La nonviolenza e' in cammino. 923



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 923 dell'8 maggio 2005

Sommario di questo numero:
1. Il 25 maggio a Roma
2. Una proposta di legge per i Corpi civili di pace
3. Incontro internazionale e scuola estiva "Euromediterranea 2005"
4. Un corso di formazione sulla relazione nonviolenta
5. Un training di formazione il 25-26 giugno
6. Angela Giuffrida: L'occhiale di Galileo
7. Letture: Franco Barbero, Elena Erzegovesi, Alberto Stucchi, Prima di
tutto amare
8. Letture: Zygmunt Bauman, La societa' sotto assedio
9. Letture: Jerome Bruner, La cultura dell'educazione
10. Letture: Renzo Cassigoli (a cura di), Mario Luzi: una voce dal bosco
11. Letture: Donald I. Jones, Fuga da Sulmona
12. Letture: Edgar Morin, I sette saperi necessari all'educazione del futuro
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. INCONTRI. IL 25 MAGGIO A ROMA
[Dal Movimento nonviolento (per contatti: tel. 0458009803, fax: 0458009212
e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org) riceviamo e
diffondiamo]

La Rete Corpi Civili di Pace invita a partecipare all'incontro che si terra'
il 25 maggio 2005 dalle 10 alle 12 presso la sala della Sacrestia, vicolo
Valdina n. 5, Camera dei Deputati, Roma, nel quale verra' presentata la
proposta di legge dell'on. Valpiana ed altri: "Disposizioni per il
riconoscimento dei congedi per la partecipazione a missioni organizzate
nell'ambito dei corpi civili di pace".
L'incontro verra' presentato dai responsabili dell'Ipri (Italian Peace
Research Institute): prof. Alberto L'Abate, dell'Universita' di Firenze
(presidente), e prof. Nanni Salio, dell'Universita' di Torino (segretario).
Sono stati invitati il ministro on. Carlo Giovanardi, ministro per i
rapporti con il Parlamento, e l'on. Massimo Palombi, direttore dell'Ufficio
nazionale per il servizio civile.
Sono invitati anche parlamentari, rappresentati sindacali ed esponenti delle
associazioni e delle organizzazioni non governative.

2. MATERIALI. UNA PROPOSTA DI LEGGE PER I CORPI CIVILI DI PACE
[Ringraziamo Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta" (per contatti:
mao at sis.it) per averci inviato il testo della seguente proposta di legge
predisposta dalla Rete Corpi Civili di Pace che sara' presentata alla Camera
dei Deputati dall'on. Tiziana Valpiana (prima firmataria) e da altri
parlamentari di vari gruppi (la raccolta delle adesioni e' in corso)]

