le ragioni dell'acqua



  dal manifesto del 29 settembre 2007 
 
«Porteremo in piazza le ragioni dell'acqua»
Guglielmo Ragozzino
 
Hanno rinviato una manifestazione prevista proprio il 20 ottobre per partecipare al corteo di Roma. Ma torneranno comunque in pista il primo dicembre per chiedere che le risorse idriche non finiscano in mani private. Sono i movimenti che hanno raccolto 400 mila firme a sostegno dell'acqua pubblica. E che ora chiedono all'Unione la moratoria delle privatizzazioni

Per il primo dicembre è stata convocata a Roma una manifestazione «per l'acqua pubblica e gli altri beni comuni, a sostegno della legge d'iniziativa popolare e della gestione democratica e partecipativa». La decisione è del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. In un primo tempo la data prescelta era quella del 20 ottobre, ma poi si è preferito spostare la data. «Il Forum, conseguentemente alle caratteristiche che da sempre si è dato, ha invitato quanti sono intenzionati a partecipare (alla manifestazione del 20 ottobre) e a immettere in quella mobilitazione i contenuti della nostra campagna».
Il movimento per l'acqua e per i beni comuni coincide solo in parte con quello, contro i mali della precarietà, che si esprimerà il 20 ottobre. Entrambi hanno, per così dire, obiettivi forti ed è importante che si conoscano a fondo e che possano reciprocamente appoggiarsi, rilanciare i temi, diffondere le informazioni.
Le lotte per l'acqua pubblica si sono svolte quest'anno in decine di situazioni; questo ha consentito la raccolta di 400 mila firme in calce alla proposta di legge d'iniziativa parlamentare. Le scatole di firme sono state portate il 7 luglio al presidente della camera dei deputati, Fausto Bertinotti, per ottenere un rapido avvio di una procedura parlamentare. Bertinotti ha trasmesso lettere e incarico alla Commissione Ambiente e al suo presidente Ermete Realacci, capo storico di Legambiente e deputato della Margherita. Dopo aver sollecitato la calendarizzazione da parte di Realacci con una bellissima lettera in cui scrivono che «l'inserimento della proposta di legge d'iniziativa popolare sull'acqua tra le priorità di discussione nei lavori della Commissione da Lei presieduta sarebbe una prima risposta positiva alle aspettative non solo del Forum italiano dei movimenti per l'acqua che l'ha promosso, bensì delle oltre 400 mila cittadine e cittadini che, apponendo la propria firma a sostegno, hanno dimostrato di credere ancora nella possibilità di partecipazione in prima persona per cambiare la realtà circostante», il Forum ha ottenuto la prima discussione per il 3 ottobre. Ora occorre che tutti i deputati favorevoli alla sorte dell'acqua, a quella che si può chiamare la democrazia idrica, si diano da fare. Sono un bel numero, come ricorda Emilio Molinari in questa pagina; potrebbero diventare una forza considerevole, quasi imbattibile.
I parlamentari che hanno interesse per l'acqua pubblica si sono spesso riuniti in una associazione al tempo stesso informale e importante; ora potrebbero assumere una scaletta programmatica di pochi gradini e che viene proposta dall'ultima riunione-conferenza stampa dei portavoce del Forum che si è tenuta giovedì a Roma.
Uno dei partecipanti, Corrado Oddi della Funzione pubblica nazionale della Cgil, riassume così i punti essenziali. In primo luogo la manifestazione romana del primo dicembre «con corteo». Sarà l'occasione per tenere all'ordine del giorno dei movimenti (e nell'agenda della politica) un problema concreto che rischia in ogni momento di essere accantonato. Per esempio sarà l'occasione per un primo controllo sull'andamento della discussione in Parlamento, dopo l'apertura del 3 ottobre. Un secondo aspetto riguarda la moratoria. Era stata assicurata perfino nel disegno di legge Lanzillotta sui beni pubblici da spubblicizzare. Sotto la spinta delle propaggini parlamentari e governative del movimento per l'acqua, era entrata a far parte della terza «lenzuolata» messa a punto da Pierluigi Bersani, il ministro per lo sviluppo economico. La lenzuolata ha poi perduto il vento, nella bonaccia del Senato, e si è fermata, con tutta l'acqua dentro. Dice Oddi che deve essere ritirata fuori subito, senza rimanere impastoiata nel lenzuolone.
Stralciata dal decreto Bersani, l'acqua pubblica deve entrare nella finanziaria, con tematiche decisive, quali il risparmio idrico, la gestione delle riserve in rapporto all'agricoltura. Sembra indispensabile anche un fondo nazionale per la ristrutturazione idrica, gestito in un piano poliennale di recupero degli acquedotti, di cui tutti lamentano le perdite enormi, in molte regioni italiane, senza fare niente per porvi rimedio. Oddi ricorda anche che già nel Dpef era previsto un intervento per la riabilitazione del sistema idrico nazionale, ma senza indicazione di spesa, era poco più di una raccomandazione. Questi sono dunque i tre punti centrali del movimento dell'acqua. Poi le richieste essenziali che da molte parti arriveranno alla grande manifestazione del 20 ottobre, saranno tantissime, forti, rigorose, allegre, creative. Saranno un diluvio.

