La stagione degli uragani



LA STAGIONE DEGLI URAGANI

Ad alcuni mezzi d'informazione
ad alcune persone e associazioni impegnate per la pace e i diritti umani

Gentili signore e signori,
sperando che la cosa non vi dispiaccia, vi inviamo come anticipazione
l'editoriale che aprira' il fascicolo di domani del supplemento domenicale
"La domenica della nonviolenza" del notiziario telematico quotidiano "La
nonviolenza e' in cammino".

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo

Viterbo, 10 settembre 2005

Mittente: Centro di ricerca per la pace
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo
tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

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EDITORIALE. STARHAWK: LA STAGIONE DEGLI URAGANI
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposiizione nella sua traduzione il seguente intervento di
Starhawk. Starhawk, pseudonimo di Miriam Simos, scrittrice, e' una delle
voci piu' note del movimento che si rifa' alla "spiritualita' della terra".
E' una pacifista ed un'attivista da lunga data, fin da quando fu incarcerata
quindicenne per aver protestato contro la guerra nel Vietnam. I suoi lavori
come scrittrice sono stati tradotti in tedesco, danese, olandese, italiano,
portoghese, spagnolo, francese e giapponese]

Quando l'uragano Katrina ha colpito mi trovavo a Crawford, a Camp Casey, nel
Texas. Vi ero andata per portare solidarieta' a Cindy Sheehan, la madre
accampata fuori dal ranch di Bush per chiedere un incontro con lui e porgli
la semplice domanda: "Per quale nobile causa mio figlio e' morto?".
Cindy e' una donna formidabile, una donna senza paura perche' ha gia'
perduto cio' che amava di piu'. La perdita e il dolore possono trasformarsi
in forze potenti.
Camp Casey era pieno di persone che avevano sofferto perdite reali a causa
della guerra in Iraq: famiglie di soldati, veterani di ritorno dalla guerra,
madri che hanno perduto in essa i loro figli. Lungo la strada vi era un
grande campo di croci, a rappresentare i morti. Dall'altra parte, un piccolo
gruppo di controdimostranti si riuniva ogni giorno. Non restavano per la
notte. Dalla nostra parte, restavamo accampati nel fossato, in un calore
terribile, grattandoci per il sudore e i morsi degli insetti. I
controdimostranti gridavano slogan e andavano su e giu' per la strada,
suonando il clacson, in automobili decorate con adesivi che proclamavano il
loro amore per Bush. David, il mio compagno, un attivista di lunga data nel
movimento per i diritti civili e un renitente alla leva ai tempi del
Vietnam, mi ha detto scherzando che avrebbero avuto bisogno di qualche
istruzione: era stato provocato assai meglio ai suoi tempi, da razzisti e
fanatici anticomunisti. Il peggior cartello che innalzavano recitava: "Gli
anni '60 sono finiti: perche' non ve ne andate a casa?". Qualcuno dalla
nostra parte ne innalzo' uno di risposta: "Anche gli anni '50 sono finiti:
perche' non ve andate voi?".
*
Bush ed i suoi alleati sono esperti nel fabbricare emozioni, alimentare la
paura, sfruttare i decessi. Ma a Camp Casey l'aria era permeata dal dolore
vero delle persone.
Una donna mi disse che sua madre non usciva mai di casa, ma che lei l'aveva
portata li' affinche' vedesse. In qualche modo madre e figlia erano degli
archetipi repubblicani: vestite in modo convenzionale, con il loro accento
texano e grandi cappelli da sole. Lo zio della donna, fratello della madre,
aveva partecipato alla guerra del Golfo e ne era tornato mentalmente ed
emotivamente devastato, ne' si era mai ripreso. Percio' la figlia aveva
convinto la madre ad uscire, ad unirsi a noi, a chi aveva perduto veri
figli, vere vite.
Io ricambiai la loro storia con quella di Billy, figlio della mia migliore
amica fin dalle elementari. Mary ed io giocammo insieme con le bambole di
carta, urlammo per i Beatles e ci divertimmo pazzamente insieme durante gli
anni '60. Mary fu la prima delle mie amiche a restare incinta, a 19 anni, ed
io la aiutai attraverso il conflitto con la sua famiglia ultraconservatrice,
attraverso il suo difficile matrimonio ed il suo complicato divorzio. Poi
non fummo piu' in contatto per molti anni. Il ricordo che avevo di suo
figlio Billy era quello di un bimbo di due anni con i riccioli da
angioletto. Anche lui ando' alla guerra del Golfo e torno'. Poi prese un
fucile, ando' sulla spiaggia e si uccise, uno delle migliaia di "effetti
collaterali" non conteggiati, uno delle migliaia di suicidi, di malati
cronici, di persone distrutte da quella guerra.
I rifugi per i senzatetto e le strade sono ancora piene di uomini della mia
generazione, i fantasmi viventi del Vietnam. Oggi i servizi per i veterani
sono stati ulteriormente ridotti, gli ospedali hanno chiuso. Mio zio e mia