Disposizioni per il riconoscimento dei congedi per la partecipazione a
missioni organizzate nell'ambito dei Corpi Civili di Pace
*
Relazione
Onorevoli colleghi,
era il maggio del 1995 quando il Parlamento Europeo adottava un emendamento
di Alexander Langer sulla creazione di un Corpo Civile di Pace Europeo,
affermando che "un primo passo per contribuire alla prevenzione dei
conflitti potrebbe consistere nella creazione di un Corpo Civile Europeo di
Pace assicurando la formazione di controllori, mediatori, specialisti in
materia di soluzione dei conflitti".
Nel corso di questi dieci anni il mondo intero ha dovuto assistere alla
guerra in Afghanistan, a quella in Irak, a Timor Est, in Cecenia, in
Liberia, in Uganda, in Israele-Palestina, solo per citare alcuni della lunga
lista di drammatici eventi che hanno segnato questi anni.
Sempre piu' urgente diviene quindi un ripensamento delle politiche di
intervento rispetto ai conflitti, soprattutto in linea con un approccio di
prevenzione e di trasformazione nonviolenta dei conflitti.
Quando Langer pensava ai Corpi Civili di Pace pensava proprio alla
possibilita' di dotare di uno strumento nonviolento e civile la appena nata
"Politica estera e di sicurezza comune", in seguito integrata con la
"Politica comune di sicurezza e di difesa", divisa in tre componenti:
gestione militare delle crisi, gestione civile, e prevenzione dei conflitti.
Dopo che la proposta e' stata ripresa nel 1999 dal Parlamento di Strasburgo
sotto forma di una raccomandazione al Consiglio cercando di mettere insieme
e  valorizzare le esperienze di molte organizzazioni non governative in vari
angoli  del mondo e dopo che la successiva crisi in Kossovo ha fatto
scivolare di nuovo in secondo piano questo tema provocando fra i paesi
europei, in seguito ai  malcelati dissensi con il governo americano, la
necessita' di definire e mettere  in piedi con urgenza una politica europea
di sicurezza e difesa (Pesd) a base  prevalentemente militare, e'
recentissima (settembre 2003) la decisione, assunta  dall'Unione Europea, di
avviare uno studio di fattibilita' sulla costituzione di  un Corpo Civile di
Pace.
Ed e' di pochi mesi fa, sotto la presidenza italiana, la discussione della
Convenzione Europea, nella quale attualmente i Corpi Civili di Pace sono
inseriti come strumenti per l'erogazione di aiuti umanitari.
Chi da anni ha  avviato azioni nonviolente in aree di conflitto sottolinea
invece la maggior opportunita' di inserire i Corpi Civili di Pace (Ccp)
all'interno della politica europea di difesa.
*
Da quel maggio del '95 gli sforzi maggiori tesi alla creazione di questo
Corpo sono arrivati della societa' civile, sforzi che pero' non trovano una
significativa e chiara risposta a livello istituzionale.
Molte sono le associazioni che hanno accumulato una preziosa e ricca
esperienza sul campo in termini di interposizione nonviolenta e di
diplomazia popolare.
Numerose sono le campagne internazionali cui anche associazioni italiane
hanno preso parte portando avanti azioni di interposizione diretta
nonviolenta e di mediazione, come quella dei "Volontari di pace" in
Medioriente nel 1990 e '91, o piu' specificatamente in forma di marce per la
pace, come quella  di Sarajevo nel 1992, "Mir Sada" nel '93, a Pristina nel
'98, dove fu poi aperta un'Ambasciata di Pace, in Congo nel 2000, per non
dimenticare le azioni fatte in Palestina con "Time for Peace" prima e
"Action for Peace" poi, e le azioni di diplomazia parallela portate avanti
dalla Comunita' di S. Egidio.
E' questo un bagaglio di competenze e conoscenze che va riconosciuto e
valorizzato, e da cui i Corpi Civili di Pace dovrebbero partire, in quanto
permettono proprio di garantire quella sostenibilita', in termini di
appartenenza locale e di durata di lungo termine dei processi di costruzione
della pace, che e' origine e punto di arrivo di un approccio di prevenzione
e trasformazione nonviolenta dei conflitti.
Langer stesso aveva sottolineato che alle organizzazioni non governative
(Ong) doveva essere inizialmente affidato il reclutamento di personale da
inserire nei Corpi Civili di Pace, il Parlamento Europeo nella
raccomandazione al Consiglio sostiene l'importanza di potere valutare il
ruolo che le Ong hanno svolto nella soluzione pacifica dei conflitti, di
censire e mobilitare le risorse delle Ong.
In Italia, dove il discorso sui Corpi Civili di Pace e' legato alla lotta
per l'obiezione di coscienza, per l'obiezione alle spese militari e per la
difesa popolare nonviolenta, la creazione di Corpi Civili di Pace ha come
punti di riferimento importanti la sentenza della Corte Costituzionale
italiana, che dichiara che ìil sacro dovere della difesa della patria e'
realizzabile non solo attraverso il servizio militare, ma anche con un
servizio civile di impegno sociale non armato, e la legge del 1998 di
riforma dell'obiezione di coscienza in cui vengono previste forme di ricerca
e di sperimentazione di difesa civile nonarmata e nonviolenta e che gli
obiettori di coscienza possano prestare il loro servizio in missioni di tipo
umanitario all'estero.
Momento importante in Italia di sostegno da parte delle associazioni ed Ong
ai Corpi Civili di Pace si ha poi con la creazione della Rete "Verso i Corpi
Civili di Pace".
La Rete vede i Corpi Civili di Pace come un'articolazione della societa'
civile, costituiti da persone qualificate, adeguatamente preparate ad
intervenire, con gli strumenti della difesa popolare nonviolenta e della
gestione costruttiva dei conflitti, in situazioni di crisi esercitando
funzioni di prevenzione, attraverso in particolare il monitoraggio in "zone
calde", di interposizione, di diplomazia popolare, che favorisca
l'elaborazione di soluzioni al conflitto da parte delle societa' civili
coinvolte.
*
La sfida che i Corpi Civili di Pace lanciano all'Unione Europea e' quindi
quella di dare voce e visibilita' alle azioni che la societa' civile
internazionale conduce e deve potere continuare a condurre, inserendole in
un sistema europeo di politiche comuni di sicurezza e di difesa. La
professionalita' che a livello istituzionale viene richiesta non deve
escludere, al contrario deve sostenere le competenze di personale
proveniente dalle associazioni di volontariato, le quali pero' devono a tal
fine puntare maggiormente sul momento formativo e di preparazione agli
interventi in situazioni di conflitto.
Il processo di costruzione dei Corpi Civili di Pace passa quindi attraverso
una sinergia tra attori, risorse e conoscenze. Senza parlare in modo
polarizzante di processo dall'alto o dal basso, si puo' invece parlare di
complementarieta' e di scambio. I Corpi Civili di Pace non possono essere un
prodotto lontano e slegato dalla societa' civile cosi' come non possono
operare senza un riconoscimento ed un sostegno istituzionale, in termini di
supporto finanziario e politico.
*
La presente iniziativa mira ad avere una legge che dia il diritto a
cittadini italiani di ambo i sessi che intendono partecipare a missioni
organizzate nell'ambito dei Corpi Civili di Pace (Ccp) di poter usufruire di
un periodo di aspettativa di almeno 12 mesi frazionabili, durante il quale
non decorrera' la retribuzione. Decorreranno invece tutti gli altri istituti
(anzianita' di servizio, tredicesima mensilita' o gratifica natalizia,
ferie, trattamento di fine rapporto). I contributi previdenziali saranno
figurativi sia per il diritto alla pensione che per la determinazione della
misura della stessa.
Solo gli enti e/o le associazioni che organizzano i Corpi Civili di Pace
potranno utilizzare le persone richiedenti questo periodo di aspettativa.
Tali enti e/o associazioni devono essere riconosciuti in base a quanto
previsto dall'art.11 della legge 8 luglio 1998 n. 230 "Nuove norme in
materia di obiezione di coscienza" (riferimento all'Unsc - Ufficio Nazionale
per il Servizio Civile).
*
Art. 1
I dipendenti di datori di lavoro pubblici o privati hanno diritto di fruire
di congedi per la partecipazione a missioni organizzate nell'ambito dei
Corpi Civili di Pace di cui al comma 2.
Il Corpo Civile di Pace e' un servizio volontario, organizzato da enti o
associazioni ammessi alla convenzione con l'Ufficio nazionale per il
servizio civile, ai sensi dell'articolo 11 della legge 8 luglio 1998, n.
230, finalizzato ad intervenire in occasione di crisi o di conflitti con
azioni pianificate nonviolente, che comprendono attivita' di prevenzione,
monitoraggio, mediazione, interposizione e riconciliazione.
*
Art. 2
Il congedo di cui all'articolo 1 non puo' superare la durata di dodici mesi,
continuativi o frazionati, nell'arco dell'intera vita lavorativa.
Durante il periodo di congedo il dipendente conserva il posto di lavoro e
non ha diritto alla retribuzione.
Il periodo di congedo e' computato nell'anzianita' di servizio a tutti gli
effetti, compresi quelli relativi alla tredicesima mensilita', alle
mensilita' aggiuntive, alle ferie ed al trattamento di fine rapporto.
Il periodo di congedo e' coperto da contribuzione figurativa, ai sensi
dell'articolo 8 della legge 23 aprile 1981, n.155.
*
Art. 3
Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge, pari ad euro
200.000 a decorrere dal 2004, si provvede mediante corrispondente riduzione
dello stanziamento iscritto ai fini del bilancio triennale 2004-2006
nell'unita' previsionale di base di parte corrente "Fondo Speciale" dello
stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, allo scopo
parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.

