Re: meglio attivi oggi che radioattivi domani



Sono Viviana Vivarelli

Ricevo da Roberto Meregalli- rete Lilliputh

Puntualizzazioni

 

Qualche puntualizzazione dopo l'overdose di articoli e commenti apparsi sulla carta stampata in seguito allo show di Berlusconi e Sarkozy per dichiarare il ritorno del nucleare in Italia.

Prima cosa, Italia e Francia non hanno firmato alcun accordo internazionale, e' stata firmata una lettera di intenti (per la precisione due memorandum of understanding) da Enel ed EDF con cui le due societa' si impegnano a "costruire una joint-venture paritetica che sara' responsabile dello sviluppo degli studi di fattibilita' per la realizzazione di 4 unita’ di generazione" (fonte ENEL). Pertanto si tratta di un accordo fra imprese che non prevede alcun impegno vincolante e pertanto non prevede nessuna penale nel caso che il progetto non vada in porto.

Riguardo alla scelta nel reattore EPR, non si tratta di una scelta sorprendente, o si sceglie l'EPR o si sceglie l'AP 1000 di Werstinghouse. Scegliere l'EPR e' la cosa piu' naturale per Enel perche' gia' possiede il 12,5% dell'EPR in costruzione in Francia (a Flamanville) e perche' l'EDF e' disposta a partecipare al capitale necessario a costruire le centrali. Cosa non secondaria visto il periodo nero di Enel.

Molti giornali hanno dato per risolti i problemi di sicurezza e di scorie in questa terza generazione. Falso.

Innanzitutto va chiarito che i reattori nucleari di III generazione, sviluppati negli anni ’90, rappresentano l’evoluzione della II generazione sviluppata negli anni 1960-70, la fisica del reattore e’ immutata, sono stati invece migliorati tutti i dispositivi tecnologici di contorno. Sul fronte sicurezza, la terza generazione si distingue dalla precedente perche’ i sistemi di sicurezza sono ridondanti o sono di tipo “passivo”. Gli EPR sono del primo tipo ovvero se esiste un sistema di pompe per far circolare l’acqua per il raffreddamento, tale sistema e’ quadruplicato in modo che se si guasta, ve ne sono altri tre pronti ad entrare in azione. I sistemi passivi (come l’Ap 1000 di Werstinghouse) sono invece quelli che, facendo affidamento su circolazione naturale, gravita’, convezione e gas compressi, fanno si’ che il reattore sia in grado di auto-arrestarsi in caso di necessita’ e di assicurare la refrigerazione in condizioni di sicurezza anche in assenza di alimentazione elettrica e di operatori.

E’ indubbio che i reattori di III generazione siano migliori dei precedenti, cosi’ come una nuova auto e’ generalmente piu’ sicura del vecchio modello rottamato, ma il rischio di incidenti permane. Riguardo agli EPR va segnalato che il giornale inglese “The Independent” sostiene che in caso di incidente catastrofico morirebbero il doppio delle persone rispetto ad un vecchio reattore poiche’  la quantita’ di materiali radioattivi presenti nei reattori e’ maggiore. I documenti redatti da EDF dicono che le quantita’ di Bromo, Rubidio, Iodio e Cesio radioattivi saranno 4 volte superiori rispetto ad un reattore normale. Stime indipendenti di Posiva Oy (che smaltisce scorie nucleari finlandesi) dicono che lo Iodio 129 sarebbe 7 volte tanto, la NAGRA (Swiss National Co-operative for the Disposal of Radioactive Waste) dice che il Cesio 135 e 137 prodotto sarebbe 11 volte tanto.

 

Si continua a sostenere che le nuove centrali serviranno ad abbassare le bollette elettriche. Ma qualcuno ha rilevato sconti sulla propria bolletta dopo l’avvio della riconvertita centrale di Torre Valdariga Nord? La riconversione di questa grande centrale da petrolio a carbone, definito “pulito”, inaugurata il 30 luglio 2008 da Scajola in persona, era stata sostenuta dall’Enel proprio per ridurre le tariffe elettriche, essendo il carbone meno costoso di metano e petrolio e piu’ abbondante di entrambi (anche se piu’ inquinante).  Anche la borsa elettrica, creata pochi anni fa con la liberalizzazione del mercato, doveva far abbassare i prezzi, qualcuno se ne e’ accorto?

Riguardo alle scorie 

Attualmente (dati ISPRA) abbiamo circa 60 mila metri cubi di rifiuti radioattivi (in parte stoccati all’estero ma destinati a rientrare) e 235 tonnellate di combustibile irraggiato per cui dobbiamo trovare un sito sicuro. Iniziamo a smaltire queste prima di produrne altre!

