a Susan George.
Lyn Gallacher e' conduttrice radiofonica di "Booktalk", su Radio National,
Australia.
Susan George e' presidente di Attac; economista, tra i maggiori esperti
internazionali dei rapporti Nord/Sud, direttrice del Transnational Institute
di Amsterdam, impegnata nei movimenti ambientalisti, pacifisti, nonviolenti,
di solidarieta'. Tra le opere di Susan George: Come muore l'altra meta' del
mondo, Feltrinelli, Milano 1978; Il debito del Terzo Mondo, Edizioni Lavoro,
Roma 1989; Il boomerang del debito, Edizioni Lavoro, Roma 1992; Il boomerang
del debito estero, in Susan George, Massimo Micarelli, Antonio Papisca,
Un'economia che uccide, L'altrapagina, Citta' di Castello 1993]

- Lyn Gallacher: Susan George, instancabile attivista contro la tirannia e
la diseguaglianza della globalizzazione, ha appena scritto un libro che si
intitola "Another world is possible if..." (Un altro mondo e' possibile
se...). Ho parlato con lei di questo "se" e scoperto che si tratta dei modi
in cui si esercita il potere. Dal 1990 al 1995 Susan George ha fatto parte
della direzione di Greenpeace, oggi e' direttrice associata del
Transnational Institute ad Amsterdam, vicepresidente di Attac (Association
for the Taxation of financial Transactions for the Aid of Citizens) ed ha
scritto undici libri. Ho parlato con lei del libro piu' recente al Festival
degli scrittori di Sidney, dove era una delle ospiti speciali. La nostra
conversazione e' cominciata proprio attorno al "se" del titolo: cosa
significava? E perche' il testo e' strutturato come un programma in dieci
passi? Susan sta tentando di formare dei "veri credenti", un'ortodossia?
- Susan George: Bene, cominciamo dal "se". Si', questa e' la parola chiave
perche' "un altro mondo e' possibile" e' qualcosa che chiunque nel movimento
altermondialista dice. Percio' ho pensato: guardiamo questa cosa piu' da
vicino, vediamo se e' veramente cosi', e se si', come? Questo per il titolo.
Per quanto riguarda il programma in dieci passi, ecco, ho voluto scriverlo
per le persone nel movimento. Ci sono molte persone che vogliono unirsi,
sembra che ora i giovani stiano tornando alla politica, ed ho pensato che
era una buona cosa se si poteva evitare loro di passare attraverso tutta
l'angoscia attraverso cui sono passata io, nel tentativo di imparare ogni
cosa mentre ti viene incontro, dato che ormai io sono acclimatata, abituata
a questo lavoro. Poi ci sono persone che vengono e non hanno mai fatto
politica prima, non sono mai stati in un sindacato, o in un partito, non
hanno mai fatto niente, ma sentono questa urgenza di unirsi. Allora si', il
libro e' in qualche modo un sillabario: questo e' cio' a cui ci opponiamo,
questo e' quello che vogliamo e perche', e queste sono alcune delle cose a
cui potete lavorare con altre persone.
*
- Lyn Gallacher: Ho avuto qualche difficolta' con il capitolo che insegna ad
organizzare un incontro perche' mi dicevo: si sta parlando di ristrutturare
l'economia globale e sembra che vogliamo farlo organizzando un chiosco di
dolcetti, scusami ma mi e' sembrato quasi ridicolo perdersi in tutti quei
microscopici dettagli.
- Susan George: Hai ragione, ma io sono stata a troppi incontri male
organizzati, in cui le persone che mostravano interesse per un argomento
qualsiasi venivano lasciate andare via, persone che magari erano arrivate da
piccoli centri, dalle provincie, per unirsi a qualcosa, e che magari non
avrebbero piu' avuto l'opportunita' di farlo. Non sto parlando di cose
astratte, ma di qualcosa di relativamente complicato che vedo quando vengo
invitata a fare interventi ai meeting. Ogni volta penso che devo dire
qualcosa agli organizzatori, ma poi il tempo non c'e' mai. Percio' sono
d'accordo con te, probabilmente il capitolo e' troppo minuzioso, parecchie
persone me l'hanno detto. Pero' penso che possa essere d'aiuto, perche'
personalmente ho avuto un mucchio di esperienze orribili in quel settore
particolare, e sono stanca di vedere le cose fatte male.
*
- Lyn Gallacher: Una cosa tragicamente deprimente del tuo libro e' quando
racconti del fallimento delle organizzazioni per l'aiuto ai paesi del terzo
mondo. Il fatto che un paese di questi possa pagare piu' di debito estero di
quanto riceve in aiuti mi ha proprio pugnalata.
