Fw: latinoamerica




Ciao a tutti,
in allegato le notizie Latinoamericane di giugno 2005.
Come sempre è un lungo documento con varie notizie che giungono da paesi dell'America latina.
Un documento da stampare e leggere con calma durante questo mese.
Buona lettura
Giorgio Trucchi
 
 

Notizie Latinoamericane giugno 2005

 

 

Bolivia

 

9 Giugno 2005

 

Il minatore, Carlos Coro Mayta, è stato assassinato oggi da un sparo di arma da fuoco effettuato da un militare, cosa che rende ancora più tesa e difficile  la situazione in Bolivia.  

Nella repressione prodottasi nelle vicinanze di Salancachi (Yotala), ubicata approssimativamente a 15 chilometri da questa città, attorno alle 14.30, sono stati anche feriti quattro manifestanti che viaggiavano verso questa città con l'unico obiettivo di ostacolare l'elezione di Hormando Vaca Diez, come prossimo Presidente della Bolivia.  

Sucre, la Capitale della Repubblica, dalle prime ore di oggi si è svegliata virtualmente militarizzata con Polizia e militari nelle strade, nell’aeroporto e nella piazza  25 Maggio e con centinaia, forse migliaia di boliviani e boliviane  per le strade.  

Mentre i presidenti delle Brigate Parlamentari, in questo momento (16.15) si riuniscono ancora col presidente del  Senato Nazionale, Vaca Diez, senza giungere ad un accordo,  i  manifestanti, conoscendo il decesso del minatore,  hanno detto che radicalizzeranno le loro misure di pressione.  

Wilbert Ramos, il principale dirigente contadino di Chuquisaca, ha affermato che Vaca Diez abbandonerà Sucre solo "squartato."  

Non solo in questa città esiste incertezza ma si sa dai differenti angoli del territorio nazionale che 

tutte le misure di pressione si mantengono inalterate fino a che Vaca Diez e Mario Cossío rinuncino e permettano che attraverso la successione presidenziale, il presidente della Corte Suprema di Giustizia, Eduardo Rodríguez, assuma la Presidenza della Repubblica.  

Alla difficile situazione, si sommano sempre di più le voci della possibilità di uno stato d’emergenza e perfino d'un colpo di  Stato.  

Questa mattina, nella sede del governo, i membri dell’Alto Comando, vestiti in uniformi da combattimento, hanno letto un comunicato che chiede a tutti i settori sociali e politici  di fare sforzi per pacificare il paese, benché chiarissero che rispetteranno le decisioni del Congresso Nazionale.  

Dal comunicato emerge che "la crisi dell’aprile del 2002 ha segnato l’inizio di una profonda crisi della democrazia, mostrando la fragilità del sistema politico, provocando caos, anarchia e  ingovernabilità caratteristici di questo periodo che ha portato la Bolivia ad una situazione di imprevedibili conseguenze che vanno dalla tesi di un intervento sullo Stato fino ad un processo di  sedizione all'interno dello stesso, e questo non verrà accettato, perché su tutti i criteri ed interessi c’è il presente ed il futuro della Patria riconoscendo le sue differenze."  

I militari segnalano che esiste solo una strada per uscire da questa situazione: "il dialogo tra boliviani, un nuovo patto sociale tra cittadini con gli stessi diritti ed obblighi."  

La Conferenza Episcopale Boliviana, dopo avere realizzato consultazioni con i differenti settori sociali del paese, considera che la maggior parte di loro hanno coinciso nel fatto che è necessario 

anticipare le elezioni per trovare un nuovo equilibrio politico e democratico nel paese.  

L'assassinio del minatore si è diffuso come una miccia in tutto il territorio nazionale e a Sucre, che  ora è motivo di attenzione a livello internazionale, si è saputo che i dirigenti di movimenti sociali incolpano Hormando Vaca Diez come il responsabile della prima morte di questi conflitti.  

Alle differenti mobilitazioni nelle strade e viali delle principali città ed il blocco di strade, si sommano nelle ultime ore, l'installazione di picchetti di sciopero della fame a La Paz, Cochabamba e Sucre.  

In questa città, il sindaco Aydeé Nava Andrade, ha annunciato l'inizio di uno sciopero di digiuno volontario nel Comune Municipale, ed ha chiesto ai parlamentari che agiscano con patriottismo  in beneficio della maggioranza della popolazione boliviana e non dei piccoli gruppi di potere.

 

ALAI-AMLATINA

Alex Contreras Baspineiro.

 

Bolivia

 

Ha rinunciato Mesa, i problemi aumentano e continuano


Inseguito dalle richieste legittime dei movimenti sociali, pressato da un gruppuscolo di oligarchi e dalle multinazionali, ma anche obbligato dalla sua incapacità di governare in 20 mesi, Carlos Mesa ha rinunciato alla Presidenza della Repubblica della Bolivia. 

La rinuncia presidenziale non ha risolto la difficile congiuntura in cui si dibatte il paese, ma si radicalizza, perché la maggioranza del parlamento di tendenza neoliberista si difende con il mandato costituzionale e non vuole agire con distacco, con "patriottismo" e nemmeno dare una lettura adeguata alla situazione per risolvere le richieste della maggioranza della gente: Assemblea Costituente e Nazionalizzazione degli Idrocarburi. 

