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troppi consumi il pianeta è stanco



da cunegonda.org
22 dicembre 2004


Troppi consumi. Il pianeta è stanco

 Negli Stati Uniti ci sono più automobili che cittadini con patente, i
grandi fuoristrada dai consumi spropositati tirano la volata delle vendite,
le compagnie minerarie mangiano le montagne riducendone l'altezza anche di
decine di metri. E la Cina cresce a un ritmo impressionante: a questa
velocità nel 2015 avrà 150 milioni di automobili, 18 milioni in più rispetto
a quelle che giravano nel 1999 negli Stati Uniti.

Sono due dei flash contenuti nello "State of the World 2004", il rapporto
del Worldwatch Institute appena uscito in Italia con le Edizioni Ambiente.
Il rapporto ha cambiato formula: è diventato una monografia quest'anno
dedicata ai consumi. Un settore caratterizzato da una crescita che non basta
a far uscire l'economia da una lunga crisi strisciante ma che è sufficiente
a produrre un impatto ambientale devastante il cui costo non viene inserito
nei conteggi ufficiali.

Mentre due quinti della popolazione mondiale (2,8 miliardi di persone)
vivono con meno di due dollari al giorno, il mercato dei consumatori si
allarga anche nei paesi in via di sviluppo e la pressione sugli ecosistemi
cresce. Ad esempio l'uso della carta è sestuplicato tra il 1950 e il 1997 e
raddoppiato dalla metà degli anni Settanta a oggi: gli Stati Uniti consumano
un terzo della carta prodotta nel mondo, 300 chili l'anno a testa, contro un
quarto di un indiano. Entro il 2050 - prevede il Worldwatch Institute - la
produzione di carta e pasta da legno potrebbe arrivare a rappresentare più
della metà della domanda mondiale industriale di legno.

Nell'arco di un terzo di secolo (tra il 1960 e il 1995) l'uso dei minerali è
aumentato di due volte e mezza, quello dei metalli del 210 per cento, del
legname del 230 per cento, dei materiali sintetici del 560 per cento. E
contemporaneamente è cresciuta la potenza del sistema estrattivo: negli
Stati Uniti tra il 1960 e i primi anni Novanta la capienza degli autotreni è
aumentata di otto volte passando da 32 a 240 tonnellate; nello stesso
periodo, sempre negli Usa, il minerale estratto da ogni minatore è
triplicato; e gli impianti di lavorazione del legname sono arrivati a
inghiottire fino a cento autotreni di legno al giorno.

E' un sistema che si regge su un doppio errore. Il primo è ecologico: i
rifiuti vengono eliminati con scarsa attenzione all'impatto sugli ecosistemi
producendo un inquinamento significativo. Il secondo è economico: il mancato
riutilizzo degli scarti di produzione comporta un formidabile spreco, ad
esempio per ogni tonnellata di rame utilizzata si creano 110 tonnellate di
materiali di scarto.

L'alternativa alla cultura dello sperpero è il ciclo chiamato "dalla culla
alla culla": anziché limitarsi a rincorrere la marea montante dei rifiuti,
si punta a una struttura produttiva in cui "i cicli della natura fungono da
modelli per un design umano a impatto solo positivo. All'interno di questa
struttura possiamo creare economie che dipendano dalla disponibilità di
energia solare, che non producano rifiuti tossici, che usino materiali
sicuri e sani, che siano di alimento per la terra o che possano avere un
riciclo illimitato".

Lo "State of the World 2004" non si limita a tracciare il profilo teorico
del nuovo modello produttivo, ma elenca decine di esempi di innovazioni
vincenti sia sotto il profilo economico che sotto quello ecologico. Si va
dal successo del tessuto per tappezzeria Climatex Lifecycle, una miscela di
lana priva di residui antiparassitari colorata e lavorata senza usare
sostanze tossiche, alla moquette Zeftron Savant basata su una fibra
illimitatamente riutilizzabile. Dalle potenzialità del riciclo (con i 32
miliardi di lattine buttate via nel 2002 dagli statunitensi si potrebbe
ricavare l'alluminio necessario a ricostruire l'intera flotta aerea
commerciale del mondo una volta e mezza) a quelle del passaggio dalla
proprietà dell'uso degli oggetti, una filosofia adottata con buoni risultati
dalla Xerox che cede in leasing i tre quarti dei suoi macchinari. Il 70-90
per cento delle fotocopiatrici riconsegnate alla Xerox alla fine del ciclo
utile viene rilavorato, così come il 90 per cento delle cartucce e dei
toner: in questo modo in dieci anni è stato evitato l'ingresso in discarica
di almeno mezzo milione di tonnellate di rifiuti elettronici.

