"Enlazando alternativas", intrecciando alternative possibili tra America Latina e Unione Europea



"Enlazando alternativas" , intrecciando alternative possibili tra America Latina e Unione Europea
 
di Annalisa Melandri
 
Le politiche neoliberali in America Latina  portate avanti fino a questo momento attraverso le istituzioni del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale si sono dimostrate essere,  in questa regione, più che altro una “guerra economica contro la maggioranza della popolazione”.[1]
Questa ha cioè   sperimentato sulla propria pelle la scellerata politica economica per cui per esempio i diritti nazionali sulle enormi risorse dei vari stati sono stati completamente  svenduti alle  multinazionali straniere e agli investitori del nord.
L’Europa non ha giocato in tal senso un ruolo meno rilevante di quello degli Stati Uniti in questo gioco al saccheggio, anche se con peculiarità e caratteristiche che a prima vista potrebbero far pensare a un approccio di tipo molto diverso. “L’Unione Europea sta cercando di firmare con i governi latinoamericani accordi che comprendono capitoli di libero commercio e investimenti simili. A differenza degli Stati Uniti, l’UE ha presentato i suoi obiettivi di libero commercio all’interno di un ambito più ampio di cooperazione e per tanto gli “accordi di associazione” che l’UE sta negoziando con i distinti blocchi regionali in America Latina includono capitoli sulla cooperazione e lo sviluppo e hanno un approccio di coesione sociale e dialogo politico”[2].
Praticamente un neoliberismo dal volto umano, l’economia dura e pura affiancata da elementi di cooperazione e progetti di sviluppo.  Purtroppo le differenze dal neoliberismo versione statunitense non sono poi molte e i risultati praticamente gli stessi. Nel maggio del 2006 organizzazioni della società civile di alcuni paesi latinoamericani   hanno presentato al Tribunale Permanente dei Popoli denunce gravissime contro i risultati  devastanti delle politiche di investimento delle multinazionali europee in alcuni paesi latinoamericani.
In questo contesto, mentre parte dell’America Latina da un lato cerca di liberarsi dai vecchi legami con le strutture finanziare internazionali che hanno causato il collasso economico di alcune delle principali economie locali  (come fu nel caso nel caso argentino), svincolandosi dal FMI e dalla Banca Mondiale, contemporaneamente vengono portati  avanti accordi commerciali con l’Unione Europea, che differiscono ben poco da quanto proposto dai grandi centri economico-finanziari legati agli stati Uniti: liberalizzazione del commercio internazionale, privatizzazioni, investimenti protetti da parte di multinazionali straniere, passando quindi di fatto dal  “consenso di Washington” al “consenso di Vienna”.
A Vienna infatti, nel maggio del 2006,  fu tenuto il quarto vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea e dell’America Latina e dei Caraibi  dove vennero gettate le basi di questo nuovo programma economico.  
Le trattative intraprese allora  tra l’Unione Europea  e l’America Latina e i Caraibi  si concluderanno nel maggio prossimo a Lima in occasione del quinto vertice dei governi europei e latinoamericani con la firma e il perfezionamento di alcuni trattati di libero  commercio.
Questi vengono descritti nel documento “Europa Globale – in competizione nel mondo” redatto e pubblicato nell’ottobre del 2006 dalla Commissione di Commercio dell’Unione Europea,  come  “nuovi TLC (Trattati di Libero Commercio)  sviluppati dalla competitività ”...che si propongono di raggiungere il più alto grado possibile di liberalizzazione del commercio, includendo la liberalizzazione di lunga portata per servizi e investimenti”.[3]
E’ in questo contesto, caratterizzato dall’aggressività neoliberale sempre maggiore dell’Unione Europea verso i mercati latinoamericani e tenendo ben presenti queste premesse,  che si costituisce Enlazando Alternativas, una rete bicontinentale che esprime la resistenza della società civile europea e latinoamericana al “progetto europeo” espresso così chiaramente nel documento Europa Globale, alle multinazionali e alle politiche in generale di libero commercio.
