Il trucco dell'inceneritore di Acerra



IL “TRUCCO” DELL’INCENERITORE DI ACERRA

 Uno dei principali argomenti ripetutamente proposti dai fautori degli inceneritori, e ribaditi in questi giorni dal Governatore Bassolino, è costituito dall’assunto che il ciclo integrato, pur se virtuoso, non può prescindere a valle da un impianto terminale di incenerimento, dal momento che sarebbe di fatto impossibile riciclare tutto.
 In questi giorni abbiamo sentito ribadire dal Governatore la necessità non solo di fare partire l’ormai famosissimo inceneritore di Acerra, ma anche di avviare i lavori per il “gemello” di S. Maria La Fossa e infine, sotto la petulante spinta del sindaco di Salerno, aprirne anche un terzo a Salerno.
 Tali tecnologie sono  obsolete ormai in tutta l’Europa, che si è data indirizzi di legge precisi volti a rispettare il protocollo di Kyoto e quindi ad eliminare qualunque tipo di impianto più o meno inquinante come gli inceneritori,  che in ogni caso aumentano anziché diminuire la produzione di CO2, oltre che cancerogene diossine e pericolosissime nanoparticelle.
 Enzo Giustino, nel riportare sul Corriere del Mezzogiorno di oggi 16 giugno 2007 la portata media annua degli inceneritori/termovalorizzatori necessari (200.000 tonnellate/anno) si chiede invece : di quanti ne avremmo bisogno in Campania?
 Proviamo allora a dargli una risposta matematica sulla base della conosciuta produzione di rifiuti giornaliera in Campania, che è di 6500 tonnellate al giorno.
 Togliendo il minimo del 40% di raccolta differenziata ed il 30% di umido destinato al compostaggio ne consegue che, in una regione Campania con un minimo di corretto ciclo integrato di rifiuti, ne dovrebbero essere smaltiti ( con inceneritori o Trattamento meccanico biologico BMT) circa 1500 tonnellate al giorno per una valore di circa 500.000 tonnellate all’anno.
 La risposta matematica quindi all’interrogativo di Enzo Giustino è che correttamente in Campania dovrebbe funzionare da solo e al massimo a due terzi della sua capacità solo l’inceneritore di Acerra !
 L’inceneritore di Acerra è infatti costruito per smaltire oltre 2000 tonnellate al giorno per circa 750.000 tonnellate all’anno!
 Perchè in Campania invece gli inceneritori ancora da costruire, anziché da smantellare, sembrano l’unica ed indispensabile “soluzione finale”, di triste reminiscenza nazista anche come proposta verbale? Dove è il trucco?
 In un autentico gioco da “zecchinetta”, degno degli operatori assunti dai politici per la raccolta differenziata porta a porta ma che non debbono lavorare, come testimoniato dal Commissario Catenacci.
 A “zecchinetta” per vincere tutto il denaro del banco occorre entrare in possesso della carta più alta.
 A “NapoLeonia” (dal “Profeta” Italo Calvino) vince tutto e “sbanca” il banco, incassando gli infiniti miliardi pubblici, non chi fa l’impianto migliore, destinato come in tutta Europa alla “soluzione finale” dei soli materiali post-consumo impossibili da riciclare bruciando un contenuto proporzionato al bisogno dopo avere sottratto il materiale riciclato, ma chi lo fa più grande, al preciso scopo di bruciare tutto il contenuto indifferenziato, e quindi tossico, dei nostri sacchetti !
 La Campania intera produce circa 6500 tonnellate di rifiuti al giorno che per un anno significa circa 2.250.000 tonnellate.
 A pensare male, diceva Andreotti, si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca.
 Se facciamo quindi tre mega-inceneritori della portata di quello in via di ultimazione ad Acerra (circa 750.000 tonnellate/anno) fanno giusto 2.250.000 tonnellate all’anno. Il gioco sembrerebbe fatto!
 E senza perdite di tempo e di risorse nel recupero e riciclo, evitando di fare lavorare gli “amici” assunti per giocare a zecchinetta (quella vera…..), lasciando le discariche senza controllo ai soli rifiuti tossici del Nord, e incassando un mare di denaro pubblico proporzionale alla quantità di rifiuti bruciati : cioè tutti!
