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La nonviolenza e' in cammino. 308



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 308 del 4 dicembre 2001

Sommario di questo numero:
1. Enrico Peyretti, il peso del sangue
2. Luisa Morgantini, un incontro della societa' civile afghana
3. Giulio Vittorangeli, il terrorismo dei disperati
4. Amelia Alberti, la guerra infinita
5. Giovanni Benzoni, Venezia per la ricerca sulla pace
6. Giordano Segneri (a cura di), sintesi degli interventi del seminario su
"Il ruolo delle organizzazioni non governative (ong) nella prevenzione e
gestione delle crisi internazionali" (parte prima)
7. Marco Siino, alcuni riferimenti dopo il convegno palermitano su Danilo
Dolci
8. Numerosi parlamentari a favore della proposta di legge per la formazione
delle forze dell'ordine alla nonviolenza
9. Letture: I quaderni speciali di "Limes", Le spade dell'islam
10. Letture: Giacomo Scotti, Storie di profughi e massacri
11. Letture: Isabelle Stengers, Scienze e poteri
12. Riletture: Norberto Bobbio, Profilo ideologico del '900
13. Riletture: Italo Mancini, Novecento teologico
14. Riletture: Gianni Rodari, Grammatica della fantasia
15. Alcune iniziative di pace di oggi e domani
16. La "Carta" del Movimento Nonviolento
17. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. ENRICO PEYRETTI: IL PESO DEL SANGUE
[Enrico Peyretti e' una delle voci piu' nitide della cultura della pace. per
contatti: peyretti@tiscalinet.it]
Sono giorni, questi, in cui le grandi mani pietose di Dio raccolgono schiere
di vittime che dalla terra salgono a lui, insanguinate.
Per chi sa vedere, esse lasciano una scia dolorosa di sangue sulla terra
fino su, nei cieli, una scia rossa e nera, che oscura il sole e i
significati. Una scia che pesa sui nostri cuori attenti e schiaccia il
nostro respiro.
Vorremmo non vederle, quelle tante vite spezzate. Il loro corteo, il loro
urlo silenzioso, ci costringono a guardarle, nelle giornate operose e nei
sogni della notte.
Sono vittime innocenti dell'odio altrui, ed anche vittime del proprio odio,
della morte che volevano dare, della morte che danno a se stessi per darla,
indiscriminatamente, a cittadini di un popolo che sentono nemico.
Arrivati esausti nel tepore di quelle grandi mani, si guardano stupiti, si
riconoscono, si perdonano.
Piangono insieme. Insieme, tornano a guardare indietro.
Vedono politici e militari che pianificano ed eseguono stermini, perche' per
loro e' utile non fare prigionieri: meglio ucciderli.
Vedono giornali importanti che scrivono: ci vuole una soluzione soltanto
militare, non politica, bisogna rioccupare territori parzialmente
riconosciuti ad un popolo senza patria. Sottomettere, non trattare.
La terra trema fino nelle viscere e gli astri assistono scandalizzati: la
loro luce vacilla, si oscura di lacrime.
L'universo sente pena e ira per una umanita' incatenata da anelli ed anelli
duri di odio, che si generano a ripetizione.
Una umanita' - ma anzitutto i potenti che decidono per tutti - che non
ascolta la saggezza, la magnanimita', l'intelligenza che sanno tagliare la
catena dell'odio.
Il punto, riguardo alla violenza che ammorba i nostri giorni e ci fa
vergognare davanti alle pacifiche cose e agli animali, e' che, restituendo
male per male, pena per delitto, morte per morte, vendetta per vendetta,
crescono sempre piu' male, pena, morte e vendetta.
Il punto sta nel sapere se la politica possa usare la morte senza morire; se
ogni azione umana possa usare la morte senza morire.
Il punto sta tutto nella necessita' - a cominciare dalla propria casa, dalle
relazioni quotidiane - di fermare il proprio pensiero e la propria mano dal
raddoppiare il male, fino a diventare capaci, un poco alla volta, di rendere
bene per male, e cosi' farsi umili creatori, artigiani di una realta'
liberata, dalla casa al mondo.
Abbiamo paura di questo passo, siamo prigionieri del passato che non passa.
Vediamo solo, pavidamente, il rischio dell'opporre saggezza e pace alla
guerra, giustizia all'ingiustizia, umanita' alla disumanita', coraggio al
terrore.
E non vediamo ancora che e' rischio ben piu' alto e terribile, totale,
finale, il danno interminabile della vendetta.
Chi oggi sente il dolore di Dio, il peso insopportabile di sangue sulle sue
mani, l'onta della guerra sulla terra e sulla storia umana, chi oggi ha il
cuore in lotta contro la disperazione, cerchi gli altri, anche pochi, che
soffrono come lui, plachi lo scandalo del cuore, attivi la mente, faccia
conoscere nel dialogo con tutti - anche con chi crede di dover sostenere la
guerra per vincere il male - le alternative alla follia che c'erano e ci
sono. Le abbiamo viste e dette. Vediamole ancora, e meglio, diciamole
ancora, anche se siamo derisi, tacitati, accusati. Pratichiamole in cio' che
dipende da noi.

2. INCONTRI: LUISA MORGANTINI: UN INCONTRO DELLA SOCIETA' CIVILE AFGHANA
[Luisa Morgantini e' parlamentare europea e pacifista nonviolenta; questo
articolo e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 2 dicembre]
Ero al Maritime, diventato in questi giorni l'albergo dei giornalisti e
degli operatori Tv. E' ai piedi della collina da dove si erge il castello
del Petersberg, sulla riva del Reno, la' galleggia il barcone-sala stampa
per la conferenza sull'Afghanistan che si tiene sotto l'egida dell'Onu.
Aggiornamenti, colloqui, smentite, quasi accordi.
Avevo sbagliato posto, avrei dovuto trovare il luogo dell'incontro della
societa' civile afghana. Ma la localita' non era stata comunicato, si sapeva
solo che si trovava a Bad Honnef a pochi km da Konigswinter, sede della
conferenza Onu. Io avevo avuto l'indirizzo dalle rappresentanti
dell'associazione rivoluzionaria delle donne afghane "Rawa" che mi avrebbero
fatto trovare il pass. Mentre mi aggiravo per capire come sarei arrivata sul
luogo, un signore che avevo in un primo momento scambiato per un giornalista
afghano, mi dice "aspetto la mia gente, sono qui per loro, lei ha la faccia
aperta e mi ha sorriso. Viene anche lei?". Non me lo faccio ripetere, lui si
avvicina a un taxi e ci avviamo. Il taxista - so che in un articolo non
bisogna parlare del taxista, ma stavolta ne valeva la pena - e' profugo
dall'82, fuggito dopo l'invasione sovietica, e' contro la violenza, vorrebbe
disarmare tutti i signori della guerra, compresi gli americani. "Non sono
monarchico - dice - ma penso che in questa fase solo il re possa guidare
verso la pace, almeno lui non ha mai sparato. Anche le donne dovrebbero
essere nel governo, tante e non solo una". Alla fine riusciamo a trovare il
nostro "luogo". Aziz se ne va, triste di non poter entrare. Mi chiedo quanti
profughi afghani della diaspora siano come lui, democratici, pacifisti,
nonviolenti.
In realta' ne ho incontrati diversi, anche in Italia, Dauod, per esempio,
abbiamo parlato di Afghanistan, ma anche dell'Italia, che non ha ancora una
legislazione sull'asilo politico e vive di mancata accoglienza dei profughi.
Qui a Bad Honnef ne ho incontrati tanti. Laici, religiosi "normali",
democratici, marxisti, imprenditori, per la globalizzazione, contro la
globalizzazione. Donne con il velo tradizionale (niente burka o chador),
blue jeans sfilacciati, abiti multiformi, non truccate, sembrava di essere a
una riunione di donne palestinesi a Ramallah. Organizzatori della fondazione
svizzera per la pace e la scienza e politici tedeschi, finanziatori di
diverse associazioni, ma soprattutto funzionari del governo tedesco che ha
l'incarico di presiedere il gruppo dei paesi donatori per la ricostruzione
dell'Afghanistan.
L'incontro terminera' oggi, ma altri sono gia' in programma. Le discussioni
sono state molto positive, mi diceva Rima, direttrice di una Ong, che ha il
suo centro a Islamabad ma lavora in Afghanistan per informare le donne e i
giovani sul management e sulla democrazia: "Mi sembra quasi un sogno, stiamo
discutendo tutti insieme di come ricostruire il nostro paese - racconta -,
dalle strutture sanitarie a quelle scolastiche, industriali. Forse ce la
faremo ad essere senza talebani e senza signori della guerra. Sono ottimista
ma senza eccedere, i tempi sono lunghi e la lacerazione troppo forte. Ma qui
sentiamo di costruire un futuro, sono cosi' commossa di incontrarci e
conoscerci, e' la prima volta che ci vediamo tutti insieme, anche donne che
lavorano a Peshawar, negli stessi luoghi dove ho lavorato anch'io eppure non
sapevamo dell'esistenza dell'uno e dell'altra".
Anche per le donne del Rawa l'incontro e' importante, sono sorprese di
trovare tante altre donne che la pensano come loro; la giovane Mariam e'
quasi allegra e mi fa capire quanto abbiano lavorato ognuna isolata
dall'altra, ciascuna resistendo. Pure un'avvocatessa, che indossa il velo,
critica le donne del Rawa: "Sono brave, coraggiose, ma non tengono conto che
vi sono anche gli islamici moderati, per loro sono tutti fondamentalisti".
Ieri si sono incontrati con i delegati al negoziato, quelli chiusi dentro il
castello del Petersberg, un incontro fruttuoso mi hanno detto, "si sono resi
conto che esistiamo e che se si vuole ricostruire il paese c'e' bisogno di
tutti noi".
Una delegazione di parlamentari socialdemocratici tedeschi e' venuta ad
incontrarli e se ne sono andati un po' delusi, solo nove delegati tra i
quali una donna hanno accolto il loro invito, gli altri hanno preferito
restare a discutere tra di loro, uno dei temi trattava delle conseguenze
della guerra Usa, non solo nel breve ma nel lungo periodo. "Si potevano
trovare altre strade che non fossero i bombardamenti e le truppe, invece si
e' aspettato che morissero migliaia di persone sotto le Torri, e ancora una
volta si e' trovata la strada solo della forza militare".
Forse non tutti la pensano cosi qui, ma l'aria della societa' civile di Bad
Honnef non e' quella pesante delle divisioni etniche che si e' respirata al
Petersberg e si accordera' su tutto - i fondi promessi - per riaprire con i
coltelli in mano la partita a Kabul.

3. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: IL TERRORISMO DEI DISPERATI
[Giulio Vittorangeli e' una delle figure piu' rappresentative, e piu' lucide
e piu' rigorose, della solidarieta' internazionale. Per contatti:
giulio.vittorangeli@tin.it]
Da piu' parti e' stato scritto che dopo l'11 settembre, gli attentati alle
torri gemelle di New York e al Pentagono, "niente e' piu' come prima".
In realta' per molti popoli le cose non sono cambiate molto, con i loro
morti di fame, principalmente bambini. Grandi masse popolari continuano ad
essere totalmente assorbite dai problemi quotidiani della sopravvivenza.
Accanto al dolore per le tante vittime innocenti (dall'attentato di
Manahattan, ai bombardamenti sull'Afghanistan) ci viene da chiederci, ma chi
piange la morte dei 30-40 milioni di persone ogni anno? (Forse che il valore
delle persone si calcola dal conto corrente o dal Pil del loro Paese?). E'
il numero dei morti "dimenticati", morti di fame, di malattie, morti in
conflitti regionali dei quali non si parla, bambini morti di sfruttamento
sul lavoro, per schiavitu', ecc. Il ricco occidente non puo' dirsi estraneo
a queste tragedie. Sono vittime dello squilibrio tra Nord e Sud del mondo,
di un capitalismo che continua a produrre ingiustizia sociale, oppressione,
disoccupazione, miseria, mercificazione degli animi. Vittime del modo di
vita di quel 20% di popolazione mondiale (di cui anche noi facciamo parte)
che detiene il controllo dell'80% delle ricchezze, anche se a sua volta ne
gode in minima parte, perche' c'e' un altro 20%, ecc. ecc.
Ma quanti di quel ricco 20% hanno capito di essere seduti su una polveriera,
e che non bastano un po' di carita' cristiana o di aiuti umanitari e belle
parole per poter stare tranquilli, e soprattutto perche' possano stare
tranquilli quelli che Frantz Fanon chiamava "i dannati della terra". Non
sappiamo come, ma e' certo che dobbiamo rivedere quelle leggi del mercato
che giungono a considerare normali e inevitabili la poverta', l'oppressione
e l'emarginazione di grandi masse, le disuguaglianze sociali tra individui,
persone, classi, etnie, popoli e continenti.
"La prolungata indifferenza internazionale di fronte a situazioni di
disumana miseria che colpiscono una parte maggioritaria e crescente della
popolazione mondiale sta lasciando una scia di sofferenza e di morte in
tutto il mondo e sta generando risentimenti e rivolte contro i pochi Paesi
che impongono questo nuovo ordine internazionale e ne godono i frutti, con
l'appoggio di organismi internazionali e delle loro politiche di
aggiustamento economico. Queste politiche neoliberiste stanno provocando
disastri economici e finanziari in molti Paesi piegati sotto il peso di un
debito estero impagabile o colpiti da bruschi movimenti e attacchi alle
monete locali da parte del capitale speculativo": tratto dal documento
sottoscritto da vescovi cattolici e da pastori evangeli riuniti nello Stato
di San Paolo, Brasile, pubblicato dalla rivista "Adista" il 5 novembre 2001.
La poverta' generalizzata, il rifiuto di affrontare e risolvere i problemi
cruciali e la mancanza di democrazia, hanno creato condizioni oggettive e
favorevoli allo sviluppo del terrorismo. Cosi' si e' giunti alla nuova
carneficina in Medio Oriente: sabato sera, nel pieno centro di Gerusalemme,
due attacchi kamikaze e un'autobomba hanno provocato 10 morti e 235 feriti.
Domenica a Haifa un uomo si e' fatto saltare in aria uccidendo 15 persone e
ferendone 38.
Ha scritto Ettore Masina: "Questo ci porta all'esame di un terrorismo che
avremo sempre con noi finche' avremo con noi i poveri, finche' vi saranno
popoli calpestati, denegati, gettati nella piu' cupa disperazione. Nessuna
guerra riuscira' mai a sradicarlo completamente, nessun apparato repressivo.
Ci sara' sempre un povero che preferira' morire piuttosto che vivere nel
disprezzo di se stesso; e vorra' rendere la sua morte "produttiva" di un
evento cui i mass-media saranno finalmente obbligati a dare spazio e
immagine, essi che della condizione del suo popolo non hanno mai voluto
parlare o lo hanno fatto nel piu' sprezzante dei modi. Sia chiaro: io
considero spaventosi tutti gli atti di terrorismo, non li giustifico. E
tuttavia lasciatemi dire che, se mi straziano, non li trovo pero'
incomprensibili; e che penso necessario, urgente e doveroso studiarne le
matrici politico-economiche. Penso per esempio a certi "martiri"
palestinesi. Io non poso qui non testimoniare cio' che ho visto nei campi
profughi palestinesi nel 1991, guidandovi - su invito della Unwrra,
l'agenzia dell'Onu per i rifugiati - una delegazione di deputati italiani.
Persone di quarant'anni nate e vissute dalla nascita in baracche infette,
fra cataletti fognari a cielo aperto perche' gli israeliani avevano deciso
che tutto doveva rimanere allo stato di provvisorieta', perennemente
minacciate da mitragliatrici puntate su di loro dalle colline sovrastanti;
impedite di darsi organizzazione sociale, sofferenti di rifornimenti idrici
inadeguati, continue perquisizioni e angherie, mancanza di strumentazione
medica, disoccupazione: due generazioni costrette alla "scodella di minestra
umanitaria"; per ogni atto ostile (non si parla di sparatorie, si parla di
sassi), sbrigativa identificazione del colpevole o supposto tale, suo
arresto e deportazione, chiusura di una delle stanze della misera abitazione
della sua famiglia o addirittura intervento di un bulldozer che la spiana al
suolo. E fuori dal campo: distruzione di uliveti, confisca di terreni sui
quali erigere villaggi di coloni israeliani e costruire strade riservate per
loro, drenaggio delle acque a loro favore, continui posti di blocco e
controlli di documenti sulle strade per palestinesi, intercettazione e
blocco delle autoambulanze palestinesi o di auto palestinesi che portano
feriti o partorienti agli ospedali, continue chiusure di scuole e di
universita', uso di armi modernissime (carri armati, missili, cannoni)
contro le sassaiole dell'Intifada; e l'uso acclarato, spavaldamente ammesso
e tragicamente "normale" della tortura da parte dei servizi israeliani...
Ora lo stato di Israele sta in piedi solo ed esclusivamente a ragione degli
appoggi americani. Volete che i palestinesi (cosi' come i popoli che sono
angariati da dittature sostenute dagli americani) non parteggino per chi
appare loro il vendicatore delle loro oppressioni? La situazione dei
palestinesi, poi, e' per cosi' dire, l'acme del disprezzo con il quale il
mondo arabo e' stato sempre trattato dalle Grandi Potenze. Quando il
massacratore Bin Laden parla di ottant'anni di umiliazione araba non
s'inventa una data. Gli anni '20 sono quelli in cui Francia e Gran Bretagna
ridisegnano a loro piacimento la mappa del Medio Oriente, usando il righello
invece del rispetto della storia dell'area e dei piu' elementari diritti dei
popoli, mentre l'Italia prepara una riconquista della Libia che avverra' con
indicibile crudelta'. La condanna del terrorismo dei disperati non basta.
Bisogna che tutti facciamo quello che e' possibile fare (ed e' molto di piu'
di cio' che facciamo) perche' siano spenti i focolai di disperazione; e'
accanto ai focolai di disperazione che cova le sue perversioni il
terrorismo, anche quello organizzato. La disperazione dei poveri e' l'acqua
in cui nuota e sempre piu' nuotera' lo squalo ferocissimo di Bin Laden e dei
suoi epigoni".

