Lotta finanziaria all’ultimo doblone… in calo Svizzera e IOR… stanno trionfando le banche internazionali in mani ebree…






Treia, 10 gennaio 2012 – Stamattina, come al solito, assieme al cappuccino mi sono sorbettato la lettura indigesta delle notizie ammannite dal Corriere della Sera… Cosentino viene arrestato? La Merkel sarà clemente? La lotta “antievasione” continua? E soprattutto che fine faranno le banche italiane? Le ultime rivelazioni sulle condizioni di salute dell’UniCredit la danno per quasi cotta (e quasi mangiata).. ora è diventata appetibile per la scalata alla sua fagocitazione… Povera Unicredit, una banca così bella e seria, una vera signora.. ridotta a fare la sgualdrina per salvarsi le chiappe… Ed infatti non se le salverà perchè la sgualdrina sta ai comandi di chi la paga.

In Italia c’è un proliferare di sezioni bancarie e di istituti di credito, ed è verissimo, anche qui a Treia, malgrado parecchi negozi stiano chiudendo, ho potuto notare come al centro storico vi siano almeno una mezza dozzina di sedi bancarie, sempre vuote e semichiuse ma con la macchinetta del bancomat sempre accesa e pronta… Le banche hanno sostituito le botteghe!!.. – mi scriveva l’amico Giorgio Quarantotto- Ed i motivi sono tanti, occupare il territorio per fidelizzare i clienti. Questa è stata la dottrina economica pianificata in America 20 anni fa, che ai vertici delle banche italiane è stata recepita già da prima dell’introduzione dell’euro. Le banche piccole devono crescere fare delle fusioni, devono competere e altre amenità… Molte falliranno e saranno acquisite dalle grosse. Gli sportelli sono i beni reali che le banche possono vendere per far cassa, sono immobili al posto del contante che circola sempre meno. Il costo degli sportelli viene ammortizzato dalla moneta virtuale in previsione che tutto diventi elettronico. Lo scenario prevederà anche una tassa per il ritiro del contante…?

L’amico Maurizio chiedeva: “Sappiamo bene come, il sistema finanziario, cresce, rapina e prospera su varie attività “virtuali”, spesso virtuali o speculative: fondi di investimento, promozioni finanziarie, compra vendita di Azioni, ecc., e sappiamo anche come sono state forzate le persone, incentivando fino all’ossesso l’offerta di finanziamenti per l’uso della carta di credito, per acquisti pagabili con comodo, ecc., tutto un giro che seppure spesso rappresenta rischi di insolvibilità nei poveri disgraziati così espostisi, consente alle finanziarie di ipotecare, sequestrare quanto è possibile, e se non c’è nulla da sequestrare, non fa niente, tanto quei “rischi” sono stati rivenduti, spalmati, sotto riciclati all’infinito, trattandoli come “beni virtuali” (la famosa “bolla” esplosa negli Usa), D’accordo su tutto questo, ma cosa spinge il settore bancario a creare dei nuovi sportelli bancari in ogni strada della metropoli? Tanto più che il crescere delle operazioni on line avrebbe dovuto, viceversa, restringere al minimo indispensabile gli sportelli al pubblico. A tutti coloro che hanno osservato e studiato questo fenomeno, possibilmente amici che hanno lavorato nel settore bancario, chiedo una dettagliata spiegazione, spiegazione tecnica, intendo… (perchè le motivazioni politiche mi sono chiare)”