 E’ un pensiero cattivo senza fondamento ?
 E allora perché in Italia tutti gli inceneritori già in funzione hanno una portata media di circa 90.000 tonnellate/anno, quindi circa otto volte più piccoli di quello proposto ad Acerra, con la sola esclusione dell’inceneritore di Brescia che deve poi inviare migliaia di tonnellate di ceneri tossiche in Germania comunque ?
 E perché in Europa la portata media annua di tutti gli inceneritori censiti al 2002 è pari a circa 150.000 tonnellate/anno , cioè circa 5 volte meno di Acerra?
 Perché i citatissimi inceneritori di Vienna sommati tutti e tre (compreso quello ancora in costruzione) non fanno tutti insieme la portata del solo inceneritore di Acerra?
 Perché gli inceneritori tedeschi, dove non vogliono più bruciare le nostre false ecoballe, piene di rifiuti umidi tal quale, non superano le 240.000 tonnellate/anno, cioè in ogni caso non più di un terzo di quello di Acerra?
 Non è vero, a mio parere, che ci sia mai stata significativa opposizione popolare alla apertura dell’inceneritore  “a griglia” di Acerra, progettato quindi per bruciare non certo materiale CDR (Combustibile per rifiuti),  ma tutti i rifiuti tal quale.
 L’impianto non funziona ancora per i problemi tecnici che si sono venuti a creare per la scellerata decisione di volere a tutti i costi uno degli inceneritori più grandi di Europa in un luogo sbagliato (già colpito a disastro ambientale da rifiuti tossici ), in un tempo sbagliato (tecnologie del tutto superate nel mondo), per bruciare i rifiuti sbagliati (false “ecoballe” di rifiuti tal quale)!
 A Modena, nei giorni scorsi, l’Ordine dei Medici ha presentato un esposto alla Magistratura penale per contestare l’ampliamento della portata annua del piccolo inceneritore di Coriano (Forlì) da 60.000 a circa 72.000 tonnellata/anno, avendo dimostrato, con studi epidemiologici promossi dalla Comunità Europea, che tali impianti risultano provocare uno statisticamente significativo aumento di varie patologie, e soprattutto di tumori, nei residenti entro un raggio di circa 5 km dall’impianto.
 Ad Acerra, se partisse in quella terra già devastata dal cancro e dalle malformazioni congenite provocate dai rifiuti tossici della Camorra e delle Industrie del Nord, il ciclopico impianto da 750.000 tonnellate/anno di incenerimento di pseudo-“ecoballe” di tal quale, cosa dovrebbe fare l’Ordine dei Medici di Napoli?
 Chiedere la riapertura del Processo di Norimberga?
 La organizzazione e la cultura della indispensabile raccolta differenziata a non meno del 40% del totale, la gestione complessiva dei rifiuti ed in particolare il compostaggio dell’umido, l’efficace controllo del tipo e della movimentazione dei rifiuti tossici, non devono più essere oggetto di interventi straordinari per essere attuati in tempi rapidi e con correttezza: devono diventare ordinario e quotidiano patrimonio del vivere civile di ogni cittadino campano, ognuno per la propria competenza!
 A noi cattolici basta osservare la volta della Cappella Sistina e il Giudizio Universale di Michelangelo per renderci conto di cosa significa un equilibrato ed integrato “ciclo dei rifiuti”(anime post-consumo corpi), molto diverso da quello progettato e ancora pervicacemente proposto in Campania oggi.
 Se ci fate caso, non più del 5%-10% del totale delle anime dipinte nell’affresco finisce senza possibilità di recupero nell’Inceneritore di Belzebù.
 Il ”background” teologico dell’affresco di Michelangelo Buonarroti era attentamente controllato: in Controriforma nasceva quell’enorme impianto di “compostaggio” del Purgatorio.
 E qualche teologo (non certo Paul Connett) ha motivo di ritenere che persino Giuda potrebbe essere stato “compostato” e riciclato dalla infinita Misericordia di un Dio a chiara opzione “Rifiuti  Zero” !
Napoli li 16 giugno 2007,

Antonio Marfella
Tossicologo Oncologo
ISDE NAPOLI (Medici per l’Ambiente)
Difensore Civico Assise di Palazzo Marigliano