La nonviolenza e' in cammino. 922



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 922 del 7 maggio 2005

Sommario di questo numero:
1. Due dvd su Aldo Capitini
2. Luisa Muraro: Ogni mattina
3. Luciano Bonfrate: Il doppio stato. Un'epistola agli amici oggi a Cinisi
4. Un libro dedicato a Felicia Bartolotta Impastato
5. A Pontedera il 14 maggio
6. Marina Forti: Tra due fuochi
7. Anna Maria Merlo intervista Robert Menard, fondatore di "Reporters sans
frontieres"
8. Giulio Vittorangeli: Cose di questo mondo
9. Letture: AA. VV., La scelta. Dalla Resistenza alla Liberazione
10. Letture: AA. VV. (a cura di), Lirici europei del Cinquecento
11. Letture: Franco Barbero, Perche' resto...
12. Letture: Franco Cambi, Le pedagogie del Novecento
13. Letture: John Esmond Fox, Spaghetti e filo spinato
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. MATERIALI: DUE DVD SU ALDO CAPITINI
[Dall'Associazione nazionale "Amici di Aldo Capitini" (per contatti:
capitini at tiscali.it e anche: capitps at libero.it) riceviamo e diffondiamo.
Ringraziamo di cuore Luciano Capitini, Lanfranco Mencaroni, e tutte e tutti
gli altri amici dell'associazione per il loro straordinario impegno. Aldo
Capitini e' nato a Perugia nel 1899, antifascista e perseguitato, docente
universitario, infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la
pace. E' morto a Perugia nel 1968. E' stato il piu' grande pensatore ed
operatore della nonviolenza in Italia. Opere di Aldo Capitini: la miglior
antologia degli scritti e' (a cura di Giovanni Cacioppo e vari
collaboratori), Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977 (che
contiene anche una raccolta di testimonianze ed una pressoche' integrale -
ovviamente allo stato delle conoscenze e delle ricerche dell'epoca -
bibliografia degli scritti di Capitini); recentemente e' stato ripubblicato
il saggio Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano 1989; una
raccolta di scritti autobiografici, Opposizione e liberazione, Linea
d'ombra, Milano 1991, nuova edizione presso L'ancora del Mediterraneo,
Napoli 2003; e gli scritti sul Liberalsocialismo, Edizioni e/o, Roma 1996;
segnaliamo anche Nonviolenza dopo la tempesta. Carteggio con Sara Melauri,
Edizioni Associate, Roma 1991; e la recentissima antologia degli scritti Le
ragioni della nonviolenza, Edizioni Ets, Pisa 2004. Presso la redazione di
"Azione nonviolenta" (e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito:
www.nonviolenti.org) sono disponibili e possono essere richiesti vari volumi
ed opuscoli di Capitini non piu' reperibili in libreria (tra cui i
fondamentali Elementi di un'esperienza religiosa, 1937, e Il potere di
tutti, 1969). Negli anni '90 e' iniziata la pubblicazione di una edizione di
opere scelte: sono fin qui apparsi un volume di Scritti sulla nonviolenza,
Protagon, Perugia 1992, e un volume di Scritti filosofici e religiosi,
Perugia 1994, seconda edizione ampliata, Fondazione centro studi Aldo
Capitini, Perugia 1998. Opere su Aldo Capitini: oltre alle introduzioni alle
singole sezioni del sopra citato Il messaggio di Aldo Capitini, tra le
pubblicazioni recenti si veda almeno: Giacomo Zanga, Aldo Capitini, Bresci,
Torino 1988; Clara Cutini (a cura di), Uno schedato politico: Aldo Capitini,
Editoriale Umbra, Perugia 1988; Fabrizio Truini, Aldo Capitini, Edizioni
cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1989; Tiziana Pironi, La
pedagogia del nuovo di Aldo Capitini. Tra religione ed etica laica, Clueb,
Bologna 1991; Fondazione "Centro studi Aldo Capitini", Elementi
dell'esperienza religiosa contemporanea, La Nuova Italia, Scandicci (Fi)
1991; Rocco Altieri, La rivoluzione nonviolenta. Per una biografia
intellettuale di Aldo Capitini, Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1998; AA.
VV., Aldo Capitini, persuasione e nonviolenza, volume monografico de "Il
ponte", anno LIV, n. 10, ottobre 1998; Antonio Vigilante, La realta'
liberata. Escatologia e nonviolenza in Capitini, Edizioni del Rosone, Foggia
1999; Pietro Polito, L'eresia di Aldo Capitini, Stylos, Aosta 2001; cfr.
anche il capitolo dedicato a Capitini in Angelo d'Orsi, Intellettuali nel
Novecento italiano, Einaudi, Torino 2001; per una bibliografia della critica
cfr. per un avvio il libro di Pietro Polito citato; numerosi utilissimi
materiali di e su Aldo Capitini sono nel sito dell'Associazione nazionale
amici di Aldo Capitini: www.aldocapitini.it, altri materiali nel sito
www.cosinrete.it; una assai utile mostra e un altrettanto utile dvd su Aldo
Capitini possono essere richiesti scrivendo a Luciano Capitini:
capitps at libero.it, o anche a Lanfranco Mencaroni: l.mencaroni at libero.it, o
anche al Movimento Nonviolento: tel. 0458009803, e-mail:
azionenonviolenta at sis.it]

Cari amici,
abbiamo disponibile un dvd che contiene una presentazione - in inglese -
della figura di Aldo Capitini, il video di una intervista effettuata nel
1969 a Calogero, Binni ed Enriquez Agnoletti, e il filmato a colori della
prima marcia Perugia-Assisi (un cortometraggio molto ben fatto, anche se la
qualita' video si e' deteriorata).
Ci potete richiedere di spedire questo dvd anche a vostri conoscenti non
italiani, per aiutarci a diffondere fuori d'Italia la conoscenza su Aldo.
Entro un tempo assai breve disporremo di un altro dvd, tutto in italiano,
con una bella massa di scritti di Aldo Capitini e segnalazioni su sulla sua
figura, il suo pensiero e la sua azione, a cui fara' seguito di nuovo
l'intervista e il filmato della marcia.
Recentemente abbiamo tenuto incontri a Pordenone, Macerata, Pietracuta
(Pesaro-Urbino), Tavullia (Pesaro), Pontedera, Perugia.
Siamo ormai alla fase finale nello studio di un progetto che ci permettera'
di poter mettere a disposizione (e diffondere) quasi tutti i testi di Aldo,
alcuni sotto forma di una ristampa molto economica, altri sotto forma di un
cd.
Vi chiediamo, come al solito, di aiutarci a organizzare incontri, dibattiti,
mostre in giro per l'Italia.
Ricordiamo agli iscritti di rinnovare l'adesione all'associazione (e
naturalmente invitiamo ad iscriversi tutti coloro che gia' non lo fossero e
che volessero farlo), sara' per noi il gesto con cui ci dite che condividete
quanto facciamo e lo apprezzate.
Per contatti: capitini at tiscali.it, capitps at libero.it

