rischio nucleare a Taranto: comunicato stampa



Il quotidiano "Il Manifesto" del 9 febbraio ha riportato un documento
riservato della Marina Militare Italiana con il piano di emergenza in caso
di incidente atomico per navi e sommergibili a propulsione nucleare.

In questo documento compare la lista dei porti militari dove si puo'
verificare tale incidente atomico: fra questi c'e' Taranto.

La Marina Militare Italiana non ha navi o sommergibili a propulsione
atomica, ma la Nato si', come ha ampiamente documentato Greenpeace grazie a
carte acquisite con il FOIA (Freedom of Information Act).

Considerato che l'Italia ha bandito con un referendum le centrali nucleari
per l'intrinseca pericolosita', appare fondato l'allarme generato da un
possibile incidente a navi e sottomarini il cui propulsore nucleare e'
soggetto a spostamenti, sollecitazioni e incidenti che lo rendono piu'
vulnerabile rispetto al classico reattore di una centrale atomica di terra. 

Il propulsore nucleare delle navi e dei sottomarini e' infatti una centrale
atomica in piena regola, ma e' privo delle pesanti schermature di sicurezza
dei reattori atomici civili basati sulla terraferma, troppo pesanti per
essere installate a bordo. 

I propulsori atomici militari sono soggetti alle leggi civili e pertanto
chiediamo al Prefetto di rendere pubblici i piani di emergenza ed
evacuazione in caso di incidente atomico.

Chiediamo ai parlamentari di presentare interrogazioni e di rendere di
pubblico dominio ogni particolare utile a chiarire questa vicenda su cui e'
stato mantenuto in tutti questi anni il piu' inquietante silenzio. Essi
stessi sono stati esclusi dalla conoscenza di informazioni che, come
rappresentanti del popolo, erano interessati e forse tenuti a sapere. 

Infatti dal documento riservato pubblicato dal "Manifesto" appaiono
unicamente le misure di protezione adottare dalla Marina Militare a tutela
dei militari mentre e' completamente a noi sconosciuto il punto che ci
riguarda: quale tutela ha la popolazione civile?
Ricordiamo che - in caso di grave incidente - la normativa vigente parla di
piani di evacuazione di cui la popolazione deve conoscere preventivamente
la portata e le modalita' di esecuzione.

Ricordiamo che una rottura del propulsore nucleare provocherebbe la
fuoriuscita di plutonio; sulla base della documentazione scientifica
disponibile si sa che il cui tempo di dimezzamento radioattivo e' di 24
mila anni, con un'incidenza cancerogena pari a 9 miliardi (si': 9 miliardi)
di tumori ai polmoni per ogni chilo di plutonio disperso nell'ambiente e
che entri nell'organismo umano.

Il livello di gravità dell'incidente atomico e' classificato, nel documento
riservato della Marina Militare, documento che noi comuni cittadini non
avremmo dovuto mai conoscere, in tre livelli con nomi in codice:

Alfa - contaminazione di area non abitata

Bravo - incidente che comporta la minaccia di contaminazione di un'area
abitata

Charlie - incidente che comporti un pericolo immediato per la popolazione
locale e nel quale siano coinvolte persone in tale numero che le operazioni
di bonifica e di salvataggio risultano seriamente ostacolate, o in cui
dette persone corrano il pericolo di contaminazione

Chiediamo pertanto ai parlamentari se non sia giunto il momento di
eliminare ogni segreto su simili questioni.

Chiediamo infine che sia costituito istituzionalmente a livello locale un
apposito gruppo di informazione e consultazione su queste tematiche,
coinvolgendo le associazioni che si occupano dell'ambiente, della pace e
della protezione civile e tenendo presso la prefettura - in pubblica
consultazione - un apposito registro di tutte le navi Nato con propulsione
nucleare.

Non intendiamo fare allarmismo, ma vogliamo ricordare che il piu' grave
incidente nucleare della storia militare recente ha coinvolto proprio
l'incrociatore USA Belknap nel Golfo di Taranto durante il 1974, quando fu
lanciato il codice Broken Arrow, il massimo livello di allarme atomico Usa
per via di un incendio divampato a pochi metri dalle testate nucleari Terrier.

Per via di questi rischi appare sensato quanto fa oggi la prefettura di
Kobe in Giappone: vieta l'ingresso nel proprio porto di navi e sommergibili
nucleari. Perche' non fare altrettanto?



prof.ssa Loredana Flore
portavoce dell'Associazione per la Pace di Taranto

prof.Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink