ELEZIONI IN COLOMBIA: STRAVINCE L'ASTENSIONISMO!



ELEZIONI POLITICHE IN COLOMBIA: STRAVINCE L’ASTENSIONISMO!
 
Come al solito, ci risiamo. Le trombette arrugginite dei mass-media di regime, El Tiempo, El Espectador, RCN e Caracol su tutti, squillano da oltre quarantott’ore per annunciare, udite udite, il presunto gran trionfo elettorale di Uribe Vélez, ossia dei diversi partiti (ma sarebbe meglio dire associazioni a delinquere di stampo narco-terrorista) che ne sostengono la politica di “seguridad democratica” e la rielezione. Ma i dati definitivi dimostrano che la verità, quella della Colombia reale e non virtuale, è diametralmente opposta.
 
Uribe aveva lanciato, anche a ridosso di domenica scorsa (13 marzo), ripetuti appelli al popolo colombiano affinché si recasse in massa alle urne. Sapeva, e ne ha avuto la conferma, che un’ennesima erosione dell’affluenza alle urne avrebbe implacabilmente smentito il suo ridicolo e fumoso teorema, quello secondo cui lo Stato colombiano sarebbe democratico e la popolazione ne legittimerebbe le istituzioni (in questo caso il potere legislativo) con una partecipazione massiccia all’ennesima farsa elettorale della storia contemporanea di questo paese andino-amazzonico.
 
Come confermato dagli ultimi dati della Registraduría quando ormai la pressoché totalità dei seggi è stata scrutinata, circa il 70 % degli aventi diritto al voto si è astenuto. A questa schiacciante percentuale, possiamo aggiungere i voti in bianco e le schede nulle, che sommate rappresentano oltre il 5 % del corpo elettorale (oltre 1.352.000 persone). Anche se l’astensione si sarebbe attestata intorno al 69 %, va ricordato che in diverse circoscrizioni sono state individuate gravi irregolarità, come nel caso di quelle in cui il totale dei voti è superiore al totale degli iscritti aventi diritto. In altre circoscrizioni, in particolare quelle indigene, non si è nemmeno raggiunta la soglia minima di voti necessari a convalidare il risultato, posto che le schede in bianco sono state più della metà di quelle complessive. Ciò conferma anche che, come abbiamo più volte osservato, molti sedicenti “leaders” indigeni, gli stessi che puntano il dito contro la guerriglia accusandola di “violare la loro neutralità”, per poi ricevere allo stesso tempo lauti compensi da ONG di paesi europei o nordamericani, non rappresentano realmente le popolazioni indigene e non raccolgono il loro consenso.
 
Ma veniamo alla pirrica “vittoria” del narco-fascista Uribe: pur avendo ottenuto una larga maggioranza al Congresso (Camera dei Rappresentanti e Senato), la percentuale di chi ha votato in favore dell’uribismo è stata del 18 % degli aventi diritto al voto, che sono poco meno di 27 milioni di colombiani. Il venditore di menzogne che siede al Palacio de Nariño, dunque, ha riscosso il consenso di circa l’11 % della popolazione totale della Colombia, anche se questa percentuale è sensibilmente gonfiata dagli innumerevoli voti, per i candidati dell’uribismo, estorti dai suoi paramilitari di Stato con minacce, intimidazioni e brogli manu militari.
 
Il presidente narco-paramilitare, che già in passato aveva blindato e sottomesso il legislativo, si trova ad esser appoggiato da una coalizione (Partito Conservatore, Cambio Radical e la “U”) che è figlia delle alchimie politicanti dettate dall’interesse di difendere a qualsiasi costo lo status quo, i privilegi secolari della sanguinaria oligarchia colombiana e la politica di guerra totale contro il popolo colombiano.
 
Popolo colombiano che, stanco delle solite farse elettorali, dei giochi di palazzo e delle menzogne stratosferiche del regime, non solo si è astenuto in massa, dimostrando di non credere nella legittimità dello Stato e delle sue istituzioni paramilitarizzate, ma si sta anche mobilitando con forza -come dimostrano i contadini e gli studenti di diversi dipartimenti- contro le politiche fasciste e neoliberiste dello sgangherato minifhürer.
 
Un’ultima considerazione: la politica di “sicurezza democratica” di Uribe, quale miglior suddito di Washington in America Latina, è stata definitivamente ridicolizzata dai grandi operativi messi in campo dal movimento guerrigliero nelle ultime settimane. Le FARC hanno infatti paralizzato, con blocchi armati, sabotaggi ed attacchi, la quasi totalità del sud della Colombia, ed hanno realizzato operazioni anche in altri dipartimenti del centro-nord, dando una dimostrazione di forza, mobilità, capacità di operatività coordinata e diffusa, articolazione capillare e solidità politico-militare straordinarie.
 
Nonostante la negazione da parte di Uribe dell’esistenza del conflitto sociale ed armato, la maggioranza dei colombiani appoggia la lotta per lo scambio umanitario di prigionieri di guerra e la soluzione politica del conflitto stesso, possibile solo ed esclusivamente con un nuovo governo realmente democratico e patriottico, il cui obiettivo primario sia la costruzione della giustizia sociale, il ripristino della sovranità e l’adesione propulsiva al progetto d’integrazione continentale bolivariano.
 
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