Greenpeace contro il rigassificatore di Livorno



Agipress - Notizia n.10464
del 12/02/2007 - 19.52.19
Rigassificatore a Livorno: si' di Bersani, no di Greenpeace, si' di Martini

In merito alle dichiarazioni del Ministro Bersani sul rigassificatore di
Livorno, Greenpeace conferma di ritenere il progetto al di fuori della
legge dello Stato e di ogni logica. Il protocollo di Kyoto non può essere
una scusa per realizzare assurdità come certi rigassificatori. Anche le
cronache dimostrano che in alcuni casi si sospettano palesi violazioni
delle leggi.

Greenpeace non critica la costruzione di rigassificatori, ma denuncia i
maneggi attraverso cui è stata progettata un’Area Marina Industriale in
mezzo al mare, falsificando la Valutazione d’Impatto Ambientale, anche in
assenza di norme specifiche, per esempio sugli scarichi. “La procedura di
autorizzazione del rigassificatore di Livorno ha violato gli Accordi sul
Santuario dei Cetacei, la Convenzione di Barcellona e i suoi Protocolli”
dichiara Alessandro Giannì, responsabile della Campagna Mare di
Greenpeace.

Greenpeace ha già comunicato le sue deduzioni al Segretariato del
Santuario dei Cetacei che distribuirà la documentazione alle parti.
Greenpeace intende coinvolgere anche la Convenzione di Barcellona, di cui
è prevista la riunione plenaria a fine anno, in Spagna.

“Riteniamo che questo progetto in particolare debba essere fermato e siamo
pronti a incontrare i Ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico”
ha aggiunto Giannì. “Tuttavia non escludiamo iniziative legali che
coinvolgano la magistratura su una vicenda che appare sempre più torbida”.

"Al rigassificatore di Livorno manca solo un ultimo passaggio, che è la
verifica definitiva sul progetto di sicurezza prevista tra pochi mesi -
sottolinea il presidente - Dopodiché all'autorizzazione alla costruzione,
che già esiste e su cui il dibattito politico non puo' influire, sarà
affiancata l'autorizzazione all'esercizio e l'iniziativa partirà".
"Sulla società che gestirà il metanodotto algerino chiara e molto netta è
stata invece la risposta del ministro Bersani", dice Caludio Martini,
presidente della Regione Toscana.
Il metanodotto Galsi sarà pronto per il 2009: due miliardi di dollari di
investimenti per 10 miliardi di metri cubi l'anno dall'Algeria all'Italia,
con l'emiliana Hera, la Firs e la Progenia sarda, Enel ed Edison, per
rimanere ai soli partner italiani, già della partita.
"Al governo - ricorda Martini - avevamo posto un'esigenza una volta
costituito il consorzio: che la Toscana fosse dentro l'operazione.
Richiesta logica, visto che il metanodotto attraverserà per buona parte la
nostra regione. La risposta, positiva, è arrivata e ora si tratta di
mettersi a lavorare per vedere in che modo: per decidere chi e come
rappresenterà la Toscana a quel tavolo".
"Ciò non vuol dire dimenticarsi del resto" conclude Martini, che parla di
palla lunga lanciata sullo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili,
vera sfida del piano energetico, e che conferma gli impegni sul fronte
della ricerca e dell'ecoefficienza, perché anche la domanda va
controllata, tenendo a freno stili di vita che divorano energia. C'è anche
la geotermia: "occorre un passo in avanti per sfruttare di più e meglio
questa risorsa, - dice Martini - E lo dobbiamo fare insieme ad Enel,
tenendo conto delle esigenze del territorio". Infine c'è la sfida dell'
idrogeno verde lanciata da Rifkin, che la Toscana raccoglie.