4. RIFLESSIONE. AMELIA ALBERTI: LA GUERRA INFINITA
[Amelia Alberti e' presidente del circolo verbano di Legambiente, per
contatti: lambient@tiscalinet.it]
"Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Gran Bretagna di aiutarli a preparare un
intervento militare in Somalia, nell'ambito della prossima fase della
campagna mondiale contro il terrorismo lanciata da Washington dopo gli
attentati dell'11 settembre, secondo quanto scrive oggi [domenica] il
giornale britannico "Sunday Telegraph". (...) La richiesta Usa deriva da
informazioni secondo cui il presidente iracheno Saddam Hussein avrebbe
fondato in Somalia campi d'addestramento per terroristi, utilizzati da
attivisti islamici del gruppo Al Ittihaad, vicino ad Al Qaida. Citando
dissidenti iracheni in Gran Bretagna, il "Sunday Telegraph" afferma che
Saddam ha accettato di appoggiare Al Ittihaad in cambio di un aiuto
economico delle autorita' somale, nonstante le sanzioni imposte dall'Onu a
Baghdad dopo l' invasione del Kuwait". Questo quanto riportato ne "La
Stampa" del 3 dicembre.
Dopo gli arresti di personaggi islamici di casa nostra (Milano e dintorni),
mi chiedo se qualche anglosassone non stia pensando che ci meritiamo anche
noi la nostra dose di bombardamenti, giusto per non far torto a nessuno. E
cosi', dopo essere fieramente partiti per la guerra a fianco degli
occidentali e contro i terroristi, ci troveremmo bombardati dagli
occidentali, come filoislamici filoterroristi. Grande e' la confusione sotto
le stelle, e grande e' la stoltezza degli uomini.

5. INIZIATIVE. GIOVANNI BENZONI: VENEZIA PER LA RICERCA SULLA PACE
[Giovanni Benzoni e' un costruttore di pace la cui tenacia non sara' mai
lodata abbastanza. Per contatti: gbenzoni@tin.it]
Nell'ambito delle attivita' della Fondazione  Venezia per la Ricerca sulla
Pace, da tempo e' stata avviata la realizzazione del "progetto Iride",
formula tesa a racchiudere quelle attivita', iniziative e studi che piu'
direttamente si riferiscono alle diverse realta' ed anime che formano anche
in Italia e nel Veneto il "popolo della pace".
Entro l'anno giungono a conclusione due iniziative che si annunciano di
grande rilievo:
1) la pubblicazione del primo annuario di pace in Italia per l'editore
Asterios di Trieste (si tratta di un volume di oltre 400 pagine con
cronologie, studi e analisi redatto da un gruppo di studiosi e giornalisti
italiani e con la collaborazione di testate quali "Internazionale" e
"Nigrizia");
2) la realizzazione del primo Salone dell'editoria di pace in Italia: il
"Fondaco di Venezia" che si terra' l'8 e 9 dicembre presso il Fondaco dei
Tedeschi a Rialto. Quest'ultima iniziativa e' possibile grazie alla
collaborazione di Poste Italiane e con il supporto tecnico di Veneziafiere.
L'Annuario sara' ovviamente presentato nella degna cornice del Fondaco di
Venezia.
La Fondazione "Venezia per la ricerca sulla pace" e' un ente istituito in
base alla legge regionale 30 marzo 1988 n.18 successivamente modificata
dalla legge regionale 16 dicembre 1999, n. 55 "Interventi regionali per la
promozione dei diritti umani, la cultura di pace, la cooperazione allo
sviluppo e la solidarieta'".
Figurano tra gli enti fondatori della Fondazione, accanto alla Regione
Veneto, alla Provincia e al Comune di Venezia: la Fondazione Cini, la
Fondazione Zancan di Padova, la Societa' europea di cultura, la Societa'
letteraria di Verona, l'Istituto Veneto di scienze lettere ed arti,
l'Istituto Gramsci, l'Istituto culturale di scienze sociali Rezzara di
Vicenza. Figurano altresi' alcune espressioni della cultura religiosa come
il Centro Studi Maitreya per i buddisti, la Chiesa Luterana ed il Centro
Germano Pattaro di studi teologici. Della Fondazione fa anche parte
l'Universita' di Venezia e, recentemente, e' entrato a farne parte come
socio ordinario l'Ateneo Veneto.
La legge regionale 55/1999 riconosce fra le proprie finalita' "la pace e lo
sviluppo quali diritti fondamentali della persona e dei popoli, in coerenza
con i principi della Costituzione italiana e del diritto internazionale che
sanciscono la promozione dei diritti dell'uomo e dei popoli, delle liberta'
democratiche e della cooperazione internazionale" (art.1). Nell'ambito di
queste finalita' si inserisce la stessa ragion d'essere della Fondazione i
cui obiettivi sono: la realizzazione di attivita' di ricerca, anche in
collaborazione con istituzioni nazionali e internazionali, sulle questioni
relative alla sicurezza, allo sviluppo e alla pace e l'attuazione e la
promozione di iniziative atte a divulgare i risultati delle ricerche
effettuate.

