L'Arpa Puglia pubblica la sua "relazione sulla diossina". Confermati i dati allarmanti gia' diffusi da PeaceLink



Comunicato stampa del "Comitato per Taranto"

--- I dati Arpa aggravano i dati già conosciuti sulla diossina: a Taranto
ci sarebbero state 2  Seveso "a lunga durata" in 45 anni. Ma forse la
situazione è ancora peggiore. L'aumento dei tumori a Taranto ne è la
triste conferma ---


La diossina ha un impatto cancerogeno, provoca malformazioni e patologie
terribili.
L'allarme diossina lanciato negli scorsi anni dal movimento ambientalista
tarantino aveva un fondamento. Lo dimostrano i dati dell'Arpa che ora
vengono anche commentati e accompagnati da una serie di importanti
proposte operative per ridurre le emissioni di diossina.

Il Comitato per Taranto si è riunito il 17 settembre per analizzare
la relazione tecnica dell'ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente)
della Puglia sulla rilevazione delle diossine nei fumi di processo emessi
dal camino E 312 dell'impianto di agglomerazione AGL/2 dell'ILVA di
Taranto.

La relazione dell'ARPA Puglia contiene molte posività che proviamo ad
elencare anche se in modo parziale e per sommi capi.

1) ADOTTARE I LIMITI EUROPEI. L'Arpa ritiene opportuno che si adotti il
limite di 0,4 nanogrammi a metro cubo di diossine come avviene in Friuli
Venezia Giulia per l'impianto di agglomerazione di Servola. Tale limite
del Friuli Venezia Giulia - che recepisce le norme europee - è stato
ampiamente superato dalle rilevazioni effettuate all'Ilva di Taranto. Se
l'impianto di agglomerazione di Taranto fosse in Friuli Venezia Giulia
esso sarebbe già stato fermato per provvedere all'adozione delle migliori
tecnologie disponibili. Fra le proposte di carattere normativo e
prescrittivo, l'ARPA Puglia parla della "fissazione del valore limite di
0,4 ng I-TEQ/Nm3 alle emissioni di PCDD/F del camino E 312". Esattamente
ciò che abbiamo chiesto noi, oer non rimanere cittadini di serie B con
limiti non conformi alla normativa europea.

2) ELIMINARE LA "LEGGE-REGALO". La relazione ARPA riporta informazioni di
grande interesse e pregio. Elenca, a titolo esemplificativo, ciò che hanno
fatto da tempo le nazioni europee per ridurre le emissioni di diossina. Ad
esempio, si legge che l'Austria da tempo aveva fissato il limite delle
diossine a 0,4 nanogrammi a metro cubo per scendere a 0,1 nel 2006. In
Inghilterra il limite è a 0,2; in Germania anche i vecchi impianti di
agglomerazione devono puntare all'obiettivo di 0,1 nanogrammi a metro
cubo. In Olanda, caso per caso, il limite degli impianti oscilla fra il
limite di 0,4 e di 0,1. Nel lungo elenco delle legislazioni spicca infine
l'Italia per non aver adottato i limiti europei. Il paradosso è che
l'impianto di agglomerazione di Trieste è soggetto a normative differenti
rispetto a quello di Taranto. L'impianto di Trieste è infatti sottoposto
alla severa legislazione europea mentre quello di Taranto è regolato dalla
blanda e compiacente legge italiana. Una annotazione vale più di tante
parole: la legge italiana che vale per Taranto (ma non per Trieste) è
stata "creata" dal governo Berlusconi e offerta su un piatto d'argento a
Riva poco prima di terminare il suo mandato. Solo grazie a questa
"legge-regalo" oggi i valori di diossina dell'Ilva a Taranto sono "a
norma". Se invece fossero stati applicati i sopra citati limiti europei la
diossina dell'impianto di agglomerazione di Taranto sarebbe "fuori norma".
Dipende da chi fa le norme...

3) FISSARE NELL'AIA I NUOVI LIMITI. L'Arpa Puglia chiede che il limite di
0,4 nanogrammi a metro cubo sia fissato nell'AIA (Autorizzazione Integrata
Ambientale), esattamente come richiesto dal Comitato per Taranto con
raccomandata al Ministero dell'Ambiente del 10 agosto scorso. Inoltre la
relazione chiede il "coinvolgimento esplicito di ARPA Puglia nel processo
di verifica della conformità della gestione dell'impianto alle
prescrizioni contenute nell'AIA". In altre parole: basta con la favola del
bravo controllato che è controllore di se stesso.

