Re: La Chiesa e la bioetica




Buongiorno a tutti, è uscito su La Repubblica un interessante articolo del teologo Vito Mancuso dal titolo La Chiesa e la Bioetica.
o su
Su quest'ultimo blog, l'ho commentato, pezzo per pezzo (ho messo la Lorenzo G prima degli stacchi dovuti ai miei commenti)
ed è appunto questo che ora vi riporto sotto.
Lorenzo
 
 
 
Lorenzo G
All’interno della Chiesa, Vito Mancuso si trova in una posizione scomoda e ambigua.
Per quel che ho sentito in varie puntate de L’infedele, e per quel che ho letto di o su di lui, si direbbe un teologo progressista, forse una sorta di neomodernista che vuole una controversa ma interessante riforma dottrinale del cattolicesimo sia in senso teologico - rischiando la scomunica e l’apostasia - sia in senso sociale (questa è la parte che ci tocca più da vicino perchè è la più progressista, anche se Mancuso è stato sponsor di Ferrara per la crociata contro l’aborto) - mentre scarse sono le sue richieste di modifica in senso istituzionale: quelle meno gradite alle gerarchie vaticane.
In questo articolo escono fuori alcune contraddizioni teoriche delle sue posizioni, che comunque nel complesso si rivelano molto progressiste nei loro risvolti pratici, anche se non in tutti i campi.
La Chiesa e la bioetica di Vito Mancuso
“Le gerarchie cattoliche sottolineano spesso che i loro interventi sui temi bioetica sono condotti sulla base della ragione e riguardano temi di pertinenza della ragione, legati alla vita di ognuno, non dei soli cristiani. Per questo, aggiungono, tali interventi non costituiscono un`ingerenza negli affari dello stato laico. Scrive per esempio il recente documento Dignitas persone che la sua affermazione a proposito dello statuto dell`embrione è «riconoscibile come vera e conforme alla legge morale naturale dalla stessa ragione» e che quindi, in quanto tale, «dovrebbe essere alla base di ogni ordinamento giuridico».”
Lorenzo G—Ecco la base dell’integralismo cattolico e della sua mancanza di laicità: la pretesa di parlare a nome della ragione universale, quando invece parla a nome di una dottrina che non mette d’accordo neanche tutti i cristiani. In questo modo, la Chiesa vorrebbe dettar legge in uno stato laico.

“Allo stesso modo molti politici cattolici rimarcano nei loro interventi sulle questioni bioetiche che parlano non in quanto cattolici ma in quanto cittadini. Va quindi preso atto che le posizioni cattoliche sulla bioetica, sia nel metodo sia nel contenuto, si propongono all`insegna della razionalità. Se questo è vero, se si tratta davvero di argomenti di ragione per i quali «mestier non era parturir Maria» (Purgatorio III,39), allora le posizioni della Chiesa gerarchica sulla bioetica sono perfettamente criticabili da ogni credente. L`esercizio della ragione è per definizione laico, non ha a che fare con l`obbedienza della fede e il principio di autorità. Chi ragiona, convince o non convince per la forza delle argomentazioni, non per altro. Per questo vi sono non-credenti che approvano gli argomenti razionali delle gerarchie convinti dalla coerenza del ragionamento, per esempio gli atei devoti.”
Lorenzo G—Qui Mancuso si dimostra un teologo figlio del suo tempo: un tempo di integralismo religioso. Dimentica, come tutti ormai, cattolici e atei, che la Chiesa e i suoi pronunciamenti sono sempre criticabili dai suoi fedeli, in qualunque materia tranne quando vengono posti sotto il sigillo dell’infallibilità. Sia chiaro, è la Chiesa stessa, a partire da CEI e Vaticano, che da anni chiede obbedienza da branco a ogni nota che produce, è proprio questo uno dei segni dell’integralismo cattolico: ma perché Mancuso non si distanzia da questo atteggiamento?

“Ma sempre per questo vi sono credenti che, non convinti dal ragionamento, non approvano tutti gli argomenti razionali delle gerarchie in materia di bioetica. Deve essere chiaro quindi (se davvero la base dell`argomentazione magistrale è la ragione) che la posizione critica di alcuni credenti verso il magistero bioetico è del tutto legittima.”
Lorenzo G—Sarebbe legittima in ogni caso! A meno che si vogliano negare le verità di fede, i dogmi! La ragione non c’entra nulla!

“Se la gerarchia gradisce la convergenza degli atei devoti in base alla sola ragione, allo stesso modo, sempre in base alla sola ragione, deve accettare (se non proprio gradire) la divergenza di alcuni credenti, peraltro non così pochi e privi di autorevolezza. Sempre che, ovviamente, le gerarchie non pensino che la razionalità valga solo “fuori” dalla Chiesa e non anche al suo interno, dove vale invece solo l`autorità, istituendo una specie di disciplina della doppia verità. E sempre che le medesime gerarchie amino davvero la razionalità e che il richiamarsi ad essa non sia invece un trucco tattico (come io credo non sia).
Lorenzo G—Essendo errati i presupposti, questo discorso ormai diventa posticcio. Inoltre, per discutere di ragione e razionalità, occorrerebbe definire questi termini e le basi su cui poggiano. La Chiesa non lo fa perchè non è possibile definire in modo razionale - appunto - e universale la sua presunta “morale naturale”, che essa vorrebbe far diventare universale non aspettando la conversione delle coscienze, ma con la coercizione della giurisdizione statale.