Molti dicono che e' questione di tempo perche' la quarta generazione di reattori non ne produrra' piu' e consumera' altri combustibili per cui non serve neppure preoccuparsi se l'uranio economicamente conveniente durera' solo altri 60 anni.

Falso perche’ la quarta generazione e’ un mito, e’ il sogno di un nucleare che non abbia i problemi del nucleare!

Attualmente esiste un comitato internazionale formato da 10 paesi (http://www.gen-4.org/index.html) che lavora su sei tecnologie di reattori, comunemente identificato col termine quarta generazione:

1.       reattori veloci raffreddati a gas

2.       reattori veloci raffreddati al piombo

3.       reattori a sale fuso

4.       reattori veloci raffreddati al sodio

5.       reattori supercritici raffreddati ad acqua

6.       reattori a gas ad altissima temperatura

Quali fra questi vedra’ un giorno la luce e’ troppo presto per dirlo e qualsiasi previsione e’ puro esercizio di fantasia.

 

Per quanto riguarda il discorso di copiare altri paesi "virtuosi" come Francia e Svezia e' bene dire che ogni paese deve cercare il proprio modello di produzione di energia elettrica basandosi sulle proprie caratteristiche peculiari. La Svezia non ha il nostro clima per cui sarebbe un errato modello, la Francia ha scelto il nucleare per diverse ragioni, non escluso il fatto di avere un arsenale nucleare militare. Il nucleare civile e’ integrato a quello militare poiche’ le tecnologie sono le stesse.

Certo guardare oltre confine non fa mai male, ma perche’ non guardare allora alla Spagna, alla Germania o al Portogallo? Un paese, come l’Italia, povero di risorse energetiche primarie e dipendente dalle importazioni dall’estero. Ebbene il Portogallo sta diventando un leader mondiale nelle fonti alternative (Vedi Financial Times 28 febbraio 2009), ed entro il 2020 prevede di produrre il 60% dell’energia elettrica da fonti alternative!

 

Infine, per quanto riguarda i costi, si e' detto che lo Stato non paghera' nulla, sara' tutto a carico delle imprese.

Ma quando si parla di incentivi per convincere i comuni ad accettare un insediamento nucleare di che soldi si sta parlando? Quando si parla di Agenzia nucleare da creare di che soldi si parla? Quando si parla di rifiuti e di discariche nucleari di che soldi si parla? Quando si parla di assimilare l'energia nucleare e fonti alternative (per accedere ai finanziamenti del CIP6?) di che soldi si parla?

E quanto all'Enel, visto che il 31% e' in mano allo stato (Ministero del tesoro e Cassa depositi e prestiti), di che soldi si parla?

Tenuto conto che il controllo del Tesoro su questa impresa sta facendo solo danni visto che piuttosto che ridurre i ricchi dividenti e limitare il debito dell'azienda, il ministero (per non rinunciare all'assegno annuale di 900 milioni di euro che ricava) impone un aumento di capitale che, ironia della sorte, al solo annuncio ha fatto perdere a ENEL in due giorni il 14% bruciando un capitale di 3,6 miliardi (pari a meta' dell'aumento di capitale programmato); con quali soldi costruira' i 4 EPR un'azienda che in borsa vale poco piu' di 24 miliardi di euro e con le acquisizioni degli ultimi anni ha maturato un debito di 61 miliardi ?

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Sent: Thursday, March 05, 2009 1:01 PM
Subject: Re: meglio attivi oggi che radioattivi domani

Come tutti i contributi di Nebbia è straordinariamente chiaro e preciso.
Adesso però mi viene una domanda che credo dobbiamo farci tutti: se le centrali non convengono per produrre energia, sono pericolose, sono dei baracconi, perché si costruiscono? Credo dobbiamo avere chiara la risposta e poterla dire alle persone. La nostra opposizione non credo debba essere solo "ambientale", ma politica a tutto campo.
Provo a darmi un paio di risposte e chiedo a tutti se sono in errore e/o se c'è dell'altro:
  1. Un motivo per avere le centrali è che l'Italia potrebbe avere ambizioni di potenza atomica militare di medio livello (dalle centrali esce materiale per le bombe)
  2. L'altro è che le centrali, come tutte le grandi opere italiane dal TAV al Mose al Ponte, non hanno altra utilità che di dirottare un fiume di risorse economiche dalle casse pubbliche nei CC delle grandi imprese italiane. In questo periodo di crisi dobbiamo anche dire forte che le opere pubbliche all'italiana non sono strumento per un new deal, ma il contrario esatto: prelevamento di ricchezza collettiva, polarizzazione economica e sociale.
Ditemi se sbaglio.
Un saluto
Tiziano Cardosi (Firenze)

ANDREA AGOSTINI ha scritto:
 
Care amiche,
 
non sono "made in Lilliput" ma forse queste poche righe possono interessarvi.
 