2. RIFLESSIONE. LUISA MURARO: OGNI MATTINA
[Dal sito della Libreria delle donne di Milano (www.libreriadelledonne.it)
riprendiamo questo articolo apparso sul quotidiano "L'Unita'" del 24 aprile
2005. Luisa Muraro insegna all'Universita' di Verona, fa parte della
comunita' filosofica femminile di "Diotima"; dal sito delle sue "Lezioni sul
femminismo" riportiamo la seguente scheda biobibliografica: "Luisa Muraro,
sesta di undici figli, sei sorelle e cinque fratelli, e' nata nel 1940 a
Montecchio Maggiore (Vicenza), in una regione allora povera. Si e' laureata
in filosofia all'Universita' Cattolica di Milano e la', su invito di Gustavo
Bontadini, ha iniziato una carriera accademica presto interrotta dal
Sessantotto. Passata ad insegnare nella scuola dell'obbligo, dal 1976 lavora
nel dipartimento di filosofia dell'Universita' di Verona. Ha partecipato al
progetto conosciuto come Erba Voglio, di Elvio Fachinelli. Poco dopo
coinvolta nel movimento femminista dal gruppo "Demau" di Lia Cigarini e
Daniela Pellegrini e' rimasta fedele al femminismo delle origini, che poi
sara' chiamato femminismo della differenza, al quale si ispira buona parte
della sua produzione successiva: La Signora del gioco (Feltrinelli, Milano
1976), Maglia o uncinetto (1981, ristampato nel 1998 dalla Manifestolibri),
Guglielma e Maifreda (La Tartaruga, Milano 1985), L'ordine simbolico della
madre (Editori Riuniti, Roma 1991), Lingua materna scienza divina (D'Auria,
Napoli 1995), La folla nel cuore (Pratiche, Milano 2000). Con altre, ha dato
vita alla Libreria delle Donne di Milano (1975), che pubblica la rivista
trimestrale "Via Dogana" e il foglio "Sottosopra", ed alla comunita'
filosofica Diotima (1984), di cui sono finora usciti sei volumi collettanei
(da Il pensiero della differenza sessuale, La Tartaruga, Milano 1987, a Il
profumo della maestra, Liguori, Napoli 1999). E' diventata madre nel 1966 e
nonna nel 1997"]

Prima un polacco, poi un tedesco, un tedesco che gli e' stato fedele e
subordinato per vent'anni, questo ha un senso che in Africa o in America
Latina o in Asia possono ignorare ma noi in Europa no, e' il simbolo di una
ferita rimarginata e ci aiuta a ricordarla, simbolo parlante al posto di non
ricordarci piu' di niente, al posto di un'Europa messa insieme senza
passione.
Da questo punto di vista, ben venga come vescovo di Roma l'uomo che ha
scelto di chiamarsi come il papa che vide e pianse gli orrori della prima
guerra mondiale, cioe' la follia dell'Europa che apri' la strada alla
supremazia degli Usa, allora una potenza ancora misurata e savia, ma adesso
non piu'.
Purche' non sia un altro modo per continuare a credere di stare al centro
del mondo, un tremendo errore di prospettiva che prelude solo ad altre
guerre.
Se uno vuole non ricaderci e aiutarci tutti, c'e' un trucco e vorrei
insegnarlo a Benedetto XVI, ogni mattina alzarsi e dirsi: "sono solo un
uomo, sono solo un uomo" e non perche' c'e' Dio, che forse c'e' ma non e' il
nostro termine di confronto piu' prossimo, oh no, ci sono i bambini, gli
animali, le piante, i corpi celesti, le acque, il vento. E per uno come lui
e tutti gli altri uomini, ci sono le donne soprattutto, quella che lo ha
messo al mondo, quelle che gli hanno insegnato a leggere e a scrivere,
quelle che ha desiderato, non so niente, parlo cosi', ma di sicuro posso
dire le donne che hanno amato Dio e il prossimo quanto e meglio di lui e non
hanno mai messo in conto di diventare monsignore, vescovo, cardinale, papa,
e sono felici lo stesso e di piu' (quando sono felici).
"Sono solo un uomo, al vertice di una povera gerarchia senza donne, chissa'
per quanto tempo ancora", dirselo tutte le mattine e poi pensare a Gesu' che
lascio' i discepoli per fermarsi a parlare e a bere con la Samaritana. Mi
scusi, Santita' (che titolo!), scusami, Joseph, c'e' qualcosa in te che mi
ispira a parlare cosi', come un'improvvisata predicatrice, come una maestra
di strada. Forse e' il fatto che sei tedesco.

3. RIFLESSIONE. LUCIANO BONFRATE: IL DOPPIO STATO. UN'EPISTOLA AGLI AMICI
OGGI A CINISI
[Avuta notizia che, nel ventisettesimo anniversario dell'assassinio di
Peppino Impastato, si svolgera' a Cinisi dal 7 al 9 maggio 2005 l'incontro
del forum sociale antimafia "Felicia e Peppino Impastato" per ricordare e
continuare la lotta (per informazioni e adesioni: Centro Impastato: tel.
0916259789, fax 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito internet:
www.centroimpastato.it; Associazione "Peppino Impastato": tel. 3384149498,
e-mail: icompagni at peppinoimpastato.com, sito: www.peppinoimpastato.com),
anche il nostro collaboratore Luciano Bonfrate ha voluto scrivere alcune
righe - forse troppo concitate - di saluto e di amicizia. "Il doppio Stato",
come e' noto, e' il titolo di un libro di Ernst Fraenkel (tr. it. Einaudi,
Torino 1983, con bella introduzione di Norberto Bobbio) che testimonia e
indaga il funzionamento dello stato nazista, ed e' concetto di peculiare
fecondita' ermeneutica che Umberto Santino ha saputo efficacemente
riattivare nell'analisi del sistema di potere mafioso e del contesto che lo
favoreggia]

Il doppio stato e' questo sottoscala
sotto la guida rossa, nella stanza
ben imbottita di cartoni d'uova.