Si tratta di un vero e proprio esperimento di democrazia partecipativa che si caratterizza però per la sinergia e l’azione  espressa attraverso due continenti così diversi e lontani. Uno spazio politico di azione e riflessione dove la  società civile  reagisce in maniera costruttiva e propositiva verso la società economica e finanziaria la quale, nella migliore delle ipotesi opera  non conoscendo  la realtà nella quale si muove,  nella peggiore deliberatamente ignora esigenze collettive, ambientali,  diritti umani, giustizia sociale e autodeterminazione dei popoli.
La rete è costituita da una moltitudine di attori differenti: dalle ONG, ai sindacati, dalle organizzazioni indigene e contadine, da partiti politici, da associazioni ecologiste così come da singoli individui sia latinoamericani che europei.
Enlazando Alternativas è nata formalmente a Gudalajara nel 2004, in occasione del terzo Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea e dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi.
Praticamente un “contro vertice” dal basso, che si è definito meglio e ha preso forma e struttura in tutta una serie di incontri successivi avvenuti  a livello mondiale soprattutto in concomitanza degli incontri governativi e istituzionali.
Nel maggio 2006 mentre a Vienna si teneva il quarto vertice dei capi di stato europei e latinoamericani, Enlazando Alternativas 2 (EA2),  alla quale aderirono più di 200 organizzazioni civili di ambedue i continenti, concretizzava e stabiliva  le linee chiave da contrapporre alle politiche neoliberali oggetto del vertice governativo.
Queste consistono principalmente in un  deciso NO agli accordi di libero commercio tra l’Unione Europea e l’America Latina e i Caraibi, l’abolizione del debito estero con l’Unione Europea, la condanna alla repressione dei migranti,  il  NO alla privatizzazione dei beni comuni e dei servizi pubblici all’interno dell’Unione Europea, il rafforzamento dell’unità dei movimenti sociali di ambedue i continenti per l’attuazione del  progetto comune di “un altro mondo possibile”.
E’ stato dato inoltre ampio risalto alle iniziative economiche regionali basate sull’integrazione  e sulla costruzione di alternative come l’ALBA (Alternativa Bolivariana per l’America Latina e i Caraibi) o il TCP (Trattato di Libero Commercio  dei Popoli) proposto dalla Bolivia, nonché del MERCOSUR.
Inoltre con il Tribunale Permanente dei Popoli è stata avviata una sezione specifica del Tribunale per le “Politiche Neoliberali e delle Multinazionali Europee in America Latina e Caraibi”. dove sono state esposte le violazioni dei diritti umani ed ambientali commesse da più di 25 multinazionali europee (tra le quali Repsol YPF, Suez, Shell) e loro succursali in tutta la regione .[4]
Attualmente la rete sta preparando il suo terzo appuntamento,  Enlazando Alternativas 3 (EA3) che si terrà a Lima nel maggio di quest’anno in concomitanza del quinto vertice dei capi di Stato di ambedue i continenti.
Si preannuncia un appuntamento importante, soprattutto per la sede scelta,  il Perù, uno dei paesi latinoamericani più aderenti alle politiche economiche neoliberali,  uno dei meno tolleranti verso le domande sociali e con una lunga tradizione di criminalizzazione della protesta.
In questo contesto Enlazando Alternativas, si somma alla campagna nazionale che si sta  attualmente portando avanti nel paese andino per dichiarare l’incostituzionalità degli undici decreti legislativi emessi lo scorso anno,  che con l’intento di criminalizzare e reprimere ulteriormente le proteste sociali, danno ampi poteri alla polizia, tra i quali quello che consente agli agenti di non essere giudicati per l’uso delle armi da fuoco nelle  manifestazioni pubbliche. Appena un mese fa, infatti,  durante lo sciopero Nazionale Agrario  cinque manifestanti sono stati uccisi a sangue freddo dalla polizia. Agli impegni classici  di Enlazando Alternativas, e cioè quelli in difesa del territorio, della sovranità economica e di autodeteminazione dei popoli, si aggiunge pertanto quello più importante e difficile, e cioè la salvaguardia dei diritti dell’uomo, primo fra tutti quello alla vita.  Non solo economia, ambiente e sviluppo sostenibile quindi, ma anche rispetto dei diritti umani, è su queste basi che si organizza la solidarietà internazionale tra i movimenti sociali e la società civile dei due continenti.


Annalisa Melandri
www.annalisamelandri.it


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