4) FARE CAMPIONAMENTO 24 ORE SU 24. L'Arpa Puglia chiede l'"installazione
sul camino E 312 di un sistema di campionamento continuo dei
microinquinanti, che consentirebbe l'effettuazione di prelievi attivati in
modo "remoto" per periodi di osservazione prolungati". E' esattamente ciò
che il Comitato per Taranto ha richiesto formalmente al Ministero
dell'Ambiente ed è uno dei punti più qualificanti perché con la tecnologia
del monitoraggio in continuo si potrà sapere 24 ore su 24 e 365 giorni
all'anno quanta diossina esce dal camino dell'impianto di agglomerazione,
persino la notte. Il che sarebbe un passo in avanti eccezionale in quanto
di notte l'Ilva inquina di più, complice il buio e l'assenza di reali ed
efficaci controlli. Tali controlli sarebbero realizzati da un ente esterno
all'Ilva: sarebbe una novità importantissima che noi abbiamo chiesto che
venga attuata da subito.

5) CONTROLLARE GLI ALIMENTI. L'Arpa Puglia chiede che venga realizzato un
"controllo sistematico delle ricadute al suolo dei microinquinanti, con
analisi su matrici adeguate alla ricerca di diossine (in alimenti, flora,
fauna, terreni, aria) e simulazioni modellistiche delle ricadute delle
emissioni su area vasta". Questo significa l'analisi di ciò che mangiamo.
E' il passo successivo all'attuale monitoraggio. Gli studi scientifici
infatti indicano che la diossina entra nel corpo umano attraverso
l'inalazione (1,5%) e l'alimentazione (98,5%). Rimane quindi da fare
ancora il grosso del monitoraggio per capire quanta diossina mangiamo.
Sarebbe importante analizzare quanta diossina è presente nel corpo umano
attraverso l'analisi del sangue, del tessuto adiposo e del latte materno.

6) ADOTTARE NUOVI ELETTROFILTRI. L'Arpa sottolinea la necessità di
adottare, a partire da nuovi elettrofiltri, le migliori tecnologie
diponibili per ridurre al minimo le emissioni di diossina). E aggiungiamo
noi: 700 milioni di euro di utili nel 2006 consentono a Riva di acquistare
nuove e più efficienti tecnologie. Il Gruppo Ilva non piange miseria: "Il
settore siderurgico - si legge in una nota stampa Ilva del 15 settembre
2007 - non sta assolutamente attraversando un periodo di crisi o di
affanno; al contrario vive un momento di grande crescita come si può
facilmente dedurre osservando il bilancio consolidato del Gruppo Riva che
nell'ultimo esercizio (2006) ha registrato i migliori risultati della sua
storia, raggiungendo tra l'altro un Utile di esercizio di quasi 700
milioni di euro, dei quali gran parte sarà reinvestita proprio nel
potenziamento e nel miglioramento dei propri impianti a Taranto".

7) DOVE FINISCONO LE POLVERI ALLA DIOSSINA? L'Arpa Puglia punta il dito
sulle polveri contaminate da diossina e trattenute dagli elettrofiltri.
Che fine fanno? L'ARPA ha chiesto di acquisire "i risultati delle
caratterizzazioni di tutte le materie in ingresso ed uscita dagli
impianti, per il periodo di rilevazione di PCDD/Fs, incluse le polveri
prelevate dagli elettrofiltri primari e secondari per le quali si è già
richiesto che siano identificate le quantità ricircolate dai primari sulla
Linea E e quelle smaltite come rifiuti a partire dal 1 gennaio 2007 ed i
relativi CER". L'ARPA richiede l'"eliminazione completa del riciclo delle
polveri derivanti dagli elettrofiltri primari ESP e smaltimento delle
stesse in conformità alla normativa secondo le risultanze analitiche delle
analisi per la classificazione dei rifiuti". Noi abbiamo chiesto queste
cose subito dopo il monitoraggio, con una lettera aperta pubblicata sulla
stampa. Ricordiamo che i "rifiuti alla diossina" dovrebbero andare in
discariche di tipo 3, che sono quelle per i rifiuti più pericolosi e
tossici e ad oggi non ne esistono in Puglia.

8) L'EFFETTO "MULINO BIANCO" HA FOTOGRAFATO UN'ALTRA ILVA. La relazione in
più punti annota che nei giorni del monitoraggio l'impianto è stato
gestito in condizioni "ottimali" e ben diverse dalla gestione
"routinaria". E' una conferma dei dubbi da noi manifestati: parlammo di
"effetto Mulino Bianco". I dati confermano una sostanziale riduzione delle
emissioni inquinanti proprio nei giorni del controllo, mentre nei giorni
precedenti e successivi le emissioni sono ritornate alla "normalità",
ossia a valori molto più elevati rispetto a quelli ottimali osservati
durante i controlli. Ciò significa che la diossina emessa in condizioni
normali è ben maggiore di quella registrata dall'ARPA.

9) CONFERMATI I DATI DI PEACELINK. Ciò nonostante le proiezioni annue di
diossina effettuate dall'ARPA Puglia sono addirittura superiori rispetto a
quelle contenute nel dossier di PeaceLink, basato sulle stime INES. Questo
dimostra che il dossier di PeaceLink che lanciò l'allarme era fondato e
veritiero, anzi era addirittura "moderato" rispetto a ciò che è stato
misurato dall'ARPA. PeaceLink diffuse la stima di 93 grammi/anno di
diossina. L'ARPA ne calcola ben 119/anno sulla base dei rilievi finali
dell'ultimo giorno di rilevazione (si veda pagina 31 della relazione).
Questo significa che in 45 anni di produzione di agglomerato
(funzionamento dell'impianto di agglomerazione - Attenzione, AGL/2 è
entrato in esercizio nel 1974 in aggiunta ad AGL/1) potrebbero essere
stati prodotti anche circa 5 chili di diossina.

10) QUANTE SEVESO CI SONO STATE A TARANTO IN 45 ANNI? La quantità di
diossina fuoriuscita nell'incidente di Seveso del 1976 è ancora oggetto di
dibattito e non tutti gli studiosi concordano sulle stime. A tale scopo e
per cautela ci siamo attenuti ai dati dell'Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS). A Seveso secondo l'OMS sarebbero fuoriusciti nell'incidente
catastrofico dell'Icmesa dai 2 ai 3 chili di diossina. Questo significa
che nella nostra città ci sarebbero state 2 Seveso "a lungo termine". Ma
le cose potrebbero essere andate ancora peggio. Infatti le rilevazioni
dell'ARPA sono avvenute in condizioni anomale in quanto è stata insufflata
artificialmente aria nel camino per diluire i fumi. Le rilevazioni su fumi
"diluiti" hanno fatto sorgere forti dubbi nella stessa ARPA. Se si
applicasse una "normalizzazione all'11%" dell'ossigeno e si defalcasse
l'"aria fresca" insufflata, le concentrazioni sarebbero ben maggiori e si
giungerebbe ad un calcolo di 290 grammi di diossina/anno. Proiettando
questo calcolo sui 45 anni di produzione di agglomerato (funzionamento del
centro siderurgico) si ottengono oltre 13 chili di diossina pari a 5
"Seveso a lungo termine" spalmate su 45 anni e con fumi diffusi su tutta
la Puglia e la Basilicata da un camino di oltre 200 metri.


Ormai l'ARPA Puglia ha concluso la sua complessa indagine.
Ora la palla passa dall'ARPA alla politica.

Di fronte a questi dati la Regione Puglia e gli enti locali devono scegliere.
Possono dare attuazione alle varie raccomandazioni dell'ARPA o ignorarle.
O prendere tempo, come da tempo accade.
Possono intervenire o meno anche essi nell'Autorizzazione Integrata
Ambientale Ilva, sostenendo le richieste fatte dall'ARPA e dal Comitato
per Taranto. Possono chiedere che a Taranto vengano applicati gli standard
europei a difesa della salute.

I prossimi giorni ci diranno se chi governa le istituzioni farà il suo
dovere. Capiremo chi si sarà schierato dalla parte dei cittadini e chi a
tutela degli interessi di Riva.
E anche chi non farà nulla dimostrerà di essersi di fatto schierato: dalla
parte sbagliata.

"Per noi l'Ilva è in regola", ha dichiarato l'assessore regionale
all'ecologia Michele Losappio. E' un brutto segnale.


Biagio De Marzo
Stefano De Pace
Salvatore De Rosa
Giulio Farella
Alessandro Marescotti
Pietro Mottolese
Antonietta Podda



-- 
Comitato per Taranto
http://www.tarantosociale.org
http://comitatopertaranto.blogspot.com


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Il dossier di PeaceLink sulla diossina
A Taranto il 90,3% della diossina italiana inventariata nel database INES
http://italy.peacelink.org/tarantosociale/docs/2000-21516_diossina_a_taranto_1.pdf

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Causale: "Iniative contro la diossina"