6. MATERIALI. GIORDANO SEGNERI (A CURA DI): SINTESI DEGLI INTERVENTI DEL
SEMINARIO SU "IL RUOLO DELLE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE (ONG) NELLA
PREVENZIONE E GESTIONE DELLE CRISI INTERNAZIONALI" (PARTE PRIMA)
[Iniziamo oggi la pubblicazione delle sintesi, curate da Giordano Segneri,
degli interventi tenuti al seminario organizzato dal Ministero degli Affari
Esteri e dal Centro Studi Difesa Civile su "Il ruolo delle organizzazioni
non governative (ong) nella prevenzione e gestione delle crisi
internazionali" il 25 giugno scorso presso l'Istituto Diplomatico "Mario
Toscano" di Villa Madama, a Roma. Ringraziamo Giordano Segneri
(giowest@libero.it) per avercele inviate. Abbiamo gia' pubblicato giorni fa
le considerazioni conclusive sul convegno di Francesco Tullio e Giordano
Segneri del Centro Studi Difesa Civile di Roma, una delle piu' qualificate
esperienze in questo ambito di ricerche]
Intervento del ministro plenipotenziario Roberto Toscano, capo dell'Unita'
di Analisi e Programmazione del Ministero degli Affari Esteri (sintesi
dell'intervento non rivista dal relatore).
Assistiamo oggi ad un superamento delle vecchie dicotomie, che introduce
novita' sostanziali nelle relazioni internazionali:
1. Superamento delle contrapposizioni governativo/non governativo: si apre
un nuovo ruolo per le ong nelle relazioni internazionali, che operano in
stretto rapporto con organizzazioni governative e internazionali.
2. Superamento della contrapposizione etica/realismo: l'etica non viene piu'
sacrificata in funzione del realismo, gli interessi legittimi di sicurezza e
benessere non possono piu' prescindere dall'etica.
3. Altra contrapposizione superata e' quella tra civili e militari: non
siamo infatti piu' nella logica di Clausewitz, non abbiamo un impiego di
militari solo per la guerra, ma anche per funzioni diverse (peacekeeping,
azione umanitaria).
Per cio' che riguarda la prevenzione e gestione dei conflitti, il Min.
Toscano afferma come l'aspetto della prevenzione sia oggi quanto mai preso
in considerazione, anche all'interno di ONU, UE (e' stato sottolineato a
Goteborg)  e OCSE. Questo tema, infatti, ha raggiunto una "soglia di
maturazione" che lo sta facendo entrare in tutti i contesti istituzionali
internazionali. Soprattutto l'OCSE (DAC) studia lo sviluppo come metodo di
prevenzione dei conflitti, come azione sulle loro cause. Il DAC inoltre
analizza i modo in cui la comunita' internazionale, nelle sue interazioni
con altri popoli, possa essere causa di conflitti.
Anche i G8 ribadiscono la necessita' di fare passi in avanti in questo
senso, avendo gia' acquisito una maggior consapevolezza sull'importanza
dell'argomento (in Giappone hanno riproposto questi temi come "assunzione di
responsabilita'").
Il ruolo delle ong in questo contesto e' di indiscussa importanza: come
professionisti che agiscono direttamente sul campo, il Ministro sostiene che
il loro contributo consiste nel dare input ai governi che operano le scelte.
In una democrazia, questi cittadini possono infatti contribuire a stabilire
le linee guida intraprese dai governi.
*
Intervento di Giovanni Scotto, ricercatore del Berghof Institut di Berlino e
del CSDC, sul tema: "Il ruolo delle parti esterne fra azione umanitaria e
trasformazione dei conflitti".
In qualita' di ricercatore sui conflitti, il dr. Scotto osserva come abbiamo
modelli validi di interpretazione delle dinamiche dell'Escalation, e quasi
nulla di definito per quanto riguarda la de-Escalation (ovvero il percorso
che va dal conflitto al dialogo). Diviene quindi sempre piu' importante,
oltre al dialogo con le leadership politiche dei vertici statali, quello con
le strutture intermedie, basse, con le leadership popolari, con quelle
figure tendenzialmente piu' adatte a ricostruire la convivenza pacifica
post-bellica. Importante diviene l'individuare in ogni conflitto i
potenziali di pace e impegnarsi per farli crescere.
I conflitti in senso lato, afferma il dr. Scotto, non si possono prevenire,
mentre la degenerazione violenta dei conflitti si'. Tale violenza e' di due
tipi: esplicita o latente (strutturale), quest'ultima sfociante poi
nell'altra.
Il conflitto non va affrontato, quindi, come lotta dove si vince o si perde,
ma come "crisi" che serve a risolvere problemi con soddisfazione per tutte
le parti in causa, dunque una "risoluzione costruttiva dei conflitti". Esso
puo' essere una opportunita' di sviluppo e crescita, invece di sfociare
nella violenza. Mette in luce uno dei dilemmi con i quali non si puo'
eludere il confronto: trattare con tutte le parti in conflitto o rifiutarsi
con chi si e' macchiato di crimini?
E' importante che tra ong e governativi ci sia dialogo su questi temi,
nonostante le differenze di categorie culturali e sensibilita'.
Conclude con la speranza che in futuro maggior sicurezza venga dalla
qualita' delle relazioni che siamo capaci di instaurare piu' che dalla
quantita' di armi di cui disponiamo.
*
Intervento del ministro Iannucci, vicedirettore della Direzione generale
della Cooperazione allo Sviluppo, sul tema: "Le ong nei programmi di
emergenza".
L'occasione di questo incontro mi e' particolarmente gradita, perche' mi
offre la possibilita' di esprimermi e di confrontarmi su questioni che mi
trovano particolarmente attento e interessato sia sul piano personale sia
come rappresentante del DGCS.
L'importanza che la Cooperazione italiana attribuisce al settore della
cooperazione non governativa e' ben nota; le ong, come emanazione della
societa' civile, costituiscono un canale primario e immediato per verificare
il grado di rispondenza e accoglimento che le politiche e strategie
nazionali di cooperazione riscuotono a livello della cittadinanza e per
stabilire sinergie con i mezzi e le istanze da essa direttamente espresse.
D'altronde, il crescente ruolo della cooperazione non governativa e'
fenomeno non solo nazionale bensi' di livello internazionale e va di pari
passo con l'affermarsi di nuove visioni e forme di approccio ai problemi del
sottosviluppo e dei rapporti tra Nord e Sud del mondo, che sottolineano come
in alcuni casi, tipologie di intervento nei PVS fondate su metodologie
partecipative e di coinvolgimento piu' diretto delle collettivita' locali,
come quelli realizzate dalle ong, possano risultare di maggiore impatto ed
efficacia rispetto ad interventi piu' tradizionali.
Le ong rappresentano inoltre uno dei cardini dell'apertura delle relazioni
internazionali ai cittadini e sempre piu' esercitano un ruolo che attraversa
i confini nazionali, dando vita a quella che e' stata definita una "societa'
civile globale".
Negli ultimi anni la DGCS si e' avvalsa sempre di piu' dell'opera delle ong
anche nelle situazioni di emergenza. Le ong infatti grazie alla  capacita'
di intervento a livello microeconomico e grazie al rapporto con la gente a
tutti  i livelli hanno una grande capacita' di influire rapidamente ed
efficacemente sulle condizioni di vita delle popolazioni, specie quelle piu'
povere.
Le ong in emergenza vengono utilizzate soprattutto nella fase che si colloca
fra la fine dell'emergenza acuta vera e propria e l'inizio della fase di
riorganizzazione della societa' e della ricostruzione.
Quando si parla di emergenze si intendono tutti quegli accadimenti
drammatici che hanno cause naturali o sono causate dall'uomo. Fra queste
ultime l'emergenza piu' perniciosa e' certamente quella costituita dai
conflitti.
Si tratta di situazioni particolarmente difficili poiche' mentre nelle
emergenza naturali, alla fase della crisi segue in genere una fase piu' o
meno lunga di tregua, le emergenze belliche non sempre vedono alla fine la
rimozione delle cause che hanno scatenato la crisi.
Se il conflitto rappresenta la sconfitta di chi ha operato per scongiurarlo,
la prevenzione di un possibile nuovo conflitto comincia immediatamente alla
fine delle ostilita'.
L'azione dell'Emergenza della Cooperazione italiana puo' pertanto a buona
ragione essere considerata una delle forze che tendono a prevenire i
conflitti poiche' comincia ad agire quando ancora il conflitto e' in corso e
continua ad esplicarsi in  forme differenti dopo la fine delle ostilita'.
Gli interventi di emergenza che avvengono durante il conflitto sono in
genere di natura medico-chirurgica, volti essenzialmente a salvare delle
vite umane ovvero interventi di aiuto alle popolazioni sfollate. Alla fine
del conflitto l'opera di reinserimento delle popolazioni sfollate nelle zone
di origine e l'opera di ricostruzione e' inscindibilmente legata all'opera
di pacificazione e porta naturalmente a promuovere la convivenza pacifica e
il reciproco rispetto delle popolazioni che fino al giorno prima si
affrontavano sul campo di battaglia.
Piu' complesse e a volte insidiose sono le situazioni di crisi croniche
dovute a conflitti striscianti o del tipo "guerriglia", ma in queste
maggiormente si rivela utile l'azione legata alla instaurazione di
condizioni economiche che favoriscano la convivenza e l'accettazione
"dell'altro" o la promozione del dialogo con la "fazione opposta".
Le ong come detto in apertura si sono rivelate estremamente utili nella fase
di ricostruzione post-conflittuale e nella fase di riconciliazione. Fra le
iniziative piu' significative che hanno visto coinvolte le ong in questi
ultimi anni durante o susseguentemente a conflitti possiamo citare:
- interventi di emergenza nella Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia):
ong interessate: Arcs, Coopi, Ics, Intersos, Crir, Avsi, Cesvi, Movimondo,
Nuova Frontiera. Si tratta di azioni volte ad assistere prima gli sfollati
della guerra del Kossovo, poi gli strati piu' vulnerabili della popolazione
serba per superare le difficolta' di carattere alimentare e medico-sociale
conseguenti all'embargo internazionale. Da notare che l'azione delle ong
finanziate dalla Cooperazione non ha mai fatto distinzione di etnia, ne' di
credo politico, ne' di credo religioso, e si e' svolta sia sotto il regime
di Milosevic, con notevoli difficolta', per continuare poi in maniera piu'
incisiva e distesa dopo il cambiamento politico avvenuto a Belgrado alla
fine dello scorso anno.
- Sierra Leone: assistenza multisettoriale alle vittime della guerra civile
effettuata attraverso la ong Emergency e la creazione di un centro di
riabilitazione per bambini ex combattenti vittime della guerra  attraverso
la ong Afmal.
- Particolarmente interessante e' l'intervento in Afghanistan effettuato
attraverso la ong Emergency. Si tratta di un primo tentativo di
riconciliazione, che passa attraverso il piano umanitario, tramite la
creazione, finanziata in buona parte dalla DGCS, di strutture mediche presso
entrambe le fazioni in lotta, quelle dei talebani al Sud, e quella
dell'Alleanza del Nord. Si tratta infatti si strutture sanitarie che non
solo curano i feriti e le vittime della guerra ma promuovono lo scambio di
feriti attraverso la linea del fronte. Tutto cio' e' realizzato con notevole
spirito di abnegazione e a dispetto di difficolta' di ogni genere legate non
solo allo stato di guerra, ma alla peculiarita' degli interlocutori
talebani.
- Esempio estremamente attuale e' anche quello degli interventi in Eritrea
a seguito dell'ultima conflagrazione bellica dello scorso anno. Anche in
detto paese "i chirurghi di guerra" di organizzazioni internazionali sono
stati inviati dalla Cooperazione italiana. Abbiamo poi continuato a
contribuire al sostentamento dei rifugiati, alla ripresa delle attivita'
economiche, ed al sostentamento delle strutture socio-sanitarie. In
particolare il progetto denominato "Power", eseguito dall'UNDP per conto
della nostra Cooperazione, ha coinvolto numerose ong e stiamo attualmente
studiando come estendere tale progetto per il sostegno degli sfollati
eritrei che rientreranno nella zona smilitarizzata creata fra Etiopia ed
Eritrea. Si tratta in tale circostanza di favorire il ritorno a condizioni
di normalita' in un'area che, essendo cuscinetto fra i due Paesi ex
belligeranti, e' essenziale possieda un clima adatto alla risoluzione
pacifica della contesa sulle frontiere.
- Una menzione a parte meritano le iniziative di sminamento che possono anzi
essere prese a simbolo dell'instaurazione di condizioni di pace. La
Cooperazione italiana, prima ancora che il Parlamento stanziasse delle
apposite risorse finanziarie alla fine dello scorso anno, ha gia' effettuato
interventi di sminamento umanitario tramite ong specializzate (Intersos) ad
esempio in Angola ed Afghanistan. Lo sviluppo di interventi di tale tipo
vedra' una sempre piu' stretta collaborazione fra la Cooperazione e le ong.
Alla luce delle esperienze il rapporto con le ong si e' rivelato nel
complesso molto fruttuoso e in genere piu' facile del previsto. I problemi
di coordinamento di strutture differenti e di varia ispirazione sono stati
affrontati mediante un dialogo aperto e continuo fra le ong e la DGCS.
I successi riscontrati sul campo ci hanno confermato che le ong sono
interlocutori validi ed hanno fatto cadere, ritengo, alcuni pregiudizi che
alcune ong nutrivano nei confronti della nostra Cooperazione.
Tale collaborazione ha fruttato alle popolazioni interessate dei benefici in
termini di sviluppo economico e stabilita' sociale. Penso pertanto che si
possa a buona ragione annoverare la nostra azione congiunta a quella delle
ong quale importante fattore che contribuisce alla prevenzione dei
conflitti.
*
Intervento di Nino Sergi, segretario generale Intersos, sul tema: "La
gestione delle emergenze e ruolo delle ong" (sintesi dell'intervento non
rivista dal relatore).
Sottolinea come l'impegno politico delle istituzioni scatta in maniera
decisa solo nella fase acuta del conflitto, e mai nella lunga fase di
escalation del conflitto, finendo per non prevenirlo, mentre le ong lavorano
nella triplice fase del prima, durante e dopo il conflitto. In Italia le ong
raramente sono state considerate controparti interessanti per le
istituzioni, ma e' emerso il bisogno di questo confronto, nell'idea che la
prevenzione deve diventare priorita' anche dei finanziamenti. Durante il
conflitto questo dialogo e' facilitato, tranne se le istituzioni sono parti
in causa (come e' stato in Kosovo), anche se pure in questo contesto ce ne
sarebbe un enorme bisogno. I finanziamenti (gia' pochi) scattano inoltre
troppo tardi, non garantendo una incisivita' determinante.
Le ong devono lavorare sull'informazione, sulla denuncia delle tensioni che
possono degenerare in conflitto, perche' solo quando l'opinione pubblica
percepisce una situazione di allarme allora le istituzioni politiche  si
sentono spinte a muoversi.
Caratteristiche delle ong, afferma Sergi, sono: conoscenza del campo
d'azione; imparzialita' e neutralita' rispetto alle vittime; motivazioni
etiche profonde; professionalita' crescente; nessun compromesso politico;
azioni in favore dei piu' deboli e per le vittime; elasticita' nel saper
superare un progetto se le mutate situazioni lo richiedono (fedelta' alle
persone piu' che all'erogatore del finanziamento); continuita' dell'azione
anche in caso di cessazione di finanziamento; pensare a tutte le vittime
anche dopo la fine dell'emergenza (profughi spesso dimenticati);
ricostruzione morale, degli animi; riconciliazione.
La ricostruzione, anche se materiale, puo' tentare un riavvicinamento tra le
parti in conflitto, essere un fattore e uno strumento per riprendere il
dialogo.
*
Intervento di Raffaele Vertucci, Comitato promotore del Centro ricerche e
formazione sui Conflitti e la Pace presso l'Universita' di Perugia, sul
tema: "Le esperienze delle ong nel confidence-building internazionale".
Esamina il significato dell'attivita' di confidence-building, che come
lavoro di costruzione della fiducia e' il presupposto di qualsiasi dialogo:
le ong, consciamente o non, lavorano sulla fortificazione di questo rapporto
di fiducia, di apertura al dialogo, sia con una delle due parti in
conflitto, o facilitando l'avvicinamento e il dialogo tra i contendenti. Il
confidence-building, quindi, non porta necessariamente alla mediazione e
alla negoziazione, ma esso significa anche partecipazione e confronto,
quindi e' strettamente connesso al democracy-building. Il primo contiene
dentro di se' il secondo.
Il dr. Vertucci ribadisce la necessita' di una piattaforma sinergica
d'azione tra le varie ong, l'esigenza di un coordinamento che possa far
crescere qualitativamente il loro operato.
*
Intervento di Davide Berruti, Coordinatore Nazionale Associazione per la
Pace, sul tema: "I contingenti civili di pace, strumento di sviluppo umano e
di gestione preventiva dei conflitti".
La prospettiva di cooperazione tra pacifisti e militari, sostiene Berruti,
fa inevitabilmente emergere differenze ideologiche e filosofiche: i
pacifisti non vedono la pace come strumento per lo sviluppo economico, ma
come giustizia sociale. Essa inoltre non puo' essere concettualmente imposta
con la forza e per motivi di "necessita' umanitaria", non e' una imposizione
iniziale, ma la fine di un cammino. Pace e giustizia vengono prima di pace e
sviluppo.
E' importante dare voce al mondo del pacifismo e delle ong, che se ben
finanziato offrirebbe maggior efficacia. PBI, Donne in nero, Beati i
Costruttori di pace, Operazione Colomba, ecc., rappresentano quindi un
bagaglio molto interessante per costituire i Corpi Civili di Pace (CCP).
Osserva come ong e associazioni si sono molto avvicinate, anche l'esercito
e' molto cambiato, pure se le divergenze non sono venute meno. Ma s'impone
la necessita' di un confronto.
A seconda dei differenti contesti, i Corpi Civili di Pace possono porsi come
alternativa allo strumento militare, o come strumento di affiancamento a
quello militare. Per la pace uno necessita e richiama l'altro. L'idea e' che
i Corpi Civili di Pace siano strutturati in modo professionale, garantendo
questi elementi:
1. Formazione;
2. Continuita';
3. Organizzazione;
4. Verificabilita';
5. Gestibilita'.
Essi, grazie al concetto di "corpo", di gruppo strutturato, permettono il
superamento dei limiti attuali di chi opera nelle crisi internazionali.
Agendo dal "basso", possono vivere le differenze senza stigmatizzarle,
permettono un'azione che non si puo' ottenere con l'esercito, anche
attraverso il ruolo attivo delle donne, e i rapporti con le popolazioni
locali. Sono, conclude Berruti, uno strumento che i governi dovrebbero
sperimentare.
(CONTINUA)

