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La nonviolenza e' in cammino. 652



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 652 del 24 agosto 2003

Sommario di questo numero:
1. Sandro Penna: felice chi e' diverso
2. Maria G. Di Rienzo: parlare in pubblico
3. Mariagrazia Bonollo: un vademecum per smontare i falsi miti sulla guerra
4. Una scuola di studi femministi a Roma
5. La newsletter "Franz Jaegerstaetter Italia"
6. Giovanni Mandorino: incubi
7. Stefano Lucarelli: Joan Robinson, l'eredita' keynesiana e un'altra Europa
possibile
8. Riviste: "Il foglio"
9. Riviste: "Libertaria"
10. Riletture: Madame de Stael, Corinna o l'Italia
11. Riletture: Lorenzo Milani, Alla mamma. Lettere 1943-1967
12. Riletture: Cesare Cases, Il testimone secondario
13. Gli idilli di Margutte: dallo statuto dell'associazione "Mani sporche"
14. La "Carta" del Movimento Nonviolento
15. Per saperne di piu'

1. POESIA E VERITA': SANDRO PENNA: FELICE CHI E' DIVERSO
[Da Sandro Penna, Tutte le poesie, Garzanti, Milano 1984, p. 171. Sandro
Penna (1906-1977) e' autore di poesie cosi' luminose, terse, tenere,
straziate e appassionate, da stare alla pari dei lirici greci]

Felice chi e' diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi e' diverso
essendo egli comune.

2. FORMAZIONE. MARIA G. DI RIENZO: PARLARE IN PUBBLICO
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59@libero.it) per
questo testo. Maria G. Di Rienzo e' una delle principali collaboratrici di
questo foglio; prestigiosa intellettuale femminista, saggista, giornalista,
regista teatrale e commediografa, formatrice, ha svolto rilevanti ricerche
storiche sulle donne italiane per conto del Dipartimento di Storia Economica
dell'Universita' di Sidney (Australia); e' impegnata nel movimento delle
donne, nella Rete di Lilliput, in esperienze di solidarieta' e in difesa dei
diritti umani, per la pace e la nonviolenza]
E cosi' e' arrivato il momento in cui tocca a voi: dovete spiegare le
ragioni della vostra campagna, gli scopi del vostro gruppo o dell'azione
diretta nonviolenta che avete pianificato, eccetera.
Preoccupati/e? Non ne avete motivo.
Voi sapete benissimo che cosa fa un cattivo oratore o un buon oratore:
pensate ai buoni oratori che avete gia' ascoltato. Usualmente, a farli
"buoni" ci sono tre cose: la chiarezza della voce e dell'esposizione,
l'essere piacevoli, interessanti, informati, e il dimostrare di essere
confidenti e a proprio agio. Le prime due abilita' non sono difficili da
apprendere, la terza cresce con l'esperienza. Adesso vediamo come potete
esercitarvi.
*
1) Datevi potere
- Convincetevi che avete il pieno diritto di prendere parola: le questioni
di cui parlerete sono quelle di cui vi siete occupati e preoccupati, in cui
avete messo il vostro impegno. Se credete a quello che dite, e di essere
legittimato/a  a dirlo, gli ascoltatori lo percepiranno immediatamente, al
di la' di quali siano le vostre specifiche parole.
- Non sentitevi inadeguati perche' il discorso non vi sembra "scientifico"
(o manca del corollario di tabelle e lucidi e sondaggi e pareri di esperti),
fate invece del vostro meglio per parlare alle persone su un piano
orizzontale: siete uno/a come loro, che dice in modo chiaro cio' che pensa,
sente e spera.
- Non preoccupatevi del non aver esperienza: anzi, dite subito che e' la
prima volta in cui parlate in pubblico, e che siete emozionati e felici di
vedere tante persone disposte ad ascoltarvi. Queste ultime proveranno
simpatia per voi e sosterranno il vostro sforzo: il fatto che vi stiate
impegnando nel compiere qualcosa di difficile per voi e' un esempio positivo
per loro, e potra' in seguito spingerli ad osare altrettanto.
*
2) Come parlare
- La qualita' piu' importante, lo ripeto, e' la chiarezza, intesa sia come
metodo di esposizione sia come capacita' di farsi sentire fino in fondo alla
stanza. Se avete un microfono tanto meglio, ma se non lo avete dovete
parlare a voce alta e chiara, di modo che tutti possano ascoltarvi. Se il
vostro tono di voce e' usualmente quieto e basso, chiedete alle persone se
riescono a sentirvi e magari proponete un accordo: "Io non riesco ad alzare
piu' di tanto la voce: faro' del mio meglio, e chiedo a voi di aiutarmi
facendo silenzio".
- Quando parlate tenete la testa alta, guardate il pubblico. Parlate "con"
le persone e non "a" esse.
- Controllate il nervosismo, di modo che non risulti in strani messaggi
corporei (battere il piede, giocherellare con qualcosa che avete in tasca,
ecc.) e se avete bisogno di qualche secondo per riflettere, prima di dire la
prossima frase, prendetevelo senza timore.
*
3) Pianificare il discorso
- Controllate in anticipo quanto tempo avete e fate attenzione nel non
stipare troppe cose nel tempo che avete a disposizione.
- Organizzate il discorso in sezioni distinte che guidino chi vi ascolta
attraverso le vostre argomentazioni: il problema e le sue cause; l'impatto
del problema; le soluzioni che voi, il vostro gruppo, la coalizione che
sostiene la campagna, avete ipotizzato. A questo punto smettete di parlare
ed invitate il dialogo.
- Ricordate che non potrete, pur con tutta la vostra buona volonta', essere
"esaustivi" qualunque sia l'argomento di cui parlate: e' meglio essere
precisi su pochi punti chiave che sommergere gli ascoltatori con una marea
di distinguo e di sottolineature che li confonderebbero o annoierebbero.
- E' una buona idea aver sottomano delle note scritte che vi indirizzino
mentre parlate, di modo da non farvi perdere il filo del discorso (anche i
conferenzieri piu' esperti lo fanno). Scrivetele, ma badate di non dipendere
totalmente da esse, ovvero di non scrivere l'intero discorso: e' sufficiente
se la loro lunghezza sta sul retro di una normale busta per lettera.
*
4) Contenuti
- Sappiate adattare il vostro discorso al pubblico, usando linguaggio ed
argomenti che siano appropriati per i loro interessi, le loro esperienze di
vita e la loro eta'.
- Cercate di capire quale messaggio potrebbe essere piu' motivante per quel
particolare pubblico. Alcuni gruppi potrebbero essere preoccupati
dell'impatto della questione sul cosiddetto "Terzo Mondo" (volontari del
commercio equo, organizzazioni che lavorano con i migranti, ecc.), altri
potrebbero essere invece piu' preoccupati dell'effetto della questione sulle
loro vite; alcuni possono essere piu' convinti da argomentazioni etiche,
altri da argomentazioni economiche, ecc.
- Parlate dal cuore. Dite che cosa vi rende arrabbiati, tristi, che cosa ha
motivato la vostra scelta di attivismo. Narrate le vostre esperienze
personali: vedete, questo e' l'argomento in cui siete davvero degli esperti,
ed e' l'emozione che muove ed ispira le altre persone, esattamente come ha
mosso ed ispirato voi.
- Fate riferimento a notizie recenti, a cio' che avete letto sui giornali o
visto in tv che vi ha fatto arrabbiare, vi ha sconvolto, ecc.
*
5) Preparare la stanza
- Cercate di arrivare un po' prima dell'ora stabilita per l'inizio. Portate
con voi volantini o altri materiali e lasciateli a disposizione su un
tavolino all'ingresso, oppure posizionateli sulle sedie vuote.
- Se vi saranno molte persone, disponete le sedie a ferro di cavallo; se
siete in pochi, disponetele in cerchio. Nel caso in cui la stanza non
permetta questo arrangiamento, e' facile che le prime file vengano lasciate
vuote o semi-vuote (raramente le persone si mettono in prima fila): se
questo accade, cominciate il vostro discorso chiedendo alle persone di
venire piu' vicine a voi.
*
6) Domande e dialogo
- E' meglio evitare le domande che interrompono il vostro discorso, chiedete
quindi alle persone di avere la pazienza di porle quando avrete terminato.
- Il passaggio finale del vostro discorso, come abbiamo visto, ha aperto la
fase della discussione. Non siate prolissi nelle vostre risposte, ed
incoraggiate piuttosto i vostri interlocutori ad esprimere il loro punto di
vista.
- Se nasce un dialogo fra il pubblico non interrompetelo, a meno che non si
tratti un batti e ribatti fra due persone che impedisce alle altre di
intervenire.
*
7) I rompiscatole
- I veri rompiscatole sono fortunatamente rari, ma esistono e quindi
prendiamo in considerazione la loro possibile presenza. Usualmente sono
persone autocentrate che amano molto il suono della propria voce e alcune di
esse sono persone con problemi psicologici. Chiunque possieda questo tipo di
personalita' tentera' quasi subito di interrompervi: siate fermi nel
chiedere loro di attendere la fase della discussione.
- Se durante la fase della discussione costoro continuano a parlare
all'infinito, impedendo agli altri di intervenire, togliete loro la parola
in modo gentile: dite che tutti i presenti hanno il diritto di avere un po'
di spazio, e che se lo desiderano sarete felici di discutere
approfonditamente con loro piu' tardi.
- Nel rarissimo caso in cui non riusciate a controllare un rompiscatole
sospendete il discorso e interpellate il pubblico, dicendo che non potete
continuare a parlare essendo continuamente interrotti e chiedendo loro se
vogliono ascoltare cio' che avete ancora da dire. A questo punto saranno i
presenti ad intervenire con il rompiscatole perche' vi lasci parlare.
*
8) Errori da evitare
- Il peggiore che potete fare e' essere confusi: un discorso in cui vi
mangiate le parole, un argomentare disorganizzato o che salta troppo
velocemente alle conclusioni.
- Evitate le sigle, gli acronimi, il gergo tecnico o quello in uso nel
vostro gruppo.
*
9) Muovere le coscienze
- Lo scopo del vostro discorso e' indurre movimento: toccare i cuori delle
persone ed entrare in contatto con le loro emozioni, di modo che esse si
muovano in avanti, assumendo su se stesse responsabilita' personale rispetto
all'istanza. Il punto di partenza per questo dovete essere voi: la vostra
storia, le cose che avete visto, i posti in cui siete stati, le azioni a cui
avete partecipato, i ricordi della vostra infanzia, la vostra esperienza
come genitori se lo siete, ecc.
- Spesso, di fronte ad un problema che appare grave ed urgente, gli
attivisti si chiedono sconsolati "Ma perche' la gente non protesta?". Badate
a che questo lamento non entri nel vostro discorso, in primo luogo perche'
il senso di colpa non e' un motivatore di entusiasmo, in secondo luogo
dovete rendervi conto che anche voi, prima di dedicarvi all'attivismo, non
protestavate. Per farlo avete dovuto abbattere due potenti ostacoli sul
vostro cammino: la negazione che il vostro personale apporto potesse
comportare una differenza (e' un problema troppo grande, non ci si puo' fare
nulla, le cose sono sempre andate cosi', ci sono gli esperti che se ne
occupano...) e lo "scaricabarile" della responsabilita', ove ciascuno si
aspetta che sia qualcun altro a dover agire: le persone aspettano di essere
dirette dai leader, i governi aspettano che siano i cittadini a domandare
d'agire, e cosi' via.
- Rispetto alla richiesta di coinvolgimento delle persone nel vostro
progetto, potete procedere illustrando i seguenti motivi (ovviamente quelli
che si adattano all'istanza di cui vi occupate e al pubblico con cui state
dialogando): la situazione comporta un crimine (la distruzione
dell'ambiente, la violazione di diritti umani, ingiustizia sociale, ecc.) e
noi, sapendo che il crimine viene commesso, siamo moralmente corresponsabili
se non ci opponiamo ad esso (anche qui, vi sono numerose modalita' con cui
possiamo esprimere la nostra opposizione, e voi dovete essere in grado di
offrirle all'interno della proposta che fate); la situazione mette in
pericolo le generazioni future, di cui noi stiamo spendendo l'eredita'
distruggendo il pianeta: dite che non volete che i vostri figli, un giorno,
vi chiedano "Com'e' potuto accadere questo, come avete potuto permettere che
accadesse?"; la situazione e' palesemente (a livello economico, sociale,
ecc.) assurda, ovvero si riconosce il problema ma ci si rifiuta di
modificarne le radici: spiegate come questo e' invece possibile, a partire
dall'impegno personale di ciascuno.
*
10) Valutazione
- Com'e' andata? Non basatevi solo sul vostro giudizio personale, per
saperlo, soprattutto perche' era la prima volta e potreste avere la
tentazione di essere spietatamente autocritici. Chiedete piuttosto ai vostri
amici ed amiche presenti le loro impressioni, ed usatele per migliorare le
vostre capacita'.

