[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Onorevole Prodi, non tolga a D'Alema il "merito" della guerra!



COMUNICATO STAMPA - ASSOCIAZIONE PEACELINK - TELEMATICA PER LA PACE

Onorevole Prodi, non tolga a D'Alema il "merito" della guerra!

In un articolo apparso sul Corriere della Sera del 7 giugno 2001 l'ex 
Ministro della Difesa Carlo Scognamiglio ha sostenuto che la nascita del 
governo D'Alema e' stata in buona sostanza un "parto pilotato" per creare 
un governo politico in grado di affrontare l'imminente emergenza militare 
dei Balcani. Scognamiglio ha affermato testualmente che, dopo la caduta del 
governo Prodi, "né il Presidente Scalfaro, né l'on. D'Alema, avevano altra 
scelta se non tentare di formare un governo politico, (...) un governo che 
garantisse alle Forze Armate italiane la possibilità di assolvere con 
dignità i propri compiti nell'Alleanza di fronte alla imminenza di un 
conflitto che di necessità avrebbe visto l'Italia nel ruolo di protagonista".

Il 9 giugno L'Onorevole Romano Prodi si e' affrettato a replicare alle 
affermazioni di Scognamiglio, e sempre dalle pagine del Corriere della Sera 
ha sostenuto che "ancorché dimissionario, fu il mio governo ad assumersi la 
responsabilità di decidere a favore dell’Activation Order. E fui io stesso, 
come Presidente del Consiglio, a firmare il relativo provvedimento".

Per dovere di correttezza e di completezza dell'informazione invitiamo gli 
organi di stampa a riportare l'esatto contenuto delle disposizioni 
impartite dal Governo presieduto da Romano Prodi nei giorni precedenti al 
suo scioglimento.

I dati che stiamo per citare sono liberamente consultabili all'indirizzo 
http://www.parlamento.it/att/uip/kosovo.htm

Dalla consultazione di questi dati emerge quanto segue:

1) Il governo Prodi, pur avendo aderito all' "Activation Order" della Nato, 
avevano esplicitamente limitato l'azione delle Forze Armate al territorio 
nazionale, ne' avevano autorizzato i bombardamenti che sono stati 
successivamente effettuati ANCHE DA AEREI DELL'AVIAZIONE ITALIANA, come 
risulta da numerose fonti dirette.

2) Il governo Prodi ha unicamente autorizzato attivita' di "DIFESA 
INTEGRATA" del territorio nazionale, e non azioni militari al di fuori dei 
confini della repubblica, affermando esplicitamente che "Nell'attuale 
situazione costituzionale il contributo delle Forze Armate italiane sarà 
LIMITATO ALLE ATTIVITA' DI DIFESA INTEGRATA di difesa integrata del 
territorio nazionale." Con il termine "difesa integrata" si indicano tutte 
quelle azioni di supporto e di facilitazione delle operazioni militari 
condotte dalle forze Nato nel territorio nazionale, e non certo i 
bombardamenti autorizzati in seguito dal governo D'Alema. In questa 
circostanza il governo Prodi, parlando dell'"attuale situazione 
costituzionale", ha dimostrato di essere ben consapevole dei vincoli 
imposti dall'articolo 11 della Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra 
come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di 
risoluzione delle controversie internazionali".

3) Il governo Prodi ha riconosciuto al Parlamento la facolta' di deliberare 
l'azione militare, affermando in un comunicato che, per tutte le attivita' 
che esulano dalla Difesa Integrata, "Ogni eventuale ulteriore impiego delle 
Forze Armate dovrà essere autorizzato dal Parlamento". Il governo D'Alema, 
d'altro canto, non ha riconosciuto al Parlamento la prerogativa di essere 
l'unica autorita' in grado di deliberare lo stato di guerra, e ha deciso 
unilateralmente di dare il via all'azione militare. Il dibattito 
parlamentare sull'opportunita' e le modalita' di questa azione militare e' 
avvenuto quando i bombardamenti e i conseguenti "effetti collaterali" erano 
gia' in atto da diverso tempo.

Riteniamo pertanto che l'azione del governo Prodi, ancorche' discutibile 
dal punto di vista politico, sia comunque rimasta all'interno dei limiti 
imposti dal dettato costituzionale, limiti abbondantemente superati dalle 
successive disposizioni impartite dal governo D'Alema.

Invitiamo i mezzi di informazione a documentare nel modo piu' completo 
possibile gli avvenimenti politici che hanno preceduto l'azione militare 
della primavera del 1999, consultando anche e soprattutto gli atti 
parlamentari e non solamente le "lettere al direttore" con cui ognuno 
espone la sua parziale versione dei fatti.