zia, dal lato comunista della mia famiglia, hanno lavorato tutta la vita per
i servizi sociali, incluso il sostegno ai veterani, ed orgogliosamente,
perche' mia zia diceva che farlo era la cosa piu' vicina al socialismo che
si potesse avere in questo paese.
La gente che protestava a Camp Casey parlava spesso di "catene di comando",
"missioni" e "ordini dall'alto". Uno dei miei amici disse: "Ehi, sembra di
stare nell'esercito!" e qualcuno gli rispose: "Ma noi siamo l'esercito". Ed
era vero, perche' erano le persone piu' direttamente toccate dalla realta'
della guerra: madri con medaglie d'oro per i figli caduti, soldati che erano
tornati dall'Iraq, i Veterani per la pace, le famiglie dei militari. La base
naturale dei sostenitori di Bush, insomma, che si rivoltavano non contro il
concetto di "autorita'", ma contro il suo abuso, contro il tradimento della
loro fiducia.
*
Quando domenica notte arrivarono le notizie che riportavano l'avanzare
dell'uragano e predicevano il disastro a New Orleans, l'atmosfera al campo
era cupa. Un video ci stava mostrando nei dettagli gli effetti dell'uranio
impoverito sui bimbi che nascono in Iraq: bambini ciclopi, con un unico
occhio in mezzo alla fronte, bambini con teste piene di escrescenze
tumorali, bambini che non sembrano nulla di piu' di un'indistinta massa di
carne.
Raggomitolato accanto a me, un dimostrante proveniente da New Orleans
inveiva singhiozzando a dirotto. I ponti erano stati chiusi, non avrebbe
potuto raggiungere i suoi cari. E le notizie da radio e tv ci stavano
dicendo che migliaia sarebbero morti, a New Orleans.
L'industria petrolchimica ha regnato a lungo nella zona, libera di
distruggere le paludi e gli acquitrini che sono la protezione naturale
contro gli uragani. Una bella fetta della Guardia Nazionale della Louisiana,
il cui compito e' quello di intervenire durante i disastri naturali, e' in
Iraq. Il resto si trovava in Florida, al momento della sciagura, occupata a
spostare dell'equipaggiamento militare fuori dal percorso dell'uragano. I
fondi per la prevenzione sono stati sistematicamente tagliati
dall'amministrazione Bush: i soldi servivano per finanziare gli attacchi a
Baghdad e Fallujah.
Gli uragani vengono gonfiati dal calore dell'oceano, e tutta la zona e'
calda in modo abnorme a causa del surriscaldamento globale, cosa che Bush ed
i suoi alleati non vogliono ammettere stia accadendo. Il surriscaldamento
del pianeta puo' non essere la causa diretta di Katrina, ma senza dubbio ha
ampliato la sua forza e la sua furia.
*
New Orleans, come Casey Sheehan, e' una vittima di guerra.
Mi immagino Cindy raggiunta nella sua veglia da una madre di New Orleans,
una di quelle i cui piccoli sono morti di disidratazione nelle loro braccia,
al Superdrome, che chiede a Bush "Perche' il mio bimbo e' morto?". E Bush,
se fosse onesto, dovrebbe risponderle: "Il tuo bimbo e' morto
dell'incompetenza e dell'insensibilita' che false credenze giustificano".
E' morto perche' c'e' chi crede che l'economia e la tecnologia, alimentate
da petrolio e gas a basso costo, possano continuare ad esistere nelle forme
attuali.
Che i profitti di chi beneficia di tale stato di cose sono di importanza
grandiosa, e devono essere protetti ad ogni costo.
Che la guerra fa bene agli affari.
Che l'impatto ambientale non debba essere conteggiato nei costi del fare
affari, e percio' non conta.
Che la tecnologia ha trasceso la natura.
Che il surriscaldamento del pianeta non ha conseguenze di peso.
Che il governo non deve nulla alla cura ed al sostegno dei cittadini.
Che le vite dei poveri non hanno molto valore, dopotutto, specialmente se a
questi poveri capita di essere di colore.
Che il modo di rispondere a domande difficili sia deridere e diffamare chi
le fa.
Che un buon servizio sui media possa ridefinire e rimodellare la realta'.
Ma la realta' ha un suo modo di essere che ti si attacca addosso. Il dolore
reale, le reali perdite: questi sono i veri risultati delle politiche di
Bush.
I suoi amici "neocon" mantengono il proprio potere fabbricando paura e
sfruttando i morti. Ora, i veri morti sono tornati dalle tombe in cerca di
loro.
*
E allora mi immagino Cindy e la madre di New Orleans raggiunte dalle madri
irachene. Vedo le strade di Crawford intersecarsi con quelle di Baghdad e
vedo i neonati deformi, i bambini fatti a pezzi, i corpi inzuppati di
sangue. E sento questo coro di voci che chiede: "Perche'? Per quale nobile
causa? Quale grande dono ci stai portando? Cos'e' questa democrazia che
abbandona i poveri mentre annegano?".
Vedo le madri comporre i corpi dei morti di fronte ai cancelli del potere.
E vedo che noi ci uniamo a loro, e la tempesta si muta nel vento della
giustizia, nel vento del cambiamento.
Oh, si'. La stagione degli uragani e' appena cominciata.

* * *