Grazie per l'attenzione e cari saluti
Giorgio (nebbia)
 
 

Le centrali nucleari cosiddette “di terza generazione” (EPR) --- il govefrno italiano ne vorrebbe costfruire quettro in Italia --- hanno una potenza di circa 1600 megawatt ciascuna; ne esistono due, una finlandese ad Olkiluoto, a metà del suo cammino costruttivo, una in Francia a Flamanville, che dovrebbe essere completata entro alcuni anni.

Si tratta di centrali che producono elettricità col calore che si libera in seguito alla fissione, mediante urto di neutroni, rallentati per passaggio attraverso acqua, dei nuclei di uranio-235 con formazione di vari sottoprodotti fra cui plutonio e numerosi nuclei più piccoli, tutti radioattivi. Il calore che si libera viene trasferito ad una massa di acqua sotto pressione a circa 150 atmosfere e circa 300 gradi che circola in un circuito “primario” di tubazioni, e viene poi trasferito ad altra acqua (circuito “secondario”) che si trasforma a sua volta in vapore e fa girare le turbine del generatore di elettricità. Un flusso di acqua di raffreddamento (circa 70 metri cubi al secondo) trasforma di nuovo il vapore in uscita dalle turbine in acqua liquida che torna nella caldaia del circuito secondario. In queste centrali l’acqua del circuito primario del reattore, radioattiva, non viene a contatto con l’acqua del circuito secondario.

I reattori di terza generazione scoppiano come quello di Chernobyl ? Quasi certamente no perché sono circondati da un doppio involucro di protezione di cemento armato e sono dotati di speciali accorgimenti di raccolta del fluido del reattore, nel caso si verificasse una frattura nella zona contenente la radioattività.

Dove potrebbero essere messi ? Già le poche cose dette indicano che il reattore, il circuito delle turbine, gli impianti di presa e di circolazione dell’acqua di raffreddamento, sono grosse strutture, del volume di circa un milione di metri cubi, che contengono una massa di cemento, acciaio e materiali vari di circa un milione di tonnellate. La centrale deve essere installata in una zona dove è disponibile molta acqua di raffreddamento (dato lo stato e la portata dei nostri fiumi, l’unica soluzione è data dall’uso dell’acqua di mare), su suolo geologicamente stabile e senza rischi di terremoti: i due reattori in costruzione, quello finlandese e quello francese, sono in due promontori di rocce granitiche in riva al mare.

L’eventuale centrale dovrebbe essere vicino ad un grande porto perché una parte dei macchinari deve essere importato via mare; il contenitore del reattore finlandese è stato costruito in Giappone. Qui comincia il lavoro degli analisti del territorio; si tratta di percorrere le coste italiane e vedere se si trova una zona adatta per una o per “il gruppo” di centrali annunciate. Ci sono naturalmente molti altri vincoli; ai tempi della precedente avventura nucleare italiana, dal 1975 al 1986, sono state fatte numerose indagini territoriali e fu elaborata una “carta dei siti” ritenuti idonei alla localizzazione delle (quattro) centrali nucleari allora previste, che erano più piccole e con minori vincoli di localizzazione. Allora le norme internazionali indicavano la necessità di avere, intorno alle centrali nucleari, una zona di rispetto del raggio di circa 15 chilometri nella quale non dovevano trovarsi città o paesi, strade di grande comunicazione e ferrovie, aeroporti, impianti industriali, depositi di esplosivi, installazioni militari.

La varie località proposte, in Piemonte, a San Benedetto Po in Lombardia, ad Avetrana in Puglia dovettero essere scartate dopo indagini territoriali più accurate, e l’idea di costruire centrali nucleari in Italia fu finalmente abbandonata dopo la catastrofe al reattore di Chernobyl.

Anche se la, o le, localizzazioni delle nuove centrali saranno coperte dal segreto di Stato, ci sarà pure un giorno in cui i cittadini di una qualche zona d’Italia vedranno arrivare sonde e geologi e ruspe e recinzioni e gli amministratori locali dovranno fare i conti con autorizzazioni e espropri. Sarà quello il tempo in cui gli abitanti delle zone interessate vorranno interrogarsi su quello che sta succedendo, sulla propria sicurezza futura, sul destino delle acque sotterranee e delle spiagge e coste.

Non sarà il segreto o il controllo militare a impedire ai cittadini di informarsi, di leggere le carte geologiche e la frequenza dei terremoti, le norme internazionali di sicurezza delle centrali. A parte il fatto che le centrali nucleari non producono energia a costi competitivi e che è irrisolto il problema dello smaltimento delle scorie radioattive, apparirà allora che non c’è neanche nessun posto in cui insediarle, nel rispetto dell’ambiente, in un paese come il nostro geologicamente fragile, esposto a terremoti e frane, con coste già sovraffollate, spiagge erose e mari inquinati.


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