3. INCONTRI. INCONTRO INTERNAZIONALE E SCUOLA ESTIVA "EUROMEDITERRANEA 2005"
[Dagli amici carissimi della Fondazione Alexander Langer (e-mail:
info at alexanderlanger.org, sito: www.alexanderlanger.org) riceviamo e
diffondiamo.
Alexander Langer e' nato a Sterzing (Vipiteno, Bolzano) nel 1946, e si e'
tolto la vita nella campagna fiorentina nel 1995. Promotore di infinite
iniziative per la pace, la convivenza, i diritti, l'ambiente. Per una
sommaria descrizione della vita cosi' intensa e delle scelte cosi' generose
di Langer rimandiamo ad una sua presentazione autobiografica che e' stata
pubblicata col titolo Minima personalia sulla rivista "Belfagor" nel 1986
(poi ripresa in La scelta della convivenza). Opere di Alexander Langer: Vie
di pace. Rapporto dall'Europa, Arcobaleno, Bolzano 1992; dopo la sua
scomparsa sono state pubblicate due belle raccolte di interventi: La scelta
della convivenza, Edizioni e/o, Roma 1995; Il viaggiatore leggero. Scritti
1961-1995, Sellerio, Palermo 1996. Segnaliamo inoltre: Scritti sul
Sudtirolo, Alpha&Beta, Bolzano 1996; Die Mehrheit der Minderheiten,
Wagenbach, Berlin 1996; Piu' lenti, piu' dolci, piu' profondi, suppl. a
"Notizie Verdi", Roma 1998. Opere su Alexander Langer: Roberto Dall'Olio,
Entro il limite. La resistenza mite di Alex Langer, La meridiana, Molfetta
2000. Si sta ancora procedendo alla raccolta di tutti gli scritti e gli
interventi (Langer non fu scrittore da tavolino, ma generoso suscitatore di
iniziative e quindi la grandissima parte dei suoi interventi e' assai
variamente dispersa). Si veda comunque almeno il fascicolo monografico di
"Azione nonviolenta" di luglio-agosto 1996; l'opuscolo di presentazione de
La Fondazione Alexander Langer - Stiftung, suppl. a "Una citta'", Forli'
(per richieste: tel. 054321422; fax 054330421), ed il nuovo fascicolo edito
dalla Fondazione nel maggio 2000 (per richieste: tel. e fax 00390471977691).
La Casa per la nonviolenza di Verona ha pubblicato un cd-rom su Alex Langer
(per informazioni: tel. 0458009803; fax 0458009212; e-mail:
azionenonviolenta at sis.it). Indirizzi utili: Fondazione Alexander Langer
Stiftung, via Portici 49 Lauben, 39100 Bolzano-Bozen, tel. e fax
00390471977691; e-mail: info at alexanderlanger.org, sito:
www.alexanderlanger.org]