3. INIZIATIVE. MARIAGRAZIA BONOLLO: UN VADEMECUM PER SMONTARE I FALSI MITI
SULLA GUERRA
[Da Mariagrazia Bonollo, infaticabile animatrice dell'ufficio stampa del
movimento nonviolento dei "Beati i costruttori di pace" (per contatti:
salbega@tiscali.it) riceviamo e diffondiamo]
Come smontare i falsi miti sulla guerra: Beati i costruttori di pace si
appresta a predisporre un vademecum per diffondere una cultura di pace,
frutto del seminario "Per un futuro senza armi".
Le armi servono per difendersi? Difficile sostenerlo, se si pensa a quanto
accaduto l'11 settembre: lo stato piu' armato del pianeta non ha potuto, con
le sue innumerevoli armi, fare niente per evitare l'attacco alle Twin
Towers.
Le armi sono un deterrente verso i paesi malintenzionati? Tutto da
dimostrare anche questo, visto che la storia ci insegna che durante la
guerra fredda in numerose occasioni si e' evitato per un pelo che per errore
si scatenasse la guerra nucleare. Senza contare che fra gli anni '50 e '80
sono morte nel mondo piu' di 25 milioni di persone per guerre: armi
deterrente verso chi, visto che quelle nucleari non sono servite per evitare
questa ecatombe nel sud del mondo?
Quelli sopra descritti sono due dei tanti esempi di come e' possibile
demolire i luoghi comuni sulla guerra, un impegno che si e' assunta
l'associazione "Beati i costruttori di pace", intenzionata a lanciare una
campagna culturale contro la produzione di armi tout court.
Con l'aiuto di esperti come il ricercatore Achille Lodovisi, che da piu' di
venti anni studia il mercato internazionale delle armi e l'industria
bellica, l'associazione padovana si accinge a redigere un vademecum che
sconfessi i falsi miti sulla guerra. Ne sono stati individuati almeno una
ventina e per ognuno si sono cercati dati, esempi, considerazioni che li
possano smentire. Si va dall'affermazione che solo le armi possono risolvere
i conflitti, al fatto che la guerra c'e' sempre stata e sempre ci sara', dal
mito che la guerra porti sviluppo e innovazioni scientifiche a quello che la
violenza e' insita nell'uomo, dalla dichiarazione che la guerra porta
democrazia all'asserzione che uno stato non puo' esistere senza un esercito
armato.
Per avviare il percorso che portera' alla campagna contro le armi, presso la
sede dei "Beati i costruttori di pace" a Padova si e' tenuto nei giorni
scorsi il seminario "Per un futuro senza armi", da quale sono partiti spunti
e riflessioni stimolanti non solo per il vademecum ma anche per individuare
strumenti pratici per favorire il processo di diffusione della cultura di
pace. Strumenti identificati nel fare pressione sui media tradizionali, nel
costruire nuovi media dal basso, nel portare testimonianze dirette, nel dare
risalto alla dimensione umana della comunicazione, nell'organizzare eventi
mirati, nel lavoro di educazione alla pace nelle scuole di ogni ordine e
grado, nel privilegiare il lavoro in ambito locale, nell'aprirsi verso
l'esterno dialogando con chi non conosce il mondo pacifista.
Il senatore Tino Bedin ha presentato le decisioni gia' assunte dall'Unione
Europea riguardo alla formazione di un esercito comune, mettendo in evidenza
i rischi di mancanza di controllo democratico per le decisioni in tema di
sicurezza. Bedin ha proposto di attivare tutti i consigli comunali perche' i
cittadini conoscano i contenuti del trattato costituzionale e chiedano un
impegno piu' esplicito per la pace.
"Dobbiamo ripensare il tasso di democrazia della nostra societa', capire a
quali aberrazioni si e' giunti e riappropriarci delle decisioni
fondamentali, il sindacato non puo' occuparsi solo del lavoro, ma deve farsi
carico di una visione piu' ampia" ha sostenuto invece Gianfranco Benzi del
dipartimento internazionale della  Cgil, che ha fatto autocritica anche
sull'appoggio dato anche dal suo sindacato alla guerra nei Balcani del 1999.
Lidia Menapace,  partigiana e rappresentante della Convenzione permanente
delle donne contro la guerra, ha portato infine il suo coinvolgente
contributo sulla costruzione di una cultura della pace che cominci
innanzitutto col disinquinare il proprio linguaggio da tutto il simbolico
militare e col mettere in discussione i criteri di memorabilita'. "La
violenza si e' cosi' radicata all'interno delle istituzioni statali
europee - ha affermato - cambiando nome e spacciandosi per forza, armata o
di polizia, ma rimanendo in realta' pur sempre violenza. Di tutte queste
radici violente l'Europa in via di costruzione puo' e deve liberarsene,
anche perche' non manca d'altra parte una significativa tradizione
nonviolenta". Una tradizione che la Menapace ha ricordato con numerosi
episodi di azione e resistenza nonviolenta, che hanno caratterizzato in
particolare le lotte del movimento operaio e del movimento femminista.
Episodi spesso dimenticati, taciuti dai libri di storia, ma che
rappresentano una memoria storica da non perdere e da recuperare proprio in
questo fondamentale momento di scrittura della costituzione europea.
Per contattare l'associazione nonviolenta "Beati i costruttori di pace": via
Antonio da Tempo 2, 35131 Padova, tel. 0498070522, fax: 0498070699, e-mail:
beati@libero.it, sito: www.beati.org

