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Dossier globalizzazione e scuola. I soldi alla scuole private anticipano l'appuntamento messicano del WTO a Cancun (10-14 settembre)



SOLDI ALLE SCUOLE PRIVATE? E' L'EFFETTO CANCUN...
PICCOLO DOSSIER PER CAPIRE I NESSI FRA GLOBALIZZAZIONE E DEMOLIZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA 

A molti insegnanti e studenti la globalizzazione può sembrare un fenomeno da "studiare" a scuola ma che in fondo non tocca la scuola in sé. Globalizzazione come sfruttamento dei minori, dei contadini, ecc. Ma adesso occorre andare oltre e bisogna cominciare a comprendere che questa globalizzazione sta mirando ad aiutare le scuole private e quindi a scardinare la Costituzione italiana che - ponendo il divieto di finanziamento alle private, risalente al 1948 - è diventata di fatto un ostacolo ai "Gats" (ossia agli "Accordi generali sul commercio nei servizi", vedere i documenti qui sotto) del Wto, ossia l'Organizzazione mondiale del commercio che governa il processo di globalizzazione. Nel prossimo vertice del Wto di Cancun (10-14 settembre 2003, Messico) che accadrà? I governi di nazioni come Stati Uniti e Giappone cercheranno di convincere altri governi circa la necessità di rendere più "competitiva" la scuola privata rispetto a quella pubblica.
Il governo italiano non si è fatto pregare due volte e non ha aspettato neppure Cancun per dare corso al volere di Bush circa la privatizzazione della scuola.
E così leggiamo che "i ministri dell'Istruzione, Letizia Moratti, e dell'Economia, Giulio Tremonti, hanno firmato il decreto interministeriale con il quale vengono erogati 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005 a favore delle famiglie che iscrivono i figli presso scuole paritarie" (Agenzia ANSA 02/09/2003 ore 18:05). 
Per maggiori informazioni si possono leggere ad esempio queste pagine web:
http://www.ansa.it/fdg01/200309021805117997/200309021805117997.html
http://www.repubblica.it/2003/g/sezioni/cronaca/calendscuola/sconto/sconto.html
http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=40754

Il "bonus" a chi sceglie il privato è il primo passo verso quella strategia di globalizzazione che mira a togliere ogni sostegno e priorità statale alla scuola pubblica che possa essere letto come "protezionismo" e come "ostacolo" alla "libera concorrenza" fra servizi privati e servizi pubblici. L'attuale processo di globalizzazione sta rimuovendo ogni "barriera" che possa ostacolare il profitto privato. La scuola pubblica è nel mirino. Ecco perché la scuola pubblica deve ora non solo "studiare" la globalizzazione come fatto "socioculturale di attualità" ma difendersi da "questa" globalizzazione del profitto privato che - da qui a poco - spianerà in tutto il mondo la strada alle scuole private. 
La guerra di Bush per il petrolio è solo l'aspetto più evidente e violento di una guerra globale per l'affermazione degli interessi privati. La scuola pubblica deve sapere contrastare questo disegno di dominio.
Qui sotto riportiamo un piccolo dossier per capire e sapere cosa si è fatto e cosa si è detto su questi argomenti.

 
Alessandro Marescotti e Maria Teresa Tarallo
insegnanti


---------------------- DOSSIER - documento 1 ----------

Gats, privatizzazione dell'educazione

COS'E'IL GATS? 
La sigla sta per General agreement on trade in services, ovvero Accordo generale sul commercio nei servizi. Si tratta di un trattato definito, nelle sue linee generali, nel 1994 nel quadro degli accordi dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc, in inglese Wto). E'composto da 29 articoli, in cui si stabiliscono i futuri passi per l'ampliamento dell'accordo, le regole generali da applicare a tutti i servizi- regole che coinvolgono i regolamenti nazionali, anche a livello locale -, gli impegni precisi relativi all'accesso al mercato e la regola del cosiddetto Trattamento nazionale (trattare allo steso modo prodotti nazionali e stranieri) da applicare ai servizi presenti nelle liste definite dai singoli stati.L'obiettivo dei negoziati in corso, che termineranno con la quinta conferenza ministeriale di Cancun (Messico) del 10-14 settembre, è quello di estendere i trattati per aprire progressivamente al mercato mondiale i servizi e regolamentarne gli scambi, parallelamente a quanto avviene nell'ambito dei beni con i Gatt. Il WTO identifica 16 settori di servizi, da quelli bancari, alla fornitura di energia, all'acqua, all'istruzione e alla sanità. Ognuno di questi settori, su richiesta di uno stato membro del WTO e su approvazione degli altri Stati membri, può essere incluso interamente (o per alcune sue parti) nelle regole del GATS. In realtà il GATS non dovrebbe essere applicato ai servizi pubblici, ma il significato di questo termine nell'ambito degli accordi è molto ambiguo. Di fatto nei corridoi della Commissione Europea a Bruxelles si da già per scontata la privatizzazione di ampi settori dell'istruzione nei prossimi anni. Il GATS ha, poi, una agenda interna per rinnovare negoziazioni con lo scopo di estendere il numero dei settori coperti dal GATS, e questo è contrario agli accordi sul commercio presi dai paesi del G77 (paesi in via di sviluppo). 

      QUALI SONO I PROBLEMI? 
      La prima conseguenze di un'eventuale inserimento dell'istruzione (o di alcuni settori) nei trattati GATS potrebbe essere un incentivo alla privatizzazione dell'istruzione in tutti i paesi firmatari dell'accordo e porterebbe ad una crisi del settore pubblico a causa della grossa concorrenza. Esso verrebbe, infatti, ridotto a servizio di serie B per i meno abbienti. L'istruzione come mezzo di emancipazione individuale e di crescita collettiva, dunque, verrebbe messo fortemente in discussione da una sua inclusione nei Gats. Essa infatti, in particolare quella secondaria e quella universitaria, subirebbe un progressivo processo di mercificazione che porterebbe tutta l'educazione ad essere un privilegio per pochi piuttosto che un diritto garantito a tutti. Il processo di mercificazione dell'istruzione, in realtà, è già una preoccupante realtà in molti angoli del pianeta dove i piani di aggiustamento strutturale imposti dal Fondo Monetario Internazionale e i programmi della Banca Mondiale nei paesi in via di sviluppo hanno prodotto maggiore esclusione sociale e favorito l'espansione delle agenzie for profit. La privatizzazione delle istituzioni scolastiche e universitarie e il conseguente aumento delle tasse, provocherà una notevole limitazione dell'accesso all'istruzione. Un altro aspetto preoccupante deL GATS è il fatto che scavalca le legislazioni nazionali e non da possibilità di chiudere al commercio determinati servizi una volta che si è dichiarato che essi sono commercializzabili. La destrutturazione del sistema pubblico dell'istruzione e dell'università, provocherebbe inoltre una conseguente ed inevitabile cancellazione di tutti gli organi collegiali. 

      PERCHE SI VUOLE LIBERALIZZARE L'ISTRUZIONE? 
      I paesi che raccolgono entrate sostanziali dall'esportazione dell'istruzione sono i grandi paesi di lingua inglese come USA, Gran Bretagna, Australia e Nuova Zelanda. Sono interessati soprattutto a vendere la loro istruzione all'estero, specialmente ai paesi come Cina e altre nazioni asiatiche con un vasto mercato potenziale. Essi hanno chiesto agli altri paesi del WTO di inserire l'istruzione e di liberalizzarla maggiormente. 
      La posizione dell'Unione Europea 
      Il 1° luglio l'Unione Europea e i suoi stati membri hanno sottoposto all'attenzione degli altri 109 membri del WTO le richieste iniziali per migliorare l'accesso ai mercati. 
      Per quanto riguarda il settore dei servizi pubblici, l'Unione Europea ha posto la condizione per cui in tutti gli stati membri dell'Unione Europea i servizi che ricadono nella sfera dei servizi di interesse pubblico a livello nazionale o locale possono essere soggetti a monopolio di stato o a diritti esclusivi concessi a operatori privati. 
      Questa clausola dovrebbe escludere i servizi pubblici dai GATS. Il condizionale è d'obbligo in quanto, in sede di trattativa, è molto forte la pressione dei partner commerciali e degli altri paesi membri del WTO per l'eliminazione della clausola in oggetto. Un ulteriore dubbio è dato dalla mancanza di trasparenza in sede di trattativa. Alla data attuale l'Unione Europea non ha ancora fornito informazioni essenziali sulle richieste pervenute alla UE né informazioni sullo stato dei negoziati GATS. Così la raccolta di pareri della società civile è avvenuta in un tempo troppo limitato e solo sulle richieste settoriali che altri stati membri del WTO hanno fatto alla UE, non sulle 109 istanze che la UE ha, a sua volta, inoltrato agli altri stati. 