Si svolgera' dal 25 giugno al 12 luglio 2005 l'incontro internazionale
"Euromediterranea 2005. Alexander Langer 1995-2005: lentius, profundius,
suavius".
Sono passati 10 anni da quando Alexander Langer ha deciso di accomiatarsi
dalla vita.
Il ricordo di lui, e di quanto ha fatto nella sua straordinaria vita, si e'
fatto col trascorrere degli anni piu' maturo e consapevole, seppur ancora
velato di malinconia e nostalgia.
Nel patrimonio della Fondazione a lui intitolata sono nel frattempo entrate
le destinatarie e i destinatari dei premi assegnati dal 1997: l'algerina
Khalida Messaoudi Toumi, le ruandesi Jacqueline Mukansonera e Yolande
Mukagasana, i coniugi cinesi Ding Zilin e Jiang Peikun, la kosovara Vjosa
Dobruna e la serba Natasa Kandic, l'israeliano Dan Bar-On e il palestinese
Sami Adwan, l'ambientalista ecuadoregna Esperanza Martinez, la memoria
dell'operaio di Porto Marghera Gabriele Bortolozzo, la fondazione polacca
Pogranicze di Sejny.
Sono il bene piu' prezioso della Fondazione, perche' - assieme agli scritti
di Alexander Langer piu' che mai attuali - ci indicano un modo per rimanere
saldamente ancorati alle domande cruciali, ancora senza risposte, che il
secolo scorso ci ha lasciato in eredita'.
Non sappiamo cosa avrebbe detto Alex di queste sue nuove e nuovi compagni di
viaggio. Siamo ben coscienti che dal 3 luglio 1995, almeno, la
responsabilita' di cercare "cio' che era giusto" e' tornata interamente
nelle mani di ciascuno di noi.
Avremo occasione di parlarne in questa edizione straordinaria della
manifestazione "euromediterranea", un'occasione di riflessione e di festa.
Non sara' l'unico appuntamento, perche' altri se ne preannunciano in Italia
e in Europa, promossi da persone che hanno conosciuto Alex, direttamente o
attraverso il racconto dei suoi scritti, e ne continuano a trovare
incoraggiamento per un impegno solidale, piu' che mai necessario.
La parte di riflessione della manifestazione ruotera' intorno a tre testi di
Alexander Langer, che si troveranno in lingua italiana, tedesca, inglese,
francese, nel sito della fondazione www.alexanderlanger.org
- L'Europa nasce o muore a Sarajevo (1995);
- La conversione ecologica potra' affermarsi solo se apparira' socialmente
desiderabile (1994);
- Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica (1994).
Questa e' la cornice che vuole poi consentire a molti di dare un contributo
personale, con interventi di 5-7 minuti, che vi preghiamo per quanto
possibile di preannunciare.
A questo appuntamento vi vogliamo fin d'ora invitare (dall'inizio di maggio
troverete sul sito della Fondazione o potrete chiedere via telefono/fax le
offerte di ospitalita' alberghiera).
*
Programma di massima
Sabato 25 giugno: Brennero/Brenner: "Grenzlaender-Terre di confine",
apertura della settimana euromediterranea dedicata ad Alexander Langer
Ore 10: una passeggiata "guidata" lungo i confini Nord-Sud Tirolo.
Ore 16: apertura ufficiale di Euromediterranea. Incontro stampa.
*
Da lunedi' 27 giugno, Sala del Comune di Bolzano: inaugurazione della mostra
fotografica "Hallo Ibrahim!", realizzata da Luisa Ferrari per Macondo 3 e
per sostenere le adozioni a distanza di Tuzlanska Amica (la mostra resta
aperta fino al 7 luglio).
Rassegna cinematografica "Terre di confine" al Filmclub.
Inaugurazione e presentazione dell'archivio Langer "Minima personalia".
*
Venerdi' primo luglio, ore 14, Vecchio Municipio: apertura della Scuola
estiva internazionale.
Sala di Rappresentanza del Comune:
- ore 16, apertura workshop artistici di Alberto Larcher e Loretta Viscuso;
- ore 17,30, cerimonia di consegna del premio Langer 2005 (sponsorizzato
dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano);
- ore 18,30-21: prima sessione: L'Europa nasce o muore a Sarajevo.
Introducono: Massimo Cacciari, Venezia/Milano e Irfanka Pasagic,
Tuzla/Sarajevo.
Prati del Talvera: VolkFesta e "24 ore" di Radio Tandem.
*
Sabato 2 luglio: Sala di Rappresentanza del Comune:
- ore 10,30-13: seconda sessione: La conversione ecologica potra' affermarsi
solo se apparira' socialmente desiderabile. Introducono: Vandana Shiva
(India) e Wolfgang Sachs (Germania/Italia);
- ore 13: Cristoph Baker: Un brindisi per Alex;
- ore 16: assemblea della Fondazione Alexander Langer: un ricordo di Renzo
Imbeni e Lisa Giua Foa;
- ore 17,30: terza sessione: Tentativo di decalogo per la convivenza
interetnica: dell'importanza di mediatori, costruttori di ponti, saltatori
di muri, esploratori di frontiera. Introduce: Leopold Steurer,
Suedtirol/Alto Adige.
Prati del Talvera: continua VolkFesta di Radio Tandem.
*
Domenica 3 luglio: Sala di Rappresenta del Comune:
- ore 10: 10 anni con Alexander Langer, un itinerario bibliografico (con gli
autori dei testi pubblicati);
- ore 11: Adriano Sofri e Dani Cohn-Bendit ricordano Alexander Langer. Film
di Dietmar Hoess;
- ore 11,30: L'attualita' di Alexander Langer, verso una biografia politica.
Interventi di Florian Kronbichler, Fabio Levi, Giuseppina Ciuffreda; seguono
altri interventi di autorita' e amici. Performance: Coro vocale eXperimento.
Lingue: traduzione simultanea italiano, tedesco, inglese.
- ore 13: buffet e festa, Prati del Talvera;
- ore 18, Vipiteno/Sterzing: film "Alexander Langer" di Dietmar Hoess.
*
Iniziative collaterali alla scuola estiva
Lunedi' 4 luglio, ore 21: "So oder so....". Ein Theaterstueck der "Creative
Factory" im Gemeinschaftszentrum. Jungbusch Mannheim, diretto da Lisa
Massetti.
Martedi' 5 luglio, ore 21: Srebrenica 2005, rassegna di documentari video.
Mercoledi' 6 luglio, ore 21: proiezione del documentario di Mario Di Carlo
"Deutschland waere meine richtige Heimat" con sottotitoli in inglese.
Festa-incontro musicale tra le associazioni giovanili di Bolzano e i
partecipanti alla Scuola estiva.
*
Pre-invito alla Scuola estiva internazionale di "Euromediterranea 2005"
Primo luglio - 12 luglio 2005: Srebrenica dieci anni dopo, le ferite del
silenzio.
La Scuola estiva internazionale 2005 si svolgera' in forma itinerante
(Bolzano, Trieste, Tuzla, Srebrenica, Sarajevo) con l'intento di fornire ai
partecipanti strumenti di comprensione di quella che e' stata definita come
la piu' grave strage genocidaria nei confini europei dopo la fine della
seconda guerra mondiale; di partecipare con il massimo di consapevolezza
alle celebrazioni che si svolgeranno a Srebrenica nel decimo anniversario
del massacro e degli accordi di Dayton; di riflettere sugli strumenti di
prevenzione delle crisi e di ricostruzione della convivenza, individuati da
Alexander Langer nel suo "L'Europa nasce o muore a Sarajevo".
40 sono i posti i posti a disposizione. 5 posti riservati a giovani
dell'area di Tuzla e Srebrenica, 15 per i partecipanti al secondo corso di
operatori di pace/mediatori di conflitto organizzato dal Fondo sociale
europeo. A 5 giovani che lo richiedano, sara' offerta una piccola borsa di
studio che comprende un contributo per le spese di viaggio non superiore ai
150 euro e la gratuita' del soggiorno. Per gli altri partecipanti e'
prevista una quota d'iscrizione di 150 euro a copertura delle spese di
vitto, alloggio e viaggio a Tuzla. Entro il 7 giugno un terzo della quota
d'iscrizione dovra' essere versata alla Fondazione - c/c n. 555000 della
Cassa di Risparmio di Bolzano, IBAN IT91 S 060 4511 6130 0000 0555 000 -
specificando nella causale "Scuola estiva 2005". Lingua d'uso sara'
l'inglese. Le domande d'iscrizione devono essere presentate entro il 20
maggio 2005, compilando il modulo allegato ed allegando un curriculum. Le
ammissioni alla Scuola verranno confermate agli interessati entro il
successivo 31 maggio. E' necessario il possesso di un passaporto valido per
la Bosnia Herzegovina e per il transito da Slovenia e Croazia.
*
Programma di massima della scuola estiva
Primo luglio: arrivo e sistemazione entro la mattinata. Apertura ore 14.
I giorni primo, 2, 3 luglio avranno carattere introduttivo e prevedono la
partecipazione attiva agli eventi previsti dalla manifestazione
"Euromediterranea 2005" dedicata alla riflessione sull'attualita' di
Alexander Langer.
I giorni 4, 5, 6, 7, luglio avranno carattere residenziale, con molto spazio
al dialogo tra i partecipanti.
Incontri previsti su:
- Srebrenica dieci anni dopo (Irfanka Pasagic, Natasa Kandic e Vjosa
Dobruna);
- Il dopo Dayton (Laura Dolci, funzionaria Onu, Francesco Palermo,
Universita' di Verona, Jens Woelk, Universita' di Trento);
- Giustizia penale e giustizia alternativa (Emanuela Fronza, del Centro di
ricerca Cariecj e Andrea Lollini, dell'Universita' di Bologna);
- Esperienze concrete in situazioni di crisi (Walter Lorenz,
dell'Universita' di Bolzano, Stefano Recchia, dell'Universita' di Harvard,
Osservatorio dei Balcani di Rovereto).
Nei giorni 8, 9, 10, 11, 12 luglio i corsisti si trasferiranno in pullman a
Tuzla (con forse una tappa per un incontro tra Trieste e Capodistria) dove
prenderanno parte agli eventi che saranno organizzati in loco, e a
Srebrenica dalle associazioni Tuzlanska Amica e Women of Srebrenica.
Incontro con testimoni locali.
Seminario di una giornata con Yael Danieli (psicologa, dirige il "Group
Project for Holocaust Survivors and their children" di New York).
Partecipazione alla manifestazione pubblica a Srebrenica l'11 luglio e ad un
incontro internazionale a Sarajevo il 12 luglio, promosso dal gruppo Verde
al Parlamento Europeo.
Nell'occasione sara' ripresentato il monologo teatrale di Roberta
Biagiarelli: "A come Srebrenica", per la regia di Simona Gonella, con i
sottotitoli in lingua bosniaca e inglese.
Modulo d'iscrizione su www.alexanderlanger.org

