Diossina a Taranto, interviene il dott. Maurizio Portaluri: "Occorre fare vera prevenzione"



LE DIOSSINE A TARANTO: UNA TIPICA QUESTIONE SANITARIA DI PREVENZIONE
PRIMARIA.

L’ILVA di Taranto, già costantemente al centro della cronaca ragionale e
nazionale per i gravissimi incidenti  sul lavoro, lo è ancor più in questi
mesi perché per la prima volta nella sua lunga storia è stata oggetto, da
parte di un organismo pubblico come l’ARPA, di rigorosi controlli  sulle
sue emissioni. A sollecitarli era stato, come spesso fortunatamente
avviene, un movimento di cittadini noto per il suo impegno serio e
competente: Peacelink. I risultati dei controlli hanno un sicuro interesse
di carattere ambientale ma ne hanno di certo uno sanitario. Le cosiddette
diossine sono infatti implicate nello sviluppo di alcuni tumori maligni ed
in questa opera nefasta agiscono a dosi anche molto basse. L’ARPA ha detto
chiaramente che la quantità dei 17 tipi di diossine tossiche misurata  non
può essere confrontata con i limiti previsti dalla vigente normativa
italiana che riguarda, in violazione delle più restrittive prescrizioni
europee, tutti gli oltre cento tipi di diossine. Ciò che emerge dalla
relazione preliminare è che i dati giornalieri riscontrati sono comunque
al di sopra di alcuni multipli dei limiti più alti adottati in Europa
dalla Gran Bretagna e di molti multipli oltre il limite adottato dalla
Germania e, in Italia, dal Friuli Venezia Giulia cioè 0,4 ng I-TEQ/Nm3.
Ma, lo sappiamo, un cancerogeno è un cancerogeno ed agisce senza soglia e
cioè  anche a dosi bassissime. Portare le emissioni di diossine a Taranto
al valore più basso normativamente e tecnologicamente possibile è una
necessaria ed urgente azione di sanità pubblica.

Peacelink ci ricorda che a Seveso fuoriuscirono circa 3 kg di diossine in
un giorno mentre a Taranto il doppio in 40 anni. Molti si eserciteranno a
dirci se sia più dannosa un’azione protratta o una acuta. Una cosa è certa
e cioè che non si possono esporre le popolazioni ai cancerogeni in modo
generalizzato ed inconsapevole, né attendere di contare i morti per fare
le opportune valutazioni ed, eventualmente, pensare ai rimedi. Qui
interessa ribadire che sulla prevenzione dei tumori dobbiamo tenere tutti
un atteggiamento fermo ed univoco. Questo vale per le sostanze emesse dai
poli industriali ed energetici della Puglia (diossine, IPA, arsenico,
benzene, amianto, cadnio ecc.) così come per quelle provenienti dal
traffico veicolare e dagli impianti termici, domestici ed industriali.

I morti ed i malati di cancro di Taranto, Brindisi, Bari e Manfredonia
attendono ancora giustizia e chissà se le responsabilità penali verranno
mai riconosciute mentre i risarcimenti in sede civile avanzano tra mille
difficoltà procedurali. Queste tragiche storie ci dicono che non è né
etico nè legittimo confidare nel risarcimento futuro del danno. Ogni
sforzo deve essere compiuto oggi perché le cause ambientali dei tumori
siano identificate, localizzate, abbattute ai livelli permessi dalle
migliori tecnologie disponibili ed ove possibile eliminate.

Questa dell’ILVA è una occasione da non perdere per fare della vera
prevenzione, cioè la prevenzione primaria, quella che riconosce e rimuove
tempestivamente le cause dei tumori. E’ un’occasione per la scienza e per
la politica di stare dalla parte dell’uomo. In queste ore ci è giunta la
dolorosa notizia della scomparsa di Lorenzo Tomatis, l’oncologo italiano
che per tanti anni ha guidato a Lione l’Agenzia Internazionale per la
Ricerca sul Cancro, pioniere della prevenzione primaria col suo lavoro di
riconoscimento della cancerogenicità di tanti agenti chimici e fisici, un
italiano che non riceverà gli onori tributati a Pavarotti nonostante abbia
salvato con le sue scoperte tante vite umane. Uno delle sue ultimissime
fatiche è stata una relazione sulle diossine nel sangue dei cittadini di
Mantova esposti alle immissioni di un inceneritore industriale. Da lui ci
viene un monito pertinente alla nostra situazione: “una prevenzione
primaria efficace può essere messa in atto nei confronti di agenti causali
 prima di conoscerne i meccanismi di azione. Ricordare questa evidenza di
sanità pubblica non significa in alcun modo voler sminuire il valore della
ricerca di base sui meccanismi ma solo evitare che la pretesa di avere 
certezze meccanicistiche  e assolute prima di adottare misure preventive
divenga un pretesto per dilazionarle e impedirle”. Per Taranto non si
cerchino pretesti, ma intanto si cominci con l’abbassare i limiti di
emissione di diossine.

Bari 24 settembre 2007


Maurizio Portaluri

Direttore generale
Istituto Tumori di Bari



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