Lettera di Chiara Castellani a Vendola



Inoltro la lettera aperta al Presidente Vendola da parte della dottoressa  Chiara Castellani che la mattina del 20 gennaio avrà un incontro presso l'Assessorato alla pace della Regione Puglia.
Alessandro Marescotti
www.peacelink.it
www.kimbau.org



Lettera Aperta
Al Presidente della Regione Puglia
Nichi Vendola
 
 
Stimatissimo Presidente Vendola
 
anche se non l’ho mai conosciuta personalmente, La conosco per le Sue opere, e soprattutto per la Sua già manifestata disponibilità a dare supporto logistico e finanziario ai progetti dell’A.I.FO. e più specificamente ai progetti che, insieme al Vescovo di Kenge, stiamo portando avanti in questi anni.

Come già Lei conosce, nel Congo ex-Zaire lo Stato, alla deriva da molti anni a causa di una guerra sanguinosissima e “dimenticata”, è totalmente latitante sul sociale. Questa situazione ha forzato la Chiesa Cattolica (e non solo Cattolica, ma anche Protestante e Kimbangwista) a supplire alle carenze dello Stato sociale assumendo i compiti di prestazione dei servizi di base ai cittadini in campo sia sanitario che scolastico. Come conseguenza di questa situazione da oltre 25 anni la Diocesi di Kenge gestisce per conto dello Stato Congolese più di 300 scuole fra primarie e secondarie, destinate a coprire una popolazione di quasi un milione di abitanti, la metà di meno di 14 anni, su un territorio più vasto del Belgio. Nel 1989 il Vescovo di Kenge, nella cui giurisdizione rientrano gli ospedali di Kimbau e di Kenge, viste le condizioni disastrose in cui versavano quelle che sono attualmente considerate le due strutture ospedaliere più importanti della Diocesi, a causa dell’assenza delle attrezzature, della carenza dei medicinali essenziali, e soprattutto della mancanza di personale qualificato, stipulò una convenzione con il Dipartimento della Sanità Pubblica del Ministero della Sanità congolese, al fine di restituire ai due Ospedali la loro originaria funzionalità. Secondo questo accordo, rinnovato nel marzo del 2003, la Diocesi di Kenge, senza ricevere alcun contributo dallo Stato ma al contrario con l’obbligo legale di assumere tutte le spese compresi i costi delle ispezioni ministeriali, è divenuta responsabile della gestione dei due Ospedali e del servizio di riferimento sanitario per le zone sanitarie rurali di Kenge e Kimbau. Entrambe le Zone Sanitarie coprono una popolazione di circa 125.000 abitanti, in prevalenza rurale e composta da coltivatori poverissimi.

Fin dall’esordio delle due convenzioni fra stato e Diocesi per la gestione dei due Ospedali di riferimento, si è constatato come il personale già assunto dallo Stato e operante non era sufficientemente qualificato: il personale paramedico nel 1990 era infatti costituito esclusivamente da empirici o da personale in possesso del titolo di scuola primaria seguito da un biennio di formazione elementare, equiparabile a un livello di ausiliare socio-sanitario (livello A3). Lo stesso problema si verificava per le due zone sanitarie di Kenge e Kimbau.

Il primo passo che si è affrontato è stato pertanto quello di migliorare la formazione del personale sanitario operante nelle zone sanitarie di Kenge e Kimbau attraverso un programma di educazione permanente in Assistenza Sanitaria di Base. Ma fu evidente fin dall’inizio la mancanza di motivazione all’apprendimento da parte di un personale sottopagato o non pagato affatto. La migliore soluzione era che la formazione permanente prevedesse contemporaneamente una riqualificazione utile per la progressione di carriera e un titolo di studio più prestigioso di quello di A3. Titolo che attualmente lo stesso Stato congolese non riconosce più e spesso rifiuta di assumere e di pagare anche se lavorano da anni nelle strutture pubbliche come sono tuttora gli ospedali gestiti dalla Diocesi.