4. FORMAZIONE. UN CORSO DI FORMAZIONE SULLA RELAZIONE NONVIOLENTA
[Da Antonella Sapio (antonellasapio at virgilio.it) riceviamo e diffondiamo.
Antonella Sapio e' formatrice e docente di psicologia della pace]

Si svolgera' a Pruno di Stazzema (Lucca) dal primo al 3 giugno 2005 un corso
di formazione (organizzato con finanziamento Cesvot e ad iscrizione
gratuita) in forma di training sul tema: "La nonviolenza nelle relazioni
interpersonali".
Il training si propone di formare ad una pratica autentica di relazione
nonviolenta attraverso attivita' di tipo teorico ed esperienziale.
*
Contenuti del training
- Lo sviluppo del se' nella crescita secondo la nonviolenza. Aggressivita',
passivita', assertivita'.
- Le forme della comunicazione: tipologie, significati, stili. Analisi della
comunicazione e della interazione. La comunicazione distonica, manipolativa,
inefficace ecc. Le relazioni di conflitto: caratteristiche, tipologie,
dinamica, evoluzione. La trasformazione costruttiva e nonviolenta delle
interazioni di conflitto: il modello interattivo-emozionale. La relazione
simmetrica e la relazione empatica. La nonviolenza come scelta del campo di
relazione: il linguaggio socioemozionale. Ascolto attivo, autoconsapevolezza
emozionale, comprensione empatica. L'esperienza della condivisione nella
relazione.
- La nonviolenza come proposta di cambiamento delle relazioni
interpersonali.
*
Calendario
- Mercoledi' primo giugno 2005
Arrivo a Pruno nel pomeriggio.
Cena prevista per le ore 19,30.
Ore 21-23: presentazione del corso. La relazione di conflitto:
caratteristiche, significati e tipologie delle forme di comunicazione nelle
interazioni conflittuali.
- Giovedi' 2 giugno 2005
Ore 9-13 e 16-20: Le forme della distruttivita' nella relazione. La proposta
della nonviolenza. La trasformazione costruttiva delle relazioni di
conflitto. La comunicazione autentica. Ascolto attivo ed autoconsapevolezza
emozionale.
- Venerdi' 3 giugno 2005
Ore 9-13 e 16-20: La relazione empatica. La nonviolenza nella relazione e
l'attivazione delle spinte costruttive.
Conclusione del laboratorio e valutazione.
*
Docente: Antonella Sapio, formatrice e docente di psicologia della pace.
Tutor: Luciana Baruffi, psicoanalista junghiana.
Metodologie adottate: metodologia attiva del training alla nonviolenza;
giochi esperienziali, role-playing, role-taking, sistematizzazione teorica
progressiva dei contenuti emersi; comunicazione e condivisione delle
esperienze, "maieutica reciproca".
Metodi di monitoraggio e valutazione adottati: autovalutazione;
eterovalutazione attraverso giochi di ruolo.
Luogo di soggiorno: Pruno di Stazzema: La Canonica di Valversilia e case nel
paese.
Segreteria organizzativa: I Raggi di Belen, Piazza Risorgimento 8, tel. e
fax: 0584777469, e-mail: vpo at valversilia.it
Numero massimo dei partecipanti previsto: 15.
Data di chiusura delle iscrizioni: 28 maggio 2005.
Referente del progetto: Lorenzo Cesana, presidente di Valversilia projects
onlus, via Bozzi 100, 55100 S. Marco Lucca, tel. e fax: 0583494395; cell.
3357183141; e-mail: lorenzo.cesana at tin.it, vpo at valversilia.it
Il training e' gratuito. Gli iscritti devono farsi carico delle sole spese
di soggiorno presso le struture di Pruno di Stazzema che ammontano a 35 euro
al giorno (pensione completa).

5. FORMAZIONE. UN TRAINING DI FORMAZIONE IL 25-26 GIUGNO
[Dalle  Peace Brigades International - Brigate Internazionali di Pace (per
contatti: e-mail: pbi.to at inrete.it, sito: www.peacebrigades.org) riceviamo e
diffondiamo]