Di fronte alla rinuncia di Carlos Mesa chi dovrebbe assumere la carica di Capo dello Stato in Bolivia è il senatore Hormando Vaca Diez (MIR),  presidente del Senato Nazionale o al suo posto, Mario Cossío (MNR), presidente della Camera di Deputati; entrambi i personaggi furono fedeli alleati del tiranno Gonzalo Sánchez di Lozada (Goni), dimessosi durante la "guerra del gas” nell’ottobre del 2003. 

In questo senso, dai quattro punti cardinali di questo paese che da tre settimane si mantiene ancora con blocchi per le strade, mobilitazioni e scioperi, è incominciato a sorgere il clamore popolare: "Che vadano via tutti!” 

Rappresentanti di vari settori sociali mobilitati, non solo a La Paz bensì in tutto il paese, hanno visto che se assume la presidenza Hormando Vaca Diez o Mario Cossío si potrebbe produrre una guerra civile con imprevedibili conseguenze; la popolazione boliviana vuole che il presidente della Corte Suprema di Giustizia, Eduardo Rodríguez, assuma la Presidenza della Repubblica  affinché convochi a nuove elezioni generali. 

“Fino a qui posso arrivare, è per questo che la mia decisione è presentare la mia rinuncia dalla carica di Presidente della Repubblica. Una rinuncia che ha un solo obiettivo: quello che la società boliviana prenda coscienza che il mio  distacco deve essere genuino, che il calcolo personale  deve rimanere a un lato e la soluzione dei nostri problemi deve basarsi sull’interesse di tutti. 

Questo implica la necessità che il Congresso Nazionale possa riunirsi. Io voglio chiedere ed esortare veemente a chi ha posizioni dure, posizioni poco transigenti, che non blocchi la possibilità che il congresso si riunisca nel più breve tempo possibile, per discutere esclusivamente questo tema e per dare una viabilità al futuro del paese", ha detto Mesa nel suo Messaggio Presidenziale. 

Ha confessato che non andrà a Miami né a Washington. “Chiedo perdono alla patria per non averla governata adeguatamente." 

Ore prima della rinuncia presidenziale, le fondamenta di La Paz sono state scosse dalla mobilitazione più grande e combattiva della storia democratica di  questo paese. 

Migliaia di  boliviani e boliviane, si concentrarono sulla storica piazza San Francisco per chiedere al governo soluzione alle loro richieste: Nazionalizzazione degli Idrocarburi, Assemblea Costituente e  processo contro l'ex presidente Gonzalo  Sánchez di Lozada ed i suoi ministri. 

Orgogliosi i manifestanti che indossavano il loro abbigliamento di mille colori, con ponchos, ll'uchus, sandali e chicotes, facevano ondeggiare i loro wiphalas o bandiere di liberazione e gridavano con foglie di coca nella bocca, camminando per le principali strade verso la sede  del governo per reclamare risposte strutturali, non più  toppe. 

Lo slogan diffuso di "El Alto in piedi, mai in ginocchio" in forma intermittente fu intercalata con "Mamanis in piedi, mai in ginocchio". 

Mamani, come Quispe, Choque, Huanca ed altri nell'ovest come Guasabe, Ticuasu, Moy, Nuni ed altri nell'oriente, sono cognomi diffusi in tutta la nazione. 

Nella massiccia mobilitazione, vari settori si sono pronunciati affinché se ne vadano via tutti, perché non si può lasciare nelle mani dei parlamentari neoliberisti una soluzione strutturale ai  problemi del paese. 

Quella maggioranza indomita e silenziosa quando si sveglia non è solo capace di sconfiggere politiche economiche e di abbattere governi, ma anche di elaborare proposte che ora sono centrate nell'Assemblea Costituente. 

Benché le élite oligarchiche lo neghino e perfino abbiano organizzato gruppi giovanili razzisti e fascisti per aggredire i propri fratelli, la Bolivia si riconosce come a maggioranza indigena. 

Secondo dati dell'ultimo Censimento Nazionale (INE 2001), il 62 per cento dei boliviani e boliviane dai 15 in su,  si identifica con qualche popolo originario: il 31 per cento si considera  quechua, il 25 per cento aymara ed il 6 per cento si identifica con altre etnie. 

La rinuncia di Mesa non ha risolto ancora i conflitti in Bolivia, forse li ha accresciuti: seguono intatti più di 90 punti di blocchi nel territorio nazionali, vari settori mantengono le loro misure di pressione ed una gran quantità di manifestanti rimangono a La Paz.

Il confronto non è tra oriente ed ovest come diffondono alcuni mezzi di comunicazione commerciali, bensì la lotta è tra un piccolo gruppo di oligarchi, latifondisti, proprietari terrieri e  impresari che hanno l'appoggio delle multinazionali e l’ambasciata nordamericana contro la maggioranza della popolazione boliviana. 

I gruppi di potere esigono la realizzazione di un referendum sulle autonomie dipartimentali; i movimenti sociali chiedono l'Assemblea Costituente e la Nazionalizzazione degli Idrocarburi. 

Il recupero degli idrocarburi è una domanda che si deve compiere con questo governo o col prossimo. 

Ma la soluzione strutturale in democrazia gira intorno all'Assemblea Costituente che sia  Sovrana, Partecipativa, Includente, come unica garanzia per risolvere in forma strutturale i conflitti sociali. 

