IL MONDO SA CHE URIBE MENTE!



IL MONDO SA CHE URIBE MENTE!
 
Dopo essersi precipitato ad accusare le FARC di aver giustiziato “a sangue freddo” 11 dei 12 deputati dell’Assemblea legislativa del dipartimento colombiano del Valle del Cauca, che la guerriglia aveva detenuto nell’aprile 2002, Uribe ha ripetuto per l’ennesima volta che non smilitarizzerà i municipi di Pradera e Florida, condizione minima di sicurezza richiesta dalle FARC per materializzare uno scambio di prigionieri.
 
Uribe, maestro di sfacciate menzogne a tutto campo, ha persino dichiarato pubblicamente che le FARC avrebbero telefonato ai parenti degli 11 deputati per comunicare loro, in tono “sprezzante” ed “arrogante”, di aver ammazzato i loro cari. Un delirio pinocchiesco smentito prontamente dai familiari stessi (per bocca di Fabiola Perdomo, vedova del deputato Juan Carlos Narváez), nonché dal governatore del Valle.
 
E come se non bastasse, il Presidente para-mafioso ha negato, in coro con gli alti comandi militari dell’area sud-occidentale colombiana, che ci fossero stati operativi militari nell’area il fatidico 18 giugno scorso, giorno in cui gli 11 deputati sono effettivamente morti nel fuoco incrociato causato da un tentativo militare-paramilitare di riscatto a sangue e fuoco; tentativo, perpetrato con l’assalto all’accampamento in cui erano detenuti, che Uribe non poteva non conoscere e non aver ordinato.
Inutile dire che in proposito vi sono prove di diverso tipo, tanto cartacee (ad esempio il quotidiano di Cali El País) come afferenti alle dichiarazioni rilasciate dal vice-ammiraglio Nuñez, che confermano l’esatto contrario di quanto asserito da Uribe.
 
Mentre Uribe agognava una condanna generalizzata nei confronti delle FARC, a livello interno ed internazionale la risposta è stata pressoché unanime: è impellente, imperativo ed irrimandabile un accordo umanitario tra le parti che permetta lo scambio di prigionieri, ed è ingiustificato, irresponsabile ed indesiderabile qualunque tentativo di riscatto degli stessi mediante la forza.
Alcuni paesi, come Francia e Svizzera, hanno anche proposto di formare una commissione imparziale, incaricata di realizzare un’inchiesta al fine di chiarire le circostanze in cui i deputati sono deceduti. Commissioni di questo tipo sono contemplate dal I Protocollo Aggiuntivo della Convenzione di Ginevra, e ovviamente nella fattispecie l’implicazione sarebbe l’ineludibile riconoscimento del carattere di forza belligerante della guerriglia.
Uribe, fortemente irritato, ha rispedito al mittente la proposta. Cosa avrà da nascondere? E’ del tutto palese: fallito per l’ennesima volta il riscatto per via militare, che Uribe continua ad ordinare -sbraitando- ai generali dell’esercito, la tattica è quella di smarcarsi negando i fatti, l’evidenza e la verità.
 
Di fronte al dolore dei familiari dei prigionieri di guerra di entrambe le parti, il governo colombiano continua ad affermare che nel paese andino-amazzonico non esiste un conflitto sociale ed armato, bensì una “lotta di uno Stato democratico contro un minuscolo gruppo di terroristi senz’anima”, cosa smentita già in passato dall’ONU e da altri organismi internazionali, e nei giorni scorsi dalla stessa Chiesa colombiana.
 
Uribe mente, ed il mondo intero lo sa bene. Ce lo ricorda il deputato venezuelano Edgar Lucena: “Se esaminiamo le vere cause di queste morti e di quelle di migliaia e migliaia di colombiani, ci rendiamo conto che sono frutto della guerra dell’oligarchia colombiana, impegnata a massacrare il popolo per decenni”.
 
Di fronte ad un regime illegittimo, ad un presidente narco-paramilitare e ad un intervento militare imperialista, le parole del deputato venezuelano ribadiscono che ribellarsi è un diritto inalienabile, anche del popolo colombiano: “L’oligarchia colombiana non ha dato scelte né spazi, l’unica possibilità che hanno molti colombiani è quella di impugnare le armi. In Colombia l’oligarchia dirige uno Stato terrorista che impone il Plan Colombia, basi militari con stranieri, e realizza operativi occulti con comandi nordamericani, paramilitari e truppe dell’esercito”.
 
 
Max Lioce
Associazione nazionale Nuova Colombia
 



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