- Susan George: Be', noi non li stiamo aiutando. Sono loro che ci aiutano,
le rimesse che arrivano al nord del mondo, chiamiamolo "nord globale", si
aggirano attorno ai 200 miliardi di dollari l'anno. Gli aiuti delle nazioni
del nord ammontano ora a circa 60 miliardi. Sono i lavoratori che aiutano i
propri paesi, quelli che vengono a lavorare nei nostri paesi e mandano soldi
a casa, alle loro famiglie: l'Onu stima questa cifra attorno ai 93 miliardi
di dollari. Percio', come vedi, e' circa il 50% in piu' dell'aiuto offerto
ufficialmente e la cifra e' approssimativa, e' probabile che sia piu' alta.
I paesi africani ci stanno pagando, per il debito, 28.000 dollari al minuto.
E non si tratta solo dell'Africa, questo accade ai 52 paesi piu' poveri del
mondo. Ho ottenuto la cifra semplicemente dividendo la somma totale. Ora, se
cominci a pensare in questi termini ti dici: quante scuole potremmo
costruire con 28.000 dollari al minuto? Quanti ospedali? E pensi che un gran
mucchio di bambini potrebbero avere un'istruzione e un gran mucchio di donne
potrebbero non morire di parto. Ma il debito e' uno strumento cosi' potente,
cosi' utile, molto meglio del colonialismo perche' puoi mantenere il
controllo senza usare un esercito, senza mettere in piedi
un'amministrazione, non hai bisogno di spendere soldi, il denaro ti arriva
da solo, e sono la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale a
fare il lavoro. Percio' e' l'ideale per i paesi del nord e questa e' la
ragione per cui, dopo 25 anni che la crisi del debito e' scoppiata, ne
stiamo ancora parlando.
*
- Lyn Gallacher: Ricordo che nel 2000 chiese ed organizzazioni umanitarie
fecero questa grande celebrazione, il Giubileo 2000, per cancellare il
debito del terzo mondo, e dicono che hanno avuto un ragionevole successo.
- Susan George: Pensano di averlo avuto. Quello che hanno ottenuto e' stata
la cancellazione di 30 miliardi di dollari di debito, francamente una goccia
nell'oceano, e questa e' una delle storie tragiche che io racconto. Ma il
Giubileo ha fatto esattamente quanto il suo nome prometteva: 2000, e nel
2000 si e' fermato, prima che la pressione sui governi dei paesi del nord
fosse abbastanza forte da indurli a mutare politiche. Hanno fatto questa
concessione, pero' chiedendo che i paesi indebitati si impegnassero per tre
anni, e poi per altri tre, in programmi d'austerita', aggiustamenti
strutturali, e quindi ulteriore sofferenza per la gente comune. Ci sono
veramente pochi paesi che sono riusciti a beneficiare in qualche modo di
questa cancellazione parziale del debito, ma quello che si puo' vedere e'
che quei pochi hanno usato bene il denaro. La Tanzania, per esempio, ha
enormemente aumentato il tasso di frequenza scolastica: quasi tutti i
bambini e le bambine ora vanno a scuola, perche' il paese ha eliminato le
tasse di iscrizione, terribilmente semplice no? La Banca Mondiale ha detto
che bisogna pagare il costo della ripresa. Il costo della ripresa e' il modo
gentile di dire: "facciamo pagare alle famiglie il costo dell'istruzione dei
figli", e in questo modo possono mandarne a scuola uno, ma non due o tre, e
sono sempre le ragazze a non andare a scuola, perche' si tenta di istruire
il maschio che sara' piu' valutato. Voglio dire, la gente e' costretta a
fare questi calcoli. Percio' e' stato automatico: come le tasse scolastiche
sono sparite, a scuola ci sono andati tutti e tutte. Comunque il Giubileo e'
stato un tentativo apprezzabile, e qualcosa da celebrare, ma avrebbe dovuto
continuare perche' fino a che non forzi i potenti a fare effettivamente
quello che promettono... Ma bene, c'e' una lunga strada e molte cose da
fare.
*
- Lyn Gallacher: Per me e' davvero difficile, concettualmente, pensare a
qualcosa come lo smantellamento dell'economia mondiale, perche' e'
un'economia che ho avuto attorno per tutta la vita. Come si fa ad immaginare
qualcosa che e' fuori dalla tua immaginazione? E' difficile, e mi sto
domandando se e' proprio questo che tu stai suggerendo.
- Susan George: Smantellamento forse e' una parola troppo forte. Io penso
che il mercato sara' sempre presente. Lo scopo non e' liberarsi dal mercato,
perche' il mercato fornisce anche un'enorme dose di servizi, e io non voglio
combattere sul prezzo ogni volta in cui compro un libro o una bottiglia di
qualcosa. La vera battaglia sta sul decidere cio' che deve essere nel
mercato e cio' che non vi deve essere. L'istruzione deve stare sul mercato?