7. MATERIALI. MARCO SIINO: ALCUNI RIFERIMENTI DOPO IL CONVEGNO PALERMITANO
SU DANILO DOLCI
[Marco Siino e' impegnato nel Mir-Movimento Nonviolento di Palermo. Per
contatti: pxp@interfree.it]
Segnalo qualche ulteriore notizia a margine del convegno su Danilo Dolci "La
struttura maieutica e la gestione dei conflitti" tenutosi a Palermo dal 16
al 18 novembre (oltre a quanto risultera' poi dagli atti).
1. Continua a girare l'Italia la mostra documentaria itinerante "Danilo
Dolci, una vita scoperta intensamente", sulla vicenda umana ed educativa di
Dolci, allestita e curata dall'archivio storico degli anarchici siciliani e
dal Museo della Pace di Paterno'. Per richiederla ("moduli" da minimo 30 a
massimo 60 pannelli formato 1 m x 70 cm), scrivere a
natalemusarra@tiscalinet.it
2. Raffaello Saffioti ha curato una piccola antologia di scritti di Dolci su
Conflitti, guerre e pace. Una copia dovrebbe essere disponibile gia' dallo
scorso lunedi 26 novembre presso la sportello palermitano del centro
psicopedagogico di Piacenza:  ref. Maria Elena Bagarella,
segreteria@danilodolci.net, fax: 091541443, tel. 091541445 il lunedi e
giovedi mattina e il mercoledi pomeriggio, via Giovanni da Verrazzano, 6/C,
90142 Palermo;
3. E' attivo in Italia un Coordinamento italiano di gruppi maieutici; ha
anche un proprio sito: www.danilodolci.toscana.it
4. A dicembre 2002 si prevede l'inizio del master post-laurea "Il metodo
maieutico e la gestione dei conflitti in educazione e nel lavoro sociale";
la scheda sullo "stato dell'arte" e' da richiedere  al Centro
Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti (via Campagna 83,
29100 Piacenza, e-mail: info@cppp.it; tel. e fax: 0523498594, dal lunedi al
venerdi ore 9,30-13).
5. A fine convegno, nel corso della visita ai luoghi, ci e' stato fatto
visitare anche Borgo di Dio a Trappeto, o meglio quel che ne resta. Sappiate
che oltre all'incuria e al degrado (anche fisiologico, mancando la
manutenzione) a meno di 5 anni dalla morte ci sono stati anche atti di
vandalismo all'interno delle strutture, non aggiungo altro. (Se volete, un
paio di foto al sito dei ragazzi dell'Auser di Trappeto:
www.danilodolci.com/sos/)