Ed oggi ho ricevuto questo parere “tecnico” da una persona che si fa chiamare “Biamonte”: … il brulicare di nuove agenzie bancarie facenti capo a banche storiche italiane e di nuovi soggetti creditizi in Italia discende tecnicamente dall’abbattimento delle frontiere anche in questo settore, che ha determinato le numerosissime fusioni, incorporazioni e Opa varie che hanno completamente stravolto il tradizionale panorama bancario nazionale (tanto per restare in Italia). Con le vergognose svendite delle BIN (banche di interesse nazionale e dei soggetti di diritto pubblico, quali ad esempio Credit, Comit, o Bnl) e la loro privatizzazione, iniziate, guarda caso poco tempo dopo (1994) la famigerata crociera sul Britannia (1992), il panorama creditizio nazionale ha iniziato la sua progressiva, inesorabile marcia verso una sorta di multi nazionalità dell’impresa creditizia in mani esclusivamente private, che ha generato gli attuali assetti bancari in Italia (ripeto mi limito alla situazione nazionale). Tranne le banche locali, radicate sul territorio, quali possono essere ancora alcune casse di risparmio o le banche popolari o quelle di credito cooperativo, la maggior parte dei più importanti istituti di credito del nostro Paese (non uso appositamente, ormai già da lungo tempo, il termine Nazione per indicare l’Italia) sono diventati delle vere e proprie multinazionali del credito (prendi come esempio cardine il gruppo UniCredit e quello Intesa), con sedi legali e operative (soprattutto di back office) in vari paesi europei ed extra ed una eterogeneità nella composizione del top management, secondo le quote di rappresentatività di ciascuna banca facente parte del Gruppo. Le fusioni etc. hanno di conseguenza creato un surplus di personale con necessità di disfarsi di quelli che in gergo vengono definiti “esuberi” e una frenetica ricerca di accordi sindacali per attutire l’impatto tra i lavoratori interessati e garantire un minimo di sicurezza sociale per chi transita nel fondo di solidarietà del credito (pagato dalle aziende e dai lavoratori, dunque non a carico dello Stato). Non dimentichiamo che i gruppi succitati si sono lentamente trasformati da banche di risparmio e di gestione del credito in autentiche banche di investimento, con ardite speculazioni finanziarie, i cui frutti avvelenati stanno mostrando tutta la loro perniciosità per l’economia e il risparmio nazionali, e per la forte negatività in ambito sociale ed occupazionale. Tuttavia, a seconda della loro esposizione, la cd. crisi si sta ritorcendo contro le banche stesse (il decreto “salva Italia” è in realtà un “salva banche”), crisi che il più delle volte viene spregiudicatamente usata in maniera del tutto strumentale per accordi sociali a perdere per i lavoratori. Un’erosione inarrestabile attuata spesso con l’avallo dei sindacati sotto ricatto, pena la loro sopravvivenza. Il fenomeno della moltiplicazione degli sportelli non deve trarre in inganno. Calcola che ad esempio colossi come UniCredit o Intesa hanno in questi ultimi tempi razionalizzato la loro rete, ingolfata dalla duplicazione degli sportelli a seguito delle fusioni con altri carrozzoni, vendendo parte delle agenzie ad altre banche, soprattutto locali od estere che hanno così potuto sviluppare la loro presenza, alle volte molto limitata, sull’intero territorio nazionale. Quindi accanto alla pur sempre numerosa quantità di sportelli delle banche – diciamo – tradizionali, ma tutte regolarmente ormai vere e proprie multinazionali, si può vedere una multiforme varietà di banche nuove che spuntano come i funghi nei vari quartieri cittadini ma anche nei piccoli centri. E non solo. Una nuova presenza è data anche dalle banche che offrono i loro servizi prevalentemente on line (Che Banca del Gruppo Mediobanca, ING Direct, banca olandese, Mediolanum, ecc.) e che stanno aprendo le loro brave agenzie per avere un contatto diretto con la clientela. I costi? Sono sicuramente molto inferiori a quelli sostenuti durante la gestione dello sportello tradizionale. Tagliato l’onere principale del cd. costo del lavoro (uscita dei lavoratori anziani con contratti “onerosi”, ingresso delle giovani leve impiegatizie e dei quadri con nuovi contratti, dai costi ridotti di un 40-50% rispetto ai vecchi), le spese di gestione dei nuovi sportelli, in buona parte automatizzati (operazioni di prelievo, pagamenti vari, bonifici, versamenti, etc.) non solo sono di gran lunga “sopportabili” rispetto al passato ma permettono anche un’espansione più mirata e capillare sul territorio e una strategia volta ad una sempre maggiore concorrenza. Insomma l’Europa delle banche è una realtà tangibile in ogni contrada, tanto che molti governi pseudo-nazionali europei sono espressione diretta del potere bancario: una piovra che con i suoi tentacoli sta sempre più soffocando gli ultimi residui di sovranità politica ed economica delle singole nazioni (con la n minuscola). Fino a quando?

Già, fino a quando? Ah, dimenticavo.. fra le varie notizie comunicatemi sottobanco da amici c’è anche quella del controllo segreto, effettuato dai nostri finanzieri, ai valichi con la Svizzera, per schedare le auto che si sospetta esportino capitali abusivamente… Ma la lotta alla Svizzera come deposito bancario è ormai arrivata al suo culmine… era iniziata anni addietro con le sempre più pressanti richiese di abolizione del “segreto bancario”, con la scusa dei versamenti segreti neri fatti da enti malavitosi e politici ladri e mafiosi… ora la spiata sull’inside trading della moglie del presidente della Swiss Bank ha dato il colpo finale… “Coinvolto in uno scandalo di insider trading alla fine ha gettato la spugna e si è dimesso. Una puntata da 500 mila dollari è costata il posto al governatore della Banca Nazionale Svizzera. La notizia ha provocato immediati smottamenti sul valutario e in particolare nelle operazioni di cambio euro/franco svizzero. Al momento la moneta unica vale 1,2131 franchi. Lo scandalo è scoppiato la settimana scorsa, quando si è venuto a sapere che la moglie del banchiere aveva venduto franchi e comprato dollari pochi giorni prima di un intervento di politica monetaria della SNB volto a svalutare la moneta elvetica….”

Ora per il riciclaggio di fondi neri resta solo lo IOR, che ancora resiste malgrado i silenzi del vaticano e le rogatorie dimenticate… La procura di Roma infatti ha inviato tre richieste di collaborazione giudiziaria, tra il 2002 e il 2008, per ricostruire il flusso di denaro della mafia transitato su alcuni conti segreti dello Ior. Ma la chiesa non risponde…

Povera chiesa, anch’essa come la Svizzera vittima sacrificale della lotta finanziaria mondiale in corso… Alla fine a vincere saranno le grosse banche multinazionali in mani ebree?

Paolo D’Arpini

http://www.circolovegetarianocalcata.it/paolo-darpini/