Ci deve stare la salute? La cultura dev'essere qualcosa che ti puoi
permettere oppure no? E i servizi pubblici? Se devo proprio dare una
classificazione, allora diro' che se avessimo una tassazione keynesiana e un
sistema di redistribuzione in cui alcune attivita' sono poste fuori dal
mercato e sottoposte solo all'autorita' dei governi e delle persone, io
sarei felice. Io penso che possiamo tranquillamente continuare a vivere con
il mercato, in ogni societa' futura in cui avremo delle produzioni. Quello
che non e' giusto e' che ora le corporazioni economiche pagano meno, meno
tasse, il che significa che io e te dobbiamo pagarne di piu', perche'
abbiamo radici da qualche parte, e loro hanno il nostro indirizzo, vero?
Quindi sanno dove possiamo pagarle. Per le corporazioni questo vale molto
meno, usano i paradisi fiscali, hanno ogni sorta di buchi neri e
stratagemmi. Se guardi le statistiche relative ai paesi piu' ricchi, vedrai
che le corporazioni pagano sempre meno, ed e' una storia che va avanti da
vent'anni. Questo e' il vero senso della globalizzazione; puoi portare le
tue attivita' all'estero quando ti pare e come dice un membro delle
corporazioni che cito nel libro: "Per quanto riguarda il mio gruppo di
ditte, la globalizzazione ci permette di produrre dove vogliamo, quando
vogliamo, quello che vogliamo, e di comprare e vendere ovunque, con le
minori restrizioni possibili provenienti dalle leggi sul lavoro e dalle
convenzioni sociali". Ecco qualcuno che sa esattamente quel che vuole ed e'
proprio per questi scopi che la globalizzazione e' stata usata sino ad ora.
Se potessimo invece avere una globalizzazione dei popoli io sarei
perfettamente soddisfatta. Se la globalizzazione fosse piu' equa, se
fornisse genuinamente piu' opportunita' di inclusione, sarebbe magnifico. Io
sono una "globalista", internazionalista, ma questa globalizzazione si fonda
sull'esclusione, non sull'unire le mani e camminare insieme verso la terra
promessa, proprio per niente.
*
Lyn Gallacher: Percio' non sei una "smantellatrice", sei una riformista.
- Susan George: Io sono una riformista radicale, si', perche' fra il punto
dove siamo e il punto dove vogliamo arrivare c'e' un'enorme ammontare di
lavoro, e io voglio vedere qualche risultato. Ma voglio anche aggiungere che
se si lascia fare solo alla politica, alla mia eta' posso ben morire prima
di vedere qualcosa. Sono preoccupata per l'ambiente. Per l'ambiente non sono
sicura che noi si abbia il tempo necessario.
*
- Lyn Gallacher: C'e' qualche segno di speranza, anche se non molti, nella
consapevolezza ambientalista. Qui in Australia abbiamo delle coste piu'
pulite, sono tornati i pinguini alla baia di Port Phillip a Melbourne, il
che significa che almeno stiamo capendo un po' di piu' rispetto al degrado
ambientale.
- Susan George: Certo, mi fa molto piacere quello che dici perche' non lo
sapevo, ma quello che mi affligge sono i cambiamenti climatici, poiche'
hanno effetti che ancora non sappiamo neppure misurare. In questo campo
credo che i paesi europei e gli altri debbano prendere la guida, perche' se
aspettiamo che gli Usa facciano qualcosa aspetteremo per sempre. Penso che
ci sia anche da guadagnare nell'occuparsene, se guardiamo la cosa in termini
d'interesse: un paese piu' pulito, un paese che funziona usando energia meno
costosa, risparmia del denaro che puo' impiegare per i suoi cittadini, e
produzioni pulite e tecnologie pulite che dimostrano di essere esportabili
sarebbero vantaggiose per gli affari. Il problema e' che dare l'avvio al
processo richiede una certa dose di investimenti che solo le istituzioni
pubbliche possono fare. Ecco un'altra ragione per essere keynesiani:
investimenti pubblici, cosi' i prezzi scendono per tutti e le soluzioni
diventano economicamente fattibili.
*
- Lyn Gallacher: Sovvenzionare l'energia solare, allora?
- Susan George: Sovvenzionare l'energia solare, l'eolica... Il problema e'
che la dottrina della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale e
di quelli che si chiamano neo-liberali (spero che la gente capisca cosa
significa in America, e cioe' che sono neo-conservatori) rifiuta qualsiasi
tipo di investimento governativo del genere. Pensano che sia il capitalismo
a doversene occupare, ma in questo caso non lo fara' perche' i costi
iniziali sono alti, richiedono denaro pubblico.
*
- Lyn Gallacher: E l'economia di mercato non considera fattore determinate
il costo del ridurre una foresta nel prezzo di un foglio di carta.
- Susan George: E' tragico, perche' i nostri metodi di rendicontazione e
l'aritmetica nazionale non ci dicono le cose che abbiamo bisogno di sapere.