O nel cortile non lungi dai binari
dove si saggia quanto puo' una testa
resistere al sasso, al tritolo, agli alala'.

Il doppio stato e' questo rigettare
in mare i pezzi di cadaveri pescati
per sbaglio, e gia' per sbaglio naufragati
vittime non per sbaglio della mafia
e di leggi fasciste e di governi
fascisti e di un consenso assai diffuso
al nostro pio fascismo quotidiano
lieto di risa e di telefonini.

Il doppio stato dice che le bombe
con cui ci ammazza noi le trangugiamo
perche' troppo ghiottoni e troppo fessi
e la tortura noi ce la cerchiamo.

Il doppio stato ai nostri morti stessi
viene a sputare fino sulle tombe
quando non li ha insaccati nei piloni,
d'acido impoltigliati nelle vasche
da bagno, o resi fumo a Birkenau.

*

Ma io qui dico che verra' anche un giorno
che le vittime saranno i vincitori.
Risorgeranno allora dal canale
i morti tutti e con essi la Rosa
rossa che in un canale fu affogata.
E un'altra legge, e non del capitale,
daranno al mondo e il mondo salveranno.

E cio' che e' doppio ad uno ridurranno
e cio' che e' male non sara' piu' detto
bene, e non servira' piu' la parola
ad oltraggiare il rapinato e il senzatetto,
a prender l'innocente alla tagliola.

Allora varra' solo quel comando
di cui il resto tutto e' sol commento:
rispetta l'altra e l'altro, dona e accogli,
abbi misericordia ancora e sempre.

*

Quel giorno tu fallo venire adesso
quel giorno e' qui se fai la cosa giusta.

4. LIBRI. UN LIBRO DEDICATO A FELICIA BARTOLOTTA IMPASTATO
[Dal sito del Centro Impastato di Palermo (www.centroimpastato.it)
riprendiamo e diffondiamo la seguente notizia.
Anna Puglisi, studiosa  e militante antimafia, e' impegnata nell'esperienza
del Centro Impastato. Tra le opere di Anna Puglisi: con Umberto Santino ha
curato La mafia in casa mia, intervista a Felicia Bartolotta Impastato, La
Luna, Palermo 1986; sempre con Umberto Santino ha curato anche Cara Felicia.
A Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe
Impastato, Palermo 2005; con Antonia Cascio ha curato il dossier Con e
contro. Le donne nell'organizzazione mafiosa e nella lotta antimafia,
Palermo 1988; Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990; Donne, mafia e
antimafia, Centro Impastato, Palermo 1998, Di Girolamo, Trapani 2005.
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Il Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato" e'
un istituto di ricerca tra i piu' accreditati in campo internazionale,
particolarmente specializzato su mafia e poteri criminali; operante dal
1977, e' stato successivamente intitolato a Giuseppe Impastato, militante
della nuova sinistra assassinato dalla mafia nel 1978; una sintetica ma
esauriente scheda di autopresentazione, di quattro pagine, e' richiedibile
presso il Centro Impastato. Tra le opere di Umberto Santino: (a cura di),
L'antimafia difficile,  Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1989; Giorgio Chinnici, Umberto Santino, La violenza
programmata. Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi,
Franco Angeli, Milano 1989; Umberto Santino, Giovanni La Fiura, L'impresa
mafiosa. Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990; Giorgio
Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo Adragna, Gabbie vuote.
Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al maxiprocesso, Franco Angeli,
Milano 1992 (seconda edizione); Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro
la droga. Economie di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra,
progetti di sviluppo, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993; La borghesia
mafiosa, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo
1994; La mafia come soggetto politico, Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Casa Europa. Contro le mafie, per
l'ambiente, per lo sviluppo, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe
Impastato", Palermo 1994; La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi,
paradigmi, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995; Sicilia 102. Caduti
nella lotta contro la mafia e per la democrazia dal 1893 al 1994, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1995; La
democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione
delle sinistre, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Oltre la
legalita'. Appunti per un programma di lavoro in terra di mafie, Centro
siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1997; L'alleanza e
il compromesso. Mafia e politica dai tempi di Lima e Andreotti ai giorni
nostri, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1997; Storia del movimento
antimafia, Editori Riuniti, Roma 2000; La cosa e il nome. Materiali per lo
studio dei fenomeni premafiosi, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000. Scritti
su Umberto Santino: Peppe Sini, Una rassegna bibliografica di alcuni lavori
di Umberto Santino. La borghesia mafiosa tra violenza programmata, "doppio
Stato" e capitalismo finanziario, Centro di ricerca per la pace, Viterbo
1998, 2003.
Felicia Bartolotta Impastato e' la madre di Giuseppe Impastato (1948-1978),
il militante antimafia di Cinisi (Pa) assassinato dalla mafia; Felicia
Bartolotta Impastato lo ha sostenuto nella sua lotta, che ha proseguito dopo
l'uccisione del figlio. E' deceduta nel dicembre 2004. Opere di Felicia
Bartolotta Impastato: La mafia in casa mia, intervista di Anna Puglisi e
Umberto Santino, La Luna, Palermo 1987. Opere su Felicia Bartolotta
Impastato: Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di), Cara Felicia. A
Felicia Bartolotta Impastato, Centro siciliano di documentazione Giuseppe
Impastato, Palermo 2005; di lei ovviamente si parla ampiamente nei libri
dedicati alla figura di Peppino Impastato]

E' stato pubblicato il libro di Anna Puglisi e Umberto Santino (a cura di),
Cara Felicia. A Felicia Bartolotta Impastato, csd quaderni n. 9, Centro
siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, Palermo 2005. 245 pagine e
inserto fotografico di 16 pagine. Euro 10.
Il libro ripercorre la storia di Felicia Impastato, riprendendo la biografia
raccontata nel volume La mafia in casa mia, e raccoglie documenti, messaggi,
testimonianze che mostrano l'instancabilita' del suo impegno e l'affetto che
aveva suscitato con la vitalita' del suo esempio.
Per richieste: Centro Siciliano di Documentazione "Giuseppe Impastato" (via
Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo, tel. 0916259789, fax: 091348997, e-mail:
csdgi at tin.it, sito: www.centroimpastato.it

