In Nigeria l'AGIP è innocente, lo dice il portavoce dell'ENI



L'Agip (gruppo ENI) in questi giorni sostiene di aver aiutato le
popolazioni della Nigeria.

«Se non fosse una vicenda dove non è il caso di scherzare - ha detto Di
Giovanni (portavoce dell’Eni) - bisognerebbe dire che c'è un problema di
comunicazione. Se c'è un’azienda che ha fatto tanto in Nigeria questa è
l’Eni. Siamo lì dal 1962 e in questi anni abbiamo fatto interventi
sociali, ambientali, sanitari per milioni di dollari: qualcosa come 97
milioni solo dal 1997 a oggi».

«Purtroppo - continua il portavoce Eni - il petrolio non si trova in
Svizzera. La Nigeria è una realtà abbastanza particolare, che ha avuto uno
sviluppo impetuoso e ha grandi differenze sociali. Ed è anche per questo
che noi abbiamo sempre avuto grande attenzione al contatto con le comunità
locali e abbiamo avviato interventi di sviluppo regionale, come il Green
River Project che aiuta 28mila famiglie».

«Abbiamo anche avviato il progetto del recupero del gas che viene estratto
insieme al petrolio, gas che sinora veniva bruciato e che da qualche tempo
noi recuperiamo e destiniamo alla produzione di elettricità nella centrale
di Kwale, in modo da rendere più sicuro l'approvvigionamento energetico
della regione».

Ma perché nel marzo 2004 l'Eni è stata esclusa dagli indici per
l’investimento socialmente responsabile FTSE4Good?

Perché non soddisfaceva i criteri riguardanti i diritti umani che
riguardano due gruppi di imprese a maggior rischio: quelle operanti nel
campo delle risorse naturali, come petrolio, gas e miniere, e quelle che
hanno una significativa presenza in Paesi con particolari problemi di
rispetto dei diritti umani.

Ecco un po' di memoria storica che può servire a riflettere.

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Diritti umani in Nigeria, Agip sotto accusa.

Aprile 2005 - Nigeria: 5000 sfollati. Colpa dell'Agip?

Centinaia di abitazioni e una chiesa di una bidonville sono state rase al
suolo a Port Harcourt, in Nigeria e 5.000 persone sono state lasciate
senza casa. La decisione del governo nigeriano sembra essere arrivata a
causa della vicinanza degli edifici con le installazioni petrolifere della
compagnia petrolifera italiana Agip, del gruppo Eni. A riferirlo
l’organizzazione olandese Unrepresented Nations and Peoples (UNPO). Alcuni
attivisti del movimento Agip Waterside sospettano che la demolizione sia
stata richiesta dall’Agip per potersi espandere. Per gli sfollati non è
previsto alcun risarcimento né sistemazione alternativa, mentre un
giornalista e un cineoperatore dell’ABC, che avevano chiesto di poter
filmare l’intervento dei bulldozer, sono stati arrestati dalla polizia e
rilasciati dopo due ore. Fonte: RSI News
(http://www.rsinews.it/newsformat1.asp?news=735)


http://www.cnms.it:8080/cnms/notizie/agip_diritti_nigeria

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Boicotta l'AGIP

(redazione ECplanet)

Con una brutale operazione ordinata dal governo nigeriano, il 13 aprile
scorso sono state rase al suolo da bulldozer centinaia di abitazioni e una
chiesa di una bidonville, lasciando circa 5.000 persone senza casa. La
motivazione è stata che l'insediamento abitativo era troppo vicino alle
installazioni petrolifere della compagnia petrolifera italiana Agip, del
gruppo Eni, a Port Harcourt, nel delta del Niger.

Lo riferisce l'Unrepresented Nations and Peoples Organization (UNPO), con
sede in Olanda. Le attività di demolizione di quella che era nota come
“Agip Waterside”, erano iniziate in febbraio ma erano state poi sospese,
in seguito alle proteste degli abitanti, che si trovano in quell’area dal
1998, senza essere stati ostacolati dalle autorità. Non è previsto alcun
risarcimento per gli sfollati, né alcuna sistemazione alternativa.
Inoltre, un giornalista e un cineoperatore dell'Australian Broadcast
Corporation (ABC), Eric Campbell e Ron Folley, che avevano chiesto di
poter filmare l'intervento dei bulldozer, sono stati arrestati dalla
polizia e rilasciati dopo due ore.

Alcuni attivisti e residenti di Agip Waterside sospettano che la
demolizione sia stata richiesta dall'Agip per potersi espandere, ma la
compagnia nega qualsiasi coinvolgimento. Secondo quanto riferisce UNPO, il
portavoce Agip in Nigeria, Tajudeen Adigun, ha dichiarato: “Non siamo
informati di alcuna demolizione di case vicino alle nostre sedi di Port
Harcourt. Ignoriamo se stanno avvenendo delle demolizioni e non abbiamo
alcun ruolo in questo”.

Dopo l'inizio delle demolizioni in febbraio, Anyakwe Nsirimovu,
dell'Institute for Human Rights and Humanitarian Law, aveva stigmatizzato
il silenzio della Nigeria Agip Oil Company affermando: “Facciamo appello
all'Agip affinché dimostri che le sue affermazioni, secondo cui è una
compagnia socialmente responsabile, abbiano qualche significato di fronte
ai migliaia di rifugiati davanti alla sua porta di casa. In assenza di
azioni, prenderemo ogni iniziativa possibile per informare i proprietari e
i clienti di Agip sulla posizione dell’azienda in questa vicenda”.

Ricordiamo che, nel marzo 2004, Eni è stata esclusa dagli indici per
l’investimento socialmente responsabile FTSE4Good, perché non soddisfaceva
i criteri riguardanti i diritti umani che riguardano due gruppi di imprese
a maggior rischio: quelle operanti nel campo delle risorse naturali, come
petrolio, gas e miniere, e quelle che hanno una significativa presenza in
Paesi con particolari problemi di rispetto dei diritti umani. In
particolare, alle società del settore estrattivo veniva richiesto di
chiarire la loro posizione sui diritti delle popolazioni indigene e
sull’utilizzo di servizi di sorveglianza armati per il controllo di
impianti e infrastrutture. Questa notizia è stata pubblicata dal periodico
“rsinews”.

http://www.ecplanet.com/canale/varie-5/diritti_umani-65/1/0/17665/it/ecplanet.rxdf

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Uccisi almento 7 giovani

"...the killing of at least seven youths by the security forces during a
protest at an installation of the Nigeria Agip Oil Company (Agip Nigeria)
at Ikebiri, Bayelsa State, on 19 April 1999".

http://web.amnesty.org/library/Index/ENGAFR440222005

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Nigeria: una guerra a bassa intensità occultata dalle multinazionali

"Il mancato rispetto, da parte del governo della Nigeria, dei propri
obblighi di difesa dei diritti umani sta provocando un'escalation di
violazioni dei diritti civili, politici, sociali, economici e culturali
nel contesto delle attività esplorative e produttive delle compagnie
petrolifere nel Delta del Niger."
E' quanto denunciava Amnesty International in un rapporto diffuso nel
novembre del 2004, in cui si rileva come i diritti umani di singole
persone e intere comunità siano stati violati a causa dell'operato di
alcune imprese transnazionali, nonché delle azioni e del mancato
intervento delle autorità federali nigeriane.
Nel delta del Niger, che trasuda petrolio, ormai è il caos.

http://www.altremappe.org/mdpro/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=490


17 Febbraio 2006 il Mend (Movimento per l’Emancipazione del Delta del
Niger) ha dichiarato “guerra totale” agli interessi delle multinazionali
(ENI, Shell) nella regione. Attraverso la BBC il Generale G.Tamuno leader
del Mend ha intimato ai dipendenti delle Società straniere di abbandonare
l’area entro la mezzanotte del 17/2/06.


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Alessandro Marescotti
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(TA)