L'Assemblea Costituente, dalla visione del paese boliviano, deve essere: "di tutti, con tutti e per tutti." 

La Costituente deve essere sovrana perché è depositaria della volontà popolare; deve essere autonoma rispetto ai poteri costituiti e deve agire liberamente, senza subordinazioni né  condizionamenti; deve essere partecipativa perché solo la partecipazione sociale garantisce un'assemblea utile, feconda, integratrice nella sua visione di paese e capace di riflettere la realtà nazionale e deve essere includente perché è aperta a tutti i settori sociali. 

Vari settori sociali, come per esempio le organizzazioni di contadini, indigeni, senza terra, colonizzatori e donne agrarie del paese agglutinati nel Patto di Unità, hanno denunciato che la

cospirazione oligarchica pretende che ogni dipartimento "disponga liberamente delle sue risorse finanziarie e naturali mediante il referendum autonomistico espresso in quel carattere vincolante e separatista che si pretende imporre”. 

Il modello di autonomia esposto dall'oligarchia va oltre questo modello di altri Stati Federali, come per esempio Argentina e Brasile dove la legislazione che norma le risorse naturali  strategiche sta integralmente nelle mani degli organi legislativi nazionali. 

Secondo i movimenti sociali, "la pretesa delle élite cruceñas, è incostituzionale, antidemocratica e colpisce l'unità e sovranità nazionale. Il carattere a livello dipartimentale vincolante che gli ha voluto dare al referendum, significherebbe che la votazione maggioritaria in un solo dipartimento si imporrebbe contro la volontà maggioritaria del resto del paese. Pertanto, esiste il pericolo della frammentazione della Bolivia; più ancora, se si considera che le imprese multinazionali, industrie petrolifere che formano parte di quel gruppo imprenditoriale cruceño, hanno un'ampia esperienza di intervenire in temi interni dei paesi, di dividere paesi e  provocare guerre." 

La Costituzione Politica dello Stato, CPE, non riconosce il referendum come procedimento né come organo atto a riformare la costituzione; inoltre, nessuno dei settori sociali  che si sono mobilitati si oppone a discutere la domanda autonomistica, ma si deve dare nel contesto  dell'Assemblea Costituente. 

 

ALAI-AMLATINA

Alex Contreras Baspineiro è giornalista e scrittore boliviano.

 

 

Uruguay 

 

La sinistra si confronta sul tema dei desaparecidos

 

Decine di migliaia di persone manifesteranno per le strade di Montevideo, come tutti i 20 di maggio dal 1996, reclamando giustizia per i desaparecidos uruguayani durante la dittatura, ma questa decima edizione della "Marcia del Silenzio" avviene in un contesto politico completamente innovativo. 

 

“Tra i desaparecidos non ci sono innocenti. 

Tutti furono colpevoli di volere un mondo migliore”.  

 

Le Marce del Silenzio hanno congregato fino ad ora tra le 40.000 e le 70.000 persone che, sotto un unico striscione che anno dopo anno elabora l'Associazione delle Madri e Familiari di Uruguayani Arrestati Scomparsi, camminano senza gridare nessuno slogan lungo il viale 18 de Julio, il principale di Montevideo. 

In questa occasione, si produce in un clima di aspettativa maggiore, dato che il fiammante governo di sinistra, inaugurato il 1 di marzo, ha proclamato la sua intenzione di indagare a fondo sul destino dei desaparecidos uruguayani durante l'ultima dittatura civil-militare (1973 – 1985) e ha dato alcuni passi in questa direzione. 

In realtà, per la prima volta da quando nel 1996 la manifestazione cominciò a realizzarsi tutti gli anni, un Presidente della repubblica in esercizio, il socialista Tabaré Vázquez, la condividerà insieme a buona parte del suo Gabinetto. 

Tra le novità delle ultime settimane, c’è anche da sottolineare l'entrata di una squadra di universitari (antropologi archeologi, geologi) nella caserma del Battaglione 13 dell'Esercito, dove, secondo coincidenti denunce, sarebbero stati seppelliti alcuni oppositori scomparsi negli anni settanta.

Questa settimana il Pubblico Ministero Mirtha Guianze ha inoltre chiesto l’arresto dell'ex presidente Juan María Bordaberry e dell'ex Ministro degli esteri Juan Carlos Bianco. Ad entrambi imputa il delitto di "omicidio aggravato” per la loro responsabilità nell'assassinio, il 20 maggio del 1976 a Buenos Aires, degli ex legislatori uruguayani Zelmar Michelini e Héctor Gutiérrez Ruiz. 

È precisamente in ricordo di quella data - in cui oltre agli ex parlamentari furono assassinati due uruguayani esiliati in Argentina e vincolati a movimenti guerriglieri, Rosario Barredo e William Whitelaw, che su iniziativa dell'attuale senatore di sinistra Rafael Michelini, figlio di Zelmar, cominciarono a realizzarsi nel 1996 le Marce del Silenzio tutti i 20 di maggio.  

Il settimanale La Brecha ha intervistato uno dei testimoni delle esecuzioni sommarie e la ragione di avere aspettato quasi trenta anni per effettuare le denunce è che "ora si può", in allusione al nuovo scenario politico esistente nel paese. 