5. INCONTRI. A PONTEDERA IL 14 MAGGIO
[Da Pietro Pertici, coordinatore della "Tavola della pace e della
cooperazione" di Pontedera (per contatti: via Dante 40, 56025 Pontedera,
tel. e fax: 0587215430, e-mail: tavolapace_pevera at hotmail.com) riceviamo e
diffondiamo]

Si svolgera' sabato 14 maggio 2005 a Pontedera la giornata di chiusura del
forum nazionale tematico su "La nonviolenza attiva e' in marcia".
Alle ore 10 presso la sala Carpi, cinema Agora', via Valtriani, gli studenti
incontrano il giornalista scrittore Mario Lancisi sul tema: "Attualita'
della lezione di don Milani".
Alle ore 15 presso la Sala Conferenze del Museo Piaggio si terra' il
convegno conclusivo del Forum: sul tema "Ccome intervenire nella realta' per
superare i conflitti e costruire percorsi di pace: la ricerca e la
metodologia della nonviolenza si confrontano con la politica". Conduce Rocco
Altieri, direttore della rivista "Quaderni Satyagraha", relatori: Alberto
L'Abate, Universita' di Firenze; Mario Lancisi, giornalista e scrittore;
Nanni Salio, Universita' e Centro "Sereno Regis" di Torino; Gianni Scotto,
Universita' di Firenze; Rosy Bindi, deputata; Elettra Deiana, deputata;
Francesco de Notaris, senatore; Lidia Menapace, gia' partigiana, figura
storica dei movimenti delle donne; Luciano Vecchi, responsabile esteri della
direzione nazionale Ds.
Alle ore 21,30 presso la sala conferenze del Museo Piaggio spettacolo
teatrale "Ostaggi di pace" di Akram Telawe (ingresso libero fino al limite
dei posti seduti disponibili).
Si tratta della giornata di chiusura del forum, ma secondo i nostri
programmi non sara' l'ultima tappa del lungo percorso iniziato dallo scorso
mese di dicembre con le conferenze del filosofo francese Jean-Marie Muller
fondatore, nel 1971, del Mouvement pour une alternative non-violente
(M.A.N.) e attualmente direttore dell'Institut de Recherche sur la
Resolution nonviolente des Conflits.
La seconda tappa si e' realizzata a fine gennaio al Forum sociale mondiale
in Porto Alegre, dove, insieme a Muller, abbiamo organizzato e preso parte
attiva a diverse conferenze sulla nonviolenza attiva, in collaborazione con
numerose associazioni e movimenti internazionali che lavorano sulle
strategie di azione nonviolenta e di intervento nonviolento nei conflitti.
Per la prima volta in assoluto il tema e' stato trattato in modo organizzato
nella sede storica del Forum sociale mondiale. Durante le giornate del di
Porto Alegre abbiamo potuto tessere una fitta rete di relazioni che e' stata
in grado di elaborare e presentare al consiglio internazionale del Forum
sociale mondiale un documento finale con cinque proposte di campagne da
promuovere al piu' largo livello internazionale possibile.
Percio' il percorso intrapreso continuera' anche dopo le giornate del forum
tematico con programmi finalizzati alla diffusione della cultura della
nonviolenza attiva, intesa come forma di azione nonviolenta, da assumere in
ogni situazione e per qualsiasi rivendicazione di liberta' e di giustizia,
in radicale e totale alternativa rispetto alle crescenti pratiche di
violenza, di terrorismo e di guerre infinite con le quali da diverse parti
si sta pregiudicando il nostro presente ed il futuro delle prossime
generazioni.
Le iniziative sono realizzate con il contributo della Regione Toscana, Legge
Regionale n. 55/97.
Partecipano alla realizzazione del forum il Gruppo Franz Jaegerstaetter per
la nonviolenza, l'Istituto Centro Nord Sud, la Regione Toscana, la Provincia
di Pisa, il Comune di Pontedera, il Centro Gandhi di Pisa, la Tavola della
Pace  e della  cooperazione.

6. IRAQ. MARINA FORTI: TRA DUE FUOCHI
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 aprile 2005. Marina Forti, giornalista
particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, dei diritti umani, del sud
del mondo, della globalizzazione, scrive per il quotidiano "Il manifesto"
sempre acuti articoli e reportages sui temi dell'ecologia globale e delle
lotte delle persone e dei popoli del sud del mondo per sopravvivere e far
sopravvivere il mondo e l'umanita' intera. Opere di Marina Forti: La signora
di Narmada. Le lotte degli sfollati ambientali nel Sud del mondo,
Feltrinelli, Milano 2004]