Il secondo passo, sempre nella stessa direzione è stato quello di aprire due scuole per infermieri di livello secondario (ITM, Istituto tecnico medicale), uno a Kenge (Marie Reine de la Paix), e l’altro a Kimbau (Danilo Fossati) parificati dal governo rispettivamente nel 1996 e nel 2003 e conferenti il titolo di A2 (attualmente il più basso livello di qualificazione in campo sanitario riconosciuto dallo Stato).

Il terzo passo è stato quello di far nascere l’ISTM (Istituto Superiore Tecnico Medicale): l’iniziativa è partita dalle autorità Politico Amministrative del Distretto del Kwango, che subito sollecitarono l’appoggio della diocesi di Kenge. Nel gennaio 2000 il Vescovo di Kenge accettò di fondare e farsi carico dell’Istituto alla condizione che fosse concepito come istituto di istruzione superiore (=livello universitario) privato e no-profit. L’ISTM ha iniziato i corsi regolarmente nell’ottobre del 2000. Ricevuta l’approvazione governativa durante una prima ispezione del Ministero dell’Educazione del gennaio 2001, nell’agosto 2001 l’Istituto è stato parificato e i diplomi sono stati dichiarati pienamente validi ed equiparabili ai titoli ottenuti nelle strutture dello Stato.

Le autorità accademiche dell’ISTM vennero nominate dal Vescovo il 12 agosto 2000 ed erano costituite soprattutto da laici già operanti nelle strutture sanitarie della Diocesi in qualità di Medici e Paramedici fra cui la sottoscritta.

Ma il 3 novembre 2001, inspiegabilmente, il Ministro dell’Educazione, influenzato da calunnie nei confronti del Vescovo da parte delle autorità locali del distretto del Kwango, anziché ratificare le nomine Episcopali dell’agosto 2000 e continuare a riconoscere il carattere privato no-profit dell’istituto, lo dichiara improvvisamente pubblico, nominando delle autorità accademiche discordanti da quelle previste dalla Diocesi e scelte in base a criteri di nepotismo e di corruzione e non di competenza. Come risposta, la Diocesi rifiuta di mettere a disposizione le sue strutture logistiche e i suoi quadri docenti.

Dalla detta data, l’I.S.T.M. diviene teatro quasi continuo di abusi di potere: gli episodi di violenza contro la Diocesi si susseguono, dalle pietre in piena celebrazione episcopale a Natale 2001, alle calunnie, convocazioni in tribunale per capi d’accusa falsi o per “resistenza a conformarsi alle leggi dello Stato”, interrogatori e condanne nei confronti delle autorità accademiche diocesane in maggio-settembre 2002, fino all’aggressione fisica al segretario del Vescovo con distruzione della vettura del Vescovo in novembre 2002.

Alla fine il Ministro dell’Educazione, decide di restituire l’Istituto alla gestione della Diocesi, pur mantenendone il carattere di Istituto Pubblico: in pratica l’attuale I.S.T.M. rientra nel quadro della venticinquennale convenzione fra Stato e Chiesa Cattolica per la gestione dell’Insegnamento primario, secondario e superiore. Il Ministro dell’Educazione accetta di ratificare le nomine già realizzate dal Vescovo nel 2001 e rinnovate nel 2002.

Da allora l’ISTM Marie Reine de la Paix funziona regolarmente e il numero degli iscritti, inizialmente in diminuzione, è andato crescendo, al punto che per l’anno accademico 2005-2006 l’I.S.T.M. sta formando circa 300 studenti distribuiti nei 3 anni di corso. Per poter accedere all’I.S.T.M. gli studenti devono aver ottenuto il “Diploma di Stato” o in alternativa il titolo di infermiere A2 e un’anzianità di servizio di 2 anni nelle strutture dello Stato. Alla fine del triennio gli studenti avranno la qualifica di A1, e potranno dirigere strutture sanitarie di primo e secondo livello nelle zone rurali in cui non esistono medici. L’8 di gennaio del 2005 l’ISTM ha consegnato ufficialmente i diplomi al primo gruppo di 44 studenti. Un secondo gruppo, che supera la cinquantina, difenderà la tesi e riceverà i diplomi alla fine di febbraio.

