acqua argomenti per una battaglia



da greenport.it  
04/06/2007Recensioni

 La Recensione. Acqua. Argomenti per una battaglia di Emilio Molinari
Edizioni Punto Rosso, Milano 2007
 
L’acqua è il grande tema del momento: a livello globale, dove gli ultimi rapporti mettono in evidenza l’accentuarsi della distribuzione ineguale della risorsa, anche a causa dei cambiamenti climatici. Nel nostro Paese, dove la scarsità di risorsa innesca conflitti tra gli usi e induce a legiferare in stato di emergenza, quando però manca una legge ordinaria di riordino di tutto il settore delle acque (vi è forte attesa per la revisione della parte III del Dlgs 152/06).

L’ acqua è materia del momento perché in Parlamento si sta discutendo in merito ad una nuova norma che regoli i servizi pubblici locali e perché è in corso una raccolta di firme per una proposta legge di iniziativa popolare, che pone principi di tutela, governo e gestione pubblica delle acque. In questo quadro, reso da noi sintetico ma che presenta mille sfaccettature, si inserisce il bel libro di Molinari. Un testo scritto di getto, che fotografa la situazione attuale e che fornisce argomenti per meglio conoscere il problema acqua oggi e dare spunti per trovare soluzioni ad uno dei grandi temi della politica del XXI secolo.

L’autore parte dai “perché del problema acqua” prendendo come riferimento opportuno il Rapporto sullo sviluppo umano del 2006 dell’Onu dal titolo “Povertà e crisi mondiale dell’acqua”. Non vogliamo ora ripercorrere i molti spunti che offre il rapporto e le motivazioni che rendono l’acqua una risorsa esauribile (ovviamente non mancano gli approfondimenti in tal senso nel libro di Molinari), ma un dato deve sempre essere ricordato: ogni giorno 4900 bambini muoiono di diarrea nel mondo «una realtà non dissimile da quella di New York o delle città europee all’inizio del secolo, da risolvere soprattutto con investimenti pubblici» sottolinea l’autore. Grandi consumi di risorsa idrica e inquinamenti dovuti a produzione ed uso delle merci, frutto di un modello non più sostenibile che determina forti diseguaglianze nell’accesso all’acqua «quel famoso 20% della popolazione che consuma l’80% delle risorse del pianeta, si appropria anche dell’80% della risorsa acqua e pensa che tutto questo sia naturale».

Molinari sottolinea poi quello che è stato il nodo politico di questi anni sulla questione acqua: cioè l’enorme differenza tra la definizione di accesso come bisogno o come diritto. Se l’accesso all’acqua è un bisogno ognuno si arrangia con i propri mezzi per soddisfarlo, mentre invece se è un diritto umano e sociale, esiste una responsabilità della collettività che deve assicurare le condizioni necessarie per garantire tale diritto a tutti. In questo caso le autorità pubbliche devono muovere le risorse finanziarie adeguate a rendere effettivo il diritto. Da qui la grande delusione per il fallimento del summit Onu di Johannesburg nel 2002, dove «è stato espulso dalla cultura politica e giuridica... un grande principio: quello del diritto umano» che non è stato riconosciuto nella cornice istituzionale dello sviluppo sostenibile. L’acqua è inserita nel divieto del riconoscimento di questo diritto per il volere di pochi.

La conseguenza è stata poi la mercificazione dell’acqua su scala globale che secondo Molinari avviene lungo tre direttrici: privatizzazione dei servizi idrici, orientamento verso il consumo di acque in bottiglia (le minerali, ma non solo) e la costruzione di grandi opere, in particolare nei paesi in via di sviluppo, in mano alle multinazionali. Questi aspetti sono argomentati in maniera approfondita nel testo e il percorso rende evidente come non si possa più trattare la questione acqua in modo distinto guardando al nord o al sud del mondo: l’acqua è un business planetario (leggere i principali giornali economici italiani nell’ultimo anno per averne prova), il resto purtroppo sono dettagli. E tra i “dettagli” la sofferenza di molte persone che sono in mezzo a guerre per l’acqua divenuta anche mezzo di controllo strategico.

L’esempio della Turchia trattato dall’autore come esperienza personale è eloquente: «La Turchia con la costruzione di mega dighe sul Tigri e l’Eufrate si pone come controllore dell’acqua degli assetati di Iraq e Siria, imponendo con la “forza” dell’acqua il suo ruolo strategico nell’area. Per arrivare a ciò deve negare l’esistenza dei curdi come entità politica e culturale.... e cacciarli dalle loro terre che verranno invase dall’acqua».

Sono 22 le dighe del progetto geostrategico Gap; la Turchia possiede l’acqua e i Paesi arabi il petrolio affermano i generali turchi; la Turchia è sotto esame per la sua entrata in Europa; alcuni progetti sono fermi (come quello della diga di Illisu dove sono al lavoro anche imprese italiane). Non è fantapolitica vedere, come fa l’autore, un nesso in tutta la questione. Del resto «proprio la crisi del petrolio ci sollecita a guardare l’acqua con la stessa dimensione strategica: l’acqua e il sistema idroelettrico, l’acqua e l’idrogeno, l’acqua come alternativa ai combustibili fossili, l’acqua nella ricchezza prodotta».

Nel libro ovviamente non mancano riferimenti alla situazione europea dove hanno sede le maggiori multinazionali dei servizi idrici e approfondimenti sul “caso italiano”: partendo dalla legge 183/89, “la legislazione dimenticata”, che definiva i bacini idrografici come territori in cui doveva essere governata e gestita la risorsa idrica, passando alla legge Galli, attraverso esempi specifici, viene ripercorsa la storia recente della gestione dell’acqua nel nostro Paese. Da Napoli alla Puglia, risalendo in Toscana e arrivando a Milano, dove la possibile entrata della multiutility Aem nella gestione dell’Ato cittadino, riconduce alla Bolivia e alla battaglia vincente (a caro prezzo) di Cochabamba contro la privatizzazione dei servizi idrici da parte di un consorzio di multinazionali. Molinari, ad una, ad una, smonta le tesi di chi sostiene che non vi sia altra via alla privatizzazione totale o parziale del servizio idrico: non vi è obbligo dal punto di vista economico finanziario (ma devono ripartire gli investimenti pubblici per il settore ridotti del 75% dal 1994).

Non lo impone l’Europa, che non costringe a definire il concetto di servizio pubblico ma si preoccupa che non venga distorta la concorrenza nel libero mercato qualora il servizio idrico venisse privatizzato. L’Europa «si preoccupa di impedire eventuali discriminazioni del pubblico verso il privato, non di eliminare il pubblico». L’autore affronta a 360° il tema acqua, parlando dell’agricoltura, del cibo, delle produzioni agricole. Così come non dimentica l’argomento acque minerali e i relativi costi ambientali. Interessante poi è il focus di approfondimento sul “costo acqua” delle merci, definito come la massa d’acqua richiesta per ciascun processo (illuminanti sono gli studi di Giorgio Nebbia in questo settore).

Le proposte operative sono lasciate alle conclusioni: l’acqua è ormai una vertenza mondiale articolata su scala nazionale e locale «poiché nel terzo millennio l’accesso all’acqua è un diritto tutt’altro che garantito, occorre riscrivere la nozione stessa di diritto proprio a partire dall’acqua: anzi...occorre riscrivere la dichiarazione dei diritti umani a partire dall’acqua» sostiene Molinari.