L'associazione si chiama "Lega culturale e sociale delle donne", e' nata
dopo la caduta del regime di Saddam Hussein e Fatema (non il suo vero nome)
e' tra le fondatrici.
Un piccolo gruppo, presente a Baghdad e in alcune citta' settentrionali
dell'Iraq: cercano di diffondere tra le donne la nozione dei loro diritti
sociali, politici, di cittadine. Aiutano quelle che cercano lavoro, aiutano
ragazze che cercano di riprendere gli studi. Fanno un lavoro di counseling,
dare informazioni e assistenza legale su leggi di famiglia, divorzio,
diritti giuridici.
Fatema era in visita in Italia il mese scorso, ospite dell'associazone "Un
ponte per", con altre donne irachene che si occupano di diritti umani. Il
loro lavoro, dicono, nell'Iraq di oggi e' una sfida: la quotidianita' e'
fatta di intimidazioni continue, donne e ragazze ne pagano un prezzo
pesante. L'attentato contro una deputata, l'altroieri a Baghdad, ne e' un
ulteriore segno: Lamia Abed Khadouri era eletta nelle liste dell'ex premier
ad interim Iyad Allawi, cosi' per qualcuno la sua uccisione sara' parte di
una lotta armata contro le forze d'occupazione e i loro alleati iracheni
("collaborazionisti"). Ma guarda caso, nel mirino e' una donna che assume un
ruolo attivo.
"Da un lato l'occupazione, dall'altro i terroristi, viviamo tra due fuochi",
riassume Fatema: "Gli americani ti sparano addosso se solo guidi veloce, gli
altri ti uccidono se non rispetti le loro regole". Potrebbe citare mille
esempi: le sorelle di Basra che lavoravano per una ditta americana: "Avevano
trovato quel lavoro per vivere: un giorno tornando a casa le hanno uccise,
avevano 20 e 25 anni. Il resto della famiglia ora vive in Giordania". O il
giovane che nel suo negozietto vendeva anche alcoolici: ucciso. L'interprete
per una ditta straniera, la ragazza che aveva trovato lavoro all'aereoporto.
Uccisi da chi? "Dai terroristi", risponde Fatema. "Chi sono? Tutti si
proclamano combattenti jihadi. Ci sono quelli che rapiscono o ammazzano per
soldi e dicono che e' 'resistenza': sono una minoranza rispetto ai gruppi
piu' organizzati, ma rendono la vita molto difficile. E poi ci sono gli
islamisti". Non parla della resistenza politica, Fatema: parla della
violenza che domina la vita quotidiana dell'Iraq.
Fatema descrive un fenomeno politico cominciato prima dell'invasione: "In
Iraq i movimenti islamici estremisti esistono fin dagli anni '70 e '80: ma
erano sotterranei e poco importanti. Negli anni '90 hanno cominciato a farsi
spazio grazie all'appoggio dal governo: Saddam stesso aveva cominciato a
pregare e incoraggiare pubbblicazioni e insegnamento religioso. Cosi' il
movimento ha potuto continuare il suo lavoro sottotraccia, nelle moschee -
parlo del mondo sunnita. Qualche gruppo radicale ha anche mandato giovani ad
addestrarsi in Afghanistan, ma questa non e' mai stata iniziativa del
governo". Erano gli anni in cui Saddam Hussein costruiva moschee per
rafforzare una legittimita' vacillante, spiega.
"Ora hanno sfruttato la guerra per emergere. Hanno sfruttato il caos. Da
ottobre scorso hanno cominciato con i proclami, poi i sequestri. Emanano
annunci, 'editti' con ordini e proibizioni. I medici, per esempio, poi i
consiglieri municipali: dicono come si devono comportare, ne ammazzano uno
per 'dare l'esempio'. Hanno minacciato perfino i barbieri, sono arrivati a
uccidere quelli che rasano la barba in modo non islamico. Hanno fatto
chiudere i beauty shop e i negozi che vendono alcool. Durante il ramadan
attaccavano anche le non musulmane, se senza il velo. Approfittano
dell'assenza di legalita' per fare la loro legge".
Alle associazioni come quella per cui lavora Fatema, che tentano di
resistere alla deriva e si battono per i diritti delle donne, o cercano di
contare le vittime dei rapimenti, non resta molto spazio: "Tutto il nostro
lavoro e' un po' nascosto, non riusciamo a uscire in pubblico: se solo
sapessero che lavoriamo in una ong i terroristi ci ucciderebbero. Se
sapessero che siamo qui a parlare, al ritorno saremmo morte".
"Gli uomini del vecchio regime hanno collaborato con loro", gli islamisti,
accusa: cosi' gli hanno lasciato spazio. A Mosul, la sua citta' di origine,
"molte donne sono state aggredite anche se portavano il velo. Alcune sono
state violentate e uccise, i corpi buttati per strada. E una parte della
polizia irachena e' complice di queste bande". Lei era consigliera
municipale - un consiglio cooptato dalla vecchia Autorita' d'occupazione,
certo - ma dopo molte minacce ha dovuto ritirarsi e lasciare la citta'.
Continua a lavorare con la sua associazione, semiclandestina, aspettando il
momento in cui le irachene riusciranno a riprendere la parola pubblica.

7. ESPERIENZE. ANNA MARIA MERLO INTERVISTA ROBERT MENARD, FONDATORE DI
"REPORTERS SANS FRONTIERES"
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 3 maggio 2005. Anna Maria Merlo e'
corrispondente da Parigi del quotidiano]