8. INIZIATIVE. NUMEROSI PARLAMENTARI A FAVORE DELLA PROPOSTA DI LEGGE PER LA
FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA NONVIOLENZA
La proposta di un atto legislativo per la formazione delle forze dell'ordine
alla conoscenza e all'uso delle risorse della nonviolenza, formulata da
oltre un anno da parte del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, e
preparata e sostenuta da un intenso dibattito che ha coinvolto movimenti
nonviolenti, associazioni ed operatori delle forze dell'ordine, giuristi,
educatori, illustri personalita' delle istituzioni come della societa'
civile, ha gia' ottenuto un vasto consenso anche in sede parlamentare.
Tra i membri del Senato della Repubblica hanno gia' espresso attenzione e
sostegno: Occhetto, Acciarini, Baratella, Battafarano, Battaglia, Boco,
Calvi, Chiusoli, Cortiana, Coviello, Crema, Dalla Chiesa, D'Ambrosio, Dato,
De Paoli, De Petris, De Zulueta, Donati, Falomi, Fassone, Filippini,
Liguori, Longhi, Malabarba, Marini, Martone, Murineddu, Pascarella,
Petruccioli, Ripamonti, Salvi, Tessitore, Turroni, Veraldi, Vicini, Viserta,
Zancan.
Tra i membri della Camera dei Deputati hanno gia' espresso attenzione e
sostegno: Fulvia Bandoli, Franca Bimbi, Marida Bolognesi, Paolo Cento, Laura
Cima, Elettra Deiana, Titti De Simone, Alfiero Grandi, Franco Grillini,
Mimmo Luca', Marcella Lucidi, Giorgio Panattoni, Alfonso Pecoraro Scanio,
Roberta Pinotti, Giuliano Pisapia, Aldo Preda, Ermete Realacci, Carlo
Rognoni, Giovanni Russo Spena, Piero Ruzzante, Vincenzo Siniscalchi,
Francesco Tolotti, Tiziana Valpiana, Luciano Violante.
Tra i membri del Parlamento Europeo hanno gia' espresso attenzione e
sostegno: il vicepresidente del Parlamento Europeo Renzo Imbeni, ed i
parlamentari europei Giuseppe Di Lello, Claudio Fava, Luisa Morgantini,
Giovanni Pittella.
Giovedi 6 dicembre alle ore 12, presso la Sala Rossa del Senato della
Repubblica a Roma, si svolgera' la conferenza stampa promossa dal senatore
Occhetto di presentazione pubblica della proposta di legge recante "Norme di
principio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento
delle forze di polizia" che ha come primo firmatario appunto il senatore
Achille Occhetto, e che prevede la formazione e l'addestramento delle forze
dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle
strategie della nonviolenza.
Alla presentazione al Senato fara' seguito dopo alcuni giorni la
presentazione anche alla Camera dei Deputati.
Contestualmente alla promozione della proposta di legge, il "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo ha promosso anche un appello a tutti gli
enti locali affinche' si esprimano a sostegno della proposta ed inizino al
piu' presto la formazione alla nonviolenza dei corpi di polizia locale
(valorizzando ed estendendo le esperienze gia' in corso: ad esempio presso
il Comune di Milano gia' da anni si svolge una formazione ad hoc del Corpo
dei vigili urbani con la supervisione della professoressa Marianella
Sclavi).