Se tagli una foresta, non ha importanza quante segherie hai, quando non ci
sono piu' alberi. E' irrilevante il numero dei pescherecci, quando non ci
sono piu' pesci. Da anni viene sottolineato il fatto che il capitale
naturale non e' rendita, ma noi lo spendiamo come se fosse rinnovabile
annualmente senza problemi, mentre i rinnovamenti in natura prendono anche
secoli. Percio' quando tu mi dici che i pinguini stanno tornando io rispondo
che e' meraviglioso, perche' cio' significa che l'intera catena alimentare
si e' rinnovata, il che rivela un'economia piu' sana, rivela che state
permettendo al pesce di vivere e state incrementando l'habitat marino.
*
- Lyn Gallacher: Quindi quello che tu stai tentando di fare e' di cambiare
il modo di pensare umano, per far si' che non abbia una portata cosi' corta.
Ma i mercati sono capaci di pensare al futuro, ai figli e ai nipoti?
- Susan George: I mercati non riescono a vedere piu' in la' di tre mesi, ed
e' gia' un periodo lungo, per loro. Questa e' la ragione per cui le cose
importanti della vita devono essere decise fuori dai mercati. Quello che ci
manca, penso, e' la nozione del "bene comune". Noi pensiamo di essere
ciascuno per conto nostro, tutti in competizione, e cio' che vediamo
metaforicamente della natura sono artigli e zanne. Ma la natura non funziona
cosi'. La natura, come gli scienziati sanno, e' anche cooperazione. Le
specie cooperano all'interno e con altre specie, perche' altrimenti non
sopravviverebbero. Anche gli esseri umani devono farlo. Stiamo tentando di
far funzionare la societa' e l'economia del XXI secolo con le idee
competitive e crudeli del XIX. Percio', cerchiamo di diventare un po' piu'
sofisticati, usiamo il cervello di cui siamo equipaggiati, perche' siamo
assolutamente capaci di risolvere le nostre questioni. Il problema vero e'
il potere, il problema e' forzare il cambiamento o muoverlo, assicurarsi che
abbastanza persone lo vogliano, e che esso attraversi i sistemi, i partiti
politici, sino ad arrivare ai governi.
*
- Lyn Gallacher: Grazie Susan. Mi domandavo, visto che il tuo libro e'
sostanzialmente ottimista, se volevi chiudere con una nota ottimista, magari
leggendo qualcosa dal capitolo finale.
- Susan George: Questo e' l'inizio dell'ultimo intervento che ho fatto a
Porto Alegre, davanti a 15.000 persone: "Cari amici e compagni, guardatevi
intorno. E' un miracolo che noi si sia qui, dopo tutto. Solo cinque anni fa
nessuno, neppure il piu' ottimista fra noi, avrebbe immaginato l'estensione
e lo scopo di un simile movimento. In termini storici, i quattro anni
trascorsi da Seattle non sono nulla, un semplice battito di ciglia. Cio' che
abbiamo realizzato in questo breve spazio di tempo lascia senza fiato.
Percio' il nostro essere qui dovremmo gia' vederlo come una grande
vittoria".

4. MAESTRI. MARTIN LUTHER KING: NOI VI AMEREMO ANCORA
[Ringraziamo Fulvio Cesare Manara (per contatti: philosophe0 at tin.it) per
averci messo a disposizione l'antologia di scritti e discorsi di Martin
Luther King da lui curata, Memoria di un volto: Martin Luther King,
Dipartimento per l'educazione alla nonviolenza delle Acli di Bergamo,
Bergamo 2002, che reca traduzioni di discorsi e scritti del grande maestro
della nonviolenza. Il testo seguente e' tratto da La forza di amare, Torino,
Sei, 1968, 1973 e successive ristampe, pp. 86-88 (la traduzione e'
dell'indimenticabile padre Ernesto Balducci). Martin Luther King, nato ad
Atlanta in Georgia nel 1929, laureatosi all'Universita' di Boston nel 1954
con una tesi sul teologo Paul Tillich, lo stesso anno si stabilisce, come
pastore battista, a Montgomery nell'Alabama. Dal 1955 (il primo dicembre
accade la vicenda di Rosa Parks) guida la lotta nonviolenta contro la
discriminazione razziale, intervenendo in varie parti degli Usa. Premio
Nobel per la pace nel 1964, piu' volte oggetto di attentati e repressione,
muore assassinato nel 1968. Opere di Martin Luther King: tra i testi piu'
noti: La forza di amare, Sei, Torino 1967, 1994 (edizione italiana curata da
Ernesto Balducci); Lettera dal carcere di Birmingham - Pellegrinaggio alla
nonviolenza, Movimento Nonviolento, Verona 1993; L'"altro" Martin Luther
King, Claudiana, Torino 1993 (antologia a cura di Paolo Naso); "I have a
dream", Mondadori, Milano 2001; cfr. anche: Marcia verso la liberta', Ando',
Palermo 1968; Lettera dal carcere, La Locusta, Vicenza 1968; Il fronte della
coscienza, Sei, Torino 1968; Perche' non possiamo aspettare, Ando', Palermo
1970; Dove stiamo andando, verso il caos o la comunita'?, Sei, Torino 1970.