      COSA CHIEDIAMO? 
      Noi crediamo che l'istruzione non debba essere un privilegio per alcuni, ma un diritto garantito per tutti. Crediamo che l'istruzione debba essere pubblica, gratuita, interculturale, di qualità. Alla luce di tutto ciò noi chiediamo: 

      - che l'istruzione, come servizio essenziale e in quanto diritto umano fondamentale riconosciuto dall'Onu, sia esclusa dal trattato GATS. Il governo belga ha già preso l'iniziativa in tal senso ed ha incontrato l'immediato sostegno di altri Stati membri dell'UE quali l'Austria e la Svezia. Tal iniziativa va sostenuta ed allargata. 
      - che l'Italia e l'Unione Europea attuino politiche di maggiore investimento nel settore dell'istruzione pubblica, pari ad almeno il 6% del proprio PIL, limitando il fenomeno della dispersione scolastica e sostenendo leggi di diritto allo studio che permettano realmente a tutti di avere accesso ai canali dell'istruzione superiore e universitaria. 
      - che il nostro paese e l'Unione Europea si facciano portavoce di un cambiamento di tendenza rispetto alle politiche neoliberiste che vedono nei sistemi educativi pubblici dei paesi in via di sviluppo solo potenziali ricettori dei programmi della Banca Mondiale. 

      Fonte: 
      Campagna WTO http://www.campagnawto.org/
      Internazionale dell'educazione http://spazioinwind.libero.it/progressisti/gats2.htm


      ------------------------------------------------- DOSSIER - documento 2 ----------------
      (articolo tratto da CGIL scuola)

      General Agreement on Trade in Services


      Che cos'è il GATS


       Quando nel 1994 furono firmati gli Accordi di Marrakech, che sancirono la conclusione degli Accordi GATT e la nascita dell'Organizzazione Mondiale del commercio (WTO), si stabilì che entro il 2000 si dovessero avviare negoziati relativi ad un accordo sul commercio dei servizi. Nacque, così, il cosiddetto Gats o, in italiano, Accordo generale sul commercio dei servizi (AGCS), che comprende, sulla carta, 160 settori dalle telecomunicazioni, ai servizi bancari, alla sanità e alla pubblica istruzione. 



      Il GATS è un accordo quadro piuttosto complesso, composto da 29 articoli, in cui si stabiliscono i futuri passi per l'ampliamento dell'accordo, le regole generali da applicare a tutti i servizi- regole che coinvolgono i regolamenti nazionali, anche a livello locale -, gli impegni precisi relativi all'accesso al mercato e la regola del cosiddetto Trattamento nazionale (trattare allo steso modo prodotti nazionali e stranieri) da applicare ai servizi presenti nelle liste definite dai singoli stati.


      Le liste con gli impegni nazionali contengono l'elenco dei settori che ogni paese apre al mercato esterno.


      Secondo l'Accordo sono quattro i modi di scambiare servizi e quindi le strade per liberalizzare:


      -      fornitura transfrontaliera, cioè da un paese all'altro, com'è il caso dei servi bancari;


      -      consumo all'estero, ad es. utilizzo di un'università in un paese straniero;


      -      presenza commerciale, cioè presenza fisica di una filiale straniera che fornisce servizi in un altro paese membro;


      -          presenza di persone fisiche, cioè la possibilità di esercitare in un paese terzo. 





      L'agenda del GATS 2000


      Le negoziazioni sull'internazionalizzazione del commercio si svolgono in seno al WTO, attraverso incontri periodici. A tutti i governi membri del WTO è stato richiesto di presentare entro il 30 giugno 2002 le loro prime richieste in favore di un'apertura del mercato. Entro il 31 marzo 2003, ciascun governo dovrà depositare la sua offerta iniziale in favore di un'apertura del mercato. Le negoziazioni sui servizi dovranno concludersi entro il gennaio 2005.