Erano le 12,16 del tragico 4 febbraio, quando il mio telefono cellulare ha
suonato: "Siamo di Reporters sans frontieres, hanno rapito in Iraq la tua
collega Giuliana Sgrena, dobbiamo vederci subito, di qualunque cosa abbia
bisogno siamo a tua disposizione". Da quel giorno, i contatti sono stati
quotidiani con Robert Menard, fondatore e segretario generale di Reporters
sans frontieres, l'organizzazione che difende la liberta' di stampa nel
mondo. Tutte le iniziative realizzate assieme a "Liberation" per la
liberazione degli ostaggi, in Francia e in Belgio in particolare, dalle
fotografie giganti di Giuliana, Florence e Hussein sulle piazze pubbliche
fino alla Carta di Bruxelles o agli innumerevoli incontri per non far
dimenticare, sono state organizzate da Reporters sans frontieres. In Italia
l'organizzazione e' invece ancora debole, anche se la nuova presidenza del
giornalista Mimmo Candito - e la presenza di Giuliana Sgrena nel direttivo -
dovrebbe permettere di aumentarne l'influenza. La notorieta' intenazionale
l'ha raggiunta ai tempi della guerra di Bosnia, quando l'appoggio di Rsf ha
permesso al quotidiano "Oslobodenje", giornale fatto da giornalisti di tutte
le comunita', di uscire tutti i giorni durante l'assedio.
*
Un'origine diversa
"Reporters sans frontieres - racconta Robert Menard - e' nata vent'anni fa,
nel giugno dell'85, ma non e' nata per fare quello che fa ora. Allora,
lavoravo a Radio France Montpellier e, con alcuni colleghi, avevamo avuto
l'idea di creare un'agenzia di contro-reportages. Per riportare l'attenzione
su paesi di cui non si parla per nulla, o non abbastanza. In 4 o 5 anni
abbiamo realizzato un centinaio di reportages. Facevamo appello a
giornalisti, pagavamo il viaggio, offrivamo i reportages gratis ai media. Ma
la cosa non ha funzionato. Ho scoperto che non era solo una questione di
soldi, che per i media ci sono argomenti che non interessano. Per esempio ci
sono state quattromila vittime della seconda Intifada, tremila palestinesi e
mille israeliani e ogni volta che c'e' una nuova vittima la stampa
occidentale ne parla. E questo e' bene. Ma dal '98 al 2004 ci sono stati tre
milioni di morti nella Repubblica democratica del Congo. Chi ne parla?
Perche' non se ne parla altrettanto? Allora, all'inizio dell'agenzia di
contro-reportages, abbiamo anche fatto appello a giornalisti molto noti,
come Jean Lacouture, per esempio, e al fotografo Sebastiao Salgado per un
servizio sulle vittime del Vietnam. Ma solo il 'Matin de Paris' aveva
accettato di pubblicare questo reportage".
Cosi' un'altra idea comincia a delinearsi. "Parallelamente ci siamo resi
conto che nei paesi dove realizzavamo i reportages non c'era liberta' di
stampa o mancavano giornalisti locali, o erano minacciati". In 4-5 anni,
Reporters sans frontieres si trasforma da agenzia di contro-reportages in
un'organizzazione di difesa della liberta' di stampa, che "non e'
un'organizzazione di categoria, non accoglie solo giornalisti, perche' la
liberta' di stampa e' un affare di tutti, il caso Sgrena e' una questione
che riguarda tutti i cittadini". La storia di Rsf e' quella del passaggio
dal gauchismo ai diritti dell'uomo.
*
Oggi
Oggi Reporters sans frontieres e' presente in 110 paesi, il sito Internet e'
aggiornato su tutti i casi in cui la liberta' di stampa e' minacciata o
repressa. Nel 2004, Rsf e' intervenuta in 700 casi, anche se "la gente non
lo sa". Nella sola giornata in cui e' stata realizzata questa intervista,
Rsf e' intervenuta negli Usa, per i due giornalisti incriminati per aver
rifiutato di rivelare le fonti; in Pakistan, dove un poliziotto ha picchiato
un giornalista; in Nepal, dove sono stati proibiti i programmi della Bbc; in
Messico, in seguito all'assassinio di un reporter; in Bangladesh, dove e'
stato registrato un piccolo successo, un giornalista liberato in attesa del
processo.
Rsf ha nella sede di Parigi, nel vecchio quartiere della stampa, una ventina
di dipendenti, tutti pagati piu' che bene. "Siamo un modello di
organizzazione lavorativa", dice fiero Menard.
Il lavoro non e' facile. Rsf ha dei "corrispondenti" locali, "ma in alcuni
paesi non si dichiarano" perche' verrebbero minacciati. "Sono vent'anni di
lavoro, di intestardimento, di viaggi, di amicizie. I nostri corrispondenti
corrono rischi enormi, non contiamo piu' i morti, ne' quelli messi in
carcere". A dicembre, il corrispondente di Rsf in Gambia, giornalista
dell'Afp, e' stato ucciso, ma la notizia e' passata sotto silenzio. Il
corrispondente cubano ha passato 20 anni in prigione. Rsf denuncia, ma
"aiuta anche, aiutiamo le famiglie dei giornalisti imprigionati, in Africa
paghiamo medici, abbiamo aperto a Parigi la Maison des journalistes per
accogliere i rifugiati".
La dipendenza dai finanziamenti pubblici, in primo luogo quelli dell'Unione
europea, si e' ridotta nel tempo. Oggi, il 70% delle entrate dipendono dalla
vendita del libro fotografico "Per la liberta' di stampa", realizzato da
fotografi importanti e diffuso in 35 paesi. Ci sono poi le quote di
iscrizione, delle vendite all'asta, i proventi dei libri pubblicati. "Non
siamo poveri, la gente e' generosa", afferma Menard.
*
Scelte controverse
Robert Menard ha dato la sua impronta a Rsf e, con il passare degli anni, si
e' separato da molti collaboratori delle origini, per divergenze di opinione
sul funzionamento dell'organizzazione. Ultimamente, per esempio, Rsf e'
stata molto criticata per aver preso le difese della tv Al Manar, oscurata
in Francia e in Europa per aver fatto affermazioni antisemite (in Francia e'
reato). "Penso che proibire non sia una buona soluzione - siamo dei veri
liberal, nel senso rivoluzionario del termine", afferma con magniloquenza
Menard. "Accetto di difendere dei punti di vista che sono scioccanti,
perche' una cosa e' condannare moralmente, un'altra lasciar reprimere. Del
resto, chi proibisce cosa? Se abbiamo imparato qualcosa dal XX secolo e' che
bisogna sospettare di chi proibisce qualcosa. Non si finisce piu'. Certo,
non e' una posizione facile". Rsf difende i giornalisti, che a volte sono
militanti, anche se hanno "posizioni che possiamo non condividere".
Ci sono state polemiche feroci, per esempio sull'Algeria e il Ruanda. "Il
caso algerino chiarisce la difficolta' di difendere, senza discriminazioni,
i diritti di tutti gli uomini: tutti, in effetti, affermano di essere 'a
favore dei diritti dell'uomo', ma quando si tratta di far rispettare i
diritti degli islamisti non c'e' piu' nessuno". Rsf cerca l'"adozione" per i
giornalisti perseguitati presso le redazioni, in particolare quelle
occidentali, sul modello di quella dei prigionieri politici fatta da Amnesty
International. Ma non ha trovato nessuno per patrocinare dei giornalisti
islamisti.
In Ruanda Rsf, su invito dell'Alto commissariato delle Nazioni unite per i
diritti dell'uomo, ha creato una radio alternativa per controbattere le
informazioni piene di odio della radio delle Mille colline. Alla scadenza
del mandato di tre mesi, Menard decide di chiuderla: ma la sezione svizzera
non ci sta e si separa dalla casa madre per continuare a far funzionare la
radio. La crisi rischia di travolgere Reporters sans
frontieres-International, perche' Menard difende un principio messo in
discussione da molti: "La repressione dei media dell'odio, anche se
l'ispirazione e' lodevole, implica la nozione di censura, che noi
combattiamo".
*
Solo contro la violenza
Stesse polemiche sulla difesa dei siti Internet negazionisti. Anche se un
criterio di fondo e' stato poi ribadito: scartare coloro che fanno appello
alla violenza. "La liberta' di stampa e' pericolosa, ma gli intralci a
questa liberta' lo sono ancora di piu', qualunque siano le motivazioni" e'
il credo di Menard, che cita la famosa frase di Voltaire come "filosofia" di
Rsf: "non sono d'accordo con quello che lei dice, ma mi battero' perche' lo
possa dire liberamente".
Altre polemiche riguardano la mediatizzazione dei "casi" presi a simbolo da
Rsf. A cominciare da "Oslobodenje": Rony Brauman, tra i fondatori di
Medecins sans frontieres, si e' allontanato da Rsf perche' non condivideva
il fatto di condensare le energie su questo solo giornale, a scapito di
tutto il resto. Ma per Menard la forza di Rsf si e' costruita sui "simboli"
da un lato e sulle relazioni con i grandi media dall'altro, qualunque essi
siano. Il militantismo tradizionale, secondo Menard, e' tramontato ed e' per
questo che alle grandi manifestazioni di piazza Rsf preferisce altri metodi,
come la prima cyber-manifestazione contro la censura, il 3 maggio 2000,
nella giornata dedicata alla liberta' di stampa nel mondo: il maggior numero
di internauti possible era invitato a collegarsi con il sito della Fnac
dalle 13 alle 13,05 per firmare la petizione.
Gli aiuti sono bene accetti da qualunque parte vengano, anche se si tratta
di giornalisti "mediatici", criticabili per il loro conformismo. "Non
bisogna dimenticare che la nostra sola forza e' il nostro peso nei media",
insiste Menard. Che aggiunge: "Non bisogna mai perdere di vista che le
nostre operazioni piu' mediatiche, quelle che alcuni ci rimproverano perche'
troppo rumorose, servono a finanziare una miriade di piccole azioni di cui
il grande pubblico non sentira' mai parlare e che pero' costituiscono l'80%
della nostra attivita'". Di qui la scelta di essere "il meno politici
possibile", nel senso di puntare tutti gli sforzi sulla difesa
incondizionata della liberta' di stampa come diritto umano. Senza entrare
nel merito dei contenuti di questa stessa stampa. Cosa che costituisce una
delle principali critiche rivolte a Menard. Rsf, nel passato, ha organizzato
dei convegni sui contenuti della stampa: "Romania, chi ha mentito?" per
denunciare le false informazioni sul massacro di Timisoara, oppure sulla
credibilita' dei giornalisti, o sulla copertura controversa della prima
guerra del Golfo nel '90, per denunciare censure e disinformazione. Ma
Menard, poco per volta, prende le distanze da questo approccio piu'
militante. "Scopro che e' difficile portare avanti le nostre due attivita':
per difendere i giornalisti nel mondo abbiamo bisogno del sostegno
consensuale della professione, mentre la riflessione sul mestiere di
giornalista si presta, per definizione, alla polemica".

8. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: COSE DI QUESTO MONDO
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui promos
si ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra altri
di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre 1995;
Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara, la
storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Assistiamo su scala mondiale all'affermarsi di un pensiero unico, che
possiamo definire neoliberista in campo economico, fortemente legato con
l'avanzata (in campo politico) di una democrazia formale, sostanzialmente
elettorale,  che non riescono pero', o non possono, affrontare le cause del
sottosviluppo e della disintegrazione sociale.
Particolarmente evidente in America Latina, dove uno dopo l'altro tanti
presidenti eletti "democraticamente" saltano come tappi di bottiglia,
davanti alle sollevazioni e proteste popolari. Nel 2001 l'argentino Fernando
de la Rua, nel 2003 il boliviano Gonzalo Sanchez de Lozada, nel 2004
l'haitiano Jean-Bertrand Aristide.
Ultimo, in ordine di tempo, Lucio Gutierrez in Ecuador. Era stato eletto per
i suoi proclami contro il neoliberismo e la promessa di liberare il paese
dalla corruzione, dalla poverta' (affligge tra il 70 e l'80 per cento della
popolazione; i piu' poveri tra i poveri sono gli indios), e dalla
subalternita' agli Stati Uniti; peccato che gli sono bastati pochi mesi per
cambiare rotta. Delle riforme promesse non ne ha attuata nemmeno una, e non
solo non ha risolto, ma nemmeno affrontato nessuno dei grandi problemi che
affliggono il Paese. Infine, l'imposizione della dollarizzazione ha
impoverito ulteriormente le fasce piu' deboli.
Certamente in America Latina spira oramai da tempo un nuovo vento, come gia'
hanno confermato le elezioni in Uruguay, paese (in Italia) ignorato, quasi
segreto, dove per la prima volta nella sua storia nazionale ha vinto la
sinistra e, per la prima volta nella storia mondiale, si e' opposta alla
privatizzazione dell'acqua.
Peccato che da noi si ignori tutto questo, o peggio ancora non si riesce a
capire nulla di quanto avviene attualmente in America Latina.
I nostri politici non hanno imparato a riconoscere e a far proprie le
proposte politiche universali di giustizia, liberta', uguaglianza e dignita'
umana che parole come sandinismo, zapatismo, bolivarismo, implicano. In
sostanza, sono un altro modo per definire un comune progetto politico volto
alla creazione delle condizioni necessarie per il superamento dell'attuale
sistema socio-economico (il capitalismo neoliberista) e politico.
Solo la solidarieta' internazionale, nelle sue componenti migliori ben
lontana dalla carita' pelosa e dall'umanitario astratto, sembra in grado di
essere un interlocutore credibile per le masse impoverite del Sud del mondo.
Consapevole che e' la giustizia, non l'elemosina che manca nel mondo. Oggi
tanta "carita'" ci si presenta come uno schiaffo alla giustizia, e in questa
gara "caritatevole" troviamo protagonisti non pochi operatori di
ingiustizia, personaggi che dell'oppressione del povero hanno fatto un
programma di vita. Eppure, sono considerati benefattori. Noi parliamo di
solidarieta' internazionale, cioe' una strada a doppio senso.
Per tutto questo essa e' la vera posta in gioco sul piano politico mondiale,
e' la scelta tra una societa' profondamente solidale e una societa'
profondamente liberista, non solo economicamente ma anche socialmente
liberista. Il contrario della solidarieta' e' la riduzione al gruppuscolo,
all'individualita', a quella prigione angusta dell'io in cui il sistema
vorrebbe confinarci in ogni aspetto della nostra vita. Dalla letteratura,
alla politica.
Cosi' la solidarieta' politica tra Nord e Sud del mondo diventa cruciale per
la costruzione di un movimento di resistenza. Solo attraverso il lavoro
comune, un mondo migliore sara' realizzabile. Perche' non esiste
un'opposizione tra Nord opulento e Sud macilento, esiste invece uno scontro
durissimo tra un modello dominante controllato da elites minoritarie sia nel
Nord che nel Sud del pianeta, e tante forme di resistenza che ogni giorno
costruiscono le alternative proprio a quel modello dominante.
*
In questo senso, il nostro agire quotidiano si caratterizza come un agire
politico; intendendo la politica come quella capacita' che appartiene
all'essere umano di pensare l'assetto del mondo, giudicare la barbarie
contemporanea (per esempio: sbagliare giudizio sul senso del ritorno della
guerra come politica puo' essere fatale), scegliere e agire. La politica
(non il politicismo) come esercizio alto e necessario che mette in gioco le
esistenze personali, contro l'amministrazione dell'esistente, senza
rimuovere limiti, egoismi, errori e orrori, rovesciamento in tragedie delle
utopie.
Con la consapevolezza che resta una distanza infinita tra le piccole
trasformazioni che possiamo fare e i poteri che governano il mondo. Come
tentare di incrinarli prima che ci sfracellino? questo e' il vero
interrogativo. La risposta e' in una nuova politica, non la realpolitik.
Ha scritto Rossana Rossanda ("La rivista del manifesto", marzo 2004): "La
politica si determina sui rapporti di forza esistenti. Non mi basta
elencarli, devo guardare dove e come si formano, chiamarli per nome da una
parte e dall'altra, verificando i miei strumenti di analisi come in ogni
ricerca e tenendo ben chiaro che questo avviene sul vivo in una societa'
globale, complessa e mobile. Ascoltando e dandoci un'organizzazione che
imponga una propria rappresentanza nelle sedi dove i poteri sono
aggredibili. Sappiamo che organizzazione e rappresentanza sono fragili e
pericolose, ma e' una consapevolezza preziosa. E se lo dimenticassimo c'e'
un movimento che lo ricorderebbe. Sappiamo anche che la rappresentanza ha un
limite, ma e' il solo mezzo per permettere o bloccare quel degenerare dei
poteri che, come Bush negli Usa o Berlusconi da noi, riducono il nostro
spazio di esistenza, spingendoci con le spalle al muro".