Il presidente Vázquez ha manifestato fino ad ora un atteggiamento molto più deciso nei confronti delle Forze Armate rispetto ai governi conservatori precedenti dal 1985 ad oggi. 

Il totale di uruguayani rapiti e posteriormente scomparsi negli anni settanta e inizio degli ottanta supera i 210, ma la gran maggioranza furono fermati in Argentina, all’interno di operazioni di coordinazione repressiva tra le dittature del Cono Meridionale dell'America Latina (Plan Condor).

A dispetto dei progressi in termini di chiarimenti sulla violazione dei diritti umani da quando è arrivato al potere il Encuentro Progresista-Frente Amplio, all’interno della sinistra si sono create delle discrepanze che si riassumono nel fatto di aspettarsi o meno sanzioni nei confronti dei responsabili di queste aberrazioni.

Tabaré Vázquez ha già detto che si limiterà a compiere la totalità della legge di Scadenza della Pretesa Punitiva dello Stato, che nel 1986 eliminò qualunque possibilità di sanzione penale contro militari e poliziotti accusati di avere commesso assassini, sparizioni e torture tra il giugno del 1973, data del colpo di Stato, e il marzo del 1985. Un articolo di quello testo, il quarto, prevede comunque la realizzazione di indagini per conoscere "la verità" sui casi di sparizioni. 

Nel 1989, quella legge fu sottomessa a plebiscito revocatorio, promosso da organizzazioni umanitarie, ma venne ratificata.

Il Segretariato di Diritti umani della centrale sindacale unica PIT-CNT sostiene invece, che l'Uruguay ha sottoscritto accordi internazionali "che hanno supremazia" sulla legislazione nazionale e che definiscono le sparizioni come "delitti permanenti", cioè che abilitano la possibilità del giudizio e la punizione. 

Tra dirigenti di alcuni gruppi di sinistra e militanti di organizzazioni umanitarie esistono sospetti che l'attuale governo voglia "liquidare" rapidamente il "tema desaparecidos" per "voltare definitivamente pagina" e che non desidera complicarsi con indagini che potrebbero durare molto tempo. 

Le Marce del Silenzio non sono rimaste fuori da queste polemiche. Nei suoi primi anni, gli slogan facevano sempre riferimento alla richiesta di Verità ("Verità, memoria e mai più", nel 1996, "Vogliamo la verità", dodici mesi più tardi, "La verità ci farà liberi", nel 1998, “Cosa manca alla nostra democrazia? Verità", nel 99, ma nelle edizioni posteriori all'anno 2000 si notava già un'inflessione. 

"All’inizio - segnala lo storiografo Aldo Marchesi - si assumeva l'impossibilità della “giustizia” come conseguenza della ratifica popolare della legge del 1986. Tuttavia, negli ultimi 20 maggio, incominciano a sorgere altri slogan che contraddicono in una certa misura il senso originale degli organizzatori. “La verità la sappiamo già, vogliamo giustizia”, asseriscono gruppi giovanili sfidando il consensuale silenzio."

 

Daniel Gatti

© Rel-UITA

 

 

Brasile

 

Violenza segna la Marcia dei Sem Tierra

 

Una multitudinaria marcia di contadini del Movimiento de los Trabajadores Rurales sin Tierra (MST) del Brasile in richiamo a un'accelerazione della riforma agraria e cambiamenti nella politica economica del Governo è terminata con incidenti che hanno provocato più di 50 feriti. 

I corpi speciali della Polizia si sono scagliati contro i manifestanti alla fine della manifestazione, molti dei quali trasportavano bastoni.

Circa 30 militanti del MST e circa 20 poliziotti hanno sofferto contusioni e fratture quando i manifestanti assoggettarono un cordone della Polizia vicino al Congresso, nella protesta più violenta nella capitale brasiliana in vari anni. 

Gli incidenti si sono prodotti dopo che i leader del MST avevano avuto un colloquio col presidente Luiz Inácio Lula dà Silva che ha ricevuto le loro petizioni, tra esse quella di usare parte del denaro per pagare il debito pubblico investendolo in educazione e salute. 

Il MST ha minacciato di intensificare le occupazioni di terra ed ha adottato un tono confrontativo dopo l'incontro col Presidente. 

"Con l'energia di questa marcia dobbiamo aumentare le occupazioni, con questa energia dobbiamo attaccare la politica economica", ha arringato la folla il leader del MST, Joao Pedro Stedile. 

Prima di arrivare alla casa di governo, i manifestanti hanno lanciato spazzatura di fronte all'Ambasciata dagli Stati Uniti e si sono diretti alla sede del Ministero del tesoro e delle finanze, che considerano come il responsabile di una politica economica che qualificano neoliberista.    

 

 

Guatemala

 

Comunicato della URNG di fronte all’ondata repressiva  

 

Recentemente il movimento sociale guatemalteco ha chiuso una delle sue pagine più gloriose mostrando il suo rifiuto all'imposizione del Trattato di libero commercio tra Repubblica Dominicana, America Centrale e gli Stati Uniti (Cafta). Queste lotte ha ricevuto la repressione come unica risposta da parte del governo di Óscar Berger.  

La politica repressiva del governo ha portato una serie di violazioni ai diritti umani dove si lamenta, ripudia e respinge la violazione al diritto alla vita e per i feriti in Colotenango, Huehuetenango, senza che il sistema di giustizia abbia dato segni di volontà politica e capacità d’indagine ed applicazione della legge, riproducendo così il sistema repressivo e l'impunità del passato.  

A partire dal 8 maggio 2005, il movimento sociale è oggetto di azioni d’intimidazione e persecuzione, camuffate come opera della delinquenza comune.

Sono già molte le organizzazioni sociali che da quel giorno sono state vittime di attacchi, come la Coordinadora Nacional de las Organizaciones Campesinas  (CNOC), la Coordiadora de Unidad Sindical de Guatemala (CUSG), la Central General de Trabajadores de Guatemala (CGTG), l’organizzazione Mesa Global; l'Instituto de Estudios Comparados en Ciencias Penales, per la seconda occasione la Asociación Hijos; la perquisizione nella casa del cittadino Byron Garoz, del Programa de Desarrollo Rural di CONGCOOP. Come denuncia il Movimiento Indigena, Campesino, Sindical y Popular, nell'anno 2004 ha sofferto 122 attacchi e 54 durante i primi mesi del 2005.

 

La URNG, denunciando pubblicamente questi fatti, responsabilizza il governo di Óscar Berger per la scalata repressiva contro il movimento sociale. Questa responsabilità ricade sul governo finché non si chiariranno i  fatti e si metterà in mano ai tribunali competenti i responsabili.

La URNG invoca la comunità internazionale, specialmente le istituzioni patrocinatrici dei Diritti Umani, affinché si solidarizzino con il movimento sociale guatemalteco ed a sua volta facciano valere questa solidarietà davanti al governo del Guatemala e agli spazi di azione che esistono nel mondo in materia di diritti umani.  

 

COMITATO ESECUTIVO NAZIONALE   URNG

 

 

 

Honduras

 

DENUNCIA PUBBLICA SULL’OMICIDIO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA REGIONALE “EL PROGRESSO” DELLA CENTRAL NACIONAL DE TRABAJADORES DEL CAMPO (CNTC)  

 

Il Comitato Centrale del Partido de los Trabajadores alla sua militanza, alle   organizzazioni operaie, contadine e popolari dell’Honduras, al paese Honduregno in generale, alle autorità civili, militari e mezzi di comunicazione, con questo mezzo presenta formale Denuncia Pubblica per l’omicidio del compagno EDICKSON LEMUS, segretario generale della CNTC regionale “Il Progresso” e membro del Partido de los Trabajadores:  

 

1. Alle 11:30 del giorno 24 maggio del 2005 è stato assassinato nella Colonia   Bendeck del Progreso, Yoro, con quattro spari alla testa il compagno EDICKSON LEMUS, mentre si trovava a bordo dell'autobus che copre il percorso urbano Corocol - Bendeck.  

 

2. Il compagno LEMUS si dirigeva a visitare il gruppo contadino “RENACER”   sgomberato dall'autorità pubblica dalla proprietà che occupavano nel settore di   Pajuiles del Progreso il giorno giovedì 19 maggio scorso.  

 

3. Le caratteristiche con le quali è stato portato a termine il crimine indicano   l’esistenza nel Progreso di un commando di assassini a pagamento con gli stessi   metodi degli squadroni della morte degli anni 80.  

 

4. Responsabilizziamo i funzionari della Polizia, gli organi giudiziari e del Pubblico Ministero locali come la delegazione regionale dell'Istituto Nazionale Agrario per aver agito con negligenza davanti al conflitto agrario e per facilitare per azione od omissione, l'assassinio del compagno EDICKSON LEMUS.  

 

Per questo il Partido de los Trabajadores esige:  

1.      la formazione di una Commissione di Alto Livello con partecipazione delle   organizzazioni popolari con pieni poteri per indagare sul crimine.

2.     Prigione e punizione per gli Autori Materiali ed i Responsabili Intellettuali di questo crimine  di lesa umanità. 

3.     Destituzione delle autorità locali, regionali e nazionali che per negligenza, omissione o aperta complicità non hanno agito con giustizia per prevenire, indagare e catturare gli assassini. 

4.      Chiediamo a tutte le organizzazioni a fare fronte comune per chiarire questo   crimine ed evitare che la scalata repressiva che esiste in Honduras continui  avanzando.

 

 

 

Nicaragua

 

Terre Indigene verranno legalizzate

 

Come uno storico "atto di giustizia per il paese della Costa dei Caraibi nicaraguensi”, Brooklyn Rivera, dirigente di Yatama, ha definito la consegna di titoli a cinque territori indigeni della Riserva di Bosawás, che beneficeranno in forma diretta circa 35 mila persone che conformano 85 comunità della zona.  

Ha spiegato che i titoli che si consegneranno alle comunità indigene differiscono da quelli che si concedono nel Pacifico, perché sono comunali, poiché il concetto di terra nell'Atlantico ha "profondi criteri filosofici" che vanno oltre lo sfruttamento, per essere più spirituali, perché la qualificano come la "madre terra" ed è vincolata ai loro avi.  

Delle cinque comunità beneficiate, tre territori sono dell'etnia miskita e due mayagnas o sumus.  

Con la consegna dei titoli comunali, cosa ampiamente consultata con i diversi settori della popolazione beneficiata, segnalano che si stabilisce un avvicinamento nelle relazioni dello Stato con le popolazioni indigene..  

