Salve,
Sono dell'avviso che i piccoli-medi progetti di tipo
produttivo agricolo,
industriale, artigianale e commerciale, servizi
siano la spina dorsale di
una eventuale alternativa socio-economica. Dovremmo
aumentarne il numero.
Nel mondo vi sono 26.000 ONG e se ognuna si
prendesse la briga di stabilire
qualche progetto a favore della popolazione vi
sarebbe una attenzione
maggiore.
Cito tra tutti, in questo momento, la necessità di
creare dei 'gruppi di
acquisto' calmierati rispetto alle condizioni della
grande distribuzione
(che favorisce la concentrazione di ricchezza in
mano a pochi, il monopolio,
la fluttuazione dei prezzi etc.) per tutti i generi
di prima necessità:
alimenti, vestiario, matreriale scolastico, edilizia
etc.
I gruppi di acquisto, se incentivati potrebbero
essere una alternativa per
una buona parte della popolazione:
Gli agricoltori hanno difficoltà a sopravvivere per
gli alti costi di
gestione e i prezzi di vendita troppo bassi dei
propri prodotti. Anche qui
l'intermediario spesso specula.
Se si acquista direttamente dai produttori si hanno
dei benefici.
Quella 'organizzazione della società civile' di cui
parlava anche Zanotelli,
sembra sempre più necessaria.
2. Altro punto importante. Non sarà sufficiente la
attivazione dei soli
progetti alternativi. La società dovrebbe avere un
assetto
socio-economico-politico non di tipo capitalistico o
liberista. Per questo
serve anche un impianto teorico. Il nostro governo
segue la strada
liberista, la Grande alleanza Democratica non si sa
quale modello adotterà.
Comunqe quale visione si avvicina di più
all'espressione degli interessi di
tutti i cittadini e non di una minoranza elitaria di
essi? A dire il vero
quella dell'internazionale socialista di Willy
Brandt nata nel 1951 a
Francoforte, mi sembra in linea con le esigenze di
questo momento. Una
visione che vede il comunismo non come una soluzione
e l'attenzione agli
aspetti individuali e collettivi sullo stesso piano
da apprezzare.
Un'economia socializzata, attraverso la
responsabilità diretta di tutti i
cittadini nel processo economico, sembra
un'alternativa.
In questo senso vi suggerisco di andare al sito
www.prout.it e vedere se
trovate qualche spunto utile in questa direzione.
Saluti
Tarcisio Bonotto
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Proutist UNiversal
Istituto di Ricerca PROUT
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-----Messaggio originale-----
Da: economia-request at peacelink.it
[mailto:economia-request at peacelink.it]Per conto di
Giuliano De Colle
Inviato: martedì 14 dicembre 2004 18.11
A: economia at peacelink.it
Oggetto: x Andrea Agostini
a proposito dei consigli sulla decrescita
sostenibile , ho letto le tesi
contro il commercio equo e solidale.
In sostanza non tentare di modificare dall'interno
il sistema che, secondo
te è immodificabile, ma proporre modelli del tutto
diversi... E' molto dura.
Tutto questo sistema è purtroppo già nostro, dagli
strumenti con cui ti
farai operare in ospedale, all'aspirina bayer che ti
toglierà il dolore,
alle pinze che mi sevono in casa e che non mi
produrrà più l'artigiano e men
che meno io. Che dire poi di loro? Senza il sostegno
del commercio equo e
solidale non ci sarà neanche per quei pochi che
prima l'avevano il sostegno
a continuare il loro lavoro di piccoli contadini e
cooperative..
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Date: 21/10/2004