4. INIZIATIVE. UNA SCUOLA DI STUDI FEMMINISTI A ROMA
[Dall'utilissimo sito de "Il paese delle donne" (per contatti:
www.womenews.net) riprendiamo questo comunicato]
Apre a Roma una scuola di studi femministi per far vivere il sapere
accumulato nel mondo da quelle donne che si autodefiniscono femministe. I
corsi si terranno, in tre cicli, da novembre 2003 a marzo 2004. Iscrizioni a
settembre.
Una scuola per dialogare anche con chi, per eta', sesso o percorso di vita,
non ha partecipato all'ondata nascente di questo movimento politico
transnazionale.
Una scuola dunque per segnalare l'andamento nomade e trasformativo del
conoscere e del conoscersi, fuori dagli schemi ordinativi dei centri di
potere. Un luogo dove il "modo" dello studio possa consentire l'ascolto e il
confronto delle esperienze e delle culture che compongono la nostra
complessa contemporaneita'.
Il progetto e' curato e organizzato dalla cooperativa "Generi e generazioni-
Centro di cultura contemporanea". Collaborazioni scientifiche: professoressa
Francesca Brezzi, delegata del rettore dell'Universita' di Roma Tre alle
pari opportunita'.
*
I primi corsi si svolgeranno a Roma presso la Casa internazionale delle
donne da novembre 2003 a marzo 2004 e si articoleranno in tre sezioni:
- novembre 2003: "Nel territorio del diavolo. Quattro incontri sulla
scrittura e la narrazione", docente: Maria Rosa Cutrufelli;
- gennaio-febbraio 2004: "Sotto gli occhi dell'Occidente. Sei incontri sui
post-colonial studies", docente: Ambra Pirri;
- Marzo 2004: "Donne del Nord - donne del Sud. Cinque incontri su
cooperazione e politiche di genere al tempo della globalizzazione", docente:
Bianca Pomeranzi.
*
Costi: primo corso:100 euro; secondo corso: 150 euro; terzo corso: 125 euro.
Iscrizione a tutti e tre i corsi: 300 euro. Iscrizioni presso: Cooperativa
generi e generazioni - Casa internazionale delle donne, a partire da
settembre 2003, tel. 0668193001. Verranno ammessi/e non piu' di 20
iscritti/e a corso, selezionati/e in base alla data d'iscrizione.