L’attuale Direttore Generale dell’I.S.T.M. è la sottoscritta. Essendo specialista in Ginecologia, non posso non manifestare la mia preoccupazione per il tasso troppo elevato di mortalità materna registrato nella Diocesi.

In una pianificazione a lungo termine quindi l’I.S.T.M. “Marie Reine De la Paix” dovrà avere due opzioni: l’opzione di Infermiere Professionale (già esistente) e quella di Ostetricia. Ciononostante per il momento è impossibile organizzare questa opzione, perché le dimensioni delle aule sono troppo esigue, e manchiamo di strutture di assistenza ed insegnamento ben equipaggiate dal punto di vista ostetrico-ginecologico. Eppure in Italia sono numerose le strutture sanitarie e scolastiche che metterebbero a nostra disposizione apparecchiature quasi nuove ed in ottimo stato per la diagnostica e la terapia, nonché materiali didattici e piccola tecnologia come computers, fotocopiatrici e stampanti.

Ma purtroppo io sono costretta a rifiutare: la spedizione e lo sdoganamento dell’unico container già spedito grazie a un finanziamento della Regione Veneto hanno avuto costi proibitivi, che ci hanno letteralmente tagliato le gambe.

Eppure dalla base delle Nazioni Unite di Brindisi partono regolarmente containers destinati al Congo: in teoria e anche per legge dovrebbero trasportare soprattutto aiuti umanitari, nella pratica vi si trovano solo effetti personali di funzionari e militari della MONUC (missione ONU in Congo). Da almeno cinque anni stiamo cercando di utilizzare questo canale perfettamente legale per gli aiuti che la nostra ONG, riconosciuta dal Ministero degli Esteri e dall’OMS, invia alla Diocesi di Kenge, ma ci scontriamo di fronte a ostacoli burocratici e a un continuo palleggio di responsabilità, volti con evidenza a scoraggiarci.

Per questo le chiediamo di intervenire con tutto il suo peso politico su una struttura che, pur essendo istituzionalmente indipendente non solo dalla Regione ma anche dallo Stato italiano, è geograficamente situata nel suo territorio. Infatti si tratta solo di far applicare delle leggi, e non ci sono motivi validi per non accettare le nostre richieste.

Se desidera più dettagli in merito al Progetto e ai suoi obiettivi, sono pronta a fornirglieli.  Ma posso dirle sinteticamente che tutte le nostre attività rientrano nell’obiettivo di formare dei quadri locali giovani e meno giovani con priorità alle donne e agli studenti/esse di origine rurale, in ambito sanitario per dare loro le competenze adeguate ma anche e soprattutto un indirizzo etico ben definito verso la salvaguardia del Diritto alla Salute, affinché possa essere garantito in futuro un buon livello qualitativo dei servizi sanitari del territorio coperto dal progetto, permettendo inoltre l’accesso alla salute a tutta la popolazione e non solo a coloro che hanno buona disponibilità finanziaria.

Nella speranza che la presente possa ricevere una risposta favorevole, mi pregio di presentarle i migliori auguri di un 2006 di gioia e prosperità, e di esprimerLe tutta la mia stima e riconoscenza.

Dott.ssa Chiara Castellani

Missionaria Laica Diocesi di Kenge
Repubblica Democratica del Congo
 
         
Indirizzo per la corrispondenza::
I.S.T.M. ”Marie Reine de la Paix” Direzione Generale.
 Diocese de Kenge. Centro Pastorale
B.P.8631 Kinshasa 1 R.D.Congo
E.Mail eveche-kenge at rdc.maf.net
chiara.castellani at peacemail.it