Marcia Perugia Assisi, un errore da evitare



UN ERRORE DA NON COMMETTERE, E NON SOLO

Editoriale di Peppe Sini


Un errore da non commettere (tra molti altri possibili, va da se') e' lasciarsi ipnotizzare dalla rappresentazione che della marcia Perugia-Assisi del 25 settembre hanno dato i mass-media del sistema della violenza.
La marcia non e' stata una passerella di politicanti tra una folla di comparse. La marcia e' stata invece l'assemblea itinerante di migliaia e migliaia di persone (decine di migliaia, forse centinaia di migliaia), che non erano li' a fare la claque di chicchessia o i figuranti reclutati, ma tutte recavano all'azione comune le proprie idee, esperienze, proposte, lotte.
E la marcia non e' stata neppure l'imbottitura delle parole scritte all'inizio o pronunciate alla fine dalle burocrazie o dai sorteggiati di turno: la marcia non e' una proprieta' privata, non delega ad altri le sue ragioni e i suoi sentimenti, e' refrattaria alla societa' dello spettacolo come alle gerarchie comunque paludate. La marcia sono migliaia di persone insieme postesi in cammino tra la citta' di Capitini e quella di Francesco per la pace e la fratellanza dei popoli, persone autonome ed autocoscienti unite in un'impresa comune condivisa. Nessuna "piattaforma" burocratica di strutture lottizzate, e nessun "documento conclusivo" ad un tempo prolisso e generico, elusivo e palustre, puo' render giustizia alla marcia, puo' riflettere la marcia, puo' fagocitare la marcia. Tutti lo sappiamo: la marcia e' un'altra cosa rispetto alle carte che fanno volume nelle carpette. La marcia e' umanita' vivente e operante, in cammino ed in lotta per la rivoluzione nonviolenta: ovvero per affermare tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani attraverso una concreta politica nonviolenta: una concreta politica nonviolenta.
E le migliaia di persone che hanno marciato il 25 settembre hanno effettualmente espresso con inequivocabile chiarezza posizioni ben piu' concrete e politicamente qualificate di quelle che vengono loro attribuite dai proclami e dai documenti degli ingenui o dei callidi.
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La marcia - e lo ha percepito senza possibilita' di errore chiunque l'ha camminata, respirata, ascoltata e parlata, condivisa quindi, lungo il cammino che da Perugia reca ad Assisi - ha espresso posizioni nette e programmi di azione politica immediata.
La marcia ha espresso un'opposizione integrale alla guerra, agli eserciti e alle armi; e quindi ha espresso la richiesta politica secca dell'immediata cessazione della partecipazione italiana alle guerre in corso in Afghanistan e in Libia; la richiesta politica secca del taglio delle spese militari a beneficio delle spese sociali nel bilancio dello stato; la richiesta politica secca di una politica internazionale fondata su smilitarizzazione e disarmo, cooperazione ecoequosolidale, corpi civili di pace e gestione nonviolenta dei conflitti.
La marcia ha espresso un'opposizione integrale al colpo di stato razzista; e quindi ha espresso la richiesta politica secca dell'immediata abrogazione di tutte le misure razziste introdotte nell'ordinamento a partire dall'infame riapertura dei campi di concentramento nel 1998 fino alle piu' recenti aberrazioni hitleriane.
La marcia ha espresso un'opposizione integrale alla violenza di classe insita nella politica economica non solo del governo corrotto e corruttore, ma anche della quasi totalita' del ceto politico, dei gruppi dirigenti e dei ceti dominanti; e quindi ha espresso la richiesta politica secca di una politica economica della solidarieta' e della giustizia sociale in netta contrapposizione al sistema di potere e al modello di sviluppo imposto dal comitato d'affari dei rapinatori attualmente dominante.
La marcia ha espresso un'opposizione integrale all'inquinamento, devastazione e distruzione della biosfera; e quindi ha espresso la richiesta politica secca di una politica rispettosa e risanatrice dell'ambiente, di tutto il mondo vivente, e quindi anche dell'umanita' intera comprese le generazioni future.
Infine e soprattutto la marcia ha espresso un'opposizione integrale alla violenza maschilista e patriarcale di cui la weltanschauung e il pratico agire sia pubblico che privato del presidente del Consiglio dei Ministri e capo del regime della corruzione costituiscono un esempio flagrante che funge da alibi e movente e fomite per un'intera societa' che nega a meta' dell'umanita' la sua stessa qualita' umana; e quindi la marcia ha espresso la richiesta politica secca di una immediata conversione femminista della cultura e del governo della societa' e dello stato.
Ecologista e femminista, socialista e libertaria, ricca di tutte le piu' preziose tradizioni spirituali dell'umanita' e di tutte le esperienze di solidarieta', di responsabilita' e di liberazione della civilta' umana, la marcia e' un popolo in cammino sulla via della nonviolenza.

Peppe Sini
www.peacelink.it