5. MATERIALI. LA NEWSLETTER "FRANZ JAEGERSTAETTER ITALIA"
[Riportiamo i testi apparsi nel n. 4 del settembre 2003 (ma gia' diffuso)
della newsletter "Franz Jaegerstaetter Italia"; per contatti: Giampiero
Girardi, via alla val 19, 38050 Povo (Tn), e-mail: franzitalia@infinito.it
Giampiero Girardi e' animatore di "Franz Jaegerstaetter Italia" e curatore
dell'edizione italiana del libro di Erna Putz su Jaegerstaetter, autore e
curatore di ricerche e pubblicazioni per una cultura della pace, attivo
nella promozione della nonviolenza.
Franz Jaegerstaetter, contadino cattolico, condannato a morte ed ucciso il 9
agosto 1943 per essersi rifiutato di prestare servizio militare
nell'esercito nazista. Opere su Franz Jaegerstaetter: Gordon Zahn, Il
testimone solitario. Vita e morte di Franz Jaegerstaetter, Gribaudi, Torino
1968, poi: Franz Jaegerstaetter, il testimone solitario, Editoria
Universitaria, Venezia 2002; Erna Putz, Franz Jaegerstaetter. Un contadino
contro Hitler, Berti Piacenza, 2000; segnaliamo anche l'articolo di Enrico
Peyretti riprodotto sul n. 637 di questo notiziario, articolo che segnalava
anche i seguenti materiali: Alfons Riedl, Josef Schwabeneder (Hg), Franz
Jaegerstaetter - Christlicher Glaube und politisches Gewissen [Fede
cristiana e coscienza politica], Verlag Taur, 1997; videocassetta Franz
Jaegerstaetter: un contadino contro Hitler, (27 minuti, in vhs) prodotta
dall'Associazione Franz Jaegerstaetter, via Endrici 27, 38100 Trento (tel.
0461233777, oppure 810441); il capitolo Un nemico dello Stato (pp. 76-86),
in Thomas Merton, Fede e violenza, prefazione di Ernesto Balducci,
Morcelliana, Brescia 1965; una nota di Paolo Giuntella in "Adista", n. 11,
13 febbraio 1993, pp. 9-10.
Josef Mayr-Nusser, nato nel 1910, impegnato nell'Azione Cattolica, "nel
1944, benche' sudtirolese con cittadinanza italiana, viene illegalmente
richiamato nelle SS e mandato, insieme ad altri ottanta sudtirolesi, a
Konitz, nella Prussia occidentale. Josef rifiuta il giuramento a Hitler.
Viene sottoposto a carcerazione preventiva a Danzica e di qui destinato al
campo di concentramento di Dachau. Josef non ci arrivera' mai: il 24
febbraio del 1945 viene trovato morto su un carro bestiame fermo alla
stazione di Erlangen" (Comina). Opere su Josef Mayr-Nusser: Francesco
Comina, Non giuro a Hitler. La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, San
Paolo, Cinisello Balsamo (Mi) 2000; Reinhold Iblacker, Non giuro a questo
Fuehrer, Sono, Bolzano 1990.
La Rosa Bianca: tra il 1942 ed il 1943 un gruppo di studenti ed un
professore di Monaco realizzarono e diffusero una serie di sei volantini
clandestini antinazisti. I primi quattro volantini si aprivano col titolo
"Fogli volanti della Rosa bianca" ed erano diffusi in poche centinaia di
copie; gli ultimi due intitolati "Fogli volanti del movimento di Resistenza
in Germania" ciclostilati in qualche migliaia di copie. Scoperti, furono
condannati a morte e decapitati gli studenti Hans Scholl, Sophie Scholl,
Christoph Probst, Willi Graf, Alexander Schmorell ed il professor Kurt
Huber. Opere sulla Rosa Bianca: Inge Scholl, La Rosa Bianca, La Nuova
Italia, Firenze, 1966, rist. 1978 (scritto dalla sorella di Hans e Sophie
Scholl, il volume - la cui traduzione italiana e' parziale - contiene anche
i testi dei volantini diffusi clandestinamente dalla Rosa Bianca); Klaus
Vielhaber, Hubert Hanisch, Anneliese Knoop-Graf (a cura di), Violenza e
coscienza. Willi Graf e la Rosa Bianca, La nuova Europa, Firenze 1978; Paolo
Ghezzi, La Rosa Bianca. Un gruppo di resistenza al nazismo in nome della
liberta', Paoline, Cinisello Balsamo (Mi) 1993; Romano Guardini, La Rosa
Bianca, Morcelliana, Brescia 1994; Paolo Ghezzi, Sophie Scholl e la Rosa
Bianca, Morcelliana, Brescia 2003]
Il viaggio della memoria e le celebrazioni del 9 agosto a St. Radegund
Dal 7 al 10 agosto scorsi ha avuto luogo il preannunciato "Viaggio della
memoria", sulle orme dei martiri della resistenza al nazismo Josef
Mayr-Nusser, la Rosa Bianca, Franz Jaegerstaetter.
Vi hanno preso parte 33 persone, provenienti da Trentino-Alto Adige,
Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Lazio.
Prima tappa, Stella di Renon, sopra Bolzano. Nel verde del parco della
Familien hause, visitiamo la tomba di Josef Mayr-Nusser. Francesco Comina ci
illustra la sua resistenza profonda, morale, religiosa, politica e il suo
martirio.
Seconda tappa, Muenchen in Baviera. Nell'elegante cortile della
Ludwig-Maximilian-Universitaet furono arrestati gli eroi della Rosa bianca.
Qui incontriamo Franz Josef Mueller, 79 anni, presidente della Fondazione
Rosa Bianca. Visitiamo il piccolo museo che ricorda il gruppo di resistenti
al nazismo.
Terza tappa, St. Radegund, presso Salisburgo. Grande partecipazione per il
LX anniversario della morte di Franz Jaegerstaetter: circa 300 persone
prendono parte alle varie manifestazioni programmate per il 9 agosto. Una
cinquantina dall'Italia: il gruppo del Viaggio della memoria, un gruppo di
Pax Christi di Bologna e alcuni "indipendenti". Presente anche monsignor
Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Biella, gia' presidente di Pax Christi.
La celebrazione conclusiva viene presieduta dal cardinal Christoph
Schoenborn, primate d'Austria e vescovo di Vienna.
Particolarmente festeggiata la moglie di Franz, Franziska.
Tra gli interventi iniziali della giornata anche quello di Giampiero
Girardi, accanto a quelli di Bruce Kent (Pax Christi Londra), Josef Kunz
(Muenchen, ex combattente) e del presidente della regione Josef Puehringer.
Di seguito si riporta il testo l'intervento di Giampiero Girardi.
*
LX anniversario della morte di Franz Jaegerstaetter, St. Radegund, 9 agosto
2003.
Intervento di apertura di Giampiero Girardi: Una testimonianza che vale
anche oggi, sessanta anni dopo.
Con grande piacere porto un saluto a nome degli amici italiani di Franz a
tutti voi, in particolare a Franziska, coraggiosa e convinta moglie
dell'eroe, e a Erna, infaticabile e instancabile biografa e storica di
questa esperienza.
Quella di oggi e' una ricorrenza significativa, che segna un nuovo punto
fermo nella memoria e nel ricordo di quanto accaduto qui esattamente 60 anni
fa. Siamo venuti per ricordare ma anche per continuare ad imparare,
lasciandoci contaminare dalla freschezza, dal coraggio, dall'umanita', dalla
fede di Franz.
Perche' siamo venuti qui da tanto lontano? Cosa ci attira e ci colpisce
nella vicenda di Franz e - bisogna dirlo - di Franziska?
Siamo colpiti dal fatto che Franz era "uno di noi", una persona normale, un
uomo qualunque: non un esperto, ne' un politico, ne' un consacrato. Non
aveva titoli speciali, era un semplice contadino, padre di famiglia. Eppure
e' stato capace di opporsi al sistema nazionalsocialista, dittatura feroce,
onnipresente, tentacolare nel mantenere il controllo di tutti gli aspetti
della vita sociale. Non ha compiuto gesti eclatanti, non ha fatto l'eroe,
non ha richiamato l'attenzione su di se'. La sua semplicita' ce lo fa
sentire vicino e ne rafforza la testimonianza.
Franz era una persona ricca di una straordinaria umanita', che lo rendeva
attento al bene dei suoi simili, ma anche capace di riflessione, di
meditazione, di personale valutazione. Nei suoi scritti traspare in modo
evidente che la motivazione che lo spinge non e' autoreferenziale: non
obietta al nazismo per "purezza personale", per starne fuori, per supremo
egoismo. Al contrario, cio' che lo muove e' un grande amore verso la vita
delle persone, che vede calpestata e ridotta senza valore. Si chiede come
sia possibile convertire i russi dal comunismo al cristianesimo uccidendo,
derubando, massacrando. Neanche il carcere riesce a sopprimere la sua
sensibilita': offre ai compagni di cella parte della modesta razione di
pane, osservare il fiore che riesce a crescere sul muro di cinta. La deriva
ideologica della dittatura non fa presa su di lui: davanti a Franz ci sono
sempre e solo delle persone, non delle uniformi, dei nemici, dei simboli.
Franz era un uomo innamorato, che amava la sua donna, tanto da "cambiare
vita" per lei. Vuole un gran bene alle sue figlie, che segue e sostiene
anche quando e' in carcere. L'appoggio e la condivisione della moglie
(spirituale e relazionale, piu' che verbale) sono essenziali per resistere
alle tensioni tremende cui e' sottoposto. La capacita' di comprensione, di
condivisione, di accoglienza di Franziska corrisponde in modo degnissimo al
grande amore del marito verso di lei.
Franz da' prova di una fede profonda, matura, adulta. Non e' mai bigotto o
conformista (pur essendo inserito a pieno nel modo di vivere la fede del suo
tempo). Legge la Parola di Dio, la studia e la commenta. Si confronta e
discute (per quanto e' possibile in quegli anni terribili). Vive fino in
fondo la radicalita' richiesta dal Vangelo, che legge e mette in pratica
senza sotterfugi e giri di parole.
Oggi ci resta un grande insegnamento, che e' l'affermazione vissuta (e
pagata) del primato della coscienza. Da questa vicenda emerge in tutta la
sua portata la dimensione della coscienza come fattore di guida del
comportamento della persona. Pur privo di riferimenti filosofici ne' dotato
di studi superiori, Franz anticipa la stagione del personalismo e la stesso
messaggio del Concilio vaticano II, ponendo al punto piu' alto cio' che
ritiene giusto in coscienza. Lo fa con purezza di cuore, con infinita
liberta', con totale fiducia: sicuro della sua coscienza.
In un tempo - quello di oggi - dominato nel Nord del mondo da tendenze
all'omologazione, alla spersonalizzazione, all'insignificanza del valore
della persona e, nel Sud del mondo, dal mai sopito tentativo di oppressione,
depauperamento, violenza diretta su interi popoli, la testimonianza di Franz
Jaegerstaetter aiuta ognuno di noi a sentirsi responsabile e a cercare il
proprio spazio di impegno.
*
Materiale disponibile
Cassetta vhs: Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler. Vita e morte
di un uomo che ha agito secondo coscienza, durata 27 minuti, costo 15 euro.
Richiedere a: Caritas diocesana, via Endrici 27, 38100 Trento, tel.
0461261166; fax 0461266176; e- mail: caritas@arcidiocesi.trento.it.
Volumi:
- Franz Jaegerstaetter, un contadino contro Hitler, di Erna Putz, edizione
italiana a cura di Giampiero Girardi, Berti, Piacenza 2000, 252 pagine, 13
euro. Rintracciabile in libreria (a Trento: Ancora, via S. Croce 35) oppure
presso l'Editrice Berti, via Legnano 1, 29100 Piacenza, tel. 0523321322;
fax: 0523335866; e-mail: libreriaberti@diocesipiacenza-bobbio.org
- Franz Jaegerstaetter, il testimone solitario, di Gordon Zahn, Editoria
universitaria, Venezia 2002, 200 pagine. Rintracciabile presso l'editore
Albert Gardin, c. p. 570, 30100 Venezia, tel. 0415246242, sito:
www.editoriauniversitaria.com, e-mail: euvenezia@libero.it.
- Non giuro a Hitler. La testimonianza di Josef Mayr-Nusser, di Francesco
Comina, prefazione di Albert Mayr, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, 116
pagine.
- Sophie Scholl e la Rosa Bianca, di Paolo Ghezzi, Morcelliana, Brescia
2003, 230 pagine.
- La Rosa Bianca: un gruppo di resistenza al nazismo in nome della liberta',
di Paolo Ghezzi, Paoline, Cinisello Balsamo 1993, 307 pagine.
*
Chi desidera ricevere questa newsletter (o segnalare indirizzi di persone
interessate) la richieda a: franzitalia@infinito.it