"Significa un strumento di sicurezza giuridica per la protezione di quelle terre, il loro territorio e le loro risorse, in un momento in cui le condizioni sono molto più difficili per conservare la terra, la cultura, le forme di vita, la cosmovisione della nostra comunità, ci serve come un meccanismo di protezione", ha sottolineato Rivera.  

Ha aggiunto che aiuterà anche a mettere le basi per il futuro mediante l'implementazione della memoria storica dei loro popoli, affinché serva come inizio del miglioramento delle condizioni sociali ed economiche, attraverso un sviluppo autosostenible ed un meccanismo di governo proprio per le comunità.  

Ignacio Patrono, rappresentante dei mayagnas, ha ricordato che il suo popolo ha mantenuto una lotta continua per riuscire ad avere il titolo delle sue terre, per questo sperano che si concretizzi titolando fino all'ultimo territorio indigeno.  

Carlos Hurtado, delegato del Governo centrale nelle Regioni dell'Atlantico, ha detto che il lavoro realizzato insieme alla Commissione Nazionale di Demarcazione e Titoli (Conadeti), ha permesso che si identificassero le priorità e le necessità da articolare da parte del Governo, per la sua politica diretta alle comunità indigene.  

"È l'essenza per lo sviluppo, per l'ordinamento della proprietà, non si riconosce solo il diritto storico delle comunità alla terra, ma si fa un passo in più nell'ordinamento che incida sul miglioramento della governabilità e sul mettere basi solide per lo sviluppo".  

Hurtado ha smentito che la titolazione delle terre comunali nella Riserva di Bosawás, possa incrementare i problemi relazionati allo sfruttamento indiscriminato delle risorse, soprattutto in un'area protetta, esistendo già piani di utilizzo elaborati.  

Ha ricordato che la zona è stata sotto una pressione molto forte, per la richiesta di utilizzarla per l'agricoltura o per lo sfruttamento del legname.  

"Allora questo permette, delimitando chiaramente la proprietà in quei territori, di difenderlo come tale, e secondo di facilitare l'applicazione dei piani di utilizzo esistenti perché si contempla di lavorare in una maniera molto più articolata, effettiva, tra il Governo ed le comunità, in difesa di quell'ecosistema".  

Ciril Omier, anche lui della commissione che ha lavorato nel processo di legalizzazione delle terre indigene, ha ricordato che la consegna dei titoli comunitari è una richiesta storica, dalla propria incorporazione de La Mosquitia, alla fine del secolo XIX 

"È per questo motivo che ci sentiamo orgogliosi che ora un Governo si è preoccupato per compiere le richieste storiche dei popoli indigeni e delle comunità etniche e così compiere anche trattati internazionali.

 

 

Guatemala

 

Attacchi

Grupo de Apoyo Mutuo, GAM

 

L'anno scorso ci sono stati 122 attacchi contro difensori dei diritti umani, di questi 12 furono perquisizioni e 15 omicidi. Intorno al 40 per cento di questi attacchi hanno un'origine nello scontro con  un potere locale. Il resto ha le caratteristiche proprie di operazioni di indagine di apparati militari. 

Questa caratteristica è simile a quanto successo tra il 2000 ed il 2003 dove si sono registrati 387 attacchi, dei quali 119 avevano indizi di partecipazione di apparati clandestini di sicurezza. Durante il governo di Alfonso Portillo si registrarono 68 perquisizioni in quattro anni, una media di 17 attacchi all'anno. 

La cosa si aggrava questo anno, fino al 12 di maggio stavamo registrando 65 attacchi, dei quali 15 sono perquisizioni. Di queste, 8 sono state fatte tra il sabato 7 ed il giovedì 12 maggio. Il 6 maggio un tentativo di sequestro a Francisco Sánchez, membro dell’organizzazione HIJOS per l'Identità e  la Giustizia contro la Dimenticanza ed il Silenzio, fatto effettuato da due uomini armati che guidavano un taxi. La sera del sabato 7, perquisizione nell'ufficio della Coordinadora Nacional de Organizaciones Campesinas (CNOC). Tra il 8 e 9,   perquisizioni contro la sede del Movimento Nazionale dei Diritti umani a Santa Rosa ed nella sede della Federazione di Chiese Luterana nel Petén. 

Il 10 e 11, tentativi di perquisizione alla Central de Union de Sindicatos de Guatemala (CUSG), Istituto Penale di Scienze Comparate (ICCPG) e Central General de los Trabajadores de   Guatemala (CGTG). L’11, perquisizione di un'abitazione privata di un membro della Mesa Global e della Coordinadora delle ONG e Cooperative (CONGECOP) e della coordinatrice di   Acompañamiento de Austria. Mentre il 11 e 12 è stato perquisito l'ufficio di HIJOS per la seconda volta in una settimana.

La scalata delle perquisizioni chiama alla riflessione ed azione da parte della comunità nazionale ed internazionale. Il modello di attacchi che oggi vediamo non si era mai visto prima. Sebbene è certo che  durante i cinque anni anteriori ci sono stati momenti di attacchi, il modello attuale è che varie organizzazioni stanno ora subendo questo tipo di cose continuamente. 

Nel caso di organizzazioni come CNOC e HIJOS, gli obiettivi sono conoscere lo stato della loro contabilità e poter scoprire le loro debolezze.  