Presso la University of California Press, e' in via di pubblicazione
l'intera raccolta degli scritti di Martin Luther King, a cura di Clayborne
Carson (che lavora alla Stanford University). Sono usciti sinora cinque
volumi (di quattordici previsti): 1. Called to Serve (January 1929 - June
1951); 2. Rediscovering Precious Values (July 1951 - November 1955); 3.
Birth of a New Age (December 1955 - December 1956); 4. Symbol of the
Movement (January 1957 - December 1958); 5. Threshold of a New Decade
(January 1959 - December 1960); ulteriori informazioni nel sito:
www.stanford.edu/group/King/ Opere su Martin Luther King: Arnulf Zitelmann,
Non mi piegherete. Vita di Martin Luther King, Feltrinelli, Milano 1996;
Sandra Cavallucci, Martin Luther King, Mondadori, Milano 2004. Esistono
altri testi in italiano (ad esempio Hubert Gerbeau, Martin Luther King,
Cittadella, Assisi 1973), ma quelli a nostra conoscenza sono perlopiu' di
non particolare valore: sarebbe invece assai necessario uno studio critico
approfondito della figura, della riflessione e dell'azione di Martin Luther
King (anche contestualizzandole e confrontandole con altre contemporanee
personalita', riflessioni ed esperienze di resistenza antirazzista in
America). Una introduzione sintetica e' in "Azione nonviolenta" dell'aprile
1998 (alle pp. 3-9), con una buona bibliografia essenziale]

Amici miei, abbiamo seguito la cosiddetta via pratica gia' per troppo tempo,
ormai, ed essa ci ha condotti inesorabilmente ad una piu' profonda
confusione ed al caos. Il tempo risuona del fragore della rovina di
comunita' che si abbandonarono all'odio e alla violenza. Per la salvezza
della nostra nazione e per la salvezza dell'umanita', noi dobbiamo seguire
un'altra via. Questo non significa che noi abbandoniamo i nostri giusti
sforzi: con ogni grammo della nostra energia dobbiamo continuare a liberare
questa nazione dall'incubo della segregazione; ma, nel far questo, non
dobbiamo rinunziare al nostro privilegio ed al nostro dovere di amare. Pur
aborrendo la segregazione, dovremo amare i segregazionisti: questo e'
l'unica via per creare la comunita' tanto desiderata.
Ai nostri piu' accaniti oppositori noi diciamo: "Noi faremo fronte alla
vostra capacita' di infliggere sofferenze con la nostra capacita' di
sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la
nostra forza d'animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad
amarvi. Noi non possiamo, in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi
ingiuste, perche' la non-cooperazione col male e' un obbligo morale non meno
della cooperazione col bene. Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora.
Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi
ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case,
nell'ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo
ancora. Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacita' di
soffrire. Un giorno, noi conquisteremo la liberta', ma non solo per noi
stessi: faremo talmente appello al vostro cuore ed alla vostra coscienza che
alla lunga conquisteremo voi, e la nostra vittoria sara' una duplice
vittoria".
L'amore e' il potere piu' duraturo che vi sia al mondo. Questa forza
creativa, cosi' splendidamente esemplificata nella vita del nostro Signore
Gesu' Cristo, e il piu' potente strumento disponibile nell'umana ricerca
della pace e della sicurezza. Napoleone Bonaparte, il grande genio militare,
si dice che abbia detto, guardando indietro ai suoi anni di conquista:
"Alessandro, Cesare, Carlo Magno ed io abbiamo costruito grandi imperi, ma
appoggiati su che cosa? Appoggiati sulla forza. Ma tanti secoli fa Ges'
diede inizio ad un impero che fu costruito sull'amore, e anche al giorno
d'oggi vi sono milioni di uomini pronti a morire per lui". Chi puo' dubitare
della veracita' di queste parole? I grandi capi militari del passato sono
scomparsi, i loro imperi sono crollati e ridotti in cenere: ma l'impero di
Gesu', costruito solidamente e maestosamente sul fondamento dell'amore,
cresce ancora. Comincio' con un piccolo gruppo di uomini devoti che, per
ispirazione del loro Signore, furono capaci di scuotere le fondamenta
dell'impero romano e di portare il Vangelo in tutto il mondo. Oggi l'immenso
regno terreno del Cristo conta piu' di novecento milioni di uomini e si
estende ad ogni paese e ad ogni nazione. Oggi noi udiamo di nuovo la
promessa della vittoria. "Gesu' regnera' dovunque il sole / Si volge nei
suoi viaggi regolari; / Il suo regno si stende da sponda a sponda / Finche'
la luna crescera' per non scemare piu'". E un altro coro gioiosamente
risponde: "In Cristo non vi e' ne' Est ne' Ovest / In Lui non vi e' ne' Sud
ne' Nord, / Ma una grande comunione d'amore / Attraverso l'intero orbe
terrestre".
