Campagna internazionale per il trasferimento di Victor Polay Campos dal carcere della Base Navale del Callao a un carcere civile



Campagna internazionale per il trasferimento di Victor Polay Campos dal carcere della Base Navale del Callao a un carcere civile
 
di Annalisa Melandri
 
 
Comité Pro libertad de Victor Poaly
Contro la stigmatizzazione dei prigionieri politici.
Per la solidarietà. Per i nostri connazionali e cittadini: neanche  un giorno più di silenzio.
 
Trasferimento immediato di Victor Polay e dei suoi compagni dalla Base Navale del Callao a un Centro Penitenziario Civile.
 
L’11 settembre del 2005 con il quotidiano La República (Lima,  Perù) è stato pubblicato il Manifesto “Victor Polay: L’America latina chiede un giusto giudizio” firmato da Senatori, Deputati, Sindaci, Governatori e personalità di Argentina, Cile, Colombia, Nicaragua, Uruguay e Venezuela.
 
Successivamente il 17 marzo del 2006 (La República, Lima)  alcuni intellettuali, personalità, professionisti ed operai del nostro paese chiesero inoltre pubblicamente : “Giusto giudizio per Victor Polay”.
 
Nonostante ciò,  nel maggio del 2008, la Corte Suprema ha condannato  Victor Polay a 35 anni di carcere. Questa è di fatto una condanna all’ergastolo , considerate le aspettative di vita di un peruviano medio e il fatto che a Victor Polay restano da scontare ancora 18 anni di carcere.
 
La Corte Suprema nella sua sentenza non ha tenuto conto che per un decennio Victor Polay è stato torturato e sottoposto a condizioni di vita disumane come riportato dalle relazioni della Croce Rossa Internazionale e come ha ben descritto il poeta Tomas Borge: “E’ vero,  ogni giorno di carcere trascorso in quel periodo  dovrebbe valere cento giorni. Non è ammissibile tenere un prigioniero in quelle condizioni e chi lo ha tenuto così è stato un maledetto codardo e merita di essere punito” (Caretas, 4 agosto 2005).
La Corte non ha nemmeno accolto quanto segnalato dalla Commissione di Verità e Riconciliazione del Perù (CVR): “... a differenza di  Sendero, ... l’MRTA rivendicava le sue azioni e i suoi membri usavano dei distintivi per differenziarsi dalla popolazione civile, l’MRTA si è sempre astenuto dall’attaccare la popolazione inerme e in alcune occasioni ha mostrato intenzione di essere disposto  a trattative  di pace...”
 
Nonostante che  Victor  nel 2003 abbia ammesso come guerrigliero e in veste di  Comandante del MRTA, che le sue truppe non hanno mai assassinato prigionieri o nemici che si erano arresi, non hanno mai attaccato centri abitati, né ucciso civili innocenti, che la loro azione militare è stata sempre subordinata agli obiettivi politici,  perché  come movimento politico hanno contemplato  sempre la possibilità di un ritorno alla pace sociale.
 
Nonostante che nel 2003 Victor Polay abbia affermato che era ormai giunto il momento che l’MRTA si incorporasse attivamente  alla lotta politica, all’interno dei binari della democrazia, fondando un nuovo partito, raccogliendo le esperienze di altri movimenti guerriglieri dell’America latina; perchè riconoscendo la  sconfitta militare era necessario continuare la lotta per le vie  democratiche conquistate dal paese.
 
Nonostante che nel dicembre del 2005 Victor Polay  abbia  reso noto  ai giudici di aver accettato la candidatura della presidenza della Repubblica, non per sfuggire alle sue responsabilità e nemmeno per venir meno al suo impegno con il popolo, ma perchè le sue motivazioni di violenza  non potevano più essere accettate dal momento che era a favore della democrazia.
 
Nonostante che il parlamento europeo  non consideri l’MRTA un’organizzazione terrorista.
 
Nonostante che tre anni fa la Marina di Guerra  del Perù abbia  chiesto all’Istituto Nazionale Penitenziario (INPE) di trasferire nel più breve tempo possibile i detenuti che si trovano nella  Base Navale del Callao a un carcere comune.
 
Nonostante  quanto sopra citato, Victor Polay e i suoi compagni continuano ad essere reclusi all’interno della Base Navale del Callao, conosciuto come la “Guantanamo peruviana” o “Nemesis” dal nome della dea greca della vendetta.
Pertanto secondo quanto esposto  nel punto 20 dell’ 139 della Costituzione Politica del Perù, consideriamo che la sentenza a 35 anni di Victor Polay sia  arbitraria e ingiusta, e  che la sua attuale reclusione alla base navale del Callao sia una vendetta politica.
Pertanto i firmatari del citato appello sollecitiamo al Presidente della Repubblica, al Pubblico Ministero e alle autorità competenti l’immediato trasferimento di Victor Polay e dei suoi compagni ad un centro penitenziario amministrato dall’INPE.
 
Comitaté Pro libertad Victor Polay, Lima 27 settembre del 2008
 
Si può  sottoscrivere l’appello al nostro indirizzo di posta elettronica, grazie:
comiteprolibertadvictorpolay at hotmail.com
FIRMAS al 23 de octubre, 08:40 p.m hora Perú
 1.  Otilia Campos de Polay. Madre del líder Víctor Polay y luchadora social. Perú.
 2.  Violeta Carnero Hoke. dni. 07549802. Periodista y luchadora social. Perú
 3.  Arturo Corcuera. Poeta. Premio Casa de las Américas. Peru..
 4.  Cristina Castello. Poeta  y periodista. Argentina
 5.  Rosina Valcárcel. Escritora y antropóloga, del Comité pro libertad Víctor  Polay. Lima Perú.
 6.  Juan Aurelio Apaza Martin. Ex dirigente minero, del Comité pro libertad Víctor        Polay.Peru.  Lima-Perú
 7.  Ernesto Kakumei, Sociologo, del Comité pro libertad Víctor Polay. Perú
 8.  Josmel Muñoz Córdoba- Ex Constituyente- ex Parlamentario. Perú
 9.  Marcela Pérez Silva.
Cantautora- Perú
 10. Annalisa Melandri. Periodista- Roma, Italia
 11. Gabriel Impaglione, poeta y periodista.
Argentina.
 12. Oscar Balbuena Marroquín, abogado-Perú.
 13. Federico García Hurtado. Cineasta y Literato DNI 10319074. Perú.
 14. Pilar Roca: Cineasta y escritora. Perú.
 15. Delfina Paredes Aparicio. Dramaturga y actriz. Perú
 16. Gladys Basagoitia D. Escritora y traductora. Perú; desde Perugia, Italia
 17. Raúl Isman. Periodista y escritor. Argentina
 18. Eduardo González-Viaña. Escritor y periodista. Perú, desde EEUU.
 19. Diana Ávila. Periodista y socióloga. Perú.
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Annalisa Melandri
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contra el terrorismo mediático, solidaridad mediática....
 


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