Gli attacchi ad entrambe le organizzazioni si vincolano al MICSP (Movimento Indigeno, Contadino, Sindacale e Popolare), che si è opposto all'approvazione del Trattato di Libero Commercio con  gli Stati Uniti (CAFTA) ed alla Legge di Concessioni.  

La CNOC per essere la sede operativa del MICSP e HIJOS e per essere attivi e stare in prima fila nelle manifestazioni. Il caso di HIJOS incomincia a preoccupare poiché somiglia al modello usato per  CEIBAS tra il 2000 ed il 2001 che portò alla scomparsa dell’organizzazione. 

Le perquisizioni avvengono nello stesso modo. Gli ipotetici ladri si portarono via gli hard disk dei computer, nonostante sul posto ci siano soldi e altre apparecchiature che non vengono toccate.


 
 
 Ecuador

 

Campagna Continentale contro l’ALCA


La Campagna Nazionale contro l'Alca ed il TLC e la Confederazione di Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE) esigono al governo di transizione di Alfredo Palacio di ritirarsi dalle negoziazioni della decima ronda del TLC con gli Stati Uniti, per essere un progetto neocolonialista, inconveniente e nocivo per gli interessi del paese, e per permettere che gli ecuadoriani decidano sulla firma del TLC mediante una consultazione popolare.  

Proponiamo la disintegrazione dell'attuale équipe che non negozierà niente in beneficio degli ecuadoriani, rendere trasparente quanto negoziato fino ad ora dai negoziatori imprenditori designati da Lucio Gutiérrez nelle nove ronde anteriori, rendere conto al paese ecuadoriano di come hanno difeso l'interesse del paese, e disconoscere la legittimità del Congresso Nazionale per dare l'avallo per la firma di questo trattato che deve essere sottomesso alla volontà popolare. Intimiamo alla Sinistra Democratica (ID) ed al suo vicepresidente nazionale, Oswaldo Molestina, capo negoziatore del TLC e Ministro del Commercio Esterno, di opporsi alla firma di detto trattato in base alla posizione fissata dalla sua organizzazione politica, (ID), assunta e resa pubblica il 4 gennaio del 2005 da Guillermo Landázuri, presidente nazionale di ID e dall’attuale presidente del Congresso Nazionale, Wilfredo Lucero.  

La Campagna contro l'Alca ed il TLC nota che l'attuale governo sta permettendo che agiscano nelle negoziazioni di  Guayaquil tra il 6 ed il 10 di giugno, gli stessi negoziatori designati da Lucio Gutiérrez, come Cristian Espinosa ed altri cittadini che promuovono la vendita del paese.  

Le organizzazioni della Campagna contro l'Alca-TLC parteciperanno attivamente a tutte le giornate di riflessione, fori, seminari, incontri, carovane ed altre azioni previste per protestare contro il TLC, a Guayaquil.  

Salutiamo la presenza di numerosi fratelli delegati del Venezuela, Colombia, Perù, Bolivia ed altri paesi, membri di campagne simili nella regione Andina e nel continente per respingere l'Alca, i TLC e l'OMC. Benvenuti a progettare una agenda urgente per analizzare tutte le alternative di integrazione solidale come l'Alternativa Bolivariana per le Americhe (Alba) ed altre che ci permettano costruire un futuro possibile per gli ecuadoriani e i latinoamericani.  

 

Miguel Guatemal

Dirigente de Fortalecimiento y Organización de la CONAIE,

Secretaría Operativa Campaña Continental contra el ALCA y el TLC

http://movimientos.org/noalca/

Promoción de la Campaña Continental contra el ALCA

http://movimientos.org/noalca/



Repubblica Domenicana

 
Prepotenza imprenditoriale Nestlè provoca la reazione della società organizzata
 

Pochi minuti fa, circondati da militari e sotto un forte acquazzone, più di 200 dirigenti di base aspettavano intorno alla fabbrica della Nestlé l'uscita di una commissione che si era presentata per consegnare un documento con rivendicazioni. Con il sostegno del Foro Sociale della Regione (SITRACODAL) reclama la reintegrazione dei lavoratori ingiustamente licenziati ed il rispetto dei diritti lavorativi.  

Intervistato telefonicamente da SIREL, il rappresentante del Foro Sociale Alternativo l'avvocato Víctor Batista ha raccontato la situazione.  

 

"Come membri del Foro Sociale Alternativo siamo qui di fronte alla fabbrica della Nestlé-Codal, nel municipio di San Francisco di Macorís, Repubblica Dominicana. Siamo decine di organizzazioni di quartiere, educative, sindacali, professionisti, per manifestare in virtù del fatto che hanno licenziato decine di lavoratori e contro l'atteggiamento repressivo dei gerarchi dell'impresa.  

In questo momento siamo più di 200 dirigenti sociali che proveniamo da decine di organizzazioni di base e siamo circondati da forze militari che, come sempre, sono stati inviati dalle autorità locali teoricamente per garantire l'ordine.  

Noi stiamo solidarizzandoci con la lotta del sindacato SITRACODAL, manifestando in maniera pacifica, civica, rispettando la Costituzione e le leggi del nostro paese.  

E’ appena entrata nella fabbrica una commissione per consegnare ai gerarchi una nota con le nostre richieste che sono le stesse del sindacato: il reintegro dei lavoratori licenziati - alcuni con più di 15 anni di anzianità - ed il rispetto al Codice di Lavoro che fa parte dell'ordinamento legale dominicano. Questi diritti lavorativi vengono violati sistematicamente dal direttore, Carlos Pappalardo, di origine argentina, che ha avuto un comportamento repressivo e prepotente contro i lavoratori. Speriamo che possa generarsi un'istanza di dialogo."  

Che importanza ha questa fabbrica?

Questa fabbrica ha una gran importanza per la quantità di lavoratori che impiega, circa 200 persone tra operai ed impiegati, ed anche perché assorbe buona parte della produzione di latte della regione per trasformarlo in latte condensato e latte in polvere, budino di latte e budino di cocco.  

Quali saranno i prossimi passi di questa coordinazione?  

Questo pomeriggio era programmata una riunione tra le parti nella Segreteria del Lavoro per tentare un accordo, ma ci hanno informati che è stata sospesa. Il Comitato di Appoggio alla lotta di SITRACODAL si manterrà in sessione permanente, come il Foro Sociale Alternativo.  Martedì 14 giugno alle 16 ore realizzeremo una gran marcia popolare nel municipio di Macorís per esprimere con maggiore forza la nostra preoccupazione e solidarietà con questa lotta.  

Da parte sua, Bernabel Matos, segretario esecutivo della Federazione Nazionale dei Lavoratori dell'Industria dell'Alimentazione, Hotel, Bevande e Tabacco (FENTIAHBETA), manifestò a SIREL che la carovana che ha marciato dalla città di San Francisco fino alla Nestlè è stata costantemente circondata dai militari, e che nel momento di realizzare questa intervista l’attività di protesta era finita e che i manifestanti stavano tornando a casa senza incidenti.  

 

Carlos Amorín  

© Rel-UITA

 

 

 

Chiapas - Messico

 

ALLA SOCIETÀ CIVILE NAZIONALE ED INTERNAZIONALE, AI MEZZI DI COMUNICAZIONE 

 

Da questa Junta de Buen Gobierno Corazón Céntrico de los Zapatistas, Davanti al Mondo, ubicata nella zona Altos de Chiapas, Messico, insieme con le autorità del municipio autonomo ribelle zapatista San Pedro Polhó, vogliamo denunciare i seguenti fatti di ingiustizia: 

Il giorno 17 di aprile 2005, i compagni base di appoggio Librado López  Hernández e Juan Pérez Gómez, i due sono autisti di trasporto pubblico, sono stati contrattati nel municipio di Pantelhó da due comandanti della polizia municipale per andare in un viaggio a Chimix, ubicata a 4   chilometri dal capoluogo municipale. Insieme ai comandanti andava anche una ragazza di Cancuc che è scesa con loro a Chimix. I comandanti e la ragazza sono usciti e andati in un prato ed hanno chiesto agli autisti di aspettarli un momento perché avevano pagato 100 pesos per il viaggio. Dopo un momento, i comandanti e la ragazza sono risaliti sulla macchina e sono tornati a Pantelhó. Fino a lì sembrava non ci fossero problemi. Ma il giorno 18 aprile la polizia municipale di Pantelhó ha fermato il compagno Librado López Hernández che stava lavorando in quel municipio ed il giorno 19 aprile anche l'altro compagno Juan Pérez Gómez è stato fermato   dalla polizia municipale. I due compagni furono accusati di avere violentato la ragazza che aveva viaggiato nel viaggio menzionato, e li hanno portati in primo luogo alla procura di San Cristobal de Las Casas e dopo tre giorni li misero nel Cereso numero 5, dove si trovano ancora. 

Ma i compagni accusati non stanno affrontando solo la falsa accusa di violazione, ma il giudice municipale di Pantelhó, Pedro Cortès López, sta commettendo altre ingiustizie. Il giudice   municipale non ha nemmeno raccolto le dichiarazioni dei compagni accusati, non ha fatto indagini e li ha messi in prigione senza cercare le prove e senza avere testimoni. Inoltre, ora questo stesso giudice sta mentendo dicendo che i compagni sono stati fermati a San Cristobal, mentre sono stati fermati a Pantelhó. 

Per questi fatti che spieghiamo, esigiamo che si liberino immediatamente i due compagni base di appoggio zapatistas, perché è un mese e mezzo che sono incarcerati ingiustamente, senza un’indagine e per ordine di un giudice che non compie il suo lavoro né agisce con onestà. Come autorità autonoma zapatistas chiediamo che le autorità ufficiali corrispondenti facciano il loro lavoro in maniera onesta e liberino questi compagni, perché non c'è ragione alcuna affinché continuino in prigione. 

 

GIUNTA DEL BUON GOVERNO CUORE CENTRICO DEGLI ZAPATISTI

JONÁS HERNÁNDEZ CRUZ   MOISÉS PÉREZ RUIZ  MARIO RUIZ ARIANE 

CENAIDA LUNA LÓPEZ  SUSANA ARIANO HERNÁNDEZ 

MUNICIPIO AUTONOMO RIBELLE ZAPATISTA  SAN PEDRO POLHÓ 

ANRÉS GUZMÁN PÉREZ, PRESIDENTE AUTONOMO 

AGUSTÍN PÉREZ SÁNTIZ, GIUDICE AUTONOMO