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UN LIBRO PER L’OTTOMARZO: Recensione di Elisabetta Caravati



UN LIBRO PER L'OTTOMARZO

Recensione di Elisabetta Caravati

GLORIA DE POLI "DONNA LOMBARDA" VANGELISTA euro 10,50

Una donna racconta di un'altra donna ed io (donna), vorrei in occasione 
della festa della donna, narrare di loro.

Il titolo "DONNA LOMBARDA", sulla copertina del libro, e' scritto in verde; 
immagino che, se Bossi, dovesse, per caso in una libreria milanese, notare 
questo libro, penserebbe subito ad una donna "padana", "leghista". Padana, 
Anna la donna lombarda, lo e' sicuramente se al termine padano attribuiamo 
il suo significato geografico e non politico. Anna pero' e' "rossa"! Ma sto 
anticipando troppo e questo all'autrice credo non piacerebbe.
Anche lei (l'autrice) dividendo il libro piu' che in capitoli in brevi 
racconti, anticipa fatti di cui narrera' ancora nei capitoli successivi. Ma 
lei sa farlo bene. Forse perche' la storia e' sua; suoi i protagonisti; suo 
l'amore per Anna.
Capire Anna, non solo il personaggio che e' stato nel contesto storico in 
cui ha vissuto, ma capirla come donna, capire la sua vita, le sue scelte 
ed  il suo risvolto umano servira' all'autrice (o forse soltanto all'io 
narrante), secondo me, a capire meglio anche quell'uomo sposato in quel 
sotterraneo dove oggi vi e' l'anagrafe mortuaria. Nel 1947 invece li' vi 
era  la sala ricevimenti dove venivano celebrati i matrimoni di coloro che 
il vescovo di Prato "bollera'" per sempre come pubblici concubini. Capire 
Anna, per l'io narrante, vuol dire anche capire quello che un tempo era 
stato il bambino di Anna; e che appena ragazzino, dopo la morte di Anna e 
del marito Achille, viene gettato fra le unghie rapaci di una zia isterica 
ed aggressiva in una Roma nettamente divisa fra ricchi e poveri; e lui 
Franco, il figlio di Anna, e' catapultato immediatamente fra i poveri. In 
quella casa a Roma, Franco soffre molto, probabilmente li' gli si forma 
quel carattere chiuso, quel rancore...
Ma lei, l'autrice, e' di Anna che vuole sapere e poi capire e poi narrare a 
noi.
I sotterranei, a tanti anni di distanza, all'autrice, appaiono ancora piu' 
squallidi dell'antico salone del matrimonio. Adesso lei e' li' per chiedere 
di Anna; per sapere almeno dove e' sepolta Anna.
Poi, una vecchia zia cieca, su una terrazza davanti al mare, incomincia a 
raccontarle la storia di Anna, la donna lombarda, maestra, socialista. 
giornalista, segretaria alla Camera del Lavoro, e prima ancora orfana, 
bambina, amante, moglie, mamma...
E' una trovatella Anna, viene cresciuta inizialmente da una famiglia povera 
che, come molte altre famiglie a quei tempi (era la fine del 1800) 
nonostante i gia' tanti figli loro, andavano all'orfanatrofio a prendere un 
orfanello da allevare per godere del suo sussidio. Successivamente Anna 
verra' affidata ai padroni della cascina delle "Oche Nere". Anna 
sicuramente proviene da una ricca famiglia, quando le suore la trovano e' 
tutta pizzi e nastri!
Anna e' intelligente ed in piu' ha un sussidio che le permettera' di studiare.
Anna e' promessa a Giordano, ma si innamora di Achille.
Anna esce dagli schemi, dalle regole e dai confini di quella vita che per 
anni e generazioni era stata identica in quelle cascine alle porte di 
Milano e probabilmente in qualsiasi altro dove.
L'autrice e' come se ci prendesse per mano e ci conducesse non solo 
incontro ad Anna, ma dentro il mondo contadino e rurale dalla fine 
dell'ottocento alla fine della seconda guerra mondiale.
La cascina delle "Oche Nere", il mondo antico con le sue regole, le sue 
stagioni, con le donne, la "regiora"; gli uomini, i mezzadri, i "famigli" i 
"bergamini"; e ancora uomini e figli e guerre e troppe guerre; e figli, 
tanti figli, ma soprattutto figlie. Le ciliegie, le rane nei fossi e poi 
catturate e mangiate, le uova fresche, il grano, i crisantemi, le mucche, 
le stalle e ancora figli e donne. Carlotta, Giulia, Lisetta e tante altre, 
ognuna con una propria storia, con un proprio percorso personale ed una 
propria voglia di "liberarsi" in un modo od in un altro.
Ma lei, l'io narrante, e' di Anna che vuole sapere e poi capire e poi 
narrare a noi...
E cosi' alla zia cieca e a Carlotta ed a chiunque chiede: "E l'Anna ?" 
(Proprio con l'articolo davanti come si usa dire in Lombardia).
Anna questa donna lombarda con i suoi capelli corti la sua voglia di urlare 
nei comizi, ai tempi suoi come noi oggi, credeva nella pace, nella 
giustizia sociale e nel socialismo.
Mi sembra importante pensare anche a lei l'otto marzo.

elisabetta caravati