ACQUA - Miliardi di bottiglie
Il consumo di acqua minerale cresce a un tasso annuale del 12 per cento.
Ogni anno si spendono 35 miliardi di dollari per comprare acqua in
bottiglia. Tra il 1990 e il 1999 le vendite di Pet, la plastica più usata
per produrre le bottiglie per l'acqua, sono più che raddoppiate. Uno dei
maggiori problemi provocati da quest'impennata di consumo sono i rifiuti:
nel 2002 negli Stati Uniti sono stati venduti 14 miliardi di bottiglie di
acqua di cui il 90 per cento è finito nella spazzatura.

BIBITE - Rischio obesità
Negli Stati Uniti il consumo di bibite gassate è raddoppiato tra il 1970 e
il 2001 raggiungendo i 180 litri a persona, contemporaneamente il consumo di
latte è sceso del 30 per cento e i tassi di persone sovrappeso e obese sono
quasi triplicati (i bambini che consumano bevande con zuccheri aggiunti sono
più spesso obesi). Nel 2001 sono stati riempiti a livello mondiale 159
miliardi di bottiglie di plastica, 112 miliardi di lattine, 72 miliardi di
bottiglie di vetro. In Svezia si ricicla l'86% dei contenitori.

CARTA - Foreste a rischio
Nella seconda metà del ventesimo secolo il consumo di carta è aumentato di
sei volte. I maggiori consumatori sono gli Stati Uniti, con 331 chili pro
capite l'anno, al secondo posto i giapponesi con 250. Il 93 per cento della
carta in circolazione proviene da alberi ed è responsabile di circa un
quinto degli abbattimenti di foreste del pianeta. Usando carta riciclata si
abbatte del 74 per cento l'inquinamento atmosferico e del 35 per cento
quello idrico. Timido ritorno delle fibre vegetali come base per la carta.

TELEFONINI - Cellulari usa e getta
Nel 1992 meno dell'uno per cento della popolazione mondiale possedeva un
telefono cellulare e solo un terzo dei paesi disponeva della rete, dopo
dieci anni il primo dato è salito al 18 per cento, il secondo al 90 per
cento. Negli Stati Uniti i cellulari vengono gettati via in media dopo 18
mesi: nel 2005 si saranno accumulati 500 milioni di cellulari che, in
discarica, potrebbero liberare 142 mila litri di piombo. In Europa due
direttive avanzate e un forte impegno ambientale della Nokia.

T-SHIRT - Attenti ai raccolti
La prima t-shirt fu prodotta dalla marina americana per le proprie truppe
nel 1913. Oggi la sua diffusione produce un forte impatto ambientale perché
il cotone viene abitualmente coltivato con grande impiego di sostanze
chimiche dannose: i coltivatori di cotone usano 2,6 milioni di tonnellate di
pesticidi l'anno, oltre il 10 per cento del totale. Ma un progetto egiziano
di coltivazione ecologica, senza uso di chimica anche nella lavorazione, ha
portato a un aumento del 30 per cento del raccolto.

COMPUTER - Pericolo microchip
La produzione di un microchip da 32 megabyte richiede almeno 72 grammi di
sostanze chimiche, 700 grammi di gas elementari, 32 chili di acqua, 1,2
chili di combustibili fossili. Inoltre per alimentare un uso quotidiano di
tre ore per quattro anni ci vogliono altri 440 grammi di combustibili
fossili. Tra il 1988 e il 2002 negli Stati Uniti il numero dei personal
computer è aumentato di cinque volte. Mediamente in un computer ci sono 6,3
chili di plastica, tra cui il pvc, difficile da riciclare.

[Antonio Cianciullo, Fonte: Repubblica]