      Attualmente 46 paesi membri del WTO hanno già dato il loro assenso a liberalizzare almeno un settore del loro sistema educativo, impegnandosi a ridurre o ad eliminare completamente le barriere nella fornitura di servizi educativi da paesi terzi..


      Per quanto riguarda il settore dell'educazione, alla data attuale solo tre paesi, Giappone, Nuova Zelanda e Stati Uniti, hanno presentato le loro richieste soprattutto per quanto riguarda l'istruzione superiore e la formazione continua, dove il giro di interessi e di affari è molto rilevante. 



      GATS e servizi pubblici


      Il valore globale dei servizi nel 1999 era di 1340 miliardi di dollari, circa un terzo di quello del commercio globale; dato sottostimato in quanto non si tiene conto degli scambi che avvengono all'interno delle stesse aziende.


      Due settori pubblici che fanno particolarmente gola sono quello sanitario e dell'istruzione. Per la sanità si tratta di un mercato potenziale di 2000 miliardi di dollari l'anno per i soli paesi OECD; nel caso dell'istruzione un documento di lavoro redatto dall'OECD nel 2001 fa una stima , al ribasso, degli scambi commerciali del valore di circa 30 bilioni di dollari, l'equivalente del 3% del totale dei servizi dei paesi industrializzati.


      L'attenzione è soprattutto concentrata su quella superiore, un mercato in fortissima espansione poiché si stima che il numero di giovani che seguiranno gli studi universitari raddoppierà nei prossimi venti anni.  Un mercato, inoltre, su cui è anche possibile esercitare una forte egemonia culturale, come già avviene per gli USA, il cui modello universitario è orami prevalente in molti paesi del Sud est asiatico e dell'America Latina.


      In teoria il GATS esclude esplicitamente dal suo mandato, secondo quanto dichiarato nell'articolo 1.3, i "servizi forniti nell'esercizio dei poteri governativi", " servizi, cioè, che non sono forniti su base commerciale o in concorrenza con uno o più fornitori". Per fare alcuni esempi, la banca centrale o il prelevamento fiscale sono monopolio pubblico, quindi non sottoponibili alle regole del GATS


      Tale definizione lascia, però, adito a molte ambiguità per quanto riguarda settori connessi a diritti fondamentali, come quello dell'istruzione e della sanità. A rigor di logica anche la scuola e la sanità sono requisiti del potere pubblico, ma in pratica, nella maggior parte dei paesi, sono già oggetto di liberalizzazione e di concorrenza tra pubblico e privato, e soprattutto in molti paesi in via di sviluppo sono quasi esclusivamente in mano al settore privato. IL WTO e i fautori della liberalizzazione, inoltre, spingono i vari Paesi membri alla privatizzazione attraverso l'argomento dell'alleggerimento della spesa e del debito pubblico.  Il varco è quindi già aperto.



       

      La posizione dell'Unione Europea


      Il 1° luglio l'Unione Europea e i suoi stati membri hanno sottoposto all'attenzione degli altri 109 membri del WTO le richieste iniziali per migliorare l'accesso ai mercati.


      Per quanto riguarda il settore dei servizi pubblici, l'Unione Europea ha posto la condizione per cui " in tutti gli stati membri dell'Unione Europea i servizi che ricadono nella sfera dei servizi di interesse pubblico a livello nazionale o locale possono essere soggetti a monopolio di stato o a diritti esclusivi concessi a operatori privati".


      Questa clausola dovrebbe escludere i servizi pubblici dai GATS. Il condizionale è d'obbligo in quanto, in sede di trattativa, è molto forte la pressione dei partner commerciali e degli altri paesi membri del WTO per l'eliminazione della clausola in oggetto. Un ulteriore dubbio è dato dalla mancanza di trasparenza in sede di trattativa. Alla data attuale l'Unione Europea non ha ancora fornito informazioni essenziali sulle richieste pervenute alla UE né informazioni sullo stato dei negoziati GATS. Così la raccolta di pareri della società civile è avvenuta in un tempo troppo limitato e solo sulle richieste settoriali che altri stati membri del WTO hanno fatto alla UE, non sulle 109 istanze che la UE ha, a sua volta, inoltrato agli altri stati. 