6. RIFLESSIONE. GIOVANNI MANDORINO: INCUBI
[Ringraziamo Giovanni Mandorino (per contatti: gmandorino@interfree.it) per
questo intervento. Giovanni Mandorino e' una delle piu' rigorose e attive
persone impegnate per la nonviolenza, partecipa all'esperienza del Centro
Gandhi di Pisa e cura il sito della rivista "Quaderni satyagraha"
(pdpace.interfree.it)]
In questa torrida estate e` gia` difficile addormentarsi, se poi vengono a
trovarti gli incubi...
La notte scorsa, mi e` venuto a trovare questo.
Vivevo in un mondo in cui la pioggia aveva smesso di cadere (e quando cadeva
erano alluvioni), le foreste bruciavano dappertutto, la temperatura era tale
da provocare ecatombi di anziani, mentre un gran numero di bambini morivano
(come da sempre del resto) per la fame, c'era chi, incurante del ridicolo,
reclamava il diritto d'autore su parole da sempre di uso comune (Fox News
sull'espressione "Fair and Balanced" - equamine ed equilibrato).
Il mare intorno al mio Paese sembrava ormai quasi un pentolone in cui la
temperatura saliva inesorabilmente, e fiumi (da qualcuno adorati) un tempo
possenti erano ridotti a rigagnoli.
Il mio Paese era coinvolto in almeno due guerre di invasione in Paesi
lontani, guerre sulla cui origine indagavano commissioni internazionali ad
altissimo livello per appurare se i leader degli Stati piu` potenti del
mondo avessero "calcato un po' la mano" nel descrivere la pericolosita' del
loro nemico di turno. In una di queste, era stato attaccato anche un ufficio
dell'Onu (organizzazione nata per liberare il mondo e le generazioni future
dal "flagello della guerra").
Mentre il primo ministro attaccava un giorno si' e l'altro pure la
magistratura (e, per non diventare monotono, faceva battute sull'idoneita'
al ruolo di kapo nazista di un deputato europeo tedesco), quattro personaggi
di quarta fila nei rispettivi partiti si riunivano per una settimana in
montagna (al fresco) e riscrivevano la Costituzione nata dalla Resistenza e
da due anni di lavoro di un'assemblea eletta allo scopo. Quella
Costituzione, sia detto per inciso, il cui articolo 11 veniva bellamente
violato (in maniera bipartisan, per carita') almeno da 12 anni a questa
parte.
Nel frattempo, un faccendiere accusava (via via che ne ricordava i nomi)
tutti i personaggi politici di primo piano dell'opposizione di aver
intascato tangenti in occasione di una speculazione sbagliata fatta dal
monopolista della telefonia quando l'attuale opposizione era al governo.
Il tutto di fronte ad una commissione parlamentare riunita allo scopo (della
magistratura, si sa, non c'e' da fidarsi).
Il segretario dell'unico partito vagamente socialdemocratico rimasto su
piazza cercava di riallacciare i rapporti con i partiti sedicenti di
centro-sinistra per paura di perdere qualche poltrona in parlamento.
L'inflazione era ormai fuori controllo ed ogni giorno il mio stipendio
bastava un po' meno, il mio Comune aveva rinunciato a combattere le zanzare
(si mormorava, per mancanza di fondi) ma aveva aumentato l'Ici sulla prima
casa e tagliato asili e servizi sociali.
Ma la notizia piu` importante su tutti i giornali era la riammissione al
campionato di serie B di quattro squadre al prezzo di una.
Devo dire che svegliarmi a quel punto e` stato davvero un sollievo.