Il momento di formazione proposto e' rivolto a tutti coloro che innanzi
tutto vogliano conoscere meglio le Peace Brigades International - Brigate
Internazionali di Pace (in sigla: Pbi) e naturalmente a chi voglia
impegnarsi nell'organizzazione in Italia e/o come volontario/a in uno dei
progetti di Peace Brigades International.
Il training di formazione e' di tipo residenziale (sabato e domenica) e
condotto con il metodo "training" per permettere ai partecipanti di
sperimentare in modo attivo e diretto il percorso in cui sono articolati i
temi proposti (il lavoro di Pbi nei progetti e in Italia: il suo ruolo, i
suoi strumenti, la nonviolenza, la dinamica dei conflitti, il metodo del
consenso, testimonianze).
Verra' rivolta particolare attenzione alle dinamiche, per lasciare spazio di
espressione a tutti, cercando di facilitare l'analisi, la creativita' e il
libero scambio di idee.
*
Informazioni utili
Il training di formazione si svolgera' il 25 e 26 giugno 2005, presso la
struttura scout di Framura (Sp), pittoresco paesino affacciato sul mare
delle Cinque Terre (maggiori dettagli logistici verranno comunicati al
momento dell'iscrizione).
Costo del training: 50 euro. Vitto e alloggio: 30 euro. Pernottamento: in
camerate, necessario sacco a pelo o lenzuola (possibilita' di arrivare in
struttura venerda' sera). Pasti: nella quota sono compresi colazione,
pranzo, cena di sabato e colazione e pranzo di domenica. Un gruppo di
volontarie e volontari provvederanno alla preparazione di gustosi piatti
vegetariani. I proventi del training saranno impiegati nel sostegno delle
attivita' e dei progetti dell'associazione Pbi.
Iscrizioni: entro il 10 giugno inviare la propria scheda di partecipazione a
Claudio Tiozzo (indirizzo e-mail: ctiozzo at libero.it) e versare la quota di
iscrizione di 10 euro sul c/c postale n. 13104369 intestato a "Associazione
PBI Italia", specificando nella causale "iscrizione training giugno".
L'iscrizione e' considerata effettiva solo dopo il pagamento della quota di
iscrizione (inviare copia della relativa ricevuta a: PBI Italia, strada
della Luigina 41, 10023 Chieri - To).
Il training prevede un numero minimo di 6 ed un massimo di 25 iscritti.
Per ulteriori informazioni: Claudio Tiozzo, e-mail: ctiozzo at libero.it, tel.
3495647697
*
Chi sono le Pbi
Le Pbi (Peace Brigades International - Brigate Internazionali di Pace) sono
una organizzazione nonviolenta fondata nel 1981 in Canada con lo scopo di
favorire la pace e la giustizia in zone di conflitto e di grave violazione
dei diritti umani.
L'intervento delle Pbi, che avviene solo se richiesto da un gruppo locale
che lotta senza ricorso alla violenza, si attua con metodi di nonviolenza
attiva mediante l'invio di equipe preparate di volontari/e che:
- assumono il ruolo di testimoni internazionali mediante la loro presenza
fisica;
- offrono a persone e gruppi in pericolo per le loro attivita' un servizio
di scorta non armata;
- raccolgono e diffondono informazione sulla situazione generale del paese;
- forniscono apporti concreti al processo di pace con percorsi di formazione
alla risoluzione nonviolenta dei conflitti.
Attualmente le Pbi hanno progetti con equipe di volontari/e in Colombia,
Messico, Guatemala e Indonesia. Continuamente pervengono nuove richieste da
altre zone di conflitto che vengono valutate in base a criteri di
opportunita', efficacia e risorse disponibili.
Le Pbi sono presenti in 18 paesi del mondo tra cui l'Italia, con
un'associazione nata nel 1988 e che attualmente si propone i seguenti
obiettivi: diffusione delle informazioni provenienti dalle equipe;
formazione alla nonviolenza e addestramento dei nuovi volontari;
mantenimento e ampliamento della Rete d'urgenza; organizzazione di campagne
d'appoggio ai progetti; mantenimento e finanziamento dell'organizzazione;
ampliamento delle Pbi.
La gestione dell'organizzazione, affidata all'impegno volontario di chi ne
condivide mezzi e fini, avviene mediante gruppi di lavoro che si occupano
delle varie funzioni.
Le Pbi sono indipendenti da qualsiasi istituzione politica, economica o
religiosa, e il loro finanziamento deriva esclusivamente da donazioni
private (in gran parte dall'autofinanziamento degli stessi soci/e e
volontari/e e dai contributi che derivano dall'organizzazione di momenti
pubblici di informazione) oltre che da fondazioni e gruppi che lavorano sui
temi della pace e dello sviluppo.
*
Per informazioni sull'associazione: tel. segreteria: 3493768636, e-mail:
pbi.to at inrete.it, sito: www.peacebrigades.org

6. RIFLESSIONE. ANGELA GIUFFRIDA: L'OCCHIALE DI GALILEO
[Ringraziamo Angela Giuffrida (per contatti: frida43 at inwind.it) per questo
intervento estratto dal suo saggio di seguito citato. Angela Giuffrida e'
docente di filosofia ed acuta saggista; tra le sue pubblicazioni: Il corpo
pensa, Prospettiva edizioni, Roma 2002]

