COLOMBIA: VI anniversario del MOVIMENTO BOLIVARIANO!



SESTO ANNIVERSARIO DEL MOVIMENTO BOLIVARIANO PER LA NUOVA COLOMBIA
 
         
 
(29 aprile 2000 – 29 aprile 2006)
 
Giunti al sesto anno dal lancio del nostro movimento, imponendoci sulle difficoltà proprie della clandestinità registriamo importanti passi in avanti nella diffusione delle nostre posizioni, nella rivendicazione degli ideali libertari di Bolívar, nel riscatto della nostra identità e nel suo intreccio con lo sviluppo delle lotte antimperialiste ed anticapitaliste che conduciamo in America Latina.
 
Riaffermiamo che “la Colombia ha bisogno con urgenza di un nuovo governo dall’essenza autenticamente democratica, che dia priorità alla soluzione politica del conflitto, difenda la sovranità nazionale, sia trasparente nella gestione delle risorse pubbliche e sia dotato di una solida strategia per avanzare verso le mete della democrazia e la giustizia sociale. Ossia, un governo radicalmente diverso da quello attuale”.
 
Analizzando i risultati delle recenti elezioni al Congresso, non troviamo grandi sorprese: il narco-paramilitarismo si è imposto e l’astensione ha superato il 60%, vale a dire un parlamento di minoranze eletto da minoranze. Fatto, questo, che per la classe dominante non è mai stato un problema, posto che dalla nefasta amministrazione di Zea e Santander essa ha difeso l’esigenza di “possedere proprietà dal valore superiore ai 500 pesos per ottenere il diritto al suffragio”, in contrapposizione alle proposte democratiche del Libertador.
 
Essendo il paese prossimo a scegliere tra un prostrato e violento regime neoliberale rappresentato da Alvaro Uribe, e la prospettiva di un’ampia unità che propugni l’Interscambio Umanitario, la soluzione politica del conflitto, la democrazia, la giustizia sociale e la solidarietà latinoamericana fondata sull’autodeterminazione, siamo certi che le maggioranze colpite e perseguitate dal primo sapranno parteggiare per scelte di pace e riconciliazione.
 
Votare per Uribe significa più fame, miseria, morte, corruzione e svendita della nostra sovranità, più guerra, trattato di libero commercio ed arricchimento dei più abbienti sulle spalle dei settori medi e poveri della popolazione.
 
Diciamo questo perché:
 
1. Uribe ha gestito in modo disastroso, per le maggioranze, l’aspetto economico-sociale e le finanze pubbliche.
La modesta dinamica del PIL, di 5,1% nel 2005, va messa sul conto della spesa pubblica, gli investimenti privati nell’acquisto di beni pubblici, i narco-dollari messi in circolazione dai capi paramilitari e gli astronomici profitti del settore finanziario.
 
Questa crescita, limitata dalla debolezza del consumo e dalle imposizioni del FMI, non è sostenibile. Implicherà un ampliamento del deficit fiscale che porterà a ridurre i trasferimenti a dipartimenti e municipi, ad elevare ed estendere le imposte indirette come l’IVA ed a continuare a svendere il patrimonio collettivo come Ecopetrol, Bancafé e gli attivi pubblici in Granahorrar e nell’Electrificadora. Al contempo, si annuncia l’eliminazione della tassazione del 7% alle multinazionali sulle rimesse all’estero, la riduzione dell’imposizione fiscale sul reddito e sul patrimonio dei più ricchi e l’eliminazione del 4 per mille sulle transazioni finanziarie, come richiesto da questo settore.
 
2. Uribe devia gli stanziamenti sociali verso la spesa militare, l’indebitamento e gli investimenti in Titoli di Debito Pubblico.
 
Mettendo demenzialmente al primo posto la spesa militare ed i pagamenti alla banca internazionale, la spesa pubblica cresce ad un ritmo maggiore rispetto alle entrate, a detrimento della spesa sociale. Ciò avviene nonostante l’aumento delle tasse ed i più alti prezzi internazionali del petrolio e del carbone.
L’esempio dei 6801 miliardi dell’ICBF (Istituto Colombiano del Benessere Familiare) deviati verso investimenti in Titoli di Debito Pubblico, che saranno rimborsati non prima del 2007, costituisce non solo un “peculato per la deviazione di risorse pubbliche”, ma anche un gran inganno al paese ed una truffa ai danni delle politiche sociali.
 
La decisione ufficiale di debilitare e strangolare l’educazione pubblica, a vantaggio di quella privata, è soltanto un’ulteriore dimostrazione di quelle che sono le priorità che il neoliberale Alvaro Uribe vuole imporre a sangue e fuoco.
 
Riassumendo, l’aumento del deficit fiscale genererà maggiori traumi sociali alla luce delle dimensioni della spesa militare, della corruzione e delle esigenze del FMI; fattori, questi, che eserciteranno pressioni sulle finanze pubbliche, tanto più quando attualmente c’è un incremento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti, giacché, secondo gli esperti internazionali, per ogni aumento di 2 punti dei suddetti tassi il saldo del debito estero dell’America Latina s’incrementerà di 5 punti.
 