7. RIFLESSIONE. STEFANO LUCARELLI: JOAN ROBINSON, L'EREDITA' KEYNESIANA E
UN'ALTRA EUROPA POSSIBILE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 19 agosto.
Stefano Lucarelli e' docente all'Universita' di Ancona.
Joan Robinson, nata nel 1903, scomparsa nel 1983, e' stata una grande
docente di economia a Cambridge, studiosa di straordinario valore e di forte
impegno civile. Tra le molte opere di Joan Robinson: Ideologie e scienza
economica, Sansoni; L'economia a una svolta difficile, Liberta' e
necessita', ambedue presso Einaudi.
John Maynard Keynes, economista inglese (1883-1946), e' figura cosi'
fondamentale nel pensiero economico contemporaneo che non occorre certo
aggiungere qui una nota di presentazione.
Claudio Napoleoni, nato nel 1924 e scomparso nel 1988, illustre economista,
direttore della "Rivista trimestrale" con Franco Rodano, parlamentare della
sinistra indipendente, una delle figure piu' autorevoli della cultura e
dell'impegno civile dell'Italia del Novecento; tra le suo opere segnaliamo
almeno Dizionario di economia politica; Il pensiero economico del Novecento;
L'equilibrio economico generale; Smith, Ricardo, Marx; Valore; Discorso
sull'economia politica; postume sono apparse due importanti raccolte di
scritti: Cercate ancora, Editori Riuniti, Roma 1990; e Dalla scienza
all'utopia, Bollati Boringhieri, Torino 1992.
Federico Caffe' e' stato uno dei piu' illustri economisti italiani del
Novecento, dapprima presso la Banca d'Italia, poi docente universitario a
Messina, a Bologna ed infine e lungamente a Roma. Come studioso e docente ha
lasciato nei suoi interlocutori, colleghi ed allievi un'impronta
straordinaria, divenendo una figura quasi leggendaria sia per la sua
profonda umanita', sia per il suo rigore morale e intellettuale, sia per il
suo intenso ed incessante impegno scientifico, pedagogico e civile. E'
scomparso misteriosamente nell'aprile 1987. Tra le sue numerose opere
scientifiche, didattiche e d'intervento civile segnaliamo almeno: Saggi
sulla moderna "economia del benessere", Torino 1956; Politica economica, due
volumi, Torino 1966 e 1970; Teorie e problemi di politica sociale, Bari
1970; Un'economia in ritardo, Torino 1976; Lezioni di politica economica,
Torino 1978, nuova edizione 1990; In difesa del welfare state, Torino 1986;
La solitudine del riformista, Torino 1990. Opere su Federico Caffe': si veda
in primo luogo la biografia scritta da Ermanno Rea, L'ultima lezione,
Einaudi, Torino 1992. A Caffe' sono stati dedicati vari volumi di saggi,
lezioni, convegni (ad esempio cfr. AA. VV., Federico Caffe'. Realta' e
critica del capitalismo storico, Meridiana Libri e Donzelli, Catanzaro-Roma
1995). Un consistente archivio di materiali miscellanei di e su Federico
Caffe' si trova presso Paolo Lupi (un suo antico allievo che ne mantiene
viva la memoria e la lezione), via della stazione, 01013 Cura di Vetralla
(Vt)]
L'invito di Luigi Cavallaro ("Il manifesto" del 3 agosto 2003) a rileggere
le acute analisi di Joan Robinson ripropone l'annosa questione del
keynesismo, che e' insieme questione teorica e politica.
Oggi la sinistra considera il keynesismo alla stregua di un disegno politico
superato e non piu' proponibile. E' curioso che quel disegno politico da cui
si prendono le distanze sia pero' il frutto di una teoria keynesiana
imbastardita. C'e' un Keynes che non ha mai dominato in nessun Parlamento e
in nessuna Accademia, dal quale gli economisti - consiglieri dei principi -
si allontanano ogni qual volta pretendono di tradurre nel linguaggio
matematico rigoroso e insufficiente concetti quali le aspettative, la
propensione al consumo, l'efficienza del capitale, la propensione alla
liquidita'. Una riforma del sistema previdenziale e del sistema sanitario
fondata su una politica del territorio in senso ampio dovrebbe avvalersi di
un'idea diversa di scienza economica, "una miscela di teoria economica e di
arte del governo"; si perverrebbe allora a nuovi principi guida.
*
Keynes, la questione teorica
Ripartire da Joan Robinson, e quindi da Keynes e da altri classici, e'
fondamentale per una ripresa della teoria keynesiana, ed e' una prerogativa
per la proposta di una nuova politica keynesiana. Mi limito a un punto e
rimando alla lettura del capitolo conclusivo della General Theory: in Keynes
il mutare delle aspettative coinvolge gli stati d'animo e quindi la
convenzione - il senso comune - su cui le istituzioni sociali si basano.
Ora - come non si stanca di sottolineare Emiliano Brancaccio (rifacendosi a
un contributo tanto importante, quanto taciuto di Luigi Pasinetti) - l'idea
che un bilancio pubblico debba essere in pareggio e' solo una convenzione
(neoliberista): perche' l'obiettivo della sostenibilita' esige proprio il
rispetto degli specifici limiti del 3% e del 60%? La sostenibilita'
finanziaria e' assicurata da infinite combinazioni del deficit e del debito.
E' quindi teoricamente possibile fare tesoro delle cattive traduzioni
politiche dei precetti keynesiani, ripartendo proprio da una lettura onesta
di Keynes, di Joan Robinson e di altri classici.
In Italia, la sinistra preferisce altre letture, mentre temo che i movimenti
(tanto coesi di fronte alla pace quanto assenti di fronte alle nuove forme
di sfruttamento perpetuate dai recenti riformisti del lavoro) non trovino il
tempo di leggere e formarsi. Una teoria economica non ha alcun valore se non
viene rapportata alla base materiale che regge le strutture produttive e che
sostiene i gruppi sociali; ma dovrebbero essere gli stessi gruppi sociali,
in assenza di partiti che ne sappiano rappresentare le esigenze, a
ritrovarsi attorno a proposte politiche forti e fondate.
*
Keynes, la questione politica
La crisi politica del keynesismo, secondo l'economista marxista Claudio
Napoleoni, sorse quando le questioni sollevate dal movimento operaio smisero
di essere "espressione di una reale crescita e partecipazione sociale di
classi, ceti e categorie". Negli stessi anni - i terribili anni Ottanta -
Federico Caffe', partendo da un'onesta lettura di Keynes e facendo tesoro
degli insegnamenti dell'"indistruttibile" Joan Robinson per "evitare alla
scienza economica il pericolo della sofisticata sterilita'", scrive
dell'umanesimo del welfare: "La cultura del benessere, nelle condizioni
contemporanee, deve soprattutto farsi carico della faticosa transizione dai
vincoli e dai legami delle politiche nazionali alle esigenze e agli impegni
da adottare sul piano comunitario e su quello mondiale. E' una transizione
che in tanto potra' essere resa piu' agevole, in quanto ogni paese non sia
esclusivamente proiettato verso l'esterno, ma sia consapevole delle
esigenze, a cominciare da quelle occupazionali, che vanno in prima istanza
affrontate sul piano interno. La cultura del benessere non potra' basarsi su
velleitarie anticipazioni di trasformazioni che richiederanno tempo a
organizzarsi, ne' su un sistematico masochismo delle possibilita' interne,
pur in presenza di capacita' produttive inutilizzate di lavoro forzatamente
ozioso e di possibilita' di espansione, frenate soltanto per i timori di
ripercussioni negative sulla bilancia dei pagamenti. E' compito della
cultura del benessere di affiancare ai vincoli di una situazione del genere
anche l'attento esame delle possibilita' realizzabili sul piano interno,
nella consapevolezza che l'esistenza di un ostacolo non giustifica
l'inazione".
Claudio Napoleoni parla ai movimenti, Federico Caffe' ai partiti politici;
mi pare che il luogo adeguato per discutere di un'altra Europa possibile sia
la zona in cui avviene (o dovrebbe avvenire) il rapporto tra partito e
movimento di massa.