9. LETTURE. AA. VV.: LA SCELTA. DALLA RESISTENZA ALLA LIBERAZIONE
AA. VV., La scelta. Dalla Resistenza alla Liberazione, suppl. a "L'Unita'",
Roma 2005, pp. 190, euro 5,90. Una raccolta di interventi e materiali di
grande interesse, a cura di Antonio Cassara' con la collaborazione di Elena
Castelli e Letizia Perciaccante; con testimonianze, tra molti altri
(illustri studiosi, sindaci di citta' martiri, autorita' istituzionali e
morali), di Oscar Luigi Scalfaro, Raimondo Ricci, Bianca Guidetti Serra,
Lucia Testori, Giorgio Bocca, Rosario Bentivegna, Fernando Gattini, Renato
Drovandi, Guido Fubini, Massimo Rendina.

10. LETTURE. AA. VV. (A CURA DI): LIRICI EUROPEI DEL CINQUECENTO
AA. VV. (a cura di), Lirici europei del Cinquecento. Ripensando la poesia
del Petrarca, Rizzoli, Milano 2004, pp. 1376, euro 22. Una vastissima
ricognizione della lirica europea del XVI secolo generata dalla lezione
petrarchesca: un'antologia corredata da ampi saggi interpretativi, con molte
preziose sorprese. I benemeriti curatori sono Gian Mario Anselmi, Keir Elam,
Giorgio Forni, Davide Monda, con pagine di Martin Rueff e di Roberto
Roversi, e con la collaborazione di Alberto Calciolari, Federico Cinti,
Salvatore Ritrovato, Marco Veglia, Roberto Gigliucci, Franco Tomasi, Paolo
Zaja, Francesco Ferretti, Andrea Zinato, Roberto Mulinacci, Luca Rossi.

11. LETTURE. FRANCO BARBERO: PERCHE' RESTO...
Franco Barbero, Perche' resto... Elementi per una proposta di
ecclesiogenesi, Associazione Viottoli, Pinerolo (To) 2003, pp. 80, s. i. p.
Una intensa riflessione sui diritti umani nel dibattito teologico muovendo
dalla documentazione della vicenda del provvedimento di "dimissione dalla
stato clericale" da cui don Franco Barbero - una delle voci piu' vive del
movimento delle comunita' cristiane di base - e' stato colpito nel 2003; e
insiema la proposta di una "convivalita' delle differenze", per "chiudere
per sempre la lunga stagione delle guerre di religione vivendo la propria
identita' di fede con un cuore accogliente e planetario, fuori da ogni
codice di superiorita'". Per richieste: tel. 0121322339, o anche 0121500820,
e-mail: info at viottoli.it, sito: www.viottoli.it

12. LETTURE. FRANCO CAMBI: LE PEDAGOGIE DEL NOVECENTO
Franco Cambi, Le pedagogie del Novecento, Laterza, Roma-Bari 2005, pp. X +
228, euro 18. Nella benemerita collana laterziana dei "Manuali di base"
un'ampia ed agile ricognizione del panorama della riflessione e delle
pratiche pedagogiche novecentesche scritta da uno degli studiosi piu' noti
ed apprezzati, docente di filosofia dell''educazione e  di storia della
pedagogia all'Universita' di Firenze.

13. LETTURE. JOHN ESMOND FOX: SPAGHETTI E FILO SPINATO
John Esmond Fox, Spaghetti e filo spinato, Edizioni Qualevita, Torre dei
Nolfi (Aq) 2002 (seconda edizione riveduta), pp. 208, euro 10. La
testimonianza del sergente britannico John Esmond Fox, prigioniero di guerra
in Italia, in uno dei sempre appassionanti volumi della utilissima collana
di memorialistica "E si divisero il pane che non c'era", curata dagli
studenti, gli insegnanti e il preside del Liceo scientifico statale "E.
Fermi" di Sulmona; collana che propone libri di intensa e rigorosa
testimonianza "sulla seconda guerra mondiale e su quel singolare fenomeno di
spontanea solidarieta' delle popolazioni peligne, e italiane in genere, nei
confronti di migliaia di prigionieri alleati fuggiti, dopo l'armistizio, dai
campi di concentramento e pervicacemente cacciati dalle truppe d'occupazione
tedesche". Per richieste: Edizioni Qualevita, via Michelangelo 2, 67030
Torre dei Nolfi (Aq), tel. 3495843946, o anche 0864460006, o ancora
086446448; e-mail: sudest at iol.it o anche qualevita3 at tele2.it; sito:
www.peacelink.it/users/qualevita

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 922 del 7 maggio 2005

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