      LA POSIZIONE  DELL'INTERNAZIONALE DELL'EDUCAZIONE


      ¨       la commercializzazione dei servizi educativi comporta rischi di inequità, discriminazione e approfondimento delle disparita'



      ¨       Il Gats è un accordo commerciale, un accordo sugli investimenti multilaterali e sulla mobilità dei lavoratori, con effetti a lunga durata e restrizioni sulle capacità decisionali dei governi nazionali. In sostanza, il Gats impegna i membri del WTO ad una liberalizzazione, non solo attraverso l'eliminazione delle barriere al commercio ed agli investimenti nei servizi, ma anche incoraggiando la privatizzazione, riducendo i servizi pubblichi e ampliando la deregolamentazione



      ¨       L'educazione, la salute pubblica ed altri servizi sociali fondamentali dovrebbero essere esclusi dagli accordi tra i governi nazionali nella cornice del GATs, o di accordi commerciali bilaterali o regionali; ciò richiede che i governi sostengano l'inserimento esplicito dell'educazione al punto 1.3 del GATS  in quanto " servizi forniti nell'esercizio dei poteri governativi"



      ¨       Nel caso della formazione professionale e dell'istruzione superiore, il Gats rappresenta una minaccia attuale. Questi settori dell'educazione variano da un paese all'altro, ma sono comuni sistemi in cui sono presenti sia il settore pubblico che quello privato, aprendo la porta all'inclusione di questi settori nel sistema del Gats



      ¨       L'inclusione dell'educazione nel Gats condurrebbe allo smantellamento del sistema pubblico d'istruzione e il rafforzamento delle tendenze alla privatizzazione



      ¨       I governi nazionali hanno il diritto e il dovere di regolamentare i servizi educativi, incluse le licenze per l'apertura di scuole ed università, l'accreditamento dei corsi, assicurando che i contenuti dei corsi diano culturalmente adeguati



      ¨       Sono da rigettare i tentativi di diminuire la sovranità nazionale su queste materia attraverso l'utilizzo delle procedure del WTO. Per esempio, è sbagliato che sia demandato a panel stabiliti in ambito WTO la decisione se le qualifiche debbano essere giudicate "restrittive della liberalizzazione del commercio"  





      LA COMMERCIALIZZAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI -  IN CHE DIREZIONE ANDARE? 



      I funzionari del WTO hanno espresso un crescente disappunto di fronte alle campagne contro l'accordo generale del WTO sul commercio nei servizi (GATS). Nel sito Web del WTO è ora presente un nuovo item finalizzato a " ridimensionare i miti e le falsità intorno al GATS".


      Una volta compreso che nell'accordo l'educazione e la sanità erano nella lista dei servizi suscettibili di apertura alla liberalizzazione commerciale, si è estesa la pressione sui governi nazionali perché fossero trasparenti e responsabili. In altri termini, perché praticassero la democrazia.  La richiesta è che ogni accordo commerciale che renderebbe possibile per un governo la liberalizzazione del commercio nei settori dei servizi pubblici debba essere preceduto da un vasto dibattito nazionale. L'internazionale dell'Educazione e le  organizzazioni membri devono prendere parte a tale dibattito a tutti i livelli. 



      In Seattle, gran parte della protesta diretta al WTO era stata causata dall'assenza di trasparenza e di apertura nei lavori dell'organizzazione. Una sessione speciale del Comitato Servizi WTO si era già accordata sulle linee generali e le procedure per i negoziati. Era già stata preparata una bozza su cui definire un accordo a Seattle, ma, al volgere del millennio, anche le procedure per i negoziati subiscono un blocco. I comunicati stampa successivi al Comitato Servizi dichiarano che i governi hanno inequivocabilmente sottoscritto uno dei principi fondamentali del GATS: il diritto dei governi a regolamentare ed introdurre nuove norme nella fornitura dei servizi finalizzati ad obiettivi di politica nazionale; il loro diritto a specificare quali servizi vogliano aprire a fornitori di paesi terzi e a quali condizioni." Il WTO insiste sul fatto che i servizi pubblici sono salvaguardati negli accordi GATS, perché i servizi forniti dallo stato su basi non commerciali e non competitive sono al di fuori delle finalità del GATS. 