Contemporaneamente esortiamo tutti i rappresentanti politici che hanno 
preso parte a vario titolo al governo D'Alema ad assumersi le loro 
responsabilita' di fronte alla storia, di fronte alla loro coscienza, e di 
fronte alle vittime civili dell'azione militare contro la Repubblica 
Federale di Yugoslavia.

Carlo Gubitosa
Segretario Associazione Peacelink
Volontariato dell'informazione
www.peacelink.it
info@peacelink.it

ALLEGATO:

I comunicati relativi alla questione del Kossovo emanati dal Governo Prodi 
nei giorni immediatamente precedenti al suo scioglimento.

Fonte: http://www.parlamento.it/att/uip/kosovo.htm

Comunicato n. 157 del 12 ottobre 1998 (Governo Prodi)

In apertura di seduta il Consiglio ha auspicato che la trattativa in corso 
a Belgrado e a Pristina abbia esito positivo in modo da garantire completa 
attuazione della delibera del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a 
protezione dei cittadini del Kosovo. Udite poi le relazioni del Ministro 
degli Affari Esteri, Lamberto Dini e del Ministro della Difesa Beniamino 
Andreatta ha unanimemente ritenuto di autorizzare il Rappresentante 
permanente d'Italia presso la Nato ad aderire al cosiddetto Ordine di 
Attivazione (Act Ord). Questa decisione si colloca nel quadro delle 
delibere adottate in ambito Onu. Di conseguenza l'Italia metterà a 
disposizione le proprie basi qualora dovesse risultare necessario 
l'intervento militare da parte dell'Alleanza Atlantica per fronteggiare la 
crisi nel Kosovo. Il Governo ribadisce che l'obiettivo della Nato e 
dell'Italia é quello di contribuire ad una soluzione durevole per 
consentire di fronteggiare l'imminenza di una catastrofe umanitaria che 
minaccia la sopravvivenza di circa 300.000 rifugiati in un'area così vicina 
al nostro Paese. Nell'attuale situazione costituzionale il contributo delle 
Forze Armate italiane sarà limitato alle attività di difesa integrata del 
territorio nazionale. Ogni eventuale ulteriore impiego delle Forze Armate 
dovrà essere autorizzato dal Parlamento.

Comunicato n. 158 del 16 ottobre 1998 (Governo Prodi)

Il Ministro degli Affari Esteri, Dini, ha svolto una relazione sulle 
tematiche di politica internazionale, illustrando in particolare gli 
svilupppi della crisi in Kosovo, anche alla luce della riunione 
ministeriale di ieri a Parigi del Gruppo di Contatto. Il Ministro Dini ha 
espresso soddisfazione per gli accordi raggiunti a Belgrado nel quadro del 
processo negoziale condotto dall'Ambasciatore Holbrooke, con l'appoggio del 
Gruppo di Contatto, in particolare per l'intesa sulla missione di verifica 
dell'Osce che verrà firmata oggi e per quella sulla sorveglianza aerea da 
parte della nato già firmata ieri a Belgrado. Tali accordi sono il frutto 
del coordinamento fra la pressione diplomatica e quella militare e della 
coesione dimostrata dai Paesi membri del Gruppo di Contatto e dell'Alleanza 
Atlantica. Essi devono tradursi al piu' presto in una nuova Risoluzione del 
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che conferisca loro definitiva 
autorità. In merito alla missione di verifica dell'Osce in Kosovo, cui 
l'Italia contribuirà in maniera significativa al pari degli altri Paesi 
europei del Gruppo di Contatto, Dini ha indicato che essa dovrà essere 
dispiegata sul terrenol nei tempi piu' rapidi possibili, per monitorare il 
ritiro delle forze speciali dalla regione, consentire alle organizzazioni 
umanitarie di tornare nella regione e facilitare gli interventi a favore 
dei profughi. In tale contesto, ha ricordato che la Cooperazione italiana 
ha già inviato una missione a Belgrado e a Pristina per valutare la 
possibilità di creare in tempi brevi un sistema di centri di accoglienza 
per gli sfollati. Il Ministro ha infine ribadito che occorre portare avanti 
l'azione di pressione sulle parti in causa per l'avvio di negoziati seri e 
costruttivi sul futuro Statuto di autonomia che consenta l'autogoverno 
della regione, sulla base della piattaforma presentata dall'Ambasciatore 
Hill, col sostegno del Gruppo di Contatto.