3. La corruzione del regime uribista è peggiore di quella dei governi precedenti.
 
Nessuno si è sorpreso di fronte alle denunce pubbliche sulla corruzione di alti funzionari della Sovrintendenza della Vigilanza Privata e di Findeter, istituzioni al servizio del sicariato paramilitare, o alla concessione di crediti da parte di Finagro agli amici del Presidente, dei suoi ministri e dei congressisti del suo gruppo parlamentare.
Né ci si sorprende di fronte alle più recenti informazioni sul DAS, quale vero e proprio antro paramilitare, nelle viscere dello Stato, legato ad uccisioni di leader politici di sinistra, sindacali e popolari, allo sfollamento di contadini, alla violazione sistematica dei diritti umani, alle cospirazioni contro lo Stato venezuelano ed ai brogli elettorali a favore di Alvaro Uribe. O di fronte ai contributi paramilitari in denaro alla campagna uribista che ottenne la presidenza nel 2002, come quello della “Gata”.
 
Nessuno si stupisce di cotanto marciume, perché l’evidenza dell’entourage socio-politico del signor Uribe Vélez, morigerata in questi anni dai grandi media, è di dominio pubblico da tempo.
 
4. Uribe rifiuta l’Interscambio Umanitario e la Soluzione Politica.
 
Questi quattro anni hanno dimostrato che le strategie della Colombia sono disegnate e dirette da Washington sul piano politico, economico e militare, come evidenziato dal fallito “Plan Patriota” o dalla firma del Trattato di Libero Commercio, dall’appoggio all’invasione dell’Iraq o dalla trasformazione del nostro territorio in testa di ponte per aggredire la Repubblica Bolivariana del Venezuela.
 
Il tutto nell’ambito della “strategia di contenimento” degli Stati Uniti, che si auto-conferiscono la licenza d’intervenire dove gli pare e davanti ai quali il signor Uribe si comporta come un cipai, danneggiando profondamente le possibilità d’imboccare i cammini della soluzione politica alla crisi del nostro paese.
 
La farsa del Ralito ha soltanto legalizzato con l’impudico assenso di Washington la ragnatela narcoparamilitare, incastonata nelle più alte sfere delle istituzioni ufficiali, ed allontanato la possibilità di accordi immediati con l’insorgenza rivoluzionaria rappresentata dalle FARC.
 
5. Esiste lo Squadrone Mobile Anti-sommossa, ESMAD, nuova manifestazione del terrorismo di Stato.
 
L’assassinio selettivo, le sparizioni e le sistematiche campagne intimidatorie di propaganda contro l’opposizione si complementano con una maggior criminalizzazione della protesta sociale da parte dello Stato, che ha creato nuovi meccanismi di terrore quali l’Esmad, autore, tra le altre cose, delle uccisioni degli studenti Nicolás Neira ed Oscar Leonardo Salas a Bogotá, dello studente Jhonny Silva a Cali e dell’indigeno chami Marcos Soto, nella marcia contro il TLC a Risaralda; crimini, questi, circondati dall’impunità e marcati dalla riconferma dell’odio fascista che primeggia nella formazione della forza pubblica ufficiale.
 
6. Uribe, per difendere gli interessi dei gringos, non è solidale con i nostri fratelli latinoamericani.
 
I venti freschi che rivendicano la dignità e la sovranità dei nostri popoli, in tutti gli angoli del continente, non perturbano Uribe che è in primo luogo un guardiano degli interessi della Casa Bianca in questa zona del mondo.
 
Il momento è ottimo per avanzare verso la conquista dell’unità latinoamericana e caraibica nella sua più ampia proiezione strategica, per andare a costruire la “Patria Grande” che sognò Bolívar e per raddoppiare la solidarietà con i processi sovrani di Cuba, del Venezuela e degli altri paesi che lottano per costruire il loro futuro con indipendenza e dignità.
Tanto più, in un momento in cui il movimento rivoluzionario antimperialista ed anticapitalista colombiano si qualifica ed erige come speranza di un paese migliore e di un nuovo potere delle maggioranze, che per forza di cose costituisce un  esempio di dignità ed un muro di contenimento delle intenzioni imperiali statunitensi d’incrementare il loro intervento militare in America Latina.
 
Questi sei fattori rinforzano in noi la convinzione che debba essere un candidato diverso dal signor Uribe ad assumere la conduzione dello Stato e a spianare la strada alla soluzione civilizzata, per riconciliare e ricostruire la nostra società.
 
Il Movimento Bolivariano per la Nuova Colombia continuerà a forgiare coscienza ed unità in tutte ed ognuna delle lotte rivendicative della nostra patria, e ad organizzare la protesta di massa dei settori più colpiti da questo regime politico narco-paramilitare che pretende di portarci verso il baratro.
 
In Bolívar ci troveremo tutti!
 
Alfonso Cano
Movimento Bolivariano per la Nuova Colombia
 
Aprile del 2006
        

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