Gesu' ha eternamente ragione. La storia e' piena delle ossa imbiancate dei
popoli che rifiutarono di ascoltarlo. Possiamo noi nel ventesimo secolo
ascoltare e seguire le sue parole, prima che sia troppo tardi. Possiamo noi
solennemente renderci conto che non saremo mai veri figli del nostro Padre
celeste finche' non ameremo i nostri nemici e non pregheremo per coloro che
ci perseguitano.

5. ESPERIENZE. BRUNA PEYROT: L'ESPERIENZA E L'ELABORAZIONE DEL "PARTITO DEI
LAVORATORI" (PT) BRASILIANO (PARTE QUARTA E CONCLUSIVA)
[Ringraziamo Bruna Peyrot (per contatti: brunapeyrot at terra.com.br) per
averci messo a disposizione il capitolo quinto, "Scrivere la democrazia",
del suo libro La democrazia nel Brasile di Lula. Tarso Genro: da esiliato a
ministro, Citta' Aperta Edizioni, Troina (En) 2004.
Bruna Peyrot, torinese, scrittrice, studiosa di storica sociale, conduce da
anni ricerche sulle identita' e le memorie culturali; collaboratrice di
periodici e riviste, vincitrice di premi letterari, autrice di vari libri;
vive attualmente in Brasile. Si interessa da anni al rapporto
politica-spiritualita' che emerge da molti dei suoi libri, prima dedicati
alla identita' e alla storia di valdesi italiani, poi all'area
latinoamericana nella quale si e' occupata e si occupa della genesi dei
processi democratici. Tra le sue opere: La roccia dove Dio chiama. Viaggio
nella memoria valdese fra oralita' e scrittura, Forni, 1990; Vite discrete.
Corpi e immagini di donne valdesi, Rosenberg & Sellier, 1993; Storia di una
curatrice d'anime, Giunti, 1995; Prigioniere della Torre. Dall'assolutismo
alla tolleranza nel Settecento francese, Giunti, 1997; Dalla Scrittura alle
scritture, Rosenberg & Sellier, 1998; Una donna nomade: Miriam Castiglione,
una protestante in Puglia, Edizioni Lavoro, 2000; Mujeres. Donne colombiane
fra politica e spiritualita', Citta' Aperta, 2002; La democrazia nel Brasile
di Lula. Tarso Genro: da esiliato a ministro, Citta' Aperta, 2004.
Per richiedere il libro alla casa editrice: Citta' Aperta Edizioni, via
Conte Ruggero 73, 94018 Troina (En), tel. 0935653530, fax: 0935650234.
Segnaliamo ai lettori che per esigenze grafiche legate alla diffusione per
via informatica del nostro foglio, i termini brasiliani sono stati
semplificati abolendo tutti gli accenti all'interno delle parole e
sostituendo tutti i caratteri con particolarita' grafiche non tipiche della
lingua italiana; questo rende la trascrizione di quei termini non fedele ma
semplicemente orientativa. I conoscitori della soave lingua
portoghese-brasiliana sapranno intuire le soluzioni adeguate, con tutti gli
altri ci scusiamo]

Stato
Lo Stato per Tarso non e' solo l'apparato che rappresenta la classe al
potere, secondo le tesi del marxismo classico, bensi' un attore sociale
dotato di autonomia politico-amministrativa. La democrazia, nata escludendo
fasce di popolazione secondo il titolo e il censo, ha, nel corso dei secoli,
attraverso l'esercizio del diritto pubblico, esteso la cittadinanza,
formalmente universale, a fasce successive di esclusi. Per questo motivo, il
controllo pubblico dello Stato e' questione chiave per il futuro dei regimi
democratici.
Tarso analizza la politica di Tony Blair e Fernando Henrique Cardoso. Il
"blairismo", dice, in realta' ha dato corso a "un'ispirazione gia' presente
nel movimento operaio inglese e accettata dal proletariato militante del
Labour Party: il compromesso con la democrazia politica come valore
prioritario rispetto a qualsiasi tipo di velleita' rivoluzionaria o di
riformismo sociale" (60). Il blairismo, ispirato da Antony Giddens, di cui
si fa portavoce in Brasile Luis Carlos Bresser Pereira, non e' tornato pero'
all'ortodossia socialdemocratica, ha scelto un altro tipo di passato: il
liberalismo radicale. Per Tarso esiste una "terza via" nello spazio aperto
tra la crisi della socialdemocrazia tradizionale e la crisi del socialismo
marxista di ispirazione sovietica. "Questa 'terza via' - impegnata nella
democrazia, nella cosa pubblica, nel pluralismo politico - dovrebbe essere
in grado di combinare la proprieta' privata con la cooperazione, il
controllo pubblico dello Stato con la rappresentanza politica, le imprese
private di interesse pubblico con le imprese di Stato sotto il controllo
sociale, il mercato con la regolazione statale in modo da ottenere per tutti
una vita migliore senza restringere le liberta' individuali. Assumere le
liberta' che si riferiscono ai diritti sociali, civili e politici, ma anche
il libero esercizio delle capacita' individuali imprenditoriali rappresenta
una rottura sia con il modello sovietico sia con lo stravagante ritorno al
liberalismo" (61).