      Per essere esclusi dal quadro delle applicazioni del GATS, il sistema educativo deve essere finanziato e regolato dallo Stato e non avere finalità commerciali.  Ben pochi sistemi educativi rispondono a questi criteri.  Nella maggior parte dei paesi esistono sistemi d'istruzione in cui il settore privato gioca un ruolo più o meno rilevante. C'è, quindi, una preoccupazione più che legittima tra coloro che richiedono un impegno più preciso per sottrarre i servizi pubblici dal GATS, ora che la protezione per regolamentazione nazionale si è incrinata.  C'è, inoltre, un'altra legittima preoccupazione tra coloro che richiedono uno specifico impegno a far uscire i servizi pubblici dal GATS e riguarda il fatto che le attuali politiche possano non essere più quelle necessarie domani, in un mondo a rapido cambiamento tecnologico. Le attuali normative potrebbero in un futuro lasciar i pubblici servizi vulnerabili alle contestazioni in  giudizio. 



      Se il WTO vuole convincere gli scettici, piuttosto che demonizzarli, dovrebbe emendare il GATS ponendo il diritto dei paesi ad esentare i servizi pubblici da ogni accordo. I governi dovrebbero essere in grado di decretare le norme nazionali necessarie a salvaguardare e sviluppare i servizi pubblici nel futuro.  Nel settore educativo deve essere chiaro che tutti i settori - dalla scuola dell'infanzia all'istruzione superiore - adesso e in futuro sono e rimarranno al di fuori del GATS, non importa quale sia la commistione tra pubblico/privato. I paesi devono avere il diritto di prendere la decisione di incrementare nel futuro i servizi pubblici  se lo ritengono opportuno.  Al momento, un nuovo governo potrebbe essere citato in giudizio se tentasse di apportare cambiamenti nei settori aperti, dai predecessori, ai GATS. 



      A partire da Seattle, numerosi paesi hanno avanzato le proprie proposte per i negoziati.  Gli Stati Uniti vogliono  perseguire una negoziazione aggressiva nell'esportazione dei servizi educativi.  Molti paesi industrializzati hanno affermato l'intenzione di non aprire i servizi pubblici ai negoziati. Molti, comunque, sono interessati nell'esportare le loro competenze nell'educazione a distanza e virtuale. Ciò ha maggiori implicazioni nel settore dell'istruzione superiore per quanto concerne le norme, le qualifiche, i controlli di qualità e i carichi di lavoro. 



      Per i paesi in via di sviluppo le implicazioni sono ovvie.  Piuttosto che fornire assistenza per rafforzare i sistemi nazionali di educazione, la pressione ad aprire i sistemi educatici al business sarà all'ordine del giorno.  L'università virtuale africana già fornisce un esempio di che cosa ciò possa significare.  I corsi per i paesi africani anglofoni sono preparati in Gran Bretagna e negli USA. Nell'Africa francofona sono in offerta quelli provenienti dal Belgio, dalla Francia e dalla Svizzera. 



      Occorre che le organizzazioni sindacali prestino molta attenzione a quanto sta avvenendo e facciano causa comune con le organizzazioni non governative che sostengono la fornitura di servizi pubblici di qualità, in particolare modo nell'educazione e nei servizi.  I governi devono essere trasparenti e consentire che la popolazione sappia quali tipi di accordi si stia negoziando. Non possiamo permettere che la liberalizzazione dei commerci  determini il futuro dei pubblici servizi. Fino a tanto che il GATS non sia emendato secondo quanto detto, occorre che sindacati e ong mantengano la pressione su coloro che trattano per salvaguardare il futuro dell'educazione pubblica.


      Articolo pubblicato sulla rivista dell'Internazionale dell'Educazione.

