crollo della borsa delle materie prime un segnale per l'economia



da greenport.it
03/11/2008

 Commodity e flussi di materia questi sconosciuti
Il tonfo delle commodity allude ad un rallentamento dei flussi di materia e quindi, di conseguenza, ad un rallentamento della produzione dei rifiuti di processo e di prodotto? Vedremo…
di Lucia Venturi
 
LIVORNO. Il grafico dell’andamento delle quotazioni dei futures sulle materie prime, restituisce in maniera assai eloquente l’attuale fase economica globale: dopo una crescita sostanzialmente costante a partire dal 2003, ha subito una forte impennata tra la metà 2007 e l’estate 2008 ed è poi repentinamente scesa in picchiata, trovandosi adesso ai minimi storici. Il miglior semestre della storia delle commodities con una crescita del 29% raggiunta nel 2008, è seguito dal crollo da luglio ad oggi con una perdita del 45%. Paradise lost, hanno battezzato in gran Bretagna gli analisti della Royal Bank of Scotland questa clamorosa bolla delle materie prime, ancora più critica di quella che ha caratterizzato l’andamento del greggio. Anche in questo caso- come per il greggio- esiste una forte componente speculativa, e quindi c’è già chi ha guadagnato sui 280 miliardi di dollari persi nel crollo delle quotazioni dei futures e si sta attrezzando per guadagnarci nel prossimo futuro.

Ma la crisi che ha investito le materie prime è anche un esplicito segnale di un’economia che sta tirando il freno e che rallenta i consumi dei prodotti tipici dell’industria primaria, quindi combustibili fossili, minerali, biomasse. Si potrebbe allora prevedere ma non immediatamente, quando arriverà l´onda) che il rallentamento della richiesta dei beni necessari a far muovere il motore dell’attività primaria, corrispondesse ad una diminuzione dei flussi diretti e indiretti di materia ed analogamente che il rallentamento delle attività secondarie di trasformazione e dei consumi finali, producessero rispettivamente una diminuzione dei rifiuti prodotti, come scarti industriali, la prima; e l’altra come prodotti post consumo. Insomma che in piena analogia con il metabolismo organico, anche il metabolismo industriale conoscesse una fase di stasi.

In questo frangente un’ analisi fatta a caldo porterebbe a supporre che il rallentamento dell’attuale sistema economico impostato sui consumi (di materie prime, di prodotti, di energia ecc.) dovrebbe produrre una consistente flessione sia dell’utilizzo di materie prime che nella produzione degli scarti di processo e di prodotto ( ovvero ciò che si conosce come rifiuto urbano e speciale). E che avesse come effetto quello di riportare la produzione assoluta dei rifiuti a riallinearsi con la crescita economica, mentre la situazione descritta a marzo dall’Environmental Outlook 2008 dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), segnalava un lieve disaccoppiamento relativo (nei paesi Ocse) tra produzione di rifiuti urbani e crescita economica, a fronte comunque di una produzione assoluta di rifiuti in continuo aumento.

Quindi un effetto più sui consumi finali che nell´ efficienza dei processi produttivi. Ma ci potrebbero però essere anche delle situazioni in piena controtendenza, con flussi di rifiuto in aumento nonostante ( anzi, forse in virtù del) l’economia in crisi e il Pil con il segno negativo.
Il richiamo alla necessità di riavviare i consumi per far ripartire l’economia reale, ricetta unanimemente invocata – che ha già portato anche case di moda a proporre oggetti griffati a basso prezzo- potrebbe produrre un incremento di acquisti di beni low cost con un tempo di vita assai breve. Prodotti che spesso sono più legati al mercato delle importazioni, che non a quello interno.
Con il risultato di avere scarsi vantaggi sull’andamento interno dell’economia (quale era l’obiettivo), fatta eccezione per il settore del commercio, e di produrre però un aumento dei flussi di rifiuti che andranno a gravare sul circuito della gestione.

Sarà quindi interessante studiare gli andamenti dei flussi di materia in rapporto alla produzione dei rifiuti ( i quali, come dovrebbe essere evidente - ma quasi mai lo è - sono solo la coda dei primi) in questi mesi di crisi economica globale, perché potrebbero fornirci dati importanti di interpretazione della crisi stessa ed elementi utili per rivedere l’impostazione dell’economia in chiave di ecoefficienza. Strumento base dell’ ecoefficienza è infatti l’analisi dei flussi di materia e lo studio dei relativi indicatori e metodi contabili, in grado di indirizzare le decisioni e di valutare gli effetti prodotti.