“In realtà nessuno può chiedere obbedienza sugli argomenti di ragione perché l`obbedienza viene da sé, come di fronte a un risultato di aritmetica o a una norma morale fondamentale.”
Lorenzo G—In realtà nessuno può parlare a nome della ragione senza accettare contraddittorio, discussione. Chi chiede obbedienza, non parla a nome della ragione.

“Per questo io penso che agli argomenti di ragione occorrerebbe lasciare maggiore duttilità, visto che la ragione, da che mondo è mondo, esercita il dubbio, soppesa i pro e i contro, e per questo vede grigio laddove invece altri (che non amano la calma della ragione ma forme più nervose di autorità) vedono solo bianco o solo nero. Intendo dire che proprio il richiamo alla ragione da parte delle gerarchie cattoliche dovrebbe indurre a una maggiore relatività del proprio punto di vista di fronte alla complessità dell`inizio e della fine della vita alle prese con le possibilità aperte dal progresso scientifico.”
Lorenzo G—Ci vorrebbe sì più relativismo del proprio punto di vista, ma non perchè si tratta di discorsi dettati dalla ragione: ci vorrebbe sempre più relativismo ogni qual volta si parla di etica per il semplice fatto che le verità della fede cattolica non sono posizioni etiche su aborto eutanasia ecc., tanto è vero che le varie chiese cristiane sono divise in campo etico!

“La cautela è tanto più auspicabile se si prende atto della storia. La Chiesa dei secoli scorsi infatti non è stata in grado di interpretare sapientemente l`evoluzione sociale e politica dell`occidente, finendo per condannare pressoché tutte quelle libertà democratiche che ora, invece, essa stessa riconosce: libertà di stampa, libertà dì coscienza, libertà religiosa e in genere i diritti delle democrazie liberali. Allo stesso modo, a mio avviso, le odierne posizioni della gerarchia corrono il rischio di non capire la rivoluzione in atto a livello biologico, respinta con una serie di intransigenti no, pericolosamente simili a quelli pronunciati in epoca preconciliare contro le libertà democratiche. Ora io mi chiedo se tra cento anni i principi bioetici affermati oggi con granitica sicurezza dalla Chiesa saranno i medesimi, o se invece finiranno per essere rivisti come lo sono stati i principi della morale sociale. Siamo sicuri che la fecondazione assistita (grazie alla quale sono venuti al mondo fino ad oggi più di 3 milioni di bambini, di cui centomila in ltalia) sia contraria al volere di Dio?”
Lorenzo G—No, non siamo sicuri. Non siamo sicuri di nulla, a livello etico, se scendiamo nel caso specifico: possiamo solo parlare in termini generali, e anche su quei termini ci vorrebbe tolleranza, relativismo e soprattutto la volontà di lasciare alle coscienze la conversione in cui la Chiesa spera. Invece si cerca l’imposizione per legge della presunta razionalità del pensiero delle gerarchie cattoliche.

“Siamo sicuri che l`uso del preservativo (grazie al quale ci si protegge dalle malattie infettive e si evitano aborti) sia contrario al volere di Dio? Siamo sicuri che il voler morire in modo naturale senza prolungate dipendenze da macchinari, compresi sondini nasogastrici, sia contrario al volere di Dio? E per fare due esempi concreti legati a precise persone: siamo sicuri che si sia interpretato bene il volere di Dio negando i funerali religiosi a Piergiorgio Welby perché rifiutatosi di continuare a vivere dopo anni legato a una macchina? E siamo sicuri che si sia interpretato il volere di Dio chiamando “boia” e “assassino” il signor Englaro, salvo poi aggiungere, non so con quale dignità, di pregare per lui? Mi chiedo se tra cento anni (e spero anche prima) i papi difenderanno il principio di autodeterminazione del singolo sulla propria vita biologica, così come oggi difendono il principio di autodeterminazione del singolo sulla propria vita di fede (la quale peraltro per la dottrina cattolica è sempre stata più importante della vita biologica). Se si riconosce alla persona la libertà di autodeterminarsi nel rapporto con Dio, come fa la Chiesa cattolica a partire dal Vaticano II, quale altro ambito si sottrae legittimamente al principio di autodeterminazione?”
Lorenzo G—E siamo sicuri, Mancuso, che la vita dell’embrione valga di più di quella della madre? O è giusto che una donna possa abortire - a maggior ragione se già madre - quando portare a termine la gravidanza implicherebbe un rischio per la sua vita?

Non ci possono essere dubbi a mio avviso che questo principio vada esteso anche al rapporto del singolo con la sua biologia. I cattolici intransigenti che oggi parlano della libertà di autodeterminazione definendola “relativismo cristiano” dovrebbero estendere l’accusa al Vaticano II il quale afferma che «l`uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà» (Gaudium et spes 17). La realtà è che non è possibile nessuna adesione alla verità se non passando per la libertà. È del tutto chiaro per ogni credente che la libertà non è fine a se stessa, ma all’adesione al bene e al vero; ma è altrettanto chiaro che non si può dare adesione umana se non libera. Dalla libertà che decide non è possibile esimersi, e questo non è relativismo, ma è il cuore del giudizio morale.
Lorenzo G—Occorre riconoscere che le posizioni finali, pratiche, concrete di Mancuso su molti temi etici sono condivisibili e auspicabili, per la Chiesa cattolica - nonostante i presupposti teorici iniziali contestabili - e per tutti gli italiani, vessati dal clericalismo di media e politici.
E questo alla fine è quello che conta.
Peccato ci siano pochi che la pensino come Mancuso, tra i cattolici, questo è il dramma.