9. LETTURE. I QUADERNI SPECIALI DI "LIMES": LE SPADE DELL'ISLAM
I quaderni speciali di "Limes", Le spade dell'islam, Roma 2001, pp. 192,
lire 14.000. Anche questo quaderno della prestigiosa rivista di geopolitica
apporta utili e talora utilissimi materiali di conoscenza, riflessione,
dibattito.

10. LETTURE. GIACOMO SCOTTI: STORIE DI PROFUGHI E MASSACRI
Giacomo Scotti, Storie di profughi e massacri, Asterios, Trieste 2001, pp.
176, 15 euro, lire 29.044. "Un diario dalla ex-Jugoslavia" e' il preciso
sottotitolo; l'autore e' un giornalista e scrittore pacifista italiano che
ha vissuto per cinquant'anni in Jugoslavia; un libro da leggere.

11. LETTURE. ISABELLE STENGERS: SCIENZE E POTERI
Isabelle Stengers, Scienze e poteri, Bollati Boringhieri, Torino 1998, pp.
96, lire 24.000. Un agile libretto della nota docente di filosofia delle
scienze a Bruxelles, di piacevole lettura, che pone in modo non banale,
seppure cursorio, la questione della democrazia in un ambito di riflessione
in cui la mistificazione autoritaria e' enorme.

12. RILETTURE. NORBERTO BOBBIO: PROFILO IDEOLOGICO DEL '900
Norberto Bobbio, Profilo ideologico del '900, Garzanti 1969, poi Clut 1972,
poi Einaudi 1986, poi Garzanti 1987, e quindi Garzanti, Milano 1990, pp.
328. Con la sua limpida prosa ed il suo sereno equanime ragionare, Norberto
Bobbio traccia la storia intellettuale e civile dell'Italia del XX secolo.

13. RILETTURE. ITALO MANCINI: NOVECENTO TEOLOGICO
Italo Mancini, Novecento teologico, Vallecchi, Firenze 1977, pp. 516. Italo
Mancini in serrato confronto con le figure e l'opera di Barth, Bultmann,
Bonhoeffer, il socialismo cristiano svizzero. Un grande libro.

14. RILETTURE. GIANNI RODARI: GRAMMATICA DELLA FANTASIA
Gianni Rodari, Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino 1973 (e piu' volte
ristampato), pp. 202. Un gioiello che consigliamo come uno dei testi-base
nei corsi di formazione alla nonviolenza.