I motivi di crisi delle istituzioni statali sono oggi almeno quattro: il
fallimento della legge come fattore di coesione sociale e via per
l'eguaglianza reale; la carenza dello stato assistenziale, perso nella
burocratizzazione delle regole piu' che nell'apertura di nuovi progetti; la
scollatura fra rappresentanti e rappresentati; la perenne crisi finanziaria.
Le privatizzazioni sono un mezzo per rispondere a tale crisi sulla base
dell'idea che solo la non regolamentazione dell'economico possa supplirvi.
Il Welfare State si sostituisce con un modello che riconosce inevitabile
l'esclusione sociale, sulla base di "nuovi" valori, spesso seducenti per il
senso comune: successo per i piu' capaci, mercato dotato di leggi proprie e
"naturali", autonomia (apparente) come succedaneo a relazioni rigide e
regolamentate, competitivita' come impulso al progresso, utopia
economicista che guarisce i mali sociali trasformando la persona in
consumatore soddisfatto. Queste convinzioni sono opposte al "vecchio" Stato,
considerato inefficiente e ingombrante per la liberta' del cittadino.
E' un pensiero proprio anche a Cardoso che governo' il Brasile durante gli
anni Novanta, fino alla vittoria di Lula. Il suo ragionamento politico e'
cosi' riassumibile (62): il mercato amministra risorse, razionalizza le
tecniche di scambio (unificando scienza, tecnologia e organizzazione della
produzione) e accumula ricchezze. Non garantisce pero' la distribuzione
delle rendite e neppure lo Stato sociale. Interventi che, imperativi morali
delle societa' contemporanee e fattori di convivenza equilibrata, richiedono
l'azione pubblica. Cio' non significa sinonimo di azione statale, bensi' la
possibilita' di non affidare i servizi alla burocrazia dello Stato. Nuovi
enti possono supplire, pur continuando la sua funzione correttrice,
soprattutto verso i meno abbienti.
Quando inizio' l'era Cardoso, nel Pt si apri' una polemica fra chi sosteneva
che il suo governo fosse d'ispirazione socialdemocratica e chi un governo
liberale, in realta' fu soltanto neoliberista. Cardoso ha sviluppato
politiche riformiste, come Felipe Gonzalez in Spagna o Tony Blair in Gran
Bretagna. Peccato che le abbia avviate quando gia' avevano dimostrato il
loro fallimento, proprio come tutti i tentativi di "ajuste" in America
Latina, oberata dal debito estero. In Cile per esempio, che intraprese fra i
primi questa via, fra il 1977 e il 1987 la percentuale di coloro che
passarono sotto la linea della poverta' fu dal 17 al 38%. In Messico il
salario reale scese dal 40% dal 1982 al 1988. Senza dimenticare l'Argentina,
la cui crisi e' in corso. L'esperienza dimostra che l'ajuste ha bisogno
della forza per imporsi, perche' genera nuova miseria, ragion per cui lo
Stato diventa un propagatore di violenza sociale.
La conseguenza delle politiche neoliberiste non sono solo economiche. Esse
penetrano negli individui, sempre piu' atomizzati e alieni alla pratica
della solidarieta'. La sfiducia nelle istituzioni non e' solo sfiducia nello
Stato. Si trasforma in sfiducia globale, permeando tutti i pori della vita
sociale. Per questo motivo, sostiene Tarso, lo Stato deve aprirsi alla
societa' civile, riconoscendo spazi pubblici non statali che lo Stato stesso
dota di strumenti di potere decentrato, come il Bilancio Partecipato. E' in
questi luoghi, restituiti alla cittadinanza, che puo' rifiorire la militanza
di individui solidali e protagonisti di un nuovo contratto sociale, altra
categoria fondamentale del suo pensiero.
Lo Stato non puo' essere estraneo al consolidamento del processo
democratico, piuttosto deve assumerlo per ragioni etiche e "oggettive",
cioe' di mediazione dei conflitti, in un contratto sociale.