Per imboccare la via del cambiamento occorre una modifica radicale
nell'atteggiamento delle donne.
Inizialmente le loro rivendicazioni si limitavano al diritto di uguaglianza,
che le manteneva in posizione di subalternita' rispetto all'uomo, posto come
modello da uguagliare. Siccome "gli uomini vivono e lavorano in una societa'
tirannica e spaventosamente priva di liberta', costruita sull'oppressione
dei giovani maschi da parte di quelli anziani, sull'addestramento dei maschi
destinati alla successione a spese degli altri, su confederazioni e
cospirazioni, su sanguinosi rituali di iniziazione, su comportamenti
antisociali condivisi, su ostracismo e punizioni, tiri mancini, spirito di
corpo e discriminazione", la condizione maschile non puo' essere "quella cui
le donne aspirano".
Nel passaggio alla rivendicazione del diritto alla differenza, la differenza
femminile si e' comunque proposta come differenza rispetto al maschile che,
rimasto sempre al centro, permette al massimo di aspirare ad una improbabile
condizione paritetica. Tutto questo non basta piu', oggi bisogna passare
all'orgoglios rrivendicazione della propria centralita'. Sono d'accordo con
Sara Morace quando afferma: "Non stiamo proponendo una societa' in cui le
donne non siano oppresse, ma una societa' in cui le donne siano alla testa
del processo di socializzazione, di cui siano avanguardia perche' piu'
generose e capaci di pensare il benessere per se' e per gli altri", anche
perche' e' altamente improbabile che si possano realizzare societa' non
oppressive laddove l'attivita' delle donne non sia preminente.
La coscienza del primato femminile comincia ad emergere qua e la', ma ci
vuole tempo perche' acquisti la forza prorompente delle necessita' naturali;
il mio saggio vuole dare un contributo in tal senso, favorendo il
riconoscimento del ruolo svolto dalle donne nella storia della specie e la
riappropriazione cosciente da parte loro dell'insieme di qualita' che le
pone naturalmente al centro.
Va appoggiata una risoluta assunzione di tutti quegli aspetti positivi che
ineriscono alla persona e alle attivita' femminili, mentre va scoraggiata la
propensione ad accollarsi colpe, coltivata "amorevolmente" dagli uomini che
da millenni si fanno carico di addossarci falli, demeriti, mancanze di ogni
tipo. Non ha senso mettere ancora l'accento sugli errori che inevitabilmente
commettiamo e sui tanti difetti che abbiamo, a meno che non si voglia far
risaltare la nostra grandezza perche', a mio parere, i nostri meriti sono
strepitosi proprio perche' guadagnati nonostante le infinite debolezze. A
ben guardare la specie non avrebbe nessun debito nei nostri confronti se
possedessimo la perfezione, invece abbiamo avanzato sulla via della
civilizzazione faticosamente, procedendo per prove ed errori, alle prese non
solo con ostacoli esterni ma anche con quelli dovuti alla nostra personale
"imperfezione", e ancora oggi lavoriamo, malgrado varie deficienze e spesso
senza avvedercene, perche' le conquiste a noi costate tanta fatica non
vengano cancellate dalla faccia della terra.
*
Le donne, pero', sono in genere ben lontane dal riconoscersi meriti e
l'orgoglio della propria femminilita' appare come un chimerico sogno, mentre
"l'automoderazione" e' il modo privilegiato in cui la maggior parte di loro
esplicita la propria insicurezza, quando riesce ad impedirne lo sbocco in
forme di autolesionismo allo stato puro.
Mi riferisco, ad esempio, alla materna protezione assicurata da molte donne
allo stupratore, colpito da inasprimenti di pena, e al cliente che si vuole
perseguire insieme allo sfruttatore nella lotta alla prostituzione;
stupratori e clienti, si dice, sono vittime di una mentalita' diffusa e
radicata che tratta le donne alla stregua di merci, ed e' questa mentalita'
che bisogna combattere, non servono leggi piu' severe. A parte il fatto
ovvio che anche lo sfruttatore e' vittima della generale misoginia, viene
trascurato del tutto il ruolo di portatori e riproduttori che i poveretti
che ci muovono tanto a compassione ricoprono nel mantenere e diffondere la
mentalita' imperante, senza contare che ne sono anche produttori autonomi se
e' vero come e' vero che la misoginia deriva dalla percezione della propria
profonda debolezza.
Il mondo della prostituzione, inoltre, essendo un mercato in piena regola,
ubbidisce alle leggi della domanda e dell'offerta; l'affermazione secondo
cui nella fattispecie la domanda sarebbe irrilevante, mentre mette in
discussione la teoria liberista incardinata proprio sul libero gioco della
domanda e dell'offerta, nel momento in cui viene considerata l'unico modello
economico possibile, si rivela del tutto insensata soprattutto quando i
clienti sono uomini adulti che dovrebbero sapere quello che fanno, conoscere
gli effetti  delle loro azioni ed assumersene la responsabilita': alla fin
fine e' il cliente che rende possibile l'abietta attivita' dello
sfruttatore, sfruttando a sua volta le donne.
E' chiaro che la severita' della legge da sola non costituisce un
adeguatodeterrente e non modifica la mentalita' delle persone, ma da' un
segnale eloquente: se gli stupratori se la cavano con poco e i clienti
possono impunemente comprare donne per trastullarsi, se con il nostro piu' o
meno tacito consenso legittimiamo l'idea che ridurre una donna a merce di
scambio non e' un crimine, possiamo ragionevolmente pensare di salire
qualche gradino nella nostra considerazione oltre che in quella degli uomini
e pretendere di porci come soggetto di diritto? Se non possono essere
perseguiti i crimini contro le donne perche' parte integrante della
"cultura" maschile, neanche gli altri crimini possono essere perseguiti,
compreso l'omicidio, perche' nella maggior parte dei casi sono il prodotto
della perversa organizzazione della dominanza di cui tutti e tutte siamo
vittime.
Comunemente, pero', la prostituzione non e' considerata un crimine vero e
proprio; ma ridurre una persona a cosa e' un crimine contro l'umanita' che,
percio', va combattuto qualunque sia la sua forma.
Scrivono Emanuela Moroli e Oria Gargano di "Differenza donna": "Legiferare
contro il cliente? Il movimento delle donne non e' mai stato fautore di
pene, ne' fanatico dei castighi. Non sono le condanne che ci interessano. Ci
interessa invece ridefinire il fenomeno della prostituzione coatta anche
attraverso una rilettura del cliente come archetipo di una cultura ostile al
femminile. Sostenere questa verita' vuol dire produrre riprovazione nei
confronti del cliente. Privi dei puntelli di un'esplicita solidarieta', non
piu' supportati da una cultura che li prevede, non piu' "accolti" da un
costume antico mai messo in discussione, colpiti dal biasimo sociale, meno
uomini sarebbero clienti". Naturalmente condivido in pieno l'idea che una
societa' che mettesse al bando la prevaricazione e la violenza
disincentiverebbe i crimini, il fatto e' che una societa' siffatta e' di la'
da venire; intanto i crimini vengono puniti comminando "pene e castighi". Se
permettiamo che solo quelli perpetrati contro le donne godano di una
particolare impunita' rafforziamo l'idea, gia' fin troppo radicata, che le
donne non sono persone e quindi i delitti commessi contro di loro non
possono definirsi tali, sollecitiamo chiunque voglia a commetterli,
allontaniamo sempre piu' una possibile presa di coscienza da parte del
maschio, trattandolo come un deficiente mentale incapace di evolversi al
punto da riconoscere la differenza tra una persona e una cosa.
La pericolosita' di tali atteggiamenti si palesa per forza propria e ci
invita ad imboccare un'altra strada. Ma noi, nella maggioranza, invece di
indignarci quando sentiamo di donne e bambine che vengono vendute e comprate
come mucche al mercato della prostituzione; invece di inorridire quando
giornali e telegiornali riportano i drammatici rapporti sulle feroci
persecuzioni con cui i figli dimostrano la loro gratitudine alle madri della
specie; invece di pretendere che i nostri uomini facciano finalmente i conti
con i mostri che popolano la loro mente; invece di pretendere il dovuto
rispetto, in quanto persone e in quanto madri, assumendo integralmente
l'opinione di Madelaine Albright, secondo cui: "quando una donna e'
violentata, picchiata o mutilata non e' una questione culturale ma una
questione criminale, e nessun governo pu' venir meno alla sua
responsabilita' di fermare questi crimini", accogliamo in silenzio, come
questioni di ordinaria amministrazione, i crimini contro il nostro genere,
quando non li minimizziamo o addirittura non li sosteniamo.
Nessun crimine di genere, per quanto feroce sia, sembra capace di suscitare
la benche' minima reazione nella coscienza civile non solo degli uomini, ma
anche della maggior parte delle donne. La comunita' internazionale si e'
indignata di fronte alla distruzione dei Buddha della valle di Bamyan e ha
messo in atto diversi tentativi per salvarli, ma non ha mostrato la stessa
indignazione di fronte alla riduzione in schiavitu' delle donne afghane da
parte degli stessi Taliban. Ogni notizia di soprusi, vessazioni, assassinii
commessi ai danni delle donne cade solitamente nel silenzio e a nessuno
viene in mente, quando si commemora l'olocausto degli ebrei trucidati nei
campi di sterminio nazisti senza alcuna colpa, che da piu' di quattromila
anni e' in atto un altro olocausto di dimensioni spaventose che riguarda
donne e bambine innocenti in tutto il mondo. Anche noi tacciamo: siamo
talmente abituate ad essere considerate invisibili da essere diventate
invisibili a noi stesse. Siccome tutto cio' che facciamo, pensiamo e
sentiamo non sembra degno di attenzione, siamo portate a pensare che neanche
le nostre sofferenze lo siano; d'altra parte l'idea che la sofferenza sia
"naturale" nella vita delle donne e' stata cosi' ben interiorizzata che non
riusciamo a vedere quanta parte di essa sia imposta dalla ottusa
vendicativita' maschile.
*
Eppure e' necessario un recupero dell'antica dignita' delle madri che porti
alla luce l'orrore e l'umiliazione per essere trattate come "vuoti a
perdere", uno scatto di fierezza che rimetta al suo posto il figlio
degenere: in fin dei conti senza di noi semplicemente non esiste, dovra' pur
venire a miti consigli.
E' naturale che chi ha gia' acquisito maggior consapevolezza morda il freno
e si auguri che quel momento sia adesso, ma il bombardamento di ordigni
anti-donna che subiamo ventiquattro ore su ventiquattro da millenni, se non
e' riuscito del tutto nel suo intento destrutturante, ha senza dubbio la
capacita' di rallentare una sicura presa di coscienza.
Guardiamo piuttosto con simpatia le conquiste che siamo riuscite a
procacciarci nel giro di qualche secolo e diamoci tempo: nessuno sa meglio
di noi che ogni crescita ha i suoi tempi. In questo caso, comunque, non si
dovrebbe aspettare troppo a lungo perche' non di crescita vera e propria si
tratta ma piuttosto di un recupero di antiche qualita' in parte rimosse a
causa dell'ostilita' dell'ambiente; l'energia psichica positiva che ci
contraddistingue fara' il resto.
D'altra parte i mostruosi accadimenti che si svolgono quotidianamente sotto
i nostri occhi fanno emergere con sempre maggiore evidenza la dissennatezza
della gestione maschile delle comunita' e finiranno per rendere inevitabile
l'abbandono della politica dello struzzo: una realta' autoevidente, che
parla un linguaggio universale, ridurra' sempre piu' i margini della nostra
possibilita' di riconoscerla o meno, indifferentemente.
Finora ci siamo comportati come i contemporanei di Galileo che non volevano
guardare dentro il suo occhiale e anche quando vi guardavano si rifiutavano
di credere ai propri occhi; l'Inquisizione in tutta la sua "santita'" ha
mandato Bruno sul rogo ed ha costretto Galileo ad abiurare, ma poiche' il
sole e' rimasto la' ed e' la terra a girargli attorno la chiesa  ha dovuto
riconoscere, sia pure dopo secoli, la veridicita' della teoria eliocentrica.
L'occhiale dentro il quale dobbiamo guardare oggi e' puntato sul rapporto
uomo-donna e poiche' la centralita' femminile e' indiscutibile e tale
restera' finche' sara' compito delle donne protrarre la vita, prima o poi
dovra' essere riconosciuta, come dovra' essere riconosciuta l'asimmetria
esistente fra i due sessi, dovuta al fatto evidente che il pensiero e la sua
forma sono il prodotto della forma e dell'esperienza del corpo. L'evoluzione
ha seguito il suo corso operando le sue scelte senza chiedere il nostro
parere; a noi non resta che prenderne atto.