8. RIVISTE. "IL FOGLIO"
[Dal bel sito de "Il foglio. mensile di alcuni cristiani torinesi"
(www.ilfoglio.org) riprendiamo questa presentazione]
Il mensile "Il foglio" si definisce "di alcuni cristiani torinesi": alcuni,
perche' certo non pretende di rappresentare tutte le posizioni presenti tra
i cristiani di Torino; non solo cristiani, perche' accoglie volentieri
contributi anche di non credenti o di persone di altre religioni; cristiani,
e non solo cattolici.
"il foglio" e' nato nel febbraio 1971 ed esce senza interruzione da allora,
con dieci numeri all'anno. Nasceva in quell'area detta dei "cattolici del
dissenso" - ma questa definizione non ci e' mai piaciuta, e abbiamo sempre
preferito quella di "cattolici critici" - per sostenere col dibattito nella
chiesa locale lo spirito del Concilio vaticano II.
Fin dall'inizio i nostri interessi e contenuti non riguardano solo la vita
ecclesiale, bensi' la vita civile, nella citta' di Torino, nel nostro paese
e di fronte ai grandi problemi del mondo attuale.
Ci interessa la condizione umana in questo versante della storia, la difesa
e lo sviluppo delle migliori qualita' spirituali, contro ogni degrado e
riduzione della persona a oggetto e funzione.
Vogliamo discutere e smascherare i falsi miti, gli idoli che asserviscono
tanta umanita' e generano ingiustizie e dolori atroci.
Siamo un piccolo gruppo, una dozzina di persone, formato da quelli del 1971
e poi da chi si e' aggiunto a lavorare in sintonia di spirito e impegno. Ci
riuniamo ogni settimana per un paio di ore, da trent'anni, e questo ci
amalgama molto, ci rende amici, anche se ci sono vivaci differenze
personali. Consideriamo i fatti, le idee, decidiamo che cosa scrivere,
leggiamo gli articoli che riceviamo o scritti da qualcuno di noi - e questi
li discutiamo anche ferocemente, a volte li respingiamo -, poi correggiamo
le bozze. Naturalmente lavoriamo gratis. Gli abbonati (piu' di un migliaio)
sono sempre stati su questo livello numerico, non crescono, anche perche'
non facciamo pubblicita' e forse siamo "difficili". Gli abbonamenti pagano
le spese, che sono solo per la tipografia e la spedizione.
Non abbiamo molto ascolto. La chiesa di Torino quasi sempre ci circonda di
silenzio, anche se abbiamo rapporti personali abbastanza buoni con diverse
persone rappresentative. Nella citta' non siamo una voce considerata da chi
"conta", ma persone serie e attente (non facciamo i nomi per non vantarci)
ci leggono ed entrano in dialogo con noi. Riceviamo critiche di
ipercriticismo e di "difficolta'" (ci dispiace, ma facciamo del nostro
meglio: difficili sono le cose che affrontiamo), ma anche, dobbiamo dirlo,
apprezzamenti che ci incoraggiano e ci impegnano.
Politicamente, siamo a sinistra, e nell'insieme copriamo un po' tutte le sue
sfumature. Ma non facciamo ne' abbiamo mai fatto collateralismo a nessun
partito, e discutiamo liberamente scelte e valori di ciascuno.
Pensiamo che la cultura e il dibattito serio siano un servizio politico.
Giustizia sociale interna e mondiale, pace positiva, capacita' di soluzione
nonviolenta dei conflitti, liberazione dei meno liberi, ecologia, sobrieta',
sono i nostri criteri in politica.
Dall'indice tematico (che esce in ogni numero di gennaio) dell'anno 2001 si
ricava che la voce maggiore era, purtroppo, Guerra Nato-Serbia, seguita da
Guerra e pace, dalle recensioni di libri, dalle voci Chiesa e Chiesa
torinese, poi Poesia, Racconti, Riflessioni, Italia, Torino, Memoria
(ricordi di persone scomparse), Lettere.
Gli argomenti Bibbia, Fede, Teologia, Cristianesimo e religioni, Filosofia,
Pace e nonviolenza, Scienza ed etica, Politica, Societa', sono attenzioni
continue negli articoli maggiori come nelle note brevi.
Chi vuole farsi uníidea del nostro lavoro, modesto ma serio, ci chieda il
giornale in saggio, e valuti se gli serve abbonarsi (unico modo per
riceverlo).
"Il foglio" e' il resoconto mensile dell'attivita' culturale e informativa
compiuta e promossa dal gruppo redazionale. Viene inviato a chi lo richiede
e partecipa alle spese di stampa e di spedizione, che sono attualmente di
euro 15,5 annuali per una copia di ogni numero. I redattori e i
collaboratori non sono retribuiti. Il gruppo de "Il foglio" e' composto da:
Gianfranco Accattino, Aldo Bodrato, Eleonora Bonavoglia, Davide Cadeddu,
Fausto Caffarelli, Stefano Casadio, Piero Cravero, Antonello Fama',
Massimiliano Fortuna, Luigi Cesare Maletto, Clementina Mazzucco, Dario
Oitana, Angelo Papuzza, Mauro Pedrazzoli, Enrico Peyretti, Pier Luigi
Quaregna, Antonello Ronca, Delfino M. Rosso. Interventi, contributi, e
commenti sono graditi, e pubblicabili a giudizio della redazione. Gli
scritti vanno contenuti al massimo in due cartelle. Recensioni e
riproduzioni sono autorizzate, citando la fonte.
Una copia euro 1,55; abbonamento annuale euro 15,5 da versare sul c.c.p.
11683109 intestato a: Associazione amici de "il foglio" c/o Bodrato, via
Boston 60, 10137 Torino. Redazione: c/o Coordinamento dei comitati di
quartiere, via Assietta 13/A, 10128 Torino, e-mail:
antonello.ronca@libero.it, sito: www.ilfoglio.org