*
Contratto sociale
L'antico contratto alla base dello stato moderno e' stato svuotato
dall'inapplicabilita' delle Costituzioni.I presupposti dell'uguaglianza fra
cittadini che Dahl individua nella partecipazione effettiva alle decisioni e
nel diritto all'informazione sono venuti meno. Tarso, a questo proposito,
parla di "nuovo fascismo informatizzato" (63) che ha oscurato la radice
motivante del Contratto sociale di Jean Jacques Rousseau: lo Stato nasce da
un contratto per il quale ognuno rinuncia alla liberta' illimitata dello
stato di natura, non per delegarsi a un'autorita' superiore, ma per ricevere
lo stesso dono dagli altri membri della comunita', un atto di alienazione
che origina una persona sociale. Questo nuovo ente, nel corso dei secoli si
e' dotato di un corpus giuridico che regola le relazioni, diventando lo
Stato che abbiamo ereditato. La scommessa di oggi, di conseguenza, e' creare
una nuova teoria della Stato in epoca di globalizzazione, in cui, come
sostiene Boaventura De Sousa Santos, il paradigma della modernita' non si
fondi piu' sulla simmetria fra radici comunitarie e possibilita' di scelte,
quanto piuttosto fra azione conformista e azione ribelle, in un contesto di
"fascismo sociale" che ha azzerato l'utopia, intesa come "esplorazione,
mediante l'immaginazione, di nuove forme di opportunita' e volonta' umane"
(64).
In questo contesto, "Se la mudanca non passa per una rottura anche violenta,
allora passa per un contratto". Cio' significa "forzare l'ideale
costituzionale... contro le relazioni ingiuste" (65). Si tratta di forgiare
un nuovo "contratto sociale". Non un nuovo "patto sociale", espediente
giuridico-politico delle elite in crisi. Un "contratto" che permetta
l'emergere di nuove maggioranze nella societa' attraverso gli strumenti
diretti di legittimazione, come il Bilancio Partecipato, e anche in
parlamento attraverso la "riorganizzazione dello spazio della politica
delegata" (66).
*
Note
60. Genro T., Esperimento Brasile. Distanti da Blair, in "Aprile", dicembre
2003.
61. Ivi.
62. Cardoso F. H., Notas sobre a reforma do estado, in "Novos Estudos",
marzo 1998, n. 50.
63. Genro, Utopia possivel, cit., p. 94.
64. De Sousa Santos B., La caida del Angelus Novus: Ensayos para uma nueva
teoria social y uma nueva pratica politica, Bogota', Ilsa - Universidad
Nacional de Colombia, 2003, p. 97.
65. Genro T., Crise da democracia, Petropolis, 2002, p. 104.
66. Genro T., Reinventar el futuro, Barcelona, Ediciones del Serbal, 2000,
p. 69.
(Parte quarta - Fine)

6. RIVISTE. CON "QUALEVITA", LA LEZIONE DI ORESTE BENZI
Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ponendosi
all'ascolto della lezione di don Oreste Benzi.
*
"Si inizia con il possedere, si finisce con l'essere posseduti" (Oreste
Benzi, Che fare da cristiani in una societa' dell'egoismo? Questa societa'
avra' un futuro solo se sara' la societa' del gratuito, nell'agenda-diario
"Giorni nonviolenti 2001", Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 2000.
*
"Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta
che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni
satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della
nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica
libri appassionanti e utilissimi, e che ogni anno mette a disposizione con
l'agenda-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori
di cui disponiamo.
Abbonarsi a "Qualevita", regalare a una persona amica un abbonamento a
"Qualevita", e' un'azione buona e feconda.
Per informazioni e contatti: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora
086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito:
www.peacelink.it/users/qualevita
Per abbonamenti alla rivista bimestrale "Qualevita": abbonamento annuo: euro
13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo
2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a
'Qualevita'".

7. LETTURE. UMBERTO GALIMBERTI: IL TRAMONTO DELL'OCCIDENTE NELLA LETTURA DI
HEIDEGGER E JASPERS
Umberto Galimberti, Il tramondo dell'Occidente nella lettura di Heidegger e
Jaspers, Feltrinelli, Milano 2005, pp. 736, euro 15. Pubblicato ora in
versione integrale in unico volume come libri I-III dell'opera omnia, e' un
lavoro scritto tra 1974 e 1984 e gia' anticipato all'epoca frammentato in
piu' volumi. Un testo di grande acutezza.

8. RILETTURE. ROCCO ALTIERI: LA RIVOLUZIONE  NONVIOLENTA
Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Biografia intellettuale di Aldo
Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998, 2003, pp. 160, s.i.p.
(edizione speciale per gli abbonati della rivista "Quaderni Satyagraha").
Una fondamentale monografia sull'apostolo della nonviolenza in Italia
scritta da uno dei piu' importanti studiosi ed amici della nonviolenza. Per
richieste presso la casa editrice: e-mail: bfspisa at tin.it, sito:
www.bfspisa.com

9. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

10. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 976 del 29 giugno 2005

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