15. ALCUNE INIZIATIVE DI PACE DI OGGI E DOMANI
[Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui
siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte
precise: I. la nonviolenza; e II. la difesa dei diritti umani, del diritto
internazionale, della legalita' costituzionale]
Martedi 4 dicembre
- a Bologna: alle ore 20,30, presso la Sala Consiliare del Quartiere S.
Donato, via S. Donato 68, incontro su "Guerra infinita e diritto
rovesciato".
- a Faenza: alle ore 21 in via Laderchi 3, iniziativa contro la guerra.
- a Ginevra: in occasione della Conferenza delle Parti Stipulanti la IV
Convenzione di Ginevra per discutere l'applicazione delle leggi
internazionali relative ai diritti umani nei Territori Occupati palestinesi,
il "Palestinian Centre for Human Rights" ha organizzato una Conferenza
parallela su "Societa' Civile e Diritti Umani". Per informazioni:
assopacexpalestina@tiscalinet.it
- a Roma: prosegue il ciclo di incontri dei "Martedi dell'Africa": alle ore
18, presso la Libreria Odradek, via dei Banchi Vecchi 57, "Il difficile
processo di riconciliazione in Sierra Leone", incontro con mons. Biguzzi,
vescovo di Makeni, testimone e promotore del processo di pace e di disarmo.
- a Torino: alle ore 21, presso il Santuario della Consolata, piazza
Consolata, veglia di preghiera per la pace. Partecipa don Ermis Segatti.
L'iniziativa e' promossa' da (elenco provvisorio): Acli, Agesci,  Azione
cattolica, Ccm, Centro Studi Sereno Regis, Cicsene,  Cisv, Gioc, Il Foglio,
Lvia, Meic, Mir-Movimento Nonviolento, Missionari della Consolata, Msp, Pax
Christi, Scuola per l'Alternativa, Sermig, Vis. Info: Acli Torino, tel.
0115712811, e-mail: aclitorino@tiscalinet.it
- a Trento, alle ore 20,30 in via alle Laste 22, iniziativa per la pace.
*
Mercoledi 5 dicembre
- a Bologna: come ogni settimana dall'inizio di settembre dalle ore 18 alle
19 in Piazza Nettuno le Donne in nero manifestano contro la guerra portando
le parole delle donne afgane. Info: draghettan@libero.it, o anche:
patriciat@libero.it
- a Bologna: al Tpo alle ore 21,30 mostra e presentazione del libro "Saluti
dalla Serbia".
- a Camaldoli: da oggi a domenica colloqui ebraico-cristiani.
- a Genova: alle ore 10 all'Universita' in via Balbi 4, incontro sull'islam
- a Ginevra: in occasione della Conferenza delle Parti Stipulanti la IV
Convenzione di Ginevra per discutere l'applicazione delle leggi
internazionali relative ai diritti umani nei Territori Occupati palestinesi,
il "Palestinian Centre for Human Rights" ha organizzato una Conferenza
parallela su "Societa' Civile e Diritti Umani" che sara' conclusa oggi da
una manifestazione pubblica. Per informazioni:
assopacexpalestina@tiscalinet.it
- a Ivrea: al castello di Albiano alle ore 21 incontro con mons. Bettazzi.
- a Lodi: presso il Centro Donna, via Paolo Gorini 19, alle ore 21, "Dal
Kurdistan all'Afghanistan: un mondo senza guerre e' possibile",
incontro-dibattito con Asya Turhalli, Laura Quagliuolo, Edoardo Bay.
- a Perugia: con la collaborazione del Comune, alle ore 17 nella Sala della
Biblioteca di Palazzo Penna, presentazione del libro di Pietro Polito,
L'eresia di Capitini, Stylos 2001. Del libro, di Capitini, della nonviolenza
nel mondo attuale discorreranno con i presenti l'autore, Enrico Peyretti,
Mario Martini. Promuove l'iniziativa l'Associazione nazionale amici di Aldo
Capitini, capitini@tiscalinet.it
- a Roma: alle ore 11, a Palazzo Marini, sala della Camera dei Deputati, via
del Pozzetto, 158  (Piazza S. Silvestro), conferenza stampa ed anteprima del
film "Iraq: il dossier nascosto" di padre Jean-Marie Benjamin.
- a Torino: alle ore 20,30 serata sahrawi al Centro Domenico Sereno Regis in
via Garibaldi 13.
- a Trento: il Forum Trentino per la Pace promuove un incontro pubblico su
"La violenza e il sacro. L'interpretazione del cristianesimo in Rene'
Girard" in occasione della presentazione del libro di Claudio Tugnoli,
Girard. Dal mito ai Vangeli (Edizioni Messaggero, Padova, 2001, p. 270).
Intervengono: Guseppe Fornari, Michele Nicoletti, Claudio Tugnoli, Vittorio
Cristelli. Alle ore 20,30 presso la sala rosa della Regione. Il tema del
rapporto tra religione e violenza sta tornando prepotentemente di attualita'
in seguito ai recenti, tragici avvenimenti. Le guerre balcaniche degli anni
'90 e numerosi altri conflitti in Asia e in Africa avevano riproposto la
questione in tutta la sua drammatica e controversa portata. Su questo tema,
che continua a segnare la storia dell'umanita', la riflessione di Rene'
Girard  (Avignone 1923) si distingue per complessita' e originalita'. Pur
avendo attraversato molteplici discipline - critica letteraria, storia,
antropologia, etnografia, teologia, storia delle religioni, psicoanalisi -
egli si e' mantenuto fedele a un'intuizione essenziale che ha preso corpo
nelle sue opere. La verita' che sta a cuore a Girard e' la dinamica concreta
dei rapporti tra gli uomini, dei loro desideri, dei loro conflitti, della
violenza sacralizzata che e' a fondamento del mito. Nel libro di Tugnoli e'
messa in luce la verita' di fondo che caratterizza tutto il pensiero di
Girard: nel mito la violenza commessa ai danni di una vittima e' un atto
sacrificale. Per i persecutori la vittima va espulsa perche' colpevole, ed
essi proiettano su di lei una violenza che e' di tutti. Per questo il mito
e' la falsificazione della realta', dell'innocenza della vittima. Solo nei
Vangeli, secondo Girard, si assiste alla confutazione definitiva del
meccanismo del capro espiatorio. Alcuni libri di Rene' Girard: La violenza e
il sacro, Adelphi, 1980; Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo,
Adelphi, 1983; Il capro espiatorio, Adelphi, 1987; Shakespeare. Il teatro
dell'invidia, Adelphi, 1998; Dialogo tra il cardinale Carlo Maria Martini e
Rene' Girard, in Fedi e violenze, Rosemberg & Sellier, 1997. Per
informazioni: tugnoli@iprase.tn.it
- a Viterbo: aula 2 della Facolta' di Economia dell'Universita' degli Studi
della Tuscia, via del Paradiso 47, ore 17. L'esperienza di Banca Etica e le
prospettive del terzo settore. Intervengono: Pierre Di Toro, Alessandro
Messina,  Cesare Frassineti. Partecipano rappresentanti del terzo settore
viterbese. Promotore: Gruppo soci di Viterbo della Banca Popolare Etica, c/o
Caritas diocesana, piazza Dante 2, Viterbo, tel. 0761303171 (mercoledi
mattina).
- a Viterbo: alle ore 20,30 presso il circolo culturale "Orizzonte", in via
Mazzini, secondo incontro del corso di formazione alla nonviolenza.

16. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

17. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta@sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben@libero.it ;
angelaebeppe@libero.it ; mir@peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info@peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac@tin.it

Numero 308 del 4 dicembre 2001