Fwd: WTO:la falsa ministeriale



La falsa ministeriale.

Se non ci fossero state manifestazioni di piazza di quello che dieci anni fa venne battezzato come “popolo di Seattle”, nessuno si sarebbe accorto che a Ginevra è attualmente in corso la settima conferenza ministeriale di quella che, sempre dieci anni or sono, era additata come la maggior colpevole della “corporate globalization”, la globalizzazione delle multinazionali, impegnate a scrivere regole globali a favore dei loro interessi.

Qualcuno ha malignato che Pascal Lamy, direttore generale WTO, abbia fatto coincidere la data di apertura del vertice con il decennale di Seattle proprio per avere un minimo di attenzione!

Fatto sta che la ministeriale in corso non è una vera ministeriale, è un “non evento” per usare la definizione dei funzionati WTO, deciso a maggio solo per ottemperare alle regole statutarie che ne stabiliscono una ogni due anni. Pertanto nulla a che vedere con “i bei tempi” di Doha, di Cancun o di Hong Kong, con nottate interminabili di negoziazioni per convincere tutti ad un accordo dell’ultimo minuto. Qui a Ginevra non verrà approvata nessuna dichiarazione finale, pertanto non c’è rischio di fallimento, banalmente il cileno Andrés Velasco, chiamato a presiedere l’assemblea, redarrà una sorta di “equilibrata” sintesi dei temi trattati.

A Ginevra da più di otto anni si sta scrivendo il canovaccio di un’opera che appare improbabile possa mai andare in scena, troppe le modifiche, troppe la battute aggiunte per accontentare ognuno dei protagonisti. Ormai il testo è improponibile e qualcuno appare ormai interessato ad altro. Ad esempio gli Stati Uniti, che da un paio d’anni sono totalmente assenti dalla scena, scatenando i malumori di diversi paesi, Brasile in testa. Obama è alle prese con problemi più rilevanti e sinora ha lasciato il commercio in disparte.

Pertanto una ministeriale di assoluto riposo, senza preoccupazioni per nessuno. Certo probabilmente oggi si riaffermerà la volontà di concludere il Doha Round entro il 2010, ma si tratta di un mantra che negli ultimi anni nessun vertice internazionale ha mancato inutilmente di sottolineare. Riaffermare un impegno non è sufficiente a raggiungerlo.

Se i suoi oppositori nelle strade paiono godere di buona salute, l’organizzazione mondiale del commercio pare ad un punto critico della sua esistenza, come ha sottolineato ieri Celso Amorim, ministro per il commercio brasiliano, “il WTO è un asset di valore, ma rischia di perdere la sua rilevanza se i membri rinunceranno ad investire il capitale politico necessario per adeguarlo all’agenda del 21 secolo, un’agenda che inevitabilmente dovrà essere legata allo sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni”.


-Roberto Meregalli

Beati i costuttori di pace

www.martinbuber.eu



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