      Fonte: http://spazioinwind.libero.it/progressisti/gats2.htm 


      -------------------- DOSSIER - documento 3 --------------------------------

      COBAS SCUOLA 



16-17 maggio 2003: mobilitazioni e iniziative in difesa della scuola pubblica e per fermare il WTO Scuola, sanità, acqua, trasporti, beni comuni: il mondo non è in vendita. Contro le privatizzazioni, contro il GATS 

Il WTO (in italiano OMC, Organizzazione Mondiale del Commercio) è un organismo interstatale mondiale che si è caratterizzato fin dalle origini come "longa manus" delle principali potenze economiche e politiche del pianeta (Usa in primo luogo), incaricato (tramite funzionari alle dirette dipendenze degli Stati più forti) di imporre i loro voleri e le loro regole liberiste a tutto il mondo, in particolare obbligando i paesi più deboli a subire la privatizzazione generalizzata delle strutture pubbliche, l'abbattimento di ogni barriera alla penetrazione delle merci dei paesi economicamente più forti nonchè la piena libertà di azione, senza vincoli né controlli statali e pubblici, per le multinazionali dei paesi dominanti.

Ma oggi i "padroni del mondo" vorrebbero compiere un ulteriore salto di qualità nell'azione liberista e privatizzante, inserendo anche l'istruzione e la salute tra i beni pubblici mercificabili. Attraverso il cosiddetto GATS (General agreement on trade of services/Accordo generale sulla commercializzazione dei servizi), il WTO vorrebbe avviare la piena e totale liberalizzazione, tra le altre cose, della scuola e della sanità pubbliche, imponendo ad ogni paese di avviare in questi settori una "libera" concorrenza tra soggetti privati e pubblici, a pari condizioni di attività.

In altri termini, se questo obiettivo venisse realizzato, i singoli stati dovrebbero fornire, in questi settori, "pari opportunità" ai "liberi operatori", e dunque, ad esempio, finanziare alla pari strutture pubbliche e private o non finanziare nessuno.

Il punto culminante di questa trattativa avverrà nella sessione del WTO che si svolgerà a Cancun (Messico) dal 9 al 13 settembre 2003. Ma, da oggi ad allora, i singoli paesi (e, per quel che ci riguarda, l' Unione Europea) dovranno dire se e cosa, in questi settori, sono disposti a liberalizzare/ privatizzare/ mercificare pienamente. Una volta accettata tale liberalizzazione, le marce indietro sono pressoché impossibili, perché le penalizzazioni economiche imposte ai paesi che volessero, a posteriori, uscire dal GATS, sarebbero micidiali.

Dunque, la battaglia contro il WTO e il GATS va fatta subito, in collegamento con tutto il movimento mondiale antiliberista (che si estende in tutti i settori e paesi, dai servizi pubblici all'agricoltura, dai trasporti all'acqua, dall'energia alle comunicazioni) che a Porto Alegre (gennaio 2003, durante la Terza Assemblea del Forum sociale mondiale) ha fissato come obiettivo principale del 2003, oltre alla lotta contro la guerra permanente e globale, quello di "fermare il WTO".

In Italia ci sono due campagne in corso, collegate tra di loro, una da parte del tavolo del Forum sociale europeo denominato "Fermiamo il WTO" (al cui interno opera anche la Confederazione Cobas e le due strutture di categoria dei Cobas della scuola e della sanità) e un'altra condotta da una serie di ONG e di organizzazioni sociali cattoliche che si chiama "Il mondo non è in vendita".

In particolare, il tavolo "Fermiamo la guerra" ha indetto due giornate di mobilitazioni cittadine contro il WTO, il GATS e le privatizzazioni e in difesa dei beni comuni e delle strutture pubbliche per il 17 e il 18 maggio. Poiché l'ampio schieramento di forze, che aveva promosso la manifestazione nazionale in difesa della scuola pubblica per il 12 aprile (poi rinviata per consentire lo svolgimento del corteo nazionale contro la guerra), ha indicato anche la necessità di una specifica giornata di mobilitazione in difesa della scuola pubblica, come Cobas della scuola (e come Confederazione Cobas) abbiamo promosso, insieme al suddetto schieramento di forze, due giornate di mobilitazioni cittadine (con assemblee pubbliche, iniziative di piazza, cortei e forme creative di manifestazione) per le giornate del 16 e del 17 maggio, dando la priorità, per il 16, alla specificità della lotta in difesa della scuola pubblica e inserendo più esplicitamente tale lotta, per il 17, nel più ampio schieramento antiWTO e antiGATS.

Piero Bernocchi portavoce nazionale dei Cobas della scuola