la proposta
Emilio Molinari
 
La carica dei 150 parlamentari rossi
Emilio Molinari

Da tempo mi pongo la domanda: «E' vero che ci sono almeno 150 deputati e senatori della cosa rossa?» Se è vero è una bella forza, e allora perché non si mostrano? Sarebbe di per sé un segnale. Da qui un'altra domanda: perché non si esprimono come un soggetto unitario, per certi versi autonomo, capace di interloquire con i movimenti e condurre subito una battaglia che combini l'esigenza di conseguire risultati concreti e allo stesso tempo animare il processo di aggregazione a sinistra?
Sono solo considerazioni che prescindono dai destini del governo e dalla manifestazione del 20 ottobre. Voglio stare sul filo dei miei desideri, cioè di chi da anni è compagno di strada di questa «cosa rossa» e allo stesso tempo è persona impegnata in un movimento come quello dell'acqua, giunto al risultato concreto di fermarne la privatizzazione, con la moratoria votata alla Camera e che oggi rischia di vederselo sfumare, disperso tra le mille priorità dei partiti, delle frazioni dei partiti e negli equilibri dei processi nei quali si consuma la legislatura.
L'offensiva privatistica delle multiutility va avanti nei territori ed è la base materiale, economica e finanziaria in cui maturano le «nuove maggioranze». La cosa rossa fa i suoi primi passi certo, ma non sfugge a nessuno che non suscita «passioni», che avviene con anni di in ritardo, quando il movimento è in discesa, in un clima da ultima spiaggia e quasi per disperazione, e che i 18 punti del suo programma rischiano di essere 18 titoli: il lavoro, il welfare, i beni comuni, la precarietà...
Presentati in sordina, sembrano (come avviene con il programma dell'Unione) non impegnare nessuno in lotte immediate e chiare, dentro e fuori le aule del parlamento. Invece il rispetto degli impegni presi è cosa sulla quale si gioca la credibilità della sinistra. Così la cosa rossa muove i suoi passi senza colpi di coda capaci di attrarre almeno la parte impegnata del proprio popolo, va avanti senza entusiasmi e francamente pare già un mezzo fallimento. Il colpo di coda è indispensabile, ma siccome temo che questo non verrà dai movimenti delusi e quindi estranei ai processi aggregativi della politica e nemmeno dagli accordi e dagli equilibri tra i segretari dei quattro partiti, il mio pensiero corre ai 150 parlamentari. Per dire loro: siete una forza, rendetevi visibili collettivamente. Fateci sapere in quanti siete disposti a battervi decisamente su pochi ma chiari obiettivi. Non spetta a me dare lezioni né formularli, ma l'acqua sta tra queste priorità: il movimento è maturo, c'è un impegno elettorale della coalizione, in parlamento c'è una legge d'iniziativa popolare con ben 400mila firme, è assolutamente indispensabile che nella finanziaria si voti la moratoria delle gare e delle fusioni, per evitare che riprendano alla grande. E' necessario quantificare il Fondo per l'ammodernamento delle reti idriche e dei depuratori stanziato nella finanziaria dell'anno scorso, perché riparare le reti è l'unica, prioritaria «grande opera», dove si gioca il senso di responsabilità di una classe dirigente di fronte a una crisi idrica di portata epocale. Allo stesso modo penso sia possibile individuare obiettivi precisi e immediati anche attorno alla legge 30 e alla precarietà del lavoro, e attorno all'altra grande emergenza che è il degrado della politica, il formarsi di oligarchie economico-politiche. Un'emergenza da anni sul tappeto, ignorata anche dalla sinistra.
Lavoro, beni comuni, rinnovamento della politica, tre grandi paradigmi del nostro tempo, attorno ai quali individuare quei pochi ma chiari obiettivi che hanno il segno della svolta politica. Spesso non sono i programmi di 250 pagine e nemmeno quelli di 18 punti che cambiano la realtà, ma basta un solo obiettivo a dare questo segno se si concentrano tutte le forze, politiche e sociali, se cessano per un momento di guardare ai propri interessi specifici per condurre assieme una battaglia e vincente. L'acqua, la precarietà e la questione morale hanno questa forza, coagulano le quattro forze della federazione di sinistra, raccolgono le istanze del popolo di Beppe Grillo e vanno oltre. Ecco, se ci riuscite siate la «carica dei 150», entrate in campo come un soggetto nuovo, visibile e per certi versi autonomo, comunicate a tutti. Se 150 parlamentari si riuniscono in un'assemblea, tornano nei loro territori e diventano un punto di riferimento del movimento e di aggregazione degli amministratori locali, se cessano di essere un ceto politico che si disperde a inseguire mille interessi e priorità, preoccupato del proprio collegio elettorale e delle proprie relazioni, credo che lo scossone ci sarebbe. Insomma, se ci siete battete un colpo... di coda.