7. LETTURE. FRANCO BARBERO, ELENA ERZEGOVESI, ALBERTO STUCCHI: PRIMA DI
TUTTO AMARE
Franco Barbero, Elena Erzegovesi, Alberto Stucchi, Prima di tutto amare,
Associazione Viottoli, Pinerolo (To) 2002, pp. 52, s.i.p. "La storia d'amore
di Alberto ed Elena, nata nel monastero cistercense di Chiaravalle Milanese:
una bella notizia di riconciliazione tra monachesimo e amore umano";
attraverso meditazioni di grande tenerezza la proposizione di una vicenda
che convoca all'ascolto (con un'utile bibliografia per approfondire alcuni
dei percorsi di ricerca e di incontro evocati). Per richieste: tel.
0121322339, o anche 0121500820, e-mail: info at viottoli.it, sito:
www.viottoli.it

8. LETTURE. ZYGMUNT BAUMAN: LA SOCIETA' SOTTO ASSEDIO
Zygmunt Bauman, La societa' sotto assedio, Laterza, Roma-Bari 2003, 2005,
pp. XXXII + 302, euro 9. Il sempre acuto sguardo di Bauman, la sempre
profonda meditazione di Bauman, la sempre calda amicizia di Bauman per
l'umanita'.

9. LETTURE. JEROME BRUNER: LA CULTURA DELL'EDUCAZIONE
Jerome Bruner, La cultura dell'educazione, Feltrinelli, Milano 1997, 2004,
pp. 236, euro 8. Una bella raccolta di saggi bruneriani degli anni novanta,
che vivamente raccomandiamo.

10. LETTURE. RENZO CASSIGOLI (A CURA DI): MARIO LUZI: UNA VOCE DAL BOSCO
Renzo Cassigoli (a cura di), Mario Luzi: una voce dal bosco, suppl. a
"L'Unita'", Roma 2005, pp. 140, euro 5,90. Un'opportuna raccolta delle
interviste e degli interventi del grande poeta recentemente scomparso
pubblicati tra il 1994 e il 2005 sul quotidiano "L'Unita'", curata con
affettuosa amicizia da Renzo Cassigoli, con una introduzione di Gianni
d'Elia e una postfazione di Sergio Givone.

11. LETTURE. DONALD I. JONES: FUGA DA SULMONA
Donald I. Jones, Fuga da Sulmona, Edizioni Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq)
2002, pp. 160, euro 10. La testimonianza di Donald I. Jones, ufficiale
britannico prigioniero di guerra in Italia, in uno dei sempre appassionanti
volumi della utilissima collana di memorialistica "E si divisero il pane che
non c'era", curata dagli studenti, gli insegnanti e il preside del Liceo
scientifico statale "E. Fermi" di Sulmona; collana che propone libri di
intensa e rigorosa testimonianza "sulla seconda guerra mondiale e su quel
singolare fenomeno di spontanea solidarieta' delle popolazioni peligne, e
italiane in genere, nei confronti di migliaia di prigionieri alleati
fuggiti, dopo l'armistizio, dai campi di concentramento e pervicacemente
cacciati dalle truppe d'occupazione tedesche". Per richieste: Edizioni
Qualevita, via Michelangelo 2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946,
o anche 0864460006, o ancora 086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche
qualevita3 at tele2.it; sito: www.peacelink.it/users/qualevita

12. LETTURE. EDGAR MORIN: I SETTE SAPERI NECESSARI ALL'EDUCAZIONE DEL FUTURO
Edgar Morin, I sette saperi necessari all'educazione del futuro, Raffaello
Cortina Editore, Milano 2001, 2004, pp. 128, euro 9,30. Pubblicato
originariamente dall'Unesco nel 1999 questo breve saggio di sintesi
dell'illustre sociologo costituisce un'utile agile introduzione al "che
fare" per una prassi educativa all'altezza dei problemi globali odierni.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 923 dell'8 maggio 2005

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