9. RIVISTE: "LIBERTARIA"
[Dal sito www.libertaria.it riportiamo questa scheda di presentazione della
bella rivista anarchica]
Chi siamo ?
Iniziamo a dire da dove veniamo: "Libertaria" nasce dall'esperienza della
rivista "Volonta'", che per mezzo secolo (dal 1946 al 1996) ha segnato
profondamente l'evoluzione del pensiero anarchico e libertario. Laboratorio
di analisi innovative e di campagne sociali controcorrente, frutto dello
spessore intellettuale, politico e umano dei due fondatori: Giovanna Caleffi
Berneri (vedova di Camillo Berneri, assassinato a Barcellona nel 1937 dagli
stalinisti) e Cesare Zaccaria. I due hanno impresso una tensione nella
ricerca che si e' mantenuta anche negli anni successivi fino alla chiusura.
E' impossibile racchiudere in una breve presentazione la vita di una
pubblicazione durata cinquant'anni. Qui bastera' accennare (tralasciandone
troppi) ad alcuni collaboratori di "Volonta'", specchio della vasta gamma di
temi affrontati da questa rivista. Cosi' si incontrano nomi di scrittori e
artisti (Albert Camus, Ignazio Silone, Guido Ceronetti, Lawrence
Ferlinghetti, Enrico Baj) accanto ad architetti e urbanisti (Lewis Munford,
Carlo Doglio, Giancarlo De Carlo, John Turner), sociologi, filosofi e
matematici (Cornelius Castoriadis, Edgar Morin, Rene' Lourau, Paul K.
Feyerabend, Giulio Giorello, Pietro Toesca, Jean Petitot), insieme a
pedagogisti (Alexander S. Neill, Lamberto Borghi, Marcello Bernardi),
ecologisti (un nome per tutti: Murray Bookchin), pensatori politici e
sociali (Luis Mercier Vega, Aldo Capitini, Noam Chomsky, Thomas Szasz, Colin
Ward, Giorgio Galli). Il tutto contrappuntato da saggi dei maggiori teorici
dell'anarchismo classico e contemporaneo. Insomma, mezzo secolo di idee per
la liberta', l'eguaglianza e la diversita'.
Con "Libertaria" inizia una nuova avventura culturale. "Libertaria" vuole
essere un luogo in cui il pensiero della liberta', dell'eguaglianza e della
valorizzazione delle differenze trovi la possibilita' di manifestare tutta
la sua complessita'. Oggi la cultura libertaria influenza in modo originale
e innovativo quasi tutti i campi del sapere: dall'educazione
all'antropologia, dalla filosofia alla sociologia, dalle arti figurative
alla letteratura, dall'architettura all'urbanistica, dalla fisica
all'epistemologia. Questa cultura si dimostra capace di fornire risposte
convincenti o di formulare nuovi interrogativi per superare l'attuale "crisi
delle ideologie", rappresentazione "ideologica" dell'affermarsi del
neoliberalismo. "Libertaria" si propone di dare visibilita' unitaria a
questo patrimonio di idee e di proposte. Come? Operando su livelli
differenziati: dalle inchieste ai saggi di approfondimento, dalle interviste
alle analisi disincantate, per spingersi "ai confini dell'attuale
riflessione". Gia' i primi numeri danno un'idea delle linee sulle quali si
muove "Libertaria": vi trovano spazio ricerche e analisi sui problemi della
scuola, sull'immigrazione, sui rapporti Nord-Sud del mondo, sulla
pervasivita' del mercato globale, sull'espandersi del "fenomeno guerra",
sulle biotecnologie, sull'omologazione dei consumi e dei modi di vita. Ma
anche (anzi, soprattutto) sui percorsi per riscoprire il piacere
dell'utopia. Il modo migliore per partecipare a questa avventura culturale?
Abbonarsi.

10. RILETTURE. MADAME DE STAEL: CORINNA O L'ITALIA
Madame de Stael, Corinna o l'Italia, Casini, Roma 1961, Casa del Libro dei
Fratelli Melita, 1987, pp. 588. L'acutezza e la vivacita' di Anne Louise
Germaine Necker (Parigi 1766-1817), una intellettuale della cui intera opera
sarebbe da riprendere ex-novo lo studio.

11. RILETTURE. LORENZO MILANI: ALLA MAMMA. LETTERE 1943-1967
Lorenzo Milani, Alla mamma. Lettere 1943-1967, Marietti, Genova 1990, pp.
XVIII + 494, lire 50.000. Le lettere di don Milani alla madre, una lettura
indispensabile.

12. RILETTURE. CESARE CASES: IL TESTIMONE SECONDARIO
Cesare Cases, Il testimone secondario. Saggi e interventi sulla cultura del
Novecento, Einaudi, Torino 1985, pp. XVI + 478, lire 34.000. Una stupenda
raccolta di saggi del grande critico e moralista.

13. GLI IDILLI DI MARGUTTE: DALLO STATUTO DELL'ASSOCIAZIONE "MANI SPORCHE"
1. E' costituito, col patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri
di questa imperial-regia repubblica, il sodalizio denominato Associazione
'"Mani sporche".
2. Ad essa associazione possono aderire tutte le persone di dimostrata
larghezza di vedute in campo morale, civile e penale, di provata attitudine
ai giochi di destrezza, di spiccata propensione ad emergere costi quel che
costi, di serena disponibilita' alla commissione e all'avallo di ogni sorta
di azione giovevole al progresso e alle fortune del sodalizio, dei suoi
associati, e massime del leader suo.
3. Ragione sociale dell'Associazione "Mani sporche" e':
a) redigere ed emanare leggi che depenalizzino i crimini commessi da
aderenti al sodalizio;
b) ottenere in appalto funzioni legislative, agenzie di diporto, traffici di
spezie psicoattive e di strumenti (anche NBC) per la security, milizie
private, commerci con le Indie, encomiendas nelle Americhe, colonie in
Africa ed Asia, concessioni di schiavi, grandi opere (costruzione di nuove
piramidi ed altre meraviglie del mondo), servizi pubblici privatizzati, reti
televisive e tranci di pubblicita';
c) abolire i codici residuo della sovversione illuministica e napoleonica e
sostituirli con la legge dei signori Colt, Lynch, Clint & Bush;
d) confezionare e propalare barzellette aventi ad oggetto la magistratura
cosi' da rendere questa - che e', la sciagurata, una abominevole congrega
sovversiva di scellerati persecutori della piu' nobile figura oltre che piu'
generoso figlio ed illuminato statista e sublime procacciatore d'affari e
provvidenziale riformatore dei costumi e inarrivabile bricoleur della nostra
terra - piu' simpatica al pubblico, come gia' avviene con altri corpi dello
stato;
e) ripristinare il culto dovuto all'imperatore in carica;
f) e per quanto non previsto dal presente articolo valga la volonta' e
l'ingegno del grazioso sovrano del sodalizio.
4. E' compito di ogni aderente al sodalizio partecipare alla cerimonia
quotidiana dei Due Minuti d'Odio (il kit specifico con tutte le facili
istruzioni e l'onomastica gia' calendarizzata con relativi epiteti puo'
essere richiesto alla sede centrale).
5. Inno ufficiale dell'Associazione "Mani sporche" e' La societa' dei
magnaccioni; in particolari ricorrenze sono tuttavia ammessi altri inni,
quali Giovinezza, Padania ueber alles, la sigla di Beautiful, Nessuno mi
puo' giudicare; e' invece in ogni caso tassativamente vietata la Canzone di
Mackie Messer, essendosi appurato che gli autori di essa erano mostri
comunisti e che e' stata sovente interpretata da tal Armstrong di origine
non ariana (sebbene americano e in quanto tale grande amico del nostro
paese).
6. Motto ufficiale (cosa tocca fare per darsi un tono culturale) sono i
versi 11-12 della scena prima dell'atto primo del Macbeth di tal William
Shakespeare (N. B.: trovandosi in un libro e' probabile che essi siano
inaccessibili a gran parte degli aderenti al sodalizio; si potra' provvedere
a un'adeguata diffusione tramite messaggino su cellulare, musicato con
apposito jingle - ricordarsi di cercare uno sponsor); motto ufficioso, di
piu' facile memorizzazione e di non minor spessore storico e di recupero
delle tradizioni popolari: "Me ne frego".
7. Per adesioni inviare apposita richiesta con allegata fedina penale sporca
e mazzetta di banconote (N. B.: non contraffatte) all'apposito ufficio di
reclutamento presso l'imperial-regia Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Sono previsti sconti speciali per chi e' gia' iscritto alla loggia
Propaganda 2, al Ku klux klan, ai fasci di combattimento (iscrizione
gratuita per gli antemarcia), o possa esibire un attestato di benemerenza
della Cupola, un autografo di uno o piu' membri del Caf, o possa vantare una
passata appartenenza alla sinistra storica o rivoluzionaria allegando
dichiarazione di abiura debitamente autenticata con atto notarile (o
videocassetta amatoriale del richiedente l'iscrizione mentre e' scosso da
conati di vomito dinanzi a riproduzione dell'opera d'arte degenerata
denominata Il quarto stato del noto sovversivo Pellizza da Volpedo).
Che domineddio salvi l'imperatore.

14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

15. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben@libero.it;
angelaebeppe@libero.it; mir@peacelink.it, sudest@iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
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Numero 652 del 24 agosto 2003